sabato 30 luglio 2016

IL DRUIDA, TRA ETICA E SERVIZIO ALLA COMUNITA’

di Andrea Romanazzi

In questo articolo mi soffermo a ragionare sulla figura del Druida, sui suoi compiti, sull’Etica e sullo spirito di servizio. Immaginiamoci Druidi al servizio di una Comunità, di un singolo, ma anche, ad esempio, in un dibattito pubblico, ad una conferenza, semplicemente attorno ad un fuoco. Ad un certo punto si leva una domanda, “chi è il Druida? Come si dipana etica e servizio alla Comunità”.
Rispondo con una Triade.
I tre fondamenti dell’essere druido sono Natura – Uomo – Magia. La prima come Altare, la seconda come Materia di lavoro, la terza come Mezzo e Strumento.
Vivere il druidismo, oggi, e dunque essere Druida, significa studiare l’ambiente, e dunque celebrare i cicli stagionali, anche, in alcuni casi, impegnandosi in attività ecologiche.
Il Druida deve avere un’etica ecologica che come dice Andreozzi, « estendendo il più possibile il proprio campo di interesse alle dimensioni spaziali e temporali dell’intero ambiente in cui e su cui agisce l’essere umano, e decentrando (anche solo parzialmente) il discorso dagli agenti umani, si interroga sull’eticità del nostro relazionarci direttamente o indirettamente con gli enti non umani e/o le dinamiche naturali e, quindi, sul loro status morale e sulla possibilità che questi posseggano un valore indipendente dal nostro giudizio o (quantomeno) dalla nostra utilità. »

