domenica 27 gennaio 2019

Quando i Druidi Insegnavano Giocando: Giochi e Riti di Fertilità

Questo viaggio tra le incisioni rupestri e i “giochi” di montagna parte da molto lontano, da quel mondo celtico da cui provengono molte delle nostre tradizioni. Tra le tante storie di Britannia si parla spesso dei "Tredici Tesori”, un gruppo di oggetti magici menzionati nei manoscritti gallesi del XV e XVI secolo, come ad esempio nel ciclo  arturiano di Culhwch e Olwen o nel Tri Thlws ar Ddeg Ynys Prydain. Secondo la tradizione questi sarebbero la "Bianca Elsa”, la spada di Rhydderch Hael”, il “ Paniere di Gwyddno "Gambalunga", il “Corno di Bran l'Avaro del Nord", il "Il Carro di Morgan il Ricco", la “Cavezza di Clydno Eiddyn", il  "Coltello di Llawfrodedd Farchog", il “Calderone di Dyrnwwch il Gigante" l’”Affilatoio di Tudwal Tudglyd",  la ”Cotta di Padarn, la ”Brocca e il Piatto di Rhygenydd il Chierico", il "Mantello di Artù” in Cornovaglia ed infine la ”Scacchiera di Gwenddoleu ap Ceidio”. E’ proprio su quest’ultimo che voglio soffermarmi. Secondo la tradizione questa magica tavola altro non sarebbe che una scacchiera in oro con pezzi d'argento e cristallo, nota anche come Gwyddbwyll, letteralmente "saggezza di legno". Di essa si parla in molti testi e leggende celtiche. Nel Mabinogi, più precisamente ne “il sogno di Rhonabwy”, si fa riferimento a un gioco costituito da una tavola d'argento su cui muovevano pedine d'oro noto come Fidchell. Il testo recita: "Leth a fóirni d'or buidi, in leth aili d'findruine", ovvero "La metà dei suoi pezzi erano d'oro giallo, l'altra metà di bronzo bianco". Le leggende descrivono il Fidchell come un gioco utilizzato dai re e dagli dei. Nella leggenda, sarebbe stato inventato da Lugh, dio celtico della Luce, nonché utilizzato da suo figlio, l'eroe Cú Chulainn. In realtà, secondo alcuni studiosi, sia la tavola di Gwenddoleu che il Fidchell sarebbero la riproposizione di un gioco di provenienza norrena chiamato Hnefatafl. La fonte più antica che lo cita è la Saga di Grettir, scritta da un monaco islandese che chiama questo gioco appunto con il nome di Hnefatafl cioè "tavolo del re". Da uno scritto di Rögnvaldr Kali, databile tra il 1135 e il 1158, leggiamo

I can play at Tafl, / Nine skills I know, / Rarely forget I the runes, / I know of books and smithing, / I know how to slide on skis, / Shoot and row, well enough; / Each of two arts I know, / Harp-playing and speaking poetry

