mercoledì 30 dicembre 2020

Rihanna, Beyoncé, Jay Z ecco il lato occulto del pop

tratto da "Il Giornale" del 05/01/2016

Terzi occhi, immagini sataniche ed esoteriche la musica leggera ora gioca coi simboli del male

di Bruno Giurato

Ecco che rispuntano le corna. E la coda. E la nuvoletta di zolfo. Pur se stavolta l'armamentario satanico non è quello del luogo comune rock: la simpatia per il diavolo degli Stones, i messaggi subliminali esoterico-crowleyani dei Led Zeppelin, i colpi di teatro splatter di un Ozzy Osbourne che addenta sul palco un pipistrello (pare credendo fosse di plastica, invece qualcuno gliene aveva tirato uno vero: orrore o errore?).

Stavolta sarebbero le popstar e il music business i veicoli per il ritorno del maligno. E non parliamo solo di figure già discusse come Madonna, ma di insospettabili come Adele. La cantante che con le sue pene d'amor modulate fa piangere il mondo si è presentata sulla copertina di una nota rivista con una foto in cui si copriva un occhio. Secondo alcuni allusione classica al «terzo occhio» o «occhio onniscente». Concetto e simbolo sapienziale antico e diffuso, che è diventato elemento essenziale della tradizione massonico/esoterica.

E che ritroviamo negli scatti, ad esempio, di Beyoncé, Rihanna, Miley Cyrus, Eminem, The Weeknd e tanti altri. La rassegna più aggiornata del travestitismo satanico, esoterico, massonico in chiave pop la troviamo sulla pagina Facebook di Emanuele Fardella, già autore di due libretti pieni zeppi di esempi, Il lato occulto della musica (Clc, pagg 96, 5 euro) e Oltre la musica. Simboli e messaggi subliminali (Vita Edizioni, 96 pagg 5, 70 euro). A riguardo, secondo Fardella, uno dei personaggi chiave sarebbe Jay Z.

Rapper salito agli altari (neri?) del pop, produttore dal successo inesauribile, marito di Beyoncè e vero Re Mida della musica dal patrimonio stimato di mezzo miliardo di dollari, farebbe anche parte della loggia Freemasonry. Le sue fotografie sono infatti un tripudio di terzi occhi (con piramide o meno), i suoi testi, come quello di Empire state of mind, cantata con Alicia Keys, non mancano di messaggi anticristiani («Gesù non può salvarti/ la vita inizia quando la chiesa finisce»), certe sue t shirt parlano chiaro: su quella che indossa nel video di Run this town si vede la scritta «Do what thou wilt» («Fai ciò che vuoi»), motto della O.T.O. Ordo Templi Orientis di Aleister Crowley.

Insomma, non ci facciamo mancare niente. Nemmeno, a quanto scrive Fardella, il Complotto. Buona parte delle popstar attuali sarebbero un prodotto del cosiddetto «Progetto Monarch», una branca del progetto Mk Ultra, messo in piedi dalla Cia nel periodo della guerra fredda «allo scopo di influenzare il comportamento di determinate persone» e a sua volta derivato da esperimenti nazisti. C'è tutta una letteratura, non sappiamo bene quanto attendibile scientificamente, sulle tecniche di persuasione occulte usate dai servizi segreti di vari paesi.

La costante sarebbe la volontà di ri-programmare il comportamento creando dei violentissimi traumi (fatti di abusi, droga, satanismo) che si trasformerebbero in rimozioni e trasformerebbero le vittime in soggetti pilotabili. Vera o meno che sia la spiegazione d'appoggio è suggestivo nel senso del noir dare un'occhiata ai simboli. Ad esempio, scrive Fardella, il video di Russan Roulette di Rihanna, comprenderebbe diversi segni Monarch, uno per tutti, la protagonista in cella mentre un addetto manipola i suoi pensieri.

Un paio di costanti del pop, come i riferimenti robotici al film Metropolis di Fritz Lang e quelli a Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, sarebbero altri segnali. Altro elemento interessante, stavolta riconducibile al tema diabolico della possessione, sarebbe il fatto che molte popstar raccontano l'esistenza di un loro doppione totemico, immaginario ma vero, che presiederebbe alla loro parte creativa. Per Beyoncè si tratta di Sasha Fierce, per Lady Gaga di Jo Calderone, per Nicki Minaj è Roman Zolanski (se avete colto delle assonanze col nome del regista di Rosemary's Baby avete ragione). E come non menzionare Slim Shady, il lato cattivo del supervirtuoso del rap Eminem?Insomma carta canta, musica suona, e i simboli si svelano. Il pop traffica con l'occulto non meno del satanico rock. E aggiungiamo che quest'ultimo maligneggiava seguendo da una parte il sulfureo blues, dall'altra i poeti maledetti della tradizione europea.

E che tutti questi fenomeni sono delle costanti da un certo periodo storico in poi, da William Blake a Milton, all'armamentario tardoromantico di carne, morte e diavolo, al demonismo alla pappa col pomodoro dell'inno a Satana di Carducci. E siccome se abbiamo un paradigma non serve ipotizzare un complotto per spiegare le cose, bisogna aggiungere che la trasgressione, la dissacrazione sono la tendenza principe del moderno e del postmoderno. Quindi non inquietiamoci per il complotto e prendiamo serenamente atto di un fatto. Come spiega l'inizio del Vangelo di Giovanni, è il mondo che è diabolico. Mica solo il pop.


sabato 26 dicembre 2020

Il rapporto choc sull'Ufo in California: così pedinava navi da guerra degli Stati Uniti

tratto da "Il Giornale" del 02/06/2018

In base ad un nuovo rapporto l'Ufo avrebbe pedinato per diversi giorni una nave da guerra degli Stati Uniti


di Franco Iacch

Emergono nuovi dettagli sul presunto Oggetto volante non identificato intercettato 14 anni fa al largo della costa della California.

L’emittente televisiva KLAS di Las Vegas, affiliata della CBS, ha ottenuto una copia di un presunto rapporto del 2009 “preparato da e per i militari che dettaglia le interazioni multiple avvenute con sistemi AAV, Anomalous Aerial Vehicle per diversi giorni nel novembre del 2004”. Lo scorso dicembre il New York Times ha pubblicato due video (Gimbal e Flir-1) di presunte intercettazioni Ufo avvenute nel 2004 dai piloti dell’US Navy al largo della costa meridionale della California. Il Dipartimento della Difesa Usa si è rifiutato di commentare i video ad oggi trapelati.


I dettagli del video Go Fast

Lo scorso marzo l’organizzazione privata To the Stars Academy of Arts and Science (TTSA) guidata da Hal Puthoff, consigliere del Dipartimento della Difesa della Nasa e da James Semivan, ex funzionario della CIA, ha pubblicato un video di una presunta intercettazione Ufo avvenuta lungo la costa orientale degli Stati Uniti. Nel filmato di 35 secondi pubblicato dalla TTSA e rinominato “Go Fast”, la telecamera ad infrarossi di un F/A-18 avrebbe intercettato da un’altitudine di 7600 metri un Oggetto volante non identificato di forma discoidale che sfrecciava a velocità sostenuta sull’oceano.

Secondo la TTSA “Go Fast è un autentico video del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti". La società privata specifica che “data, posizione ed altre informazioni sono state rimosse dal Dipartimento della Difesa come parte del processo di approvazione per il rilascio al pubblico”. Alcuni siti statunitensi collocano l'intercettazione al 2015, ma non vi è alcuna conferma ufficiale al riguardo.

L’Unidentified Flying Object sarebbe stato catturato dall’Advanced Target Forward-Looking Infrared del pod Raytheon AN / ASQ-228 di un F / A-18 della Marina degli Stati Uniti. Il display ATFLIR rivela informazioni significative relative alle condizioni di volo ed alle caratteristiche dell’oggetto. Il Super Hornet si trova in volo livellato ad un'altitudine di 25.000 piedi ad una velocità di Mach 0.61. Il sensore è puntato 22 gradi sotto l'orizzonte e 36 gradi a sinistra. La superficie dell'oceano è chiaramente visibile sullo sfondo. L’Ufo appare di forma discoidale pulita: si muove ad alta velocità, quasi a pelo dell’acqua. Non rilascia alcuna scia.

Il Weapon Systems Operator (WSO) dell'F-18 guida il sensore manualmente per tentare di catturare l’oggetto. Al terzo tentativo l'acquisizione avviene con successo: da quel momento il sensore entra in modalità autotrack. Grazie a questa capacità si possono tracciare oggetti che possiedono velocità e accelerazioni entro limiti definiti ed impostati dai parametri di manovra previsti. L'autotrack è stato sviluppato perché il tracciamento di un bersaglio manuale con un sensore ottico è molto difficile. Le modalità automatiche nel sistema ATFLIR riducono il carico di lavoro dell'operatore così da facilitare la valutazione del target. Alla destra dello schermo, il telemetro indica che l'oggetto si trova a 4,4 miglia nautiche. L'F / A-18 inizia vira a sinistra per mantenere l'oggetto nel campo visivo del sensore ATFLIR. Dall’audio registrato il WSO afferma di non riuscire a tracciare manualmente l'oggetto con il sensore ATFLIR. Non sono visibili gas di scarico chiaramente visibili sui velivoli convenzionali.


“Nel 2004 rilevati diversi contatti multipli”

Le 13 pagine del presunto rapporto redatto dalla US Navy nel 2009 sono disponibili sulla rete. Se il documento ottenuto dall’emittente televisiva KLAS di Las Vegas fosse vero, uno o più Oggetti volanti non identificati avrebbero pedinato per due settimane una una nave da guerra degli Stati Uniti verso la fine del 2004.

“L’Ufo a forma di Tic Tac aveva la capacità di librarsi a mezz'aria e rendersi invisibile”. L’AAV avrebbe pedinato per giorni l'USS Princeton, incrociatore missilistico classe Ticonderoga del Nimitz Carrier Strike Group.

“In alcuni frangenti l'USS Princeton ha rilevato diversi contatti radar per quelli che sono stati definiti come Anomalous Aerial Vehicle (AAV). Il radar AN / SPY-1 dell’USS Princeton ha rilevato l’Ufo per la prima volta a 60.000 piedi prima che sprofondasse in pochi secondi nell’oceano, accelerando cosi rapidamente da essere scambiato inizialmente per un missile balistico”. Due giorni dopo il radar dell’USS Princeton rileva nuovamente l’anomalia. Dalla portaerei statunitense a propulsione nucleare USS Nimitz (CVN-68), decollano due F-18 Hornet per l'intercettazione. I piloti rilevano soltanto "un disturbo sull’oceano con diametro di 50-100 metri. Dalla Nimitz decolla anche un aereo di sorveglianza E-2C Hawkeye che avrebbe intercettato soltanto visivamente l'Ufo.

“Era come se qualcosa si fosse immerso rapidamente”. Tuttavia – si legge nel rapporto – l’ USS Louisville (SSN-724), sottomarino d’attacco a propulsione nucleare classe Los Angeles inquadrato nel Nimitz Carrier Strike Group, non rileva nulla.

“L’oggetto era bianco, solido, liscio, senza bordi, uniformemente colorato. In grado di compiere accelerazioni estreme, aveva capacità aerodinamiche ignote così come sconosciuta la sua propulsione”. Nel rapporto si menziona una sorta di “mascheramento ai radar ed all’occhio umano” ed una “capacità di operare sott'acqua senza la possibilità di essere rilevato. "In nessun momento, l'AAV è stato considerato come una minaccia per il gruppo tattico”. Quest’ultima è una frase di rito poiché se le presunte capacità tecnologiche esistessero e se l’AAV fosse stato ostile, il Gruppo da Battaglia della Portaerei Nimitz non avrebbe potuto fare assolutamente nulla. Il Pentagono non ha confermato ne smentito il nuovo rapporto.


