sabato 27 gennaio 2018

IL POTERE DEI SIMBOLI NELLA STORIA DELLA COMUNICAZIONE

Presentiamo questa tesi che si occupa dei simboli nella comunicazione sperando di fare cosa gradita ai nostri lettori. L'autrice è Roberta Montanaro: questo il suo sito:

http://https//isimbolinellacomunicazione.wordpress.com/

La tesi da scaricare:



mercoledì 24 gennaio 2018

Mondi in collisione di Immanuel Velikovsky

Ecco un assoluto mito vivente: Mondi in collisione, di Immanuel Velikovsky (Garzanti, 1955), da notare lo stato di conservazione notevole della sovraccoperta, e la presenza della fascetta editoriale. Un libro, quello di Velikovsky, che fece tremare il mondo dell'astronomia negli anni '50 e che ad ogni decennio, e tutt'oggi, viene rispolverato e contrapposto alle teorie ufficiali.






Segnalatoci da Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org  nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi. Potete leggere delle sue ricerche su http://www.cacciatoredilibri.com/

domenica 14 gennaio 2018

La porta degli dei - conferenza

Sabato 10 Febbraio 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri con l'Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un’interesantissima conferenza di MASSIMO BARBETTA che parlerà sul tema:

"LA PORTA DEGLI DEI"




In questa conferenza Massimo Barbetta presenterà il suo ultimo libro nel quale è proseguita e portata a conclusione la sua ricerca sui misteri della teologia e dell'astronomia egizia. Verranno perciò descritti nel dettaglio, contestualizzandoli con le immagini che ci provengono da alcune tombe dei faraoni nella Valle dei Re, alcuni contenuti del “Libro dell'Amduat” e del “Libro delle 12 Porte del Duat”. Verranno presentate inoltre, integrandole, le traduzioni dei principali egittologi di molti passi geroglifici di questi testi, così come dei “Testi delle Piramidi”, dei “Testi dei Sarcofagi” e del “Libro dei Morti”. Da qui emergono conoscenze tecnologiche, astronomiche, e, seppure parzialmente, astrofisiche, davvero impensabili per un popolo, quale quello degli antichi egizi, definito dai più del tutto arcaico.

Seppure espresse in una modalità descrittiva tipica dell'epoca, molte descrizioni si rivelano sorprendentemente attuali anche dal punto di vista iconografico. Emerge, così, la consapevolezza degli antichi egizi, che per viaggiare fra le stelle, in direzione della mitica e lontana Patria degli Dei, collocata in una precisa e circoscritta zona di cielo, la barca del dio Ra doveva servirsi di particolari artifici o condotti spazio-temporali, i cui aspetti, i cui effetti, la cui struttura e la cui disposizione celeste erano descritti con sorprendente precisione.

Massimo Barbetta (1961) Medico oculista, è appassionato degli studi classici e delle lingue antiche: latino e greco, e, in forma amatoriale, di ebraico e geroglifico. Da oltre 15 anni è cultore della storia medievale, della cultura e delle leggende dei sumeri, dei babilonesi, degli ebrei, dei greci e dei romani. Collaboratore delle riviste “Mystero”, “Archeo-Misteri” ed “UFO-Notiziario”, è membro del “C.I.R.P.E.T.” (Comitato Interdisciplinare per le Ricerche Proto-storiche e Tradizionali) e partecipa da anni, con personali relazioni, a congressi e conferenze su questi temi. Da più di 12 anni si occupa attivamente di ricerche e approfondimenti sulla cultura dell’Antico Egitto e sull’Archeo-Astronomia, avendo pubblicato le sue ricerche in oltre 40 articoli, in questi e altri campi di indagine, sulla rivista “Archeo-Misteri”. Autore di "Stargate - Il Cielo degli Egizi”.



Visto l’estremo interesse di questo argomento vi aspettiamo, come sempre, numerosissimi!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

domenica 7 gennaio 2018

Sulle condizioni dell’iniziazione

in collaborazione con la rivista Lettera e Spirito:
http://acpardes.com/letteraespirito/sulle-condizioni-delliniziazione/

di René Guénon

Possiamo ora tornare alla questione delle condizioni dell’iniziazione, e diremo innanzitutto, quantunque la cosa possa parere ovvia, che la prima di tali condizioni è una certa attitudine o disposizione naturale, senza la quale ogni sforzo risulterebbe vano, giacché l’individuo può evi­dentemente sviluppare solo le possibilità che porta in sé dall’origine; tale attitudine, che fa quello che taluni chiamano l’“iniziabile”, costituisce propriamente la “qualificazione” richiesta da tutte le tradizioni iniziatiche[1]. Del resto, questa condizione è la sola che sia, in un certo senso, comune all’iniziazione e al misticismo, giacché è chiaro che anche il mistico deve avere una disposizione naturale particolare, quantunque interamente diversa da quella dell’“iniziabile”, se non addirittura opposta per certi versi; ma tale condizione, per lui, se è del pari necessaria, è inoltre sufficiente; non ce ne sono altre che debbano aggiungersi a essa, e le circostanze fanno tutto il resto, facendo passare a loro piacimento dalla “potenza” all’“atto” queste o quelle altre possibilità che comporta la disposizione in questione. Ciò risulta direttamente da quel carattere di “passività” di cui abbiamo parlato sopra: in un simile caso, non può infatti trattarsi di un qualsivoglia sforzo o lavoro personale, che il mistico non dovrà mai effettuare, e dai quali dovrà anzi invece guardarsi con cura, come da qualcosa che sarebbe in opposizione con la sua “via”[2], mentre, al contrario, per quanto riguarda l’iniziazione e dato il suo carattere “attivo”, un lavoro del genere costituisce un’altra condizione non meno strettamente necessaria della prima, e senza la quale il passaggio dalla “potenza” all’“atto”, che è propriamente la “realizzazione”, non può assolutamente effettuarsi[3].

Eppure, non è ancora tutto: finora abbiamo insomma soltanto sviluppato la distinzione, che avevamo posto all’inizio, dell’“attività” iniziatica e della “passività” mistica, per trarne la con­seguenza che, per l’iniziazione, v’è una condizione che non esiste e non può esistere per quanto riguarda il misticismo; ma v’è ancora un’altra condizione non meno necessaria di cui non abbiamo parlato, e che si situa in qualche modo tra quelle di cui abbiamo appena trattato. Tale condizione, sulla quale occorre tanto più insistere poiché gli Occidentali sono in generale abba­stanza portati a ignorarla o a sottovalutarne l’importanza, è inoltre, per la verità, la più caratte­ristica di tutte, quella che permette di definire l’iniziazione al di fuori di ogni possibile equi­voco, e di non confonderla con qualche altra cosa; in virtù di essa, il caso dell’iniziazione è delimitato assai meglio di quanto non può esserlo quello del misticismo, per il quale nulla di simile esiste. È spesso assai difficile, se non del tutto impossibile, distinguere il falso misticismo dal vero; il mistico è, per definizione, un isolato e un “irregolare”, e talvolta non sa neppure lui che è veramente; e il fatto che nel suo caso non si tratta di conoscenza allo stato puro, ma che pure ciò che è conoscenza reale è sempre interessata da una mescolanza di sentimento e d’im­maginazione, è inoltre ben lungi dal semplificare la questione; in ogni caso, si è in presenza di qualcosa che sfugge a qualsiasi controllo, cosa che potremmo esprimere dicendo che non esiste per il mistico alcun “mezzo di riconoscimento”[4]. Si potrebbe dire anche che il mistico non ha “genealogia”, che egli non è tale se non per una sorta di “generazione spontanea”, e pensiamo che tali espressioni siano facili da capire senza ulteriori spiegazioni; pertanto, come si potrebbe affermare indubitabilmente che qualcuno è un mistico autentico e che un altro non lo è, quando invece tutte le apparenze possono essere sensibilmente le medesime? Per contro, le contraffa­zioni dell’iniziazione possono sempre essere rivelate infallibilmente grazie all’assenza della condizione alla quale abbiamo appena accennato, e che altro non è se non il ricollegamento a un’organizzazione tradizionale regolare.

Vi sono degli ignoranti che s’immaginano che ci “si inizi” da soli, il che è una sorta di contraddizione in termini; dimenticando, se mai l’hanno saputo, che la parola initium significa “entrata” o “inizio”, confondono l’atto stesso dell’iniziazione, intesa in senso rigorosamente eti­mologico, con il lavoro da compiere in seguito perché tale iniziazione, da virtuale che è stata in principio, divenga più o meno pienamente effettiva. L’iniziazione, così intesa, è ciò che tutte le tradizioni si accordano nel designare come “seconda nascita”; come potrebbe, perciò, un essere agire da sé ancor prima d’essere nato[5]? Sappiamo bene che cosa si potrà obiettare a questo: se l’essere è veramente “qualificato”, porta già in sé le possibilità che si tratta di sviluppare; per­ché, se le cose stanno così, non potrebbe realizzarle con il proprio sforzo, senza alcun intervento esteriore? È questa infatti una cosa che è permesso prevedere teoricamente, a condizione di concepirla come il caso di un uomo “nato due volte” fin dal primo momento della sua esistenza individuale; ma, se ciò non presenta impossibilità di principio, v’è nondimeno un’impossibilità di fatto, nel senso che ciò è contrario all’ordine stabilito per il nostro mondo, perlomeno nelle condizioni attuali. Non siamo nell’epoca primordiale in cui tutti gli uomini possedevano in modo normale e spontaneo uno stato che è oggi inerente a un elevato grado d’iniziazione[6]; e d’altronde, a dire il vero, la stessa parola iniziazione in quell’epoca non poteva avere alcun senso. Siamo nel Kali-Yuga, ossia in un tempo in cui la conoscenza spirituale è divenuta na­scosta, e in cui solamente qualcuno può ancora raggiungerla, purché si ponga nelle condizioni richieste per ottenerla; ora, una di tali condizioni è precisamente quella di cui stiamo parlando, così come un’altra condizione è uno sforzo di cui gli uomini delle prime età non avevano ugualmente nessun bisogno, poiché lo sviluppo spirituale avveniva in essi in modo altrettanto naturale quanto lo sviluppo corporeo.

Si tratta quindi di una condizione la cui necessità s’impone in conformità con le leggi che governano il nostro mondo attuale; e, per farlo meglio comprendere, possiamo ricorrere qui a un’analogia: tutti gli esseri che si svilupperanno nel corso di un ciclo sono contenuti fin dal principio, nello stato di germi sottili, nell’“Uovo del Mondo”; pertanto, perché non potrebbero nascere nello stato corporeo da soli e senza genitori? Neppure questa è un’impossibilità assolu­ta, ed è possibile concepire un mondo in cui ciò avverrebbe; ma, in realtà, questo mondo non è il nostro. Facciamo, beninteso, una riserva per le anomalie; può accadere che vi siano dei casi eccezionali di “generazione spontanea”, e, nell’ordine spirituale, abbiamo noi stessi applicato poco fa quest’espressione al caso del mistico; ma abbiamo anche detto che questi è un “irrego­lare”, mentre l’iniziazione è cosa essenzialmente “regolare”, che non ha niente a che vedere con le anomalie. Inoltre, occorrerebbe sapere esattamente fin dove queste possono spingersi; an­ch’esse devono pur rientrare in definitiva in qualche legge, giacché tutte le cose non possono esistere che come elementi dell’ordine totale e universale. Questo solo, se ci si volesse riflettere bene, potrebbe bastare per far pensare che gli stati realizzati dal mistico non sono precisamente gli stessi di quelli dell’iniziato, e che, se la loro realizzazione non è soggetta alle stesse leggi, è perché si tratta effettivamente di qualcos’altro; ma possiamo ora accantonare interamente il caso del misticismo, sul quale abbiamo detto abbastanza per quel che ci proponevamo di comprova­re, per considerare esclusivamente solo quello dell’iniziazione.

Ci resta infatti da precisare il ruolo del ricollegamento a un’organizzazione tradizionale, che non può, beninteso, dispensare in nessun modo dal lavoro interiore che ciascuno può compiere solo da sé, ma che è richiesto, come condizione preliminare, perché tale lavoro possa effettiva­mente portare i suoi frutti. Si deve capire bene, fin d’ora, che coloro che sono stati stabiliti come depositari della conoscenza iniziatica non possono comunicarla in un modo più o meno parago­nabile a quello con cui un professore, nell’insegnamento profano, comunica ai suoi allievi delle formule libresche che essi dovranno solo immagazzinare nella loro memoria; qui si tratta di qualcosa che, nella sua stessa essenza, è propriamente “incomunicabile”, poiché sono degli stati da realizzare interiormente. Quanto si può insegnare, sono solamente dei metodi preparatori per l’ottenimento di tali stati; ciò che può essere fornito dall’esterno al riguardo, è insomma un aiuto, un appoggio che facilita grandemente il lavoro da compiere, e anche un controllo che elimini gli ostacoli e i pericoli che possono presentarsi; sono tutte cose tutt’altro che trascurabili, e colui che ne fosse privato correrebbe il grosso rischio d’incorrere in un fallimento, ma ancora questo non giustificherebbe interamente quel che abbiamo detto quando abbiamo parlato di una condi­zione necessaria. Comunque non è quello cui intendevamo riferirci, almeno in modo immediato; sono tutte cose che intervengono solo secondariamente, e in certo qual modo a titolo di conse­guenze, dopo l’iniziazione intesa nel suo senso più stretto, quale abbiamo indicato sopra, e allorché si tratti di sviluppare effettivamente la virtualità che essa costituisce; ma ancora biso­gna, prima di tutto, che simile virtualità preesista. È dunque in modo diverso che dev’essere intesa la trasmissione iniziatica propriamente detta, e non potremmo caratterizzarla meglio se non dicendo che essa è essenzialmente la trasmissione di un’influenza spirituale; dovremo tornarvi più ampiamente, ma, per il momento, ci limiteremo a determinare più esattamente il ruolo che gioca tale influenza, tra l’attitudine naturale prima inerente all’individuo e il lavoro di realizzazione che compirà in seguito.

Abbiamo fatto notare in altro luogo che le fasi dell’iniziazione, così come quelle della “Grande Opera” ermetica che non ne è in fondo che una delle espressioni simboliche, riprodu­cono quelle del processo cosmogonico[7]; tale analogia, che si fonda direttamente su quella tra il “microcosmo” e il “macrocosmo”, permette, meglio di ogni altra considerazione, d’illuminare la questione di cui si tratta presentemente. Si può dire, infatti, che le attitudini o possibilità incluse nella natura individuale sono innanzitutto, in quanto tali, soltanto una materia prima, cioè una pura potenzialità, in cui non v’è nulla di sviluppato o di differenziato[8]; si tratta perciò dello stato caotico e tenebroso, che il simbolismo iniziatico fa precisamente corrispondere al mondo pro­fano, e nel quale si trova l’essere che non è ancora pervenuto alla “seconda nascita”. Perché questo caos possa incominciare a prender forma e a organizzarsi, occorre che una vibrazione iniziale gli sia comunicata dalle potenze spirituali, che la Genesi ebraica indica con il nome di Elohim; tale vibrazione è il Fiat Lux che illumina il caos, e che è il punto di partenza necessario di tutti gli sviluppi ulteriori; e, dal punto di vista iniziatico, quest’illuminazione è precisamente costituita dalla trasmissione dell’influenza spirituale della quale abbiamo appena parlato[9]. Per­tanto, e in virtù di tale influenza, le possibilità spirituali dell’essere non sono più la semplice potenzialità che erano prima; esse sono divenute una virtualità pronta a svilupparsi in atto nei diversi stadi della realizzazione iniziatica.

Possiamo riassumere tutto quanto precede dicendo che l’iniziazione implica tre condizioni che si presentano in modo successivo, e che si potrebbero far corrispondere rispettivamente ai tre termini di “potenzialità”, “virtualità” e “attualità”: 1. la “qualificazione”, costituita da certe possibilità inerenti alla natura propria dell’individuo, e che sono la materia prima sulla quale il lavoro iniziatico dovrà effettuarsi; 2. la trasmissione, per il tramite del ricollegamento a un’orga­nizzazione tradizionale, di un’influenza spirituale che conferisce all’essere l’“illuminazione” che gli permetterà d’ordinare e di sviluppare queste possibilità che porta in sé; 3. il lavoro interiore mediante il quale, con l’aiuto di “ausili” o di “supporti” esteriori eventuali e soprattutto durante i primi stadi, tale sviluppo sarà realizzato gradualmente, facendo passare l’essere, di scalino in scalino, attraverso i differenti gradi della gerarchia iniziatica, per condurlo alla meta finale della “Liberazione” o dell’“Identità Suprema”.



René Guénon

[1] Si vedrà d’altronde, dallo speciale studio che dedicheremo in seguito alla questione delle qualifica­zioni iniziatiche, che tale questione presenta in realtà degli aspetti molto più complessi di quanto si po­trebbe credere sulle prime e se ci si arrestasse alla sola nozione molto generale che ne diamo qui.

[2] Anche i teologi vedono volentieri, e non senza ragione, un “falso mistico” in colui che cerca, con uno sforzo qualsiasi, d’ottenere visioni o altri stati straordinari, quand’anche tale sforzo si limitasse a concepire un semplice desiderio.

[3] Da ciò discende, tra altre conseguenze, che le conoscenze d’ordine dottrinale, che sono indispensa­bili all’iniziato, e la cui comprensione teorica è per lui una condizione preliminare d’ogni “realizzazione”, possono mancare interamente al mistico; da qui viene sovente, in quest’ultimo, oltre alla possibilità di errori e di molteplici confusioni, una strana incapacità d’esprimersi in modo intelligibile. D’altronde dev’essere beninteso che le conoscenze in questione non hanno assolutamente niente a che vedere con tutto quel che è soltanto un’istruzione esteriore o “sapere” profano, che non ha qui alcun valore, come spiegheremo ancora in seguito, e che pure, tenuto conto di che cos’è l’istruzione moderna, costituirebbe piuttosto un ostacolo che non un aiuto in molti casi; un uomo può benissimo non sapere né leggere né scrivere e raggiungere nondimeno i gradi più elevati dell’iniziazione, e casi del genere non sono rarissimi in Oriente, mentre vi sono degli “studiosi” e persino dei “geni”, secondo il modo di vedere del mondo profano, che non sono “iniziabili” a nessun titolo.

[4] Non intendiamo con ciò delle parole o segni esteriori e convenzionali, ma quello di cui simili mezzi non sono in realtà che la rappresentazione simbolica.

[5] Ricordiamo qui l’adagio scolastico elementare: «per agire, bisogna essere».

[6] È quello che la parola Hamsa indica nella tradizione indù, intesa come nome alla casta unica che esi­steva in origine, e che designa propriamente uno stato che è ativarna, vale a dire di là dalla distinzione delle caste attuali.

[7] Vedere L’Ésoterisme de Dante, segnatamente le pp. 63-64 e 94 (I ed.).

[8] Va da sé che, a rigore, si tratta di una materia prima solo in senso relativo, non in senso assoluto; ma tale distinzione non ha importanza dal punto di vista in cui qui ci poniamo, e d’altronde lo stesso si può dire della materia prima di un mondo come il nostro, che, essendo già determinata in un certo modo, non è in realtà, nei confronti della sostanza universale, che una materia secunda (cf. Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. II), dimodoché, anche secondo quest’aspetto, l’analogia con lo sviluppo del nostro mondo a partire dal caos iniziale è rigorosamente esatta.

[9] Da qui provengono espressioni come quelle di “dare la luce” e “ricevere la luce”, usate per indicare, con riferimento rispettivamente all’iniziatore e all’iniziato, l’iniziazione in senso stretto, vale a dire la trasmissione vera e propria di cui stiamo trattando. Si noterà anche, per quanto concerne gli Elohim, che il numero settenario loro attribuito è in relazione con la costituzione delle organizzazioni iniziatiche, che deve essere effettivamente un’immagine dello stesso ordine cosmico.