Visualizzazione post con etichetta futurismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta futurismo. Mostra tutti i post

sabato 8 dicembre 2018

Riflettori su: “Vampiro Futurista” di Guido Andrea Pautasso

tratto da http://www.cacciatoredilibri.com/riflettori-su-vampiro-futurista-di-guido-andrea-pautasso/

Pautasso, futurista “di frontiera”

Lo scrittore Guido Andrea Pautasso nel suo studio

Guido Andrea Pautasso (Milano, 1969), artista e saggista. Curatore di collane editoriali, mostre a carattere storico, collaboratore per case editrici, periodici ed emittenti radio-televisive.

Tra le sue opere più note si ricordano: Mangiare con arte per agire con arte: epopea della cucina futurista (Cremona, Edizioni Galleria Daniela Rallo, 2010); Piero Manzoni: divorare l’arte (Milano, Electa, 2015); Moda futurista: eleganza e seduzione (curatore) (Milano, Abscondita, 2016).

Pochi giorni fa esce la sua ultima fatica: Vampiro futurista: i futuristi e l’esoterismo (Albissola Marina, Vanillaedizioni, 2018), con presentazione di Luca Bochicchio, prefazione di Sara Tongiani e blurb di Andrea Kerbaker in quarta di copertina.

Facciamo due chiacchiere con l’autore

Pautasso, lei si era già occupato di “vampiri” – per così dire – quando nel 1998 (in occasione del centenario del Dracula di Bram Stoker) – aveva pubblicato un contributo dal titolo Il Vampiro nella letteratura italiana in un saggio per le Edizioni Nord. All’epoca però non sembrava aver già maturato le riflessioni fra Futurismo ed Esoterismo che invece adesso spiega compiutamente in Vampiro Futurista. Ce ne può parlare?

“In verità ho scritto del Vampiro già nel 1993, esattamente venticinque anni fa. Dopo aver letto il saggio di Giuseppe Tardiola sull’argomento, Il vampiro nella letteratura italiana (stampato da De Rubeis Editore, Anzio 1991), mi sono impegnato in una recensione al libro, intitolata Appunti per una ricerca sul tema del “vampiro” nella letteratura italiana, pubblicato sulla rivista “Lingua e Letteratura” (Istituto Universitario di Lingue Moderne, Anno XI, n.21, Milano autunno 1993), in cui notai come Tardiola accennava alla relazione esistente tra Vampiro e Futurismo senza però approfondire la ricerca. A quella recensione (che in parte ha contribuito alla stesura successiva dell’incipit del Vampiro Futurista) fece seguito, cinque anni dopo, un articolo apparso su “Il Secolo d’Italia”, intitolato L’anima nera di Marinetti, in cui sollecitavo gli studiosi di Futurismo a occuparsi della presenza del fenomeno del vampiro nella letteratura futurista; poi lo stesso anno collaborai alla realizzazione della mostra-evento Vampiri, e sul catalogo pubblicai il saggio Il Vampiro e la letteratura italiana corredato da alcune immagini assai rappresentative dei libri in cui appariva il Principe delle Tenebre. Da allora non ho mai smesso di indagare sul vampirismo e la sua relazione con le avanguardie artistiche e letterarie, e questa ricerca mi ha consentito di portare alla luce un aspetto spesso e volentieri considerato una curiosità culturale e intellettuale marginale, ovvero l’esoterismo dei futuristi: elemento in verità quasi fondamentale per taluni artisti e scrittori futuristi.”

Come cacciatore di libri non posso però sorvolare sulla messe di preziosissimi dati che lei fornisce in quest’ultima opera. Oltre tutto la scelta editoriale di pubblicare a colori le copertine dei libri di cui parla mi sembra un invito abbastanza esplicito al collezionista e al cacciatore di libri. Forse presto la riterranno responsabile – come già il sottoscritto – di aver fatto lievitare la valutazione dei libri sull’argomento. Ci aveva pensato?

