giovedì 28 settembre 2023

La disfida delle dieci città per la conquista del sacro Graal

tratto da "Il Giornale" del 10 Maggio 2017

Chiese e castelli si vantano di custodire l'ampolla col sangue di Gesù. Una reliquia che richiama ogni anno milioni di turisti

di Emanuela Fontana

Forme geometriche pure, unione tra uomo e infinito, perfezione aurea, scolpita nel numero di Dio. A Castel del Monte il grecale che viene dal mare soffia forte su quattro lati dell'ottagono, ma camminando contro corrente si placa lungo i torrioni rivolti alla campagna, fitti di conifere. Un luogo che è un mistero, da sciogliere come un gomitolo girandoci intorno, lungo quelle mura di forme chiuse e aperte, torri che sembrano lavorate al tornio, stelle a cinque punte e linee vitruviane, volute da Federico II ma di cui non risulta nessuna testimonianza storica di tempi di costruzione, utilità, funzione.

Isolato su una collina a sedici chilometri da Andria, il castello emerge come una conchiglia al limitare dell'Alta Murgia ed è uno degli scrigni d'Italia dove si dice sia custodito il Santo Graal, il sangue di Cristo. La ricerca del sacro tesoro lambisce angoli di Italia apparentemente non connessi tra loro dal punto di vista geografico o storico, come se la ricerca del Mistero, di una pietra filosofale in forma di sangue rappreso, non si esaurisse mai dopo secoli, libri, leggende e premonizioni. Castel del Monte, la fortezza a forma di coppa di calice, dove archi, portale, linee, rispondono al numero aureo, la sequenza di Fibonacci, e dove i visitatori crescono al ritmo di 15mila in più ogni anno (è il sito più visitato della Puglia e tra i primi del sud Italia). La chiesa di uno dei Santi più enigmatici della cristianità, Nicola di Bari, dalle cui ossa si sprigiona un liquido, la manna. L'insistente iconografia dell'angelo guerriero che sostiene un calice, i giochi di luce che sembrano illuminare un indizio inciso su una parete del Castello del Maschio Angioino a Napoli. Le leggende legate a un miracoloso arrivo via mare di un'ampolla a Sarzana, nell'entroterra ligure al confine con la Lunigiana. Il sacro catino della Cattedrale di Genova. Il Saas Carlash della Val Codera. Il calice di vetro del Duomo di Berceto lungo la via Francigena. Tutti questi luoghi rivendicano la custodia del sangue reale, il sang real. Calice, sangue, tomba.


IL CASTELLO DIVINO

In Puglia molti dei 260mila turisti che salgono la collina dell'ottogonale castello, di cui non si conoscono nè architetti nè data di costruzione, cercano un senso agli ultimi studi pubblicati sul Graal. Come il libro, in vendita nella libreria della fortezza, «Castel del Monte e il Santo Graal», edito da Laterza, di Aldo Tavolaro, in cui il castello a forma di cristallo, di pietra calcarea, marmo e breccia corallina viene vivisezionato nel gioco di diagonali del cortile interno, con l'angolo a 47 gradi, «doppio dell'angolo di inclinazione dell'asse terrestre». Secondo questa ricostruzione, in una cella segreta, in una nicchia tra le otto stanze trapezoidali del pian terreno e le altrettante del primo, potrebbe essere custodito il sangue di Gesù, o esservi addirittura una tomba che attesti una discendenza. Federico aveva un rapporto conflittuale con i Templari, i custodi del Graal, ma il castello è infarcito di simboli templari, a partire dalla testa barbuta presenta nella chiave di volta della settima sala, il Baphomet. Queste le teorie sullo scrigno della Murgia.