UFO

Riconoscere l'origine sconosciuta di un oggetto non significa affermarne la sua origine extraterrestre. Molti fenomeni restano inspiegabili in base alle attuali conoscenze scientifiche. Nel 98% dei casi quello che si vede nel cielo risponde alla fisica terrestre. Nel restante 2% potremmo anche dare ragione all’equazione di Drake. Sarebbe fin troppo presuntuoso considerare l'essere umano come l'unico miracolo tra duemila miliardi di galassie (stima The Astrophysical Journal) dell'intero universo.


Alimentare le teorie sui prototipi alieni è un’ottima copertura

Il divario tra la tecnologia sperimentale segreta e quella nota è stimato in circa 25/30 anni. E’ una finestra temporale evolutiva enorme, basti pensare ai progressi avvenuti nei trent’anni successivi al primo volo dei fratelli Wright nel dicembre del 1903. Da non sottovalutare la pista del camuffamento utilizzata da decenni da ogni nazione: far credere all'opinione pubblica (o al nemico) di essere in possesso di chissà quale sistema d’arma per nascondere operazioni ombra o progetti segreti. Una scelta mirata quindi per distogliere l’attenzione da qualcos’altro (o far abbassare la cresta così come avvenne quando fu mostrato l’F-117). L'Area 51 ad esempio, negli anni al centro di ogni teoria complottistica . La base è divenuta negli anni uno specchietto per le allodole. In molti non sanno, per esempio, che negli USA esistono almeno altre dieci basi come l’Area-51 utilizzate per testare svarati asset classificati. Nessuno sa dove sono, in pochi sanno che esistono. Le restrizioni economiche non si applicano per le basi come l’Area 51, adibita per accogliere e testare i prototipi segreti nei programmi neri delle diverse agenzie e delle divisioni speciali dei principali appaltatori della difesa. Fin dagli anni '70, l'Area 51 ospita in rotazione la flotta MiG/Sukhoi ombra per sviluppare tattiche di volo non convenzionali.

Se Stati Uniti e Russia possedessero davvero un Oggetto volante proveniente da un altro pianeta perchè si dissanguerebbero per produrre F-35 e SU-57?


Advanced Aviation Threat Identification Program

“Gli oggetti volanti non identificati visti dai piloti e dal personale militare apparivano molto più avanzati di quelli presenti negli arsenali americani o stranieri. In alcuni casi, le loro manovre sembravano sfidare le leggi della fisica”.

L'Advanced Aviation Threat Identification Program del Pentagono era un programma supervisionato dal Congresso degli Stati Uniti. Aveva l’obiettivo di indagare sugli oggetti volanti non identificati, meglio noti come UFO (Unidentified Flying Objects). L’esistenza del programma, chiuso nel 2012, è stata ufficialmente riconosciuta dal Pentagono soltanto lo scorso dicembre. L’esistenza dell’Advanced Aviation Threat Identification Program era nota ad un ristretto numero di funzionari. Ufficialmente avviato nel 2005 dall'allora leader della maggioranza al Senato Harry Reid, il programma aveva l’obiettivo di chiarire gli “incidenti inspiegabili registrati negli anni dall’Esercito degli Stati Uniti”.

“Il programma nasceva per identificare la possibile presenza di tecnologia di ultima generazione sviluppata da un paese straniero ed in che modo avrebbe potuto minacciare gli Stati Uniti”. Alla base del programma vi erano i timori che Cina e Russia stessero sviluppando un qualche tipo di sistema di propulsione ignoto al Pentagono.


Gli episodi attualmente inspiegabili

In sette anni l’Advanced Aviation Threat Identification Program ha analizzato anche gli “eventi non verificati in fase di valutazione”: episodi attualmente inspiegabili.

In base ai dati diramati dal Pentagono, il programma ha ricevuto fondi fino ad un massimo di 20 milioni di dollari l'anno dal Congresso degli Stati Uniti. Nella sua lettera di dimissioni indirizzata lo scorso ottobre al Segretario alla Difesa James Mattis, l'ufficiale dell'intelligence che ha diretto l'AATIP Luis Elizondo ha affermato che “le prove raccolte negli anni non sono state prese sufficientemente sul serio dal Pentagono”.

“Abbiamo registrato decine di avvistamenti inspiegabili, non ostili, dei piloti della Marina e di altri osservatori. Velivoli con capacità aerodinamiche mai osservate prima, al limite della tecnologia conosciuta. Gli incidenti sono spesso avvenuti nei pressi di impianti nucleari, centrali elettriche o navi. Non avevamo mai visto niente del genere. Qualcosa di inspiegabile è sempre considerata una potenziale minaccia fino a prova contraria. Per quanto riguarda il lato positivo, credo che oggi siamo più vicini che mai nel comprendere tale tecnologia”.

Nella nota ufficiale del Pentagono si legge che "l’Advanced Aviation Threat Identification Program è stato chiuso nel 2012. Ben altre priorità meritavano finanziamenti nell’interesse del Dipartimento della Difesa che prende sul serio qualsiasi tipo di minaccia esistente o potenziale. In presenza di informazioni credibili, il Dipartimento della Difesa garantisce le risorse opportune”.


Le conclusioni del programma sono classificate

Molte le domande al riguardo come i finanziamenti: 20 milioni di dollari per sette anni per un programma che avrebbe dovuto valutare la possibile esistenza di tecnologia sconosciuta ostile, sembrano davvero pochi. Nulla a che vedere, ad esempio, con le risorse messe a disposizione del Progetto Bluebook che dal 1947 al 1969 ha studiato migliaia di avvistamenti di oggetti volanti non identificati. 701 dei dodicimila avvistamenti valutati dalla commissione del Progetto Bluebook restano ad oggi inspiegabili. Il Pentagono afferma che l’Advanced Aviation Threat Identification Program è stato chiuso nel 2012, ma potrebbe tranquillamente continuare ad esistere in forma classificata e finanziato con ingenti risorse.

giovedì 24 dicembre 2020

Il Sito del Mistero vi augura buone feste

 Il Sito del Mistero vi augura buone feste  sperando che l'anno nuovo ci porti fuori da questa pandemia e che la vita con tutti i suoi alti e bassi torni nell'alveo della normalità.




mercoledì 23 dicembre 2020

Tenet, quello che (non) avete visto

tratto da "Il Giornale" del 16/09/2020

Disseminati nel film evento dell'anno ci sono una serie di dettagli nascosti: abbiamo provato a cercarli tutti


di Clarissa Gigante


Viviamo in un mondo crespuscolare". Se a questa frase avete risposto con "Nessun amico al tramonto", significa che anche voi non avete resistito a vedere il film-evento dell'anno. Con il suo Tenet, Christopher Nolan torna a giocare con un concetto di tempo diverso da quello che conosciam

Un "pallino" quello del regista che ricorre nei suoi film e che anche stavolta ha portato al cinema milioni di spettatori (nella prima settimana ha raccolto oltre 200 milioni di dollari in tutto il mondo).

Rispetto ai precedenti, questa volta non si esce dalla sala con la sensazione di non aver capito granché. Anzi, i dialoghi sono forse fin troppo didascalici e a ogni scena "invertita" corrisponde uno "spiegone" che aiuta lo spettatore ad orientarsi. Anche i fenomeni fisici non di immediata comprensione vengono presentati in modo da sembrar quantomeno plausibili.

Ma è solo qualche ora dopo la visione che vengono i dubbi, che i fili sparsi qui e lì si collegano. Per notare alcuni dettagli c'è bisogno addirittura di vederlo una seconda, anche una terza volta. Ecco quindi una lista di quello che probabilmente non avete notato.

ATTENZIONE: DA QUI IN POI L'ARTICOLO CONTIENE SPOILER

Il quadrato del Sator

Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas. Cinque parole che - se non avete letto recensioni prima di andare al cinema - forse non avrete immediatamente collegato tra di loro. Magari vi siete anche chiesti perché vi sembrassero familiari. La spiegazione è nei libri di storia (e di latino). Si tratta infatti di un'iscrizione latina trovata in molte parti d'Europa. Le più famose sono state rinvenute a Pompei, esattamente il luogo nei dintorni del quale avviene il primo contatto tra Sator e il Protagonista. Le cinque parole formano un perfetto palindromo: la frase è la stessa in qualsiasi verso la si legga. E se messa - appunto - in un quadrato, persino dal basso verso l'alto, da sinistra a destra o con lettura bustrofedica.

Nel film le cinque parole hanno ruoli importanti: Sator è il "villain", il russo che vuol rimettere insieme l'Algoritmo; Arepo è il falsario, motivo della gelosia di Sator e autore del disegno che impedisce a Kat di lasciarlo; Tenet è la missione che muove tutto; Opera è il luogo dove inizia (e finisce?) il film; Rotas è il nome dell'azienda di Sator e in latino significa "ruote", proprio come i tornelli che permettono l'inversione.

La circolarità del tempo

Il significato di questo enigma non ha mai trovato soluzione e nel tempo ha assunto un significato esoterico, magico. Molte teorie lo associano alla circolarità del tempo, un concetto ricorrente in tutto il film. Un tempo circolare, ma anche "intrecciato", proprio come le mani dell'agente che recluta il Protagonista. "Ti do un gesto e una parola, Tenet", dice unendo le dita. E in un'altra scena sir Micheal (cameo di Michael Caine) dice che nella città natale di Sator c'è stata "un'esplosione due settimane fa, il giorno dell'attacco a Kiev".

Quindi la scena iniziale e quella finale si svolgono nello stesso giorno. E - probabilmente - la pietra con cui il Protagonista si cimenta con i proiettili invertiti viene dalla battaglia finale.

Il dettaglio nascosto nel nome del film

Tenet, dicevamo, è la parola palindroma al centro esatto del quadrato magico. Ma è anche l'unione (in inglese) di due Ten. Proprio come i 10 minuti della "tenaglia temporale" all'apice del film.

Il laccetto rosso di Neal

A differenza degli altri, questo dettaglio lo avrete notato di certo: il laccetto rosso sullo zaino di Neal. È inquadrato bene sull'uomo morto per permettere a il Protagonista e Ives di recuperare l'algoritmo e quando i tre si dividono a fine film. Ma lo avete visto anche in un'altra scena: contraddistingue il soldato che ha salvato il Protagonista durante l'attacco all'Opera.

Rosso e blu

Per tutto il film sono due i colori che si rincorrono: rosso e blu. Vi ricorda qualcosa? Sì, proprio come le pillole tra cui deve scegliere Neo. A Matrix Nolan strizza l'occhio in più di un'occasione. Basti pensare alla scena in cui il Protagonsta viene messo al corrente dei materiali invertiti: quel "Sai distinguerli?" rivolto dalla scienziata che gli mostra i due proiettili non può non dare la stessa sensazione de "Il cucchiaio non esiste" pronunciato da Morpheus quando una bambina mostre le sue capacità psichiche.

Con "Tenet", Nolan chiede un atto di fede al suo pubblico

E, proprio come in Matrix, l'uso del colore è usato magistralmente per identificare le varie sequenze del film: le scene rosse sono sempre "in avanti", quelle blu "al contrario".

La colonna sonora

Nolan ha disseminato la pellicola di dettagli non solo visivi. Fondamentale per la riuscita dell'effetto straniante è la colonna sonora. E in particolare quella delle scene in cui il tempo è invertito per cui Ludwig Görranson ha deciso di invertire anche la musica oltre alle immagini e alle parole dei protagonisti.

Il cameo di Nolan

Un dettaglio impossibile da indovinare è il cameo di Nolan. Anche lui, come altri registi da Hitchcock a Tarantino, ha voluto lasciare la sua "firma" con una comparsata. Ma non ponendosi davanti alla macchina da presa. Avete fatto caso a quello strano - e inquietante - respiro che si sente in alcuni momenti e in particolare quando Sator vuol picchiare Kat? Ecco, è stato registrato dal regista stesso.

