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giovedì 31 luglio 2014

Nei falò di San Giovanni il segno del sole

tratto da Il Giornala del 9 giugno 2006

di redazione

Notte di S. Giovanni: i falò, antica memoria di un passato precristiano, illuminano la notte. Ma questo è noto a tutti: ciò che, forse, è meno noto, è che la natività di San Giovanni Battista viene celebrata, con apposite cerimonie, dalle Logge massoniche di qualsivoglia Obbedienza. Non solo: la Massoneria celebra - e sempre in occasione del Solstizio (questa volta l'invernale)- anche San Giovanni Evangelista, Logge di San Giovanni sono definite quelle dei primi tre gradi massonici (quelli definiti Massoneria Azzurra) e, di nuovo, i due San Giovanni sono i santi patroni delle antiche confraternite operative dei «muratori» inglesi. Ma poiché la Massoneria non è una religione ma un'Istituzione Iniziatica che, al di là e al di sopra delle religioni storiche, pratica l'esoterismo nel solco della Tradizione, il significato di tale pratica non può sicuramente quello specificamente e riduttivamente cristiano: per comprenderne il motivo bisogna guardare, necessariamente, al simbolismo solstiziale nella sua globalità.
Il Solstizio d'Estate è il momento in cui il sole comincia a sorgere sempre più a sud sull'orizzonte (e, analogamente, col Solstizio d'Inverno, sempre più a nord), determinando l'accorciarsi delle giornate: il trionfo del Sole, quindi, è solo momentaneo, perché nel mondo dell'impermanenza questo prelude, inevitabilmente, alla sua discesa sino ad arrivare all'altro culmine, quello invernale, in cui finalmente può risorgere.
Come ha osservato quel Maestro della Tradizione Integrale che è René Guénon, ciò che ha raggiunto il suo massimo può ormai solo decrescere, e ciò che è giunto al suo minimo può solo crescere: per questo, il Solstizio d'Estate segna l'inizio della metà discendente dell'anno, il Solstizio d'Inverno quello della metà ascendente.
I due Solstizi, quindi, sono complementari e rappresentano i due punti estremi dell'anno solare: non deve trarci in inganno il fatto che non coincidano esattamente con i solstizi (i due Santi vengono festeggiati dalla Chiesa latina il 24 giugno ed il 27 dicembre), perché siamo comunque in presenza di un periodo di tempo sacro che permette una dilatazione simbolica dell'evento.
Ma se teniamo presente che nel mondo greco i due solstizi venivano chiamati «porte», il simbolismo solstiziale diventa molto più chiaro: non siamo in presenza di quella religione cosmica inventata dai positivisti occidentali, ma al cospetto di una visione metafisica di tutto rispetto. Il solstizio d'estate rappresenta la «porta degli uomini» e quello invernale la «porta degli dèi»: sono le aperture che collegano i mondi, il simbolo del passaggio tra il mondo terreno del divenire e quello celeste, caratterizzato dall'eternità e dall'aspazialità. Ora, se teniamo presente che il mondo degli antenati e quello degli dèi, nel simbolismo cosmico, non sono posti esattamente a sud e a nord, ma a sud-ovest e nord-est, comprendiamo perché la ricorrenza dei due San Giovanni non corrisponda esattamente a quelle solstiziali.
Tradotto nel simbolismo proprio dell'esoterismo cristiano, San Giovanni Battista ha la funzione di introdurre gli essere nel cosmo e, quindi, di proteggere e preservare l'universo: ecco il perché dei riti, come i falò o le ruote infuocate che, richiamando il simbolismo solare, hanno la funzione di allontanare il male. Ma il cosmo, nel linguaggio simbolico, viene spesso rappresentato dalla caverna, cosa che, nel linguaggio massonico, corrisponde alla Loggia: la volta stellata, il simbolismo assiale Oriente-Occidente e Nord-Sud, rendono perfettamente l'immagine di un «loka», cioè di un universo.
Celebrando San Giovanni, la Massoneria non si limita a rievocare le tradizioni pre-cristiane di un periodico rinnovamento cosmico, ma riesce a riportare la tradizione religiosa cristiana all'interno di un ambito sapienziale di più vasta portata: e, così facendo, il Mito e il Simbolo, ancora una volta, dimostrano così la loro vitalità e la loro capacità di saper parlare, anche in questi tempi, all'uomo di oggi.

