martedì 14 febbraio 2012

Simbolismo e mitologia del grifone

di Vito Foschi
 
Il grifone è un animale mitologico formato dall’unione di un’aquila nella parte anteriore e da un leone nella parte posteriore. Le rappresentazioni, a parte questa base comune variano un po’. 

A volte la parte aquilina riguarda solo la testa e le ali, mentre altre volte anche le zampe anteriori risultano piumate e dotate d’artigli; in alcune raffigurazioni il grifone a posto della coda ha un serpente e le orecchie di cavallo. Le rappresentazioni del grifone sono molte antiche e le ritroviamo dal medio oriente a tutto il mondo occidentale. La più antica immagine dell’animale è stata trovata in Iran su un sigillo risalente al 3000 AC. Nelle leggende e nei miti il grifone ha assunto varie funzioni, da quello di guardiano a creatura demoniaca, fino a trasformarsi da simbolo della superbia a simbolo del Cristo nel Medioevo.


Il grifone riassume le qualità positive del leone e dell’aquila accomunati dalla maestosità e dalla fierezza e considerati, in un’ideale gerarchia, al di sopra degli altri animali. Il grifo riassumendo in sé i due animali diviene sovrano del cielo e della terra. Nel medioevo questa doppia natura terrena e celeste ne fece simbolo del Cristo, Uomo e Dio insieme. A livello allegorico l’aquila rappresenta l’intelligenza per la sua capacità di guardare lontano, il leone la forza e il coraggio e il serpente la furbizia e quindi il grifo è un simbolo di completezza, la forza guidata dalla intelligenza ed aiutata dalla furbizia per svelare gli inganni.

In epoca precristiana il grifone era simbolo di superbia in basa ad una leggenda in cui si narra di come Alessandro, ormai padrone di un impero che si estendeva oltre la vista utilizzasse dei grifoni per potersi sollevare da terra ed osservare i suoi territori. A tal proposito bisogna dire che nelle leggende, Alessandro Magno per quanto venga descritto come un grande condottiero è sempre presentato come mancante di un quid per farlo assurgere ad una completezza ideale. Per la tesi valgono l’episodio del nodo di Gordio tagliato e non sciolto e quello della fontana della giovinezza trovata da un suo compagno e non da lui.

Un altro simbolismo legato alla doppia natura del mitico animale è quello di essere un ponte fra cielo e terra, un tramite, uno strumento per avvicinarsi ai cieli. Il suo ruolo di tramite è evidente dall’essere nei miti greci la cavalcatura di varie divinità come Apollo, lo stesso Zeus, padre degli dei, Nemesi la Dea della vendetta e Oceano, ma esistono anche raffigurazioni in cui è cavalcato da Dioniso o da Eros. È evidente che il capo degli dei non poteva cha cavalcare l’animale che racchiude il massimo del cielo e della terra. Dal IV A.C. il grifone accompagna Dioniso nelle vesti di divinità sotterranea. A Pompei ritroviamo l’animale in una tomba su un medaglione a rilievo in stucco cavalcato da Eros. In queste immagini è evidente il ruolo di animale psicopompo (che conduce le anime nell’oltretomba), confermando il suo ruolo di tramite tra mondi diversi, anche se in questo caso da un mondo superiore ad uno inferiore.

In altre leggende i grifoni abitano i monti Rifei, da cui il loro nome, dove estraggano oro, mentre in altre sono custodi di tesori ed in particolare posti a guardia dell’oro del leggendario popolo degli Iperborei. La diffusione dei racconti dei grifi custodi dei tesori è testimoniato anche dalla presenza di elementi architettonici a loro forma. In passato era uso posizionare dei paracarri a protezione degli ingressi dei palazzi e per esempio in Torino era invalso l’uso di paracarri decorativi in ghisa tra cui abbastanza diffusa è la forma del grifone assiso con o senza una sfera fra le zampe a ideale protezione della casa.
tratto da Il Genio Quotidiano del martedì 13 dicembre 2011:
http://www.ilgenioquotidiano.com/2011/12/simbolismo-e-mitologia-del-grifone.html

venerdì 3 febbraio 2012

Barbapapà e l’uovo primordiale

di Vito Foschi

Il simpatico cartone animato di Barbapapà indirizzato ad un pubblico di bambini molto piccoli, ci dà un ottimo spunto per un esame simbolico. I Barbapapà non hanno una forma propria potendo mutare in continuazione e quando sono a riposo hanno una forma più o meno ovoidale, eccetto i soggetti femminili più assomiglianti a statuette delle fertilità.
In breve i Barbapapà sono sostanza senza forma e simbolicamente rappresentano l’uovo primordiale che ha in sé tutte le possibilità dell’universo ovvero tutte le possibili forme che la sostanza potrà assumere nel dispiegamento del ciclo universale. Nel cartone, il Barbapapà, è l’uovo che ha in potenza tutte le forme e assume quella necessaria al momento e non a caso nascono nella terra da un uovo. I figli dei due Barbagenitori sono sette come i colori dell’arcobaleno e i colori dei piccoli Barbapapà eccetto per il nero ricalcano quelli dell’arcobaleno. Il sette ricorda i sette giorni della creazione quindi un’idea di completezza ed i caratteri dei piccoli sono così diversi per coprire in un qualche modo tutti le possibili virtù che si possono possedere.