Di dettagli come questi ce ne sono altri che non siamo riusciti a identificare. Ma non sono indispensabili per godersi il film: come dice lo stesso Nolan, "l'ignoranza è la nostra arma". E non bisogno "cercare di capirlo", ma "sentirlo".

sabato 19 dicembre 2020

"I MISTERI DELLA FRAMASSONERIA” DI LÉO TAXIL (GIOVANNI FASSICOMO, 1888): UN VERO E PROPRIO LIBRO PROIBITO!

In collaborazione con Simone Berni: https://www.cacciatoredilibri.com/i-misteri-della-framassoneria-di-leo-taxil-giovanni-fassicomo-1888-un-vero-e-proprio-libro-proibito/

I misteri della Framassoneria, di Léo Taxil (Genova, Giovanni Fassicomo, 1888).

https://www.cacciatoredilibri.com/wp-content/uploads/2020/11/fra1.jpg

Interessantissima e rara opera di Léo Taxil, vero nome Marie Joseph Gabriel Antoine Jogand-Pagès, che è stato uno scrittore e giornalista francese, noto per le sue polemiche prima contro la Chiesa cattolica, poi contro la stessa massoneria. Traduzione dal francese di Luigi Matteucci. Della prima edizione italiana ne sono conservate una quantità limitata di copie nel sistema bibliotecario; l’opera uscì inizialmente a dispense nel 1887.

“Si racconta che i Framassoni sono talmente gelosi dei loro segreti che essi assassinano presto o tardi coloro che li rivelano.” (pag. 3)


 

mercoledì 16 dicembre 2020

Antico e Nobile Ordine Dei Gormogoni

In collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/antico-e-nobile-ordine-dei-gormogoni/

Ordine dei Gormogoni: la prima società anti-massonica?

Ci sono delle società dimenticate dalla Storia, vissute per un periodo assai breve, ma che hanno visto come protagonisti della loro breve esistenza personaggi di rilievo della Storia e della storia delle società segrete. È il caso dell’Antico e nobile ordine dei Gormogoni (The Ancient Noble Order of the Gormogons) che ha come protagonista Filippo, duca di Wharton (1698-1731), già Gran Maestro della Gran Loggia di Londra e membro, di uno dei più esclusivi e perversi Club che la storia ricordi: l’Hell Fire Club.

L’Antico e nobile ordine dei Gormogoni è stato probabilmente il primo ordine antimassonico. Fondato dal duca di Wharton a seguito della sua <<cacciata>> dalla Libera Muratoria con la bruciatura in tempio dei suoi guanti e del suo grembiule. Passati pochi mesi da questo episodio si poteva leggere sul Daily Post di Londra: Mentre l’ordine veramente ANTICO e NOBILE dei Gormogoni, istituito da Chin-Qua Ky-Po, il primo Imperatore della Cina (secondo il loro racconto), molte migliaia di anni prima di Adamo e portato in Inghilterra da un mandarino,  dopo aver ammesso diversi signori d’onore nel mistero di quell’ordine più illustre, hanno deciso di tenere un capitolo presso la taverna del castello in Fleet Street, su particolare richiesta di diverse persone di qualità. Ciò significa informare il pubblico, che non ci sarà nessuna spada tirata alla Porta, né la Scala in una stanza oscura, né un Massone sarà riconosciuto come membro fino a quando avrà rinunciato al suo Ordine Novellato e sia stato degradato correttamente. Il mandarino che è appena partito per Roma dove va a fondare una loggia, come ha fatto a Londra. Ci viene detto che numerosi massoni eminenti si sono fatti degradare dalla massoneria per aggregarsi a questa società e che altri sono stati respinti per mancanza di titoli.

È palese l’incompatibilità tra questi due ordini, la volontà di far apparire l’Antico e nobile ordine dei Gormogoni più antico della Massoneria e la richiesta di farsi degradare delle proprie dignità massoniche per farne parte. Strategico al fine di darsi importanza era il dire che ne avessero fatto parte persone importanti e ancor di più che non tutti venivano ammessi. È una consuetudine ricorrente nella storia cercare “patroni importanti” e favoleggiare una esclusività che spesso esiste solo sulla carta. Questa società compare anche in un poema The Goose, nella raccolta Tim Bobbin’s Collected Poems of 1757. I versi così recitano:

As I have the honor to be a member of the

ancient and venerable order of the Gormogons,

I am obliged by the laws of the great Chin-

Quaiw-Ki-Po, emperor of China, to read, yearly,

some part of the ancient records of that country.


Mentre sulle antipatie tra Gormogos e Massoni possono essere illuminanti I versi di Henry Carey del 1729:


The Masons and the Gormogons 

Are laughing at one another, 

While all mankind are laughing at them;

Then why do they make such a pother? 

They bait their hook for simple gulls 

And truth with bam they smother, 

But when thev’ve taken in their culls

Why then’t is “Welcome, Brother”

Troviamo una medaglia di questa società segreta conservata al British Museum, la puoi vedere qui: https://micheleleone.it/antico-e-nobile-ordine-dei-gormogoni/#iLightbox[gallery2282]/0.

Passando dalla realtà storica alla finzione televisiva nella terza stagione della serie Bones vi è un serial killer dal nome Gormogon. Senza voler sviluppare teorie improbabili come i possibili messaggi occulti all’interno del telefilm è però interessante notare che il primo episodio della stagione è intitolato nella edizione americana: Widow’s Son In The Windshield (il figlio della vedova nel parabrezza) e figli della vedova sono chiamati i massoni. L’ottavo episodio è chiamato in italiano i Cavalieri di Colombo (The Knight on the Grid), nome di un’altra società segreta, vicina o opposta alla Massoneria a seconda degli interpreti. Interessante è anche il metodo utilizzato per scegliere le vittime: i Tarocchi. Insomma ci sono abbastanza elementi per poter lanciare la fantasia verso teorie della cospirazione o ipotizzare una guerra tra due società segrete che continua dal lontano 1724.


      Gioia – Salute – Prosperità

sabato 12 dicembre 2020

Il tempo scorre a ritmi irregolari. E in montagna si invecchia prima

tratto da "Il Giornale" del 13/09/2020

Il tempo accelera a mano a mano che ci si allontana da un oggetto con grande massa. Per questo in cima a un monte, quando si è più lontani dal centro della terra, gli orologi corrono più velocemente


di Tommaso De Lorenzo, Marisa Saggio


Di una cosa siamo certi: in montagna si invecchia più che al mare. E questo nonostante si dica che la salsedine e il sole rovinino la pelle, mentre l’aria fresca faccia bene.

Si invecchia più velocemente sui monti perché lì il tempo scorre più velocemente che al mare. E non perché in vetta ci si diverta di più, ma perché gli orologi, tutti gli orologi, ticchettano più velocemente.

Come possiamo essere certi di un fatto così strabiliante e apparentemente contrario alla nostra intuizione? Un’intuizione vecchia cent’anni di un certo Albert Einstein aprì una straordinaria rivoluzione nella scienza e nel pensiero in generale. Contraddicendo nientepopodimeno che Newton, Einstein capì che il tempo non è qualcosa di assoluto e che gli orologi non battono tutti alla stessa velocità. Lo capì già quando presentò al mondo la teoria della relatività ristretta: se mi muovo il mio orologio va più lento rispetto allo stesso se rimanessi fermo. Incredibile. Un decennio più tardi, con la teoria della relatività generale, aggiunse che il tempo rallenta a mano a mano che ci si avvicina ad un oggetto con grande massa: maggiore è l’attrazione gravitazionale subita, più lento scorre il tempo. Ecco spiegato allora perché ad una altitudine elevata il tempo scorre più velocemente che al livello del mare: in montagna sono più lontano dal centro della Terra, sento meno la sua attrazione gravitazionale, quindi l’orologio corre più rapidamente. E io invecchio prima.

Per quanto eleganti, geniali e risolutive fossero le sue teorie, anche Einstein ha fatto errori nella carriera di fisico più famoso di tutti i tempi e dunque la sua parola non è abbastanza per essere sicuri di fatti così controintuitivi. Nel 1971 un fisico ed un astronomo presero quindi alcuni orologi tra i più precisi dell’epoca, orologi atomici grandi quanto comodini. Ne lasciarono alcuni a Washington, mentre altri li portarono come bagagli (un po’ ingombranti) su aerei di linea con i quali fecero il giro del Mondo, una volta verso Est e una volta verso Ovest. Quando, tornati a Washington, confrontarono gli orologi viaggiatori con quelli casalinghi, trovarono che i primi indicavano un tempo maggiore dei secondi. Non erano più sincronizzati. E la differenza era in accordo con quanto predetto da Einstein: quando ci si muove veloci, o se si va in montagna, il tempo scorre più velocemente.

Nei 50 anni successivi, esperimenti del genere sono stati ripetuti e confermati diverse volte. Con la precisione raggiunta dagli orologi attuali, che tra l’altro non sono più grandi come comodini, possiamo misurare sperimentalmente la differenza dello scorrere del tempo tra orologi distanti poche decine di centimetri l’uno dall’altro! In altre parole, sappiamo determinare sperimentalmente quanto i vostri capelli siano più vecchi dei vostri piedi. Ovviamente di poco, molto poco, un nanosecondo ogni anno, quindi non è una buona idea vivere facendo la verticale per mantenere la mente giovane. Sono differenze delle quali non possiamo renderci conto.

Ma se l’uomo riuscisse a distinguere differenze di tempo così piccole, come percepirebbe lo scorrere diverso del tempo? Per semplicità, immaginiamo di riuscire a distinguere differenze di tempo di un diecimilionesimo di secondo ogni anno (mille volte più del nanosecondo del paragrafo precedente). Questo non basterebbe a distinguere la differenza tra testa e piedi, ma sarebbe sufficiente per distinguere per esempio quella che c’è tra le pendici e la cima del Monte Bianco (quasi 5 Km di dislivello). Alleniamoci a dovere e cominciamo a scalare la cima, tenendo al polso il nostro nuovissimo orologio atomico. Cosa succederebbe? Sentiremmo il ticchettio piano piano accelerare? La risposta è negativa. L’orologio non è altro che lo strumento di misura del tempo. E se il tempo cambia il ritmo via via che saliamo il Monte Bianco, anche la nostra percezione del ticchettio dell’orologio cambia con esso. Questo vale anche per i processi fisici come l’invecchiamento o il pensiero: per noi non cambierebbe nulla. Ci sembrerebbe come se tutto stesse continuando allo stesso ritmo. Solo una volta tornati a valle dopo aver raggiunto la vetta ci accorgeremmo che qualcosa è cambiato. Confrontando il nostro orologio con quello del barista con cui avevamo parlato prima di partire, scopriremmo che il nostro tempo è scivolato via più velocemente che al bar. E ci accorgeremmo di essere invecchiati un po’ di più di lui.

In tutti gli esperimenti che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti, infatti, gli orologi in gioco sono stati sincronizzati insieme nello stesso posto, portati in posti diversi o a velocità diverse, e poi riportati insieme per essere confrontati. Con l'introduzione della Relatività Generale, il tempo perde i connotati di assolutezza che aveva assunto con le idee newtoniane. L'Universo non balla tutto sullo stesso ritmo cadenzato e preciso. Ogni punto dello spazio e ogni momento ha il suo scorrere del tempo che è mutevole, cambia in maniera intimamente legata all'interazione gravitazionale di quel punto in quel momento. Con esso danzano a ritmi diversi le stelle, i buchi neri e noi stessi.

mercoledì 9 dicembre 2020

Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica

In collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/antico-ordine-dei-cavalieri-della-catena-mistica/


Dai miti arturiani alla Pennsylvania con l’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica

 

Questa mattina leggendo il New York Times, 22 ottobre 1884, mi sono imbattuto in un articolo con questo incipit: “PITTSBURG, Penn., 21 ottobre. – Il Castello Supremo dell’Antico, Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica si è riunito qui nella loro convention annuale questo pomeriggio alle 2 e resterà in sessione fino a giovedì sera. Trenta delegati, in rappresentanza di 25 Stati, sono presenti”.

A questo punto è lecito chiedersi cosa fosse l’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica (Ancient Order of Knights of the Mystic Chain) e di cosa si occupasse.