lunedì 31 marzo 2014

La mitica Agharta nel libro di Pruneti

tratto da L'Opinone del 13 marzo 2014

di Luca Bagatin

Chi è il Re del Mondo che tutto sa e governa? Esiste davvero la mitica Agharta o Agharti – regno sotterraneo incontaminato dove albergano perfezione, bellezza, pace e amore e dove, appunto, il Re del Mondo vive al riparo da occhi indiscreti? Pressoché tutte le culture, le tradizioni folkloristiche, le correnti gnostiche ed esoteriche ne parlano, anche se con nomi e forme differenti, per quanto solo eruditi studiosi ed esoteristi quali René Guénon, Alexandre Saint-Yves d’Alveydre e Ferdynand Ossendowski, hanno tentato di penetrarne e raccontarne il segreto.
Il professor Luigi Pruneti, docente, saggista, scrittore ed ex Gran Maestro della Massoneria della Gran Loggia d’Italia, nel suo ultimo ed agile saggio edito da “La Gaia Scienza” con prefazione del principe Tiberio Dobrinya, ovvero “Il mistero del Re del mondo e della mitica Agharta”, ci presenta l’ampia letteratura a disposizione relativa a tale figura. Pruneti esordisce con il mito della cosiddetta “Terra Cava”, ovvero l’idea – sviluppatasi in particolare nel corso dell’Ottocento in cenacoli teosofici, occultistici ed esoterici – che la Terra fosse cava e popolata da esseri viventi, talvolta esseri mitologici, talaltra draghi e/o rettili.
In particolare, Pruneti fa riferimento ad opere quali “La razza ventura”, bellissimo romanzo del barone Edward Bulwer-Lytton che racconta del popolo degli Ana, una razza superiore abitante il mondo sotterraneo; oppure alle celebri opere del romanziere d’avventura Jules Verne, quali “Viaggio al centro della terra” e “Le Indie nere”. Come ricorda il professor Pruneti, già alcuni anni fa fu edito dalle Edizioni Mediterranee un ottimo volume dal titolo “Jules Verne e l’Esoterismo”, nel quale l’autore, Michel Lamy, racconta e dimostra come le opere del celebre scrittore francese racchiudano profondi significati esoterici e facciano riferimento a credenze e studi tipici di noti cenacoli esoterici quali, fra gli altri, la Società Teosofica fondata da Madame Blavatsky e la Massoneria.
René Guénon, Saint-Yves d’Alveydre e Ferdynand Ossendowski, dicevamo, sono i maggiori studiosi del mito del Re del Mondo. Nelle loro opere - frutto di fonti orientali, afghane, indiane (d’Alveydre), mongole e tibetane (Ossendowski) - tali studiosi delineano la figura del Re del Mondo quale una sorta di governatore occulto del Mondo, guidato da Dio, abitante di Agharta, una terra somigliante a Lhasa, la dimora del Dalai Lama in Tibet. Terra di saggi e veggenti (Agharta) che volendo sarebbero in grado di curare tutti gli infermi del pianeta e resuscitare i defunti.
