giovedì 8 febbraio 2024

Tra gli X-Files d’America, cosa c'è dietro ai complotti

tratto da "Il Giornale" del 19 Settembre 2021

Non solo Qanon, 11 settembre e morte di JFK. In America prolificano le teorie del complotto e toccano non solo la politica ma tutti i settori della società. Così le cospirazioni più famose e grottesce spiegano perché agli americani piacciono tanto

di Alberto Bellotto

Per anni la sua identità è stata avvolta dal mistero. E per molto tempo era stato semplicemente “umbrella man”, l’uomo con l’ombrello aperto nel centro di Dealey Plaza quando il 22 novembre 1963 venne assassinato il presidente americano John Fitzgerald Kennedy. Poi dopo circa tre lustri quella figura si presentò davanti alla United States House Select Committee on Assassinations (HSCA), l'organo del Congresso che indagava sull’omicidio di JFK dopo la commissione Warren e raccontò la sua storia.

Louie Steven Witt si era presentato nel cuore di Dallas per protestare goliardicamente non tanto col presidente, ma con suo padre Joseph P. Kennedy che ai tempi dell’ascesa di Hitler era tra i sostenitori del premier britannico Chamberlain considerato troppo tenero con il nazismo. Una una protesta grottesca, spiegò ai deputati nel 1978, quasi una burla che però alimentò diversi complotti dopo la morte del presidente.

Non è un caso quindi che anche lui compaia in una puntata della serie tv X-Files, quella che insieme ad altre produzioni come Watchmen o Umbrella Academy hanno alimentato il mito delle cospirazioni in terra americana. Agli occhi di un europeo il Nuovo Mondo appare come una incessante fucina di complotti, misteri e intrighi. I fatti degli ultimi due anni raccolgono alcuni degli esempi più eclatanti del clima che si respira in America.

Pensiamo solo ai fatti del 6 gennaio a Capitol Hill quando una folla di persone ha assaltato il Campidoglio dopo un comizio di Donald Trump. Tra coloro che hanno preso parte al sacco del Congresso molti erano ferventi “credenti” della teoria cospirativa di Qanon. Un movimento convinto che dietro ai democratici ci sia una setta di pedofili che solo The Donald sarebbe in grado di fermare. Nel mezzo una pandemia globale ha fatto fiorire molte teorie intorno alla diffusione del patogeno e ai mezzi per curarlo.

Due secoli di complotti

Un contesto che ha spunto diversi analisti a sottolineare come un mix tra polarizzazione, social media e camere d’eco stia spingendo sempre più americani nell’alveo dei complotti, da quelli più pericolosi e “politici” fino a quelli più bizzarri e innocui. Eppure a ben vendere la ricerca di una cospirazione dietro ai fatti del mondo è molto più vecchia di Qanon, dell'11 settembre o anche solo la caccia alle spie comuniste del senatore McCarthy negli anni ’50.

La storia americana è infatti anche una storia di complotti. Secondo lo storico Richard Hofstadter tutta la politica (e di riflesso la società) americana è percorsa da una sorta di stile paranoico, nato addirittura nel 18esimo secolo con il repubblicanesimo. Già prima che le colonie diventassero uno stato indipendente serpeggiavano paranoie contro lo strapotere inglese. Dopo la rivoluzione la neonata società americana abbondava di complotti e vedeva cospirazioni ovunque. Il partito federalista era convinta che i Jeffersoniani (la formazione da cui poi sarebbero nati repubblicani e democratici) volessero una rivoluzione come quella francese, mentre per gli ultra conservatori di Timothy Dwight i Jeffersoniani stavano complottando con una setta bavarese per rovesciare la cristianità.

Le morti misteriose

Niente di nuovo verrebbe ora da dire pensando ad esempio al Russiagate. Ma è fuori dalla politica che i complotti trovano un terreno ancora più fertile. È il caso alle morti eccellenti come quella del presidente Kennedy. Ancora oggi l’unico colpevole riconosciuto rimane Lee Harvey Oswald, me per oltre il 60% degli americani c’è sicuramente qualcun altro coinvolto. Non è un caso, ad esempio se nel 1991 il film JFK - Un caso ancora aperto diretto da Oliver Stone abbia sollevato un polverone riaprendo ancora una volta il dossier Kennedy.

Ma quella di JFK non è l’unica morte eccellente. Anche altre hanno fatto presa nella cultura popolare contaminata dal complottiamo. È il caso dell'omicidio del reverendo Martin Luther King. L’unico colpevole riconosciuto rimane James Earl Ray ma secondo molti non avrebbe agito da solo e negli anni la responsabilità è stata attribuita via via a Fbi e Ku Klux Klan. Il dipartimento di Giustizia ha persino riconosciuto che forse c’era una cospirazione più ampia ma mai una prova è stata prodotta.

Anche la morte del gangster John Dillinger, il nemico pubblico numero uno negli anni ’30, è stata più volte al centro di supposizioni. Il corpo del bandito impersonato tra gli altri da Johnny Depp nel film Nemico pubblico viene considerato la prova di un complotto più ampio. Troppo diverso da quello di Dillinger, altezza e occhi diversi attesterebbero che il cadavere era di un altro. Non a caso negli anni si sono moltiplicate segnalazioni in tutto il paese e una vita molto più lunga. Persino la scomparsa di Jimmy Hoffa, storico leader sindacale impersonato da Al Pacino nel film di Martin Scorsese The Irishman, è avvolta dalle teorie, c’è chi dice sia stato ucciso e sepolto sotto il Giants Stadium, in New Jersey e chi sostiene sia finito in Illinois, ma nessuna di queste piste ha mai avuto un riscontro.

Il complotti governativi

Un altro terreno fertile per cospirazioni e complotti ha ovviamente a che fare con il governo, come insegna anche la serie creata da Chris Carter o più di recente Stranger Things. E qui i misteri abbondano. In Alaska, ad esempio, una struttura che si occupa di studiare le aurore boreali viene ritenuta da un piccolo gruppo di complottisti come uno centro sofisticato per sviluppare strumenti e tecniche di manipolazione mentale, anche in virtù delle oltre 180 antenne piazzate in tutta l'area. Non solo. Più di qualcuno sostiene, senza prove che fu proprio questa struttura a provocare il disastro della navetta spaziale Columbia nel 2003.

Più di recente nel 2011 un gruppo di attivisti ha chiesto di fare luce sul devastante tornado che ha colpito la cittadina di Joplin, in Missouri. Secondo alcuni alla base del twister che costò la vita a oltre 160 persone ci sarebbe una nuova e potente arma dell’esercito americano, l’HAARP che in realtà non sarebbe altro che un programma di studio dell’atmosfera.

La storia forse più bizzarra e affascinate ha a che fare con il Stanley R. Mickelsen Safeguard Complex, una struttura costruita in Nord Dakota negli anni ’70 all’interno del programma anti-missile dell’esercito americano. La sua forma a piramide che richiama quella presente nelle banconote da un dollaro, non ha però convinto tutti gli americani. Secondo qualcuno si tratta infatti di una struttura in mano gli illuminati massoni. Niente di vero probabilmente, ma c’è un fatto che continua ad alimentare il mito anche dopo 40 anni. Il complesso ebbe infatti vita breve, un giorno. Restò infatti aperto e in funzione dal 1 al 2 ottobre 1975 quando il Congresso bloccò tutto e chiuse il programma.

Un Paese “invaso” dagli Ufo

Ma la vera struttura su cui si reggono gli X-Files d’America è la famosa Area 51, il complesso militare di Nellis nel deserto del Nevata. Il frammento d’America forse più famoso del mondo. Assente da mappe e siti del governo, l’Area 51 è diventato il buco nero di ogni complotto. In quel fazzoletto di deserto succederebbe quasi di tutto. Come insegna anche il blockbuster di Michael Bay, Independence Day al suoi interno ci sarebbero esperimenti sia si corpi degli alieni che sulle loro navi. Corpi e navicelle magari recuperati a Roswell nel Nuovo Messico, altro sito centrale nelle cospirazioni americane e pure nella produzione televisiva come la miniserie Taken prodotta da Steven Spielberg.

Ma gli Ufo sono di casa anche in altri Stati. È il caso di un grosso “avvistamento” nel 1977 dalle parti di Flora, in Mississippi e soprattutto delle 3 mila segnalazioni di Ufo nella contea di Wayne Pike, in Virginia, nell’inverno del 1988 quando centinaia di persone segnalavano luci nel cielo e strani fenomeni mai provati.

L’eredità indiana

Tra gli X-Files più suggestivi ci sono forse quelli legati al passato pre coloniale, quello di cui si sa pochissimo. Pensiamo solo all’abusato cliché della casa costruita sopra un antico cimitero indiano messo in scena in film e serie tv. È il caso Brunswick Springs, in Vermont e delle sue sorgenti. Verso la fine del ‘700 i nativi della tribù degli Abenaki ipotizzarono che l’acqua delle sorgenti avesse potere curativo. Per questo motivo, vuole la leggenda, quando qualche decennio dopo un soldato della guerra franco indiana tentò di imbottigliare l’acqua le sorgenti vennero maledette. Da allora quattro hotel sono stati costruiti nella zona vicina alle sorgenti e tutti sono finiti pai distrutti da una serie di incendi. Elementi sufficienti per i teorici del complotto per credere alla maledizione indiana.

A Salem, nel New Hampshire, invece, è stato rinvenuto un sito archeologico che nessuno è stato ancora in grado di datare. La struttura in pietra è composta da camere, pareti e canali di scolo. Secondo alcuni sarebbe stato costruito dai nativi americani o primissimi coloni ma secondo altri risalirebbe addirittura ai passaggi dei vichinghi ben prima del viaggio di Cristoforo Colombo nel 1492. Un mistero che al momento non ha ancora avuto soluzione.