IL CRITTOGRAMMA DI SAN NICOLA

Ma forse per stare dietro al grande successo del castello svevo, anche Bari torna alla carica sulla paternità del Graal. Nella basilica è custodita una riproduzione della lancia di Longino, il centurione che trafisse il costato di Gesù sulla Croce. Dalla lancia che incise la ferita al sangue il passo è breve: la sacra essenza sarebbe custodita in un luogo che solo la decrittazione di un'incisione a 624 lettere posta sull'altare, il crittogramma di San Nicola, può svelare. Ovviamente nessuno sinora ci è riuscito. Nemmeno Dan Brown. Il trasporto nel 1087 delle ossa di San Nicola da Myrna, città turca di cui era vescovo, potrebbe quindi essere stato associato a un trasferimento ancora più prezioso.

Con il patrocinio dell'assessorato al Turismo, Napoli ha avviato a ottobre un imponente progetto con visite guidate e convegni, «Il Graal al Maschio Angioino». La possibile presenza del calice, o del sangue di Cristo, è legata a una serie di bassorilievi che ritraggono l'Arcangelo Michele, ma anche alla figura di Lucrezia d'Alagno, amata da Alfonso V d'Aragona. Le presenze al Maschio nel 2016 hanno sfiorato quota 300mila, con un aumento di visitatori negli ultimi due anni del 400%.


L'AMPOLLA DI LUNI

Anche la Liguria era crocevia di strade che collegavano l'Europa del Medioevo. A pochi chilometri dal mare, c'è una cittadina che rivendica il Santo Graal, ed è Sarzana. Qui vicino nacque, si sviluppò e si esaurì una florida civiltà legata al culto della dea Luna, e furono proprio le acque di Luni che nel 782 portarono sulla spiaggia una croce con inciso il volto di Gesù, il Santo Volto, e un'ampolla. I vescovi di Luni e Lucca si spartirono il miracolo, e a Luni, ora Sarzana, andò l'ampolla.

Compete con Valencia come possibile autentico calice l'affascinante Sacro catino della cattedrale di Genova, ora in restauro a Firenze, un vaso esagonale verde brillante in pietra bizantina indicato come il piatto usato da Gesù nell'Ultima cena. Sarebbe stato portato a Genova dopo la prima Crociata da Guglielmo Embriaco.


IL MISTERO IN UNA VALLE

La reliquia più cercata della storia sarebbe rimasta custodita fino al Quinto secolo nella chiesa di Aquae Sulis, in Britannia, e da qui spostata per la minaccia degli eserciti pagani. Ma prima di arrivare a Roma, avrebbe sostato in Val Codera, provincia di Sondrio, e qui si sarebbe fermata per l'invasione dei Longobardi. Il luogo scelto da un sacerdote del posto fu un enorme masso al termine di una conca, il Saas Carlash. Ma il Graal potrebbe anche trovarsi sotto il centro storico di Desenzano, o tra Desenzano e Sirmione, ovviamente ben nascosto, indicato dalle leggende come tesoro dei Catari. O sepolto in un pozzo vicino Aquileia. O giacere sotto la Basilica di Collemaggio, colpita dal terremoto del 2009, all'Aquila. O trovarsi nell'Abbazia di San Galgano, in provincia di Siena, vicino alla quale c'è addirittura una spada nella roccia. Ma non è di Artù, è di Galgano.


mercoledì 27 settembre 2023

Grande successo per il salone dell'aviazione di Aviation Yes 2023


Domenica 24 settembre 2023 è stato il giorno del Salone dell'Aerospazio e Aviazione organizzato dalla LUX-CO EDIZIONI della nota ricercatrice del fenomeno UAP e storica dell'aeronautica Francesca Bittarello che ha visto così proiettare per il 2024 l'evento aerospaziale e aeronautico a livelli di eccellenza nel panorama nazionale e la presenza di tanti partecipanti istituzionali di elevato spessore.

