mercoledì 24 luglio 2024

“IL GOLEM” DI GUSTAV MEYRINK: IN CERCA DELLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA (CAMPITELLI, 1926)

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/il-golem-di-gustav-meyrink-in-cerca-della-prima-edizione-italiana-campitelli-1926/

Il Golem di Gustav Meyrink

La creazione del mito del Golem è un fenomeno che affonda le sue radici nella tradizione ebraica e nella cultura ebraica medievale dell’Europa centrale. Il Golem è una figura di argilla animata, una sorta di creatura umanoide che agisce come un servitore obbediente al volere del suo creatore. Questa figura mitica ha ispirato numerosi racconti, opere teatrali e romanzi (nonché film), ma l’opera di Gustav Meyrink intitolata “Der Golem” è considerata una delle più importanti e influenti.

Il romanzo di Meyrink, pubblicato nel 1915, narra la storia di Athanasius Pernath, un gemmologo e restauratore di gioielli che vive nel quartiere ebraico di Praga. La trama si svolge alla fine del XIX secolo e si intreccia con leggende, riferimenti alla Kabbalah, misteri egiziani e pensieri teosofici indiani. Il protagonista è un uomo alla ricerca della propria identità, tormentato dai ricordi oscuri del suo passato e dalla presenza misteriosa del Golem.

Il romanzo è suddiviso in venti capitoli che raccontano una storia intricata e labirintica, piena di personaggi misteriosi e connessioni sottili. Meyrink esplora tematiche come la dualità dell’essere umano, la ricerca dell’identità, la magia e l’occulto. Il quartiere ebraico di Praga diventa un vero e proprio personaggio aggiunto, un labirinto simbolico in cui i personaggi si muovono, svelando segreti e intrecciando le loro storie.

L’opera di Meyrink ha avuto un impatto significativo sulla cultura dell’epoca. Il romanzo è stato lodato per la sua scrittura suggestiva e visionaria, che ha affascinato i lettori dell’epoca. “Der Golem” è stato considerato un classico della letteratura fantastica e ha contribuito a consolidare il mito del Golem come una figura iconica nella cultura popolare.

Il romanzo di Meyrink ha avuto diverse edizioni nel corso degli anni. La prima pubblicazione avvenne a puntate sulla rivista “Die Weißen Blätter” tra il dicembre 1913 e l’agosto 1914, mentre la prima edizione in formato libro è stata pubblicata nel 1915. Da allora, “Der Golem” è stato ristampato e tradotto in numerose lingue, consolidando la sua posizione come uno dei classici della letteratura fantastica.

Le implicazioni culturali del romanzo vanno oltre la semplice narrazione di una vicenda fantastica. Meyrink esplora tematiche complesse legate all’identità, alla psicologia umana e alla ricerca del sé. Inoltre, molti critici vedono in “Der Golem” riflessi delle preoccupazioni sociali e politiche dell’epoca, come l’antisemitismo e l’alienazione sociale.

“Der Golem” ha giocato un ruolo significativo nella genesi del mito del Golem e ha avuto un impatto duraturo sulla cultura dell’epoca. Il romanzo ha affascinato i lettori con la sua trama intricata e le sue tematiche complesse, e ha contribuito a consolidare il Golem come una figura iconica nella letteratura fantastica. Le numerose edizioni e traduzioni del romanzo testimoniano la sua importanza e il suo status di classico della letteratura fantastica.


L’edizione italiana di Franco Campitelli

L’opera – a 11 anni dall’uscita della prima edizione in tedesco – fu stampata a Foligno dalla celebre Stamperia di Franco Campitelli, erede di una dinastia di stampatori locali, nel 1926. Ci rammenta tristemente Domenico Cammarota che il traduttore e curatore dell’edizione, Enrico Rocca, futurista, redattore di “Roma Futurista” e poi de “L’Impero“, germanista e critico letterario, di origini ebraiche (come era del resto lo stesso Meyrink), si suicidò durante il rastrellamento tedesco del Ghetto di Roma (ottobre 1943), per sfuggire alle SS che gli davano la caccia.