Nel 1870/71 a Reading, in Pennsylvania un gruppo di Massoni e Cavalieri Pythias unitamente ad altre persone fondarono l’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica inserendolo nella mitologia e tradizione arturiana e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. A questi valori cavallereschi si ispira il loro motto o divisa araldica: “Loyalty, Obedience, and Fidelity” traducibile in: Devozione, Obbedienza, Fedeltà.

L’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica era diviso in tre gradi a cui nel tempo se ne aggiunsero due:


1. Cavaliere

2. Mistero

3. Cavalleria

 

a. In un secondo tempo venne creato il Mark-degree. Avevano accesso a questo grado paramilitare solo quanti erano stati maestri di un Castello.

b. Naomi o Figlie di Ruth, grado creato per le donne.

Il loro luogo di ritrovo era detto Castello, analogo ad una Loggia Massonica e omonimo del luogo di raduno dei Cavalieri Pitici, nel cui centro era posto un altare su cui si trovava una bibbia aperta.


A differenza della Massoneria i rituali, soprattutto di iniziazione, sono meno seri e come molte fraternità tendono allo scherzo o alla Goliardia.

L’iniziazione al grado di Cavaliere viene posto su una lastra di metallo e viene spinto a prendere un oggetto contenuto in un contenitore colmo d’acqua. Mentre il candidato prova a prendere l’oggetto subisce una piccola scossa elettrica. Durante l’iniziazione ad un altro grado il candidato bendato è costretto a chinarsi sino a quando non immerge la testa in una bacinella di acqua fredda. I membri di questa consorteria sono spinti da precise istruzioni rituali a prendere in giro i recipiendari mentre affrontano le prove dell’iniziazione.

L’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica non superò le poche decine di miglia di membri e si estinse nella prima metà del XX secolo.  Ci sono voci che raccontano dell’esistenza odierna dell’ordine.

I rituali e la struttura di questa fraternità sono ispirati alla Massoneria ai Cavalieri Pythias, agli Odd Fellows e ad alcune Fraternità forestali.


Descrizione dell’emblema e sigillo


L’emblema di questa società segreta è un pentagono, che porta su ciascuno dei suoi lati una metà inferiore invertita di un triangolo isoscele. Questo fornisce cinque campi distinti, nel primo dei quali, di colore bianco vi è un libro aperto; nel secondo colorato di blu sono posti uno scudo e una lancia; il terzo è rosso, al suo interno troviamo cranio e ossa incrociate; nel quarto, dello stesso colore del precedente vi sono spade incrociate; nel quinto, di colore nero, abbiamo l’Occhio che tutto vede. Al centro sono incise delle lettere, il cui significato è noto solo ai membri del quarto grado: Mark. Sul rovescio abbiamo nel campo centrale un castello in rilievo, che è il marchio del grado più alto. Gradi più bassi avevano altri segni.


Quali erano gli scopi dell’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica?


Come molte Fraternità e Società di Muto Soccorso l’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica aveva lo scopo di supportare i confratelli in caso di infortunio sul lavoro o malattia; di assistere e prendersi cura delle vedove e degli orfani dei confratelli deceduti; creare amore per la patria e il rispetto per le leggi del Paese in cui vivono i membri dell’ordine; creare un network professionale e aiutare i confratelli senza lavoro a trovarne uno.

Il motto o vessillo è “Fedeltà, Obbedienza e Fedeltà”; e il “marchio” è un pentagono, che porta su ciascuno dei suoi lati una metà inferiore invertita di un triangolo isoscele, il tutto suggerisce una forma di croce maltese di cinque braccia. Questo fornisce cinque campi distinti, nel primo dei quali, bianco, è un libro aperto; nel secondo, blu, uno scudo e una lancia; nel terzo, rosso, cranio e ossa incrociate; nel quarto, rosso, spade incrociate; nel quinto, nero, l’Occhio che tutto vede; e al centro, lettere, il cui significato è noto solo ai membri di grado Mark. Al contrario, nel campo centrale, al centro, un castello in rilievo, che è il marchio del grado più alto. Ci sono lievi cambiamenti per quelli di rango o grado inferiore.

Ti riporto per permetterti di notare le somiglianze con altri riti di altre organizzazioni il rituale di apertura dei lavori del Castello nel grado di Cavaliere, altrove ti riporterò altri rituali:


Cerimonia di apertura dell’assemblea di Cavaliere dell’Antico Ordine dei Cavalieri della Catena Mistica

Comandante: Nobili Cavalieri, sto per aprire un Castello dei Cavalieri della Catena Mistica, e chiedo la vostra collaborazione. Vice-Comandante, gli ufficiali sono alle loro postazioni?

Vice Comandante: Si, Comandante.

Comandante: Maresciallo, lei prenderà la parola d’ordine e verificherà se tutti i presenti sono Nobili Cavalieri.

Maresciallo, dopo aver preso la parola d’ordine: Lo sono, Comandante.

Comandante: Maresciallo, qual è il primo compito dei Nobili Cavalieri riuniti?

Maresciallo: Essere a guardia del Castello, Comandante.

Commendatore: Istruire la Sentinella che un Castello dei Cavalieri della Catena Mistica è in assemblea, e che solo chi è qualificato può entrare qui.

Maresciallo, dopo aver istruito la sentinella: Il Castello è sorvegliato, Comandante.

Il Comandante dà tre colpetti per richiamare la Loggia.

Comandante: Ufficiali e cavalieri, voi vi alzerete e mi darete il contro-segno; la sua risposta è la stessa. Il segno di riconoscimento; la sua risposta. Il Segno dell’afflizione; la sua risposta. Il Verbo dell’ afflizione; la sua risposta. Il Segno dell’Avvertimento; la sua risposta. Il Segno di Voto. Il Segno del grado di Cavaliere; la sua risposta. Affrontatevi l’uno con l’altro e afferrate la mano.

Comandante: Ufficiali e Cavalieri, vi ringrazio per l’attenzione e l’assistenza nella conduzione degli affari di questoCastello. Il nostro Cappellano invocherà l’aiuto divino.

Cappellano, ex tempore o altro:  

Onnipotente Signore, chiediamo il Tuo aiuto,

Per fare il lavoro che ci è stato affidato,

Per guadagnare il salario prima di essere pagati

Per il dovere svolto.

 Chiediamo il Tuo aiuto per allietare il triste,

Proteggere gli indifesi: i nostri amati così cari:

Dalla povertà e dal bisogno e dalla paura,

Per il dovere svolto

Al lavoro fedele i nostri cuori si inclinano,

I nostri diversi poteri e volontà si combinano

In una linea di battaglia fraterna:

Fino alla vittoria.

Comandante: Dichiaro ora … Castello, N° …, dei Cavalieri della Catena Mistica d’America, aperta. Illustri Cavalieri, vi ringrazio per la vostra assistenza nella conservazione dell’ordine e del decoro durante la presente convocazione.

Il Comandante dà un colpetto di maglietto: Cavalieri, sedetevi.

sabato 5 dicembre 2020

IN MARGINE AL “RAGGIO DELLA MORTE” DI GIULIO ULIVI: QUANDO DEI RITAGLI DI GIORNALE SI RIVELANO PIÙ PREZIOSI DI UN LIBRO

In collaborazione con Simone Berni: https://www.cacciatoredilibri.com/in-margine-al-raggio-della-morte-di-giulio-ulivi-quando-dei-ritagli-di-giornale-si-rivelano-piu-preziosi-di-un-libro/


Alle origini del pestifero “raggio della morte”

ià prima della scomparsa di Guglielmo Marconi si erano andate diffondendo voci insistenti circa una sua terribile invenzione: il raggio della morte. Con questo raggio, si diceva, era possibile uccidere il nemico a distanza di chilometri e chilometri, forse addirittura da un continente all’altro. Finché il fisico italiano fu in vita riuscì a tenere a bada simili illazioni, anche se in alcuni frangenti si vide costretto a smentite ufficiali, come nel caso delle notizie pubblicate dal New York Herald, edizione di Parigi, alle quali il fisico italiano rispose in modo lapidario:

“Statement that I have been directing beam at passing cars with object of stopping their motors is entirely and absolutely false (“Indiscrezioni secondo le quali avrei diretto un fascio di raggi contro delle auto in movimento, fermandole, sono da ritenersi del tutto prive di fondamento”)”.

Tuttavia, dopo il 1937 le voci presero il sopravvento e la stampa, certa stampa, se ne impossessò, eccitando la fantasia popolare e creando miti e cliché che perdurano anche ai nostri giorni. Si ebbero così quelle che oggi chiameremmo “leggende metropolitane”. Una di queste, che ci fa sorridere, è raccontata da Carlo Rossi nel suo celebre Dalla rana di Galvani al volo muscolare (Milano, Ulrico Hoepli, 1944). Il libro è un concentrato terrificante di notizie, idee, teorie e gustosi retroscena che spaziano dalle torpedini di Galvani al campo rotante di Galileo Ferraris, a come (non) si realizza il moto perpetuo, all’avvenire dei razzi per vincere l’attrazione terrestre fino all’uomo pipistrello, cioè al cosiddetto “volo muscolare”.

La leggenda metropolitana che riguarda il raggio della morte recita di un pastore siciliano che, trovandosi nel suo campo a badare alle capre, vede due povere bestiole cadere stecchite. Il pastore si guarda attorno, cerca di rendersi conto ma non riesce a capire cosa sia successo. Il veterinario, più tardi, gli dirà che un raggio mortifero ha colpito le bestie partendo dalla costa sarda. Rossi ricorda opportunamente che, perché questo risulti possibile, le capre avrebbero dovuto trovarsi a non meno di 7000 metri di altezza, per via della curvatura terrestre e il raggio doveva possedere un diametro sottilissimo, forse sub-atomico, per aver potuto colpire le capre e risparmiare il mandriano.

Un altro interessante libro dello stesso autore, sempre incentrato sui misteri della tecnologia del presente (e del futuro), è …Et Ultra (Milano, Hoepli, 1933), con una avvincente copertina futurista di Schipani.

Mario La Stella e il suo libro cult

Ma che cos’era, in definitiva, questo raggio della morte? Per rispondere alla domanda bisogna cercare di entrare nella mentalità dell’uomo medio tra le due guerre, a cominciare dal desiderio di sensazione e dal fascino che su di lui esercitavano le notizie relative alle nuove mirabolanti tecnologie.

Mario La Stella fu un valente giornalista e scrittore anche se parte della critica lo considera oggi (come allora) “autore di regime”. Di lui si ricordano inchieste di una certa importanza come la biografia cronologica Marconi mago dell’invisibile dominatore degli spazi (Milano, Edizioni Aurora, 1937), che gli valse un importante premio. Il suo esordio come scrittore era avvenuto già da alcuni anni, con lavori che sono del tutto sconosciuti e irreperibili anche sul mercato dell’usato e del piccolo antiquariato.

Penso, per esempio, a Costruire un uomo (Roma, Studio Editoriale Italiano, circa 1944), a L’alchimia della vita (Napoli, Edizioni “Mondo Occulto”, 1936), rarissimo.

Ma l’opera che ha fatto di Mario La Stella un vero e proprio autore cult – dando corpo a suggestioni e cacce bibliofile che durano tutt’oggi – è Il Raggio della morte: fantasie e realtà sulla guerra di oggi e di domani (Roma, Istituto per l’Enciclopedia De Carlo, 1942). Il libro, nella sua veste grafica, è assai noto. Brossura editoriale color crema con titolazioni in rosso. Sopraccoperta marrone, rossa e gialla riproducente sul davanti il mezzobusto di un soldato con maschera antigas, gladiatore e profeta della guerra di domani, ipotesi non del tutto smentita dagli eventi futuri, anzi!

Sul retro un enorme generatore ad alta tensione con indicata una linea di sicurezza sul pavimento, con la scritta:

“Un uomo che si avvicinasse a questa distanza potrebbe rimanere fulminato [anche] senza toccare gli apparecchi”.