Il Druida deve dunque imparare a recuperare il rapporto con la Natura, ritrovare ed insegnare a ritrovare al Clan e alla Comunità un equilibrio che permetta di conciliare la nostra cultura e i bisogni umani con l’ambiente. In tale ottica il ruolo del Druida nella Comunità diviene importantissimo.
 Egli deve essere il tramite per le nuove generazioni tra tecnologia e natura, egli deve Agire, termine che ritroveremo nel prosieguo, non attraverso un rifiuto della scienza e del progredire della civiltà, ma nell’insegnare nuove risposte alla complessità del Mondo attraverso scienze ambientali ed ecologiche. Deve essere colui che insegna alla Comunità come ripensare il posto dell’uomo nel mondo senza cadere nell’anti-umanismo o peggio nell’anti-tecnicismo.
Il Druida è dunque l’Attivista, colui che trova gratificante salvare i delfini, aiuta la distruzione dei boschi, etc… ma anche e soprattutto colui che si dedica ad una Scienza “etica” e naturale. Io ad esempio ho scelto come lavoro quello di realizzare modelli idrogeologici, ovvero come si muovono gli inquinanti nel sottosuolo e allo stesso modo come fermarli. Coniugare Scienza e Natura attraverso, appunto un nuovo comportamento Etico.
Quanto sin ora detto deve dunque essere fatto però solo se contestualmente lavoriamo sulla Natura Umana, approfondendo la conoscenza di Sé, del Sé e delle Emozioni, entrando in confronto con la propria Coscienza e il Libero Arbitrio. Ecco dunque apparire l’Etica Sociale. Qui diventa davvero importante una precisazione. Spesso Etica e Morale sono utilizzati come sinonimi, ma in realtà hanno un significato profondamente differente. La Morale è qualcosa di fortemente individuale, mentre l’Etica riguarda il rapporto della libertà di un Individuo con quella degli altri.
Esiste un’etica Druidica, ovvero una sorta di comportamento “deontologico” che permette di distinguere i comportamenti del Sacerdote in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale?
Nel mio percorso quasi trentennale nel mondo della Spiritualità, mi è spesso capitato di confrontarmi sull’Etica sociale, intesa come quella sorta di comportamento deontologico, con maghi, Sciamani e sacerdoti anche di altre terre. E’ su questo terreno che appare il dualismo Bene-Male.
 Nelle tradizioni nord Africa e allo stesso modo in quelle nord europee, non esiste il concetto duale  Male-Bene in senso assoluto, ma semplicemente ogni divinità, e dunque ogni atteggiamento del Sacerdote, ha spesso un duplice aspetto, a seconda delle strade e degli obbiettivi che perseguono coloro che la cultuano. Nelle società più antiche, che erroneamente chiamiamo “primitive”, l’idea di “comportamento” che si basa su una visione filosofico-etica, non esiste. Secondo una visione primigenia del mondo gli uomini non dovrebbero soffrire a causa della matericità. Così il Sacerdote, e dunque anche il Druida, dovrebbe intervenire direttamente su ciò che genera il dolore nella vita dell’individuo cercando di favorire il proprio Clan anche a scapito di altri.
Sappiamo bene come l’individuo e la Comunità rifuggono in assoluto dalla sofferenza. La fame, la malattia, fisica ed emozionale, sono per l’individuo e la Comunità assolutamente da evitare. Del resto in tutte le culture pagane esse provenivano da Spiriti ed energie nefaste che dunque andavano combattute ed allontanate dai Sacerdoti.
Il compito così del Sacerdote e del Druida era quello di assicurare l’allontanamento della sofferenza dalla Comunità attraverso rituali più o meno complessi e non sempre “etici”.
Ad esempio è oramai certo che gli antichi Druidi svolgessero sacrifici umani per ingraziarsi le divinità a favore del proprio clan.
 Uno Sciamano Sami che ho incontrato personalmente in uno dei miei viaggi mi disse
 “… se una persona chiede un incantesimo per essere guarito da una malattia … fa bene … se lo stesso incantesimo lo fa fare perché uno si ammali, fa il male o il bene a seconda di chi sia questa persona … se è una persona abituata a fare del male farla ammalare è fare del bene … se invece la persona che si è ammalata per via di quel tale incantesimo dà un altro incarico a un altro per liberarsi...e per continuare a fare danno al prossimo, fa nello stesso tempo il bene e il male …”.
Oggi le cose sono parecchio differenti. Il neodruidismo, fin dalla sua fondazione, si è sforzato di dare una differente risposta al problema del bene e del male e in quest’ottica ha sicuramente un approccio etico differente da quello di altre antiche civiltà.
Egli deve saper discernere tra l’etica duale in una maniera assolutamente libera dai moralismi, ma allo stesso modo un invito poieticamente non legato all’”indifferenza”. Un’etica, dunque, che deve essere un’affermazione a riconoscere quell’Amore Cosmico a cui si ispira l’azione del Druida nell’evocazione/invocazione alla Pace nelle quattro direzioni.

Sia pace a Nord, a Sud, ad Ovest, e ad Est.
Sia pace attraverso i quattro elementi
e all’Etere Cosmico che tutto contiene.
Vi sia pace e amore per tutte le creature
visibili e invisibili.

Questa affermazione dell’energia universale dell’amore può essere vista solo da chi osserva il mondo con gli occhi delle “Divinità”, da colui che è avviato al Cammino di chi trasmuta un approccio individualistico, ovvero il gestire la libertà senza il confronto con le altre libertà, in uno più Universale. Questa la differenza d’approccio tra il nuovo Druida e il “vecchio” sciamano Sami precedentemente citato.
Il neo Druidismo è una religione o, se vogliamo, un approccio spirituale all’Amore e dunque Vita e alla gioia del vivere. Questo è l’approccio etico che deve avere il Druida nel momento in cui svolge servizio per la Comunità.
Quando quanto detto diviene centro di ogni cosa e guida il Druida nelle sue operazioni verso un determinato fine, allora si ha raggiungimento della consapevolezza etica.
Ecco così spuntare il terzo elemento della triade: la Magia e l’etica magica.
La “Magia” è “Fare” e l’etica magica applicata al Druidismo moderno, almeno per come la intendo io, parte da un “Agire consapevole” che in questo senso non può basarsi o partire da un “divieto” ma da una libera spinta all’Azione a favore della Comunità, che rimanda alla responsabilità individuale del Druida di conoscere ed essere consapevoli dei limiti della propria libertà e di quella altrui.  In altre religioni neopagane il motto è “Fare senza danneggiare”.
Azione è però Reazione e dunque questo status, labile per sua natura, deve essere perseguito e fatto proprio per divenire condizione eticamente stabile che distingue il Druida dallo “Stregone” che, nella sua totale libertà del “fare”, è inconsciamente schiavo.
Non semplice azione, quindi, bensì identificazione con le deità. Non semplice fiammella, ma “spuntar del nuovo sole”.