Con gli anni Il Golem in prima edizione si è fatto sempre più raro ed esercita ancora un comprensibile fascino per la sua storia e per il mito millenario che tramanda. Il Golem uscì in due volumi, il primo propedeutico ed il secondo che rappresenta il romanzo vero e proprio. La seconda edizione apparirà molto più tardi (1966) per Bompiani nella celebre collana I Pesanervi; seguiranno le edizioni Club degli Editori (1973) e ancora Bompiani (1977, 1988, 1989 ed altre). Con la scadenza dei diritti dell’autore il libro è poi stato ristampato più volte da vari editori negli ultimi vent’anni.


La storica (e Reale) Stamperia Campitelli di Foligno

La dinastia dei Campitelli, nota famiglia di tipografi editori, ha lasciato un importante impronta nella storia di Foligno per ben 241 anni, dal 1694 al 1935. Fondata da Niccolò Campitelli, la stamperia passò di padre in figlio secondo un preciso ordine e periodo di attività.

Niccolò fu il primo a trasferirsi a Foligno, proveniente da Macerata, e fondò la prima sede della stamperia al Trivio, nell’angolo tra gli odierni corso Cavour e via Garibaldi. Si narra che i Campitelli fossero i detentori del celebre “torchio della Divina Commedia“, con il quale fu stampata a Foligno nel 1472 la prima edizione del poema di Dante Alighieri.

Nel 1697, Niccolò stipulò un contratto di collaborazione con Pompeo Campana, suo genero, ma le stampe continuarono ad essere pubblicate unicamente “Per Niccolò Campitelli“. Nel 1720, alla morte di Niccolò, i beni e la prospera “Tipografia camerale ed episcopale” vennero ereditati dai figli Feliciano e Filippo, che ottennero anche il titolo di “stampatori accademici” per l’Accademia Fuiginia della città.

Sotto la gestione di Feliciano e Filippo, le stampe venivano prodotte con la dicitura “Per Feliciano e Filippo Campitelli” e questo si protrasse fino alla morte di Filippo nel 1765. Da quel momento in poi, Feliciano rimase l’unico responsabile dell’azienda fino al 1780, quando passò il testimone a suo figlio Giambattista.

Giambattista ottenne nel 1782 il titolo di “stampatore pubblico” dal comune di Foligno, prendendo il posto di Giovanni Tomassini, un concorrente originario di Pesaro ma diventato genero ed erede di Campana. Nel 1811, Giambattista ottenne anche il brevetto ufficiale di tipografo dal governo napoleonico. Curiosamente, non utilizzò mai il suo nome sulle stampe, preferendo sempre l’indicazione “Per Feliciano Campitelli“. Durante il periodo della dominazione francese compariva anche la dicitura “Per il cittadino Feliciano Campitelli, stampatore nazionale“.

A partire dal 1780, il nome del gestore-proprietario non fu più considerato e sia la tipografia che le stampe continuarono a portare il nome di “Feliciano Campitelli” fino al 1920, quando comparve invece il nome “Franco Campitelli editore“. Nella prima metà del XIX secolo, la tipografia dei Campitelli fu messa alla prova dalla concorrenza di Giovanni Tomassini, che aveva preso il titolo di “stampatore pubblico e vescovile”. Tuttavia, nella seconda metà del secolo, grazie a Francesco Bocci, l’azienda tornò alla prosperità.


 Celebri alcuni tesori del Novecento

Nei primi trent’anni del XX secolo dai torchi di Campitelli uscirono opere oggi assai ricercate, come ad esempio Architettura Futurista di Virgilio Marchi (1924), l’Opera completa di Umberto Boccioni (1927) o La danza di Frine di Antonio Galeazzo Galeazzi (1923). Ma anche: Poeti allo specchio di Luciano Folgore (1926), i Fioretti di Sancto Francesco (1923), Futurismo e fascismo di F. T. Marinetti (1924), Le forze umane di Benedetta Cappa (1924) e La maschera mobile di Anton Giulio Bragaglia (1926) e ancora Canti per le chiese vuote di Paolo Buzzi (1930). La lista potrebbe continuare a lungo.

giovedì 11 luglio 2024

Le alchimie della musica fra rock e occultismo

tratto da "Il Giornale" del 2 Febbraio 2024

"Led Zeppelin esoterici" è un percorso attraverso le sperimentazioni della cultura underground

di Seba Pezzani

Si dice che Robert Johnson, uno dei padri del blues del Delta, abbia venduto l'anima al diavolo a un crocicchio, nei pressi di Clarksdale, Mississippi, pur di diventare un grande musicista. E che, così facendo, abbia aperto la via alla musica moderna e, in ultima analisi, allo stesso rock'n'roll, da sempre associato a riti orfici e orgiastici e a una pericolosa propensione agli eccessi, nella ricerca ossessiva «della conoscenza di sé attraverso un'intensa comprensione della soggettività personale», come scrive Ezio Albrile, autore di Led Zeppelin esoterici (Mimesis, pagg. 203, euro 16).

