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sabato 8 dicembre 2018

"La Grande Piramide? È piena di misteri"

Tratto da Il Giornale del 22/06/2018

di Matteo Sacchi

Zahi Hawass (nato a Damietta, Egitto, classe 1947, laurea in archeologia greca e romana nel 1967 ad Alessandria d'Egitto) è uno degli archeologi più famosi del mondo. A quasi tutti noi è capitato di vederlo al lavoro con il suo cappellone un po' alla Indiana Jones in qualche documentario sull'antico Egitto.


Sarà in Italia per partecipare a TaoBuk, il festival letterario internazionale di Taormina (martedì 26 alle 17), e naturalmente per parlare di antico Egitto e dell'opera teatrale Il loto e il papiro che è ambientata al tempo dell'invasione degli Hyksos. Abbiamo fatto una chiacchierata con lui in anticipo.

Come ha deciso di diventare egittologo?


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«Da ragazzo non ero interessato all'archeologia. Volevo essere un avvocato e mi ero iscritto alla facoltà di legge. Ma una volta comprati i libri mi resi conto del mio errore. Semplicemente odiavo la materia. Non era roba per me. Sono diventato archeologo per caso e proprio perché non mi piaceva studiare legge. A 19 anni e mezzo venni assunto al dipartimento delle antichità e venni mandato a fare uno scavo. Durante gli scavi si rinvenne una tomba e il capo della squadra di operai mi chiamò a dare una mano. Trovai nel mezzo della tomba una statua di Afrodite. Mentre la pulivo mi dissi: Ho trovato l'amore della mia vita. E che ancora oggi in me quella passione sia viva credo si veda quando faccio conferenze o scrivo dell'antico Egitto».

Qual è il suo monumento egizio preferito?

«La Grande Piramide di Khufu (Cheope, faraone dal 2589 al 2566 a.C, ndr)».

Perché?

«Ho vissuto attorno alla piramide per anni, ho visto ogni giorno il sole sorgere sui blocchi di pietra. Ho spedito un robot attraverso i condotti di ventilazione e scoperto porte segrete con maniglie di rame nascoste all'interno di questa incredibile tomba...».

Esiste in Egitto qualche antico monumento che abbia ancora dei misteri da rivelare?

«Di nuovo, la Grande Piramide. Ci sono ancora un sacco di cose da scoprire sulla sua struttura. Adesso è al lavoro un team formato da giapponesi, francesi ed egiziani che sta usando uno scanner muonico per scandagliarla. Questi scienziati affermano che ci siano delle camere segrete dietro l'entrata e sopra la grande galleria... Anche il papiro di Wadi al-Jarf, scoperto di recente nel Sinai, è importante è la migliore evidenza che sbugiarda certe teorie new age sulle piramidi. È il più antico papiro che sia mai stato ritrovato. È il diario di lavoro di un uomo che si chiamava Merer, capomastro degli operai della Grande Piramide. Nel testo racconta di quando condusse i suoi uomini a Tura per trasportare i bellissimi blocchi di calcare bianco per l'involucro esterno della piramide. Racconta anche un sacco di dettagli sul sito di Giza, sui funzionari del sito, sul faraone Khufu che aveva il palazzo lì e non a Menfi, come si credeva...».

C'è qualche segreto nella Sfinge. In molti credono ci sia qualcosa sotto la statua e continuamente chiedono il permesso di scavare...

«Il vero segreto della Sfinge secondo me è che ha osservato la storia dell'Egitto per cinquemila anni. Tutte le ricerche che abbiamo fatto provano che la Sfinge data al regno di Khafre (Chefren, ndr), il costruttore della seconda piramide. Quanto alle stanze segrete, ciò che la maggior parte della gente non sa è che io ho scavato sotto la sfinge sino a quindici metri di profondità nella roccia solida, sono state fatte 32 perforazioni, e non abbiamo trovato niente. Non ci sono stanze segrete nella Sfinge. Vi abbiamo però scoperto quattro tunnel. Li abbiamo ripuliti e studiati e abbiamo scoperto che sono stati costruiti durante la ventiseiesima dinastia, intorno al 500 a.C. Da chi? Da gente che voleva scoprire i segreti della Sfinge!».