Il reperto più antico è stato rinvenuto a Wimose, su una delle maggiori isole danesi, mentre, sotto forma di incisioni rupestri, questi giochi sono stati trovati in molteplici paesi europei, dall'Irlanda alla Russia. In Inghilterra lo troviamo a Salisbury, Gloucester e Norwich. Ovviamente l’Italia non fa eccezione, anzi. Raffigurazioni di questi giochi sono diffusissime in tutto l’arco alpino. Incredibilmente ben conservato, ad esempio, il Hnefatafl presente a Ungiasca, in Piemonte. Nell’articolo “Ungiasca Perduta”, pubblicato sulla rivista Verbanus da  Nino Chiovini, leggiamo “…La parte superiore del muro di contenimento della «piazza», usata come sedile collettivo, era costituita da una serie di lastroni di pietra…Su di un lastrone, il più levigato, era stata scalpellata una singolare figura labirintica, di cui in nessun luogo che a Ungiasca vidi l’eguale…venivano scalpellate sulle superfici piane di determinate pietre le figure che vanno sotto il nome di filetti…Ma in nessun luogo che a Ungiasca vidi quel labirinto su cui ragazzi, giovani e meno giovani, si accanivano al gioco chiamato dìi pévèr e dul lüv, ossia delle pecore e del lupo…” (Il gioco è ancora visibile in piazza Don Pagani, poco prima della via acciottolata e di cui parleremo a breve). Sempre in Piemonte, a Campiglia Cervo è presente, nella Piazza, una vera e propria “lastra dei tre giochi”. Si tratta di un masso usato come panchina fuori in Via Roma, 16 sul quale appaiono incisi tre giochi: un filetto, il "gioco dell'Orso" e “il lupo e le pecore”, mentre a Massello, è presente un masso di piccole dimensioni situato sul bordo destro del sentiero sulla cui superficie liscia e piana sono incise, oltre al filetto, due figure zoomorfe la più grande delle quali presenta vistose corna nonché raffigurazioni interpretabili come dardi che colpiscono un animale. Strane associazioni che fanno pensare a ben altro oltre al semplice gioco. Ancora il gioco del filetto è presente a Ronco Canavese, proprio nel portico della chiesa, e a Sparone, sulle lastre presenti sotto i portici di via Faletti. L’incisione più nota è però quella presente a Traversella. Qui, lungo il noto “Sentiero delle Anime”, troviamo molteplici rocce incise come la nota Pera dij Crus, le cui incisioni sono riconducibili all’ultimo scorcio del neolitico. Come ricorda il nome, si tratta certamente di un percorso rituale utilizzato per celebrarvi riti legati al culto degli Antenati. Su molti massi presenti lungo il percorso, oltre a coppelle, antropomorfi e croci gammate troviamo, appunto il Fidchell. Strana curiosità: queste raffigurazioni rupestri sono realizzate su pareti semi-verticali o fortemente inclinate che ne impediscono l’utilizzo pratico, come nel caso dei graffiti presenti sul soffitto delle grotte di Fontainebleau, insomma in luoghi e sistemazioni dove sarebbe impossibile giocare. Forse avevano anche un significato simbolico? Approfondiamo. Scavando nelle nostre tradizioni folkloriche alpine troviamo una sorta di variante del  Hnefatafl, il già citato “Gioco dell’orso” (Fig.1). il piano da gioco è composto da  due cerchi concentrici, intersecati da una croce e completati da lunette che delimitano i punti di intersezione sul cerchio più esterno. A sfidarsi sono un orso da una parte e tre cacciatori dall’altra. L’obiettivo è di chiudere tutte le vie di fuga al primo, bloccandolo. Si tratta sicuramente di un gioco ma allo stesso modo di un simbolo propiziatorio che richiama l’uccisione del Dio vegetazionale con orso-dendrofago, simbolo della fertilità. Il Frazer e io stesso, nel mio Saggio “Culti Pagani in Piemonte e Valle d’Aosta”, narriamo come in tempi più remoti in particolari date dell’anno un vero orso era portato in giro da un montanaro/domatore che andava da un paese all'altro facendolo ballare  nelle piazze.
Figura 1
Figura 2
Figura 3

In seguito questo uso scomparve e in alcuni paesi, per mantenere la tradizione, l'orso fu sostituito da una persona appositamente mascherata che ripeteva la stessa pantomima.  Al termine di una caccia simulata, l'orso veniva catturato e portato all’interno del paese dove era fatto oggetto di dileggi e di scherzi. L'epilogo può variare dall'"uccisione" dell'orso alla sua liberazione/fuga e ritorno alla natura. Il Piemonte, e più in generale tutto l’arco alpino ricordano, in particolari date questi riti come nel periodo carnevalesco dove la morte di “Carnevale” ben si sposa con quanto detto. Un esempio è l’Orso di Segale di Valdieri. Durante il giorno di Carnevale un uomo travestito da orso viene esibito in catene per le vie del paese seguito dai perulìer, bambini vestiti di stracci suonno le scaréle, strumenti di legno rumorosissimi.  E’ l’idea di risvegliare il mondo naturale, andato in letargo durante l’inverno, proprio come l’orso che, ad un certo punto fugge. Rituale simile è presente a Mompaterno, comune della val di Susa, situato alle pendici del Rocciamelone, la prima domenica di Febbraio. La festa è chiamata con il nome di Fora l’Ours, coincidente con la il giorno di Sant’Orso, santo sulla cui esistenza ci sono molti dubbi che dunque fanno immaginare si tratti di un’operazione sincretica atta a sovrapporre, agli antichi culti pagani, i nomi della nuova religione. Anche in questo caso l’orso è tenuto sotto scacco da quattro custodi/cacciatori.


