domenica 22 febbraio 2015

I misfatti della psicanalisi

in collaborazione con Lettera e Spirito

tratto da https://letteraespirito.wordpress.com/rene-guenon-i-misfatti-della-psicanalisi/

di René Guénon


Se dalla filosofia passiamo alla psicologia, costatiamo che le stesse tendenze vi appaiono, nelle scuole più recenti, sotto un aspetto ben più pericoloso ancora, giacché, invece di tradursi in semplici assunti teorici, esse vi trovano un’applicazione pratica con un carattere decisamente inquietante; i più “rappresentativi” di questi nuovi metodi, dal punto di vista da cui ci poniamo, sono quelli conosciuti sotto la designazione generale di “psicanalisi”. È d’altronde opportuno rilevare che, per una strana incoerenza, questa manipolazione d’elementi che appartengono incontestabilmente all’ordine sottile continua tuttavia ad accompagnarsi, presso molti psicologi, a un atteggiamento materialista, dovuto senza dubbio all’educazione pregressa, e anche alla loro ignoranza della vera natura di questi elementi che essi mettono in gioco [1]; uno dei caratteri più singolari della scienza moderna non è forse quello di non sapere mai esattamente con che ha realmente a che fare, anche quando si tratta semplicemente di forze del dominio corporeo? Ovviamente, peraltro, una certa “psicologia da laboratorio”, risultato del processo di limitazione e di materializzazione nel quale la psicologia “filosofico-letteraria” dell’insegnamento universitario non rappresentava che uno stadio meno avanzato, e che non è più realmente che una sorta di branca accessoria della fisiologia, coesiste sempre con le teorie e i metodi nuovi; ed è a quella che si applica ciò che abbiamo detto precedentemente dei tentativi fatti per ridurre la stessa psicologia a una scienza quantitativa.
Vi è certamente ben più di una semplice questione di vocabolario nel fatto, assai significativo in sé, che la psicologia attuale non consideri altro che il “subconscio”, e non il “superconscio” che dovrebbe esserne logicamente il correlativo; si tratta, senza dubbio, dell’espressione di un’estensione che s’opera unicamente verso il basso, ossia il lato che corrisponde, qui nell’essere umano come altrove nell’ambiente cosmico, alle “fenditure” attraverso le quali penetrano le influenze più “malefiche” del mondo sottile, potremmo anche dire quelle aventi un carattere veramente e letteralmente “infernale” [2]. Certuni adottano anche, come sinonimo o equivalente di “subconscio”, il termine “inconscio”, che, preso alla lettera, sembrerebbe riferirsi a un livello ancora inferiore, ma che, a dire il vero, corrisponde meno esattamente alla realtà; se ciò di cui si tratta fosse veramente inconscio, non vediamo neppure bene come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in termini psicologici; e peraltro in virtù di che, se non di un semplice pregiudizio materialista o meccanicistico, si dovrebbe ammettere che esista realmente qualcosa d’inconscio? Comunque, ciò che è ancora degno di nota, è la strana illusione per cui gli psicologi arrivano a considerare degli stati tanto più “profondi” quanto più sono semplicemente inferiori; non v’è forse già in questo un indizio della tendenza ad andare contro alla spiritualità, che sola può esser detta veramente profonda, perché essa sola è inerente al principio e al centro stesso dell’essere? D’altra parte, poiché il dominio della psicologia non s’è esteso verso l’alto, il “superconscio”, naturalmente, le rimane completamente estraneo e del tutto precluso; e, quando le accade di venire in contatto con qualcosa che vi si riferisce, essa pretende puramente e semplicemente di annetterlo assimilandolo al “subconscio”; tale è, segnatamente, il carattere pressoché costante delle sue presunte spiegazioni concernenti cose quali la religione, il misticismo, e anche certi aspetti delle dottrine orientali come lo Yoga; e, in questa confusione del superiore con l’inferiore, c’è già qualcosa che può essere propriamente considerato come una vera sovversione.
