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mercoledì 12 ottobre 2016

Thug: i mitici strangolatori indiani

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/thug-i-mitici-strangolatori-indiani/

Tra religione e criminalità, nota sui Thug.

 

Le sette sono spesso dipinte come un’entità fortemente chiusa, avvolta intorno ad alcuni segreti fondamentali per il mantenimento del gruppo, spesso focalizzano i propri intenti nella figura del leader, considerato un riferimento fondamentale al quale obbedire ciecamente.

La storia delle religioni e della cultura è ricca di esperienze di gruppi esoterici che possono essere definiti sette: quasi sempre il loro operato e i loro riti sono indicati come pratiche in forte contrasto con la legge della religione dominante e quella degli uomini.

Ad esempio, chi ha letto i romanzi di Emilio Salgari, ricorderà le violente lotte contro i Thug nelle foreste indiane. Ma si tratta solo di finzione letteraria, un prodotto della fantasia di un grande narratore o dell’eco di una setta realmente esistita?

Salgari probabilmente attinse alla cronaca degli esploratori: le vicende dei Thug (questa parola deriverebbe dal vocabolo indiano tradimento) che ritroviamo nel romanzo I misteri della Giungla Nera (1887), erano la trasposizione letteraria della lotta da parte dei colonizzatori inglesi alla setta chiamata Phansigar (che significa strangolatori) o Thug, che tra mito e storia sono stati parte integrante della tradizione indiana. Questa descrizione ricorda e porta ad associare i Thug al gruppo dei Sagartii citati da Erodoto che narra come gli aderenti di questo gruppo avessero l’abitudine di usare come arma, accanto al pugnale, anche un laccio di cuoio abilmente utilizzato per strangolare i nemici. Al posto del laccio di cuoio si attribuisce ai Thug l’utilizzo del rumal un fazzoletto di seta che gli stessi assassini portavano a modo di sciarpa o turbante, per poi utilizzarlo al momento giusto come strumento di morte. Ma perché lo strangolamento? I miti e le leggende narrano di come Kālī bevesse, durante il combattimento, ogni goccia del sangue del demone Asura Raktavìja, poiché se queste avessero toccato terra ogni goccia avrebbe generato un nuovo demone. Quindi il non spargimento di sangue potrebbe derivare dal non permettere al “male” di propagarsi. I miti Thug vogliono che essi stessi siano nati dal sudore delle braccia della dea:

    "Un demone aveva distrutto l’umanità divorando gli uomini via via che venivano creati. Era così grande che il mare gli arrivava alla cintola. Kali era partita alla riscossa e lo aveva ucciso. Ma da ogni goccia del sangue ne nasceva un altro. La dea aveva ucciso anche questi, ma anche da questi erano nati tanti demoni quante gocce di sangue la dea aveva versato. Ma mentre secondo gli indù ortodossi Kali aveva risolto il problema della moltiplicazione dei demoni leccando il sangue che colava dalle loro ferite, i Thag sostenevano che Kali si era stancata e aveva creato due uomini dal sudore delle sue braccia. Aveva dato due sciarpe a questi due primi Thag ordinando di uccidere tutti i demoni senza versare neppure una goccia di sangue. I Thag avevano obbedito e poi avevano restituito le sciarpe alla dea. Ma Kali gliele aveva lasciate per ricordo e per assicurare un santo e onorevole mestiere a loro e ai loro discendenti. Ai due uomini non solo era stato permesso ma addirittura raccomandato di uccidere gli uomini così come avevano fatto con i demoni. Chi nasceva membro della setta non poteva rifiutare il dovere dell’assassinio rituale".[1]

Si vuole che sia stata la stessa dea Kālī a fondare la setta, insegnando loro come uccidere i nemici. Le armi dei Thug erano: il coltello ricavato da una costola della dea, la piccozza ricavata da uno dei suoi denti e il laccio per strangolare ricavato da un orlo del sari di Kālī. Venivano risparmiati dai Thug, le donne, i portatori di difetti ed infermi, ed i bambini che non venendo uccisi venivano iniziati alla setta. Si vuole che fossero anche risparmiati, carpentieri, tagliatori di pietra e carpentieri in quanto mestieri sacri alla dea Kālī.

La setta dei Thug non era una associazione di banditi, ma un vero e proprio gruppo religioso, che uccideva le vittime non per scopi di lucro, ma per la sola necessità di procacciarsi delle vittime da sacrificare alla divinità. Dopo gli omicidi rituali i membri della setta si riunivano per celebrare una specie di banchetto simbolico in cui preghiere e altre pratiche avevano il ruolo di consolidare la coesione del gruppo. Tutti gli aderenti alla setta dei Thug erano a conoscenza del Ramasi, una sorta di codice segreto tramandato di padre in figlio e negato a tutti i non adepti. La lotta degli Inglesi condotta con i noti Fucilieri del Bengala contro i Phansigar, portò alla scomparsa della setta, la cui struttura fortemente chisa ha fatto sì che molti dei loro segreti siano andati completamente perduti con gli ultimi membri di un gruppo che grazie ad Emilio Salgari può ancora riemergere dalla storia ed entrare nel mito. Secondo alcuni i Thug non si sono mai estinti davvero ed ancora oggi alcune misteriose sparizioni sono opera loro…

[1] In Alessandro Grossato, La via dei ladri in India.