Qual è il suo personaggio storico preferito fra così tanti faraoni, regine, dignitari?

«È proprio Khufu (Cheope) il costruttore della Grande Piramide. È stato davvero un grande personaggio. Scrisse un libro sacro che viene menzionato da Manetone (storico e sacerdote egizio del III secolo avanti Cristo, ndr) ma non sappiamo che cosa ci fosse davvero scritto, o dove sia stato nascosto. Inoltre ha realizzato quella che per millenni è stata la più grande struttura architettonica sulla Terra e ancora oggi la gente si chiede come ci sia riuscito».

Qual è stata la sua più bella scoperta in una carriera accademica e archeologica così lunga?

«Me lo chiedono sempre. Ogni scoperta ti apre il cuore. Però tra le altre posso citare le tombe dei lavoratori delle piramidi che hanno dimostrato che erano egiziani e non schiavi, la valle delle mummie d'oro nell'oasi di Bahariya, le due piramidi, una vicina a quella di Khufu e una a Saqqara, il lignaggio familiare di Tutankhamon, e l'identificazione della mummia della regina Hatshepsut. Queste hanno cambiato la storia».

Come segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità al Cairo lei ha detto alla stampa: «Se i britannici vogliono essere ricordati, se vogliono ricostruire la loro reputazione, dovrebbero restituire volontariamente la stele di Rosetta perché è un'icona dell'identità egiziana». La pensa ancora così?

«Io penso che il British Museum debba restituirla. Lo stesso vale per il busto di Nefertiti, che è a Berlino, per lo zodiaco conservato al Louvre e per le statue di Ankhhaf (a Boston) e di Hemiunu (a Hildesheim). Sono icone del nostro passato e devono stare in Egitto, non altrove. Ora sono a capo del comitato per il rimpatrio dei manufatti, e una delle cose più importanti su cui mi impegnerò è rinnovare la richiesta di restituzione del busto di Nefertiti».

I manufatti esportati dall'Egitto in modo non sempre limpido però sono tantissimi...

«Non mi sto impegnando per il ritorno di tutti i materiali. Ma mi sto impegnando per la restituzione di quelli rubati di recente. Ne ho recuperati seicento quando ero a capo del Supremo Consiglio delle Antichità al Cairo. Molti manufatti sono stati rubati durante e dopo la rivoluzione del 2011... Quindi dobbiamo chiedere alle case d'asta di farci conoscere l'origine dei reperti che vendono... E io spero che i musei di tutto il mondo la smettano di comprarli, perché così facendo incoraggiano i ladri. A Napoli le autorità italiane hanno intercettato 180 reperti e ci hanno avvisato per autenticarli. C'erano anche antichi oggetti del Bahrain, della Siria e dell'Iraq. Secondo me li avevano rubati i terroristi per finanziarsi».

Il museo del Cairo adesso è sicuro? Nel 2011 venne saccheggiato durante la rivoluzione...

«Non ci sono rischi di sicurezza all'interno del Museo del Cairo. E nel 2011, nonostante l'assenza della polizia, vennero rubati soltanto 17 piccoli oggetti. La gente che penetrò nel museo lo fece soprattutto credendo a un mito, quello del Mercurio rosso. Non esiste, ma molti egiziani ci credono. Si tratterebbe di un liquido che si estrae dalla gola delle mummie e che darebbe la possibilità di controllare i demoni... Abbiamo due grandi progetti museali che ho seguito personalmente, il Grand Egyptian Museum - e speriamo che le gallerie di Tutankhamon possano essere aperte al pubblico entro quest'anno - e il Civilization Museum che dovrebbe raccontare la storia dell'Egitto dai tempi pre-dinastici. La costruzione è finita, ma non gli interni. Avrebbe dovuto aprire nel 2012, ma la rivoluzione ha scombussolato i piani».