Ecco qui svelato il mistero simbolico: Il gioco ripropone, in altra veste, l’idea del dio vegetazionale, pronto a morire per poi risorgere e assicurare la fertilità dei campi.
Un gioco simile è quello noto come “due lupi e venti pecore”. Si impiegavano venti pezzi rappresentanti, appunto, le pecore e due pedine raffiguranti i lupi. Questi ultimi si potevano muovere in ogni direzione con lo scopo di mangiare la pecora come nel gioco della dama, mentre le pecore potevano muoversi solo di una casella alla volta. Il gioco era già noto in Scandinavia nel 400 d.C. e probabilmente fu proprio portato dai Vichinghi nelle terre che conquistarono. Ancora una volta il gioco nasconde ben altri significati. Il lupo presso gli antichi Celti, era associato al mondo degli inferi. Pensiamo, ad esempio a Dormarth, posto alla guardia del regno dei morti, mentre nel Mabinogi si narra che cani bianchi con le orecchie rosse accompagnavano il Dio gallese dell’oltretomba Arawan. Inoltre è mangiando carne di cane che Cù Chulainn si indebolisce prima di essere ucciso. Il gioco della “pecora e del lupo” ci ripropone un altro rituale di fertilità: la morte che genera la rinascita nella natura. La scelta del lupo, o delle fiere locali come simbolo/divinità non era casuale, infatti l’animale, che con i suoi comportamenti era considerato grande predatore, era in competizione con gli stessi uomini cacciatori e così il selvaggio, per propiziare una buona caccia, cercava di onorare l’animale sia per ingraziarselo e evitare che gli sottraesse il sostentamento, sia per poter ereditare dallo stesso la sua stessa capacità di caccia, mentre lo smembramento dell’agnello, in molte culture immagine divina, ripropone il sangue versato ed in offerta al mondo degli inferi per poter assicurare la vita e il sostentamento.
Ecco l’anima del gioco, immaginiamo sotto l’albero il maestro che, mentre gioca spiega le dinamiche religiose e naturali al suo allievo. Il cerchio è chiuso, quello del gioco.

Figura 4

martedì 22 gennaio 2019

Nave fantasma riemerge dalle acque del fiume Po

tratto da "Il Giornale" del 28/08/2018

È il piroscafo San Giorgio, affondato il 12 febbraio del 1944

di Francesca Bernasconi

Era diventanta una leggenda, tanto da essere ormai considerata una nave fantasma, della quale si erano perse le tracce oltre settant'anni fa.
Invece, la nave San Giorgio è riaffiorata dalle acque del fiume Po, che l'avevano inghiottita nel 1944, grazie a Luciano Chiereghin, che ne ha individuato il relitto.

La storia della nave San Giorgio

Piccolo piroscafo, varato nel 1914 e usato a partire dal 1940 dalla Marina Militare Italiana, come naviglio ausiliario dello Stato, è stato impiegato nella guerra con la Jugoslavia e in numerose operazione nelle acque dalmate. Il piroscafo entra nella leggenda già nel 1943, quando viene attaccata da un sommergibile britannico, molto più grande e potente della San Giorgio, e combatte una coraggiosa battaglia, dalla quale esce senza riportare gravi danni: il sommergibile, infatti, ingannato dal denso fumo nero che si leva dalla nave, è convinto di averla affondata e se ne va.

Durante il Reich, la San Giorgio viene requisita e costretta a navigare sotto la bandiera della Kriegsmarine tedesca, per la quale svolge il pattugliamento tra Venezia e Ancona. Il 12 febbraio del 1944, l'equipaggio, composto da 52 uomini, si trova in difficoltà per una tempesta e cerca rifugio all'interno del Po. Poco dopo, il piroscafo incappa in una secca, in prossimità di Punta della Maestra, a Rovigo, e si inclina da un lato, permettendo ai marnai di salvarsi, prima di affondare.
Della San Giorgio affiorava solo il cannone da 76 millimetri posto a prua, che attirò molti pescatori della zona che la depredarono. Poi il lento sprofondamento delle acque del fiume Po la fecero inabissare e se ne perse ogni traccia, come riporta Il Messaggero.