“Questo è un libro fatto da libri, in particolare basato sulla lettura di libri e non solo sul loro possesso, e non è un catalogo di una libreria antiquaria. Spero soprattutto che Vampiro Futurista stimoli i lettori a ricercare e ampliare gli argomenti stessi che mi sono trovato ad affrontare. Il libro futurista ha un suo mercato: direi che io posso involontariamente averne allargato l’orizzonte, mea culpa.”

Ogni opera, ogni studio accurato di un argomento, secondo me, alla fine, si può dire che nasca da un altro libro. Quale può essere considerato nel suo caso il libro la cui lettura (o la cui esistenza) ha ispirato questo saggio?

“Ricordo la lettura di alcuni libri che non sono futuristi: Il Vampiro. Commedia in cinque atti del Barone Gio. Carlo Cosenza del 1825; Il vampiro. Ballo fantastico del coreografo Giuseppe Rota da rappresentarsi al R. Teatro alla Scala nella stagione 1860-1861 e poi il ritrovamento della prima edizione in italiano di Dracula. L’uomo della notte. Per quanto riguarda l’avanguardia Futurista, devo confessare che il volume di Vladimiro Miletti dal titolo Novelle con le giarrettiere è stato per me una specie di folgorazione, anche per la sua pruriginosa copertina a colori. Poi ricordo come veri coup de foudre le poesie di Giuseppe Fabbri raccolte in Sarabanda: Lupanare azzurro (Milano, Edizioni Upid, 1927), dove compare l’immagine inquietante del Vampiro Ermafrodita, e il rinvenimento di alcuni fascicoli di “Senza veli”, rivista del 1921, in cui viene segnalata la nomina di Filippo Tommaso Marinetti a presidente del Circolo Occultista milanese: altra rivelazione straordinaria.”

Come giustamente fa rilevare Andrea Kerbaker nel suo blurb, alcuni titoli citati nel libro, come Risate e rasoiate contro le barbe visibili e invisibili (Roma, Le Smorfie, 1933) del poeta Fernando Cervelli, o L’anima in camicia da notte (Napoli, A. Morano, 1927) di Diego Calcagno, parrebbero creati di sana pianta dall’autore in vena di scherzi. Un po’ come i titoli inventati da Paolo Albani e Paolo della Bella in Mirabiblia (Zanichelli, 2003). Ma di fatto esistono in “carne ed ossa”. Non crede che anche solo l’aver creato simili suggestioni possano fare presto di Vampiro Futurista un vero e proprio libro cult?

“Sì, come scrive Kerbaker, Vampiro Futurista è tutto un morso, e spero che voluttà, sensualità, sessualità perversa e vampirismo non diventino solo argomenti scabrosi da giudicare come velleità intellettuali superficiali ma possano allargare l’orizzonte di chi studia il Futurismo senza pregiudizi e preclusioni. Credo che debbano essere i lettori a giudicare Vampiro Futurista un libro cult: aspettiamo le loro considerazioni…”

Per concludere, non posso fare a meno di chiedere qualcosa sulle potenzialità bibliofile di Vampiro futurista. Ritiene che una tiratura limitata di venti o trenta copie in carta speciale – in aggiunta alla tiratura ordinaria – potrebbe dare alla sua opera quel tocco bibliofilo in più, che in effetti merita?

“Spero di poter realizzare presto una mostra dedicata al Vampiro Futurista e magari per l’occasione potrebbe nascere una tiratura speciale del volume. Per ora il grande sforzo di Vanillaedizioni ha consentito di far conoscere ai lettori la mia ricerca, che è durata più di venti anni, e che mi ha portato a incappare, con cognizione di causa, in quelle che Gianfranco de Turris chiama oggi discipline di frontiera.”

mercoledì 31 ottobre 2018

Così il mito del Vampiro morse sul collo il Futurismo

tratto da Il Giornale del 3 giugno 2018

di Luigi Mascheroni

Un saggio svela tutti gli «strani» rapporti tra il movimento d'avanguardia e l'esoterismo

Con la rivista Poesia, la casa del primo futurismo fondata nel 1905 da Filippo Tommaso Marinetti, collaborarono, tra gli altri, William Butler Yeats, studioso dell'alchimia e delle dottrine esoteriche occidentali; Éduard Schuré, membro della Società Teosofica e discepolo dei «grandi iniziati»; Catulle Mendès, «il grande negromante», come lo definì il pittore Henri Rousseau; Auguste Villiers de l'Isle-Adam, il cui dramma rosacrociano Axel diventò una Bibbia per il movimento simbolista; Paul Adam, appartenente all'Ordre Kabbalistique de la Rose Croix...
«Noi crediamo alla possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni umane, e dichiariamo senza sorridere che nella carne dell'uomo dormono delle ali» declama il manifesto futurista L'Uomo moltiplicato e il Regno della Macchina, del 1910. Le ali, le ali... Il volo alato della Poesia, le ali del pipistrello, l'ombra lunga del vampiro...

Il vampiro succhiatore di sangue - archetipo primordiale malvagio e perverso, metafora dell'erotismo sadico e della modernità che avanza - pullula, anche se il lettore distratto non se ne accorge, nelle opere (pre)futuriste, infilando i suoi canini e allungando gli artigli in tante pagine della pattuglia avanguardista, a partire dal Signore&Fondatore, F.T. Marinetti, frequentatore di occultisti, forse persino massone, di sicuro assiduo partecipante alle sedute spiritiche che si tenevano nella casa milanese di Enrico Annibale Butti e della moglie Lidia Brochon. Il poeta delle Parole in libertà disprezzava il chiaro di luna e l'amore romantico, ma era attratto dal Vampiro, figura ultra-razionale e ribelle, e dalla vampira, femmina «disposta a tutte le acrobazie della libidine»... Nella tragedia satirica e nichilista Le Roi Bombance (1905) Marinetti inventa la figura di Ptiokarum, vampiro che bevendo sangue umano legge i pensieri dei moribondi, frugando «nelle arterie come negli scaffali di una biblioteca». Nel poemetto La Conquête des Étoiles (1902) appare Lucifero, un demone umano diventato «vi-pistrello», il cui bacio «avido» imprigiona l'anima delle sue vittime. Nel poema Destruction (1904) l'amante sensuale è una vampira «bianca e pura» dalla carne flessuosa, con una bocca dal «tepore assorbente» illuminata da «denti lucenti». E visioni vampiriche e vampirizzazioni erotiche appaiono in Lussuria-Velocità (1908), in Come si seducono le donne (1917) ne L'alcova d'acciaio (1921)... Senza citare l'altra faccia del vampirismo: l'antropofagia. Tra i futuristi il cibo, il sesso e il cannibalismo si miscelano armoniosamente in un pot-pourri esplosivo (il menu prevede, oltre il racconto La carne congelata di Marinetti, Donna allo spiedo di Emilio Settimelli, il «Cannibale vegetariano» di Pino Donizzetti, il Manifesto Antropofago di Oswald De Andrade...). «Amiamo le donne. Spesso ci siamo torturati con mille baci golosi nell'ansia di mangiarne una. Nude ci sembrarono sempre tragicamente vestite. Il loro cuore, se stretto dal supremo godimento d'amore, ci parve l'ideale frutto da mordere masticare suggere», proclamano Marinetti e Fillìa nella Cucina futurista.

Vampiri, cabbala ebraica, tavolini per evocare le anime dei morti (come quello intarsiato dall'artista e futurista eccentrico, Thayath), ufologia, procedimenti alchemici e misteriosofici. Ma quanto è profonda l'anima nera di Marinetti&Co.!

Le scienze occulte e i fenomeni paranormali sono un abisso in cui si immerse tantissimo Futurismo. Che oggi, per la prima volta, viene letteralmente scandagliato da Guido Andrea Pautasso - figlio di tanto padre e profondo conoscitore della materia - in un saggio-rivelatore: Vampiro futurista. I futuristi e l'esoterismo (Vanillaedizioni, pagg. 160, euro 19). Chi avrebbe immaginato che il movimento più d'avanguardia del Novecento avesse radici così arcaiche?