Quali saranno le prossime scoperte archeologiche importanti in Egitto?

«Ora sto scavando nella Valle dei Re, nella zona più a Ovest e in quella più a Est. Le regine della diciottesima dinastia potrebbero essere sepolte nella valle Ovest. Anche le tombe di Amenhotep I, Thutmose II e Ramses VIII non sono ancora state trovate. Io spero che il 2018 ci porti, e mi porti, qualche bella scoperta. In un ambito diverso sto peraltro lavorando con l'italiano Francesco Santocono per creare un'opera-show intitolata Opera Tutankhamon. Lui sta scrivendo la musica e io la storia. Speriamo che sia finita e che possa essere eseguita da cantanti lirici italo-egiziani entro il 2019».

mercoledì 14 novembre 2018

Portogallo, ritrovata una piramide sul fondale delle Azzorre

tratto da Il Giornale del 16 luglio 2015

La piramide si estende su una superficie di 8.000 metri quadrati ed è alta 60 metri


di Mario Valenza

Una scoperta che spiazza gli scienziati. Una piramide a circa quaranta metri di profondità nel mare delle Azzorre.

È questa la scoperta che avrebbe fatto un marinaio, come riporta la tv di Stato portoghese. La piramide si estende su una superficie di 8.000 metri quadrati ed è alta 60 metri. Silva Diocleziano, questo il nome del marinaio, con la sua nave si trovava nell’arcipelago delle Azzorre e tra le isole Terceira e San Miguel, grazie ad un grafico batimetrico, strumento che scandaglia i fondali marini, ha individuato una strana struttura nel fondale. Le leggende sull’esistenza di una civiltà preistorica avanzata, denominata comunemente Atlantide circolano da secoli e da sempre i ricercatori provano a mettersi sulle tracce dell'antica realtà. (Gallery)

Ma una scoperta davvero importante potrebbe portare ad una svolta decisiva nella ricerca della civiltà perduta. La struttura è stata localicazzata esattamente sul fondo delle acque che circondano le Azzorre, nei pressi del vulcano Dom João de Castro Bank, tra le isole di São Miguel e Terceira. Le autorità portoghesi hanno subito fatto sapere che il sito verrà analizzato dagli esperti con l'aiuto della Marina. Ma Luiz Fagundes Duarte, segretario Regionale della Pubblica Istruzione, è prudente: tenuto conto della posizione della struttura, potrebbe trattarsi di una formazione di origine naturale.

mercoledì 23 novembre 2016

Piramidi e immortalità

A Legnano il prossimo 2 dicembre alle 21 presso Welcome hotel in via Grigna, 14si terrà il convegno "Piramidi e immortalità, magia, regalità e ritualità nell'Antico Regno" tenuto da Giacomo Caviller, importate egittologo italiano:
Ingresso libero


sabato 30 agosto 2014

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLE COINCIDENZE


Le Piramidi di Teotihuacán, Giza e Xianyang



Con i dati oggi in nostro possesso, è facile constatare ed è già stato dimostrato da diversi studiosi1 che quanto abilmente riportato in queste immagini, corrisponde a realtà:


Immagine1 elaborata e resa disponibile da Luca Bernasconi


Ingrandendo i punti di interesse, ci troviamo di fronte ad una situazione ancora più particolare, di cui la seguente immagine ne è una rappresentazione significativa:

Immagine2 disponibile dal sito http://onlythechanges.blogspot.it/


Sulla immagine 1 non ci sono dubbi e l’allineamento è facilmente constatabile da chiunque abbia accesso ad internet ed utilizzi un programma come Google Earth.

Sulla immagine 2, vi è maggiore difficoltà di riscontro senza mezzi informatici più specifici, ma per la seguente analisi statistica, basterà fare riferimento all’immagine 1.

