mercoledì 13 dicembre 2017

La Grande Guerra degli esoteristi

tratto da Tempi del 18 ottobre 2017

di Sandro Consolato

Il matematico fiorentino, il musicista calabrese, l’archeologo romano, il filosofo idealista, la nobildonna medianica e un misterioso ieronimo

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola – Siamo arrivati quasi alla fine del penultimo anno del centenario della Grande Guerra. In Italia piuttosto svogliatamente, e c’è da prevedere che ci sarà un sussulto solo per ricordarsi, tra breve, di Caporetto. Molto avrebbe potuto e dovuto essere fatto dal ministero della Pubblica istruzione per ricordare nel modo migliore il profondo intreccio tra vita intellettuale e artistica ed esperienza bellica, ma è difficile aspettarsi adeguate iniziative da chi due anni fa (Miur, Nota prot. n. 3401 del 19 maggio 2015) invitava le istituzioni scolastiche regionali a celebrare il Centenario del 24 maggio aprendo col riferimento ad una «data [che] rappresenta l’inizio di una pagina buia della nostra storia». Ma qui non è di questo che vogliamo parlare. Non senza rapporti con l’interventismo degli intellettuali e degli artisti, vi è una storia poco nota che riguarda la cultura italiana e la Grande Guerra, ed è quella dell’attiva partecipazione ad essa degli esoteristi. Ed è questa storia che vorremmo raccontare.

 Intanto, è bene ricordare che l’esoterismo è ormai entrato a livello internazionale nella storia delle idee e nella stessa storiografia nazionale, come dimostrano gli Annali 21 e 25 della Storia d’Italia Einaudi, dedicati a La Massoneria (2006) e all’Esoterismo (2010), entrambi a cura di G. M. Cazzaniga. Tuttavia pure in queste due opere della Grande Guerra non si dice granché, e perfino il ruolo della massoneria in questa importante vicenda non trova adeguata trattazione, mentre la ha per ciò che riguarda l’irredentismo prebellico. Ma qui non è neanche della massoneria, il cui impegno di fatto non ebbe alcun risvolto da dirsi realmente “esoterico”, che intendiamo parlare, pur se in una certa misura si ha a che fare anche con essa.
Tutto ebbe inizio alle Giubbe Rosse?
Vi è ormai tutta una serie di studi rigorosi (v. ad es. F. Giorgio, Roma Renovata Resurgit, Il Settimo Sigillo, 2011) che evidenziano come nella storia italiana si siano di tempo in tempo manifestate correnti esoteriche rifacentesi all’ermetismo ma anche alla tradizione romana, e però datesi pure il compito, nei secoli della frammentazione politica e del dominio straniero, di riportare l’Italia alla sua unità “augustea”. E se “unitarista” fu anche la massoneria italiana dall’età napoleonica in poi, in ciò deve vedersi pure l’influsso in essa di tali correnti. E basterebbe pensare al documento carbonaro del 1821 intitolato “Patto d’Ausonia”, prefigurante un’Italia con Roma capitale e comprendente penisola e isole con tutti i territori già veneziani e Trieste e Fiume, per capire come la Grande Guerra dovesse essere voluta quale coronamento di un progetto concepito da lunghissimo tempo.
In età giolittiana, nella Firenze delle “Giubbe Rosse”, appare un giovane musicista calabrese, come venuto dal nulla. Si chiama Amedeo Rocco Armentano (1886-1966) ed entra nella massoneria fiorentina nel 1907. Ma ARA, così sarà pure conosciuto, ha in proprio, in campo esoterico, qualcosa di più: è il depositario di un insegnamento segreto, proprio ad una tradizione squisitamente italica, pitagorica. Un’antica torre sul mare, la Torre Talao, nella nativa Scalea (Cs), è, dal 1913, la “rocca” della Schola Italica, con le sue pratiche. Verso il 1910 circa il maestro conosce ed inizia Arturo Reghini (1878-1946), matematico, anche lui massone, amicissimo di Papini. Nel 1912 Armentano e i suoi discepoli entrano nel Rito filosofico italiano di Eduardo Frosini (1879-?) per dare un più ampio respiro alle loro idee, anche quelle storiche e politiche, che si esprimono nell’articolo di Reghini “Imperialismo pagano”, che appare nel 1914 sulla rivista La Salamandra. «Imperialismo Pagano – dirà poi ARA – non significa un ritorno al Paganesimo, ma alla Romanità, cioè a quell’idea dell’Unità che nacque in Roma ma che è universale ed eterna». Da qui «un movimento riallacciantesi sul serio all’antica sapienza pitagorica, occidentale e, più che mediterranea, tirrenica».
Ekatlos e la Grande Orma
Già nel 1913 Reghini ha presente che è vicino un grande conflitto europeo, ma Armentano pare averlo già previsto molto tempo prima. E in quello stesso anno, in un altro milieu esoterico, a Roma, accade pure qualcosa di straordinario, se dobbiamo credere alla relazione su una serie di eventi accaduti tra il 1913 e il 1923 che è pubblicata con il titolo “La Grande Orma”. La scena e le quinte e con la firma “Ekatlos” venne poi pubblicata nel 1929 sulla rivista Krur, diretta da Julius Evola. Ekatlos scrive: «Sulla fine del 1913 cominciarono a manifestarsi segni che qualcosa di nuovo richiamava le grandi forze della tradizione nostra. Questi segni ci furono direttamente palesi». Racconta dunque del ritrovamento, in un antico sito romano e in seguito a indicazioni pervenute per vie misteriose, di uno scettro e di una benda con i segni di un rituale. Eseguito «per mesi e mesi, ogni notte, senza sosta», il rito avrebbe visto accorrere «forze di guerra e forze di vittoria». «La guerra immane, che divampò nel 1914, inaspettata per ogni altro – spiega sempre Ekatlos – noi la conoscevamo. L’esito, lo conoscevamo. L’una e l’altro furono visti là dove le cose sono, prima di esser reali. E vedemmo l’azione di potenza che una occulta forza volle dal mistero di un sepolcro romano».
Vi è chi ha voluto vedere, nascosto dietro il nome Ekatlos il principe Leone Caetani (1869-1935), insigne islamista, deputato democratico costituzionale tra il 1909 e il 1913, poi vicino al socialista interventista Bissolati e volontario lui stesso nel 1915, ufficiale nell’artiglieria di montagna in Cadore fino al 1917. Più sicura sembra peraltro l’identificazione dello stesso aristocratico romano con un altro esoterista, autore nel 1910, con il nome di “Ottaviano”, di tre scritti per la rivista Commentarium, espressione della Fratellanza di Miriam, fondata nel 1896 dall’ermetista Giuliano Kremmerz (1861-1930). Che comunque la relazione di Ekatlos provenisse dall’ambito kremmerziano ne è prova il fatto che a consegnarla ad Evola nel 1929 fu la nobildonna Camilla Calzone Mongenet, discepola di Kremmerz. Significativo, in ordine alla Grande Guerra, che la Mongenet, come emerge dalle carte di un processo del dopoguerra in cui ebbe come avvocato difensore Farinacci, si ritenesse una sorta di madrina mistica dei combattenti. Non è molto chiara la posizione di Kremmerz sulla guerra, ma se sappiamo per certo, come scrisse Reghini, che era «un buon italiano», è anche vero che in una sua lettera ai discepoli del 1° giugno 1917 palesa più larghi sentimenti umanitari ed esprime il suo sconforto per «i sanguinosi risultati dell’ora presente». Pure tra i suoi discepoli troviamo però volontari in guerra, come il tenente pugliese Giovanni Bonabitacola (1880-1945), che poi dal 1921 guiderà la Miriam romana. Dalla migliore storia della Miriam in circolazione (www.giulianokremmerz.it/STORIA/HOME_Storia.htm) apprendiamo peraltro che per la salvezza dei Fratelli al fronte «Kremmerz trasmise il rito del Pretium, forse di origine romana, comunque antichissimo ed assai complesso. Il rito funzionò perfettamente: ai Fratelli che furono chiamati in guerra fu consegnata la scheggia rituale e grazie al suo potere tornarono tutti illesi, ad eccezione di un fratello che comunque fu soltanto ferito».
Volontari per il fronte partono anche Armentano e i suoi. Armentano è in Cadore con gli Alpini, e alpino è pure uno dei suoi primissimi e fidati discepoli, Giulio Guerrieri, che a Parigi aveva, come del resto lo stesso Armentano, stretto rapporti amichevoli con quello che diventerà più tardi il più famoso esoterista del Novecento: René Guénon. Lo stesso Gran maestro del Rito filosofico, Eduardo Frosini, si arruola volontario, ma finirà poi prigioniero degli austriaci. Reghini si vede invece più volte respinta la domanda di arruolamento, e solo nel febbraio del 1917 viene finalmente ammesso all’Accademia militare di Torino, finendo poi al fronte come sottotenente del Genio. Ma Reghini ha attivamente operato fin dal 1914 per l’intervento. Già nel settembre di quell’anno, nell’articolo “Sempre Avanti” de Lacerba di Papini, aveva invitato monarchia e governo a rompere la neutralità e ad entrare in guerra contro l’Austria per guadagnare le «terre irredente» e stabilire l’egemonia italiana sull’intero Adriatico. Sempre nel 1914, allorché Giovanni Amendola, massone ma anche vicino alla teosofia, è assunto al Corriere della Sera, che la direzione di Luigi Albertini indirizza su posizioni interventiste, Reghini invita il politico napoletano a recarsi da Armentano a Scalea per concordare linee comuni d’azione. Nel 1915 lo troviamo in prima fila nel «radioso maggismo»: è lui che – come racconterà il suo confratello ed amico Giulio Parise – «al termine di una dimostrazione sul Campidoglio, alzata una bandiera, condusse la folla al Quirinale a chiedere e ad ottenere la dichiarazione di guerra».
«Sono io a far paura alla morte»
Al fronte non mancano esperienze legate al vissuto spirituale della scuola armentaniana. ARA stesso, in una sua lettera dal Cadore, scrive: «Io non posso morire, non debbo morire. Molte cose iniziate mi aspettano per essere finite. […] La morte mi è passata tante volte vicina senza toccarmi, adesso credo essere io a farle paura. […] La vittoria è certa perché i nostri soldati la vogliono, perché noi la vogliamo con tutto il nostro sangue». Reghini, quando ancora è a Firenze, nel luglio 1915, scrive al suo maestro dicendogli di essere riuscito a vederlo al fronte grazie ad un esperimento di magnetizzazione su un confratello, fenomeno i cui particolari ARA confermerà. Più avanti, anche lui al fronte, Reghini gli racconterà di «qualche cosa a cui preme che io resti in questa vita», e del suo talismano, che «quando lo porto non mi succede niente». Il pitagorico fiorentino, verso la fine del 1917, mentre è addetto alla fonotelemetrica in Val Lagarina, sperimenterà pure alcuni suoi “poteri” a fini militari. Armentano, tuttavia, già nella primavera del 1916 ha dovuto lasciare il fronte per una cardiopatia. Il peggio però per lui viene nel marzo 1918, quando è arrestato e rinchiuso nel carcere militare di Vibo Valentia con l’imputazione di tradimento. È un’accusa totalmente falsa, che arriva dall’ex sodale del Rfi Guido Bolaffi, il quale si vendica così dell’espulsione per indegnità dal Rito, accusando ARA di avere, dalla Torre Talao, fornito aiuto ai sottomarini tedeschi nel Tirreno. Solo nel luglio 1918 il maestro calabrese verrà pienamente scagionato dalle accuse, ma rimanendone fortemente amareggiato.
Il 1917 è l’anno di Caporetto. Reghini scrive ad Armentano il 10 novembre: «Il 1917 è stato come tu predicesti un anno terribile. Speriamo nel poi». Alla terribile disfatta di Caporetto si legano peraltro altri eventi che ci riportano al dominio esoterico o magico. A Roma, sul Palatino, cuore sacrale della civiltà romana, proprio nel 1917 l’archeologo Giacomo Boni ha costruito un’ara graminea con sei strati di zolle erbose, quattro festoni di lauro, le sagmine di olivo e le corone e i nastri rosso sangue di toro. Nelle sue intenzioni, come spiegherà l’allieva e biografa Eva Tea, è «il simbolo dell’ara ideale, dove ciascun italiano avrebbe dovuto sacrificare il meglio di sé per le fortune del paese». Boni è allora l’archeologo italiano più famoso nel mondo, a lui si devono scoperte come quella del Lapis Niger nel Foro (1899), ma non è un archeologo qualunque. Boni ha una concezione vivente della romanità e sente da sempre la sua vita di studioso accompagnata da «voci arcane» (sono parole sue), e lo stesso Benedetto Croce lo definirà dall’«aspetto tra di mago e di veggente». Interventista, amico di D’Annunzio, si era anche lui prodigato fin dall’inizio del conflitto, avendo molteplici competenze tecniche, per venire incontro alle esigenze delle truppe alpine, foggiando pure per loro indumenti mimetici ed impermeabili atti a sopportare il freddo, con elmetti di pelle lanata d’agnello che ricordano i copricapi dei signiferi delle legioni romane. E pure le nuove legioni romane ebbero la loro tristissima Canne: «La notte del 23 ottobre 1917 – racconta sempre la Tea – un vento gelido abbatté l’ara graminea negli orti farnesiani. In quell’ora medesima, il nemico entrava in Italia per la porta di Caporetto»! Di Caporetto parla anche la “relazione” di Ekatlos: «1917. Vicende varie. E poi il crollo. Caporetto. Un’alba. Sul cielo tersissimo di Roma, sopra il sacro colle capitolino, la visione di un’Aquila; e poi, portati dal suo volo trionfale, due figure corruscanti di guerrieri: i Dioscuri. Un senso di grandezza, di resurrezione, di luce. In pieno sgomento per le luttuose notizie della grande guerra, questa apparizione ci parlò la parola attesa: un trionfale annuncio era già segnato negli italici fasti».
Già il 24 maggio del 1918, per l’anniversario della nostra entrata in guerra, Armentano invia a Reghini un biglietto con su scritta una sola parola «VITTORIA!». Il 21 aprile di quello stesso anno, mentre le nostre truppe contengono sul Piave il nemico, Boni ha colto alle pendici del Palatino un segno tanto più fausto in quanto giunto il giorno stesso del Natale di Roma: demolendo la torre medievale dei Frangipane – famiglia che si vantava capostipite della casa regnante d’Austria, gli Asburgo – Boni rinviene il frammento marmoreo di una Nike. Che la Vittoria gli appaia dinanzi dai resti distrutti di una torre riferibile a quella dinastia il cui ultimo imperatore, Carlo d’Asburgo, ha chiamato gli italiani «nemico ancestrale», riconnettendosi così idealmente ai barbari nemici di Roma, è per Boni un omen certo: «Athena-Nike. Simbolo augusto dell’intelligenza vittoriosa sulla forza bruta». La lieta scoperta lo induce a ricostruire l’ara sul Palatino. Nel luglio 1918, dopo l’epica “Battaglia del Solstizio”, Reghini può già scrivere al suo maestro: «Godo nel pensare alla tua gioia per la vittoria grande, da te predetta, voluta e possiamo ben anche dire preparata; perché questa morale, questa coscienza è opera nostra, è frutto del nostro lavoro e della nostra predicazione incessante da dieci anni in qua» (tutte le citazioni dall’epistolario Reghini-Armentano ci vengono dai libri Il figlio del Sole, di R. Sestito, e A. R. Armentano: Massime di Scienza Iniziatica, a cura dello stesso Sestito, Ignis 2003 e 1992).
Quella vittoria venne pochi mesi dopo, e divenne poi anche il nome di tante bambine italiane, ignare di portare un nome che era pure quello di una dea di un culto remoto, una dea che svetta ancora in cima a molti nostri monumenti ai caduti, ma che non ha più neanche il diritto di dare il suo nome a una festa. E questo forse gli esoteristi profeti e operatori della vittoria non lo avevano previsto. Ma questa è un’altra storia, che dipende da un’altra guerra e da una amara sconfitta, e forse anche dalla scomparsa dei nostri “magi”.