«Alcuni futuristi italiani si occuparono di occultismo e di magia latu sensu ed è possibile distinguere tra il futurismo milanese di Marinetti e di Boccioni di stampo magico-teosofico, quello fiorentino vicino alla rivista Lacerba di carattere animista-metafisico e quello del gruppo de L'Italia Futurista, legato ad interessi spiritualisti ed occultisti», scrive Pautasso. E poi via, in una filologica cavalcata fra i testi del futurismo, dalla poesia alla prosa, dal teatro al romanzo, che fra sottile ironia e compiacimento per il macabro, flirtano con le culture sotterranee, alternative e ribelli: magia, stregoneria, occultismo, esoterismo, astrologia, ermetismo, alchimia...

Gino Severini partecipò a Parigi a diverse sedute medianiche in compagnia della moglie Jeanne Fort. A caccia di spiriti andarono anche il pioniere dell'estetica cinematografica Ricciotto Canudo e l'artista Thayaht. Giacomo Balla partecipava a sedute spiritiche e, attratto dagli insegnamenti del teosofo Johannes Lauweriks, si definì occultista («Cammino senza toccar terra, talmente il mio spirito è elevato e sento anche quello che non si vede»). Umberto Boccioni credeva alla teosofia e alla materializzazione degli ectoplasmi e fu influenzato dalla teoria della «quarta dimensione» dell'architetto-teosofo Claude Bragdon. Paolo Buzzi ne L'ellisse e la spirale contempla immagini e iscrizioni alla tradizione dei Rosa+Croce e nel Poema di Radio-Onde (1933-38) dimostra padronanza del mondo magico-alchemico. I fratelli Ginanni Corradini (Arnaldo Ginna e Bruno Corra) si interessarono all'arte medianica, alla trance, alla scrittura automatica, alla telecinesi, alla teosofia e all'antroposofia. Enrico Prampolini realizzò le scenografie di Thaïs (1916), film allucinatorio girato da Anton Giulio Bragaglia, inventore del fotodinamismo futurista e appassionato di «fotografia dell'invisibile». E ancora. Corrado Govoni, il pittore Athos Casarini e l'aeropittore Mino Delle Site si appassionarono ai principî teosofici, alla metapsichica e all'astrologia. Gino Cantarelli, autore dell'esoterico Ascendenze cromatiche, disegnava motivi astratti stimolati da visioni medianiche e da imprevisti flussi del subconscio. Luigi Russolo, creatore dell'arte dei rumori, iniziato all'occultismo e alle filosofie orientali, scrisse Al di là della materia, investigazione sulle «scienze segrete» e sul magnetismo. Enrico Cardile si dedicò a studi esoterici e cabalistici, culminati con la curatela del Trattato della Quinta Essenza ovvero de' Secreti di Natura attribuito al «mago» Raimondo Lullo. Giovanni Papini, prima di scendere nell'arena futurista di Lacerba, fondò con Giovanni Amendola la rivista teosofica L'Anima; poi con Ardengo Soffici, Ottone Rosai ed Emilio Pettoruti frequentò il mago (e poi pittore medianico in Argentina) Alejandro Schultz Solari, famoso come Xul Solar...

Solo i futuristi - fra arte, letteratura, moda, cinema, cucina, fotografia, design, grafica, musica, teatro e politica - furono così onnivori e pronti vampirescamente ad assorbire qualsiasi stimolo e a «divorare tutto», anche le culture più emarginate e occulte. Adoravano la luce - luce e progresso, l'arte della luce, la luce elettrica, la macchina: Fiat lux!, L'elica e la luce, Luce Marinetti - e furono attratti dal Principe delle Tenebre. Ruggero Vasari (1898-1968), poeta e pittore fra i fondatori del Futurismo, lasciò scritto: «La verità è nelle tenebre». Furono così avveniristici e razionali da precipitare nell'impenetrabile. Corsero così tanto e così avanti che si lasciarono - senza accorgersene? - il futuro dietro le spalle. Risero così apertamente da mostrare gli affilati canini. Del resto la poesia, per loro, fu sempre e solo un assalto violento «contro le forze ignote».