Volumetto in formato sedicesimo difficile da reperire completo della sopraccoperta. Il libro ha qualche difetto non solo per via della carta usata, di scarsa qualità, ma anche perché in alcune copie che mi è capitato di osservare, le prime pagine risultano essere sovra-inchiostrate. Bisogna però capire il momento di difficoltà economica del paese, che si rifletteva su ogni singola attività. Le macchine che si rompevano non potevano essere cambiate ma solo riparate, a volte “alla bell’e meglio”. Ma per la lettura risulta godibile fino in fondo, ben scritto, pieno di spunti che accendono la fantasia e fanno correre la mente. Ricco di citazioni, alcune alquanto misteriose, e di personaggi semi-sconosciuti, ma di grande richiamo.

Giulio Ulivi, chi fu costui?

Uno dei personaggi citati da Mario La Stella all’interno del su libro, l’ingegnere Giulio Ulivi, merita tutta la nostra attenzione. Carlo Bramanti su internet ne produce una buona documentazione tratta per la maggior parte dal quotidiano La Nazione dell’epoca, alla quale mi rifaccio.

Ulivi era fiorentino di nascita (vide i natali a Borgo San Lorenzo nel 1880) e studiò elettrotecnica nel capoluogo toscano, per poi completarsi in Francia e Germania. Proprio in Francia, a Clichy, si era costruito un laboratorio di ricerca dove compiva i suoi esperimenti. Quanto Ulivi fosse famoso oltre frontiera lo si evince da varie fonti.

M. T. Bloom, su un articolo apparso su Lectures pour Tous, e ripreso a sua volta da True Magazine, narra di un episodio avvenuto nell’agosto del 1913, quando Ulivi fece degli esperimenti a Villers-sur-Mer, sembra con risultati altalenanti, di fronte alle autorità francesi.

Altri due ritagli di giornali del tempo (seppure da testate non identificate) ci informano di come la figura di Giulio Ulivi fosse nota in Italia e all’estero.

La stampa italiana cominciò ad interessarsene dal 1914, e si racconta di quando, dal Monte Senario, fece saltare per aria alcune cariche poste semisommerse sull’Arno, a una distanza di oltre sedici chilometri. Aveva quindi usato il suo fatidico “raggio della morte”?

Ulivi aveva pochi amici fidati, e solo a loro era concesso entrare nei suoi laboratori posti in via Fra’ Giovanni Angelico. Tra di essi c’era l’ammiraglio Giulio Fornari, la cui figlia minorenne, Maria Luisa, Giulio Ulivi rapirà nel luglio del 1914, e poi sposerà l’anno seguente, destando un forte scandalo e rischiando ovviamente l’arresto. Fu quello un atto che segnò la sua vita. Da tempo si andavano addensando voci negative sui suoi esperimenti e tra di esse quella autorevole di Augusto Righi. Il rapimento (qualcuno disse “fuga d’amore”) avvenne alla vigilia di un esperimento decisivo, alla presenza di tre industriali milanesi interessati alla sua invenzione, che poi si defilarono in tutta fretta.

Le “imprese” allo Stabilimento Somaini

Tutto andò peggiorando per l’inventore toscano, che appariva e scompariva in varie città dove annunciava “colpi di teatro” con il suo famoso raggio. Riapparve infatti in quel di Lomazzo, un paesino del basso comasco, presso lo stabilimento di impianti elettrici Somaini. È l’anno 1917. Il proprietario dello stabilimento, il colonnello Francesco Somaini in persona e il direttore tecnico di detto stabilimento, Adolfo Hilzinger, coadiuvano Giulio Ulivi in un importante quanto misterioso esperimento.

L’idea è quella di mettere a punto un raggio che, una volta attivato, possa bloccare i motori a distanza. Una simile arma, se realizzata, permetterebbe di far precipitare gli aerei o di bloccare i carri armati, nonché le navi e i sottomarini. Ma un’altra applicazione, non meno importante, è quella di far esplodere granate ed altri esplosivi stipati nei depositi del nemico. Ciò permetterebbe di ridurre o addirittura annientare gli arsenali avversari in guerra. Un esercito in grado di avvalersi di simili armi avrebbe ben pochi problemi nell’aggiudicarsi le battaglie.

Neanche La Stella era probabilmente in possesso di materiale di prima mano. Si riferiva, non scordiamolo, a episodi accaduti venticinque anni prima. In ogni caso la sua ricostruzione dei fatti appare verosimile in parecchi punti. Se non proprio i rapporti ufficiali degli esperimenti – che forse neppure esistevano più – l’autore si procurò le relazioni circa i danni prodotti dagli esperimenti nello Stabilimento Somaini, documenti redatti dal direttore tecnico Hilzinger.

Purtroppo non è facile capire quali potenze elettriche fossero realmente in gioco, in ogni caso bisogna ammettere che qualcosa di anomalo successe. Si racconta di strani incidenti avvenuti nello stabilimento.

Alcuni operai, mentre svolgevano i compiti di routine, sarebbero stati sbalzati a terra da scariche elettriche improvvise e inspiegabili. Scariche elettriche provenienti sia dalle apparecchiature che dalle tubature degli impianti. In un’occasione, tre grandi motori elettrici (uno da 500 cavalli, molto potente per quei tempi) ebbero dei violenti sussulti alle loro basi e si fermarono. Una volta smontati furono rinvenute tracce di scariche elettriche tra la parte motrice e quella statica, con principi di fusione del metallo.

Le emissioni elettromagnetiche dell’Ulivi avevano quindi prodotto dei danni, anche se non tali da giustificare in pieno l’interesse per le sue ricerche. Quello che contava, però, era aver intrapreso la strada buona. Con potenze più alte in gioco egli avrebbe di certo potuto infliggere danni ben più gravi alle apparecchiature elettriche “bombardate”, rendendo così la sua invenzione di importanza strategica. Per tutto il 1917 andranno avanti le prove e gli esperimenti. Da rilevare che l’ingegnere Luigi Negretti, concessionario dell’illuminazione pubblica del paese di Lomazzo e limitrofi:

“(…) Venne a protestare essendo state trovate bruciate indistintamente tutte le lampade del suo esercizio, con altri danni al materiale dei suoi impianti”.

Le vere chimere per il collezionista

Di e su Giulio Ulivi esiste un poker di scritti, ormai non più reperibili, che raccontano in maniera dettagliata i suoi esperimenti.

Si tratta di Alcune considerazioni sulle mie ultime esperienze di radiobalistica eseguite al Campo Sperimentale di Lomazzo nel luglio 1917 (Saronno, Tipografia di Filippo Volontè, 1917). Lo studioso interessato ad approfondire la faccenda ne troverà una copia (quasi sicuramente l’ultima rimasta in vita) nella Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma.

Altrettanto raro, altrettanto “proibito”, il resoconto di Adolfo Hilzinger, dal titolo Rapporto sulle manifestazioni, perturbazioni e danni nello Stabilimento Somaini & C. a Lomazzo durante le esperienze dell’ing. Giulio Ulivi (Saronno, Tipografia di Filippo Volontè, 1917), sempre esistente in unica copia, conservata nella stessa biblioteca del precedente lavoro. Entrambi gli scritti, classificati come “materiale militare”, non sarebbero mai stati diffusi. Da qui la loro quasi totale scomparsa.

Poi è la volta di A proposito delle ricerche ed esperienze di radiobalistica compiute dall’ing. Giulio Ulivi: lettera ed articolo, dell’ingegnere Mario Buffa (Saronno, Tipografia Ditta Volontè Filippo, probabilmente 1917); e di La radiobalistica ottenuta indirettamente per mezzo di due stazioni di Telegrafia senza fili opportunamente regolate: relazione: Milano, 2 dicembre 1915, di Giulio Ulivi (Saronno, Tipografia Ditta Volontè Filippo, circa 1915).

Esaminando questi scritti, potrebbero venire fuori prove sufficienti per ritenere che UIivi avesse avuto la giusta intuizione, ma non bisogna dimenticare che ci si stava muovendo in un campo assolutamente nuovo. Anche Marconi per la telegrafia senza fili o Meucci per il telefono dovettero superare fasi nelle quali le loro sperimentazioni non davano i frutti sperati o li davano in minima parte e non nella direzione voluta. Senza contare il clima di sfiducia e il dileggio che spesso circondava questi primi tentativi da parte anche degli stessi colleghi e scienziati.

Sul raggio della morte, oltre alla sua origine tra storia e leggenda, spiegazione e finalità, nel 2013 ci fu una clamorosa rivelazione su un finanziere italiano, Franco Marconi, che si sarebbe dedicato a questo ardito progetto durante l’ultimo conflitto mondiale. Il lavoro che ha svelato questo nome è stato Il raggio della morte: la storia segreta del militare italiano che avrebbe potuto cambiare il corso della seconda guerra mondiale, di Gerardo Severino, Giancarlo Pavat (Roma, XPublishing, 2013). Tutto è passato molto sotto silenzio.

mercoledì 2 dicembre 2020

Gli Accadi: il primo impero militare

 in collaborazione con il blog Fanta-Teorie: https://fanta-teorie.blogspot.com/2014/08/gli-accadi-il-primo-impero-militare.html

Quello Accadico viene generalmente giudicato dagli esperti come il primo impero della storia.

L'impero Accadico appunto, o Impero di Akkad, detto così per via della capitale Akkad.

Fu un'antica popolazione semita, una delle prime per essere precisi. Ad un certo punto della sua storia guidato da un uomo carismatico, Sargon, divenne la più potente delle popolazione del medio oriente. Tanto da inglobare Sumer che era assai più florida e progredita, ma non dotato di un sufficiente elemento militare per contrastarli. Si ebbe dunque una fusione a ciò che oggi chiamiamo L'impero di Sumer e Akkad, o impero sumero accadico.

Possiamo infatti fare una distinzione tra Sumer e Akkad, ovvero che con Sumer abbiamo una struttura simile a quella della Grecia antica, composta da una serie di città stato indipendenti tra loro, ma accomunate da usi, costumi e lingua.

Akkad invece è il preludio di un'era dove il sovrano si fonde con l'eroe e con la divinità diventandone il signore, riuscendo così a porre sotto di se un corposo territorio molto e popolazioni molto differenti tra loro. L'anticamera dell'impero Persiano.

Geografia e genesi

Si hanno i primi segni di Akkad in Mesopotamia già nel periodo Proto-Dinastico II e III (2750 - 2350 circa).

L'ipotesi degli esperti è che siano migrati secoli prima dal deserto siro-arabico. In questo caso iniziamo a notare come in Mesopotamia ci siano già le premesse per una coabitazione di popoli differenti. Tale coabitazione  nel corso dei secoli sarà sempre più turbolenta fino ad arrivare ad un periodo si stabilità con l'impero Persiano.

L'impero accadico prende il nome dalla propria capitale Akkad (fondata nel 2300 a.c. da Sargon I), posta a sinistra dell'Eufrate. Ancora rimane controversa la questione sulla capitale, ovvero se di co-fondazione al regno voluta da Sargon o già pre-esistente e rinominata dal sovrano stesso. Successivamente comunque Kish diverrà la capitale.

Strutture politiche, sociali e religiose.

Con la fondazione di Akkad da parte di Sargon I si da inizio all'impero accadico. L'intento era quello di creare un regno che unificasse il golfo persico con il mediterraneo. Ma ciò avverrà soltanto con l'impero Persiano prima e Alessandro Magno poi.

Con l'avvento di Sargon I si percepisce un cambiamento nelle strutture politiche della Mesopotamia. Mentre a Sumer l'EN.SI (governatore) lo si era per meriti di competenza, ossia per istruzione e per meriti religiosi, infatti spesso essere sacerdote guida risultava decisivo per guidare la città, con l'impero accadico questo muta, conferendo all'elemento militare motivo di supremazia. Ovvero il più forte comandava. Gli ensi sotto Sargon infatti erano si governati ma sempre vassalli al monarca assoluto. Non vi era nemmeno la presenza di un'assemblea degli anziani, come avveniva a Sumer.