Le domande senza risposta

Ci sono poi complotti talmente creativi quasi impossibile da smontare. È il caso della capitale americana dei complotti, la città di Denver, o meglio il suo aeroporto. Grande due volte l’isola di Manhattan lo scalo è un raccoglitore di complotti. Il primo riguarda la sua costruzione costata oltre 2 miliardi di dollari che sarebbe giustificata, dicono alcuni, dal fatto che sotto le piste di decollo e atterraggio ci sarebbe uno dei centri massonici degli illuminati.

Secondo altri dietro all’aeroporto ci sarebbero addirittura gruppo neonazisti. Le passerelle sarebbero disposte come una svastica, ma soprattutto l’ente finanziatore, la “New World Airport Commission” non esisterebbe e i capitali arriverebbero da non meglio precisati gruppi legati al Terzo reich.

Persino le ghost town hanno sollevato sospetti e strani complotti. È il caso di Ong's Hat in New Jersey. Abitata fin dall’inizio della colonizzazione inglese si è via via spopolata fino al totale abbandono. I riflettori si sono riaccesi negli anni ’80 quando nella zona uscì un opuscolo che sosteneva come nel paese si fossero stabiliti due scienziati dell’Università di Priceton per compiere studi sui viaggi interdimensionali. Lì, sostengono i complottisti, i due avrebbero creato uno strumento chiamato “L’uovo” capace di trasportare un gruppo di persone in universi alternativi. Sebbene nel tempo più di qualcuno abbia dichiarato di far parte del gruppo di viaggiatori non sono mai state trovate prove a sostegno.

Perché credere ai complotti

Se è vero che nessuno e immune alla seduzione del complotto, Europa e Italia comprese, gli Usa si confermano la patria degli X-files. È difficile spiegare perché lì fioriscano così tanti esempi di cospirazioni e teorie bizzarre. Secondo Peter Ditto, professore di psicologia scientifica dell’Università della California tutto è legato all’evoluzione. “L’essere umano - ha spiegato a Voice of America - è spinto a dividersi in gruppi di persone che tendono a pensarla allo stesso modo. Siamo molto tribali, Attaccati alle persone che sono come noi”.

“L'esperimento americano - ha aggiunto - è essenzialmente un tentativo di lavorare contro tutte quelle forze evolutive e spingere le persone a cooperare”, uno scenario complesso quindi. Nel tempo l’America è diventata un grande contenitore di gruppi diventando sempre più eterogenea. Così moltiplicandosi i gruppi si è anche moltiplicata l’attitudine a sviluppare cerchie ristrette nelle quali si crea una verità prestabilita che sfocia nella ricerca di risposte semplici come complotti o cospirazioni, a volte innocue e grottesche, in altri casi preoccupanti e sempre più mainstream.

martedì 6 febbraio 2024

La grande epopea dei Vichinghi dalla Groenlandia alla Sicilia

tratto da "Il Giornale" del 17 marzo 2023

Qual è stata la vera storia dei Vichinghi? Alberto Massaiu ne parla nel saggio "Vichinghi - Storia degli uomini del Nord" edito da Diarkos

Alberto Massaiu

Le gesta dei vichinghi affascinano per la loro portata mitica e geografica e negli ultimi anni hanno avuto una grande popolarità anche a livello di cultura pop. Ma qual è la vera storia dei guerrieri nordici che nel Medioevo spopolarono in Europa? Lo storico Alberto Massaiu ne parla nel saggio "Vichinghi - Storia degli uomini del Nord" edito da Diarkos di cui oggi presentiamo un estratto.

L’epoca vichinga ricopre un vasto periodo, che comunemente spazia dal 793, anno del saccheggio dell’abbazia di Lindisfarne, fino al 1066, anno della sconfitta delle forze norvegesi di Harald Hardråde a Stamford Bridge. In questo lungo lasso di tempo i normanni navigarono il Mar Baltico, il Mare del Nord, l’Atlantico e il Mar Mediterraneo, oltre che nei grandi fiumi dell’attuale Russia, e qui saccheggiarono, colonizzarono, commerciarono e condussero epici scontri che avrebbero plasmato la memoria e le tradizioni collettive di tanti popoli venuti a contatto con loro. I vichinghi giungeranno a conquistare e a popolare una parte della Scozia, dell’Inghilterra – creando il Danelaw – e buona parte dell’Irlanda.

Fondarono una colonia in Islanda, esplorarono la Groenlandia e stabilirono un insediamento in America settentrionale, ben cinque secoli prima di Cristoforo Colombo, presso l’Anse aux Meadows, sull’isola di Terranova. Saccheggiarono la Francia e la Spagna e in Normandia fondarono l’omonimo ducato dal quale un loro diretto discendente, Guglielmo il Bastardo, nel 1066 partirà per conquistare l’Inghilterra. Crearono un potente e ricco regno nel Meridione d’Italia, strappandolo ai duchi longobardi, ai romani d’oriente in Puglia e Calabria e agli arabi di Sicilia.

Stabilirono la loro potestà su una parte di quelle sconfinate terre nell’Europa dell’Est che proprio da una tribù norrena – i rus’ – avrebbero preso il nome, Russia, e nella quale fondarono le antiche città di Novgorod e di Kiev. Viaggiarono infine fino a Baghdad, Gerusalemme e Costantinopoli, in cui per almeno tre secoli militarono nella celebre Guardia Variaga – varangoi era il termine con cui i bizantini definivano gli scandinavi - dei basilei di Bisanzio, uno dei corpi militari scelti più longevo e celebri del Medioevo. Ma come fecero a compiere tutte queste gesta? E soprattutto, quando e perché iniziarono? La spiegazione data per buona per molto tempo fu di natura ambientale.

Alla fine dell’VIII secolo si verificò un irrigidimento del già non mite clima scandinavo che unito a un aumento della popolazione, costrinse queste genti a emigrare. Fortuna – per loro – volle che all’epoca l’Europa e il Mediterraneo si trovassero squassati dalle invasioni degli avari a Est e dei musulmani a Sud. La morte di Carlo Magno nell’814, inoltre, aveva aperto il campo alla stagione di frammentazione, anarchia e guerre civili che avrebbe portato alla disgregazione del suo grande impero. L’intero scacchiere che un tempo, con Roma, era stato forte, difeso e unito, ora mostrava immense opportunità per i popoli del Nord, che ne seppero approfittare al meglio.

martedì 30 gennaio 2024

Mistero secondo René Guénon

Da "Gli stati molteplici dell'essere" di René Guénon riportiamo una nota con l'etimologia di "mistero":

il mistero è l'inesprimibile.




domenica 21 gennaio 2024

Il mito e il mistero del canto delle Sirene

tratto da "Il Giornale" del 24 Dicembre 2023

di Matteo Sacchi


Mistero e melodia. Insinuante e ammaliante, la loro voce è delizia e maledizione. Magia e natura. La loro natura è ambigua e le posiziona a metà tra mondi diversi: quello dei vivi e quello dei morti, quello umano e quello animale. Ragione e sentimento. La loro è una seduzione pericolosissima e irresistibile. Solo un eroe carico di furbizia può disinnescarne la malia con l'astuzia, ascoltare impunito il loro segreto richiamo.

Stiamo parlando ovviamente delle sirene. Per gli antichi greci donne con il corpo di uccello, per il Medioevo e per noi figli di un Medioevo hollywodiano (Splash) donne col corpo di pesce che, ondivaghe e seduttive hanno attraversato il mito e la letteratura.

Ecco che allora si può raccogliere il meglio di quello che alcuni dei più grandi autori della letteratura mondiale hanno scritto su queste misteriose creature e il risultato è Sirene. Il mistero del canto (pagg. 326, euro 20), a cura di Elisabetta Moro e pubblicato da Marsilio. Un libro che, oltre ad essere una strenna perfetta, è la silloge di alcuni dei pezzi migliori di Omero, Ovidio, La Motte Fouqué, Andersen, Nerval, Serao, Kafka, Joyce, Bachmann.

Il risultato è un viaggio di parole e versi che ci accompagna verso queste femmine assolute e magiche che, per dirla come Omero, conoscono tutto del presente, del passato e del futuro. E attendono impassibili il passaggio di ogni questuante di verità. Ma la verità ha sempre un prezzo e non è per tutti, ecco perché l'isola da cui parte il loro canto è circondata dalle ossa calcinate di migliaia di uomini. Ma anche la condizione della sirena stessa, depositaria del mistero è di per se stessa malinconica. E qui l'intuizione migliore è quella di Ovidio: «Ma voi, Sirene, dotte figlie di Acheloo,/ perché mai siete uccelli a metà/ e a metà fanciulle? Eravate forse ancelle di Proserpina/ quando coglievate i fiori di Primavera? E invano la cercaste percorrendo la terra intera e poi sul mare...».

Il mito poi assumerà coda di pesce fondendo le sirene con le ondine: creature leggendarie elencate fra gli elementali dell'acqua nelle opere sull'alchimia di Paracelso (1493 - 1541). Secondo le teorie avanzate dal medico e astrologo svizzero, un'ondina è una ninfa o uno spirito acquatico. Le ondine si trovano, di solito, in laghi, foreste e cascate. Hanno voci meravigliose, che, a volte, possono essere udite sovrapposte allo scrosciare dell'acqua. Secondo alcune leggende, le ondine non possono avere un'anima fino a che non sposano un uomo e non gli danno alla luce un figlio. Questa loro caratteristica le ha portate ad essere molto popolari nella letteratura romantica e tragica, come nell'Undine di Friedrich de la Motte Fouqué (1777 - 1843).

A quel punto sirene antiche, ondine e melusine erano fuse in un nuovo mito romantico e femminino. Del resto non c'è uomo che nel cuore non abbia una sua sirena e melusina, immaginaria o in carne ossa e metafora, da seguire e inseguire in cerca di un po' di amore e verità, di un canto misterioso da ascoltare. Anche se il rischio è sempre altissimo. Il rischio è che il cuore non torni più a casa, finisca ossificato sulle rive di un'isola che non c'è. E niente è più letterario e poetico di così.

mercoledì 10 gennaio 2024

"Le esperienze di pre-morte sono reali e non sono sogni. Ecco perché"

tratto da "Il Giornale" del 30 marzo 2023

Il professor Enrico Facco, in una intervista rilasciata a ilGiornale.it, ha spiegato che le Nde sono esperienze soggettive intense e profonde di aspetto trascendente

di Gabriele Laganà

La morte è la fine di tutto oppure esiste una vita oltre la vita? Uomini di ogni epoca si sono posti questa domanda almeno una volta nel corso della propria esistenza. Una risposta definitiva ancora non c’è. E probabilmente non ci sarà mai. La scienza non ha certezze su cosa accade quando il nostro cuore smette di battere. Negli ultimi decenni, però, alcuni ricercatori hanno iniziato a studiare un fenomeno che si verifica quando si è in prossimità della morte: le Nde (Near death experience), o esperienze di pre-morte.

Si tratta di fenomeni descritti da persone che hanno ripreso le funzioni vitali dopo un periodo di coma o dopo essere state dichiarate clinicamente morte. Prezioso il lavoro, nel recente passato, del medico e scrittore americano Raymond Moody che, nel libro “La vita oltre la vita” pubblicato nel 1975, raccolse testimonianze su tali esperienze.

Da quel momento numerosi altri medici hanno dedicato parte del loro tempo allo studio delle Nde, fornendo contributi interessanti. Tra le figure più celebri in questo campo, solo per citarne alcune, spiccano Pim van Lommel, Sam Parnia (che guida il progetto Aware, la più estesa ricerca mai condotta che coinvolge 25 ospedali nel mondo), Bruce Greyson e l’italiano Enrico Facco (con il quale abbiamo parlato).

Fasi della Nde

I soggetti che hanno vissuto una Nde, una volta riprese le funzioni vitali, raccontano di aver provato una esperienza reale, intensa, rassicurante e bellissima. Vi è un elemento che colpisce: le narrazioni sono lineari e presentano elementi comuni tra loro. E questo nonostante le persone abbiano culture e sentimenti religiosi differenti.

Diversi sono i passaggi che caratterizzano le esperienze di pre-morte. Tutto ha inizio quando una persona giunge all’apice della sofferenza fisica. Il soggetto ha la percezione di elevarsi al di sopra del proprio corpo e di assistere a tutto quello che accade intorno.

A quel punto il morente entra in un tunnel buio in fondo al quale intravede un puntino bianco. Puntino che diventa via via sempre più grande e incredibilmente luminoso. Questa luce, però, non dà in alcun modo fastidio alla vista. Ma è sbagliato parlare di luce. Perché tutti affermano che si tratta di una entità viva con la quale inizia una sorta di dialogo. La stessa emana amore puro e illimitato, compassione infinita, pace sconfinata e un senso di benessere impossibile da descrivere.

Avviene, poi, la "rivisitazione" della propria vita attraverso la visione di immagini che scorrono veloci e che comprendono anche episodi dimenticati e apparentemente irrilevanti. Il morente prova dolore e vergogna se osserva errori compiuti durante la vita. Eppure dalla luce non arriva mai una condanna. Anzi, l’entità continua ad ammantare il morente con un amore, una compassione e una accettazione che non hanno limiti.

Altro elemento che contraddistingue quasi tutte le esperienze di pre-morte è l’incontro con familiari, parenti o amici già defunti. Questi accolgono il morente e lo rassicurano. Nella maggior parte dei casi sono proprio queste entità che spiegano al morente che non è ancora giunto il loro tempo e per questo devono tornare indietro. Infine vi è il risveglio.

C’è chi di questi fenomeni dà una spiegazione scientifica mettendo in relazione l’esperienza con specifiche alterazioni transitorie di tipo chimico, neurologico e biologico che divampano in un corpo in punto di morte.

Ci si domanda se un’esperienza così intensa, capace di modificare la concezione della vita di un soggetto, possa essere davvero solo il frutto di una particolare attività cerebrale di un corpo che si avvicina alla fine. Allora, come si può spiegare una Nde?

Le parole del professor Enrico Facco

Per cercare di fare luce sulle esperienze di pre-morte abbiamo intervistato il professore Enrico Facco, specialista in Anestesiologia e Rianimazione, Specialista in Neurologia, Studioso senior, Studium Patavinum - Dip. di Neuroscienze Università di Padova, il quale fa una importante premessa: "Le Nde hanno un elevato potere trasformativo, che comprende il superamento della paura della morte e una evoluzione personale positiva comprendente un aumento della spiritualità di chi le ha vissute. La coscienza è spesso riportata come più lucida di quella ordinaria; ci sono inoltre singoli casi ben documentati di pazienti che sono stati in grado di testimoniare cosa è successo nella sala di rianimazione mentre erano in arresto cardiaco, che hanno visto dall’alto in una esperienza di uscita dal corpo. Alcuni altri rari casi riportati in letteratura durante l’esperienza hanno avuto informazioni di cui non avevano conoscenza prima dell’arresto cardiaco”.

Le esperienze di pre-morte sono fenomeni sporadici o eventi frequenti?

Le Nde sono eventi relativamente frequenti che avvengono in condizioni critiche con perdita di coscienza.

Può dire la percentuale?

Nelle diverse casistiche l’incidenza oscilla tra il 5 e il 18% nei pazienti in arresto cardiaco.

Come si possono inquadrare le Nde?

Sono esperienze soggettive intense e profonde di aspetto trascendente che si verificano in condizioni critiche associate a perdita di coscienza (quali arresto cardiaco, traumi cranici e politraumi, stati di shock) e caratterizzate dalla netta percezione di essere in una dimensione diversa da quella ordinaria della vita terrena, di avere abbandonato il corpo fisico ed oltrepassato i limiti del proprio io e della dimensione spazio-temporale del mondo fisico ordinario.

Le esperienze di pre-morte possono essere forme di delirium, di alterazione organica transitoria del cervello o ancora all’anossia?

Le interpretazioni scientifiche finora proposte sono di natura meccanicista-riduzionista e hanno ipotizzato che esse origino dal disordine cerebrale prodotto dall’insulto; tuttavia rimangono solo ipotesi senza alcuna conferma mentre alcune di esse possono essere smentite sulla base di altri fatti noti che le rendono non verosimili.

La linearità dell’esperienza come può essere considerata?

Sono esperienze coerenti e ben ricordate anche a distanza di oltre 20 anni; alcuni studi elettroencefalografici sul ricordo delle Nde hanno dimostrato una connessione con la memoria episodica e non con ricordi di eventi immaginati.

Nelle Nde si riscontrano solo elementi comuni o anche altri soggettivi?

Le Nde sono piuttosto complesse e comprendono sia elementi individuali sia elementi comuni; gli aspetti fondamentali delle esperienze sono universali e sono riscontrabili in tutte le culture e se ne trovano indizi anche nella letteratura di tutti i tempi, da Omero a Platone, a Dickens, al Libro Tibetano dei Morti.

Rispetto al sogno, come sono le esperienze di pre-morte?

Il sogno ha un linguaggio molto diverso, caratterizzato dalla sovrapposizione di molti elementi diversi che ne rendono difficile o impossibile l’immediata comprensione; quest’ultima è stata oggetto di un lungo lavoro interpretativo da parte di Freud.

Perché non tutti raccontano di aver vissuto una Nde?

Per due essenziali ragioni: a) non tutti le fanno; b) essendo esperienze di aspetto trascendente e di tonalità mistica, si collocano al di fuori di quanto convenzionalmente accettato dalla Weltanschauung (visione del mondo) dominante oggi e c’è quindi un elevato rischio che vengano fraintese e chi le ha vissute sia considerato un visionario o affetto da una disfunzione conseguente all’insulto cerebrale.

Gli scettici sostengono, ad esempio, che la visione della luce vista in una Nde sia in realtà quella presente nella stanza d'ospedale. È possibile?

È solo un’ipotesi senza alcuna conferma. La luce percepita nelle Nde ha caratteristiche molto diverse da quelle della luce artificiale ed è solo un singolo elemento di un’esperienza molto più ricca e complessa. Nel migliore dei casi potrebbe essere una sorta di trigger dell’esperienza, la quale ha natura e implicazioni molto più ampie.

Le Nde sono solo positive o ci sono racconti di esperienze negative?

Ci sono esperienze negative anche se in una percentuale minore di casi. A volte la parte negativa è un elemento di esperienze che comprendono sia elementi negativi sia positivi. In altri casi ciò che viene sperimentato è lo scenario positivo delle Nde, ma vissuto in modo negativo, o una situazione di per sé neutra (ad es. essere in una condizione di vuoto o di buio) ma vissuta come stressante. Molto più raramente vengono riportate esperienze di scenari angoscianti (si potrebbero definire “infernali”).

Chi prova le esperienze pre-morte negative?

Non è ancora chiaro se e quali possano essere gli elementi in grado di favorire esperienze negative.


Editore ‏ : ‎ Altravista (1 gennaio 2010)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 424 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8895458354
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8895458359
Peso articolo ‏ : ‎ 762 g
Dimensioni ‏ : ‎ 20 x 20 x 20 cm

mercoledì 3 gennaio 2024

2° Convegno Uap- Aerospazio 14 gennaio 2024 Sala Congressi Simon Hotel

Il 14 gennaio 2024 la Lux-Co Edizioni della dottoressa Francesca Bittarello nota ricercatrice del fenomeno UAP e storica dell' Aeronautica inizia il nuovo anno 2024 con un Evento di prestigio che è la nuova generazione dei Convegni sugli unidentified anomalous phenomena/Aerospace nella tecnologica Sala Congressi del Simon Hotel di Pomezia con tutti i vomfort per i partecipanti. La nuova era dei Convegni scientifici legato al fenomeno UAP, gli unici convegni in Italia ad alto tasso di scientificità su un fenomeno molto discusso da anni.

I ricercatori che partecipano sono in gran parte ricercatori del CENTRO STUDI UAP WORLD un innovativo centro studi con sede a Pomezia  sul fenomeno dove si accede per competenze acclarate e dove la dottoresssa Francesca Bittarello ne è il Presidente.

Tra i Conferenzieri oltre la dottoressa Francesca Bittarello (autrice di 2 best-seller UFO GLI ARCHIVI INEDITI e UFO A ROMA ) il già Sottosegretario di Stato alla Difesa Gen. Domenico Rossi, il Vaticanista Riccardo Narducci con un prossimo libro in uscita con la LUX-CO EDIZIONI sui segreti del Vaticano inerenti al tema del Convegno, presente per la prima volta agli eventi della Bittarello anche l' Astrofisico Fabrizio Albani, a seguire il professore Mariotti con il libro appena pubblicato dalla LUX-CO EDIZIONI che sta puntando a divenire best seller "Gli aerei segreti del terzo reich" e il presidente dell' associazione missilistica europea Stefano Innocenti, il poliziotto cantautore Antonio Riggi con l'ipotesi Frequenze e progetti militari e infine il sumerologo Victor Nunzi. Si inizia alle 10 e alle 13-14 l'immancabile pausa pranzo con il panino alieno il must gastronomico  dei Convegni al Simon Hotel organizzati dalla Bittarello dal 2015. Per info: https://www.convegnouapworld.com/





martedì 19 dicembre 2023

“I POTERI DELLE TENEBRE”: E VOI LO AVETE LETTO IL NUOVO DRACULA DI BRAM STOKER?

Tratto https://www.cacciatoredilibri.com/i-poteri-delle-tenebre-il-nuovo-dracula-di-bram-stoker/

Di Simone Berni

La strana edizione islandese di Dracula

Malauguratamente, per gran parte degli studiosi e dei librai l’edizione islandese del 1901 è ancora unanimemente riconosciuta come la prima traduzione del Dracula di Bram Stoker, sebbene la traduzione ungherese, e relativa coeva edizione in volume, andrebbero considerate le prime in ordine cronologico. L’unico dubbio che la traduzione islandese possa aver preceduto quella ungherese è legato alla data apposta in calce alla prefazione dell’edizione di Reykjavik, ossia agosto 1898. Ad ogni modo, l’edizione ungherese in volume precede di tre anni quella analoga islandese.

Datazione a parte, Dracula di Bram Stoker fu tradotto per i lettori islandesi da Valdimar Ásmundsson, giornalista e scrittore; inizialmente apparve a puntate nel periodico «Fjallkonan» di Reykjavik, e questo a partire dal 13 gennaio 1900. Il traduttore era il marito dell’editor Bríet Bjarnhéðinsdóttir.

Sia l’edizione a puntate che quella in tomo portano il titolo di Makt Myrkranna (ossia: “Forze delle tenebre”, o “Potenze delle Tenebre“), che fu ideato dallo stesso Ásmundsson. Dal colophon lo stampatore risulta essere Nokkrir Prentarar di Reykjavik. In realtà Nokkrir Prentarar significa “stampatori vari” in lingua islandese. Il libraio Agúst Eirikur della Libreria Bokin di Reykjavik ci spiega amabilmente che non è noto dove e quali fossero realmente in città questi stampatori. Félagsprentsmiðjan risulta essere il nome della casa editrice.

Ma è veramente “Dracula”?

Solo in anni più recenti ci si è resi conto, analizzando il testo del romanzo, che Makt Myrkranna non era affatto un’edizione integrale e fedele del romanzo di Stoker. La trama è risultata diversa e c’erano delle aggiunte piuttosto interessanti, al punto da poter parlare quasi di un nuovo romanzo. Il testo risulta essere più breve dell’originale, con una suspense più concentrata e un arricchimento del lato sensuale ed erotico della trama. Dice uno dei primi italiani ad essersi accorto della stranezza, ossia, Francesco Brandoli:

“È evidente come la trama di Powers of Darkness, nella seconda parte del romanzo, si discosti in maniera massiccia dal testo originale, aprendo molti spunti a possibili sviluppi e intrecci della trama.

È ipotizzabile che, avendo Stoker ceduto i diritti di pubblicazione all’editore per Inghilterra e Stati Uniti, lo stesso abbia poi trattato direttamente la cessione in Islanda, per lucrare maggiormente, forse cedendo una delle prime stesure del romanzo (all’epoca non era facile né rapido inviare copie, non certo via mail, e questo potrebbe aver favorito – ipotizzo – l’invio di un manoscritto di bozza già pronto).”

Il romanzo, quindi, è uscito anche in italiano, con il titolo de I Poteri delle Tenebre: Dracula, il manoscritto ritrovato, di Bram Stoker e Valdimar Ásmundsson (Milano, Carbonio Editore, 2019).

Per la cronaca, il romanzo Powers of Darkness, per la prima volta in lingua inglese, curato da Hans Corneel de Ross, uno dei massimi studiosi di Dracula, è uscito nel 2017 per Overlook Duckworth.

martedì 12 dicembre 2023

L’India e il cristianesimo: una storia antica e profonda

Tratto da InsideOver del 9 DICEMBRE 2021

di Andrea Muratore


 “Nel mondo milioni di cristiani continuano a vivere emarginati, in povertà, ma soprattutto discriminati e in pericolo. Dopo due anni di pandemia vogliamo tenere acceso un faro su questa oppressione e aiutare Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus a portare conforto e sostegno ai fedeli di tutto il mondo: in particolare coloro che vivono in Libano, Siria e India“

La storia del cristianesimo in India è antica quasi quanto quella del cristianesimo stesso. Nella valle dell’Indo, da millenni, tutte le principali religioni dell’Eurasia hanno avuto modo di diffondersi, svilupparsi e influenzarsi reciprocamente, e la presenza cristiana risale ai tempi della predicazione dei primi discepoli di Gesù.

Come in altri casi di predicazione la tradizione cristiana assegna un ruolo da apripista del cristianesimo in India a San Bartolomeo, che negli anni successivi all’Ascensione di Cristo avrebbe portato la parola di Gesù fino al subcontinente, e secondo Eusebio di Cesarea avrebbe lasciato in India copie del Vangelo di Matteo. Così come in altre tradizioni che indicano in Bartolomeo il primo predicatore cristiano in altre terre (Armenia, Etiopia, Mesopotamia), anche in questo caso la tradizione si mescola a fatti storicamente accertati. Nell’anno 52 dopo Cristo, meno di trent’anni dopo la morte di Gesù, uno degli apostoli, San Tommaso, avrebbe messo piede in India sbarcando a Kodungallur, dando vita a una predicazione che lo avrebbe portato al martirio presso l’attuale Chennai. Dunque, il cristianesimo si è stabilito in India persino prima che alcune nazioni europee divenissero cristiane.

Diverse città della costa occidentale dell’India, principalmente nell’attuale Kerala, divennero sede episcopale. Kodugallore, Palayoor, Kottacave, Kokamangalam, Niranam, Chayal, Kollam furono solo alcune delle città in cui in India prese piede una versione particolare del cristianesimo siriaco. Essa si sviluppò in forma pressoché autonoma rispetto alle comunità che prendevano piede in Europa dall’età romana in avanti, pur aprendosi la strada sulla scia delle antiche rotte commerciali tra l’Impero Romano e l’India.

Come racconta Peter Frankopan nel saggio Le vie della seta, l’India fu una delle terre, assieme all’Asia centrale, in cui per secoli si strutturò una forma di cristianesimo totalmente ignorato nel Vecchio Continente, con comunità basate su diocesi, agapi e riti autonomi, il cui richiamo lontano portato da mercanti e viaggiatori alimentò in Europa leggende come quella del Prete Gianni, il misterioso sovrano cristiano d’Oriente associato a diversi regnanti nell’era medievale. L’unica certezza era che la tomba dell’apostolo Tommaso si trovasse in India, tanto che nell’883 Alfredo il Grande re del Sussex inviò doni e omaggi per commemorarlo.

Quando i portoghesi, in seguito all’impresa di Vasco da Gama, iniziarono a raggiungere l’India a fine XV secolo furono sorpresi di trovare sulle sue terre una comunità cristiana minoritaria a livello collettivo ma influente nelle comunità locali. Dopo aver subito persecuzioni ai tempi dell’invasione di Tamerlano e pur trovandosi in una posizione precaria sotto l’arbitrio dei raja di Calcutta e delle altre città i “cristiani di San Tommaso” risultavano influenti nello strategico commercio delle spezie che interessava fortemente i mercanti e gli esploratori al servizio di Lisbona.

Nei secoli, l’arrivo degli europei sedimentò una serie di evangelizzazioni profonde: dapprima i cattolici, con i Gesuiti di Francesco Saverio in prima linea nel XVI secolo assieme a Francescani e Domenicani, a cui dal Settecento fecero seguito i protestanti e, con l’arrivo degli inglesi, gli anglicani. A inizio Novecento anche diverse confessioni di orientamento statunitense, dai metodisti agli evangelici, inviarono missionari.

Senza aver mai dato i propri crismi a nessuna delle dinastie o degli Stati che hanno dominato il subcontinente, il cristianesimo in India è da tempo la terza religione maggiormente professata dopo l’induismo e l’Islam. Il 2,30% della popolazione indiana, oltre 27 milioni di persone, nel 2011 si è dichiarato cristiano nel censimento nazionale, e i cristiani erano la maggioranza in tre Stati: Meghalaya (87.93%), Mizoram (87.16%) e Nagaland (74.59%), risultando inoltre il 20% in Kerala, lo Stato indiano coi più alti indici di sviluppo. Significativo il caso del Meghalaya, lo “Stato tra le nuvole” confinante con il Bangladesh nel quale, come ha scritto La Voce di New York, “da quando i missionari protestanti e cattolici hanno cominciato ad arrivare, spesso a rischio per la propria vita, il cristianesimo ha spesso preso il posto dell’antica religione monoteistica che privilegiava lo stretto rapporto tra la divinità e la natura, la lingua, da orale, è diventata scritta grazie all’aiuto del missionario gallese Thomas Jones”. Ma al contempo, la proliferazione del cristianesimo è stata fonte di valorizzazione delle culture locali: ” Nel 2000, ad esempio, l’ordine dei Salesiani ha aperto a Shillong il Museo Don Bosco della cultura indigena, che ha una splendida collezione di artefatti, strumenti originali e costumi delle varie tribù”.

L’India è una nazione con una storia profonda, complessa, millenaria. Una storia che affonda le sue radici nel mito e nella tradizione. Una storia, in ogni caso, plurale e articolata, in cui anche i cristiani hanno sempre potuto giocare un ruolo fondamentale. Il ruolo di pontieri, di edificatori di comunità plurali, di antidoto contro ogni fanatismo. Un ruolo pluralista, dunque, come plurale è la natura delle confessioni, che dalle formazioni di stampo europeo si allarga a una versione nazionale e antica della fede cristiana, che getta le sue radici nella storia stessa dei seguaci di Gesù. Tale insieme di tradizioni è innervato nella storia stessa dell’India e va preservato ad ogni costo. Per permettere all’India di mantenere intatta un’identità nel cui cuore profondo c’è spazio importante per il cristianesimo.

mercoledì 6 dicembre 2023

Paranormale e armi psichiche: il piano (fallito) della Cia contro l’Urss

tratto da InsideOver (https://it.insideover.com/storia/paranormale-e-armi-psichiche-il-piano-fallito-della-cia-contro-lurss.html)

del 22 AGOSTO 2023

di Emanuel Pietrobon


Nel corso della Guerra fredda, l’epico scontro per il dominio globale del Novecento, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica investirono cifre a nove zeri in attività di ricerca e sviluppo su super-armi non convenzionali, dalle bombe radiologiche alle sostanze stupefacenti, caratterizzate da un comune denominatore: il cervello.

Usa e Urss, nel contesto della psichedelica corsa al cervello, portarono avanti esperimenti illegali su esseri umani, reclutarono fumettistici scienziati pazzi e diedero fiducia a persone presumibilmente dotate di percezioni extrasensoriali con l’obiettivo di costruire l’arma perfetta grazie ai segreti della mente.

Uno dei programmi più estremi dell’epoca della corsa al cervello, più dentro che fuori il campo della fantascienza, fu sicuramente il progetto Stargate. Un progetto della Dia, la sorella militare della Cia, incentrato sull’investigazione dei fenomeni psichici.


Le origini di Stargate

I ricercatori militari e gli scienziati sociali della Germania nazista erano ossessionati dall’archeologia misteriosa, dalla criptozoologia e dalle pseudoscienze. Avevano indagato la teoria della Terra cava, si erano messi sulle tracce del martello di Thor e del Santo Graal, avevano allestito delle unità all’interno dei lager in cui condurre esperimenti sulla manipolazione della mente, i loro compagni di lavoro erano cartomanti, chiaroveggenti e sensitivi.

Stati Uniti e Unione Sovietica vennero a conoscenza dell’ossessione del Terzo Reich per il soprannaturale con la presa di Berlino. Non ritenendola affatto un’assurdità. E mettendo in piedi, rispettivamente, le operazioni Paperclip e Osoaviakhim con l’obiettivo di reclutare il maggior numero possibile di cervelli implicati nei programmi militari segreti nazisti.

La storia avrebbe dato ragione alla lungimiranza di Washington e Mosca: la passeggiata spaziale di Jurij Gagarin e l’allunaggio dell’Apollo 11 sarebbero stati impensabili senza il supporto degli ex nazisti. E ugualmente impensabili sarebbero stati i programmi di ricerca sul controllo mentale e sulle facoltà paranormali, anch’essi sviluppati a partire dalle precedenti ricerche del Terzo Reich sui due temi, dei quali Stargate è stato sicuramente il più audace.


I sensitivi sconfiggeranno l’Unione Sovietica

Stati Uniti, 1970. Il programma MKULTRA sta iniziando a dare i primi frutti, dato che gli psichedelici stanno effettivamente trasformando la grande contestazione antisistema in un movimento culturale fondato sul consumo di droga e sul sesso libero, quando le antenne dell’intelligence a stelle e strisce captano un nuovo segnale di minaccia proveniente dalle terre a est della cortina di ferro: guerra psichica.

La Casa Bianca viene informata da fonti in loco, che alcuni reputano però inaffidabili, che l’Unione Sovietica starebbe spendendo all’incirca 60 milioni di rubli l’anno in ricerca e sviluppo di armi psichiche, o psicotroniche, con l’aiuto di persone dotate di facoltà paranormali. Forse è disinformazione per spingere gli Stati Uniti a investire tempo e risorse in programmi inutili. O forse le armi mentali sono il futuro della guerra. Nel dubbio, Dia e Cia ricevono un ordine dall’alto: indagare sulle indiscrezioni e, se necessario, avviare dei programmi nazionali dello stesso tipo.

Nel 1972, poco dopo l’inaugurazione del programma Scanate da parte della Cia, la Dia riunisce civili e militari, da fisici a sensitivi, all’interno di quello che più in là diverrà il progetto Stargate. Gli operatori hanno materiale da cui partire, in particolare gli studi sulla cosiddetta visione remota condotti dai parapsicologi Russell Targ e Harold Puthoff presso lo Stanford Research Institute, e devono capire se i cinque sensi della mente siano una truffa o se, invece, siano una potenziale arma.

Il caos avrebbe regnato sovrano sul progetto Stargate, dalla sua nascita alla sua morte, rendendolo uno dei più celebri buchi nell’acqua della storia del Pentagono. Caos perché il personale è diviso in due fazioni, credenti e scettici, le cui convinzioni influiscono sui loro rapporti di valutazione. La soglia tra verità e suggestionabilità sembra essere sottilissima, quasi impercettibile, inficiando il lavoro d’indagine.

I truffatori che si presentano all’uscio di Stargate sono tanti, tra i quali un giovane Uri Geller, eppure i risultati di alcuni esperimenti lasciano a bocca aperta anche i più increduli. Come quando, nel 1976, una sensitiva sarebbe riuscita a risalire alla posizione di un velivolo spia sovietico, fuggito al monitoraggio dei radar americani, per mezzo della visione remota.

All’acme del progetto i sensitivi arruolati dalla Dia saranno più di venti: chiaroudenti per ascoltare conversazioni in altre stanze, chiaroveggenti per prevedere il futuro, telecineti per spostare oggetti con la mente, telepati per leggere i pensieri altrui, visualizzatori remoti per localizzare oggetti/persone a grandi distanze e viaggiatori astrali per testare le esperienze extracorporee. La Dia era interessata all’indagine di ogni percezione extrasensoriale.


Una fine inconcludente?

Svelato al pubblico per la prima volta nel 1984, e schernito dalla comunità scientifica sin da allora, il programma di ricerca sulle armi psichiche è successivamente entrato in una fase discendente a base di definanziamenti, riassegnazioni e ridenominazioni.

Dopo l’uscita del Pentagono dalle ricerche, avvenuta nel 1985, il progetto è stato passato dalla Dia prima a strutture private, come la Science Applications International Corporation, e dopo, nel 1995, alla Cia. Quest’ultima commissionò un rapporto di valutazione all’American Institutes for Research (Air) per capire se le indagini sul paranormale valessero ulteriori investimenti oppure no, decidendo di chiudere il programma a seguito del parere negativo ricevuto.

La relazione dell’Air non aveva lasciato alla Cia altra scelta se non la cancellazione di Stargate. Per gli esaminatori, infatti, gli esperimenti fallimentari superavano di gran lunga i casi di successo e questi ultimi, in diversi casi, erano più che contestabili: sospetti di manipolazione, vaghezza dei contenuti, ambiguità della metodologia di studio utilizzata, nessuna facoltà paranormale rivelatasi in grado di contribuire in maniera incisiva a un’operazione di intelligence.

La Cia chiuse il progetto, costato un totale di 20 milioni di dollari ai predecessori, bollandolo come un flop. Punto. Fine. No. In realtà il rapporto dell’Air, che oggi è di pubblico dominio insieme agli atti di Stargate, non aveva emesso una sentenza così severa sui risultati ottenuti dalla Dia. Gli psicologi, anzi, constatarono che “nei laboratori è stato osservato un effetto statisticamente significativo, sebbene non è chiaro se l’esistenza di un fenomeno paranormale, la visione remota, sia stata dimostrata”.

I veri problemi, per l’Air, erano legati alla metodologia – eterodossa e antiscientifica – e all’applicabilità militare della presunta facoltà psichica – ritenuta limitata. Il rapporto dell’Air, in sintesi, non aveva escluso a priori l’esistenza di facoltà paranormali, ma, dinanzi all’impossibilità di verificare le condizioni in cui erano stati effettuati gli esperimenti, non poteva confermare l’esistenza e la validità a fini militari e di intelligence.

Secondo l’ufficiale Joseph McMoneagle, tra i principali responsabili di Stargate e remote viewer numero 1, il progetto sarebbe stato un successo se l’Esercito avesse avuto un’attitudine maggiormente aperta nei confronti del paranormale. Perciò all’indomani della chiusura del progetto ha iniziato a sensibilizzare i colleghi e il grande pubblico sui poteri psichici, dando alla stampa quattro libri sulle sue esperienze, e ha ispirato la penna del giornalista Jon Ronson, dal cui libro sugli esperimenti psichici condotti dagli Stati Uniti durante la Guerra fredda è stato tratto il celebre film L’uomo che fissa le capre.

mercoledì 29 novembre 2023

Oggetti non identificati negli abissi: ecco i nuovi Ufo

tratto da "Il Giornale" del 22 Ottobre 2019 

Un ex pilota di caccia della Marina degli Stati Uniti ha raccontato la storia da brivido di un incontro con un oggetto sottomarino non identificato. Nel 2004 fu già protagonista di un video divulgato dal Pentagono riguardo la serie di incontri con teorici "Ufo"

Davide Bartoccini


Negli ultimi mesi la Marina degli Stati Uniti si è trovata costretta ad ammettere l'evidenza riguardo quelli che vengono definiti incontri ravvicinati del "primo tipo" con degli Ufo - Unidentified Flying Object. I video, pubblicati dal New York Times che intervistò i piloti dei caccia F/A-18 che tentarono di intercettarli, sono stati condivisi dai giornali di tutto il mondo; ma ora uno dei piloti, divenuto noto per aver "avvistato" un velivolo a forma di "Tic-Tac" gigante poi scomparso dopo un'accellerazione a velocità insostenibile per l'uomo, ha rivelato i dettagli di un altro inquietante incontro ravvicinato. E questa volta l'oggetto non identificato proverrebbe dalle profondità degli abissi.

Il veterano dell'Us Navy ad aver raccontato questa storia spettrale è David Fravor, pilota di marina ritiratosi con il grado di comandante dello Strike Fighter Squadron 41 imbarcato sulla portaerei USS Nimitz e protagonista dell'incidente del novembre 2004. Fravor, ha riportato durante una nota trasmissione radiofonica l'esperienza di un pilota di elicotteri della base navale di Roosevelt Roads, che impegnato nel recupero di bersagli e siluri per il rilevamento di dati telemetrici con il suo Mh-53 Sea Dragon, s'imbattè in una "grande massa nera" che sembrava emergere dalla acqua sotto i suoi piedi (l'Mh-53 ha una conformazione dell'abitacolo che permette di vedere "sotto") per poi sparire improvvisamente. Proprio quello che gli ufologi ribattezzerebbero come un Unidentified Underwater Object (Oggetto sommerso non identificato, ndr).

Nel primo dei due avvistamenti, uno dei membri a bordo dell'elicottero che era impegnato a recupera un Bmq - un finto bersaglio aereo che viene lanciato durante le missioni di addestramento e ha una forma simile a quella di un missile con le ali - avvertì il resto dell'equipaggio che non erano "soli" , quando durante la fase di recupero del bersaglio e del sub che si era tuffato in mare per agganciarlo il cavo del verricello, la "grande massa nera" iniziò a sollevarsi sotto l'elicottero che volava approssimativamente a 15 metri dal livello dell'acqua al largo della costa orientale degli Stati Uniti. Era la metà degli anni '90. Il pilota avrebbe ammesso di aver visto proprio "una massa scura che risaliva dalle profondità ” - gridando :" Che diavolo è quello?", ma subito dopo la massa si sarebbe inabissata. Qualcuno pensò immediatamente a un sottomarino - anche un sottomarino russo al limite - ma il pilota negò questa possibilità: "Non era un sottomarino “, affermò, "Ho già visto sottomarini. Una volta che hai visto un sottomarino non puoi confonderlo con qualcos'altro".

Durante il secondo incontro, lo stesso pilota stava recuperando un siluro per rilevamenti telemetrici quando un grande oggetto sommerso simile a quello avvistato la volta precedente, dalla forma "un po' circolare", risalì per prendere il siluro che venne (letteralmente) "risucchiato" per non essere mai più rivisto. Secondo la testimonianza di Fravor, che non ha rivelato l'identità del protagonista della storia, questo pilota della Marina si rivolse al Times per esporre i fatti nella speranza che venissero riportati, ma il giornale al tempo si rifiutò di pubblicare la storia. Tuttavia, c'è di più.

Gli altri "incontri ravvicinati"

Dopo la sua rivelazione pubblica, Fravor afferma che una donna di 79 anni lo avrebbe contattato per riportagli la testimonianza di suo padre, un ufficiale della Marina di stanza alla base navale di San Francisco negli anni '50. Da bambina le venne mostrato un documento dove si faceva riferimento a "Oggetti non identificati" che erano stati visti "entrare e uscire dall'acqua" a delle particolari coordinate di latitudine e longitudine. Secondo il racconto della donna, suo padre sosteneva che gli oggetti apparissero: "Sempre nella stessa area". Un'altra testimonianza, sempre legata alla Marina statunitense, sarebbe quella di un operatore della Uss Wasp e del suo gruppo di scorta. Nel 1963, sempre al largo delle coste orientali, velivoli per la guerra antisommergibile e cacciatorpedinieri, tracciarono un oggetto sommerso sconosciuto che si muoveva ad alta velocità e che avrebbe dato "segnale" per quattro giorni a alla proibitiva profondità di 8mila metri.

Le testimonianze di oggetti non identificati sommersi sono numerose, quasi quanto quelle degli oggetti volanti non identificati; secondo la versione dell'ex pilota della Marina David Fravor, l'unica ragione per cui lui stesso è stato protagonista del primo e più famoso avvistamento "confermato" dalla Difesa americana, quello dell'Ufo "Tic-Tac" (noto come avvistamento"Flir1"), è proprio perché si trovava a sorvolare quello che definisce un "misterioso oggetto più grande" che era "stato avvistato sott'acqua", dove la superficie appariva "bollente" o "schiumosa". Secondo questo veterano a cui gli Stati Uniti hanno affidato il comando di uno squadrone di cacciabombardieri del valore di milione di dollari per molti anni, e per tutti coloro che gli stanno dando credito, qualcosa si nasconderebbe nelle profondità degli abissi. Proprio come ci mostrò la fantasia di James Cameron nel suo film cult degli anni '80: The Abyss.

domenica 26 novembre 2023

La solitudine siderale di Julius Evola che sfida i secoli

tratto da "Il Giornale" del 31 Marzo 2014

Il lungo cammino attraverso Dada, esoterismo, Tradizione di un filosofo incompreso e rifiutato. Oggi come allora

Marcello Veneziani


«Ho dovuto aprirmi da solo la via... Quasi come un disperso ho dovuto cercare di riconnettermi con i miei propri mezzi ad un esercito allontanatosi, spesso attraversando terre infide e perigliose». Così Julius Evola (1898-1974), descrive nella sua autobiografia la solitudine siderale del suo cammino. Mezzo secolo fa Evola scese dal cavallo altero dell'impersonalità e si raccontò in un'autobiografia intellettuale che intitolò con spirito alchemico Il cammino del cinabro. Ora, a quarant'anni dalla sua morte, il testo rivede la luce nelle Opere di Evola (Mediterranee, pagg. 438, euro 32,50), curate da Gianfranco de Turris, aiutato da Giovanni Sessa e Andrea Scarabelli, arricchito di note, notizie e altri scritti. La prefazione è di Geminello Alvi. Curioso l'inserto fotografico con immagini di Evola mai viste, per esempio da bambino coi suoi genitori.

Evola racconta la sua vita attraverso le sue opere e i suoi snodi fondamentali: l'esperienza della Grande Guerra, poi il periodo di pittore Dada, quindi la fase filosofica, poi il suo percorso esoterico, infine il suo cammino nella Tradizione. E sullo sfondo, i suoi rapporti con gli artisti e gli iniziati, gli scrittori e i filosofi del suo tempo, le trasgressioni, il controverso rapporto col fascismo tra sostegno e dissenso, superfascismo e antifascismo, e poi con i giovani della destra postbellica. C'è anche il capitolo scabroso del razzismo. Evola fu teorico di un razzismo spirituale che non piacque ai razzisti doc e ai nazisti ma gli restò addosso come il suo peccato originale. Non c'è in lui odio antisemita né alcun fanatismo, c'è perfino una dignitosa coerenza, riconobbe Renzo De Felice. Ma Evola prescinde totalmente dai fatti e dalla tragedia dello sterminio e si attesta solo sui principi; ciò infonde un tono astratto alle farneticazioni della razza, qui ridotte peraltro da lui a «una parentesi» nella sua vita e nella sua opera. Evola confessa di aver rasentato da giovane «l'area delle allucinazioni visionarie e fors'anche della pazzia» e «una specie di cupio dissolvi, un impulso a disperdersi e a perdersi».

Nelle pagine del Cinabro, a fianco del pensiero e delle opere, scorre la vita, la storia - arricchita dalle note dei curatori - gli ambienti a lui vicini e a lui avversi, le note ostili della questura ai tempi del fascismo, perfino la vicenda di un duello rifiutato da Evola per non abbassarsi al rango dello sfidante che però gli costò la rimozione del grado di ufficiale e gli impedì di partire volontario nella seconda guerra mondiale. Ci sono gli scontri con alcuni fascisti, c'è la sua fama di mago e c'è perfino l'accenno di Evola al Mussolini superstizioso: «Aveva un'autentica paura per gli iettatori di cui vietava che si pronunciasse il nome in suo cospetto». C'è la storia assurda del processo nel dopoguerra a un gruppo di giovani neofascisti in cui fu coinvolto un Evola del tutto ignaro e ormai paralizzato, vittima di un bombardamento a Vienna. C'è la cronaca della sua morte, l'11 giugno di 40 anni fa, quando si fece portare davanti alla finestra e morì in piedi, guardando al Gianicolo; e poi i funerali con la sua bara senza croce e senza corteo funebre, secondo le sue volontà, e le sue ceneri disperse tra le cime delle Alpi, che aveva amato e scalato.

Evola fu un mito già da vivente, avvolto in un alone di magia. In queste pagine aleggia un paradosso: un pensatore isolato e in disparte che incrocia nella sua vita e nella sua opera, gli autori, le correnti, gli eventi più salienti del Novecento. A questo paradosso ne corrisponde uno inverso sul piano del pensiero: Evola, fautore della Tradizione e del Sacro, fonda la sua opera su un Individualismo Trascendentale, non solo teorico e psichico ma pratico e magico. Per Evola la verità è solo «un riflesso della potenza: la verità è un errore potente, l'errore è una verità debole». Un relativismo imperniato sulla potenza, che ne decide il rango e il valore. «Essere, verità, certezza non stanno dietro ma avanti, sono dei compiti», non dei fondamenti. Grandiosi piani metastorici in nome della Tradizione, templi sacri, civiltà millenarie dell'Essere ma in piedi resta solo la solitudine stellare dell'Io. Solipsismo eroico. «Debbo pochissimo all'ambiente, all'educazione, alla linea del mio sangue - scrive Evola, sottolineando la sua estraneità alla tradizione cristiana, famigliare e patriottica - il mio impulso alla trascendenza è centrato sull'affermazione libera dell'Io». Anzi, avverte Evola, «non vi è avvenimento rilevante dell'esistenza che non sia stato da noi stessi voluto in sede prenatale». Siamo quasi all'autocreazione, al self made man metafisico. Resta sospesa nei cieli la domanda che qui si pone Evola: «Che cosa può venire dopo il nichilismo europeo?... Dove si può trovare un appoggio, un senso dell'esistenza, senza tornare indietro?». Evola rispose che l'unica soluzione era «essere se stessi, seguire solo la propria legge, facendone un assoluto». Ma non è proprio questa incondizionata libertà la punta più avanzata del nichilismo europeo, non è di questo individualismo assoluto che sta morendo la nostra civiltà? E se fosse l'Individuo Assoluto l'ostacolo estremo alla rivelazione dell'Essere?

Un titanico e aristocratico disdegno del mondo accompagna il racconto biografico di Evola. Ma ogni tanto si apre uno squarcio nel suo severo stile impersonale. Ad esempio quando riporta in queste pagine i giudizi lusinghieri sulle sue opere. Fa tenerezza notare che per lenire il suo isolamento Evola citi queste sporadiche e spesso modeste attenzioni alla sua opera. O quando sfugge al suo stoicismo imperturbabile qualche umana amarezza per il mancato riconoscimento del suo pensiero: «La grande stampa e la cultura ufficiale rimasero, e anche in seguito dovevano rimanere, sorde». Lo stesso Cammino del Cinabro, confessa nella nota d'esordio, fu scritto «nell'eventualità che un giorno l'opera da me svolta in otto lustri sia fatta oggetto di un'attenzione diversa da quella che finora le è stata concessa». Altri otto lustri sono passati dalla sua morte ma non sembrano bastati. La solitudine di Evola sfida i secoli.

mercoledì 22 novembre 2023

Evola, la guerra totale del pensiero

tratto da "Il Giornale" del 1 Giugno 2016

E' stato a lungo considerato un "cattivo maestro". In realtà fu filosofo originale e spirito non conformista: nuovi documenti fanno luce sui rapporti coi servizi segreti tedeschi, sul suo esoterismo e sulle teorie politiche

di Luca Gallesi


È inutile: nonostante la demonizzazione, che aumenta col passare degli anni, coinvolgendo chiunque abbia anche lontanamente avuto a che fare con il regime fascista, quelle vicende continuano a tenere banco. Se paragoniamo l'interesse suscitato dal Ventennio con la storia dei settant'anni posteriori, dobbiamo dedurre che gli anni tra le due guerre sono stati i più interessanti, almeno a giudicare dalla quantità di pubblicazioni, film, eccetera a tema.

Un contributo a capire meglio il fascino dei quegli anni terribili è offerto da un libro di Gianfranco de Turris: Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945 (Mursia, pagg. 340, euro 18), che scrive finalmente la parola fine su tutte le illazioni, spesso in mala fede e non di rado fantasiose, su alcune vicende che hanno riguardato uno dei più discussi pensatori italiani del '900. Tra i massimi esponenti italiani del movimento Dada, Giulio Cesare Andrea, più noto come Barone Julius Evola, è stato anche un importante filosofo propugnatore di un idealismo assoluto, un ardito esploratore delle cime abissali dell'esoterismo, un efficace divulgatore delle dottrine palingenetiche orientali, un originale teorico politico del tradizionalismo integrale, per essere poi, infine, superficialmente stigmatizzato come cattivo maestro, ispiratore del cosiddetto spontaneismo armato, quando non, addirittura, dello stragismo di Stato.

Pensatore isolato, anche se fu perno e catalizzatore del Gruppo di Ur, una delle più curiose esperienze spirituali del nostro '900, Evola si distinse come critico «da destra» durante il Ventennio mussoliniano per accreditarsi, nel dopoguerra, come teorico del neofascismo più intransigente, etichetta che pure gli valse nel 1954 una condanna per apologia di fascismo, poi amnistiata.

Pur occupandosi sostanzialmente del biennio 1943-45, il libro di De Turris tocca tutti gli argomenti citati, che si intrecciano nella biografia evoliana, avvincente come un thriller in cui maghi e spie, avventurieri e filosofi percorrono un'Europa distrutta, ridotta in rovine dai bombardamenti e prossima a scomparire tra le braccia dell'invasore sovietico o anglo-americano. Di quei tragici e appassionanti eventi, Julius Evola è protagonista e testimone: dopo il 25 luglio, che sorprende il filosofo per l'assoluta «mancanza di qualsiasi reazione dopo il tradimento, l'assoluta inerzia dei massimi esponenti del regime e della stessa Milizia (...) come una conferma di quella carenza di forze veramente temprate e salde dietro le strutture gerarchistiche e conformistiche, che purtroppo in più di una occasione era già venuta in evidenza», Evola si pone il problema «di vedere che cosa aveva resistito alla prova, (...) su quali elementi nuovi si poteva contare per mantenere, in forma adatta alle circostanze, le posizioni in ordine sia al problema interno politico italiano, sia alla continuazione della guerra dell'Asse». L'assassinio di Ettore Muti chiude definitivamente la porta a un ipotetico «controcolpo di Stato fascista», nel quale Evola sarebbe stato eventualmente coinvolto, e così il filosofo, a fine agosto 1943 parte verso il nord, in quella che egli definisce una «missione segreta». Pur non avendo mai aderito al Partito Nazionale Fascista, e nonostante la manifesta avversità di alcuni ambienti nazionalsocialisti, e in particolare quelli che facevano capo alla «Ahnenerbe», Evola mantiene stretti rapporti col settore controspionaggio dello SD, il servizio segreto tedesco, e si reca in Germania. Qui riprende i contatti con gli amici Roberto Farinacci e Giovanni Preziosi, con cui, nel quartiere generale di Hitler, il 14 settembre, insieme anche a Pavolini, Renato Ricci e Vittorio Mussolini, accoglierà il Duce, appena liberato dal commando di Otto Skorzeny dalla prigionia sul Gran Sasso.

De Turris ci guida, quindi, con testimonianze e documenti alla mano, lungo le intricate vicende che da Rastenburg si dipanano verso Berlino, poi Monaco, quindi nuovamente in Italia e infine a Vienna, dove Evola vive in incognito. Qui, Evola è impegnato su due fronti: sta per concludere una Storia segreta delle società segrete basata sui documenti dell'archivio di preziosi (opera e archivio che andranno perduti nei bombardamenti che lo coinvolgeranno personalmente), e soprattutto sta lavorando a porre le basi per un'attività politica e ideale che, dopo la sconfitta, avrebbe dovuto tenere in piedi «gli uomini tra le rovine». Intanto, sotto le rovine, e non metaforicamente, ci rimane lo stesso Evola, che il 21 gennaio 1945 «ha subito, a causa della caduta ravvicinata di una bomba», una lesione alla colonna vertebrale, come recita la cartella clinica che viene qui riportata per la prima volta, chiudendo definitivamente le molte illazioni sull'incidente che immobilizzò il filosofo per il resto dei suoi giorni.

Chiarito, per quanto possibile, il mistero sulle vicende legate alla fine della guerra, De Turris fornisce preziose informazioni anche su quello che accadde a Evola negli anni immediatamente successivi, raccontando, anche questo per la prima volta, di un soggiorno di qualche mese a Budapest, probabilmente in una clinica specializzata, e del rientro in Italia, seguito da una lunga degenza, prima a Bolzano, poi in provincia di Varese, poi a Bologna, per tornare, infine, nella casa natale di Roma, dove riallaccerà antichi rapporti di amicizia e si darà da fare per continuare, ora solo con la penna, quella «rivolta contro il mondo moderno» che rimane, al di là di ogni giudizio, la vera eredità di un filosofo che «in guerra» ci rimase per tutta la vita.

martedì 14 novembre 2023

Quel dandy "fantastico" che piaceva a Svevo...

tratto da "Il Giornale" del 2 Gennaio 2019

A un secolo dalla pubblicazione riecco «Gomòria», romanzo esoterico di Carlo H. De' Medici

Di Luigi Mascheroni


Carlo H. De' Medici... uhmmmm... Chi diavolo è costui? Uno scrittore misterioso, del quale si hanno scarne e misteriche notizie. Nacque a Parigi nel 1887, da padre italiano e madre di nobili origini polacche. Non si sa neppure in quale anno morì. Viaggiò e visse tra Francia, Gradisca d'Isonzo, Napoli e Milano. Fu giornalista, narratore (di genere gotico), illustratore (dei suoi stessi libri) dal tocco erotico, soprannaturale e satanico, studioso di scienze occulte. Frequentò, e non è una contraddizione, sia i tradizionalisti cattolici sia i rosacrociani. E pubblicò diversi testi: di esoterismo (ormai irreperibili) e letterari.

Fra cui il romanzo Gomòria, apparso nel 1921, poi scomparso per un secolo, e ora ristampato a cura di Guido Andrea Pautasso dall'editore Cliquot. Un po' Trivialliteratur un po' opera iniziatica, è la storia - costellata da «amplessi lunari», creature stregonesche e uno pseudobiblion rilegato «in pelle di bimbo morto senza battesimo», Sathan... - di un dandy di inizio '900, Gaetano Trevi (un Dorian Gray imbruttito, o uno Sperelli insoddisfatto...) che un tracollo finanziario fa precipitare da un Vittoriale ante litteram a un dimenticato maniero, dove scoprirà una biblioteca magica, incontrerà una zingarella e avrà a che fare con un perfido demone, Gomòria, che si palesa sempre sotto sembiante di donna...