sabato 23 luglio 2016

Sacra Sindone, scoperta la più antica immagine del sudario di Cristo

tratto da Il Giornale del 06/07/2016

L'annuncio della scoperta è stato dato dalla casa Christie's che metterà all'asta mercoledì 13 luglio a Londra "The von Erlach Holy Shroud Prayerbook"

di Adriano Palazzolo

È stata identificata la più antica e finora sconosciuta raffigurazione della Sacra Sindone, sudario custodito dal 1578 nel Duomo di Torino.

L'inedita immagine è contenuta in un prezioso libro di preghiere illustrato con miniature del cosiddetto Maestro di Claudio di Francia, realizzato tra Tours e la Svizzera tra il 1520 e il 1540.

Il volume appartenne inizialmente Johann von Erlach (1474-1539), sindaco di Berna, ambasciatore svizzero e comandante militare.

L'annuncio della scoperta è stato dato dalla casa Christie's che metterà all'asta mercoledì 13 luglio a Londra "The von Erlach Holy Shroud Prayerbook", questo il titolo del lotto.

La rarità è stimata tra 80mila e 120mila sterline (110-150mila euro) e fa parte di una collezione privata.

L'identificazione dell'illustrazione della Sacra Sindone, distesa su due pagine del libro di preghiere, è stata fatta dallo specialista di manoscritti Eugenio Donadoni, chiamato a stimare il lotto in vista dell'asta londinese.

L'immagine del sudario che avrebbe avvolto il corpo di Cristo è relativa al periodo in cui era conservata a Chambery, precedente all'incendio in cui andò a fuoco nel 1532 la cappella in cui il sacro lino era custodito per volontà dei Savoia.

Secondo Eugenio Donadoni, Johann von Erlach probabilmente vide la Sacra Sindone nel 1512 durante un viaggio diplomatico per incontrare Carlo III di Savoia.

In seguito a quella visita a Chambery, Johann von Erlach avrebbe chiesto all'illustratore di riprodurre la reliquia nel suo libro privato di preghiere.

martedì 19 luglio 2016

PHILOSOPHIA 0.2

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleoneblog.blogspot.it/2016/01/philosophia-02.html