Molti uomini, nel corso della Storia, hanno ricercato Agharta e il Re del Mondo. In particolare in Tibet. Fra questi il barone Von Urgern-Sternberg, il quale lottò – ai tempi della guerra civile in Russia – contro l’armata rossa e tentò, invano, di raggiungere Lhasa, purtuttavia non riuscendovi in quanto fu fucilato dai russi prima di poterla raggiungere. Il professor Pruneti nel suo saggio ci fa notare come, di volta in volta, nel corso della storia e delle tradizioni, il Re del Mondo sia stato identificato come il Prete Gianni – sovrano e sacerdote d’Oriente (forse indiano o etiope) – oppure come un discendente dei Re Magi, oppure ancora come un alleato di Gengis Khan.
Il mito rimane e le fonti letterarie, storiche, esoteriche e religiose sono numerosissime e tutte citate dal professor Pruneti, sia nella documentata bibliografia che nelle ampie note a margine. Il mito rimane, dicevamo, al punto da aver influenzato anche la cinematografia e la musica. Il regista Frank Capra, nel 1937, girò “Orizzonte perduto”, tratto dall’omonimo romanzo di James Hilton, ovvero la storia dell’equipaggio di un aereo dirottato in una sperduta valle del Tibet in cui era celata la città di Shangri- La, i cui abitanti, estremamente longevi, vivevano – a differenza del mondo dei mortali – in una condizione di amore e felicità.
Nel 1973 il regista e scrittore Alejandro Jodorowsky girò “La montagna sacra”, film surrealista nel quale un ladro e nove ricchi, con l’aiuto di un alchimista, si mettono alla ricerca del cenacolo dei nove saggi della montagna, bramando il segreto dell’immortalità. Il musicista Franco Battiato, appassionato di esoterismo nonché amico dello stesso Jodorowsky, nel 1979 incise il disco “L’Era del cinghiale bianco”, nel quale è contenuta la canzone “Il Re del Mondo”, dove si incrociano critiche alla società dei consumi ed alla guerra e riferimenti alla tradizione sufi, ovvero la tradizione esoterica dell’Islam.
Evidenti riferimenti, ancora una volta, al mito in questione che, si dice, allorquando l’umanità precipiterà nelle barbarie e nelle violenze più turpi, riporterà Agharta in superficie ed instaurerà una nuova Età dell’Oro in cui la pace e le prosperità trionferanno sull’ignoranza degli uomini. Tutto ciò e molto altro ne “Il mistero del Re del Mondo e della mitica Agharta”. Ancora una volta Luigi Pruneti non delude, dunque, i suoi lettori più raffinati e curiosi.