Il ritrovamento

Luciano Chiereghin, uno storico locale, "cacciatore" di reperti della Seconda Guerra Mondiale, insieme a un gruppo di storici e archeologi, ha riportato alla luce il relitto della nave fantasma. Facendo riferimento ad alcuni studi dell'epoca, ha individuato sulla mappa la sagoma e la relativa posizione del relitto. Poi, grazie all'utilizzo di mezzi tecnologici, come gps, magnetrometro e georadar ha identificato l'esatta posizione della nave.
Chiereghin è disposto a mettere a disposizione della Marina tutto il materiale raccolto, in caso di un eventuale recupero, piuttosto improbabile, a causa dei costi che comporterebbe la complessa operazione.

martedì 15 gennaio 2019

Fabbricanti d'oro. Storie di alchimisti

Fabbricanti d'oro. Storie di alchimisti. Si tratta di tre storie di tre alchimisti, Laskaris, Sendivogius e Sehfeld, in cui, per la prima e unica volta, Meyrink usa un registro a metà fra la narrazione e la ricostruzione storica, fra cronaca e racconto. Insomma, una storia romanzata che oggi forse si definirebbe "docufiction": la vita, le avventure, le fortune e le disgrazie di alcuni alchimisti tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Settecento, cioè un periodo che i lettori non particolarmente edotti della storia dell'ermetismo occidentale potrebbero considerare insolito, abituati forse a immaginarsi gli alchimisti collocati in ambienti e atmosfere medievali. Introduzione di Gianfranco De Turris.

domenica 13 gennaio 2019

Quando la caccia era una lotta alla pari tra l'uomo e gli dèi

tratto da "Il Giornale" del 17/07/2018

Il libro per l'estate. Eccolo. Non è la bordata di un dandy sfregiato dalla calura: d'estate si vendono i «gialli», i libri del Papa in attesa di conversioni meridiane e i romanzetti sociologici e patetici degli scrittori nostrani, sociopatici

di Davide Brullo

Il libro per l'estate. Eccolo. Non è la bordata di un dandy sfregiato dalla calura: d'estate si vendono i «gialli», i libri del Papa in attesa di conversioni meridiane e i romanzetti sociologici e patetici degli scrittori nostrani, sociopatici.

Roba da ronfare sotto l'ombrellone. Qui, invece, c'è tutto l'eccitabile, narrativamente parlando. Spazi incontaminati, come si dice, lotta, sangue, spiriti, fughe nell'oltretomba, mito, pietà e violenza. Qualcosa che sta tra il bagliore omerico e l'epopea cavalleresca. Credete. Se fate un piccolo sforzo di prospettiva romanzesca (ma chi ci crede a uno che ti racconta l'ennesima storia senza avere nulla da dirti, da darti?) I riti di caccia dei popoli siberiani (Adelphi, pagg. 230, euro 30; con un saggio di Claudio Rugafiori) è il libro adatto per non soccombere alla noia vacanziera. Il tomo, evviva, non è il solito romanzo, ma lo studio più famoso di una antropologa francese, Éveline Lot-Falck (1918-74), una con gli attributi (fa la resistenza presso il Musée de l'Homme e assiste all'uccisione di alcuni colleghi, «fucilati dai tedeschi il 23 febbraio 1942») e con la testa (Claude Lévi-Strauss crea per lei la «cattedra di Religioni dell'Eurasia»), riconosciuta come la massima esperta di sciamanesimo siberiano.


Il libro sui Riti di caccia dei popoli siberiani una pietra miliare, uscito in origine nel 1953, così ci tocca sfogliare una bibliografia pressoché inutile, con testi del 1914, del 1924, del 1905, del 1909... una precedente traduzione italiana è del 1961, per il Saggiatore ci porta in luoghi atavici, dove «il cacciatore considera l'animale almeno come un suo pari», anzi, «l'animale è superiore all'uomo sotto uno o più aspetti: per forza fisica, agilità, finezza dell'udito e dell'olfatto», dove la caratteristica del dio supremo «sembra essere la passività, l'indifferenza», ma tutto, al Nord, dove la natura troneggia e l'uomo è un accidente, ha uno spirito di cui occorre conoscere i nomi, la struttura grammaticale, per così dire. Oltre al paesaggio visibile, bisogna conoscere quello invisibile, fatto da «spiriti erranti, spesso pericolosi», oppure da «defunti divinizzati», in una visione labirintica dell'al di là, dove «strette relazioni uniscono i morti e i vivi». La caccia, così, richiede un rito preparatorio molto lungo («È essenziale che il cacciatore, al momento della partenza, si trovi in stato di grazia, che sia stato purificato da ogni macchia, da ogni contatto con ciò che si lascia alle spalle»), costellato da amuleti, invocazioni, per entrare in sintonia con l'animale da uccidere.

Quando si uccide, bisogna guardare in faccia la bestia, sfidarla senza malizia «Se si attacca l'orso nella sua tana, prima di colpirlo bisogna svegliarlo. Lealtà, purché reciproca: l'orso a sua volta non ucciderà il cacciatore nel sonno» e un'attenzione particolare è dedicata alle armi, sempre le stesse («Un forte legame di simpatia unisce l'arma al suo possessore. L'arma assiste l'uomo come un essere vivente, non lo abbandona mai, annuncia a volte ai parenti la morte del loro congiunto»), tramandate, come in una Iliade artica. L'innovazione tecnica, infatti, facilita la caccia ma distrae dal rito, fino a disintegrarlo. «Col passare del tempo, le tradizioni antiche e moderne si trovano fianco a fianco, il giavellotto coesiste col fucile. Poi si produce una rottura dell'equilibrio. L'uomo abbandona le armi primitive per quelle perfezionate offerte dalla cultura moderna. La tecnica si svuota del suo contenuto magico-religioso, l'uomo perde il contatto con l'altro mondo». La tecnica rende ogni cosa equivalente: una bestia è uguale a un'altra, dalla foresta gli spiriti sono in fuga, la preghiera è un vezzo superstizioso, il mondo sta zitto, è da sfruttare, il cielo è uno sbadiglio che inquieta.

Il cuore dell'uomo, ora, è un groviglio di enigmi. Così la Siberia diventa una magione dell'Occidente, una terra senza nomi.

giovedì 10 gennaio 2019

Arte e magia in mostra a Rovigo

tratto da "L'Opinione" del 03 gennaio 2019

di Dalmazio Frau

In un’Italia ridondante di mostre d’arte inutili se non banali, soprattutto quelle strapaesane con velleità nazionali, ne spicca una che merita il tempo e la compagnia. A Rovigo, città lontana dai grandi circuiti dell’arte per tutti, si espone “Arte e Magia” a Palazzo Roverella, sino al 27 gennaio, un percorso “esoterico” nell’arte pittorica tra Otto e Novecento in Europa, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, curata da Francesco Parisi.
Colui che, fortunato, avrà letto Il Mattino dei Maghi di Pauwels e Bergier, avrà più bell’agio nel comprendere il sottile pensiero che guida il visitare in questa esposizione di quadri scelti con cura e dedizione, ma anche il “profano” potrà lasciarsi indurre in suggestioni affascinanti e misteriche ad ogni dipinto e per ogni artista.
È la magia che ritorna e impera, con i suoi simboli e le sue “signature ermetiche” in un tempo che avrebbe dovuto prediligere la razionalità futurista, e che invece convive perfettamente miscelando l’alto e il basso, il meraviglioso, il fantastico e la realtà quotidiana. Antico e futuro segnano il punto di questo strano tempo che precede l’ultima guerra mondiale. Architettura sacra, pittura simbolica, arte e mistero che conducono a visioni oltre la Soglia, in un retaggio preraffaellita a volte, attraverso il colore dadaista di Julius Evola e la licenziosa succube scolpita da Auguste Rodin. Qui, a Rovigo, per qualche tempo ancora danzeranno i diavoli e le streghe verso il Sabba, e con loro vanno in teoria i Rosacroce e i molti cavalieri in cerca attraverso una folta selva di fantasmi che è l’Europa tra le due guerre, contornati da maghi e dalle loro cerimonie.
Un altro pregio della mostra è far comprendere a colui che ne attraversa le sale, come e in quale misura il pensiero magico e occultista abbia influenzato sia il Simbolismo europeo sia la nascita delle avanguardie storiche, divenendo quasi una sorta di “controcultura” – a volte reazionaria – a un mondo che stava rapidamente scivolando verso il modernismo. Ogni ambito del rapporto tra Arte e Magia nel nuovo secolo viene ampliamente indagato, sino all’arte applicata dell’editoria senza dimenticare l’influenza espressionista del cinema che subito aveva compreso le possibilità di esprimere la presenza del Golem o del Vampiro.
Rovigo si mostra così città intellettualmente libera e aperta a un tema che fa ancora sobbalzare, chi confonde sempre – per ignoranza – esoterismo e satanismo e chi lo rinnega in nome di un positivismo ormai stantio, che forse è esistito soltanto in poche menti tristi e senza sogni per lo più ancorate ancora a una sinistra visione di Sinistra che fa del mondo, del Cosmo, una prigione dalla quale, invece si deve poter evadere e ritornare liberi.

lunedì 7 gennaio 2019

DirectoryRex - Il Portale Esoterico

DirectoryRex è il portale esoterico definitivo in Italia! Punto di riferimento per gli amanti delle scienze occulte, dedicato anche agli appassionati che volessero cimentarsi in un primo approccio a temi quali la magia rossa, i rituali, i legamenti, la cartomanzia e tanti altri argomenti. Il sito è tenuto in costante aggiornamento da sviluppatori, cartomanti ed esperti SEO, tutti accomunati dalla passione per l'esoterismo e le scienze occulte: è possibile leggere articoli dedicati a temi "caldi" quali la ritualistica e la Wicca, ma anche temi attinenti alla sfera del Mystery - ufo e misteri ufologici, fantasmi, viaggi nel tempo...