Spesso per acquisire nuove prospettive è necessario guardare al passato, per conoscere il particolare bisogna non dimenticare il generale, in riferimento alle Scienze Ermetiche questo discorso diventa maggiormente necessario e urgente. E' assai variegato il mondo dei così detti conoscitori di cose occulte: si passa dai super specializzati professori universitari sparsi per il globo ai saccenti esperti formati sulla veloce lettura di post su Facebook.
Forse io che parlo ed inizio questo discorso mi arrogo la conoscenza o l'esperienza? Nulla affatto, la più alta qualità che posso riconoscermi è quella di un esploratore nell'erranza. Errando alle volte si hanno delle piccole epifanie che è necessario non sottovalutare, non lasciar volare via. Per esperienza e tradizione credo più in coloro che cercano la verità che in quanti se ne definiscano custodi o portatori (più o meno sani). Come, cosa, dove cercare? Come trovare un linguaggio, un modello espositivo che possa andare bene tanto agli accademici quanto ai veloci fruitori di informazioni da fast food? Sempre in rifermento al linguaggio non sarebbe forse necessaria anche in campo iniziatico una semiotica che sia in grado di fornire dei minimi comuni denominatori? Se attraverso la storia della Cultura, delle Idee, delle Religioni con l'ausilio della psicologia, della antropologia e di tutti gli strumenti delle discipline moderne si può tentare di riunire quanto è sparso e lavorare per tornare con chiarezza ad un approccio al Sacro, lo stesso, forse, non si può fare con quanto concerne il mondo iniziatico. Il mondo iniziatico dovrebbe essere in grado di fornire puntualmente questi strumenti ed aggiungerne altri. Dovrebbe essere esportatore di metodologie e conoscenza, di valori ed ideali. Al suo interno, dovrebbe essere in grado di fornire strumenti diversi, di donare una formazione altra, di ampliare lo spettro della percezione della coscienza (o anima o spirito se si preferisce, non è questa la sede delle definizioni). Quanto concerne il vero lavoro iniziatico è indicibile e segreto per definizione, quindi è quasi inutile parlarne e quando se ne parla spesso si presta il fianco alla frusta di perversi razionalisti o materialisti o ingenui detentori di verità assolute.
A questo proposito e so di ripetermi sarebbe necessaria una qualche “struttura” che possa fornire degli strumenti minimi ed indispensabili per formare quanti voglio avvicinarsi a certi argomenti. Argomenti che nulla hanno a che fare con il soprannaturale (non esiste), argomenti che sono e dovrebbero ritornare ad essere propri della Philosophia. Un percorso che sia fatto per chi davvero ha intenzione di mettersi in viaggio sulla Via perigliosa. Un tale percorso e cammino farà sorridere gli esoteristi e probabilmente ridere altri. La stessa idea di una biblioteca minima per aiutare i curiosi giovani esploratori della Philosophia, potrebbe essere derisa ed allo stesso tempo quasi irrealizzabile; Cento o duecento testi forse non basterebbero o ne potrebbero bastare meno? quali inserire? quali escludere? Forse il vero problema di questo bignami è cosa escludere. Un lavoro del genere nasce necessariamente incompleto. Perché provare a redigerlo allora? Quale è il suo scopo? Sono queste le due domande fondamentali alle rispondere. Un lavoro del genere non può e non deve essere un digesto bibliografico, deve essere un amico da tenere sul comodino in cui trovare le indicazioni per potersi formare una idea e in cui trovare la possibilità di acquisire strumenti per poi autonomamente poter programmare e gestire il viaggio dentro e fuori dalla propria interiorità. Deve ambire ad una certa universalità delle opere inserite, dovrebbe essere valido a Roma come a Berlino, a Mosca come a Sidney. Forse non solo una singola opera, ma in una qualche maniera le opere di alcuni autori imprescindibili come ad esempio: Porfirio, Bruno, Eliade, Jung, Zolla, Platone, Levi, Lullo, Nietzsche, Pico, Scholem e via dicendo.
Dopo tutte queste parole un consiglio di lettura per iniziare, solo ieri nel 2015 compiva 40 anni la prima edizione del lavoro di Mircea Eliade, Storia delle idee e delle credenze religiose.
Gioia – Salute - Prosperità

lunedì 11 luglio 2016

Pubblicato il secondo volume di Tradizioni e Misteri


Vi presentiamo il secondo volume di Tradizioni e Misteri con articoli di Nicoletta Travaglini, Andrea Romanazzi e Vito Foschi, una pubblicazione non periodica dedicata alle tradizioni e ai misteri. La pubblicazione è aperta alla collaborazione di altri. Per chi volesse proporre dei testi, l'indirizzo mail di riferimento è il seguente: tradizioniemisteri@gmail.com.







L'indice del secondo volume:

IL RISVEGLIO DELLA FORZA E LA RINASCITA DI UNA CATENA INIZIATICA 
LE PLEIADI DI MONTE PALLANO   
I MISTERI DI RENNES LE CHÂTEAU: INTERVISTA A SIMONE LEONI
IL VIAGGIO INIZIATICO DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE 
LE MALEDIZIONI NEL MONDO ANTICO
LE TAVOLETTE ENIGMATICHE
IL POPOLO SACRO AL SAMBUCO
SCIAMANESIMO E DRUIDISMO: UN UNICO PERCORSO

Sperando che l'opera possa risultare gradita ai più, precisiamo che è liberamente scaricabile e distribuibile senza apportare modifiche.

https://drive.google.com/open?id=0B9gAVKKaFP9cNkRKa0t6NGd4elU