Forse un titolo come «Esoterismo e Led Zeppelin» sarebbe stato più consono, in considerazione del fatto che Led Zeppelin esoterici traccia una minuziosa storia del pensiero occulto, inserendo non pochi riferimenti al percorso della celebre band inglese, senza metterla al centro della narrazione. Ciò detto, consiglio il saggio di Ezio Albrile a chiunque sia interessato a un'infarinatura più che esauriente in materia. Scritto con relativa semplicità - trattandosi di argomenti particolarmente impegnativi, la parola facile non può essere di casa - il libro offre numerosi spunti di approfondimento, oltre a un punto di vista interessante sulle tematiche escatologiche che affiorano nei testi e nelle atmosfere delle canzoni dei Led Zeppelin.

D'altra parte, la «cultura underground, nata dalla crasi di musica ed uso di sostanze psicoattive, generalmente nota come cultura psichedelica, si è subito caratterizzata come foriera di una spiritualità alternativa». E non è una novità che l'alternanza tra luce e tenebra e il conflitto tra bene e male - in ultima analisi, il peccato originale stesso - siano da sempre il soffio vitale dell'arte in ogni sua forma.

È alla fascinazione dell'arte per l'esoterismo che l'autore dedica attenzione, non prima di aver tracciato un erudito percorso della sua storia, dalle origini fin quasi ai giorni nostri. Tra le pagine spuntano nomi celebri quali lo scrittore inglese Aldous Huxley, il regista canadese David Cronenberg, il romanziere tedesco Herman Hesse, il narratore statunitense Theodore Dreiser e, ovviamente, i Led Zeppelin come pure altre band celebri: i Beatles, i Pink Floyd, i Jefferson Airplane e i Grateful Dead. La loro «musica è in definitiva una esperienza interiore», un'emozione che coinvolge «simultaneamente, sincronicamente, cuore e mente».

Uno dei momenti cardine nella parabola del rock'n'roll fu il viaggio mistico dei Beatles in India, con il soggiorno nell'ashram del Maharishi Yogi, esperienza che generò un'onda musicalmente sincretica attraverso cui le giovani generazioni in Occidente entrarono in contatto e poi in sintonia con la cultura orientale. John Coltrane e Jimi Hendrix fecero il resto, senza naturalmente dimenticare il ruolo attivo delle droghe. D'altro canto, i «peculiari effetti psichici delle sostanze enteogene consistono in una radicale revulsione del piano di coscienza... Visioni fantastiche, ispiratrici a volte di una beatitudine tra le più sublimi, a volte di un terrore tra i più profondi». L'uso di sostanze in grado di alterare la percezione e di far viaggiare la mente in altre dimensioni è da sempre legato a una certa ritualità religiosa.

Jimmy Page, soprattutto in gioventù, è stato affascinato da una figura come quella del discusso Aleister Crowley (il principe degli occultisti inglesi) e ha spesso pescato a piene mani dallo stagno nero del suo pensiero. Basterebbe prendere spunto dal brano di Jake Holmes, Dazed and Confused, rivisitato dai Led Zeppelin sul loro primo disco, una trasposizione in musica del disorientamento dell'individuo «di fronte al proprio isolamento», in una dimensione estranea. Ma è con la celebre Stairway to Heaven che l'appropriazione da parte di Jimmy Page e Robert Plant di una simbologia carica di mistero e di occulto fa la propria comparsa. C'è chi vi avrebbe addirittura individuato alcune frasi sibilline, ascoltando il disco al contrario. Secondo altri, la frase «sometimes words have two meanings» (a volte le parole hanno due significati) sarebbe un'indicazione aperta della duplicità di ogni cosa.