Ciò premesso, riporto 2 osservazioni lampanti e scientificamente valide per i tre complessi piramidali più importanti di Messico, Egitto e Cina, rispettivamente collocati nelle regioni note come Teotihuacán, Giza e Xianyang:

1)    sono allineati lungo un’unica linea planetaria;
2)    la loro disposizione sul piano è molto simile;

Essendo le suddette 2 osservazioni state già oggetto di studi approfonditi da parte di studiosi1 molto più esperti di me, evito di entrare nel merito dei valori e delle dimostrazioni, lasciando al lettore l’onere ed il piacere di approfondire gli argomenti.

Il mio obiettivo è invece quello di trattare statisticamente i dati a disposizione.




Partiamo dall’osservazione n°1: qual è la probabilità che 3 popoli diversi in 3 epoche diverse in 3 continenti diversi, costruiscano per pura coincidenza, 3 complessi piramidali allineandoli lungo una linea planetaria?

Per comodità dei lettori, riporto alcune semplici definizioni:

a)    Probabilità (classica) di un evento: il rapporto fra il numero dei casi favorevoli ed il numero dei casi possibili supposti tutti ugualmente possibili
b)    Coincidenza (Garzanti): concomitanza spesso casuale di più circostanze



Per l’analisi statistica, dobbiamo definire l’estensione di un territorio (spazio campionario) come “insieme” delle probabilità dei luoghi di costruzione e dobbiamo individuare l’estensione spaziale del complesso piramidale.

Quest’ultimo dato possiamo stabilirlo come il rettangolo che contiene le 3 piramidi principali di ogni sito (per brevità lo chiameremo “rettangolo  contenente”).

Ciò premesso, analizziamo i dati.



L’estensione del territorio dominato dai costruttori, è noto solo per Giza, purtroppo.

Anche in questo caso però, non possiamo ritenere idoneo alla costruzione del complesso piramidale il 100% del territorio dell’impero dell’Antico Regno (essendo presenti il Nilo, i rilievi, il deserto, etc.).

Per semplificare la trattazione, assumiamo cautelativamente che solo il 10% del territorio presentasse caratteristiche idonee alla costruzione: pianeggiante e con sufficiente capacità di sopportare il carico delle piramidi.



Per quanto riguarda Giza, abbiamo i seguenti dati:

1)    Estensione rettangolo contenente: circa 0,7 kmq (dato reale)
2)    Estensione impero costruttori: circa 300.000 kmq (dato reale)
3)    Estensione territorio idoneo: circa 30.000 kmq (ipotesi cautelativa)


Pertanto la probabilità che i costruttori scegliessero casualmente proprio quel kmq di territorio per costruire il complesso piramidale è pari a:

PGiza = 0,7/30.000= 0,0023%



attribuiva la costruzione delle piramidi al popolo dei Toltechi, ma successivamente ha abbandonato questa ipotesi per abbracciarne altre non meglio definite.

 


Quindi, data l’incertezza sulla data di costruzione e sul popolo che l’ha costruita, possiamo ipotizzare che i costruttori avessero a disposizione un territorio vasto almeno 100.000 volte l’estensione del complesso piramidale. E’ un’ipotesi molto conservativa, considerando la complessità, la maestosità e lo splendore di Teotihuacan, sarebbe infatti lecito pensare che i costruttori dominassero su un impero ben più vasto (come termine di confronto basti pensare all’estensione dell’impero Egizio al tempo della costruzione delle piramidi della piana di Giza, che è più del doppio).