Un evento dal palinsesto studiato per creare un Salone dell' Aviazione e Aerospazio istituzionale civile e militare dai contenuti di eccellenza con i patrocini istituzionali del Comune di Pomezia e dell' Aero Club D'Italia e la partecipazione dell'Aeronautica Militare presente ad AVIATION YES con un punto informativo presso il quale è stato possibile avere notizie sui concorsi di Forza Armata e ricevere materiale promozionale del Centenario. L'inaugurazione ad opera del Sindaco di Pomezia Veronica Felici ha aperto al pubblico presente sette mostre del settore  satellitare, missilistiche, storico aeronautico, aeromodellistico e aerospaziale, pittorico, fotografico e inoltre la mostra storica della Bittarello denominata AQUILE ROSA che si fregia per il 2023 per l'alto valore storico con materiale originale sino agli anni 50 dello stemma dell' AERONAUTICA MILITARE e dell'AERO CLUB D'ITALIA. Tanti e di rilevanza del settore aeronautico e aerospaziale i relatori oltre alla Bittarello, il giornalista aerospaziale Roberto D'Angelo , il decano degli ingegneri aerospaziali Roberto Somma nonché vera e propria autorità del settore al quale è stato intitolato anche un asteroide, Costantino Carraro, il rappresentante degli investigatori americani del Mufon, il Già Sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, il Presidente della Società Missilistica europea Stefano Innocenti, e tanti altri di notevole spessore.

Prossimo AVIATION YES ad aprile 2024 per la gioia di tutti gli appassionati e non e l'organizzatrice Francesca Bittarello precisa: "Per l'edizione di aprile 2024 punto a triplicare gli apporti istituzionali militari e civili del settore e punto ad attori aerospaziali internazionali e a coinvolgere gli studenti degli ultimi anni delle  scuole superiori"

Alcune foto dell'evento:











domenica 24 settembre 2023

Zolla scava nella "Tradizione" per scoprire l'Essere perfetto

tratto da "Il Giornale" del 10 Maggio 2023

La sola ragione non è in grado di porsi come guida dell'uomo. E l'apologia del progresso è un veleno

di Luigi Iannone

Lo stigma dell'ottuso reazionario è stato associato ad Elémire Zolla per larga parte della sua vita. Fu attratto dalla mistica e dall'Oriente, sedotto da alchimie, archetipi e sciamani. E poi, peggio ancora, pubblicava con Rusconi, nel cui catalogo volle autori come Ceronetti, Florenskij, Weil, Voegelin e Tolkien. Insomma, vagabondava tra elementi considerati tanto disdicevoli da essere collocato da Umberto Eco tra gli apocalittici.

Eppure, alla fine dei suoi anni rimase incantato dalla Realtà virtuale, «vertice e rovesciamento salutare della rivoluzione industriale». Ciò accadde perché i suoi scritti disegnano un giro polifonico per la rinascita dei valori autentici che mai abdicano ad una ricerca che agisce nel divenire storico. Non certo franando nei luccichii della Realtà virtuale o nei prodigi della tecnica ma, pur saldo sulle verità eterne e leggendo gli eventi con un certo grado di leggerezza, Zolla fu sempre stimolato dalle cose del mondo. Per capirlo, basta leggere uno dei libri più noti, Che cos'è la Tradizione, ora riproposto da Marsilio (pagg. 272, euro 22, a cura di Grazia Marchianò).

La Tradizione a cui fa riferimento, «cui compete la maiuscola» e non è solo cattolica, travalica dottrine e popoli, muta sembianze nel corso del tempo, abbraccia territori disparati, e permane come elemento sovrastorico che trasmette «l'idea dell'Essere nella sua perfezione massima». E lui la cerca incessantemente, anche setacciando la coltre polverosa dell'ordinario.

Bisogna però fare attenzione. Di tradizioni ne esistono tante «poiché anche una masnada di scellerati trasmette al nuovo affiliato le furbizie, le parole di passo, le norme di spartizione» e se si resta ancorati alla superficie inseguendo la natura dell'Essere attraverso dimostrazioni logico-scientifiche si corre il rischio di cadere - come diceva Nietzsche - nella mera idolatria del fatto. Per Zolla, la sola ragione è incapace di definire e rivelare la natura dell'Essere e quindi porsi come guida della vita di ogni singolo uomo.

Il suo è infatti un lavoro di sottrazione e di scavo. Per sottrarsi alla retorica mondana e a quegli interrogativi («i labirinti del nulla») che si pongono continuamente gli uomini, parte dall'esperienza interiore che è altra cosa rispetto al lavoro psicanalitico. Pur critico verso lo storicismo, ricerca gli archetipi e le vestigia della Tradizione lungo i crinali del tempo e l'incedere delle civiltà umane. Ma vaga in tutte le direzioni in modo da poter sfuggire all'identificazione con un tempo storico o una società. Al contempo, non cade nell'errore opposto. Rifugge il mito del progresso e non presta attenzione agli apologeti della nuova religione laica che prende il via con la rivoluzione francese. L'attesa del futuro che attraverso l'uso della ragione sempre emanciperebbe e riscatterebbe la condizione umana, a suo dire, produce odio profondo per l'ascesi e la vita contemplativa e un pericoloso adeguamento allo spirito del tempo diventato egemonico anche all'interno della Chiesa, dove «si è arrivati al diffuso disprezzo per la contemplazione pura».

Il progressismo («vocabolo che è ripugnante pronunciare») non solo crede nella logica inesorabile del mondo futuro ma, concependolo come esito fatale e positivo, discrimina ogni rapporto di trascendenza. Ma c'è un'astuzia sul metodo che rende il mito del progresso subito popolare e fascinoso e verrà segnalata, oltre che da Zolla, anche da Augusto Del Noce: la capacità di attrarre consenso grazie ad una sorta di traslazione del pensiero cristiano, richiamando concetti teologici secolarizzati dove la idealizzazione del futuro sostituisce l'aldilà e la redenzione da Dio è rimpiazzata dall'ideologia umanitaria.

Lungo questa linea il finale pare già scritto. La ricerca fanatica e ossessiva del cambiamento, scuotendo dalle fondamenta le civiltà, non può che avere esisti nichilistici («l'uomo si va pietrificando») e l'assenza di ogni legame non può che condannarci a moderni e sofisticati dispotismi («Maledetto l'uomo che confida nell'uomo!» ricorda Zolla, citando Geremia). I frutti politici del Sessantotto (anche qui ritorna Del Noce) con l'idea di affrancare la parola «autorità» dalla parola «tradizione», sarebbero alcuni dei tasselli più visibili. Il fatto che Zolla anteponga la sapienza tradizionale e la dimensione eterna dell'Essere alla cultura dell'individuo moderno, prometeico, che subordina ogni cosa al divenire, per taluni assume tratti di follia bambinesca, dimensione fluttuante tra il magico e l'aleatorio.

Tuttavia, Zolla ci indica i segni concreti della permanenza perenne della sapienza tradizionale che è «verità segreta esposta in evidenza», che può attraversare molte tradizioni minori («ogni atto umano è nella sua forma ottima un tramite della Tradizione»), concretizzarsi attraverso una serie di strumenti («sacramenti, simboli, riti il cui fine è di sviluppare nell'uomo quella parte o facoltà o potenza o vocazione che si voglia dire, la quale pone in contatto con il massimo di essere che gli sia consentito») e, se proprio non si è ciechi, svelarsi per mezzo di elementi che hanno una materialità percettibile come l'opera di Dante, di Virgilio, di Shakespeare, i canti degli sciamani asiatici o il Partenone.