Notiamo anche che, con il richiamo al “subconscio”, la psicologia, come del resto la “nuova filosofia”, tende sempre più a congiungersi con la “metapsichica” [3]; e, nella stessa misura, si avvicina inevitabilmente, sebbene forse senza volerlo (almeno per quei suoi rappresentanti che intendono rimanere materialisti malgrado tutto), allo spiritismo e altre cose più o meno simili, che tutte s’appoggiano, in definitiva, sugli stessi oscuri elementi dello psichismo inferiore. Se queste cose, dall’origine e dal carattere più che sospetti, appaiono come movimenti “precursori” e alleati della psicologia recente, e se questa arriva, sia pure per un cammino indiretto, ma proprio per ciò più comodo di quello della “metapsichica” che è ancora posta in discussione in certi ambienti, a introdurre gli elementi in questione nel dominio corrente della cosiddetta scienza “ufficiale”, è molto difficile pensare che il vero ruolo di questa psicologia, nelle attuali condizioni del mondo, possa essere altro che quello di concorrere attivamente alla seconda fase dell’azione antitradizionale. A questo proposito, la pretesa della psicologia ordinaria, poco sopra segnalata, d’annettersi, facendole rientrare a forza nel “subconscio”, certe cose che per la loro stessa natura le sfuggono completamente, si riallaccia ancora, nonostante il suo carattere abbastanza nettamente sovversivo, a quello che potremmo chiamare il lato infantile di tale ruolo, giacché le spiegazioni di questo genere, così come le spiegazioni “sociologiche” di queste stesse cose, sono, in fondo, di un’ingenuità “semplicistica” da sconfinare talvolta nella stupidità; in ogni caso, ciò è incomparabilmente meno grave, quanto alle conseguenze effettive, del lato veramente “satanico” che dobbiamo ora esaminare in modo più preciso per quanto concerne la nuova psicologia.
Questo carattere “satanico” appare con una nettezza tutta particolare nelle interpretazioni psicanalitiche del simbolismo, o di quanto è preso per tale a torto o a ragione; facciamo questa restrizione perché, su questo punto come su tanti altri, se si volesse entrare nel dettaglio, vi sarebbero molte distinzioni da fare e numerose confusioni da dissipare: così, solo per prendere un esempio tipico, un sogno nel quale s’esprime qualche ispirazione “sopra-umana” è veramente simbolico, mentre un sogno ordinario non lo è per nulla, a prescindere dalle apparenze esteriori. Ovviamente gli psicologi delle scuole anteriori molto spesso avevano già tentato, anch’essi, di spiegare il simbolismo a modo loro e di ricondurlo alla misura delle proprie concezioni; in tal caso, se si tratta veramente di simbolismo, queste spiegazioni con elementi d’ordine puramente umano, come sempre avviene quando siano in gioco cose d’ordine tradizionale, disconoscono quel che ne costituisce tutto l’essenziale; se al contrario si tratta realmente solo di cose umane, non è altro che un falso simbolismo, ma il fatto stesso di designarlo con questo nome comporta ancora lo stesso errore circa la natura del vero simbolismo. Ciò vale egualmente per le considerazioni cui si abbandonano gli psicanalisti, ma con la differenza che allora non è più soltanto d’umano che bisogna parlare, ma anche, in larga parte, d’“infra-umano”; si è dunque questa volta in presenza, non più d’un semplice abbassamento, ma d’una sovversione totale; e ogni sovversione, anche se non è dovuta, immediatamente almeno, che all’incomprensione e all’ignoranza (che sono peraltro quanto di meglio si presti a essere sfruttato per un tale uso), è pur sempre, in se stessa, propriamente “satanica”. Del resto, il carattere generalmente ignobile e ripugnante delle interpretazioni psicanalitiche costituisce, a questo proposito, un “marchio” che non lascia dubbi; e ciò che è ancora particolarmente significativo dal nostro punto di vista, è che, come abbiamo mostrato altrove [4], questo stesso “marchio” si ritrova precisamente anche in certe manifestazioni dello spiritismo; occorrerebbe sicuramente una forte dose di buona volontà, se non una completa cecità, per non vedervi ancora nient’altro che una semplice “coincidenza”. Naturalmente gli psicanalisti possono, nella maggioranza dei casi, essere incoscienti quanto gli spiritisti di quel che realmente sta sotto a tutto ciò; ma gli uni e gli altri appaiono egualmente come “diretti” da una volontà sovversiva che utilizza in entrambi i casi elementi dello stesso ordine, se non esattamente identici, volontà che, qualunque siano gli esseri in cui si incarna, è almeno lei certamente ben cosciente presso di loro, e risponde a delle intenzioni senza dubbio molto diverse da tutto quello che possono immaginare coloro che sono solamente gli strumenti incoscienti attraverso i quali si esercita la loro azione.
In queste condizioni, è più che evidente lo scopo principale della psicanalisi, che è la sua applicazione terapeutica, non può che essere estremamente pericolosa sia per chi vi si sottopone, e anche per chi l’esercita, poiché queste cose sono di quelle che non si maneggia mai impunemente; non sarebbe esagerato vedervi uno dei mezzi specialmente attuati per accrescere il più possibile lo squilibrio del mondo moderno e condurlo verso la dissoluzione finale [5]. Coloro che praticano questi metodi, non ne dubitiamo, sono al contrario ben persuasi del beneficio dei loro risultati; ma è proprio grazie a questa illusione che la loro diffusione è resa possibile, ed è qui che si può cogliere tutta la differenza esistente tra le intenzioni di questi “praticoni” e la volontà che presiede all’opera di cui essi non sono che ciechi collaboratori. In realtà, la psicanalisi non può avere se non l’effetto di portare alla superficie, rendendolo chiaramente cosciente, tutto il contenuto di quei “bassifondi” dell’essere che formano quel che viene chiamato propriamente il “subconscio”; quest’essere, peraltro, è già per ipotesi psichicamente debole, poiché, se fosse altrimenti, non proverebbe affatto il bisogno di ricorrere a una trattamento di tal sorta; egli è quindi ancor più incapace di resistere a questa “sovversione”, e rischia seriamente di affondare irrimediabilmente nel caos delle forze tenebrose imprudentemente scatenate; se anche riuscisse nonostante tutto a sfuggirvi, ne conserverà tuttavia, per tutta la vita, un’impronta che sarà in lui come una “macchia” indelebile.
Sappiamo bene quel che certuni potrebbero qui obiettare invocando una similitudine con la “discesa agli Inferi”, quale s’incontra nelle fasi preliminari del processo iniziatico; ma una tale assimilazione è completamente falsa, poiché il fine non ha nulla in comune, non più d’altronde delle condizioni del “soggetto” nei due casi; si potrebbe solo parlare di una sorta di parodia profana, e questo già basterebbe a conferire a tutto ciò un carattere di “contraffazione” piuttosto inquietante. La verità è che questa pretesa “discesa agli Inferi”, che non è seguita da nessuna “risalita”, è semplicemente una “caduta nel pantano”, seguendo il simbolismo usitato in certi Misteri dell’antichità; è noto che questo “pantano” era segnatamente raffigurato lungo la strada che conduceva a Eleusi, e coloro che vi cadevano erano dei profani che pretendevano all’iniziazione senza essere qualificati a riceverla, e che dunque erano vittime solo della loro imprudenza. Aggiungeremo solo che “pantani” del genere esistono veramente sia nell’ordine macrocosmico sia in quello microcosmico; ciò si riallaccia direttamente alla questione delle “tenebre esteriori” [6], e si potrebbero ricordare, a questo proposito, certi testi evangelici il cui senso concorda esattamente con quanto abbiamo appena indicato. Nella “discesa agli Inferi”, l’essere esaurisce definitivamente certe possibilità inferiori per potersi quindi elevare agli stati superiori; nella “caduta nel pantano”, le possibilità inferiori s’impadroniscono al contrario di lui, lo dominano e finiscono per sommergerlo completamente.
Anche qui abbiamo parlato di “contraffazione”; questa impressione è grandemente rafforzata da altre constatazioni, come quella della snaturazione del simbolismo che abbiamo segnalato, snaturazione che tende d’altronde a estendersi a tutto quello che comporta essenzialmente degli elementi “sopra-umani”, come dimostra l’atteggiamento assunto nei confronti della religione [7], e anche delle dottrine d’ordine metafisico e iniziatico come lo Yoga, che non sfuggono di più a questo nuovo genere d’interpretazione, al punto che certuni arrivano ad assimilare i loro metodi di “realizzazione” spirituale ai procedimenti terapeutici della psicanalisi. Vi è in ciò qualcosa di ancor peggiore delle deformazioni più grossolane in voga egualmente in Occidente, come quella che vuole vedere nei metodi dello Yoga una sorta di “cultura fisica” o di terapia d’ordine semplicemente fisiologico, poiché queste sono, per la loro stessa grossolanità, meno pericolose di quelle che si presentano sotto parvenze più sottili. La ragione non è solo che queste ultime rischiano di sedurre delle menti sulle quali le altre non saprebbero avere alcuna presa; questa ragione esiste sicuramente, ma ce n’è un’altra, di portata molto più generale, che è quella stessa per cui le concezioni materialiste, come abbiamo spiegato, sono meno pericolose di quelle che fanno appello allo psichismo inferiore. Beninteso, il fine puramente spirituale, che solo costituisce essenzialmente lo Yoga come tale, e in difetto del quale l’impiego stesso di tale termine non è che una vera derisione, è completamente misconosciuto in entrambi i casi; infatti, lo Yoga non è una terapia psichica più di quanto sia una terapia corporea, e i suoi procedimenti non sono in alcun modo né ad alcun grado un trattamento per malati o squilibrati di sorta; ben lungi, si rivolgono al contrario a esseri che, per poter realizzare lo sviluppo spirituale che è la loro unica ragion d’essere, devono già essere, per naturale disposizione, il più perfettamente equilibrati possibile; si tratta di condizioni che, com’è facile comprendere, rientrano strettamente nella questione delle qualificazioni iniziatiche [8].
Non è ancora tutto, e c’è anche un’altra cosa, riguardo alla “contraffazione”, che è forse ancor più degna di nota di tutto quel che abbiamo menzionato sinora: è l’obbligo imposto, a chiunque intenda praticare professionalmente la psicanalisi, d’essere egli stesso previamente “psicanalizzato”. Questo implica innanzitutto il riconoscimento che l’essere che ha subito questa operazione non sarà mai più qual era prima, o che, come dicevamo prima, essa gli lascia un’impronta indelebile, come l’iniziazione, ma in qualche modo in senso inverso, poiché, invece di uno sviluppo spirituale, si tratta qui d’uno sviluppo dello psichismo inferiore. D’altra parte, vi è qui un’evidente imitazione della trasmissione iniziatica; ma, posta la diversità di natura delle influenze che intervengono, e siccome vi è pur sempre un risultato effettivo che non consente di considerare la cosa ridotta a un semplice simulacro senza alcuna portata, questa trasmissione sarebbe piuttosto paragonabile, in realtà, a quella che si pratica in un dominio come quello della magia, e anche più precisamente della stregoneria. Vi è peraltro un punto alquanto oscuro, riguardo all’origine stessa di questa trasmissione: siccome è evidentemente impossibile dare ad altri ciò che non si possiede, e siccome l’invenzione della psicanalisi è d’altronde del tutto recente, donde i primi psicanalisti hanno ricevuto i “poteri” che trasmettono ai loro discepoli, e da chi essi stessi hanno potuto essere per primi “psicanalizzati”? Questa domanda, che ci pare alquanto logico porre, almeno per chiunque sia appena capace di riflettere, è probabilmente molto indiscreta, ed è più che dubbio che riceva mai una risposta soddisfacente; ma, a dire il vero, non ce n’è bisogno per riconoscere, in una tale trasmissione psichica, un altro “marchio” veramente sinistro per gli accostamenti che comporta: la psicanalisi presenta, da questo lato, una rassomiglianza piuttosto terrificante con certi “sacramenti del diavolo”!
* R. Guénon, Le Règne de la Quantité et les Signes des Temps, Gallimard, Paris, 1945, cap. XXXIV.
1. Il caso dello stesso Freud, il fondatore della “psicanalisi”, è tipico da questo punto di vista, poiché egli non ha mai cessato di proclamarsi materialista. – Un’osservazione di sfuggita: come mai i principali rappresentanti delle nuove tendenze, come Einstein in fisica, Bergson in filosofia, Freud in psicologia, e molti altri ancora di minore importanza, sono quasi tutti d’origine ebraica, se non perché vi è in ciò qualcosa che corrisponde esattamente al lato “malefico” e dissolvente del nomadismo deviato, che predomina inevitabilmente presso gli Ebrei distaccati dalla loro tradizione?↩
2. Va notato, a questo proposito, che Freud ha posto, all’inizio del suo Traumdeutung, la seguente epigrafe molto significativa: «Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo» (Virgilio, Eneide, VII, 312).↩
3. Fu del resto lo “psichista” Myers a inventare l’espressione subliminal consciousness, che, per amore di brevità, fu sostituita un po’ più tardi, nel vocabolario della psicologia, con la parola “subconscio”.↩
4. Vedere L’Erreur spirite, parte II, cap. X.↩
5. Un altro esempio di questi mezzi è dato dall’uso similare della “radioestesia”, poiché, anche là, ci sono, in molti casi, elementi psichici della stessa qualità che entrano in gioco, anche se si deve riconoscere che non si presentano sotto l’aspetto “repellente” che è così evidente nella psicanalisi.↩
6. Ci si potrà riportare qui a quel che abbiamo indicato più sopra a proposito del simbolismo della “Grande Muraglia” e della montagna Lokâloka.↩
7. Freud ha consacrato all’interpretazione psicanalitica della religione uno speciale libro, nel quale le sue proprie concezioni sono combinate con il “totemismo” della “scuola sociologica”.↩
8. Su un tentativo d’applicazione delle teorie psicanalitiche alla dottrina taoista, ciò che è ancora dello stesso ordine, vedere lo studio d’André Préau, La Fleur d’or et le Taoïsme sans Tao, che ne è un’eccellente confutazione.↩
 

sabato 7 febbraio 2015

La cripta-ossario dei cappuccini a Roma

tratto da L'Opinone del 04 febbraio 2015 http://www.opinione.it/cultura/2015/02/04/ricci_cultura-04-02.aspx


di Paolo Ricci

 
Nel centro di Roma, vicino piazza Barberini, sorge la chiesa dell'Immacolata Concezione. È la prima chiesa romana dedicata “a Dio in onore dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria”.
La prima pietra fu posta nel 1626 per volere del Cardinale Antonio Barberini, cappuccino e fratello germano del Papa Urbano VIII. Padre Michele da Bergamo fu l'architetto incaricato di costruire il convento e la chiesa dei cappuccini, proprio nei pressi di piazza Barberini, all'inizio di via Veneto. Prima di entrare nella Cripta il percorso proposto passa per un interessante museo nel quale si ritrovano diversi dipinti, tra i quali un san Francesco del Caravaggio. Poi numerosi oggetti della vita religiosa dei cappuccini, reliquie, ex voto. Sono otto le sezioni del museo: la prima è dedicata al convento, voluto, come si è detto, dalla famiglia Barberini, che fu ultimato nel 1631. La seconda presenta l'Ordine; la terza sezione propone la Santità cappuccina e si sofferma sulla spiritualità attraverso immagini e storie di alcuni santi dell'Ordine.
La quarta sezione propone l'esposizione di vesti e oggetti di uso liturgico e di manufatti di uso quotidiano. Nella quinta sezione si trova il san Francesco del Caravaggio. Nella sesta sezione i cappuccini nel XX secolo e nella settima i cappuccini nel mondo, il percorso espositivo giunge fino ai nostri giorni mostrando l'attività spirituale, culturale, missionaria e artistica che ha caratterizzato l'Ordine nel XX secolo. Infine si giunge alla cripta-cimitero. In questo luogo si trova la Cripta dei frati cappuccini, un “loco onesto” che l'architetto suddetto progettò per la sepoltura dei frati. Dal 1631 al 1870 i resti di circa 3500 frati furono ammassati lungo le pareti. La cripta è indescrivibile nella sua essenza.
Qui regna la morte, “sora nostra morte corporale”. Nell'ambiente, composto da sei stanze, si ritrovano 18 mummie di cappuccini col saio, posti in posizione sdraiata o in piedi. Sia le pareti che le volte sono ricoperte di motivi ornamentali composti con le ossa delle diverse parti del corpo umano. Il percorso è suggestivo, lo sguardo si perde in una penombra dove tutto è ossa accatastate, teschi, strutture fatte di resti, che compongono simboli diversi: la clessidra alata, l'orologio a una sola sfera, il teschio con le ali; riflessioni sul valore della vita, sul tempo, sullo spazio e oltre. La prima cripta del percorso originario che ora si presenta come ultima, è quella concepita come “ingresso” in cui il visitatore viene invitato a riflettere sull'inevitabilità della morte.
La seconda cripta è quella delle tibie e dei femori, la più grande; la terza è quella dei bacini; la quarta quella dei teschi, la quinta stanza è la cappella della Messa in cui è presente un altare con una tela che rappresenta la Vergine seduta con il Bambino in piedi sulle sue ginocchia; la sesta cripta è dedicata alla Resurrezione, qui si ritrova una tela raffigurante la resurrezione di Lazzaro, conclusione del percorso escatologico. Così tornano alla mente le parole di san Francesco, proposte ovviamente anche nel percorso: “Laudato sii, mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare”.
E usciti dal silenzio, il centro della città di Roma, riavvolge (e forse rassicura) l'anima del visitatore.