Semplificando i calcoli, abbiamo:
1)    Estensione rettangolo contenente: circa 1,15 kmq (dato reale)
2)    Estensione impero costruttori: 115.000 kmq (ipotesi cautelativa)
3)    Estensione territorio idoneo: 11.500 kmq (ipotesi cautelativa)
Pertanto la probabilità che i costruttori scegliessero casualmente proprio quel punto del territorio per costruire il complesso piramidale è pari a:

PTeo=1,15/11.500 = 0,01% 


Per il complesso di Xianyang, i dati attualmente in nostro possesso sono veramente scarsi (per cause legate a divieti militari del governo cinese), quindi per non interrompere lo studio, prendiamo come riferimento il rettangolo contenente ed i dati ipotizzati per Teotihuacan (nell’attesa di poter definire almeno il rettangolo contenente con più precisione e magari anche l’estensione dell’impero dei costruttori):
1)    Estensione rettangolo contenente: circa 1,15 kmq (dato scelto per analogia con Teotihuacán)
2)    Estensione impero costruttori: 115.000 kmq (ipotesi cautelativa)
3)    Estensione territorio idoneo: 11.500 kmq (ipotesi cautelativa)

PXian = 1,15/11.500 = 0,01%


Pertanto la probabilità della coincidenza è:



PCoincidneza = PTeo * PGiza * PXian = 0,01% * 0,0023% * 0,01% = 0,0000000023%



Ovvero, la probabilità che Egizi, Precolombiani e Cinesi in 3 epoche diverse, in 3 continenti diversi, abbiano costruito per pura coincidenza, i 3 complessi piramidali di  Teotihuacán, Giza e Xianyang allineandoli lungo quella particolare linea planetaria, è pari a circa 2 su 100.000.000.000 (leggasi “due su cento miliardi”).
C’è da fare un considerazione (Osservazione 1 bis) a commento di questo risultato: due siti generici sul pianeta Terra saranno sempre allineati su una linea planetaria. Quindi la vera coincidenza è data dal terzo sito che viene costruito sulla linea planetaria definita dagli altri due siti.
Il calcolo quindi andrebbe fatto per il sito meno antico, ma siccome l’incertezza sulla datazione di Xian è troppo elevata, possiamo effettuare il calcolo per l’unico dei 3 siti per il quale abbiamo più dati a disposizione, ovvero Giza.
Ciò premesso, la probabilità che gli Egizi scegliessero di costruire il complesso piramidale d Giza proprio in quel punto, allineandolo per pura coincidenza gli altri due siti piramidali di Teotihuacán, Giza e Xianyang vale:

PGiza Bis = 0,7/30.000 = 0,0023%

Ovvero circa 2 probabilità su 100.000.

Analizziamo ora l’osservazione n°2: partendo dalla probabilità di coincidenza sopradescritta, qual è la probabilità che i 3 popoli suddetti, in 3 epoche diverse in 3 continenti diversi, dopo aver allineato per pura coincidenza lungo linee planetarie parallele i 3 complessi piramidali, abbiano disposto le piramidi secondo una geometria simile?
Per non entrare nel merito della trattazione, rimando agli studi di cui alla nota 1 e mi limito ad inserire le seguenti immagini per sostenere l’ipotesi della disposizione “molto simile”:



 

Le immagini parlano da sole, non ci sarebbe nemmeno bisogno di commentarle, ma basta osservare che per i 3 siti piramidali vi è l’allineamento delle 2 piramidi maggiori ed il disallineamento della terza piramide, la più piccola.
L’angolo di disallineamento tra la piramide più piccola e l’asse di allineamento delle altre due è lo stesso (precisione del decimo di grado) per i 3 siti piramidali.
Nelle immagini compare la costellazione di Orione, ma non verrà considerata nello studio delle probabilità di coincidenza.
Anche in questo caso, dobbiamo stabilire un criterio per determinare uno spazio campionario.
Un criterio possibile è quello di suddividere il rettangolo contenente in una maglia quadrata con estensione di un ettometro quadrato (valore plausibile in considerazione delle dimensioni di base delle piramidi).
Pertanto per Giza abbiamo 70 quadrati contenenti all’interno dei quali i costruttori avrebbero potuto collocare le proprie piramidi (per definizione un quadrato contiene la piramide quando il vertice della piramide coincide con il baricentro del quadrato).
La prima piramide ha una probabilità di capitare proprio nel punto giusto della maglia, pari a:
 

P1Giza = 1/70 =1,43%


La seconda piramide ha una probabilità di capitare proprio nel punto giusto della maglia, pari a:

P2Giza = 1/69 = 1,45%


La terza piramide ha una probabilità di capitare proprio nel punto giusto della maglia, pari a:


P3Giza = 1/68 = 1,47%



Pertanto la probabilità totale di disporre per pura coincidenza le Piramidi proprio secondo lo schema attuale è di:

PTGiza = 1,43%*1,45%*1,47% = 0,0003%


Ovvero ci sono 3 probabilità su un milione.