Almeno da ciò che si è scoperto per ora.

Non si può definire con certezza ma ad un certo punto Sargon ebbe (per i canoni di allora) la sfrontatezza di autoproclamarsi "re delle quattro parti", alias, re del mondo conosciuto. Questo mostra un nuovo approccio nella figura del capo e del sovrano. Infatti fino ad allora tale titolo veniva riconosciuto solo alle grandi divinità Anu, Enlil e Shamash.

Per tale aspetto cominciò a diffondersi un culto per il sovrano, che potremmo vedere evolversi nel corso della storia e trovarne l'apice con l'adorazione del Faraone e del Gran Re.

Ormai Sumer era sotto il controllo di Akkad e anche se all'inizio riluttante, si cominciò a notare una chiara tendenza di propaganda del sovrano, ma sempre nei limiti degli Dei.

Con Sargon abbiamo l'affermarsi di un Sovrano-eroe che con carisma, forza e valore riesce a trascinare il popolo e farsi strada.

A Sargon I succedette Rimush che regnò dal 2278 - 2270 a.c.

Morto Sargon i popoli che mal volentieri ne subivano il dominio no tardarono a ribellarsi e il nuovo sovrano dovette subito porre rimedio. Il suo regno fu breve e travagliato. A causa della congiura organizzata, molto probabilmente, dal fratello maggiore bramoso del trono Manishtushu.

Quest'ultimo regnò dal 2269 -2255 a.c.

Anche Manishtushu dovette, appena salito al trono, affrontare numerose ribellioni, che a fatica riuscì a sedare. Una volta posto il suo dominio di destituì del titolo di "Re di Akkad" e di

"Lugal-Kalam-Ma" ossia Re del paese di Sumer per autoproclamarsi Lugal-Kis "Re della Totalità".

Naram-sin succedette al padre Manishtushu. Il suo regno durò dal 2254 -2218 a.c. fu il quarto re di Akkad diretto discendente di Sargon I. Naram-sin riuscì durante il suo regno a raggiungere l'apice dell'impero di Akkad. Dopo aver sedato anch'egli varie ribellioni estese il suo dominio dal golfo persico fino al lambire le coste del mediterraneo, ma senza avere mai un diretto controllo.

Sotto il suo regnò si intensificò la figura del sovrano e il suo culto, autoproclamandosi "Dio della sua terra".

Fu abile a comprendere che tale vastità di territorio andava frazionata ed infatti pose due centri amministrativi, Nagar e Ninive.

Shar-Kalli-Sharri è stato il quinto re dell'impero Akkad, figlio di Naram-sin governò per ben 25 anni, dal 2217 al 2193. L'intera durata del suo regno fu il più duro. All'inizio dovette controllare un periodo di profonda anarchia e crisi dinastica dove oltre a lui si elessero altri quattro re. Nanum, Igigi, Imi ed Elulu. Alla fine della contesa prevalse Dudu che regnò dal 2189 al 2169 a.c.

Shu-Turul fu ultimo re dell'impero di Akkad e regnè dal 2169 - 2154 a.c.

Non riuscì a sostenere con forza le continue ribellioni e questo indebolì parecchio la struttura territoriale e anche la sua posizione. Oltre alle guerre intestine dovette far fronte alle minacce esterne, la cui più terribile fu quelle dei Gutei nel 2162 a.c. che pose un definitivo freno alla potenza accadica. Da li in poi l'impero di sgretolò fino ad esse del tutto inglobato in altri regni.

Conclusione

In definitiva l'impero di Akkad diede un forte impulso monarchico del tipo assolutista, ma durante il suo regno Akkad non favorì solo la guerra, ma anche la fortificazione dell strutture sociali e religiose presenti già a Sumer. Dunque non erano solo rozzi barbari guerrieri, ma anche un popolo che capì ciò che era giusto salvare e migliorare. E così fecero.

Inglobò anche la sfera religiosa di Sumer di cui divinità divennero alche le proprie.

La divinità principale di Akkad era Ishtar (Inanna per i Sumeri) che veniva rappresentata dalla stella del tramonto, dunque il pianeta venere.  Essa era la dea della fertilità, dell'amore, della bellezza e anche della guerra, figlia di Anu e sorella di Enki e Enlil.

Nonostante il tramonto dell'impero la lingua semitica accadica e quella sumera divennero la lingua scritta per le funzioni notarili e liturgiche.

Buona viaggio nella storia...

sabato 28 novembre 2020

CAGLIOSTRO – LE VERITA’ NASCOSTE

Giuseppe Balsamo era veramente il Conte di Cagliostro?

Sfogliando una qualunque enciclopedia o dizionario, e cercando sotto la voce “Cagliostro”, l’unica definizione che ci sarà possibile trovare sarà la seguente: “Giuseppe Balsamo, alias Conte di Cagliostro, truffatore di origini Palermitane...”; e se le cose fossero andate diversamente?

Anche se il quesito possa apparire a prima vista tendenzioso, forse anche irriverente nei confronti della storiografia ufficiale, esiste comunque un ragionevole dubbio in merito alle affermazioni comunemente accettate su Cagliostro.

A volte la paura del mistero finisce per diventare la genesi della menzogna, e la menzogna, come ben sappiamo, è stata da sempre lo scenario preferito al fine di occultare, screditare e mettere a tacere le verità scomode e tendenzialmente pericolose.

Roberto La Paglia, sposando quel ragionevole dubbio, frutto di una attenta ricerca e di una certosina analisi e comparazione delle varie fonti disponibili, rilegge da una storia di Cagliostro usando una diversa prospettiva, sforzandosi di anteporre la logica e l’amore per la ricerca alla frettolosa voglia di voler dare a tutti i costi una risposta e giungendo infine ad una verità che forse non sarà mai suffragata da prove visibili e concrete, ma che nella sua ardita fantasia, non sarà poi così dissimile dalla storia che oggi tutti conoscono (o che hanno contribuito a farci conoscere), anche questa senza nessuna vera prova a sostegno se non la cieca incoscienza che a tutto crede purché sia sollevata dalle proprie paure.

Questo libro è un vero e proprio processo indiziario portato avanti su un altro dibattito altrettanto indiziario e frammentario, nel quale i Giudici sono a loro volta testimoni e accusatori, quando non redattori delle prove stesse portate contro Cagliostro; “Nessuno scriverà mai la verità su di me” recitava il Conte e nessuno, in effetti, ha voglia di scriverla, non tanto per la difficoltà oggettiva che quest’operazione comporterebbe, quanto per quella fitta nebbia della quale egli stesso si è ammantato e che i suoi nemici alimentarono prima per poterlo annientare, ora per non scoprire una verità sepolta da tempo, una verità scomoda.

CAGLIOSTRO – LE VERITA’ NASCOSTE
di  ROBERTO LA PAGLIA
Cerchio della Luna Editore
Pagine 262 – ISBN 9788869375712



mercoledì 25 novembre 2020

Lo spirito a lungo penitente

In  collaborazione con Hesperya

tratto da: https://www.hesperya.net/2017/10/19/lo-spirito-a-lungo-penitente/

di Roberta Faliva


La confraternita di Morra (paesino in provincia di Assisi) usava anticamente fare ogni anno varie processioni tra le sue due chiese distanti un paio di chilometri; col tempo una delle due crollò e le processioni così cessarono.

Si racconta che per molti anni si continuarono però a vedere, la notte, lunghe file di lumi andare dal luogo di una chiesa all’altra: molti sostenevano che erano le anime di membri defunti della confraternita che in vita non erano stati abbastanza scrupolosi nell’adempimento di quel loro dovere e dovevano rimediare dopo morti.

Dal 1912 le processioni di lumi non si vedono più, ma gli abitanti del paese raccontano di vedere ancora saltuariamente un lume notturno fare la spola tra le due chiese: è probabilmente un’anima che non ha finito di scontare la sua pena.

sabato 21 novembre 2020

Ghiandola pineale, cos'è e perché viene considerata sacra

tratto da "Il Giornale" del 03/11/2020

Il primo a considerare l'epifisi sede dell'anima fu Cartesio, filosofo francese del diciassettesimo secolo. Ecco che cos'è

di Maria Girardi

Nota anche come epifisi, la ghiandola pineale è una ghiandola endocrina del cervello dei vertebrati. Collegata tramite i cosiddetti peduncoli epifisari, cioè dei fasci nervosi che si diramano simmetricamente alle parti nervose circostante, l'epifisi si trova nell'estremità posteriore del terzo ventricolo.

Le sue cellule, i pinealociti, sono deputate alla produzione della melatonina, un ormone che si produce durante le ore di buio e che regola il ritmo circardiano sonno-veglia. L'influenza su codesto ritmo è stata confermata dall'osservazione della reazione dell'organismo dopo un volo transcontinentale. Il corpo, infatti, necessita di un certo tempo per adeguarsi al nuovo ritmo luce-buio nel corso delle 24 ore e la durata di questo periodo si riduce sensibilmente con l'assunzione di melatonina.

La ghiandola pineale, la cui forma ricorda una pigna, è davvero piccola. Basti pensare che le sue dimensioni sono pari a circa un centimetro di lunghezza per mezzo di larghezza e il suo peso si aggira intorno al mezzo grammo.

Ghiandola pineale come sede dell'anima

La ghiandola pineale è avvolta sin dall'antichità in un'aura di mistero e di sacralità. Il primo a descriverla fu Galeno che si oppose fermamente alla concezione dell'epoca secondo la quale l'epifisi regolava il flusso di spirito, sostanza vaporosa di cui si riteneva fossero pieni i ventricoli cerebrali. Fu poi Cartesio a dare un rilievo "metafisico" alla ghiandola pineale. Da sempre interessato all'anatomia umana, il filosofo francese parlò della stessa nel trattato De homine e nel suo ultimo libro Le passioni dell'anima.

Così scriveva: "Mi sono convinto che l'anima non può avere in tutto il corpo altra localizzazione all'infuori di questa ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni. Perché ho osservato che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie". Come ben si sa, i diversi componenti dell'encefalo hanno una parte destra e una sinistra, a differenza dell'epifisi che è l'unica a non possedere un duplicato. Partendo da questa peculiarità, Cartesio ipotizzò che la ghiandola pineale fosse responsabile della centralizzazione di ogni informazione. Inoltre, in quanto unica zona solida del cervello, sarebbe potuta essere la sede del pensiero e quindi dell'anima.

Ghiandola pineale e terzo occhio, un connubio antico

Sono conosciute dai tempi remoti le potenzialità spirituali della ghiandola pineale e non è un caso, ad esempio, se gli antichi egizi la raffigurassero come un occhio. Se il filoso Georges Bataille definì l'epifisi "occhio pineale" in riferimento a un punto cieco nella razionalità occidentale, una specie di organo di eccesso, alcune tradizioni religiose e mistiche ripresero la metafora oculare.

Il terzo occhio o sesto chakra dunque, come viene chiamata la ghiandola, si trova in mezzo alle sopracciglia. Secondo la tradizione si tratterebbe di una zona quasi mai utilizzata dal cervello, troppo spesso sottovalutata e invece in grado di vedere aspetti dell'esistenza che non vengono colti dagli altri due occhi.

Si tratta di una visione spirituale che si attiva soprattutto durante i sogni e che è metafora di una migliore intuizione della propria essenza e di quella altrui. Dalle credenze popolari alla scienza il passo è breve. L'epifisi produce, infatti, una sostanza psichedelica nota come dimetiltriptamina (DMT) capace di generare effetti particolari sulla percezione delle cose dilatando i concetti spazio-temporali, in particolar modo nella fase REM del sonno.

Attivare la ghiandola pineale

Sonno ristoratore, buon livello di energia, umore stabile, sistema immunitario efficiente. Sono tanti gli aspetti del benessere psicofisico sui cui il corretto funzionamento della ghiandola pineale influisce. Esistono delle piacevoli strategie per renderla attiva, prima fra tutte la pratica regolare dello yoga e della meditazione. Alcune posizioni e alcuni mantra sono pensati appositamente per favorire il risveglio dell'epifisi. Quest'ultimo è favorito, altresì, dal dormire completamente al buio, una condizione questa che induce una maggiore produzione di melatonina.

Dall'oscurità alla luce. Anche l'esposizione al sole è salutare, in quanto i raggi inducono la produzione di vitamina D e della serotonina, l'ormone del buonumore attraverso cui la ghiandola pineale secerne la melatonina. Indispensabile, infine, disintossicare il corpo dai metalli pesanti, soprattutto dal mercurio presente in quantità notevoli nel pesce spada e nel tonno.

mercoledì 18 novembre 2020

CONTROLLO TOTALE

Tecniche di disinformazione e controllo delle masse

Come riconoscerle, come difendersi


Conclusa la lettura di questo libro saranno principalmente tre le reazioni: incredulità, sgomento, totale rifiuto.

Si tratta di sentimenti ampiamente condivisibili, a maggior ragione in questo periodo così particolarmente buio e incerto, ma tutto quello che leggerete è frutto di una lunga osservazione, registrazione e comparazione relativamente a fatti, eventi e incongruenze che sono sotto gli occhi di tutti, basta soltanto osservare mantenendosi al riparo dai preconcetti e dalle influenze operate dal sistema.

Tutto il resto è vita vissuta, il resoconto del confronto giornaliero di un comune cittadino con una realtà artefatta, opportunamente distorta e resa fruibile alla massa al solo scopo di poter gestire il controllo.

Rimane quindi una vostra libera scelta quella di approfondire le tematiche esposte, verificare i fatti, oppure semplicemente riporre questo libro in uno scaffale della vostra libreria accompagnando il gesta con una scrollata di spalle; qualunque sia il futuro che, a fine lettura, vorrete dare a queste pagine, sarà stata una vostra libera scelta e, in ogni caso, almeno per una volta, avrete agito sulla scorta di una vostra decisione e non di altri.

Chi ancora oggi sostiene l’idea di un sistema perfetto, coerente e in linea con i bisogni dei cittadini, porta avanti una clamorosa bugia, oppure non riesce ad accettare quella sensazione, ormai condivisa in larga maggioranza, che ci porta a dubitare sulle reali finalità del sistema stesso.

La disinformazione nasce principalmente, e si accresce in maniera esponenziale, dal singolo atto di “disinformarsi”, di prendere alla leggera tutti quei segnali che provengono dall’esterno, dal volersi a tutti i costi trincerare dietro una barriera di negazionismo per paura di ammettere che forse non tutto si muove per il verso giusto, che probabilmente è ormai troppo tardi per ritornare indietro.

L’autore promuove una ricerca per identificare come, quando e perché sia accaduto tutto questo, offrendo in tal modo una base di partenza per eventuali ulteriori approfondimenti.

Uno stato è veramente libero, democratico e forte quando mette in primo piano i suoi cittadini, le loro esigenze, quando si batte al loro fianco per costruire un quotidiano meno opprimente, una migliore qualità della vita e un futuro promettente.

Uno stato che tace, che volge lo sguardo altrove, che diffonde mezze verità, i cui organi di potere accolgono personaggi completamente lontani dalla vita di tutti i giorni, che non vivono i problemi dei cittadini e che, nella maggior parte dei casi, li ignorano completamente, non può definirsi libero e democratico se non nella mente e nelle intenzioni di chi vuole a tutti i costi che questa idea sia da tutti accettata.

Questa, come le altre che scoprirete leggendo, è una  delle tante tecniche della disinformazione.

ROBERTO LA PAGLIA
Tecniche di disinformazione e controllo delle masse
Come riconoscerle, come difendersi 
Cerchio della Luna Editore 
Pagine 220 ISBN  -  978-8869375200

 

sabato 14 novembre 2020

Fratellanza del serpente: la più antica società segreta

In collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/fratellanza-del-serpente/


Siamo governati dalla Fratellanza del Serpente?


Ciao, oggi ti racconto della Fratellanza del Serpente, la più antica e potente società segreta che esista, ovviamente non dimenticare l’ironia.

La specie umana infante, sin dalla preistoria, incontra un gruppo di alieni – in alcune versioni un solo individuo – che crea la Fratellanza del Serpente per governare il pianeta Terra; nel corso dei millenni questa Fratellanza del Serpente ha dato i capi carismatici delle religioni e dei governi, ha fomentato le guerre, diffuso informazioni e controinformazioni, è la madre di tutte le società segrete, ma i membri di queste sanno nulla o quasi, perché la verità è per pochi.

Sono queste, in estrema sintesi, le informazioni sulla più antica, potente e occulta società segreta della storia. A molti cospirazionisti non importa porsi legittime domande quali: ma se sono alieni presenti sul nostro pianeta dalla preistoria perché non stanno già governando il mondo? Perché non hanno creato il loro ordine sociale? La Fratellanza del Serpente si è forse scissa e i suoi membri lottano tra loro per detenere il potere?

Tutto questo e in realtà molto altro, a giudicare dalla quantità di carta usata per stampare queste teorie e dal proliferare di siti e blog su questi argomenti che di informativo spesso hanno ben poco, è frutto di un gruppo di teorici del complotto.

Se non bastasse la teoria aliena, ovviamente, essendoci di mezzo il serpente, qualcuno ha pensato di farla diventare anche una fratellanza al servizio di Satana. Quindi avremmo un mix di alieni, possibilmente rettiliani, dal DNA particolare e la capacità di cambiare forma a loro piacimento; se il dna non bastasse è sufficiente compiere qualche macabro rito satanico pasteggiando con sangue umano per poter accedere al potere di mutazione.

Tra gli autori che hanno parlato della Fratellanza del Serpente troviamo: il tedesco Jan Van Helsing (pseudonimo di Jan Udo Holey), autore di testi considerati dei “classici” dagli appassionati; il dj ufologo Xaviant Haze, che ha dedicato a questa fratellanza il volume Aliens in Ancient Egypt: The Bro- therhood of the Serpent and the Secrets of the Nile Civilization; l’inglese David Vaughan Icke, il vero guru delle teorie del complotto. Per Icke i burattinai sono i membri della Babylonian Brotherhood (Confraternita babilonese), altro nome della Fratellanza del Serpente, e ovviamente non mancano i nostri amici rettiliani né gruppi di satanisti. L’elenco di autori potrebbe continuare, ma bastano questi tre per iniziare a farsi un’idea sufficientemente chiara sull’argomento. È implicito che gli autori che hanno individuato la Fratellanza del Serpente come fautrice, creatrice e manipolatrice di tutte le società segrete della storia non hanno ancora fornito prove documentarie sull’argomento. Senza voler dare giudizi frettolosi e partendo dal presupposto che ognuno è libero, se non influenzato dalla Fratellanza del Serpente, di credere a quello che più lo fa star meglio, come possiamo inquadrare questo tipo di opere e speculazioni? A quali bisogni risponde?

Probabilmente queste sono una “evoluzione” del genere fantastico, tanto fantasy quanto fantascientifico, e potrebbero rispondere a uno dei bisogni “primari” dell’essere umano: credere in qualcosa che sia in qualche modo al di là dell’umano. La nostra è ormai una civiltà decaduta, il sacro e l’eros – inteso come la pulsione vitale insita nell’essere umano di cui la componente sessuale è una parte del tutto – si sono affievoliti e quasi dissolti come nebbia in una giornata di sole; la superficialità e l’informazione dozzinale, scambiate per cultura, la fanno da padroni. L’essere umano sublima nel possesso e nel successo personale le sue istanze interiori, ma è in realtà un bambino nel buio che ha paura dell’oscurità. Questo essere nel buio non emerge a un livello di cognizione cosciente, ma resta nascosto nelle profondità dell’essere. La non consapevolezza di essere al buio spingerà l’uomo bambino verso la prima fonte di luce che incontra sul suo cammino, non importa se sia luce vera, luce riflessa o luce artificiale. Il suo comportamento sarà assai simile a quello della falena, compreso il rischio di morire bruciato. Il bambino che è nascosto al buio non si interroga su cosa sia la luce che vede né se possa essere pericolosa: la sua“fame” di luce, il suo bisogno di appigli al buio gli fa accettare qualsiasi verità pur di non restare in solitudine. La necessità di appagare questo bisogno primario spinge l’uomo contemporaneo a credere, spesso senza fede, a qualunque cosa: non sono forse presenti oggi più di ieri sedicenti maestri che sostengono di alleviare le pene dello spirito a prezzi non sempre modici? Molti fenomeni contemporanei sono da attribuirsi a questi tre fattori: perdita del sacro, dell’eros e aumento di superficialità.

L’auspicio, per il decaduto Occidente e soprattutto per suoi figli, è che possa come Araba Fenice risorgere dalle sue proprie ceneri.

Gioia – Salute – Prosperità

mercoledì 11 novembre 2020

I CHING, Il Libro dei mutamenti nella versione musicale di Daniele Trucco

Il 31 ottobre 2020 è uscito sulle principali piattaforme digitali I Ching, il nuovo lavoro di Daniele Trucco. Si tratta di un Ep di due tracce che comprende una composizione per sestetto d’archi e la sua rielaborazione elettronica per Mellotron, ritmica rallentata – uno dei marchi di fabbrica del compositore piemontese è quello di utilizzare campioni ritmici veloci e rallentarli così che dilatino in modo innaturale il loro groove – e basso.

L’I Ching, conosciuto anche come il Libro dei Mutamenti, è un testo che emerge dall’antichità mitica della Cina preimperiale e racchiude in sè una millenaria saggezza, confluita nel tempo sia nel confucianesimo sia nel taoismo. Consta di 64 segni composti da sei linee ciascuno; a loro volta le linee possono essere intere o spezzate e rappresenterebbero un antico sistema di carattere oracolare per esprimere il sì e il no. Tra un segno e un altro c’è sempre una differenza a dimostrazione che qualche cosa è mutato, una sola linea o tutte e sei: ecco perché ognuno dei 64 esagrammi è unico ma in un certo senso derivato da un altro che gli è affine.

Il principio compositivo che regola i 15 minuti di musica del sestetto di Trucco è naturalmente quello del mutamento: ogni esagramma è stato trasformato in un granitico blocco di sei suoni che possono rimanere immobili per tutta la durata della battuta o muoversi di un semitono, a seconda del loro rapporto con l’esagramma da cui sono generati.

I sei suoni non sono stati scelti a caso ma corrispondono ai primi tre armonici sovrapposti (suono fondamentale, suono a distanza di ottava e suono a distanza di quinta) sia per il trigramma inferiore sia per quello superiore. La versione elettronica mantiene inalterato lo spirito del mutamento affidando però al Mellotron le parti degli archi e supportando il tutto con una ritmica crescente e ossessiva.

I Ching rappresenta un nuovo tassello nella sperimentazione musicale condotta da Trucco prima con Math Music e poi con Pr1me Numbers, entrambi lavori dedicati al rapporto musica/matematica e di carattere sicuramente molto distante dall’album cantautoriale vILLA tEMI.

