sabato 30 aprile 2016

La Bibbia? Del X secolo avanti Cristo

Tratto da Libero del 11 gennaio 2010


Scoperta un'iscrizione che porta a quell'epoca la stesura del Sacro testo

Un'iscrizione che parla del Signore ed è datata X secolo avanti Cristo. Questa l''eccezionale scoperta archeologica che getta nuova luce sulle origini della Bibbia, retrocedendo di molti secoli la stesura delle sacre scritture. Il professor Gershon Galil del Dipartimento di Studi biblici dell'università di Haifa, ha decifrato infatti un'iscrizione che risale al X secolo a.C., dimostrando che si tratta della più antica scritta in ebraico mai trovata. La scoperta, annunciata dal Jerusalem Post, «indicherebbe che almeno alcune delle scritture bibliche furono composte centinaia di anni prima delle date finora accreditate dalla ricerca scientifica, e che il Regno di Israele esisteva già a quell'epoca.

Il X secolo è l'epoca del Regno di Davide. L'iscrizione, vergata in inchiostro su un frammento di terracotta trapezoidale di 15 per 16,5 cm, è stata scoperta negli scavi condotti dal professor Yosef Garfinkel a Khirbet Qeiyafa, vicino alla valle di Elah, in Israele. Il deciframento a opera di Galil dell'antico scritto testimonia che l'iscrizione è effettivamente in ebraico sulla base dell'uso dei verbi specifici della lingua ebraica e di un contenuto specifico della cultura ebraica non adottato da altre culture della regione mediorientale.

Dice l'iscrizione: proteggi il povero e lo schiavo, sostieni lo straniero

«Questo testo - ha spiegato Galil - è una enunciazione sociale che si riferisce a schiavi, vedove ed orfani. L'iscrizione usa verbi che erano caratteristici dell'ebraico, come asa (fece) e avad (lavorò), raramente usati in altre lingue della regione. Alcune parole particolari che appaiono nel testo, come almanah (vedova), sono specifiche dell'ebraico e sono scritte in modo diverso dalle altre lingue della regione».

L'iscrizione decifrata approssimativamente recita in italiano: «Non lo farai ma adorerai il Signore; giudica lo schiavo e la vedova; giudica l'orfano e lo straniero; implora per il neonato, implora per il povero e la vedova; riabilita il povero nelle mani del re; proteggi il povero e lo schiavo sostieni lo straniero».

Una volta confermata la decifrazione, ha sottolineato Galil, diventerà la più antica iscrizione ebraica mai trovata, e attesterà le capacità di scrittura in ebraico già nel X secolo a.C. Un dato che contrasta con la datazione della composizione della Bibbia accreditata dallo stato attuale delle ricerche, che escluderebbe la possibilità che la Bibbia o parti di essa potessero essere state scritte già in quel periodo.

mercoledì 27 aprile 2016

IL MITO GNOSTICO: ABISSI E VETTE DEL RITORNO AL PLEROMA

Sabato 14 Maggio 2016 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Dialoghi di Esoterismo”, la nostra Associazione ha il piacere di proporvi un’interessantissima serata in compagnia di FILIPPO GOTI che parlerà sul tema:

“IL MITO GNOSTICO: ABISSI E VETTE DEL RITORNO AL PLEROMA”.

Nel corso della conferenza saranno affrontati alcuni dei miti fondamentali che compongono la narrazione gnostica. Una particolare attenzione verrà data alla loro funzione normativa ed alla contiguità con i miti presenti in altre tradizioni sapienziali.

Filippo Goti, fondatore del Convivium Gnostico Martinista, è un profondo studioso ed amante dello gnosticismo e della Tradizione occidentale. Da anni è impegnato nella libera opera di divulgazione.

Siamo certi che questo incontro stimolerà l’interesse di tutti i cultori e gli appassionati di esoterismo. Vi aspettiamo quindi numerosi!