Ripetendo i calcoli anche per Teotihuacán e Xianyang , otteniamo:


PTTeo = 0,00007%    PTXian = 0,00007%  


La probabilità parziale per l’osservazione 2 vale: 0,00000000000000014%


(Leggasi circa 1 probabilità su mille milioni di miliardi)

La probabilità totale che si verifichi contemporaneamente l’osservazione 2 e l’osservazione 1 è la seguente:
 

Ptotale bis = 0,0000000000000000000000000032%



(Leggasi circa 3 probabilità su mille di miliardi di miliardi)
Anche in questo caso, riportando l’esempio del dado a 6 facce, dovremmo lanciarlo per 29 volte di seguito ed ottenere sempre 6!


La PGiza Bis equivale a lanciare il dado 6 volte di seguito ed ottenere sempre 6.
Su questo dato, suggerisco esperimenti personali ai professori di egittologia che parlano di coincidenze: comprate un dado a 6 facce e lanciatelo su un tavolo piano facendolo rotolare.
Non appena avrete raggiunto l’obiettivo di ottenere 6 volte di seguito un 6, avrete capito che la teoria classica è valida. In caso contrario, fatevi qualche domanda.

E’ doveroso evidenziare il fatto che non ho preso in considerazione l’immagine 2: infatti se avessi dovuto analizzare anche la probabilità che le singole piramidi di un sito sono allineate con le corrispettive degli altri 2 siti, allora credo che avrei avuto difficoltà anche solo a pronunciare il numero che rappresenta la probabilità di coincidenza totale.
A questo punto, il lettore esperto di statistica, o il lettore esperto di archeologia, potranno sollevare numerose obiezioni sulle ipotesi cautelative che ho dovuto fare per ottenere un valore di probabilità della coincidenza.
Come per i miei precedenti 2 studi ( http://unina.academia.edu/SimoneScottoDiCarlo ), sottolineo che il mio obiettivo è dare un ordine di grandezza al problema e non una soluzione precisa.


Pertanto, variando i dati in ingresso e variando le ipotesi cautelative, si otterranno sempre e comunque dei valori di probabilità di coincidenza così piccoli da indurre a pensare che la teoria archeologica ufficiale è da rivedere.
Oggi è insostenibile affermare con leggerezza che quanto sopra esposto sia solo una pura coincidenza: sono i numeri che mettono in forma matematica ciò che la logica e l’intuito suggeriscono da anni; vi è stata una scelta precisa e non casuale da parte dei costruttori a Teotihuacán, Giza e Xianyang di allineare i 3 siti piramidali lungo linee planetarie e di disporre le piramidi secondo geometrie simili.
Negare questa verità oggi significa sostenere che la Terra è ancora al centro dell’Universo ed il Sole e le Stelle immutabili le girano intorno.
Ma se si accetta questa verità, il passo successivo è scoprire chi e quando (e magari anche perché e come) ha scelto di costruire i 3 complessi piramidali in 3 continenti diversi in quel modo così particolare.
Una sfida enorme, la cui complessità richiede lo sforzo di ricerca di tutti gli studiosi ufficiali e di tutti gli appassionati del settore. Collaborare per capire e scoprire, senza aggrapparsi ai “dogmi archeologici” che stanno oscurando una delle pagine più belle e più antiche della storia umana.

Pinerolo                                                                                             
Simone Scotto di Carlo
20/08/2014

Nota 1: cito tra tutti, il libro di Fabio Garuti “L’ombra di Orione”.


Fonti: