mercoledì 19 agosto 2020

In Ungheria per scoprire i Garabonciás diák

In collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/garaboncias-diak-i-maghi-erranti-della-tradizione-ungherese/

Garabonciás diák i maghi erranti della tradizione ungherese


Perso in alcune ricerche sulla magia e religiosità popolare ho incontrato sulla mia strada i Garabonciás diák. Approfondirò questo argomento in ulteriori più dettagliati articoli, oggi ti riporto il video sui Garabonciás diák. Mi sono imbattuto in questi maghi erranti, quasi per caso, ero partito studiando alcuni fenomeni magico religiosi del sul Italia e risalendo lo stivale dopo aver incrociato i Benandanti in Friuli ho trovato i Grabancijaš dijak subito dopo il confine ed arrivare in Ungheria è stato quasi fisiologico.

Come noterai dall’immagine di copertina questo video fa parte di un mio nuovo progetto: La valigia di Hermes. 

La valigia di Hermes diventerà una sezione di questo sito e al tempo stesso è pensata come un programma dal vivo e in studio, sia video sia in podcast. Per ora le dirette sono su Facebook, per le puntate in studio mi sto organizzando e spero in autunno di saperti dire qualcosa di più, stesso discorso per i podcast.


Ve non conosci la mia pagina Facebook ecco il link per scoprirla e spero seguirla: Michele Leone: Esoterismo e Società Segrete


Ti riporto il link al mio canale Youtube: Michele Leone


Ecco il video sui Garabonciás diák:


Se conosci qualche tradizione popolare o particolare legata alla magia, alla preghiera, a riti particolari, se ne sei stata/o  testimone, se hai ricevuto dalla nonna o da qualche zia formule o ricette particolari sarei felice di conoscerle. Puoi inviarmi una mail a questo indirizzo info chiocciola micheleleone.it o compilare il form che trovi qui nel sito.

Torno alle mie esplorazioni, non mi resta che augurarti  

Gioia – Salute – Prosperità

martedì 11 agosto 2020

Il mistero dell’Ufo che spaventò Mussolini e sparì in America

tratto da "Il Giornale" del 20 marzo 2017

Nel giugno del '33 un Ufo si schianta in Italia. Il regime di Mussolini insabbia tutto. Ma secondo Pinotti, del Centro ufologico nazionale, quell'avvenimento spinse il Duce ad allearsi con Hitler

di Gabriele Bertocchi


C'è una storia misteriosa di Ufo tenuta nascosta e seplata dal regime fascista, guidato da Benito Mussolini.

È quella di un velivolo non identificato che si schiantò nei pressi del Lago Maggiore, in Italia.

Un avvenimento che, secondo Roberto Pinotti, fondatore e segretario del Centro ufologico nazionale, potrebbe ridefinire la storia del periodo pre-bellico e l'alleanza tra Mussolini e Hitler. L'Ufo - termine che al tempo dei fatti non era stato ancora coniato - si è schiantato al suolo il il 13 giugno 1933 al confine tra Piemonte e Lombardia, più precisamente a Vergiate, in provincia di Varese, non troppo distante dall'aeroporto di Malpensa. Tra i resti di quel velivolo, non solo rottami: vengono rinvenuti anche i corpi dei piloti.

La paura di Mussolini

L'unica traccia e testimonianza del primo caso ufologico in Italia è un dispaccio dell’agenzia Stefani, di carattere "riservatissimo". La vicenda venne immediatemente secretata, anche se un ufficio, il Gabinetto RS/33, di cui faceva parte anche Guglielmo Marconi, continuò a occuparsi. Ora a provare a fare chiarezza è Roberto Pinotti, durante il convegno "Ufologia" ad Arona. Il professore ha spiegato che "i resti dell’Ufo, che nei disegni viene descritto come un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata, da cui uscivano luci bianche e rosse, furono portati nei capannoni della Siai-Marchetti a Vergiate, dove rimasero per 12 anni. Così come i corpi dei piloti, conservati in formalina, a lungo studiati. Si sa che erano alti 1,80, avevano capelli e occhi chiari".

Dalle fattezze dei corpi rinvenuti, Pinotti, come riportato su La Stampa, avanza la sua personalissima ipotesi, fondata sulla somiglianza tra i due alieni e i piloti tedeschi. "Il Duce credette, forse, che sarebbe stato opportuno allearsi con una potenza militare come quella della Germania nazista, capace di produrre un velivolo mai visto prima, piuttosto che averla come nemica", afferma il segretario Centro ufologico nazionale.

I resti spediti negli States

Il mistero però negli anni è rimasto tale. Infatti, a guerra finita gli Alleati hanno preso in custodia quelle case e le hanno spedite in America. Ma il giallo non si risolve, anzi, come fa notare Pinotti si infittisce: "Stranamente le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte, due in incidenti di mare, una suicida".

Come è evidente ci sono ancora tante risposte mancanti. Ciò che è certo è che gli esperti sono concordi nel sostenere come la zona tra Lago Maggiore e Ticino è tra quelle con più segnalazioni di oggetti non identificati

sabato 8 agosto 2020

La Cia pubblica i suoi "X-Files"

 tratto da Il Giornale del 31/01/2016 

La Cia pubblica i suoi "X-Files", concedendo al pubblico la possibilità di guardare alle indagini sugli Ufo e gli alieni fra il anni 1940 e gli anni 1950

di Andrea Riva


La Cia pubblica i suoi "X-Files", concedendo al pubblico la possibilità di guardare alle indagini sugli Ufo e gli alieni fra il anni 1940 e gli anni 1950.

"Guardate i nostri X-Files. Abbiamo deciso di mettere in evidenza alcuni documenti che sia gli scettici sia coloro che credono" negli Ufo "troveranno interessanti" afferma la Cia sul proprio sito internet, dividendo i documenti in due categorie.

Ispirandosi alla serie tv di successo '"he X-Files" e ai suoi protagonisti, gli agenti Fox Mulder e Dana Scully, la Cia divide i documenti proprio in base a loro: in quelli che l'agente Mulder userebbe per cercare di persuadere gli altri sull'esistenza di attività extraterrestre, e quelli che l'agente Scully userebbe per offrire spiegazioni scientifiche alla visione degli Ufo.

Uno dei casi della Cia nel file dell'agente Mulder risale al 1952, quando un oggetto "simile a una grande padella volante" è atterrato in Germania. La Cia cita un testimone oculare che, una volta avvicinatosi al luogo dell'atterraggio dell'oggetto, ha visto due uomini con indosso una tuta metallica brillante. I due si sono chinati verso il testimone oculare, per poi tornare alla "grande padella volante" e spuntare il volo. "L'oggetto ha iniziato a sollevarsi lentamente da terra e a ruotare" riferisce il testimone alla Cia, sottolineando che anche se inizialmente pensava di sognare poi avvicinandosi al terreno ha visto l'impronta circolare dell'oggetto volante.

Fra i file anche i documenti e i pareri della commissione scientifica sugli Ufo. I ripetuti avvistamenti nel 1952 non avevano dati nè prove solide per poter essere spiegati e la commissione ha concluso all'unanimità che non c'era una diretta minaccia alla sicurezza nazionale con gli avvistamenti. Molti infatti non erano altro che aerei militari, luce riflessa da cristalli di ghiaccio e chiari raggi di luce.

giovedì 6 agosto 2020

Tradizioni e Misteri vol. 3



Vi presentiamo il terzo volume di Tradizioni e Misteri con articoli di Nicoletta Travaglini, Cavaliere Vermiglio e Vito Foschi, una pubblicazione non periodica dedicata alle tradizioni e ai misteri. La pubblicazione è aperta alla collaborazione di altri. Per chi volesse proporre dei testi, l'indirizzo mail di riferimento è il seguente: tradizioniemisteri@gmail.com.


L'indice del terzo volume:

MILLE VOLTE DONNA  
BREVE RECENSIONE A "L'ALTRA EUROPA" DI PAOLO RUMOR  
LE FATE  
BREVI NOTE SUL SIMBOLISMO DEL POLPO  
I MISTERI DI ROCCASCALEGNA
LA LEGIONE PERDUTA  
BREVI NOTE SUL FILM NOAH  
LA LEGGE DEL RITMO: ESPANSIONE E CONTRAZIONE 


Sperando che l'opera possa risultare gradita ai più, precisiamo che è liberamente scaricabile e distribuibile senza apportare modifiche:

domenica 2 agosto 2020

X° Convegno di Ufologia città di Pomezia


“X° Convegno di Ufologia città di Pomezia” si terrà il 6 settembre 2020 presso la bellissima terrazza attico del Simon Hotel organizzato dalla sempre attiva Francesca Bittarello. In seguito alle nuove Direttive sugli eventi dovute all’Epidemia del Covid- 19 ecco le regole basilari per i tanti spettatori che giungeranno a Pomezia per assistere al Convegno ovvero:

1) misurazione della temperatura obbligatoria per poter accedere in sala
2) uso mascherina per accedere in sala 
3) prenotazione anticipata e obbligatoria sino ad esaurimento posti. 

La prenotazione è obbligatoria perché ci sarà un distanziamento a norma di legge tra gli spettatori quindi anche se la sala attico è molto ampia in seguito al distanziamento delle sedie ci saranno ovviamente meno posti.
La prenotazione obbligatoria su whatsapp o via sms al cellulare 329.4218323 o su Messanger al  nominativo Francesca Bittarello. Costo di entrata al Convegno 6 € a persona comprensivo di un gadget personalizzato.
Poi relatori quali oltre a Francesca Bittarello, Pablo Ayo, Maurizio Baiata, Dario Del Buono, in Videoconferenza diretta Antonio Chiumiento, un Vigile del Fuoco che parla dell’ alieno di Pescara, e Filiberto Caponi e Carlo Daniele.
Must del Panino Alieno per tutti.


mercoledì 22 luglio 2020

Medici di nome e di fatto: i segreti alchemici dei Granduchi stregoni

tratto da Il Giornale del 20/01/2013

Alambicchi, veleni, ricettari, quadri e antichi laboratori. Tre secoli di (proto)scienza alla corte della famiglia toscana

di Maurizia Tazartes

«Un'infinita varietà di fuochi, di fucine, di fornetti, e lambicchi» per esercitarsi a fondere metalli, trasformarli, studiarli. Era questo il vero regno dei Medici, descritto nel 1561 da Vincenzo Fedeli.

"Il laboratorio dell'alchimista" di Jan Van der Straet
Immagine tratta da Wikipedia

L'ambasciatore veneziano aveva visto di persona il granduca Cosimo I affaccendarsi a produrre farmaci nella sua fonderia di Palazzo Vecchio. Dal 1582 il figlio Francesco I trasferisce le varie botteghe dedite alla fusione dei metalli, all'oreficeria, alla ceramica, alla lavorazione del vetro, del porfido e della porcellana al secondo piano degli Uffizi. Non lontano dunque da quella suggestiva Tribuna, da poco restaurata, che ne fu il nucleo originario con i suoi tesori di naturalia, mirabilia e pretiosa.
L'alchimia è stata la grande passione che ha affascinato, insieme all'arte, tutti i Medici dal Quattrocento a metà Settecento. Nel corridoio degli Uffizi, dove si facevano esperimenti all'avanguardia, lavoravano insieme ad artigiani e operai gli stessi granduchi. Il colto Francesco I cesellava in una sua stanza al «banco di gioie», mentre in un ambiente vicino giocava il figlioletto Antonio e non lontano riposava nella sua camera la moglie Bianca Cappello. Un quadretto famigliare che la dice lunga sulla modernità di quei signori.
A raccontare l'assiduo lavoro in queste botteghe non ci sono solo gli affreschi cinquecenteschi di Antonio Tempesta e Alessandro Allori nel corridoio di levante, ma una mostra originale: L'alchimia e le arti. La fonderia degli Uffizi: da laboratorio a stanza delle meraviglie, in corso agli Uffizi stessi. Sessanta opere (dipinti, sculture, incisioni, manoscritti, rimedi farmaceutici e libri) portano nella cultura e mentalità del tempo con i suoi sorprendenti segreti.
A creare e sperimentare ricette farmaceutiche furono Cosimo I e i figli Francesco e Ferdinando. Sistemate in preziosi cofanetti intarsiati le pastiglie in terra sigillata (con l'arma del granduca), destinate ad alti dignitari della corte e a sovrani stranieri, curavano con la terra dell'isola dell'Elba gli sputi di sangue, le febbri maligne, le dissenterie. Mentre un particolare olio, detto di contravveleno e formato con migliaia di scorpioni, era utile contro la peste. Balsami a base di piante o di mummie egizie lenivano fistole, bubboni e piaghe. C'era anche la mummia artificiale o chimica, preparata con le carni di un uomo perito di morte violenta, che addolciva i dolori ossei, mentre per il male mestruale andava bene la tintura di corallo. Come poi fossero usati i medicamenti lo illustrano eccezionali codici come Dell'elixir vitae libri quattro del domenicano Fra Donato d'Eremita edito nel 1624, vari trattati di medici ed eruditi.
Nelle fucine alchemiche, rappresentate in magnifiche tele dipinte da David Teniers il Giovane, Gérard Thomas, Giovanni Domenico Valentini, è visibile il lavoro dell'alchimista, una specie di dotto filosofo che consulta libri tra orci, padelle, catini, strumenti vari in bronzo e rame e bracieri di fuoco. Le Illustrazioni alchemicometallurgiche del 1530-1535 del pittore senese Domenico Beccafumi descrivono l'arte fusoria personificando i metalli e gli artefici, attraverso suggestive xilografie che precorrono -con arte - la pubblicità televisiva di dentifrici e detersivi.
E poi ci sono loro i Medici, Cosimo I in un marmo rosso frammentario progettato dal Buontalenti, Francesco I in un medaglione di porcellana e in un dipinto anonimo, Ferdinando I in veste di cardinale, il nipote don Antonio con un orecchino di perla, singolare rimedio per la sua malattia agli occhi. E ancora Ferdinando II, diventato granduca a undici anni, allievo di Galileo, protettore delle scienze e fondatore nel 1642 della Sperimentale Accademia Medicea con sede a Palazzo Pitti. Altro che disimpegnati.

La mostra: «L'Alchimia e le Arti» (Firenze, Galleria degli Uffizi, sino al 3 febbraio, catalogo Sillabe), a cura di Valentina Conticelli

giovedì 16 luglio 2020

Un viaggio sulle tracce insanguinate dell'antichissima stirpe dei vampiri

tratto da Il Giornale del 16/11/2019

Nick Groom esplora la letteratura e le leggende da cui è nato Nosferatu

di Luca Gallesi

Creature come il Mostro di Frankenstein e il Vampiro non sono accomunate soltanto dalle innumerevoli pellicole spesso di serie B- prodotte dalla leggendaria casa cinematografica Hammer, ma appaiono intimamente legate sin dalla nascita del loro mito.

Nella notte buia e tempestosa del 16 giugno 1816, a Villa Diodati, sul Lago di Ginevra, alloggiano Byron, il suo medico John Polidori, Shelley, la sua futura moglie Mary Godwin, e la sua attuale amante, nonché sorellastra di Mary, Claire Clairmont. Affascinati dalle storie gotiche, decidono di scriverne una ciascuno e premiare la migliore. Come sappiamo, fu la giovane Mary a vincere la competizione, con quello che sarebbe diventato il riconosciuto capolavoro del genere: Frankenstein, ovvero il moderno Prometeo, mentre il racconto di Polidori, intitolato proprio il Vampiro, non fu particolarmente riuscito. Quello che non è noto, invece, è il legame tra il romanzo di Mary Shelley e la diffusione del nuovo concetto di vampiro del Romanticismo: lo scienziato Victor Frankenstein, infatti, considera la sua creatura «come il mio vampiro, il mio spettro uscito dalla tomba e destinato a distruggere tutto ciò che mi era caro». Con vampiro intendeva un predatore cattivo e ripugnante, esattamente ciò che voleva dire anche la prima moglie di Shelley, Harriet, quando scoprì i molteplici tradimenti del marito: «L'uomo che ho amato una volta è morto. Adesso è un vampiro!».

Troviamo questo insospettato collegamento tra fantasia e realtà in un avvincente saggio: Vampiri. Una nuova storia, di Nick Groom (il Saggiatore, pagg. 388, euro 25, traduzione di Denis Pitter), dove i mostri come li conosciamo oggi, ossia tramite la loro rielaborazione cinematografica, hanno poco spazio, dato che, come dimostra l'autore, professore di Letteratura inglese all'Università di Exeter, la figura del vampiro affonda le radici in un'epoca arcaica lontanissima dalla rielaborazione romantica e contemporanea. Ben prima del successo del romanzo Dracula, di Bram Stoker, infatti, i vampiri popolano trattati di teologia, referti medici, diari di viaggio, poesia e narrativa, mischiando scienza e superstizione, come questo saggio racconta, documentandone le remote origini slave.

È durante l'Illuminismo che il vampiro esce dal folklore para-religioso per assumere il ruolo di cattivo, quando Rousseau e Voltaire lo assimilano al commercio, gli scambi e l'intermediazione azionaria, esattamente come, nel secolo successivo, lo utilizzerà Marx quale metafora del villain, identificando l'ordine borghese con «un vampiro che succhia il sangue e il midollo». Anche nel Novecento, il Vampiro viene spesso utilizzato come metafora di cattiva politica, ad esempio quando addirittura un gentiluomo compassato come Keynes taccia il primo ministro David Lloyd George di essere «una persona radicata nel nulla, un vampiro!».

A riabilitare il vampiro, se non altro come elegante e irresistibile nobile, ci penseranno, nella seconda metà del secolo scorso, le pellicole interpretate dall'affascinante Christopher Lee, per giungere, infine, ai succhiasangue contemporanei, che popolano piccoli e grandi schermi, da Twilight a True Blood, fino a quelli più inquietanti, curiosamente dimenticati da Groom, ovvero i protagonisti del romanzo di Richard Matheson e dell'omonimo film- Io sono leggenda. Qui, in un crudele contrappasso, è l'ultimo essere umano sopravvissuto a incarnare il Mostro sanguinario, l'assassino spietato, l'incubo dei vampiri, stirpe che ormai domina, contrastata solo dall'ultimo uomo vivente, il pianeta.