venerdì 8 dicembre 2017

Il Risveglio della Forza e la rinascita di una catena iniziatica

di Vito Foschi

Il Risveglio della Forza è il settimo capitolo della saga di Guerra Stellari, che come ben esplicitato già nel titolo, racconta di come torna a rivivere l’ordine dei cavalieri Jedi dopo un periodo di eclissi. La saga, come abbastanza noto, più che essere un’opera di fantascienza è tributaria dello studio  “L’eroe dai mille volti” di Joseph Campbell sul mito dell’eroe, da cui George Lucas ha attinto per la sceneggiatura. Lo stesso studioso ha poi collaborato alla sceneggiatura. Da ciò le molte similitudini, per esempio, con i miti arturiani, dall’ordine dei cavalieri, alle spade, alla tavola rotonda dove si riunisce il consiglio dei Jedi. Se si pensa quanto risulta anacronistica la spada, per quanto laser, in un futuro con delle armi capaci di annichilire un intero pianeta: eppure è l’arma principale dei cavalieri Jedi e delle loro nemesi. Spada che come per i cavalieri medievali passa di padre in figlio. Lo stesso Han Solo, contrabbandiere e giocatore d’azzardo ricorda un po’ i cavalieri erranti in cerca di avventure. Per quanto sia un delinquente, stranamente si trova a combattere sempre dalla parte giusta; ha un fido scudiero, Chewbecca, e un’adeguata cavalcatura, il Millenium Falcon.
Il Risveglio della Forza è interessante sotto un particolare punto di vista. L’ordine dello Jedi è sciolto e Luke Skywalker, l’ultimo maestro, è scomparso: in altri termini una società iniziatica non esiste più interrompendo una catena iniziatica. Potrebbe sembrare l’attuale situazione occidentale, in cui non è ben chiaro cosa sia arrivato intatto tramite una trasmissione regolare nelle moderne società iniziatiche.
Nel film, quello ben vivo è il lato oscuro della Forza con il suo Primo Ordine fatto di maestri ed allievi. Anche qui sembrerebbe una situazione in cui la catena iniziatica, per quanto volta al male, si sia interrotta con la morte dell’Imperatore nel sesto film della saga. Interessante che Kylo Ren, fra i protagonisti principale del film e adepto del lato oscuro, conserva come una reliquia il teschio con il relativo casco di Dart Fener, suo nonno materno e anch’egli seguace del male per quanto alla fine della sua vita si redime. Non solo, Kylo Ren, per quanto non ne abbia bisogno indossa un casco che richiama quello di Dart Fener. Questi particolari tendono a creare un legame con il predecessore e servono in qualche modo a mantenere un legame con il passato e a preservare la catena iniziatica. L’indossare il casco è solo un aspetto superficiale, visivo, ma contribuisce a rendere visibile il legame. Il teschio custodito privatamente da Kylo Ren è un legame più forte, fisico e metafisico con il passato.
In questa situazione di sconforto c’è ancora chi crede nella possibilità di ripristinare l’ordine dello Jedi ritrovando l’ultimo maestro scomparso. Leila Organa, generale della Resistenza, ne è convinta. Leila è sorella di Luke e anche se in forma limitata partecipe del potere della Forza. La sua non è solo una convinzione: sa per certo che il fratello è vivo. Infatti, grazie ai suoi poteri, quando muore Han Solo lo percepisce immediatamente. Parte interessante della storia sono le modalità di rinascita dell’ordine dei cavalieri Jedi. Da una parte c’è sicuramente la ricerca attiva ma infruttuosa del maestro scomparso, dall’altra parte c’è la rinascita “spontanea” dell’ordine.
Su un pianeta desertico una ragazza orfana, Rey, sopravvive recuperando rottami. Di notte spesso sogna un’isola in mezzo all’oceano. Dopo una serie di eventi fortuiti, tipici dei film d’avventura, capita nella taverna di Maz Kanata, curiosa aliena di almeno mille anni. È qui, in un luogo mondano, avviene il risveglio della Forza e di conseguenza dell’Ordine Jedi. “Casualmente” il nome Rey ricorda molto la parola inglese ray, raggio in italiano. La ragazza stabilisce subito un buon rapporto con Han Solo dimostrando insospettabili capacità tecniche di pilota non indifferenti. Nella taverna la ragazza sente un irresistibile richiamo che la spinge nei sotterranei dell’edificio. Qui trova un baule al cui interno trova una spada laser. La tocca e riceve la visione degli eventi che hanno coinvolti i precedenti proprietari dell’arma. La donna è predestinata perché possiede la Forza allo stato latente, ma ha bisogno dell’oggetto fisico della spada per risvegliarsi e risvegliare l’ordine iniziatico scomparso. Questo è l’evento interessante del film, perché ci consegna una possibile modalità di risveglio di una catena iniziatica interrotta. Anche senza una continuità da maestro ad allievo, è possibile che individui particolarmente qualificati possano risvegliare ciò che dorme e riallacciare la catena iniziatica. Oltre alle qualificazioni è necessario un qualche forma di lascito; nel caso del film la spada laser appartenuta a Luke Skywalker e prima ancora al padre Anakin. Il contatto con i precedenti maestri crea una particolare aurea che Rey, particolarmente qualificata riesce a percepire. Dopo l’iniziale rifiuto, la ragazza diventa sempre più consapevole dei suoi poteri, che impara ad usare per sfuggire dalla prigionia in cui l’ha costretta Kyle Ren. L’adepto del male viene addirittura sconfitto in uno scontro mentale dalla giovane inesperta.
Alla fine del film viene scoperta l’ubicazione di Luke che è proprio un’isola deserta in mezzo all’oceano, l’isola del sogno ricorrente di Rey. In questo modo la catena iniziatica è in realtà mai interrotta, perché la giovane donna può ricevere gli insegnamenti direttamente dal maestro. Il vecchio Luke è una sorta di maestro superiore sconosciuto che come nei vari miti compare per donare i suoi insegnamenti.
L’interesse maggiore, credo, sia nella possibilità che un individuo particolarmente qualificato tramite una qualche forma di lascito, un oggetto, un libro, dei rituali, possa riattivare una catena iniziatica interrotta. Rey riesce ad usare i suoi poteri e a sconfiggere Kyle Ren ben prima di incontrare il suo maestro. Potrebbe essere che Luke dal suo rifugio sull’isola abbia praticato una sorta di richiamo verso la donna, ma in ogni caso resta l’evidenza che il richiamo si materializza tramite l’oggetto spada ed è sentito solo da uno specifico individuo.

Non conosco direttamente la situazione degli ordini iniziatici occidentali, però un film profano come il Risveglio della Forza regala la speranza che anche in una situazione disastrosa è possibile riattivare un ordine iniziatico.

sabato 2 dicembre 2017

Ufo, il punto di vista di Carl Jung

tratto da Il Fatto Quotidiano del 17 agosto 2015

di Vladimiro Bibolotti

Carl Gustav Jung, il celebre psicanalista svizzero allievo di Sigmund Freud, viene spesso citato a proposito del fenomeno degli UFO. Luminare della psichiatria, grande scienziato, i suoi studi sugli oggetti volanti non identificati vengono usati ancora oggi, per contestare tale realtà, citando il “Mito moderno” senza conoscere a fondo né la sua personale attività di ricerca in merito al problema dei “dischi volanti”, né padroneggiare il suo pensiero su tale argomento.

Molti conoscono l’interpretazione mitologica del fenomeno di quelli che allora venivano chiamati folkloristicamente “flying saucers”. Jung, all’inizio, era infatti interessato più che alla natura fisica reale o meno di questi oggetti, al mito che ne avrebbe fatto nascere, pubblicando non a caso il libro titolato “Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo”.

Carl Gustav Jung, più che speculare sulla presunta origine extraterrestre degli UFO, si domandava quale potesse essere il significato di questi fenomeni, reali o immaginari che siano,  in un momento come quello in cui l’umanità si sentiva minacciata come non mai nella sua storia e aveva bisogno perciò di un mito moderno. Erano infatti gli anni dello sviluppo delle armi atomiche, quando la propaganda maccartista americana e la corsa agli armamenti tra USA e URSS stavano creando un clima esplosivo nell’ambito delle relazioni internazionali. Non a caso scienziati come Einstein ed Oppenheimer, paladini dei movimenti della pace, denunciavano il pericolo di un conflitto nucleare che avrebbe portato all’annientamento dell’umanità. Da citare una curiosa lettera scritta dai due fisici al presidente Truman nel giugno del 1947, poco prima del primo avvistamento ufficiale di un “disco volante” fatto da Kennet Arnold, dove in questo documento scritto a monito del pericolo creato dagli esperimenti atomici, si citava la presenza di “unidentified space craft flying in our atmosphere”, termine mai usato prima e che poi sarebbe divenuto con le opportune semplificazioni quello ufficiale creato dal Capt. dell’USAF, Edward J. Ruppelt nel 1951: U.F.O. Unidentified Flying Object.

Einstein, in proposito, sosteneva:  “I Dischi Volanti? La gente ha indiscutibilmente visto qualche cosa”.

Già nel 1955 Jung scriveva sulla rivista britannica Flying Saucer Review, che la mole di lavoro da lui svolta tramite analisi di testimonianze, lo portava alla convinzione che non “era solo rumore di fondo”. E più arditamente quasi con rammarico: “Dopotutto uno deve quasi rimpiangere che gli ufo sembrano essere reali”.

Ma proprio il 1958 è l’anno della collaborazione con la APRO Aerial Phenomena Research Organization organizzazione ufologica statunitense, una delle prime a livello mondiale a studiare scientificamente il fenomeno UFO e dove infatti risultava inserito come loro consulente  nel loro bollettino ufficiale. Jung ha pubblicato un rapporto di cui diede notizia l’Associated Press e stampato il 30 luglio 1958 sul New York Herald Tribune dove si legge:

“Il dottor Carl Jung, psicologo svizzero, afferma in un rapporto pubblicato ieri che gli oggetti volanti non identificati sono reali e mostrano segnali di guida intelligenti, probabilmente ad opera di piloti quasi-umani. Secondo lo studioso, il fenomeno è molto più che una semplice suggestione. Una spiegazione puramente psicologica è esclusa. Il dottor Jung, che ha cominciato il suo studio sugli UFO nel 1944, ha diffuso la sua dichiarazione attraverso l’UFO-Filter Centre dell’Aerial Phenomena Research Association (A.P.R.O.)“.

Sempre il 1958 è quello delle famose interviste del 30 luglio 1958 sul Washington Post “Flying Objects Real, Psychiatrist Insist” e sul New York H.T., dove senza mezzi termini affermava: “Dr. Jung says ‘Saucers’ Exist; Bars Psychological Explanations”.

Tale intervista venne poi ripresa sulla rivista italiana l’EUROPEO del 30 agosto dello stesso anno dal titolo “Io continuo a credere nei dischi volanti”, suscitando chiaramente molte polemiche nel mondo scientifico. Tale clamore lo suscita ancora adesso, se pensiamo che il suo pensiero viene in parte distorto quando non viene realmente esplicitato in completezza, citando solo la fase di approccio iniziale al fenomeno, quella del mito e non quella più importante dell’accettazione della realtà del fenomeno inteso come reale. Suscita ancora più stupore se tali affermazioni vengono ancora oggi fatte da prestigiosi accademici come recentemente è accaduto sulle pagine web di una nota associazione culturale a proposito di un articolo sulla “Vita nello Spazio”. Eppure l’ “Ignorantia legis non excusat” e lo studio delle fonti dovrebbero valere per  tutti gli argomenti.

mercoledì 29 novembre 2017

Il castello dei Superiori Incogniti

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/il-castello-dei-superiori-incogniti/

In un luogo misterioso la serratura del portone dei Superiori Incogniti


Occupandomi di Società Segrete, Philosophia Occulta ed Hermetica, mi capita di viaggiare o di incontrare una variegata umanità: dal ciarlatano all’inquietante detentore di oscure conoscenze con tutte le sfumature di luce di tenebre che vi possono essere nel mezzo.

Molto di quanto è legato a circoli iniziatici è per molteplici motivazioni legato al silenzio e al mistero (qui trovate due brevi video sul silenzio 1) Mauna: il silenzio  2) Apuleio e il silenzio) e non tutto si può raccontare.

Oggi, ci fermeremo sulla soglia di un edificio, la cui serratura è, per chi ha occhi per vedere, l’indizio o la conferma di essere innanzi al maniero dei Superiori Incogniti.

Superiori Incogniti è il nome con cui essi sono più conosciuti, ma da indizi in dipinti e disegni del rinascimento, da alcune opere non sempre a stampa e da pochissime conversazioni da bocca ad orecchio si può scoprire che i Superiori Incogniti non sono soli, o meglio, esiste anche un altro modo per leggere la sigla S.I.: Servitori Incogniti. Certo, soprattutto oggi è più cool per usare un termine di moda parlare di Superiori Incogniti, la stessa parola superiore evoca potere e fantasticherie varie, ma lo scopo della conoscenza, il senso del vedere il Mondo Universo sotto la vera luce è quello di servire l’umanità come ben sanno quanti hanno praticato la vera Philosophia o sono stati vicini ad un Maestro illuminato.

Torniamo alla nostra serratura, l’immagine la vedete nel post, notiamo subito che è inscritta all’interno di quattro gemme o diamanti, chi è avvezzo al gioco, in particolar modo al gioco dei Tarocchi (sì, i tarocchi sono un gioco) avrà immediatamente associato l’immagine in cui è inscritta la serratura al quattro di quadri, non a caso il seme di quadri in inglese è chiamato gems o diamonds. Abbiamo, quindi, dei primi indizi, a) il numero 4 b) i diamanti o i quadri c) un collegamento con l’arte divinatoria dei tarocchi. Ognuno di questi indizi, per chi è in grado di leggerli, dà delle forti indicazioni di tipo esoterico ed è possibile la lettura degli stessi a vari livelli. Se poi si presumesse anche la lettura divinatoria allora avremmo la possibilità di leggere in altri ulteriori significati la carta quattro del seme di quadri, che non è uno degli arcani maggiori. Questa carta è una carta dal significato ambiguo e dalle possibili molteplici letture, tra le altre una di tipo materialistico ed una di tipo spirituale.

Se ci concentriamo solo sulla serratura e mettiamo da parte le punzonature che potrebbero evocare altre due gemme e quindi trasformare la nostra carta in un sei, o raffigurare due croci, è più che evidente che ci vogliono due chiavi per aprire questo portone, una a forma di S ed una a forma di I: Superiori Incogniti. In questo caso è più probabile che sia Servitori Incogniti, ma, quello che più conta è aver fatto un piccolo viaggio nel mistero e aver visto come ogni dettaglio può diventare un argomento di conversazione, come ogni indizio può aprire la strada al magico e all’ignoto. Il rischio di prendere fischi per fiaschi è elevatissimo e come diceva Vico (se non ricordo male) chi cerca quello che non deve trova quello che non vuole.

Quello di oggi è stato un divertissement, a voi scegliere quanta fantasia e quanta realtà nelle mie parole…

Gioia – Salute – Prosperità

sabato 25 novembre 2017

"Gli alieni esistono: lo dice la matematica"

tratto da "il Giornale" del 29/09/2017

L'astronoma italiana che studia le onde gravitazionali: "Altre vite? È statistica..."

di Marco Lombardo

L'esplorazione dello spazio di Lina Tomasella è partita dal sottosuolo: «In effetti la prima passione è stata la biologia e facevo la speleologa nelle grotte di Veneto e Friuli.
La bio-speleologa esattamente». Adesso è passata dall'altra parte dei misteri dell'esistenza: è ricercatrice presso l'Inaf-Osservatorio Astronomico di Padova, nonché coordinatrice e responsabile delle attività dell'osservatorio di Asiago, quello che ha i più grandi telescopi ottici d'Italia. In più è nel Gruppo Italiano Gravita, che si occupa degli studi sulle onde gravitazionali, nei quali il nostro Paese ha raggiunto i risultati raccontati giusto due giorni fa. Grazie allo strumento Virgo, a Cascine.

E dunque, cosa scopriremo ancora adesso?

«Beh, chi può dirlo. Negli ultimi anni le scoperte aumentano. E così anche i misteri».

Come si comincia a fare l'astronoma?

«Essendo appassionati di scienze, naturalmente. Io in realtà sapevo di voler fare la ricercatrice e ho partecipato anche alla prima edizione del concorso per i giovani scienziati d'Europa, nel 1989. L'ho vinto con uno studio sulla tossicità dei coloranti».

E lo spazio che c'entra?

«Tutto c'entra con lo spazio. Diciamo che un dottorato un Astrofisica ha cambiato la mia strada».

Negli ultimi tempi le notizie in arrivo dall'universo si sono moltiplicate...

«Certo, è perché abbiamo ancora più conoscenze. Poi ci sono segnali spaziali che ancora non riusciamo a capire, ed è per quello che sogniamo che arrivino da qualche civiltà extraterreste».

Però?

«Però prima di tutto uno scienziato deve studiare e catalogare; e col tempo si riescono a capire cose incomprensibili. Prendiamo come esempio le pulsar, oggetti densi che ruotano velocemente. All'inizio non si sapeva come fossero: funzionano come un faro, il segnale arriva con periodo rotazione. Facile pensare che possa essere un messaggio da un'altra specie. Poi però sono stati fatti i calcoli, e...».

Lo spazio è matematica?

«Sicuramente: quello è il motore. Anzi: è il linguaggio con cui l'universo si esprime. Esistono delle costanti che ormai sono conosciute. E ci aiutano a capire ciò che sembra imperscrutabile».

Per esempio?

«La struttura dell'universo è a spugna, con vuoti e filamenti che contengono le galassie. Tutto rispecchia le condizioni iniziali della sua formazione e le successive evoluzioni. Il Big Bang ha insomma dato le regole base, il resto è equazione».

Ora sappiamo anche che esistono pianeti abitabili.

«Dal 1995 ad oggi, quando è stato scoperto il primo, le tecniche si sono raffinate. Presto, grazie ai nuovi telescopi, potremo studiare anche la loro atmosfera».

Lo spazio è matematica: ma è anche filosofia?

«Noi siamo scienziati, le interpretazione personali non lo sono. Noi studiamo e arriviamo a un punto. Per dire: ciò che era prima del Bing Bang non è scienza perché i modelli matematici in questo caso possono dare risposte, ma non certezze».

Sì, ma l'astronomo si fa delle domande?

«Ma certo: la curiosità è il motore della nostra professione. Scienza e religione sono cose separate. Però arrivi un punto in cui qualche domanda te la fai, anche se il nostro compito è dare risposte attraverso i dati».

E la domanda resta sempre la stessa.

«Se c'è vita nell'universo? Certo, è una questione statistica: con così tanto spazio e così tanti soli, ci sono tantissimi pianeti. La difficoltà dalle difficoltà di comunicazione vista la distanza e dal rapporto spazio-tempo. E curvare l'universo per trovare scorciatoie per ora è pura fantasia».

Quindi, gli alieni...?

«Esistono. Lo dice la matematica».

sabato 18 novembre 2017

Quel gruppo di "maghi" fascisti che voleva influenzare il Duce

tratto da "il Giornale" del 23/09/2017

In questi giorni torna in voga la storia del gruppo di Ur, fondato da Julius Evola e che intendeva recuperare lo spirito pagano del fascismo

di Claudio Cartaldo

Si chiamava il "gruppo di Ur", una sorta di setta convinta di poter entrare nella "testa" del Duce e di condizionare con la "magia" le scelte del governo di Benito Mussolini. E al suo interno c'era anche il famoso scrittore e fonte di ispirazione di molti post fascisti: Julius Evola.

Come scrive La Verità, il nome del gruppo viene da una rivista pubblicata tra il 1927 e il 1928, poi trasformata in Krur. Al suo interno lavoravano moltissimi redattori e collaboratori, anche se i loro scritti erano sempre con pseudonimo. I temi erano soprattutto legati al mondo esoterico, molto apprezzato tra chi credeva in un fascismo pagano, slegato dai rapporti (poi fatti politicamente) con la Chiesa cattolica. In Ur uscivano contributi di meditazione, spiritualità e religione (ovviamente non solo il cristianesimo, ma piuttosto il buddismo e altre religioni orientali). Una spiritualità magica, fatta di una Grande Forza, energie vitali di cui secondo i componenti del gruppo il fascismo si era fatto rappresentante politico e sociale. Quell'Imperialismo pagano di cui scrisse lo stesso Evola.

Come detto, il rapporto con il Vaticano di questo gruppo di "maghi" non era ottimale. E infatti a definirli tali fu Giovanni Battista Montini, che poi diventerà Paolo VI. ne denunciava "l'abuso di parole" e la realizzazione di "aberrazioni retoriche, di rievocazioni fanatiche e superstizione magie". L'esistenza di Ur, però, non impedì a Mussolini di firmare il concordato. Il Duce era capace di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, e così fece altalenando la sua indole anticlericale con quella pragmatica di uomo di potere in uno Stato in cui il Vaticano contava (e conta) molto.

mercoledì 15 novembre 2017

Oursler e Rol Torino svela la sua anima "Paranormal"

tratto da Il Giornale del 2 novembre 2017

Al Lingotto in mostra oggetti della collezione "oscura" dell'artista americano. E opere che dialogano con un mito dell'occulto

di Luca Beatrice

Torino prova a risollevarsi dalla «serie di sfortunati eventi» che da mesi la perseguitano riaprendo le porte, come ogni novembre, all`arte contemporanea.


Tutto intorno ad Artissima, la fiera più all`avanguardia d`Italia all`edizione numero 24 che apre oggi fino a domenica all`Oval del Lingotto, con un nuovo direttore, Ilaria Bonacossa, una significativa crescita del numero di gallerie - segno di buona salute, speriamo - sezioni dedicate al disegno e all`arte italiana. Il rito prosegue come ogni anno in città con vecchie e nuove esibizioni collaterali, le gallerie aperte il sabato notte e la musica di Club to Club, musei e fondazioni che festeggiano l`esordio monstre delle Ogr e tanto altro ancora.
Ma poiché sono in molti a pensare che sotto la Mole ci sia bisogno di un esorcismo o almeno di qualche fenomeno di magia per frenare malasorte e decadenza, con quelle coincidenze diaboliche che solo una città storicamente dotata di un`anima nera, la Pinacoteca Agnelli cala l`asso di un`accoppiata sorprendente all`interno della ricerca sul collezionismo marginale e più strano. L`artista americano Tony Oursler incontra il sensitivo torinese Gustavo Rol in una mostra dal titolo inequivocabile, Paranormal, fino al 25 febbraio 2018.
Oursler, nato nel 1957, è conosciuto in tutto il mondo per i suoi lavori multimediali, suggestive e inquietanti videoinstallazioni, complessi interventi nello spazio realizzati utilizzando sofisticate tecnologie. Fin dagli anni `70 ha disegnato tanto, trattando temi particolarmente introspettivi come i sogni, la morte, la religione, i fantasmi, le allucinazioni e le esperienze psichiche. Annota le malattie quotidiane, cattura segreti, studia l`influenza delle droghe artificiali, atte ad alterare l`equilibrio individuale e il potere dell`informazione con un surplus di immagini che rischia di riproiettare l`uomo in uno stato di aggressività primitiva e ferina. Si conosce meno la sua passione per il collezionismo di oggetti legati all`occulto e al mistero: raccoglie compulsivamente foto di fantasmi, testi illustrati di pseudo scienza, strumenti e oggetti paramedici. Questa ossessione origina dalla famiglia, poiché suo nonno Charles Fulton Oursler scrisse nel 1949 La più grande storia mai raccontata, diventata poi un film, e frequentò Arthur Conan Doyle, il «papà» di Sherlock Holmes, con cui discusse spesso di fenomeni che razionalmente non trovano spiegazione.
Niente affatto casuale, dunque, l`incontro con Gustavo Rol, un autentico mito per la Torino affascinata dall`occultismo e dal paranormale, a cominciare proprio dalla famiglia Agnelli - l`Avvocato lo considerava un mentore. E non solo, lo interpellarono Walt Disney, John Kennedy, la regina Elisabetta e Federico Fellini. Nato nel 1903 e scomparso nel 1994, Gustavo Rol proveniva dalla ricca borghesia sabauda. Laureato in giurisprudenza, lavorò in banca, capitano degli alpini durante la Seconda guerra mondiale, approfondì gli studi spirituali e parapsicologici mantenendo sempre un profilo basso e riservato. Collezionista d`arte, pittore di stampo tradizionale, le testimonianze descrivono Rol come un uomo incredibile, fuori dal tempo, forse dotato di poteri di telepatia, chiaroveggenza, telecinesi, levitazione e quant`altro. Non tutti, ovviamente, d`accordo: i suoi numerosi estimatori, per esempio Dino Buzzati, lo consideravano un guru, scettici e detrattori ne parlavano come di un illusionista e di un prestigiatore.
La sua figura piena di sfaccettature è ora oggetto di studio da parte di un artista che, come lui, si immerge spesso in un mondo oscuro e irrazionale. Lo spazio della Pinacoteca Agnelli si trasforma così in un forziere magico che ci riporta per incanto alla Torino di oltre mezzo secolo fa. Era un`altra città, certo, eppure molto del suo carattere difficile le resta appiccicato addosso.

venerdì 10 novembre 2017

L'iniziato. Un viaggio alla ricerca della verità nascosta negli antichi misteri

Un libro magico, insieme profondamente personale e universale: la sua lettura vi guiderà verso la Via della vostra realizzazione spirituale.

Nello spirito ermetico, l’iniziato è colui che «brucia» alla ricerca delle conoscenze e intuizioni più elevate, è un viaggiatore che cammina verso quella visione del mondo spirituale celata dietro il velo del mondo materiale.

L’autobiografia di Mark Hedsel, raccolta e annotata dall’amico David Ovason, vi immergerà non solo nella storia particolare di colui che è divenuto un grande Maestro, custode degli Antichi Misteri, ma anche nella storia dell’evoluzione interiore dell’uomo stesso.

Il cammino che seguì Marx Hedsel è tradizionalmente conosciuto come la «Via del Matto», la via del viaggiatore solitario, di colui che conserva sempre la propria identità e raramente si impegna nel giuramento di mantenere il silenzio, se questo lo vincola a una scuola specifica. La Via del Matto è una via difficile, perché è come camminare in equilibrio su una corda tesa: facilmente si può inciampare e cadere nella comune follia. È una via fatta di scienza sottile, di strano sapere. È «la via che non è via», «la via che non può essere nominata». Dire che il Matto errante è sulla Via equivale a dire che percorre la strada dell’esperienza.

Con il dono di una scrittura penetrante − che «risveglia» e insieme istruisce «chi ha occhi per vedere» − e attraverso il disvelamento di simboli e misteri, Marx Hedsel vi condurrà in un viaggio dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Egitto alla Grecia, e attraverso il Medio Oriente verso l’India e il Nepal, rispondendo alle domande più profonde che sgorgano dal cuore, soltanto dal cuore, di chi si mette in cammino.


Conferenza: 300 anni di Libera Muratoria - Padova



martedì 7 novembre 2017

Il Garda racconta

Giovedì 9 novembre a Moniga del Garda, in sala consiliare, dalle 20,30 una serata dedicata a leggende e tradizioni su San Martino, santo patrono della città gardesana, assieme alla scrittrice Simona Cremonini.


sabato 4 novembre 2017

"ALIENI E U.F.O.: INCONTRI SPECIALI"

Sabato 18 Novembre 2017 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Misteri Antichi e Moderni”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un’interesantissima conferenza in compagnia di ELVIO FIORENTINI che parlerà sul tema:

"ALIENI E U.F.O.: INCONTRI SPECIALI"

Contatti, contattisti ed eventi di dialogo interplanetario. Cosa c’è di reale in tutto questo? Quali sono i meccanismi psicologici che si innescano nelle persone che affermano di aver goduto di incontri al di là dell’umano? Di tutto questo parleremo, in questa straordinaria serata, con Elvio Fiorentini, rappresentante del C.U.N (Centro Ufologico Nazionale).

Un’evento quindi davvero stimolante ed imperdibile a cui siete tutti invitati!

La partecipazione a questo evento è soggetto a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it

Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

sabato 28 ottobre 2017

DAGLI ANUNNAKI ALL’ALBERO DELLA VITA

Sabato 11 Novembre 2017 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri con l’Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di BIAGIO RUSSO che parlerà sul tema:

“DAGLI ANUNNAKI ALL’ALBERO DELLA VITA”

Biagio Russo, studioso e ricercatore della storia dell'uomo e dei misteri delle antiche civiltà, già autore del libro “Schiavi degli Dei” – L’alba del genere umano (Drakon edizioni, 2010), nelle sue ultime conferenze presenta la sua nuova pubblicazione “Uomini e Dei della Terra” (Drakon edizioni, 2016), che rappresenta idealmente la continuità del primo libro. Il suo ultimo lavoro, infatti, prende l'avvio integrando studi approfonditi condotti sulle figure più importanti della letteratura sumerica, gli Anunnaki, e si snoda in un viaggio che li vede artefici dei destini, tra passato e presente. Gli interrogativi, sempre rinnovati nella dialettica aperta con il lettore, danno vivacità al suo rigoroso percorso conoscitivo. Chi erano gli Anunnaki, da dove provenivano e dove sono andati?
Quanto hanno condizionato le nostre esistenze e qual è la realtà entro la quale ci muoviamo? Con i risultati delle sue nuove ricerche, Biagio Russo scuote le convinzioni diffuse e oramai irrigidite su queste tematiche e condivide riflessioni dirompenti che stimolano un cambiamento del punto di vista.
Cambiamento necessario per riconquistare, come uomini, la libertà di queste nostre esistenze, frammenti di una realtà straordinariamente complessa, collegata, interdipendente. Realtà dove scienza moderna e spiritualità antica si ritrovano, e possiamo coglierne la grandiosità.

LA CONFERENZA CONTERRA’ DIMOSTRAZIONI PRATICHE CON “LA MACCHINA DEL CUORE”.

Una serata quindi davvero imperdibile a cui siete tutti invitati!

La partecipazione a questo evento è soggetto a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it

Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.


sabato 21 ottobre 2017

“SOLLEVANDO IL VELO: IL CONTRIBUTO DELL’ARTE NELLA RICERCA ESOTERICA

Sabato 28 Ottobre 2017 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Dialoghi di Esoterismo”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un’interesantissima conferenza di PAOLO BREGA che parlerà sul tema:

“SOLLEVANDO IL VELO: IL CONTRIBUTO DELL’ARTE NELLA RICERCA ESOTERICA

Arte ed esoterismo. O meglio, arte e ricerca esoterica, là dove “esoterismo” è un modus operandi e non un “cosa”.
Paolo Brega è un libero ricercatore e blogger italiano, noto nel panorama degli interessi relativi al mondo del “mistero” e dell’irrisolto. Fondatore del Progetto Atlanticus e fertile scrittore, Paolo Brega è un filosofo contemporaneo di sostanziale spessore, il cui costante interesse per la ricerca consente di aprire, ad ogni incontro, panorami nuovi ed inattesi.

Si tratta di una serata davvero imperdibile a cui siete tutti invitati!

La partecipazione a questo evento è soggetto a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it

Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.


sabato 14 ottobre 2017

SOGNO: SOGLIA FRA I MONDI.

Sabato 21 Ottobre 2017 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Dialoghi di Esoterismo”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un interessantissimo e intrigante appuntamento in compagnia di GIORGIO CARFAGNA e CORINNA ZAFFARANA che parleranno sul tema:

SOGNO: SOGLIA FRA I MONDI.

Il Dottor Giorgio Carfagna, counselor di indirizzo junghiano ed esperto di esoterismo, insieme alla professoressa Corinna Zaffarana, studiosa di esoterismo europeo e docente di storia, ci traghettano nel corso di una serata onirica alla scoperta sociale, individuale, metodologica e simbolica del mondo del sogno.

Una serata quindi davvero imperdibile a cui siete tutti invitati!

La partecipazione a questo evento è soggetto a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it

Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.


mercoledì 11 ottobre 2017

6° Convegno di Ufologia città di Pomezia

Ecco la Locandina dell'attesissimo "6° Convegno di ufologia città di Pomezia" che organizza come consuetudine FRANCESCA BITTARELLO nel prestigioso Simon Hotel domenica 5 novembre 2017 con relatori internazionali Roberto Pinotti, Piergiorgio Caria, Fabrizio Molly, Pablo Ayo, Maurizio Baiata, il C.u.n. (Centro Ufologico Nazionale), cadeaux e attestato di partecipazione ad ogni visitatore del Convegno, premi a sorpresa, panino alieno, presunti contattati Tiziana Cantonetti e una nuova presunta contattata con una storia dal passato, stampa nazionale e locale, tv e programmi, diretta streaming, area stampa, stand, sponsor e un atmosfera unica irripetibile, e l'ingresso è sempre gratuito.


domenica 8 ottobre 2017

mercoledì 4 ottobre 2017

Fuoco Sacro - Pubblicazioni

L'indice delle nostre pubblicazioni.

1. Cristo, la Magia e il Diavolo - Eliphas Lévi (con note a complemento)
2. Eggregori - Eliphas Lévi ( Inedito con note a complemento e paragrafo su Eggregore e Forme Pensiero)


3. Le Dieci Lezioni di Cabbala - Eliphas Lévi (con note a complemento)
4. Martinismo e Via Martinista - Filippo Goti
5. Meditazioni per ogni Settimana - Paul Sédir
6. Uomo Ente Magico - Filippo Goti
7. Kybalion (con note a complemento)
8. Note Storiche sul Memphis e Misraïm e sul Martinismo di J.Bricaud (Nuova Traduzione con con note)
9. Psicologia Rivoluzionaria - Samael Aun Weor ( nuova traduzione con note a complemento)
10. Ecce Quam Bonum 2015 (raccolta di lavori martinisti)
11. Le Dieci Preghiere di Louis Claude de Saint-Martin (nuova traduzione)
12. Frammenti Gnostici: Il Vangelo di Giuda e il Caino Gnostico - Filippo Goti
13. Scritti Massonici di Arturo Reghini
14. La Magia di Cornelio Agrippa - Arturo Reghini
15. Ulteriori informazioni Elementi di Teurgia e Pratica Teurgica - Heptameron (Nuova Traduzione, Note e Versione Ampliata)

16. Le Parole Sacre e di Passo di Arturo Reghini
17. Ecce Quam Bonum 2017 (raccolta di lavori martinisti)
18. Medicina Dei di Giualiano Kremmerz (con 71 note a commento)
19. Porta Ermetica di Giluiano Kremmerz (con note a commento e completamento)
20. Dialoghi sull'Ermetismo di Giuliano Kremmerz
21. Alchimia di Gérarde Encausse (Papus) Inedito con note e commenti
22. La Scienza di Hermes di Eliphas Lévi Inedito con note e commenti
23. Mondo Secreto Volume 1 di Giuliano Kremmerz
24. Tradizione ed Uomo Contemporaneo
25. Medicina Ermetica e Fratellanza di Miriam di Giuliano Kremmerz
26. Storia dell'Alchimia di Jollivet-Castellot
27. Meditazione sull'Ego (inedito)
28. Uomo Riflesso Sacro di Filippo Goti


29. Mondo Secreto Volume 2 di Giuliano Kremmerz
30. Mondo Secreto Volume 3 di Giualiano Kremmerz
Possono essere reperiti su Lulu al seguente indirizzo internet
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sabato 23 settembre 2017

Così i misteri greci hanno sfidato (e sconfitto) la morte

tratto da "il Giornale" di Sab, 16/09/2017

di Claudio Risé

Il senso più profondo e nascosto degli antichi riti iniziatici è l'avvicinamento della dimensione umana a quella divina


Educare non significa trasmettere meccanicamente ai giovani nozioni e discorsi, come fanno i sedicenti filosofi. Nell'educazione è necessario invece risvegliare in loro una vista interiore, un occhio spirituale, attraverso un'autentica conversione psicologica.

 A sostenerlo è Socrate, quando illustra il suo famoso mito della caverna, ne La Repubblica di Platone. Davide Susanetti, giovane e generosamente impegnato professore di letteratura greca all'Università di Padova, riporta ampiamente la testimonianza socratica, illustrando la funzione dei misteri e riti iniziatici dell'antica Grecia nel suo ultimo lavoro: La via degli dei. Sapienza greca, misteri antichi e percorsi di iniziazione (Carocci, pagg. 264, euro 24). Un libro che unisce una scrittura catturante all'attenzione per l'aspetto pratico e psicodinamico delle questioni trattate, decisive anche oggi nella vita quotidiana dell'uomo.

Distogliere - come insegna a fare Socrate - lo sguardo dall'attenzione ipnotica per movimenti di fantasmi inconsistenti, illuminati dai nascosti poteri che in continuazione li muovono, e scoprire invece la realtà, è una vera e propria «tecnica della conversione» che ci consente di vedere ciò che è, ma è rimasto per noi finora nell'oscurità, dietro le nostre spalle. Apprenderla fa parte di quelle «tecnologie del sé» con le quali Michel Foucault verso la fine del secolo scorso aveva conquistato la Sorbona.

A questo svelamento delle verità profonde dell'esistenza erano appunto dedicati i misteri, riti iniziatici volti nella Grecia classica a formare i giovani prescelti preparandoli alla guida della città, la polis, attraverso la conoscenza e la trasformazione di sé. Un'operazione che sarebbe indispensabile anche oggi, come nell'Atene classica, per educare un'autentica élite dirigente. Che viene invece a mancare quando questa formazione, estremamente seria nella sua apparente stravaganza (come del resto appariva Socrate), viene abbandonata per inseguire le vanità, le paure e le cupidigie più basse, sostituite alla familiarità con i saperi elevati, di cui ci parlano appunto gli dei nei loro misteri.

Certo, gli dei non raccontano storielle leggere. Anche perché l'obiettivo dei riti iniziatici è proprio quello di farci diventare come loro, gli dei. Di aiutarci a riconoscere la nostra parte divina. Per questo è necessario fare nei misteri esperienza della realtà profonda, uscendo da quella vita umana, convenzionale ma in fondo irreale, nella quale rimane la grande maggioranza delle persone. I misteri, fin dagli antichi maestri Orfeo e Pitagora, furono il modo di trasmettere agli iniziati accuratamente selezionati il sapere esoterico sottostante alla civiltà greca, e le sue segrete regole e discipline. Un controcanto sotterraneo alla rappresentazione della religione olimpica ufficiale e alle istituzioni greche (fondative dell'Occidente), che in questo modo le ha comunque profondamente impregnate con le proprie immagini e rappresentazioni.

Il tratto comune ai misteri è quello che riguarda la morte, in essi sempre presente e invece non particolarmente approfondita nella religione olimpica, dove i morti erano spettri, ombre senza direzione, «teste senza forza» come in Omero. Nella rappresentazione misterica la morte è invece un evento centrale: lo stesso iniziato partecipandovi abbandona, «muore» al precedente stato di coscienza e di vita per rinascere con un'altra visione del mondo. Ma soprattutto grazie a questo terribile percorso, «non morrà». «Per gli iniziati, e solo per loro, vi è vita dopo la morte», spiega Susanetti. Come racconta l'iscrizione su un'orfica laminetta aurea: «O felice, o beato, sarai un dio anziché un mortale». «Ed io, come un capretto, mi tuffai nel latte». La morte fisica non è dunque per l'iniziato un passaggio al «regno delle ombre», ma l'ingresso in una condizione luminosa e serena. Sugli iniziati di Eleusi splende «la sacra luce del sole». E quelli che hanno partecipato al mistero diffuso nelle terre a nord ovest della Britannia, raccontato da Plutarco ne Il volto della luna (Adelphi) e qui riportato, entreranno dopo morti nel «prato di Ade... la zona più mite e serena dell'aria, dove le anime tornano a respirare e si purificano da ogni vapore e da ogni malsana esalazione della materia».

La purificazione e respirazione dello Spirito è appunto lo scopo dei misteri iniziatici greci, le prime forme di quel processo di trasformazione psicologica e spirituale che da Pitagora e dai suoi discepoli attraversa gran parte della visione del mondo classico, per arrivare al pensiero stoico greco e romano. E compare poi tra le sue ultime forme, con non molte variazioni, nel «processo di individuazione» proposto nel secolo scorso da Carl Gustav Jung con la sua psicologia analitica. Un percorso, quest'ultimo, che, pur senza entrare nelle credenze religiose, incontra spesso nel lavoro con l'analizzando l'altro grande mistero di morte e di rinascita che nei due millenni trascorsi ha conquistato nel mondo le anime di molti uomini. Quello che racconta della nascita, vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo. In analisi l'incontro con questo mistero avviene spesso sincronicamente al transito dai territori psicologici dell'Anima, terra di mezzo tra psiche e spirito, a quelli già vicini al Sé, spesso espressione dell'immagine divina.

«Un rito - dice Susanetti parlando dei misteri greci - che conduce alla vita portando la vita al di là di se stessa». In tutte queste esperienze spirituali, fisiche e psicologiche, è infatti descritto un andare al di là, un oltrepassare soglie di coscienza comuni, che consente di costituirne di nuove, dando spazio agli aspetti superiori della vita umana attraverso un nuovo, completo rapporto con la realtà. Che nelle drammatiche esperienze misteriche viene vista e attraversata integralmente, non più solo parzialmente nei suoi aspetti convenzionali e a-problematici, ma nella sua tragica interezza. Così, nei misteri di Eleusi, mentre la tenera vergine Persefone, figlia della potente Demetra, Dea madre della terra, gioca con le amiche raccogliendo narcisi sul prato primaverile, la terra si apre davanti a lei e ne esce con un tuono il carro di Ade, il dio del sottosuolo, degli inferi, della morte e del passato, trasportandola sotto terra, per farne la sua sposa. Demetra, disperata, minaccia di interrompere i cicli della terra e delle messi, e solo la mostra dei genitali di una vecchia donna, Baubo, riuscirà a farla tornare a ridere. Aprendo così la strada al difficile accordo che lascerà Persefone per sei mesi sulla terra e tre nel sottosuolo, come sposa di Ade.

Con contenuti diversi, gli altri Misteri, quelli orfici e dionisiaci, sono tutti però diretti a unificare gli opposti, alto e basso, femminile e maschile, vita e morte, umano e animale, nobile e osceno, intero e frammentato, integrandone le rispettive energie in una nuova sintesi, più realistica e dunque anche più autenticamente spirituale. Riti e percorsi di formazione e rinascita della persona e del mondo in cui si trova che interpellano insistentemente anche il mondo di oggi.

lunedì 18 settembre 2017

THE BROKEN KEY




“Un film concepito sulla linea orizzontale delle Sette Arti Liberali, la cui pratica ascetica, secondo la fulgida interpretazione Dantesca, può portare alla trasmutazione dei Sette Peccati Capitali nelle corrispondenti Virtù Cardinali. L’intento è quello di far vivere al pubblico, come al protagonista, un percorso di purificazione spirituale dai peccati, ambientato in una visionaria Torino del futuro, dove la cultura popolare è intrisa di palpabile mistero”.
Così il regista Louis Nero (Rasputin, Il mistero di Dante) presenta la sua ultima opera, THE BROKEN KEY che riunisce sul grande schermo un cast hollywoodiano del calibro di Rutger Hauer, Michael Madsen, Geraldine Chaplin, Christopher Lambert, William Baldwin, Maria De Medeiros, Kabir Bedi, Franco Nero insieme a due giovani attori italiani, Andrea Cocco e Diana Dell’erba. Il film, tra il thriller e la fantascienza, che strizza l’occhio alla cultura Cyber Punk, racconta un’emozionante avventura ambientata in un futuro indefinito, che parte dall’antichità e da
un manoscritto Egizio (ancora conservato nel Museo di Torino.) THE BROKEN KEY, che sarà distribuito in oltre 60 paesi nel mondo, è una coproduzione internazionale tra l’italiana L’Altrofilm, la Red Rocks Entertainment (UK) e l’americana Fantastic Films International. In Italia uscirà in sala il 16 novembre.

SINOSSI
In un futuro non lontano, la libertà dell’essere umano è in pericolo. Il mondo è controllato dalla “Grande Z”: la Zimurgh Corporation. La “Legge Schuster” sull’eco-sostenibilità dei supporti regna sovrana. La carta è un bene raro. Stampare è reato. Sullo sfondo di questa realistica visione del domani, il ricercatore inglese Arthur J. Adams viene spinto all’avventura dal padre putativo, il professor Moonlight. La ricerca del frammento mancante di un antico papiro, protetto dalla misteriosa confraternita dei seguaci di Horus, viene ostacolata da indecifrabili omicidi legati ai sette peccati capitali. Arthur dovrà addentrarsi nei meandri di un’impenetrabile e misteriosa metropoli del futuro, specchio della sua anima, per ritrovare il pezzo mancante e salvare l’umanità intera.

giovedì 7 settembre 2017

“IL SERPENTE ALL’OMBRA DELL’AQUILA: Fondamenti di Filosofia, Etica e Magia in Thelema”

Sabato 30 Settembre 2017 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Dialoghi di Esoterismo”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un’imperdibile serate in compagnia di CORINNA ZAFFARANA che ci parlerà sul tema:

“IL SERPENTE ALL’OMBRA DELL’AQUILA: Fondamenti di Filosofia, Etica e Magia in Thelema”

Con l’autrice Corinna Zaffarana, studiosa di Esoterismo e docente di storia, esploriamo il saggio Il Serpente all’Ombra dell’Aquila. La rivoluzione operata da Aleister Crowley nella storia dell’esoterismo europeo. “Esoterismo” è tale in quanto mondo fatto di segreti e riservatezza, elitarismo ed iniziazioni. Gli insegnamenti di Aleister Crowley affondano le loro radici nelle millenarie e riservatissime pratiche dell’estremo Oriente, ma anche e, forse, soprattutto, nei misteri della tradizione sciamanica mesoamericana. In quest’opera sono ben illustrati i fondamenti di una Tradizione davvero sfaccettata, poco conosciuta a causa della sua segretezza e complessità, ma che ha determinato mutamenti radicali in tutto l’Esoterismo europeo a partire dal XX secolo.



Corinna Zaffarana è Docente di Storia; laureata in Archeologia Classica e specializzata in Iconologia. Da anni si occupa della simbologia iniziatica, dello Sciamanismo mesoamericano e della storia della tradizione esoterica europea.
Ha al suo attivo svariati articoli, libri, saggi e conferenze. Dirige la Sezione Culturale del Centro Studi e Ricerche C.T.A.102, un'associazione culturale no-profit che da quasi mezzo secolo si dedica all'organizzazione di seminari e conferenze dedicati a tematiche relative alla storia dell'esoterismo e, in generale, alla filosofia ed alla storia delle religioni.

Anche questa volta il nostro Centro si pregia di invitarvi ad una serata straordinaria a cui, naturalmente, non dovete assolutamente mancare!

La partecipazione a questo evento è soggetto a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it

Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

domenica 27 agosto 2017

S’asconde il Fuoco d’amore

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/sasconde-il-fuoco-damore/

Tra sirene, alchimia e Giordano Bruno

A volte l’acqua non spegne il fuoco che arde, lo rafforza ed alimenta. Neanche la terra può qualcosa innanzi all’ardere del fuoco dell’amore. Anche se arde e non brucia ogni fuoco consuma e trasforma materia: sia essa sottile o spessa. Poco importa se con gli alambicchi si cerchi una cottura dolce o a bagno Maria! Nel continuo gioco, nelle trasformazioni che si susseguono si arriva sempre più alla essenza del proprio essere, ogni volta i mostri sono più spaventosi e le ferite più profonde, la Via non può non mietere le vittime che si fermano al primo accidente. Non è sempre una questione di mera conoscenza, spesso la sana incoscienza guidata da voci di sirene, che altro non sono i desideri più profondi, le memorie più antiche, porta alla meta. Attenzione agli specchi deformanti che giocando come fuochi fatui indicano percorsi dal Diavolo benedetti. Il tutto e subito, non è consigliabile tranne nell’improbabile manifestazione di ciò che è. Inseguire l’amore, e diventare amore passando ognuno per i propri inferni. Così sia detto, così sia fatto, così sia scritto



Io che porto d’amor l’alto vessillo,

Gelate ho spene e gli desir cuocenti:

A un tempo triemo, agghiaccio, ardo e sfavillo,

Son muto, e colmo il ciel de strida ardenti:

Dal cor scintillo, e dagli occhi acqua stillo;

E vivo e muoio e fo riso e lamenti:

Son vive l’acqui, e l’incendio non more,

Ché a gli occhi ho Teti, ed ho Vulcan al core,

Altr’amo, odio me stesso;

Ma s’io m’impiumo, altri si cangia in sasso;

Poggi’altr’al cielo, s’io mi ripogno al basso;

Sempre altri fugge, s’io seguir non cesso;

S’io chiamo, non risponde;

E quant’io cerco più, più mi s’asconde.

Giordano Bruno, Eroici Furori, Parte prima dialogo secondo

domenica 13 agosto 2017

RIFLESSIONI SULLA VOLONTÀ

in collaborazione con la rivista Lettera e Spirito:
https://letteraespirito.wordpress.com/riflessioni-sulla-volonta/

Albano Martin de la Scala

René Guénon nella sua opera Il Re del Mondo nel capitolo VIII scrive [1]: «Il periodo attuale è dunque un periodo di oscuramento e di confusione; le sue condizioni sono tali che, finché persisteranno, la conoscenza iniziatica deve necessariamente rimanere nascosta; da qui il carattere dei “Misteri” dell’antichità detta “storica” (la quale non risale neppure all’inizio di tale periodo) e delle organizzazioni segrete di tutti i popoli: organizzazioni che conferiscono una iniziazione effettiva là dove sussiste ancora una vera dottrina tradizionale, ma non ne offrono che l’ombra quando lo spirito di tale dottrina ha cessato di vivificare i simboli che non ne sono che la rappresentazione esteriore, e questo perché, per ragioni diverse, ogni legame cosciente con il centro spirituale del mondo si è ormai rotto, ciò che è il senso più specifico della perdita della tradizione, quello che concerne in particolar modo questo o quel centro secondario, che cessa di essere in relazione diretta ed effettiva con il centro supremo. Si deve dunque, come già dicevamo sopra, parlare di qualcosa di nascosto piuttosto che veramente per¬duto, poiché non per tutti è perduto e certuni lo posseggono ancora integralmente; e, se così è, altri hanno sempre la possibilità di ritrovarlo, purché lo cerchino come si conviene, vale a dire la loro intenzione sia diretta in modo che, attraverso le vibrazioni armoniche che risveglia secondo la legge delle “azioni e reazioni concordanti” [2], essa possa metterli in comunicazione spirituale effettiva con il centro supremo [3]. Questa direzione dell’intenzione ha d’altronde, in tutte le forme tradizionali, la sua rappresentazione simbolica; intendiamo parlare dell’orientazione rituale: essa, infatti, è propriamente la direzione verso un centro spirituale che, qualunque esso sia, è sempre un’immagine del vero “Centro del Mondo” » [4].

La creazione è un atto di volontà del Principio che, irraggiandosi dal “Centro dell’Universo”, raggiunge il centro di ogni singolo mondo, essere o cosa, e fa sì che essa sia esattamente ciò che Egli vuole. Questo atto, essendo atemporale, dal punto di vista della manifestazione si rinnova in ogni istante. La Volontà universale così intesa corrisponde perciò alla presenza divina esistente al centro di ogni cosa o, ponendoci da un altro angolo visuale, a ciò che avevamo chiamato vocazione [5].
Tale presenza, rispecchiandosi nella realtà individuale umana origina la volontà dell’uomo, la sola cosa che gli appartiene in proprio, ed è questa stessa realtà che lo fa esistere in quanto individuo: egli può utilizzarla, entro i ristretti limiti imposti dalla sua condizione, per scegliere fra il bene e il male. Il dono di cui parliamo corrisponde al libero arbitrio [6], mediante il quale l’uomo ha la facoltà di orientare la propria volontà verso quella universale oppure verso il mondo. È facendo uso di questa facoltà che Adamo ed Eva mangiarono simbolicamente dall’albero del bene e del male e furono cacciati dal paradiso terrestre; allo stesso modo l’essere, in ogni istante, con un atto della sua volontà, si imprigiona da solo nella propria condizione individuale [7].
Le differenti fasi della discesa ciclica, che progressivamente allontanano l’umanità dalla percezione delle realtà spirituali, corrispondono a questo processo di autolimitazione dell’essere. In quella che simbolicamente è stata chiamata “Età dell’oro” l’essere umano riconosceva naturalmente la propria volontà, ancora unificata, come riflesso di quella universale e, con un semplice sforzo di concentrazione, era in grado di reintegrarvela.

In una seconda fase, attratto dalle realtà relative del mondo, pur non perdendo di vista la volontà universale, l’uomo cominciò a frammentare la propria. Successivamente avrebbe rivolto verso il mondo un numero crescente dei suoi atti di volontà, arrivando inesorabilmente a dimenticare l’esistenza della Volontà universale e a credere di possederne una autonoma, capace di determinare il proprio futuro. L’umanità aveva purtuttavia ancora degli ideali e questa volontà individuale, pur tesa verso obiettivi mondani, era caratterizzata da una fede profonda in qualcosa che agiva come agente unificante dandole quindi forza [8].

La discesa di cui parliamo però non si è arrestata a quel punto e sta portando l’umanità a non avere più fede in nulla. Sovente, senza rendersene conto, l’uomo ha oggi le idee piuttosto confuse, manca di chiari obiettivi, finendo così per essere in balia delle sensazioni del momento, delle psicosi e degli influssi dell’ambiente. In queste condizioni l’individuo pensa spesso di volere ciò che in realtà è l’ambiente a suggerire [9]. Questi influssi, proprio come strati geologici nel terreno, si sono sovrapposti nel corso dei secoli e hanno caratterizzato la discesa ciclica dell’umanità, divenendo sempre più avvolgenti. Limitato in tal modo l’essere che ne è vittima perde il controllo della propria volontà che è fagocitata dal mondo, e quindi non è più nelle condizioni di sviluppare in modo armonico e completo le proprie possibilità.

Purtroppo, pur con tutti i suoi limiti, la volontà individuale ha un marcato istinto di sopravvivenza, sa bene che può continuare a esistere solo finché ha la possibilità di nutrirsi della volontà separativa dell’ambiente e fa di tutto per attaccarvisi finendo per restarne invischiata [10].

La condizione profana che abbiamo descritta è drammatica, ed è ancora più terrificante se si pensa che dopo la morte fisica, a causa della sua tendenza verso la disgregazione, non potrà concludersi che con una “precipitazione” dell’essere in una condizione infraumana e infernale.

Per gli uomini e le donne di buona volontà esiste però ancora la possibilità, facendo leva sul corretto utilizzo del libero arbitrio, di compiere un percorso “a ritroso” e riportare la volontà individuale alla propria origine.

Il desiderio di intraprendere questo “viaggio” può nascere in modi apparentemente molto diversi, anche come reazione a qualche evento drammatico occorso nella propria vita; in ogni caso tale risveglio implicherà un “ricordo” più o meno conscio del Principio. Utilizzando il concetto simbolico sin qui espresso, si può dire che la volontà umana, orientandosi correttamente anche se solo per un attimo, magari nel sincero e contrito atto di richiesta di aiuto, si sia come rispecchiata, in modo ancora sfuggevole e velato, nella sua origine, e questo fatto ha portato alla nascita, ancora “embrionale”, del desiderio ardente [11] di tornare là dove è la propria vera patria.

Il primo passo per compiere questo percorso dovrà essere inevitabilmente quello di orientarsi, ancorché in modo parziale e insicuro, verso il centro. Questo atto richiederà già un minimo di discernimento e un orizzonte intellettuale ampio almeno quanto basta per concepire in qualche modo il divino. Si può quindi dire che il primo lavoro da compiere, per chi intende liberarsi dalla drammatica condizione descritta, debba essere quello di procedere a una chiarificazione intellettuale basata sull’enunciazione dei principi universali e delle loro applicazioni [12]. Questo lavoro, se compiuto con la giusta attitudine, porterà all’acquisizione di certezze e punti fermi che faranno da bussola e permetteranno di discernere il vero dal falso [13]. L’opera di cui parliamo, in quanto utile al discernimento, dovrà essere costantemente portata avanti da tutti coloro che intendono fare buon uso del libero arbitrio, anche nelle successive fasi del proprio cammino.

Come avevamo avuto occasione di vedere nel nostro studio sull’aspirazione [14], l’orientarsi, anche se in modo ancora necessariamente imperfetto, verso il centro porrà l’essere, eventualmente in modo incosciente, sotto il benefico influsso della Volontà divina [15].

Il lavoro di approfondimento dottrinale ben presto porterà l’essere a cercare sul proprio piano di esistenza qualcosa che attualizzi e vivifichi il proprio legame con il sopra-individuale, e così egli non potrà far altro che rendersi conto che la “tradizione”, intesa nel suo senso reale, ha esattamente questo scopo. Tale presa di coscienza lo porterà a integrarsi in una delle sue forme ortodosse, la quale gli fornirà gli strumenti e l’appoggio necessario per proseguire nel suo cammino. In questo nuovo contesto la volontà individuale verrà particolarmente sollecitata: vi sarà una Legge da seguire con tutto il suo carico [16] di obblighi, precetti e indicazioni. La fede potrà giungere in aiuto permettendo di unificare la propria volontà moltiplicandone la forza così consentendo all’individuo di riottenerne almeno in parte il dominio, liberandola dalla tirannia dell’ambiente [17]. Inoltre questa stessa fede farà orientare l’essere verso il Principio, permettendo alla propria volontà di tornare a riflettere, anche se in modo ancora parziale e volubile [18] quella universale; egli prenderà in tal modo sempre maggior coscienza della sua esistenza accettandola e riconoscendo in essa il suo bene. I segni del suo intervento, a volte propriamente miracolosi, saranno via via più presenti nella vita di chi avrà compiuto questo percorso. Questo fatto creerà un circolo virtuoso che farà crescere la fede e la fiducia dell’essere verso il divino, che, in tal modo, potrà ancor più sviluppare la sua benefica azione.

Il libero arbitrio così come la volontà individuale troveranno la loro legittima collocazione e l’essere, in buona parte riunificato e correttamente orientato, e per ciò stesso attivamente legato al Principio, resterà anche al momento della morte fisica [19] nella propria caratterizzazione umana in modo definitivo; tale caratterizzazione è privilegiata poiché “centrale” nel suo grado di esistenza e quindi tale da permettere, almeno virtualmente, di ritornare coscientemente al “Centro del Mondo”, ottenendo, in una condizione “paradisiaca” ancora separativa e individuale, la propria “salvezza” [20].

Quando la fede è pura, supportata da un orizzonte intellettuale sufficientemente ampio e appoggiata da una conoscenza teorica abbastanza estesa, può condurre l’essere a comprendere che ogni suo atto deve essere fatto per compiere la volontà di Dio. Questa presa di coscienza può portarlo a riscontrare che nella sua esistenza, nonostante la Legge e le regole che segue, sovente si trova in situazioni nelle quali non riesce a comprendere con chiarezza quale sia la volontà divina. Egli potrà pure rendersi conto che questa volontà è presente nel suo cuore ma che non è in grado di decifrarla. In queste condizioni la domanda che si porrà sarà: come fare a comprendere cosa Dio vuole realmente da me [21]? La risposta a questo quesito è che esistono organizzazioni iniziatiche che hanno come fine proprio quello di aiutare gli esseri che ne entrano a far parte a prendere coscienza di questa volontà divina presente nel loro cuore; esistono esseri che questo percorso hanno compiuto almeno in parte e che sono in grado di indicare la via da seguire. La volontà richiede un discernimento e una comprensione reale che la guidino. Solo subordinandola alla vera conoscenza si potrà dirigerla rettamente. Tale conoscenza proviene dalla propria verità interna più profonda, ma, all’inizio del cammino, si manifesterà necessariamente e provvisoriamente come un’autorità tradizionale apparentemente esterna all’essere. I veri centri spirituali sono i rappresentanti della Volontà divina in questo mondo, e coloro che camminano nella Via sono i collaboratori coscienti al piano divino [22].

Il patto iniziatico implica almeno virtualmente la rinuncia al proprio libero arbitrio, questo atto è quindi propriamente il sacrificio dell’unica cosa che appartiene veramente all’uomo: la sua volontà. In questo senso esso è considerato, a ragione, come la morte della propria individualità, morte che in realtà corrisponde al riassorbimento e quindi superamento dei limiti individuali nella loro origine trascendente.

Ogni organizzazione iniziatica ha le proprie metodologie di lavoro specifiche, spesso molto diverse fra loro proprio per potersi meglio adattare alle differenti tipologie e fasi umane e ai diversi gradi di purificazione dei loro membri [23]; tuttavia vi sono alcune caratteristiche di fondo che le accomunano tutte.
In particolare, volendo mettere in risalto l’aspetto relativo alla volontà individuale, si può notare come, con un utilizzo corretto della stessa, sia particolarmente importante “vegliare sui propri istanti”, essere costantemente [24] presenti e attenti a che essa, proprio perché agisce nel presente, aiuti a orientare l’essere verso il centro e a distoglierlo, nel contempo, dalle continue attrazioni mondane, unificandolo [25].

La chiave per adempiere in ogni occasione ai doveri del proprio stato, e quindi uniformarsi alla volontà divina, sta nel seguire esteriormente e interiormente le indicazioni che provengono dall’autorità cui ci si riferisce che è simbolo della volontà universale, della conoscenza e del proprio centro. È verso di essa che l’iniziato deve essere costantemente vigile e ricettivo.

In tal modo egli, sempre meno condizionato dall’ambiente, potrà più facilmente e profondamente accettare gli eventi che gli occorrono, riconoscendo in modo via via più chiaro l’azione della volontà divina della quale diviene sempre più strumento cosciente [26].
Se l’attitudine è pura e disinteressata, i provvidenziali segni non tarderanno a manifestarsi, accrescendo la fiducia del discepolo verso la propria autorità, fiducia che avrà un’azione catalizzante e unificante nei confronti della sua volontà che così potrà orientarsi in modo sempre più completo verso il Principio, svuotando nel contempo l’essere dai propri attaccamenti individuali [27].

Quando l’iniziato, utilizzando in modo totale la propria volontà, è occupato in ogni singolo istante a tendere verso il centro, egli finisce per dimenticare se stesso, allora e solo allora questa stessa volontà individuale è totalmente riunificata e ben orientata e può quindi integralmente rispecchiare quella universale. Solo in questo momento, tramite un totale cambiamento di prospettiva, potrà avvenire la reintegrazione dell’individualità nel suo Principio rendendo finalmente l’essere libero [28].



1. R. Guénon, Le Roi du Monde, Éditions Traditionnelles, Paris, 1950. Le note che si riferiscono alla citazione sono dello stesso Guénon.?

2. Questa espressione è mutuata dalla dottrina taoista; d’altra parte, prendiamo qui la parola “intenzione” in un senso che è affatto esattamente quello dell’arabo niyah, che viene abitualmente tradotto così, e tale senso è peraltro conforme all’etimologia latina (da in-tendere, tendere verso).?

3. Quanto abbiamo appena detto permette di interpretare in un senso molto preciso queste parole del Vangelo: «Cercate e troverete; chiedete e riceverete; bussate e vi sarà aperto». – Occorrerà beninteso riferirsi qui alle indicazioni che abbiamo già dato a proposito della “retta intenzione” e della “buona volontà”; e si potrà così completare agevolmente la spiegazione di questa formula: Pax in terra hominibus bonæ voluntatis.?

4. Nell’Islam, tale orientazione (qiblah) è come la materializzazione, se così si può dire, dell’intenzione (niyah). L’orientazione delle chiese cristiane è un altro caso particolare che si riferisce essenzialmente alla stessa idea.?

5. In questo senso la volontà creatrice è identica al Verbo o alla “chiamata”. Vedere il nostro articolo La vocazione, apparso nel no 34 di questa rivista.?

6. Dante Alighieri parla dell’argomento quando dice (Divina Commedia, Paradiso, V, vv. 19 e segg.):
Lo maggior don che Dio per sua larghezza
fesse creando ed alla sua bontate
piú conformato e quel ch’e’ piú apprezza,
fu della volontà la libertate;
di che le creature intelligenti,
e tutte e sole, fuoro e son dotate.?

7. Questa prigione non è altro che il regno del Demiurgo: «… in realtà il Demiurgo non è affatto una potenza esteriore all’uomo; non è in principio che la volontà dell’uomo in quanto essa realizza la distin¬zione del Bene e del Male. Ma in seguito l’uomo, limitato come essere individuale da questa volontà che è la sua propria, la considera come qualcosa a lui esteriore, e così essa diviene distinta da lui; non solo, siccome essa si oppone agli sforzi ch’egli fa per uscire dal dominio dove egli stesso si è rinchiuso, la considera come una potenza ostile, e la chiama Shathan o l’Avversario. Osserviamo peraltro che questo Avversario, che noi stessi abbiamo creato e che creiamo a ogni istante, giacché ciò non deve essere con¬siderato come accaduto in un tempo determinato, che questo Avversario, dicevamo, non è malvagio in se stesso, ma è soltanto l’insieme di tutto ciò che ci è contrario» (R. Guénon, Mélanges, Éditions Gallimard, Paris, 1976, cap. I).?

8. La forza di volontà è tanto maggiore quanto più grande è la determinazione, la convinzione, la perseveranza o la fede con cui è messa in atto. Basti pensare a un esempio esteriore come quello sportivo per rendersene conto. Quando una squadra è coesa e motivata può ottenere dei risultati molto migliori rispetto a una che ha delle frizioni al suo interno. Allo stesso modo, se un essere unifica tutte le proprie energie per raggiungere un fine stabilito, potrà veramente superare limiti che apparivano come insormontabili. Quello che andiamo dicendo è insito nella caratteristica della fiducia quale elemento in grado di unificare le potenze dell’essere, e questo a prescindere dal fatto che sia più o meno ben riposta (ricordiamo il detto profetico riportato dallo Scheik Tadili nella sua opera La vita tradizionale è la sincerità, pubblicato nel n° 29 di questa rivista, hadîth che dice: «Se aveste fiducia in delle pietre, ne trarreste beneficio»), cieca o illuminata dalla dottrina, anche se è chiaro che, qualora entrino in gioco le forze spirituali, i risultati potranno essere, a maggior ragione, amplificati e divenire veramente miracolosi.?

9. Questa condizione generale è ideale per chi possegga determinate “chiavi” e abbia l’intenzione di manipolare i popoli favorendo, attraverso la più grande instabilità e mutabilità, lo sviluppo del mondo in un senso antitradizionale.?

10. L’individualità ha una grandissima capacità di adattarsi alle situazioni. A ogni modificarsi delle condizioni è pronta a trovare i propri spazi, anche negli interstizi più impensati, pur di gonfiarsi e sopravvivere. Più queste situazioni si cristallizzeranno e più sarà difficile e doloroso liberarsene. Non a caso, un’autentica autorità iniziatica spesso rompe gli equilibri nei quali si trova il discepolo per permettergli di raggiungerne di più profondi e reali.?

11. Dante accosta la Volontà allo Zolfo che brucia le scorze e quindi permette di purificarsi e raggiungere il centro. Analogamente lo Scheik Tadili nella sua opera La vita tradizionale è la sincerità pubblicata nel n° 29 di questa rivista si esprime in questi termini: «… con “la volontà del faqîr” (irâdah), intendiamo un’ardente aspirazione che provoca tutte le illuminazioni; essa è chiamata “la piangente” (nâihah) ed è a essa che fanno allusione questa parole dell’Inviato d’Allah – su di lui il saluto e la pace! – “quando non c’è la piangente nel cuore, esso è in rovina come è in rovina la casa disabitata”».?

12. L’argomento della preparazione teorica è estremamente importante e meriterebbe uno studio a parte, in questa occasione ci limiteremo a precisare che non intendiamo riferirci a un solo lavoro libresco e di erudizione.?

13. Questo saper discernere, e avere chiaro il proprio “fine”, diviene ancora più importante in un mondo come quello attuale che è pieno di realtà ambigue, parodie, contraffazioni e trappole di ogni genere.?

14. Alcune considerazioni sull’Aspirazione, in Lettera e Spirito, nº 32.?

15. Il problema è che questo atto di volontà dovrà essere costantemente e attivamente ribadito, poiché l’ambiente ha una grandissima forza attrattiva nei confronti dell’essere umano e la sua volontà tende ad attaccarsi, in modo quasi morboso, alle caratterizzazioni da esso proposte.?

16. Carico particolarmente pesante specialmente all’inizio del proprio percorso, quando non si è ancora preso il “gusto” all’esecuzione dell’attività rituale.?

17. Alla luce di quanto detto la qualifica iniziatica massonica: “libero e di buoni costumi” può essere interpretata come “possessore della propria volontà all’interno della Legge”.?

18. Questa “volubilità” è un aspetto che in genere accompagna ogni percorso spirituale, anche negli stadi più avanzati e permette eventualmente a chi lo percorre di raggiungere temporaneamente degli stati e delle percezioni che poi svaniscono, lasciando però un “ricordo” che infonde forza e sicurezza.?

19. Morte corporea che, a differenza di quanto molti pensano, non può minimamente modificare il livello spirituale di chi la subisce.?

20. Sull’argomento, che in questo scritto ci limitiamo a toccare di sfuggita, vedasi R. Guénon, Initiation et Réalisation spirituelle, Éditions Traditionnelles, Paris, 1952, cap. VIII, Salvezza e liberazione.?

21. Un caso molto più frequente è quello in cui l’individuo, magari senza rendersene conto e con la pretesa di riconoscere unicamente Dio come autorità, prenda dalla tradizione solo gli elementi, interpretati a modo proprio, che più si adattano alle sue inclinazioni individuali (o alle inclinazioni di chi condiziona la sua vita), tralasciando o dando poca importanza a tutto il resto. In questo modo egli si crea un “mondo” nel quale appaga la sua necessità di sentirsi “a posto con la propria coscienza” e si rinchiude in una caratterizzazione nella quale la sua individualità può gonfiarsi a piacimento e dalla quale ben difficilmente riuscirà a liberarsi.?

22. Certo la situazione di diffusa degenerazione nella quale spesso versano le organizzazioni iniziatiche potrebbe indurre certuni ad affidarsi a una illusoria autonomia piuttosto che ad appoggiarsi ad esse. Inutile dire che questa non può certo essere la soluzione del problema. A coloro che cercano con sincerità, consigliamo la pazienza e la tenacia e ricordiamo il detto indù: “dove c’è un cela c’è un guru”, dove c’è un discepolo con la giusta attitudine, là si manifesta il Maestro.?

23. Vedasi R. Guénon, Initiation et Réalisation spirituelle, cit., cap. XVIII, Le tre vie e le forme iniziatiche, apparso nel no 33 di questa rivista.?

24. La regola massonica da 24 pollici ricorda proprio questa necessità di non arrestare mai il proprio lavoro.?

25. Emerge qui in modo chiaro il carattere eminentemente attivo del lavoro iniziatico, che quindi non può essere in alcun modo confuso con il misticismo.?

26. Ricordiamo il seguente hadith qudsi, nel quale il Profeta Maometto riporta in prima persona la parola di Allah: «Il mio servitore non cessa di avvicinarsi a me, attraverso degli atti di devozione surrogatori, fino a quando lo amo, e quando lo amo sono l’Orecchio con il quale sente, la Vista con la quale vede, la Mano con la quale combatte e il Piede con il quale marcia» (Bukhâri, Riqâq, 37). Precisiamo che questo processo, in cui l’essere diviene strumento nelle mani del Principio, può attuarsi per gradi.?

27. Facciamo presente che questi attaccamenti possono essere anche del tutto legittimi da un punto di vista umano. Ad esempio l’amore per i propri cari, se vissuto in contrasto con l’accettazione del volere divino, ponendosi da un ottica iniziatica, è una forma di idolatria nascosta che fa orientare la propria volontà verso l’esteriore. In questo modo l’essere che aspiri a ritornare al proprio centro sarà distolto dal suo obiettivo e limitato. A questo proposito ricordiamo il passaggio coranico: «O voi che credete, nelle vostre spose e nei vostri figli c’é un nemico per voi» (Corano, LXIV, 14). A scanso di equivoci precisiamo in ogni caso che con queste affermazioni non intendiamo suggerire di non occuparsi delle proprie famiglie, ma solo che questa attività deve essere svolta, così come tutte le altre, in funzione del raggiungimento del proprio fine superiore. La volontà divina è presente in ogni cosa o essere e questo orientarsi verso il Centro non implica quindi necessariamente l’allontanarsi dal mondo, ma solo il guardarlo senza arrestarsi al suo aspetto superficiale. In questo senso anche l’amore per i propri cari potrà svilupparsi in modo ancor più armonioso e profondo.?

28. Precisiamo che il risultato di cui parliamo corrisponde al raggiungimento del Centro dello stato umano, là dove la Volontà divina incontra il nostro piano di esistenza, che è il fine dei “piccoli misteri” e dove l’essere è liberato dai limiti individuali. Nel nostro scritto non abbiamo quindi considerato il percorso superiore, quello dei “grandi misteri” che porta a reintegrare questo stesso centro nel vero Centro dell’Universo, cioè porta l’essere a realizzare gli stati superiori dell’essere e a giungere in fine allo stato incondizionato: la “Liberazione finale”. Vedere R. Guénon, Aperçus sur l’Initiation, Éditions Traditionnelles, Paris, 1946, cap. XXXIX, Grandi misteri e piccoli misteri.?