sabato 23 settembre 2023

A VITORCHIANO NASCE IL MUSEO DEL MISTERO DELLE TERRE SCOMPARSE

tratto da L'Opinione del 02 agosto 2023

di Laura Bianconi


Chi visita il ben curato centro storico di Vitorchiano, il delizioso borgo viterbese circondato da mura duecentesche posto nella Valle del torrente Vezza, s’imbatte in un imponente Moai alto oltre sei metri, che da un affaccio panoramico sembra guardare lontano, quasi a voler rintracciare le sculture gemelle dell’isola di Rapa Nui, in Cile, più nota sotto il nome di Isola di Pasqua. Non è un esemplare originale, ma perché è proprio lì questo singolare e suggestivo monumento realizzato nel 1990 da undici scalpellini Maori provenienti dall’Isola di Pasqua? Perché proprio a Vitorchiano si trova questa riproduzione fedele di un Moai?

L’incipit si deve rintracciare in un’idea del giornalista Mino Damato per la trasmissione della Rai, Alla ricerca dell’Arca, che, all’epoca, propose una interessantissima operazione culturale per salvare e restaurare i Moai che, a causa del tempo e degli effetti atmosferici, si stanno deteriorando. Si trattava di rintracciare una pietra di origine vulcanica non dissimile da quella esistente nell’Isola di Pasqua e, proprio a Vitorchiano, patria del peperino, gli scalpellini di Rapa Nui trovarono la pietra più adatta. Fu così che per mettere alla prova il materiale, gli undici artigiani scolpirono manualmente, con il solo uso di asce e pietre taglienti, un enorme blocco di peperino di circa trenta tonnellate, lasciando a Vitorchiano un monolite che rappresenta un esperimento unico al mondo. Per questo motivo, su iniziativa della Casa Editrice Serena con il patrocinio del Comune, a trentatré anni dalla realizzazione del Moai, è nato l’ambizioso progetto di allestire, a pochi metri dal luogo dove sorge il monolite, un museo dedicato alle civiltà dei continenti scomparsi, a partire, intanto, da Rapa Nui, che secondo alcune ipotesi sarebbe un frammento di terra residuo del leggendario continente sprofondato di Mu, similmente ad Atlantide e a Lemuria. Il progetto, che necessiterà di diverse tappe prima di essere portato al suo pieno completamento, prevede, tra l’altro, la realizzazione di plastici dell’isola di Rapa Nui e fantasiose ricostruzioni di Atlantide sulla base della narrazione lasciataci da Platone nel Crizia e nel Timeo. Inoltre, non si limiterà ad essere solamente una mostra, ma dovrà anche divenire un luogo di incontri per studiosi di archeologia del mistero e di astroarcheologia, ricercatori ed appassionati di arcani.

Il via della mostra, previsto a gennaio del 2024, avverrà con l’esposizione dei reperti originali dell’isola di Rapa Nui appartenenti all’eminente studioso ed esploratore Ennio La Malfa, che costituiranno la prima sezione del mistero dei continenti scomparsi in seguito allo sconvolgimento geologico ricordato nel mito del “diluvio universale”.

 

venerdì 15 settembre 2023

AVIATION YES 2023: AI NASTRI DI PARTENZA LA KERMESSE DEDICATA ALLA CULTURA AERONAUTICA E AEROSPAZIALE

Ai nastri di partenza AVIATION YES che si svolgerà DOMENICA 24 SETTEMBRE 2023 dalle 10 alle 20 nella tecnologica Valle dei Templi  al SIMON HOTEL a Pomezia, un evento Format di creazione della nota manager-ricercatrice dott.ssa Francesca Bittarello con la sua azienda internazionale  LUX-CO EDIZIONI DI FRANCESCA BITTARELLO, dove L'INGRESSO E’ GRATUITO PER IL PUBBLICO. Il pubblico quindi potrà accedere gratuitamente e ad ogni persona che entrerà a AVIATION YES verranno offerti gadget ricordo della kermesse. Il prestigioso evento ha ottenuto alla sua seconda edizione il Patrocinio sia del COMUNE DI POMEZIA che dell'AERO CLUB D'ITALIA,  oltre alla prestigiosa  partecipazione dell' AERONAUTICA MILITARE che sarà presente con un punto informativo presso il quale il pubblico potrà avere notizie sui Concorsi di Forza Armata e ricevere materiale promozionale del Centenario. Tante altre le partecipazioni di rilievo e caratura internazionali tra le quali in Conferenza l’Ing. Aerospaziale Roberto Somma, una autorità del settore al quale gli è stato intitolato anche un asteroide, il Gen. Domenico Rossi Già Sottosegretario alla Difesa, il Gen. Gianpaolo Maniscalco attuale direttore dell’ Aero Club D’Italia e tante altre personalità.