Quel che è certo è che, almeno in questa canzone, l'inclinazione
orgiastica-dionisiaca lascia spazio a una sete di elevazione spirituale che al tempo univa un'intera generazione, malgrado qualcuno abbia riconosciuto nella «Grande Bestia» Crowley la figura del pifferaio che «ci guiderà verso la saggezza».


venerdì 5 luglio 2024

Il pomo della conoscenza delle Scienze Ermetiche

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/pomo-della-conoscenza/


Considerazioni per chi vuole conoscere sé stesso e le Scienze Ermetiche. Ovvero l’offerta del pomo della conoscenza


Probabilmente sto diventando un vecchio barbagianni (o gufo se preferite), forse mi sono perso nella mia ignoranza e nelle mie ricerche, sta di fatto che inizio a soffrire di una violenta forma di idiosincrasia nei confronti dei saccenti sapientoni della rete e non solo. Il problema non sono gli eruditi senza cuore, almeno loro hanno qualcosa da dire. Il casus belli sono i furbetti o peggio gli inconsapevoli ed “incoscienti” portatori di verità preconfezionate o vendute loro attraverso un paio di dvd e libricini. Avvicinarsi allo studio delle Scienze Ermetiche senza il giusto entusiasmo, umiltà e voglia di conoscenza è come voler costruire un reattore nucleare avendo cambiato solo una lampadina in vita propria ed ignorando qualunque legge della fisica. Avvicinarsi in questo modo è come scegliere al posto del pomo della conoscenza una mela marcia. È vero che nel nostro paese esiste una forma di denigrazione verso tutto ciò che appare “diverso” dai buonismi degli “studi” ordinari e che non esiste una qualche forma di percorso formativo al di là delle scuole iniziatiche (anche su alcune di queste molto ci sarebbe da dire), ma è anche vero che nulla osta a chi si avvicina a certi studi di informarsi e tutelarsi, prima di lanciarsi nel vuoto senza aver verificato di avere un paracadute.

Questi movimenti che definirei degenerativi, in realtà spesso nascono da buone intenzioni: dal desiderio o anelito di conoscenza di sé stessi prima e del mondo poi. La strada della conoscenza non è facile e se non si è disposti a lavorare, faticare e vivere il fallimento è meglio affidarsi alla fede in una qualunque religione rivelata, alle verità politiche o alla fede in una squadra di calcio. Ed ecco prendendo spunto proprio dal calcio il rischio è quello di diventare degli ultras degli hooligans il cui scopo è solo quello di far danni. I Maestri, quelli veri, spesso sono inconsapevoli di esserlo, altre volte indicano la strada e la percorrono con chi ha sete cercando di trovare la giusta bevanda per l’assetato e non di propinare a tutti i costi la loro. Più che consegnare una verità, i Maestri, insegnano un mestiere e forniscono degli strumenti per poter lavorare. Il vero Traditor gioisce se e quando un suo “studente” ottiene risultati superiori o migliori dei suoi, non tiene nulla di nascosto, al massimo si limita ad aspettare il giusto tempo per trasferire. Soprattutto chi è sulla via prima di tutto trasmette vibrazioni ed amore, trasmettere energie e desiderio.

Al desiderio deve seguire la volontà, volere osare potere tacere sono i quattro elementi di una architettura della conoscenza antica. Tornerò su questi quattro elementi, per ora sono solo indicativi di parte del lavoro da svolgere. Lavoro che deve seguire le proprie inclinazioni personali da un lato e il tentativo di far propria la comprensione non solo dei fenomeni ma anche e soprattutto di quanto vi è all’origine ed attorno, come ad esempio la storia, la letteratura, la scienza e la filosofia.

Quello che viene implicitamente chiesto a chi si avvicina alle Scienze Ermetiche e che molti sapientoni ignorano è di diventare Filosofo nel senso più autentico della parola.

In ultimo, oltre a ricordare la necessaria prudenza a chi si avvicina a certi studi è doveroso sottolineare come la colpa, se di colpa si può parlare, è di quanti sono autenticamente filosofi o in qualche modo avviati sulla Via e restano chiusi nelle loro torri d’avorio anziché provare ad offrire il pomo della conoscenza.

