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mercoledì 19 giugno 2019

“L’ERRORE DEGLI DEI”, INTERVISTA ALLA TASSELLI

tratto da "L'Opinione" del 28 novembre 2013

di Luca Bagatin



Patrizia Tasselli, toscana doc, un passato da operaia di fabbrica, appassionata di viaggi, esoterismo e di culture arcaiche, da diversi anni e collaboratrice della rivista di Studi Esoterici “Officinae”, organo ufficiale della Massoneria italiana della Gran Loggia d’Italia degli Alam. Patrizia ha dato alle stampe, alcuni anni fa, un romanzo che abbiamo recentemente recensito, ovvero “L’errore degli Dei”, edito da Giuseppe Laterza, con prefazione dell’ufologo Roberto Pinotti, che è la storia del viaggio di Cassandra, ricercatrice figlia del comandante Fonelli a guida del sottomarino Trieste, misteriosamente scomparso nelle acque del Mar Nero negli anni precedenti alla fine della Guerra Fredda. Un viaggio da Istanbul sino ai confini dell’Iraq, che condurrà la protagonista alla scoperta dell’esistenza di curiosi buchi neri che hanno la proprietà di far precipitare le persone a ritroso nel tempo. Ed ecco che Cassandra scoprirà che suo padre - e tutto l’equipaggio del Trieste - sono in realtà stati sbalzati indietro, nell’Era prediluviana, assieme ad un manipolo di alieni dediti a ricercare l’enzima Nue attraverso esperimenti sul cervello degli esseri umani, che si dice sia in grado di unificare i due emisferi del cervello e, dunque, essere in grado di creare una razza superiore, ove la razionalità dell'emisfero sinistro possa fondersi con l’emotività dell’emisfero destro del cervello. Un’avventura descritta sotto forma di spy-story che, in realtà, racchiude profondi significati simbolico-esoterici e mitologici, ove la scienza moderna si fonde con il mito mesopotamico di Gilgamesh, Re di Uruk, che è stato spesso oggetto di studio dell’autrice. Oggi abbiamo l’amichevole possibilità di intervistare Patrizia Tasselli, la quale ci racconterà, più in dettaglio, com’è nata l’idea di questo libro ed i suoi arcani e reconditi segreti.

Dunque Patrizia, perché non inizi parlandoci un po’ di te? Come è nato, fra l’altro, il tuo interesse per la mitologia e l’esoterismo?

Credo che l’interesse per la mitologia sia nato in me da bambina, leggendo i tanti libri di novelle che fortunatamente i miei genitori e gli zii mi regalavano. Finito Carosello chiudevo la porta della mia cameretta e lasciavo fuori il mondo di campi e fabbriche, piccoli laboratori artigiani ricavati negli scantinati, botteghe di ferramenta dove si vendeva di tutto, chiodi, segatura, ddt sfuso, saponette e profumi. Spaziavo tra “Piccole donne”, “L’uccello di fuoco”, “Il Barone di Münchhausen” e quello rampante di Calvino, fino all’arrivo degli Anni Sessanta, il boom economico, la borsa di studio e la scuola “in città”. La mattina l’Istituto Tecnico e il pomeriggio il corso di taglio e cucito, perché “non si sa mai”, diceva la mia mamma. All’inizio di quegli anni avvenne il mio folgorante incontro con “Civiltà Sepolte” di Ceram e nacque in me la passione per tutto ciò che è antico, primario, fonte, origine. E naturalmente nascosto, come la “mitica” Troia realmente esistita e alla fine scoperta. Quasi un decennio dopo Peter Kolosimo fece il resto con il suo “Non è terrestre”, suscitando definitivamente in me l’interesse verso la cosiddetta archeologia misteriosa, relegata immeritatamente dall’archeologia ufficiale nel ghetto delle pseudoscienze come fantarcheologia o pseudoarcheologia. Durante gli anni mi sono convinta che gli oggetti misteriosi trovati sparsi su tutta la terra - i cosiddetti OOPArt, Out Of Place ARTifacts, oggetti fuori posto - siano la testimonianza di civiltà perdute nell’abisso del tempo o dello spazio. Il passo successivo è stato la lettura delle leggende, o meglio dei miti, in chiave esoterica, ossia nella consapevolezza che contenessero verità nascoste, comprensibili solo a chi fosse disposto a cercare sotto la cenere il fuoco apparentemente spento.

Com’è nata l’idea di scrivere “L’errore degli Dei”?

L’idea di scrivere “L’errore degli Dei” è nata dalla sintesi di tre diversi progetti: un racconto sui viaggi nel tempo, uno sulla vita dei primi “ominidi umanizzati” e, infine, il più intrigante: la mia personale lettura del Gilgamesh. La storia del sottomarino scomparso mi è stata suggerita in un sogno che ho avuto la prontezza di spirito di annotare appena sveglia. Non so perché.

Il tuo romanzo è frutto unicamente della tua fervida fantasia oppure...?

La trama del romanzo è frutto della mia fantasia e per la stesura mi sono avvalsa della mia esperienza di viaggiatrice. Non sono mai stata sul Mar Nero e la mia conoscenza diretta della Turchia è limitata a Istanbul e alla Cappadocia, ovviamente è nulla per quanto riguarda l’Iraq. So tuttavia per esperienza come funzionano certi viaggi improvvisati e come si comunica a gesti con la gente; a volte la mia ignoranza delle lingue straniere mi ha aiutata nell’arte dell’arrangiarsi e in questo senso alcuni passi del romanzo sono autenticamente autobiografici. Ho costruito il viaggio di Cassandra ed Emin tramite Google Earth, osservando attentamente le foto di Panoramio, caricate da utenti non professionisti e per questo più realistiche. Ho fatto mie le curve delle strade di montagna, le autostrade, gli alberghi, le case, i siti archeologici con le loro meraviglie e i villaggi con le loro miserie.

Credi davvero che entità extraterrestri esistano davvero e siano all’origine degli antichi miti e simboli che pervadono l’Umanità?

Qui il discorso si fa più complicato. Sono convinta che entità extraterrestri abbiano non solo visitato il nostro mondo, ma che siano intervenuti nella creazione dell’uomo. Non voglio entrare in argomenti che riguardano la fede che anima i creazionisti e difendo a spada tratta il buon Darwin fino a che, tornando indietro nel tempo, non si arriva alla separazione dell’uomo dalla scimmia, che non sappiamo quando sia avvenuta. Forse la separazione non c’è mai stata, le scimmie sono rimaste scimmie e gli ominidi si sono tutti estinti meno uno, l’Homo Sapiens, e non si capisce perché, visto che se Dio ha creato l’uomo dal nulla era perfettamente inutile. Una spiegazione logica, allo stato attuale della conoscenza, è quella di diversi interventi alieni sul Dna di alcuni individui di varie specie di scimmie. Esperimenti falliti meno uno riuscito, si fa per dire, quello da cui deriva la razza umana. Da qualche anno seguo con interesse gli studi di Mauro Biglino, esperto di lingua ebraica antica e collaboratore per anni con le Edizioni San Paolo per la traduzione della Bibbia, studi che sembrano confermare la mia teoria. Se così fosse è veramente possibile che gli antichissimi miti e i simboli indecifrabili che si riscontrano su tutto il globo terrestre siano la testimonianza non tanto di esseri alieni, ma di coloro che li hanno conosciuti e di cui sono stati forse allievi, forse vittime.

Cassandra, la protagonista del romanzo, possiamo dire che è un po’ il tuo alter-ego?

Certo, Cassandra un po’ mi somiglia, ma soprattutto credo sia la figlia che avrei voluto avere, una che si pone domande e cerca risposte, ma più determinata di me nelle sue scelte.

Come mai sei così affascinata dal poema che racconta la storia di Gilgamesh, Re di Uruk?

Il mio interesse per Gilgamesh ha un’origine davvero curiosa. Stavo in cima a una scala appoggiata alla libreria e spolveravo i libri quando me ne è caduto uno. Sono scesa per raccoglierlo e mi sono accorta che non l’avevo mai letto. Si trattava di una raccolta di racconti egiziani e mesopotamici, tra cui una sintesi del poema di Gilgamesh, che mi incuriosì. Lessi per primo l’episodio della prostituta sacra Shamkhat, che interpretai come il metodo più antico per tenere buoni gli uomini irrequieti, poi lessi la tavola del diluvio. Fui affascinata soprattutto dallo stile del racconto e corsi in libreria a comprare l’opera completa tradotta da Giovanni Pettinato. Mi resi conto che in quel poema antichissimo era contenuta la sostanza di opere scritte in epoche molto più recenti, come la Bibbia, e che Gilgamesh precedeva di gran lunga i poemi di Omero, di Virgilio e Dante, nonché la storia di Siddharta. Solo dopo un’attenta lettura compresi che dietro il racconto delle gesta eroiche del re di Uruk era nascosto non solo un insegnamento etico e sapienziale, ma un vero e proprio messaggio esoterico. Con questa chiave di lettura le avventure di Gilgamesh appaiono come una serie di passaggi iniziatici verso la scoperta del sé. La stupenda allegoria dell’amicizia tra Gilgamesh e Enkidu, l’uno alter ego dell’altro, complementari a se stessi, o meglio due personalità insite nello stesso individuo, rappresenta la complessità dell’animo umano perennemente in bilico tra il bene e il male. Il bene, simbolicamente incarnato da Enkidu, insegna a Gilgamesh l’Amore dopo di che, terminata la sua missione, non ha più motivo di esistere e muore. La morte di Enkidu, divenuto ormai parte integrante di Gilgamesh, non può che rappresentare la morte iniziatica di Gilgamesh stesso che a partire da quel momento comincerà il suo lungo viaggio alla ricerca del senso della vita. Mi sembra che ci siano validi motivi per restare affascinati da questo mito.

Stai già pensando ad un nuovo romanzo, oppure ad un saggio sull’argomento?

Ti dirò che per ora sto fantasticando su un nuovo romanzo che vorrei ambientare nella mitica Atlantide.

Se volete comprare il libro: L'errore degli Dei

La saga di Gilgamesh di Giovanni Pettinato: La saga di Gilgamesh

Mitologia sumerica di Giovanni Pettinato: Mitologia sumerica

lunedì 31 marzo 2014

La mitica Agharta nel libro di Pruneti

tratto da L'Opinone del 13 marzo 2014

di Luca Bagatin

Chi è il Re del Mondo che tutto sa e governa? Esiste davvero la mitica Agharta o Agharti – regno sotterraneo incontaminato dove albergano perfezione, bellezza, pace e amore e dove, appunto, il Re del Mondo vive al riparo da occhi indiscreti? Pressoché tutte le culture, le tradizioni folkloristiche, le correnti gnostiche ed esoteriche ne parlano, anche se con nomi e forme differenti, per quanto solo eruditi studiosi ed esoteristi quali René Guénon, Alexandre Saint-Yves d’Alveydre e Ferdynand Ossendowski, hanno tentato di penetrarne e raccontarne il segreto.
Il professor Luigi Pruneti, docente, saggista, scrittore ed ex Gran Maestro della Massoneria della Gran Loggia d’Italia, nel suo ultimo ed agile saggio edito da “La Gaia Scienza” con prefazione del principe Tiberio Dobrinya, ovvero “Il mistero del Re del mondo e della mitica Agharta”, ci presenta l’ampia letteratura a disposizione relativa a tale figura. Pruneti esordisce con il mito della cosiddetta “Terra Cava”, ovvero l’idea – sviluppatasi in particolare nel corso dell’Ottocento in cenacoli teosofici, occultistici ed esoterici – che la Terra fosse cava e popolata da esseri viventi, talvolta esseri mitologici, talaltra draghi e/o rettili.
In particolare, Pruneti fa riferimento ad opere quali “La razza ventura”, bellissimo romanzo del barone Edward Bulwer-Lytton che racconta del popolo degli Ana, una razza superiore abitante il mondo sotterraneo; oppure alle celebri opere del romanziere d’avventura Jules Verne, quali “Viaggio al centro della terra” e “Le Indie nere”. Come ricorda il professor Pruneti, già alcuni anni fa fu edito dalle Edizioni Mediterranee un ottimo volume dal titolo “Jules Verne e l’Esoterismo”, nel quale l’autore, Michel Lamy, racconta e dimostra come le opere del celebre scrittore francese racchiudano profondi significati esoterici e facciano riferimento a credenze e studi tipici di noti cenacoli esoterici quali, fra gli altri, la Società Teosofica fondata da Madame Blavatsky e la Massoneria.
René Guénon, Saint-Yves d’Alveydre e Ferdynand Ossendowski, dicevamo, sono i maggiori studiosi del mito del Re del Mondo. Nelle loro opere - frutto di fonti orientali, afghane, indiane (d’Alveydre), mongole e tibetane (Ossendowski) - tali studiosi delineano la figura del Re del Mondo quale una sorta di governatore occulto del Mondo, guidato da Dio, abitante di Agharta, una terra somigliante a Lhasa, la dimora del Dalai Lama in Tibet. Terra di saggi e veggenti (Agharta) che volendo sarebbero in grado di curare tutti gli infermi del pianeta e resuscitare i defunti.
Molti uomini, nel corso della Storia, hanno ricercato Agharta e il Re del Mondo. In particolare in Tibet. Fra questi il barone Von Urgern-Sternberg, il quale lottò – ai tempi della guerra civile in Russia – contro l’armata rossa e tentò, invano, di raggiungere Lhasa, purtuttavia non riuscendovi in quanto fu fucilato dai russi prima di poterla raggiungere. Il professor Pruneti nel suo saggio ci fa notare come, di volta in volta, nel corso della storia e delle tradizioni, il Re del Mondo sia stato identificato come il Prete Gianni – sovrano e sacerdote d’Oriente (forse indiano o etiope) – oppure come un discendente dei Re Magi, oppure ancora come un alleato di Gengis Khan.
Il mito rimane e le fonti letterarie, storiche, esoteriche e religiose sono numerosissime e tutte citate dal professor Pruneti, sia nella documentata bibliografia che nelle ampie note a margine. Il mito rimane, dicevamo, al punto da aver influenzato anche la cinematografia e la musica. Il regista Frank Capra, nel 1937, girò “Orizzonte perduto”, tratto dall’omonimo romanzo di James Hilton, ovvero la storia dell’equipaggio di un aereo dirottato in una sperduta valle del Tibet in cui era celata la città di Shangri- La, i cui abitanti, estremamente longevi, vivevano – a differenza del mondo dei mortali – in una condizione di amore e felicità.
Nel 1973 il regista e scrittore Alejandro Jodorowsky girò “La montagna sacra”, film surrealista nel quale un ladro e nove ricchi, con l’aiuto di un alchimista, si mettono alla ricerca del cenacolo dei nove saggi della montagna, bramando il segreto dell’immortalità. Il musicista Franco Battiato, appassionato di esoterismo nonché amico dello stesso Jodorowsky, nel 1979 incise il disco “L’Era del cinghiale bianco”, nel quale è contenuta la canzone “Il Re del Mondo”, dove si incrociano critiche alla società dei consumi ed alla guerra e riferimenti alla tradizione sufi, ovvero la tradizione esoterica dell’Islam.
Evidenti riferimenti, ancora una volta, al mito in questione che, si dice, allorquando l’umanità precipiterà nelle barbarie e nelle violenze più turpi, riporterà Agharta in superficie ed instaurerà una nuova Età dell’Oro in cui la pace e le prosperità trionferanno sull’ignoranza degli uomini. Tutto ciò e molto altro ne “Il mistero del Re del Mondo e della mitica Agharta”. Ancora una volta Luigi Pruneti non delude, dunque, i suoi lettori più raffinati e curiosi.