Il pubblico che accederà ad AVIATION YES troverà inoltre 7 Mostre esclusive che vanno dall’esposizione dell’ Arch. Paolo Monti sull’ F104 all’infrarosso con grandi pannelli fotografici, all’Esposizione di modelli in larga scala dei velivoli italiani dalla seconda guerra mondiale ad oggi del Museo dello sbarco di Anzio per i 100 anni dell’ Aeronautica Militare, alla rara Collezione  Aquile Rosa sulle aviatrici sino al 1950 con materiale originale dell’organizzatrice Francesca Bittarello, alla mostra di razzi con rampe comprese in scala dell’Italian Rocketry Society erede della federazione missilistica italiana, all’ esposizione di satelliti in scala e altre mostre a carattere aerospazio e aviazione. Il pubblico   potrà assistere in una unica giornata anche alle Conferenze difatti la tecnologica e vasta VALLE DEI TEMPLI sarà suddivisa in 3 moduli ognuno dotato di maxi schermo e ogni modulo sarà monotematico, un modulo comprenderà le mostre, in un modulo  si svolgeranno le conferenze e nel modulo centrale si troverà il punto informazioni dell’Aeronautica Militare e sarà allestito per la stampa e le interviste con salottino.

Per tutte le informazioni e partecipazioni  e breaking news  visionare il moderno sito web aggiornato sino all'evento: www.aviationyes.com

Per informazioni scrivere su whatsapp all’organizzatrice dott. Francesca Bittarello al +3294218323 

lunedì 4 settembre 2023

La maledizione del "Dakota", la casa delle star che muoiono

tratto da "Il Giornale" del 9 Agosto 2022

L'esclusivo palazzo di New York davanti al quale fu ucciso Lennon è lo stesso che appare nel film satanista "Rosemary's Baby"...

di Seba Pezzani


Con i suoi dieci piani di pietra scura, il suo stile anseatico e gotico, i suoi truci gargouille e gli abbaini a cuspide, il Dakota domina austero, addirittura misterioso, i sereni vialetti di Central Park, nell'Upper West Side di Manhattan, dal 1884. Commissionato da Edward S. Clark, fondatore dell'impero Singer delle macchine da cucire, il palazzo è stato eretto su progetto di Henry J. Hardenbergh, creatore del primo Waldorf Astoria e poi del Plaza. Da allora, è uno dei caseggiati più esclusivi, oltre che costosi, di Manhattan. Talmente esclusivo che per poterci vivere bisogna ottenere il benestare di un apposito comitato di condomini le cui decisioni non dipendono solo dalla ricchezza (comunque necessaria) e dalla fama del richiedente. Parecchi personaggi illustri si sono visti negare tale privilegio. Qualche nome? Madonna, Cher, Melanie Griffith, Billy Joel, Antonio Banderas. Qualcuno sostiene che il processo di selezione si ispiri a criteri di aperta discriminazione razziale. In effetti, di residenti di colore se ne contano pochissimi: tra i più illustri, la cantante Roberta Flack.