       Gioia – Salute – Prosperità

sabato 29 giugno 2024

La storia del volo “magico” di Rudolph Hess, il delfino di Adolf Hitler

tratto da Insideover del 7 GIUGNO 2021

https://it.insideover.com/storia/la-storia-del-magico-volo-di-rudolph-hess-il-delfino-di-adolf-hitler.html:

di Luca Gallesi


Esattamente ottant’anni fa, nel maggio 1941, la Storia era sul punto di cambiare bruscamente e radicalmente il suo corso: Rudolph Hess, numero 2 del Partito Nazionalsocialista e delfino di Adolf Hitler, era arrivato in Scozia ai comandi di un caccia Messerschmitt-110 su cui aveva fatto appositamente montare dei serbatoi supplementari di carburante. La sua missione, come aveva lasciato scritto in una lettera indirizzata al Führer, era quella di ottenere una pace separata con l’Inghilterra, perché la guerra tra due popoli fratelli come quello inglese e quello tedesco era una follia: lo spazio vitale della Germania, e di tutta l’Europa “ariana”, andava, infatti, conquistato a Est, a spese della Russia.

Attraversata la Manica a bassa quota, sfidando la contraerea e i radar britannici, Hess era giunto nei pressi di Dungavel, vicino a Glasgow, per paracadutarsi poco lontano dal castello di un nobile amico di Re Giorgio VI, il Duca di Hamilton, che il tedesco aveva incontrato a Berlino durante le Olimpiadi del 1936. Avvisato dell’arrivo dell’”inviato non invitato”, il Duca si mise immediatamente in contatto con Lord Halifax, il Ministro degli Esteri inglese, e Rudolph Hess venne arrestato e interrogato. La notizia suscitò immediatamente un clamore mondiale: il Vertreter, il “Vicario” del Cancelliere tedesco, con cui si era sempre sentito in perfetta sintonia, tanto da ricevere, sotto dettatura, il testo del Mein Kampf quando avevano condiviso il carcere dopo il tentato putsch del 1923, si era consegnato nelle mani degli Inglesi, che lo avevano immediatamente giudicato pazzo, mentre Hitler lo aveva denunciato come traditore.

Ma la storia era, sicuramente, ben più complessa e, forse, Hess non era pazzo né, tantomeno, traditore. Come lui stesso avrebbe confidato molti anni dopo all’ufficiale americano che lo custodiva nel carcere di Spandau, dove era stato rinchiuso al termine della guerra e dove sarebbe morto nel 1987 in circostanze misteriose, la sua “era una grande missione. Era una missione per l’umanità, volevo por fine alla guerra e arrivare a un accordo con l’Inghilterra: per far cessare sofferenze e spargimento di sangue. Mi assunsi ogni responsabilità. Presi la decisione. Non immaginavo di ricevere l’accoglienza che… ho ricevuto”.

Il “folle volo” era una missione segreta concordata con Hitler, o l’iniziativa personale di un pazzo? Forse c’è una terza ipotesi, suggestiva ma non fantasiosa, che riguarda il lato occulto della storia, quello che il compianto Giorgio Galli, l’autorevole politologo scomparso pochi mesi fa, definiva “il nazismo magico”, ovvero le “componenti esoteriche del Reich millenario”. Rudolph Hess, infatti, faceva parte di quella ristretta élite di iniziati che agiscono -o credono di farlo- dietro le quinte della storia, e che, per dare un senso alle proprie azioni, invece di seguire i dettami della ragione scrutano gli astri per scoprirne le influenze che esercitano sui destini del mondo. E, tra costoro, purtroppo per Hess, c’era anche Churchill, assolutamente contrario a qualsiasi pace con Hitler, che, in uno dei primi discorsi alla Camera dei comuni aveva elevato a nemico metafisico, un male assoluto da sconfiggere a ogni costo, perché il destino aveva deciso che quella guerra era lo scontro finale tra le forze del bene e quelle del male.

L’oroscopo consultato da Hess prima del volo era favorevole, e numerosi sogni premonitori lo avevano convinto che l’esito della sua missione sarebbe stato positivo, come gli aveva confermato il suo maestro e mentore, il generale Karl Haushofer, professore di geopolitica, cultore di esoterismo, fondatore della società segreta Vril, da cui sarebbe poi nata la più famosa Società Thule, a cui erano affiliati molti importanti esponenti nazionalsocialisti. Come ricorda Giorgio Galli nel suo libro di culto, Hitler e il nazismo magico, “attorno a Hess gli astrologi continuano a lavorare, mentre Haushofer lo ispira coi suoi sogni preveggenti, secondo quanto avrebbe dichiarato durante la detenzione a Norimberga e anche a sua moglie”.

Gli astrologi avevano “letto nelle stelle che egli era predestinato a realizzare la pace”, e gli avevano programmato anche il volo in Scozia, vicino a Glasgow dove, secondo quanto annotato da Goebbels nel suo diario in data 18 maggio 1941, “è stata scoperta un’organizzazione nazionalsocialista. Non è molto grossa, ma comunque interessante come sintomo”. Non erano molti, ma rivestivano una certa importanza, infatti, gli aristocratici inglesi favorevoli a un’intesa col Führer, incluso il Re Edoardo VIII, costretto ad abdicare nel 1936, e quel Lord Darlington a cui è dedicato il romanzo di Kazuo Ishiguro Quel che resta del giorno. Nobili che, molto spesso, erano anche cultori di esoterismo, e che condividevano con i sodali tedeschi l’affiliazione a circoli, logge e società segrete che operavano (o credevano di farlo) dietro le quinte della Storia. La loro missione era di evocare le forze occulte per scatenarle contro il Nemico, o, più raramente, per difendersi dai suoi sortilegi, come accadde, ad esempio, quando, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, l’occultista britannica Dion Fortune costituì un circolo iniziatico, la Società della Luce Interiore, che si incontrava settimanalmente per formare una catena magica in grado di contrastare l’avanzata, che sembrava inarrestabile, della Wehrmacht. Ma questa è un’altra storia.

sabato 22 giugno 2024

Essere universale e Non-Essere

"L'Essere universale non può venire determinato, ma si determina da se stesso; quando al Non-Essere, non può né venire determinato né determinarsi, poiché è al di là di ogni determinazione e non ne ammette alcuna.", "Gli stati molteplici dell'essere" di René Guénon

martedì 18 giugno 2024

1° GIORNATA ASTRONOMICA LUX, 30 GIUGNO 2024

1° GIORNATA ASTRONOMICA LUX, 30 GIUGNO 2024

Simon Hotel di Pomezia in Sala ZEUS + Patio Esterno


Sale l’attesa per la 1° GIORNATA ASTRONOMICA LUX prevista per  il 30 giugno 2024 in SALA ZEUS e PATIO ESTERNO al Simon Hotel di Pomezia un nuovo format della nota ricercatrice aeronautica e del fenomeno UAP Francesca Bittarello  con il  CENTRO STUDI UAP WORLD del quale è Presidente questo nuovo evento come lei stessa lo definisce “ è un evento light che può essere sia estivo che invernale di framezzo ad eventi più impegnativi e corposi come la grande kermesse che ci sarà  il 13 ottobre 2024 AVIATION YES – AEROSPAZIO E AVIAZIONE  sempre qui a Pomezia al Simon Hotel  che ha già vari Patrocini Istituzionali è dove l’evento lo apro  al pubblico gratuitamente”

Per il nuovo evento prossimo  del 30 giugno 2024 alla sua prima edizione LA GIORNATA ASTRONOMICA LUX sono previste postazioni Telescopio e maxi schermo dove verranno proiettate spiegazioni da parte dei ricercatori del CSUW - CENTRO STUDI UAP WORLD che coadiuveranno (www.centrostudiuapworld.com) il pubblico anche nella visione telescopica, presente la “Protezione  Civile Echo” da molti anni ormai  presente agli eventi dell’organizzatrice e il CSA -  CENTRO STUDI ASTRONOMICI ITALIA.

Per questa tipologia di evento è necessario prenotarsi ai numeri in Locandina essendo l’evento a numero chiuso inoltre la possibilità durante la giornata astronomica scientifica ed estiva di rilassarsi con un aperitivo tra una pausa e l’altra dalla visione con telescopi e spiegazione in Sala Zeus con video multimediali. Organizzazione LUX-CO EDIZIONI.


Per ogni informazione:

Dott.ssa Francesca Bittarello
francescabittarello@luxcoedizioni.com
cell./*whatsapp:  +39 329.4218323
*Preferenza whatsapp 


lunedì 10 giugno 2024

Chi era Lucida Mansi? Due parole che sanno di leggenda

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/lucida-mansi-nella-leggenda-e-nella-storia-1930-di-eugenio-lazzareschi-il-libro-cult-e-il-patto-col-diavolo


Lucida Mansi (1606 circa -1649), nobile italiana del XVII secolo, affascina e atterrisce gli animi ancora oggi, secoli dopo la sua morte avvolta da un sinistro alone di mistero. La sua vita e la sua morte si intrecciano in una narrazione misteriosa e affascinante, mescolando la storia al folklore locale.

La figura di Lucida Mansi, originaria di Lucca e appartenente a una famiglia di nobili lucchesi, si staglia con toni fortemente contrastanti. Giovanissima, sposò Vincenzo Diversi, assassinato nei primi anni di matrimonio. Rimasta vedova, si risposò con l’anziano e ricco Gaspare di Nicolao Mansi, un evento che destò scalpore per l’imponente differenza d’età e per la straordinaria bellezza di Lucida rispetto al suo nuovo sposo. La famiglia Mansi era rinomata in tutta Europa grazie al commercio di seta, ma ben presto la vita di Lucida prese una piega inaspettata.


Il patto col Diavolo

La leggenda si intreccia con la storia, dando vita a racconti oscuri e inquietanti. Lucida, tanto affascinante quanto dissoluta, è descritta come una donna votata ai piaceri terreni, pronta perfino a eliminare chiunque le stesse a cuore. Pare persino che si sia concessa un patto con il Diavolo, ottenendo trent’anni di giovinezza in cambio della sua anima. La sua bellezza intatta, nonostante il passare del tempo, e la sua dissolutezza continuarono a perpetuarsi mentre coloro che la circondavano invecchiavano.

Trent’anni più tardi, così racconta la narrazione popolare, il Diavolo tornò per reclamare la sua parte del patto. Lucida cercò disperatamente di sfuggirgli, ma alla fine fu portata via su una carrozza infuocata, gettandosi nelle acque del laghetto dell’Orto botanico comunale di Lucca. Ancora oggi si dice che il suo fantasma vaghi in quei luoghi, segnando una scia di terrore e mistero.

La storia di Lucida Mansi si confonde con il folclore locale, creando un’atmosfera intricata e misteriosa. Pur rispettando la verità storica, non possiamo evitare di essere catturati dalla narrazione avvolta dal velo del mistero e dell’intrigo. Il suo ricco passato e la sua morte tragica continuano a suscitare speculazioni e racconti, rendendo il racconto di Lucida Mansi una delle storie più affascinanti e inquietanti della storia lucchese.


 Il libro cult su Lucida Mansi

Il libro più importante, più ricercato e più ambito sul personaggio misterioso e conturbante di Lucida Mansi è senza dubbio Lucida Mansi nella leggenda e nella storia, di Eugenio Lazzareschi (Lucca, Scuola Tip. Artigianelli, 1930). In realtà di tratta appena di un opuscolo di limitatissime proporzioni, una cinquantina di pagine, con un ritratto, ma è il primo punto di riferimento per storici, biografi e archivisti. Probabilmente si tratta del titolo del XX secolo più ricercato in Toscana a livello locale.

L’autore, Eugenio Lazzareschi (1882-1949) è stato uno scrittore molto noto in Toscana. Nativo di Castel del Piano (GR), fu direttore all’Archivio di Stato di Lucca dal 1931 all’anno della sua morte ed è tutt’oggi ricordato per aver contribuito a una fase d’oro dell’Archivio, in quanto accrebbe le raccolte del suo Istituto, soprattutto incentivando le donazioni di molti archivi privati di proprietà di famiglie patrizie lucchesi.

Copie di Lucida Mansi nella leggenda e nella storia vengono ricercate affannosamente da studiosi, librai e collezionisti (non solo locali), ormai da quasi un secolo. Sono molti anni che non se ne vedono sul mercato. Le uniche due biblioteche che ne possono vantare una sono: la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la Biblioteca Statale di Lucca.

A seguito di una forte domanda e di una crescente curiosità per il personaggio di Lucida Mansi, il libretto di Eugenio Lazzareschi è stato ristampato nel 2006 da M. Pacini Fazzi di Lucca, con introduzione a cura di Fabrizio Bondi. Trascorsi ormai diversi anni, anche la ristampa si è fatta quasi irreperibile.


Altri libri

L’unico altro libro di cui si ha notizia è Lucida Mansi, di Fernanda Martinelli (Lucca, senza dati editoriali, 1974). Mentre “Diario di Lucida Mansi” di Stelvio Mestrovich (Empoli, Ibiskos, 1995), sembra essere un’opera di narrativa, ispirata al personaggio. Lo stesso dicasi per Lucida e altri racconti (Lucca, La supergrafica, 1979) e La commedia nella leggenda e altre storie (Novate Milanese, Calibano, 2019), entrambi dello stesso autore.