mercoledì 21 agosto 2013

Il settimo templare, un thriller massonico

tratto da L'opinione del 9 agosto 2013 (http://www.opinione.it/cultura/2013/08/09/bagatin_cultura-09-08.aspx)

di Luca Bagatin

Questa volta è la Newton Compton Editori a pubblicare in italiano il nuovo gustosissimo romanzo di Eric Giacometti e Jacques Ravenne, due fra i migliori autori di thriller a sfondo massonico ed esoterico che esistano al mondo. “Il settimo templare” è infatti il quinto romanzo del duo francese pubblicato in Italia dopo “Il rituale dell'ombra”, “I Fratelli oscuri”, “La congiura Casanova” e “La setta del Kaos”. Il pubblico italiano si attendeva anche gli altri due libri di Giacometti e Ravenne, già pubblicati in Francia dalla Fleuve Noia (“Lux Tenebrae” e “Apocalypse”), ma probabilmente dovremo ancora attendere. La trilogia del commissario Antoine Marcas in Francia è diventata un vero culto, al punto che ne stanno anche realizzando un ottimo fumetto. Antoine Marcas, commissario di polizia francese del dipartimento Beni Culturali, è un massone dichiarato appartenente al Grande Oriente di Francia.
È lui l'avventuroso protagonista dei romanzi di Giacometti (noto per aver condotto diverse inchieste giornalistiche sulla Massoneria) e Ravenne (Maestro massone di Rito Francese) che, attraverso la sua cultura esoterica, riuscirà a risolvere intricati enigmi. Ne “Il settimo templare” Marcas si troverà a dover risolvere l'enigma relavito alla decapitazione del Fratello massone Jean Balmont, peraltro stranamente appartenente all'Ordine dei Gesuiti (da sempre in lotta contro la Massoneria) e fondatore della Loggia di derivazione templare Secreti Templum, composta da sette templari massoni legati alla Chiesa cattolica, i quali si dice custodiscano il segreto relativo alla vendetta dei Cavalieri Templari nei confronti di Re Filippo Il Bello e di Papa Clemente V, rei nel 1307, di aver fatto arrestare e condannare a morte i Cavalieri del Tempio per meri intrighi di potere e di ricchezza. Che cosa si cela dietro al motto della Loggia Secreti Templum, ovvero “Sette Templari, tre porte, un'unica Verità ? Come mai il Vaticano ha assoldato dei pericolosi terroristi dell'Est allo scopo di conoscere il segreto di tale Loggia? Dove si trova il mitico tesoro che i Templari fuggiti alla persecuzione si dice siano riusciti ad occultare? Come sempre i romanzi di Giacometti e Ravenne sono scritti su due livelli narrativi: uno storico e l'altro ambientato ai giorni nostri.
La terribile persecuzione ai danni dei Templari e la loro conseguente vendetta si mescolano agli avvenimenti odierni. Così come i rituali dei Templari che, secoli dopo, saranno mutuati dalle Logge massoniche, sono perfettamente descritti tanto quanto i rituali della moderna Massoneria. Il lettore, dunque, più che in un romanzo qualsiasi, sembra di vivere la Storia. Una Storia che si tramanda – nel secretum – anche ai giorni nostri. La spiritualità templare e massonica contrapposta alla religione cattolica, fondata piuttosto sul potere e sulla ricchezza, piuttosto che su solide basi gnostiche e spirituali. I romanzi di Giacometti e Ravenne si soffermano molto su che cos'è la Massoneria e sul suo ruolo storico e moderno. Per questo possono essere di assoluto interesse, sia per l'Iniziato che per il profano che di Massoneria ed esoterismo serio mastica poco o ne ha solo sentito lontanamente parlare. Oggi, in particolare nei Paesi mediterranei quali Francia e Italia, i massoni sono spesso e anche a ragione, ritenuti anticlericali. Ma anticamente poteva dirsi così? Si pensi che i massoni del XV secolo erano profondamente credenti in Cristo che si dice essere stato anch'egli un Libero Muratore.
Fu poi l'ortodossìa cattolica a renderli anticericali, in quanto questa si discostò profondamente dal messaggio cristiano di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza che ancora oggi è alla base della moderna Massoneria. Ne “Il settimo templare” vedremo come nel 1314 i Cavalieri Templari – per sfuggire all'Inquisizione cattolica - divennero muratori operativi e portarono nelle Logge le conoscenze provenienti da Oriente. E scopriremo come mai nella Chiesa di Saint-Merri, costruita a Parigi nel XVI secolo, sia ben visibile una statua raffigurante il Bafometto dei Templari, ovvero una sorta di “demone androgino”, che, secondo molti occultisti, potrebbe simboleggiare il “Padre della Conoscenza”. Scopriremo anche il significato del grado massonico praticato nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, ovvero il grado di Cavaliere Kadosh, simbolo della vendetta templare ai danni di Trono (potere statuale) ed altare (potere temporale), ovvero i due poteri che negarono da sempre le conoscenze gnostiche dell'Antichità portate avanti dai cosiddetti “eretici”, fossero questi Bogomili, Catari, Templari, Alchimisti o Liberi Muratori. Antonie Marcas in quest'avventura si avvarrà inoltre della collaborazione di Gabrielle, una Sorella massona della Gran Loggia Femminile di Francia ed anche tale particolare elemento non può che essere di sicuro interesse per il lettore che desidera addentrarsi nella conoscenze delle Obbedienze massoniche femminili che, benché ritenute minoritarie, sono invece, sia in Francia che nella nostra Italia, molto attive.