I CHING on Spotify: 

https://open.spotify.com/album/0CQsTz8VwbuBi9Cvk5gh0w?si=XYFfn_OTTGy0Mu98rPBoqA

I CHING on iTunes:

https://itunes.apple.com/gb/album/id1537151748





sabato 7 novembre 2020

IL PENTAGONO, BILL GATES, L’OCCIDENTE E LE SUE METASTASI

Tratto da "L'Opinione" del 31 agosto 2020

di Ruggiero Capone

Fin dagli ultimi decenni del passato secolo, due primarie aziende informatiche hanno lavorato e fatto consulenze per le più importanti agenzie americane, nonché per lo stesso Pentagono. Al punto che la Microsoft di Bill Gates e la Apple di Steve Jobs (ormai passato a miglior vita) hanno rappresentato un importante, se non fondamentale, apporto alla ricerca e sicurezza informatica statunitense. Anche se va detto che, i sistemi informatici di Jobs e Gates non hanno mai dialogato tra loro, e solo negli ultimi quindici anni s’è instaurata una sorta di compatibilità. Ma le agenzie Usa prendevano ciò che a loro serviva, non preoccupandosi di eventuali sviluppi. Nemmeno ipotizzando che il sistema Bill Gates potesse mai assurgere ad una sorta di Spectre (metafora tratta dalla narrazione di James Bond), una sorta di superagenzia mondiale in grado di controllare altri stati e determinare la stessa politica Usa. Il Pentagono ha al suo interno una importante agenzia, il cui acronimo è Darpa: Defense Advanced Research Projects Agency. Attraverso quest’ultima il Pentagono ha sviluppato la realizzazione d’insetti geneticamente modificati. Ma a cosa servirebbero? Innanzitutto a testare armi chimico-batteriologiche su popolazioni cavia, che da sempre vengono individuate nelle aree più povere del pianeta, ovvero Africa centrale e zone remote (ma non ci sono prove sufficienti) dell’America latina. Ma il Pentagono ha da tempo un importante concorrente nelle aziende di Bill Gates che operano informaticamente per le big pharma, ovvero le multinazionali finanziario-farmaceutiche che avrebbero usato gli insetti robot (ma anche bionici) della Microsoft per testare nuovi patogeni umani ed animali nonché le tecniche d’impollinazione, anticrittogamiche ed antiparassitarie in zone dell’Africa centrale. Per farla breve, il Pentagono non controlla più il potere di Bill Gates e delle big pharma: anzi il connubio tra multinazionali chimico-informatico-finanziario determina le politiche negli stati sia democratici che autocratici. E se per il Pentagono gli insetti modificati e controllati potrebbero servire a distruggere le colture agricole di potenziali nemici, per le big pharma gli insetti sintetici e comandati possono agevolmente rivelarsi vettori massivi di nuove patologie sperimentali, quindi di eventuali cure. Circa una ventina d’anni fa, in concomitanza con l’epidemia di ebola in vaste aree dell’Africa centrale, biologi e ricercatori iniziavano a contestare la bioeticità di queste sperimentazioni, lanciando l’allarme contro l’impiego della “tecnologia Crispr per l’editing genetico”: in pratica veniva smascherato l’utilizzo d’insetti per scopi militari e chimico-farmaceutici. Molti scienziati si sono interrogati sul fatto che l’uomo si fosse sostituito a Dio, usando una nuova piaga biblica, una sorta d’esercito di cavallette sintetiche o geneticamente modificate. Ma l’agenzia Darpa ha secretato ogni documento in materia, negando evidenze ed appellandosi al fatto che si tratti di massimi segreti per la sicurezza occidentale. Ma dove inizia la sicurezza occidentale e dove finisce quella delle multinazionali chimico-farmaceutiche? Il dottor Blake Bextine è un dirigente della Darpa e si occupa del programma “InsectAllies”, il sito “ComeDonChisciotte.org” ha riportato questa dichiarazione di Blake Bextine che definisce lo “sfruttamento di un sistema naturale ed efficiente di attuazione, in due fasi, per trasferire i geni modificati alle piante: gli insetti vettore e i virus delle piante che essi trasmettono contromisure modulari, facilmente dispiegabili e generalizzabili contro potenziali minacce, naturali e progettate, all’approvvigionamento alimentare, con gli obiettivi di preservare il sistema colturale degli Stati Uniti”. Ma il Pentagono non è l’unico manipolatore chimico-genetico-batteriologico. E non c’è dato sapere se Darpa e big pharma non si siano spartiti il territorio di sperimentazione, soprattutto non sappiamo come si posizioni l’Oms (organizzazione mondiale della sanità) il questi scontri o incontri. Darpa s’affida a cicadelle, mosche e afidi per inoculare nelle colture i vari virus selezionati: si tratta di agenti di alterazione genetica, virus introdotti in una data popolazione d’insetti per mutare la composizione genetica delle colture. Ma colture tempestate da virus modificati vanno indubbiamente a mutare la genetica e il sistema immunitario degli umani. Qui ovviamente il Pentagono invade il campo delle big pharma e del loro alleato finanziario e cibernetico Bill Gates. Molti scienziati si domandano se Pentagono e big pharma possano mai allearsi in una futuribile guerra batteriologica. Di fatto il programma “InsectAllies” di Darpa mirerebbe a spargere virus infettivi modificati, progettati per modificare i cromosomi delle colture nei campi. Metodo già noto come “ereditarietà orizzontale”, mentre “l’eredità verticale” è l’alterazione tipica degli Ogm (organismi geneticamente modificati). Con l’Ogm (esempio il mais) si generano nuovi cromosomi in laboratorio, e per creare altre varietà. Ma con lo spargimento d’insetti nell’aria aperta le alterazioni genetiche delle colture avverrebbero in altro modo. Il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha respinto categoricamente qualsiasi test che condizioni la sicurezza delle piante, impedendo l’uso d’insetti geneticamente modificati sul suolo statunitense. E qualcuno rammenta come 27 milioni dollari dei contribuenti statunitensi siano stati spesi per “InsectAllies” si Darpa. Lo stesso padre di questa tecnologia, il biologo di Harvard Kevin Esvelt, ha messo in guardia contro l’uso di questi insetti affermando “solo pochi organismi modificati potrebbero alterare irrevocabilmente un ecosistema un gene modificato risultante può diffondersi al novantanove percento di una popolazione in sole dieci generazioni e persistere per più di duecento generazioni”. Ma oggi Bill Gates è uno dei maggiori finanziatori dell’editing genetico. In Cina, gli scienziati hanno utilizzato embrioni umani (in Cina i donatori di embrioni sono ammessi) dai quali non sarebbe derivata la nascita di uomini, ma per il solo di modificare un gene specifico, di creare un organo umano senza che appartenga ad un essere umano. “Le cellule testate non sono riuscite a contenere il materiale genetico destinato – ha detto a Nature il ricercatore cinese Jungiu Huang – ecco perché ci siamo fermati”. Ma la corsa alla creazione di agenti biotecnologici è solo a metà strada, gli inizi sono stati coperti dal segreto e dai vari motivi di sicurezza. Così laboratori di agenzie di stato e di multinazionali collaborano o si combattono, e spesso non è dato sapere il confine del territorio tra sicurezza occidentale e della security d’un colosso finanziario-farmaceutico. Consulenti e dipendenti di agenzie di stato li si ritrova spesso passare alla sicurezza di colossi multinazionali, farmaceutici, cibernetici e bancari. A dircelo è William Engdahl, già “consulente di rischio strategico” e docente, soprattutto autore di bestseller su petrolio e geopolitica: alla rivista New Eastern Outlook ha rivelato tutti i segreti di questa lobby che ha piedi in stati come in multinazionali. L’ultimo obiettivo delle ricerche è certamente il controllo della vitalità umana, il suo contenimento attraverso la trasmissione mirata di malaria, dengue, agenti patogeni vari. Il tutto perché al mondo possano rimanere risorse e ottima qualità della vita per chi fa parte dell’apparato del sistema interconnesso tra alti poteri statali e strutture finanziarie, tecnologiche sovrannazionali. Non c’è più spazio per i poveri e semplici? A quanto pare si vuole scaricare sugli ultimi la colpa di crisi economiche, climatiche ed epidemiche.

mercoledì 4 novembre 2020

Leonardo mago dell'arte (esoterica)

tratto da "Il Giornale" del 17/08/2020

Le fonti iconografiche del genio da Vinci includono Vangeli apocrifi e alchimia

di Claudia Gualdana

Sarà anche un'ovvietà affermare che Leonardo da Vinci è indecifrabile, eppure non lo si può evitare. Avvolto nel mistero, lascia sempre a mani vuote chi cerca di agguantarlo per classificarlo in qualche categoria.

La sorte della sua arte fa pensare un po' alla musica di Mozart uno dei pochi geni a lui paragonabili - che tutti ascoltano rapiti, ma senza afferrarla. Tuttavia, a differenza di Mozart, Leonardo era poliedrico. Ha dipinto, scritto, inventato. Le celebri macchine volanti e i meno noti strumenti musicali: progetti che tuttora sbalordiscono e mettono tutti quanti d'accordo almeno su un punto: da Vinci era un genio. Anzi, il genio. Eclettico al punto di essere ingaggiato persino, si direbbe oggi, per «organizzare eventi». Come la Festa del Paradiso, ossia le nozze di Gian Galeazzo Maria Sforza e Isabella d'Aragona. Riporta questo episodio l'artista e storico dell'arte Dalmazio Frau, che al grande fiorentino dedica L'angelo inquieto. Scienza e magia in Leonardo da Vinci (Iduna Edizioni, pagg. 132, euro 14) sottolineando che, almeno nell'intento di da Vinci, furono soprattutto nozze alchemiche. Perché è l'alchimia, o meglio l'ermetismo rinascimentale, la chiave di lettura qui proposta nel tentativo di risolvere l'enigma Leonardo. In verità, l'autore pone domande, più che dare risposte, e questo è senza dubbio uno dei pregi del suo libro. La prima tessera del suo mosaico è il titolo. L'angelo, perché Leonardo si pone al di sopra e al di là del maschile e del femminile. L'unicità della sua persona travalica e riassume l'essenza dei due principi nella perfezione dell'androgino una figura alchemica - spazzando via così le illazioni sul suo orientamento sessuale, di cui francamente in una società seria non importerebbe a nessuno. Inquieto, perché eccezionale e figlio del suo tempo, il Rinascimento del neoplatonismo del circolo di Marsilio Ficino, e come tale aperto al passato e in egual misura al futuro, certo della perfezione del cosmo e forse di poco altro.

Inquiete furono anche le sue opere. Per alcune di queste, l'autore propone una lettura ben lontana dalla voga scientista in auge da fin troppo tempo. La più affascinante è quella de La vergine delle rocce del Louvre, che riporta alla memoria la lezione di Erwin Panofsky. Giornalisticamente si può riassumere così: nell'arte rinascimentale il bello è il guscio, ma se si vuole l'uovo il guscio va rotto. C'è un mondo intero inscritto nell'arte maiuscola, se la si guarda con lenti che svelino il pensiero a essa sottesa. Ce n'è più di uno in quella di Leonardo, che lascia sempre lo spiraglio per un'interpretazione altra. «Vorremmo che certi dipinti ci invitassero dentro il quadro per partecipare al loro modo di essere», è la frase di Nicolás Gómez Dávila scelta per aprire il capitolo, e l'autore proprio nel quadro ci porta. Nella vicenda che vede il dipinto rifiutato dai committenti ed eseguito in due versioni (l'altra è alla National Gallery di Londra). Nei pressi della Vergine, ritratta in un contesto rivoluzionario rispetto alla tradizione, appunto tra le rocce, ossia in una grotta, simbolo, tra gli altri, di rinascita e del passaggio nell'aldilà. Vicino al piccolo Giovanni Battista, ma quello narrato nei vangeli apocrifi. Di fronte alla bellezza sfrontata dell'arcangelo Gabriele, o forse Uriel, condannato all'oblio da Papa Zaccaria nel 745, quando fu stabilito che gli arcangeli dovevano essere soltanto tre. Egli sorride di quel sorriso che è la cifra dei suoi volti più sfuggenti. I protagonisti di Leonardo sorridono quando ingannano. Dubbia è l'identità dell'arcangelo della Vergine delle rocce come lo è quella di Monna Lisa e di Salai. Sorridono perché un po' ci canzonano: come se sapessero chi siamo, mentre noi ancora non abbiamo idea di chi davvero siano loro. Sta anche in questo la sua grandezza: accompagnarci per sentieri di cui non si vede la destinazione. Dalmazio Frau lo ha capito bene e ci ha dato la chiave per aprire la porta del labirinto, poi sta a noi vedere se ne veniamo a capo.