Fin dai suoi primi vagiti, il rock'n'roll si nutre avidamente di simboli per lo più rappresentati da oggetti e luoghi. I mattoni intrisi di umidità del Cavern, il locale fumoso di Liverpool in cui i Beatles affinarono la loro arte prima di spiccare il volo. La Stratocaster bianca con cui Jimi Hendrix infiammò all'alba l'assonnato pubblico di Woodstock, stravolgendo l'inno nazionale americano. La camera del Chelsea Hotel di New York in cui Sid Vicious avrebbe accoltellato a morte la fidanzata Nancy, prima di morire lui stesso per un'overdose di eroina. E il Dakota ha un legame sinistro con l'universo rock: fu proprio di fronte al suo ingresso che, l'8 dicembre 1980, John Lennon venne ucciso a colpi di pistola da Mark Chapman, un suo fan svalvolato.

Tutto questo e molto altro troverete ne La maledizione del Dakota (Arcana, pagg 439, euro 19,90) di Camilla Sernagiotto. Il suo libro è, fin dal titolo, un tentativo di mettere ordine in una serie di coincidenze inquietanti che legano tra loro molteplici episodi di violenza consumatisi nel patinato mondo dello spettacolo americano. Paradossalmente, è proprio la volontà quasi ossessiva di concatenare eventi e personaggi in una sorta di complotto globale ricostruito a partire dai loro esiti più tragici come gli assassinii di Sharon Tate e John Lennon a rappresentare l'unico punto debole di questo libro, per il resto ben scritto e suffragato da un ricchissimo corredo di dati storici e sociali. La scia di morti, per lo più violente, legate al Dakota è impressionante e pare tagliare trasversalmente la galassia hollywoodiana per un paio di decenni. Il filo rosso del sangue versato da attori, musicisti, uomini d'affari e frequentatori del bel mondo e quello nero della maledizione che parrebbe aver trascinato in un gorgo realmente infernale decine di altri personaggi si intrecciano, ammiccando a pericolose liaison sataniche e ad avvistamenti di fantasmi.

Chi ama il gossip del mondo dello spettacolo avrà pane per i suoi denti, come pure chi, invece, predilige un'analisi meno piccante dei fatti. La rievocazione stessa di un periodo irripetibile e la descrizione dell'ambiente in cui le vicende narrate hanno preso corpo sono di prim'ordine. Come detto, i due fatti attorno a cui ruota la narrazione sono l'assassinio di Sharon Tate e quello di John Lennon. Cosa leghi due personaggi tanto diversi è la materia stessa del libro. Non tutti sanno che gli esterni del film Rosemary's Baby di Roman Polanski, marito della Tate, sono stati girati di fronte al Dakota e che la storia è ambientata in un palazzo che si chiama Bramford, ma che in realtà richiama direttamente alla mente lo stesso Dakota, forse perché uno dei suoi più illustri inquilini per un certo periodo fu Aleister Crowley, riconosciuto campione dell'occultismo e definito da alcuni «la Bestia». Se non fosse stato un presagio infausto, farebbe sorridere scoprire che, nel 1968, all'uscita del film, diverse organizzazioni di stampo cristiano, compresa la Family, la famigerata setta di Charles Manson, abbiano protestato davanti al Dakota contro le tematiche sataniste del film. In fondo, Manson per i suoi adepti era «Man's Son», il Figlio dell'Uomo. Qualche mese dopo, la sua setta si sarebbe macchiata della «strage di Bel Air», uccidendo Sharon Tate (aderente in gioventù al movimento neopagano Wicca) e il bambino che portava in grembo, in nome del folle appello di Manson a «Helter Skelter», la guerra razziale tra bianchi e neri, a lui ispirata dall'omonima canzone dei Beatles. La fama dei personaggi che hanno gravitato intorno al Dakota rende la matassa intricata: Beach Boys, Led Zeppelin, Frank Sinatra, Mia Farrow, Boris Karloff, Lauren Bacall, Judy Garland, Liza Minelli, Rudolf Nureyev, Leonard Bernstein, la stessa Yoko Ono. La maledizione del Dakota sarà una lettura ricca di sorprese.