Si rende noto che la partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. e che è OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata sulla pagina Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire l’evento a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

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sabato 23 aprile 2016

"Giordano Bruno, il vulcano di Venezia" e "L'erede dell'alchimista"

di Simone Berni (*)

ANDARE PER MERCATINI / MONTEPULCIANO 1. Primo resoconto di un lunedì a 17°C di temperatura e col sole in faccia a spasso ai limiti della provincia di Siena in cerca di ottime occasioni da prendere al volo. Trovati due libri piuttosto rari: "Giordano Bruno, il vulcano di Venezia" di Yvonne Caroutch (Torino, Edizioni Arista 1989), ho visto che di questa specifica edizione ci sono solo due copie in vendita su Internet al momento; io l'ho preso per €1,00. Poi ho trovato "L'erede dell'alchimista" di Leonardo Ceccarini (Roma, Albatros, 2012) libro presente su Internet in una sola copia , e comunque non a €1,50 come l'ho pagato. Due perle "esoteriche", per così dire.





(*) Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org  nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi.  

mercoledì 20 aprile 2016

Un libro enigmatico

di Simone Berni (*)

Un UFO dal passato!!! Ecco questo libricino - enigmatico, a dir poco - che anzi io giudico inquietante. Il titolo è "Formal Designs from Ten Shakespeare Sonnets", di Marjory Bates Prati (Brooklyn, NY, The Comet Press, Inc., 1940). Si tratta innanzitutto di una micro edizione (500 copie numerate), in formato 10,5 x 15 cm. Un'edizione speciale, specialissima, visto che si tratta di uno studio grafico di alcuni sonetti di Shakespeare. Ogni sonetto determina un codice di linee spezzate altrimenti indecifrabile, e comunque unico (basta guardare la copertina per rendersene conto). È un po' un antenato, se vogliamo, del moderno codice QR, con un pittogramma risultante abbastanza simile. Il libro è del 1940!!! Tra i più strani mai trovati...


(*) Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org  nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi.  







sabato 16 aprile 2016

"Sono in contatto con gli ufo da 35 anni"

tratto da "Il Giornale" del 11-4-2016

di Francesco Curridori

Ecco il resoconto del convegno tenutosi a Pomezia

Gli alieni ci osservano? È stato questo tema del terzo convegno di Ufologia di Pomezia. “Le persone di altri pianeti – rivela al Tempo Ivan Ceci, ufologo ricercatore indipendente – sono pacifiche. Chi ha avuto contatti testimonia che ci invitino a migliorare dal punto di vista spirituale” perché, spiega, “noi stiamo usando molto male la tecnologia e se non cambiamo faremo una brutta fine”. Dalla sua relazione sembra che la Terra sia una sorta di Terzo Mondo delle Galassie.

Il genovese Pier Fortunato Zanfretta sostiene di essere stato prelevato dagli alieni più di una decina di volte tra la fine degli anni 70 e gli anni 80. Secondo il suo resoconto, in uno di questi incontri Zanfretta avrebbe ricevuto un cubo contenente una sfera con dentro una piramide su cui lui, accedendo tramite una “porta dimensionale”, scaricherebbe “la memoria mentale degli ultimi mesi”. E racconta che continuano a mettersi in contatto con lui, da oltre trentacinque anni. Ultimamente, da uno di questi contatti gli avrebbero rivelato che stanno per tornare sulla Terra. “Penso che accadrà dopo l’estate. E chiedono un posto in fondo al mare dove stabilirsi”, rivela. Gli ufo gli avrebbero, poi, profetizzato il risveglio di cinque vulcani. “L’ultimo dei quali sarà il Vesuvio, che farà una grossa esplosione”, dice anticipando di aver anche avvisato di questo un vulcanologo. Poi Zanfretta ammette: “so che in molti non mi credono e ci rimango molto male. Ma tanto gli alieni hanno assicurato che mi ricompenseranno di questa sofferenza”.

Tra il pubblico siede anche la polacca Ivona Szymanska che racconta così la sua storia: “Negli anni ’70 – dice - ero in una strada di campagna con un bambino figlio di amici di famiglia, arrivò sopra di noi un oggetto volante allungato, simile ad un sigaro. Da quel punto non ricordo più niente, se non che mi sono risvegliata da tutt’altra parte”. Adamo Fucci, di Paolisi, in provincia di Benevento, rivela che da bambino si ritrovò con il letto circondato da esseri molto piccoli. “Poi mi svegliai con una strana cicatrice sul dito. Tanti anni dopo sentii l’esigenza di andarmene, da solo, su una montagna. E vidi sette luci rosse, dello stesso tipo di quelle avvistate anche a Phoenix”. Lui ha scritto un libro e spiega “Di fatto è come se fossi sotto loro dettatura. Infatti avevo cominciato con la mia biografia e ho finito parlando degli alieni. Quello che ho imparato è che dobbiamo solo volerci bene”. Angelo Carannante, avvocato, e l’ingegnere Ennio Piccaluga, entrambi del Centro Ufologico Mediterraneo, spiegano così l’interesse per gli alieni: “Difficile quantificare, ma i nostri eventi sono sempre più partecipati. E riceviamo molte segnalazioni, il 95% delle quali, però, si rivelano spiegabili. D’altronde - fanno notare – oggi è facile confondersi, tra palloni aerostatici, lanterne cinesi e satelliti”. Anche “Marco Columbro ama molto l’ufologia – spiegano - probabilmente ha avuto delle esperienze dirette. Poi ricordiamo che Antonello Venditti rivelò di aver visto, da bambino, un ufo” ma l’evento che li ha più colpiti è quello che riguarda loro: “Andavamo ad un convegno nel beneventano: sopra di noi passò un blocco arancione con due sfere posteriori, completamente silenzioso”.

mercoledì 13 aprile 2016

La Sibilla Alba Fucens L’Aquila

Alba Fucens antica città degli Equi, si ubica tra il monte Velino e il Lago del Fucino,fu fondata nel 303 a. C. Il nome Alba Fucens deriva da un antichissimo vocabolo alba che significa “altura”, e l’appellativo Fucens  indicava la vicinanza del Lago del Fucino. La città ebbe una grande importanza strategica per i Romani che, per rafforzare l’importante posizione, al termine della seconda guerra Sannitica, costruirono la cinta muraria in opera poligonale, della lunghezza di circa km. 3. Essa fu completamente distrutta tra il sec.IX e X, dai Saraceni.Si dice nelle alture vicino a questa antica città si ubicava l’antro della Sibilla dove gli abitanti del luogo si recavano per ascoltare il responso degli dei; essa era la custode di un favoloso tesoro, però… maledetto. Si narra che nelle gelide notti d’inverno quando il vento sferza i ruderi di Alba Fucens, si vede una figura di donna quasi evanescente sulla sommità di un colle protendere le braccia vero il cielo e… la strana apparizione dura il battito di ali di una farfalla. Altri sostengono che, chi a provato a prendere il tesoro della Sibilla e si sia inoltrato nelle viscere della terra, abbia incontrato una donna vestita di bianco che lo ghermisce con le sue mani ossute e fredde e lo guarda con le orbite vuote del suo teschio seguita da una risata quasi demoniaca che risuona nel silenzio della grotta!

(da “Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità dell’Abruzzo” di Ireneo Bellotta/ Emilino Giancristoforo Newton e Compton Editori 1999)

sabato 9 aprile 2016

Appunti sulla definizione e concetto di Tempio

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleoneblog.blogspot.it/2013/05/appunti-sulla-definizione-e-concetto-di.html

Il Tempio

…il Mondo è statua, immagine, tempio vivo di Dio (T. Campanella)

La parola tempio trova la sua origine nella radice indoeuropea tem e significa spazio delimitato (consacrato agli dei). Quindi il tempio non solo nella sua radice etimologica, ma anche nella realtà è uno spazio delimitato. Potremmo definire il tempio come rappresentazione del mondo.  In quanto rappresentazione del mondo possiamo e dobbiamo leggerlo e per dirla con Ugo di san Vittore: universus mundus iste sensibilis quasi quidam liber est scriptus digito Dei. [1] Quanto detto a rafforzare se fosse necessario l’immagine della sacralità e dell’isolamento del luogo. L’isolamento quando si opera in un tempio non deve essere vista come fuga dal mondo o dal sociale, ma al contrario come il luogo nel quale l’iniziato deve ritemprare il proprio essere per tornare nella profanità. Il tempio è il luogo dei lavori ma anche delle riflessioni e della ricerca delle più alte ambizioni dello spirito è il luogo della consapevolezza delle virtù che verranno provate e portate fuori da esso. Se questo non fosse sufficiente è da notare come ad esempio il tempio massonico, ma anche tutte le cattedrali costruite da muratori e in generale gli edifici sacri sono orientati da Occidente a Oriente; ovvero ad accogliere il sole nascente (questa indicazione la troviamo anche in Vitruvio).  Un'altra possibile similitudine è quella del tempio con l’atanor degli antichi e moderni alchimisti: il tempio come “forno di cottura”. Durante i lavori all’interno del tempio/atanor ognuno perde la propria individualità e mette in comunione con l’essenza di ogni iniziato facente parte dei lavori il proprio vero essere. In questa comunione il tempio, il recinto sacro agisce come il forno che coagula le singole energie per trasmutarle nell’oro, vero tesoro e segreto della comunità degli iniziati.

venerdì 1 aprile 2016

Il futuro della Nasa? È tutta fantascienza

tratto da "L'opinone" del 26 marzo 2016

di Andrea Mancia

Dal diario di Robert H. Goddard: “17 marzo, 1926. Il primo volo di un razzo alimentato da propellente liquido si è svolto ieri alla fattoria di Zia Effie a Auburn, in Massachusetts. Il razzo non è partito immediatamente, ma una grande quantità di fiamme ha dato vita a un ruggito sordo e insistente. Dopo qualche secondo, il razzo ha cominciato a salire verso l’alto, lentamente, fino a quando l’accelerazione non lo ha spinto a piegarsi verso sinistra, precipitando nella neve”.

Il razzo costruito da Goddard – ingegnere, inventore, fisico e pioniere della missilistica moderna – si chiamava “Nell” e riuscì a volare soltanto per una manciata di secondi, raggiungendo i 12 metri di altezza prima di schiantarsi in un campo di cavoli a una cinquantina di metri dalla rampa di lancio. Il test compiuto nella fattoria di Zia Effie, poi diventata monumento nazionale, fu però la prima dimostrazione che i razzi a propellente liquido potevano funzionare. E ancora oggi, a novant’anni da quell’esperimento, i viaggi dell’uomo nello spazio sono resi possibili dallo stesso tipo di combustibile utilizzato da Goddard per il suo test (in genere una miscela tra un carburante liquido e un ossidante liquido, come idrogeno o ossigeno). Tutto questo, però, potrebbe cambiare molto presto.

Proprio come Goddard – che cominciò ad immaginare un metodo per “spingere” l’uomo fuori dall’atmosfera dopo aver letto, a sedici anni, “La Guerra dei mondi” di H.G. Wells – gli scienziati continuano ad affidarsi alla letteratura fantascientifica come fonte di ispirazione per le loro ricerche. L’ultimo numero della rivista “Cosmos Magazine”  indaga in profondità sulla strategia della Nasa per spingere l’esplorazione spaziale fino ai limiti del sistema solare (e oltre), scoprendo che, insieme al perfezionamento di alcuni metodi già sperimentati in passato (razzi chimici, motori elettrotermici e propulsori ionici), gli ingegneri della National Aeronautics and Space Administration stanno inseguendo gli sviluppi di tecnologie che sembrano uscire direttamente dalle pagine di un romanzo di fantascienza.

Durante un convegno che si è svolto a febbraio all’American Astronautical Society, l’ingegnere della Nasa Ronald Litchford ha elaborato una sorta di “Top 10” delle tecnologie più promettenti. E anche prendendo in considerazione i metodi di propulsione più “normali”, la sensazione è quella di precipitare vertiginosamente verso il futuro. I razzi chimici, per esempio, secondo Litchford potrebbero alimentarsi direttamente sui pianeti di destinazione, invece di trasportare enormi quantità di carburante fin dalla partenza sulla Terra: su Marte, sarebbe possibile estrarre l’idrogeno e l’ossigeno necessari per il propellente direttamente dal ghiaccio della calotta polare.

Ma il vero balzo nella fantascienza arriva quando gli scienziati della Nasa iniziano a parlare di tecnologie ancora poco utilizzate. Ci sono le “vele solari” (chiamate anche “vele fotoniche”), che sfruttano la “pressione di radiazione” dei fotoni per raggiungere velocità impensabili, permettendo in teoria alle astronavi di viaggiare senza alcun tipo di carburante. Il concetto di “vela solare”, proposto per la prima volta da Keplero nel XVII secolo, è tornato alla ribalta negli anni Sessanta, grazie allo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke (il creatore di “2001 Odissea nello spazio”). E nel maggio del 2010 una “vela solare” ha spinto la sonda giapponese Ikaros fino a Venere. Per viaggi lontani dal Sole (in cui la spinta disponibile è destinata a scendere di intensità), alla Nasa già ipotizzano di utilizzare un gigantesco laser per “spingere” le astronavi verso le stelle. Poi ci sono i “motori al plasma”, che sfruttano masse gassose ionizzate (il plasma) accelerate da campi magnetici. I motori al plasma si basano su un’idea di cinquant’anni fa – molto sfruttata nella fantascienza – ma una società texana (Ad Astra Company) ne ha appena costruito un modello capace, dicono, di far arrivare un’astronave su Marte in 39 giorni. E ancora: la Nasa sembra puntare molto sui motori a “fissione termica” (quasi pronti negli anni Settanta ma bloccati dall’Amministrazione Nixon), sulla “propulsione nucleare ad impulso” e sulla “miniaturizzazione delle astronavi” (nel 2009 alcuni ricercatori della University of Michigan hanno sviluppato un “nanomotore” che è possibile stampare su un chip di silicio).

In fondo alla “Top 10” della Nasa, anche se non certo ultima per vicinanza ai paradigmi della fantascienza, c’è l’Antimateria, lo stesso propellente utilizzato dall’astronave Enterprise fin dalla prima serie di “Star Trek” (1966-1969). L’antimateria possiede la densità di energia più elevata di qualsiasi altra sostanza e, se usata come carburante, potrebbe alimentare il più efficiente dei sistemi di propulsione, trasformando in spinta il 40 per cento della propria massa (il secondo metodo più efficiente, la fusione, si ferma all’uno per cento). Nel 2006 il Niac – l’istituto per “concetti avanzati” della Nasa – ha calcolato che un centesimo di grammo di antimateria sarebbe sufficiente per mandare un’astronave su Marte in 45 giorni. Il problema, paradossalmente, è che un centesimo di grammo è una quantità gigantesca di antimateria, visto che tutta quella creata fino ad oggi negli acceleratori di particelle non sarebbe sufficiente neppure per scaldare una tazza di tè. A meno di non scoprire una fonte affidabile di questo “supercarburante”, insomma, i motori ad antimateria sono costretti a restare confinati nel regno della fantasia. Per ora.



(*) Articolo tratto da Rightnation