DirectoryRex.com è un sito che devi assolutamente visitare, senza limitarti a uno sguardo superficiale che ti impedirebbe di apprezzare adeguatamente il materiale contenuto nelle varie sezioni. Se sei un appassionato della Numerologia e della Cabala, ad esempio, all'interno del sito potrai trovare articoli che approfondiscono entrambi i temi da un punto di vista professionale e sistematico. Stesso discorso si applica a chi ama approfondire tematiche legate alla sfera della magia, che sia bianca, rossa o nera (con sottosezioni dedicate allo Sciamanesimo, ai Riti Voodoo, alla Santeria Brasiliana). Directoryrex è il posto ideale per gli amanti dell'occultismo e della sfera dell'esoterismo, con i suoi articoli dedicati all'interpretazione dei sogni e all'astrologia, e un blog costantemente aggiornato con articoli relativi agli argomenti più disparati.

DirectoryRex, il portale esoterico definitivo, apre lo spazio anche al confronto e al dialogo tra gli appassionati dell'esoterismo e gli operatori dell'occulto: una sezione intera ospita un forum apposito, all'interno del quale è possibile presentarsi e discutere o approfondire i temi esposti all'interno del sito e farsi consigliare dagli altri utenti. Se il vostro obiettivo è invece quello di mettere in pratica quanto avete appreso sui rituali, non potete esimervi dal fare un giro nell'apposito negozio esoterico: qui potrete trovare tutta una serie di materiali (candele, pergamene, incensi, erbe magiche) da utilizzare nel vostro rituale fai-da-te per far ritornare l'amore perduto, o per assicurarvi una migliore fortuna, oppure un nuovo, entusiasmante lavoro.
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Sul sito di DirectoryRex.com potrai trovare i migliori esoteristi e cartomanti online, selezionati per te in modo più che accurato al fine di consentire la massima riservatezza e il miglior risultato possibile. Il sito è aperto anche alla collaborazione di coloro che volessero pubblicizzare la propria attività esoterica tramite banner: si tratta di un sito con un traffico di oltre 30mila visite al mese, cosa che consente di dare grande risalto e una grande visibilità alla propria attività tramite le inserzioni poste in punti strategici del sito.

sabato 5 gennaio 2019

I PIANETI NELL’ASTROLOGIA: DIALOGO CON GLI DEI E CONSAPEVOLEZZA INTERIORE

Sabato 12 Gennaio 2019 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri d’Esoterismo”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di DAVIDE MARRE’ che parlerà sul tema:

I PIANETI NELL’ASTROLOGIA: DIALOGO CON GLI DEI E CONSAPEVOLEZZA INTERIORE

Nell’astrologia i pianeti sono gli ‘attori’ del nostro dialogo interiore. Bruno Huber affermava che nella conoscenza del significato dei pianeti in un Tema Natale non fosse possibile prescindere dalla conoscenza degli dei a cui i pianeti sono associati. Come personaggi prestati dalla narrazione mitologica i pianeti ricreano nel contesto personale una nuova narrazione interiore, in uno scenario diverso e in un teatro diverso, ma con il medesimo ‘carattere’ assoluto e divino.
Imparare a dialogare con questi autori significa imparare a entrare in contatto con la realtà mitologica che si rappresenta anche nella vicenda personale, quella dell’eroe dai mille volti. Ma significa anche imparare a ritirare il nostro investimento e decidere liberamente quando essere interpreti oppure spettatori che attraverso la catarsi del proprio spettacolo interiore al contempo lo integrano in modo armonico.
L’astrologia diventa così la porta in cui il mito rivive e che ci aiuta a prendere consapevolezza del ‘mito’ a cui siamo chiamati a fare parte se vogliamo vivere una vita piena e autentica.
Si tratta, come avrete capito, di un appuntamento di straordinario interesse a cui la nostra Associazione si pregia di invitarvi; un appuntamento, perciò, a cui non mancare assolutamente!
La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.
Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.