E fino qui, siamo dentro i confini archetipici di un (ottimo) horror-esoterico (patti col diavolo, femme fatale, rapporti sessuali mistico-magici) che il curatore, nella postfazione, inserisce nella linea fantastica dei Bontempelli, Savinio, Buzzati, Landolfi... Ma l'aspetto più curioso - un piccolo scoop - è la recente scoperta che il libro di Carlo H. De' Medici è stato ritrovato, sottolineato, nella biblioteca personale di Italo Svevo. Il quale, c'è da supporre, apprezzò molto il protagonista: ozioso, malato d'inettitudine, accanito fumatore...

domenica 12 novembre 2023

HALLOWEEN E L’IDIOZIA CONTEMPORANEA

tratto da "L'Opinione" del 25 ottobre 2019

di Dalmazio Frau

Puntualmente, ad ottobre, cominciano a comparire ovunque le solite zucche arancioni e tutto l’apparato pseudodarkettone fintogotico di questa festa anglosassone che ci siamo autoimposti da alcuni anni. Un trappolone commerciale fatto di fantasmini e ragni di plastica che noi, colonia Wasp, abbiamo adottato in pieno.

Non detesto Halloween, detesto con tutte le mie forze Allouin, cioè questa puttanata ridicola di cappelli da Strega dell’Est e altre imbecillità varie che non appartengono alla nostra Cultura – a proposito, ne abbiamo ancora una? – che ha sostituito, complice l’attuale ignoranza e disinformazione del clero della Chiesa cattolica, le nostre antiche e sanissime giornate dedicate ai defunti e ai santi. Festività ben più antiche del Cristianesimo, che non hanno nulla da invidiare alla “notte delle streghe” made in Usa, essendo dotate di profonde radici che affondano nel substrato mitico, religioso e anche, sì, magico, delle nostre tradizioni. Anche da noi infatti, in quelle notti, i defunti ritornano tra i mortali, e si ricordano tutti i santi del calendario e con dolci e cibi antichi che insegnano a chi è vivo a credere in un Altrove e in un Mistero che da sempre accompagna e trascende l’uomo. Anche in molte parti d’Italia, sino a non tantissimo tempo fa, alla fine d’ottobre, quando le ombre notturne sono più lunghe, si credeva che le barriere tra il mondo dell’Uomo e l’Aldilà diventassero più esili e facilmente superabili dalle creature sovrannaturali. “Dolcetto o scherzetto” lo abbiamo anche noi, in molte culture popolari e contadine, arcaiche, con cibi che richiamano il mondo dei morti nella forma e nel significato. Non abbiamo bisogno d’importare zucche britanniche, abbiamo anche noi lo stesso simbolismo.

E allora? Allora è che questa nostra società desacralizzata, priva dell’immaginario fantastico, magico, e ormai anche di quello meramente religioso grazie alle ultime virate vaticane, ha gettato via ogni ricordo delle proprie tradizioni per accogliere quelle altrui. Il popolo italiano – negletto da preti accondiscendenti e troppo spesso ignoranti oltre che increduli – si è voluto disfare delle proprie antichità cultuali accettando l’assenza del Mistero e del Sacro nella nostra pseudocultura “postmoderna”. E quello che gli italiani non trovano più nella tradizione, che è fatta anche di aspetti “terrifici”, ecco che tra le nuove generazioni alcuni imbecilli affetti da ignoranza crassa, senza sapere di essere soltanto gli “utili idioti” del gigantesco meccanismo economico della New Age, si comprano il Libro Infernale, si danno un nome cretino come Lady Lucifera o Lord Obscurity e cominciano a invocare Satana alle tre del mattino, svegliando il cane dei vicini.

Allora si vada al Camposanto di Pisa a vedere il Trionfo della Morte o la Danza macabra a Pinzolo o ancora a Palermo. Chi vuole deliziarsi con le ossa, ha a sua disposizione la Cripta dei cappuccini della chiesa di Roma a via Veneto, oppure quella dedicata alla Confraternita dell’Orazione e Morte sita in via Giulia, sempre nella Capitale e si potrà comprendere quale inestimabile patrimonio stiamo perdendo… perché sono soltanto zucche vuote!

martedì 7 novembre 2023

IL 1° CONVEGNO UAP/AEROSPAZIO SI TERRA' IL 12/11/2023 IN SALA CONGRESS AL SIMON HOTEL.

Vista la necessità a livello mondiale di definire il fenomeno UFO Unidentified Flying Object con un termine più consono alla ricerca scientifica ovvero UAP unidentified anomalous/aerial phenomenon la dottoressa Bittarello nota ricercatrice aeronautica e del fenomeno UAP unidentified anomalous/aerial phenomenon  e editrice della casa editrice internazionale LUX-CO EDIZIONI decide di cambiare sostanza e nome ai classici Convegni di ufologia che organizza dal 2014 sostituendoli con i CONVEGNI  UAP/AEROSPAZIO WORLD e iniziando una nuova era dove la ricerca sugli unidentified anomalous/aerial phenomenon si unisce alla ricerca sull' Aerospazio, modifica anche  il nome del suo Centro Studi in CENTRO STUDI UAP WORLD. La nuova generazione di Convegni inizia il 12 novembre 2023 al Simon Hotel dove i Relatori si alternano con le loro ricerche in una piacevole e tecnologica cornice nella Sala Congress del Simon Hotel di Pomezia. Orario 10-19. VI ASPETTIAMO. Sito web www.convegnouapworld.com




lunedì 30 ottobre 2023

Sette sataniche, sincretismo e stragi: ecco i santoni neri di Hollywood

Tratto da "Il Giornale" del 7 Settembre 2021

C'è un (lungo) filo esoterico che collega la fondazione di Hollywood e la sede del cinema internazionale

di Andrea Indini e Matteo Carnieletto


California, 1886. Il sole si infrange sulla terra, rendendola incandescente, mentre un uomo di origini cinesi spinge un carro pieno di legna. Suda e impreca per il gran caldo. All'improvviso incontra un imprenditore, Hobart Johnstone Whitley, il quale gli chiede cosa sta facendo: "I hooly-wood", risponde il carrettiere, intendendo "I'm hauling wood" (sto trasportando del legname). L'imprenditore ha un'epifania, un'irruzione del sacro nella quotidianità, che saranno una costante in questa fetta di mondo. Capisce male, o forse lo fa apposta, e decide di chiamare questo luogo tra le colline della California "Hollywood", il bosco di agrifoglio. È l'inizio di una storia nuova, in cui la luce del sole si mescola alle tenebre del satanismo e dell'occultismo.

A partire dagli anni Quaranta del XIX secolo, migliaia di persone si riversano verso la West Coast. Cercano l'oro. Inseguono un sogno. Vengono dalle parti più disparate del mondo e credono in fedi diverse. Ci sono protestanti e cattolici. Bianchi, indiani e neri. Litigano, a volte si ammazzano anche, ma alla fine si amalgano. Anche spiritualmente. Scrive Jesùs Palacios, autore di Satana a Hollywood (Edizioni NPE), che la California diventa "il luogo ideale per mescolanze e sincretismi, il luogo ideale perché a poco a poco la vecchia fede di indebolisse e si evolvesse in nuove credenze e superstizioni... Affinché proliferassero altresì imbroglioni, santoni, predicatori e falsi profeti".

Sembra quasi che tutti si siano dati appuntamento lì. Negli anni Venti del XX secolo arriva Jiddu Krishamurti. Sopracciglia folte, occhi profondi e lineamenti da statua. Riesce ad ammaliare tutti, ma soprattutto le donne. Ottiene una rendita di cinquecento sterline l'anno. Un'enormità per l'epoca. Viene invitato a tutte le feste e incontra i personaggi più importanti dell'epoca, tra cui l'astrofisico Edwin Hubble e Greta Garbo, che rimane folgorata da lui. Più passa il tempo e più Krishamurti ottiene consensi: "Sempre radicato a Ojai e nelle vicinanze di Hollywood, avrebbe trovato di nuovo il sostegno della comunità cinematografica grazie a Mary Zimbalist, vedova del profuttore Sam Zimbalist, deceduto nel 1958 durante le riprese di Ben-Hur. Sarebbe diventata lei, a partire dal 1964, la sua principale fonte di finanziamento; gli costruì una casa nuova a Ojai, lo invitava spesso nella sua villa di Malibù e contribuiva di tanto in tanto alla sua stabilità economica, tenendo conto che il maestro fu imbranato fino alla fine dei suoi giorni in ambito finanziario". Il 17 febbraio del 1986 Krishamurti muore a Pine Cottage. Non vuole alcuna celebrazione. Sparisce per sempre. Nel vuoto.

Con il passare del tempo, però, accanto all'esoterismo comincia a muoversi il culto per il demonio. Howard Stanton Lavey ne è il fondatore. Nato, l'11 aprile del 1930 a Chicago, a soli 36 anni rivela che è giunta l'Era di Satana e, in poco tempo, si circonda di un numero sempre più cospicuo di fedeli e conquista le bionde più belle di Hollywood. Dopo la seconda guerra mondiale frequenta per un breve tempo Marylin Monroe, consumata per lo più "sotto l'ombra di uno degli edifici più magici e spettacolari dell'architetto e occultista Frank Lloyd Wright a San Francisco, ispirato dall'achitettura maya e azteca del Messico dell'era precolombiana". Ma è con Jayne Mansfield che LaVey crea il legame più profondo: inizialmente l'attrice non lo considera più di tanto ma, non appena lo vede in abiti sacerdotali neri, impazzisce per lui e se ne innamora. Si dice addirittura che LaVey le abbia chiesto la mano e che l'avesse introdotta in alcuni circoli sacerdotali occulti. Accanto al satanista girano avvocati, artisti, anche agenti dei servizi segreti. Sono tutti alla sua corte e partecipano a riti terribili, fatti con candele nere e teschi umani. Nel 1968 apre la prima chiesa dedicata al culto luciferino e, qualche anno più tardi, scrive La Bibbia satanica: "L'opera - scrive Palacios - parla di invertire la morale tradizionale e fornisce una guida teorica e pratica (il libro contiene preghiere, incantesimi e cerimonie magiche) per l'uomo nuovo che dominerà il mondo del futuro, incentrata su un egoismo attivo un tantino darwinista, sul sesso libero, l'amoralità e una sorta di realismo religioso tipicamente ateo e umanista". Strane morti accompagnano la vita di Lavey e che tinteggiano, in una lunga scia di sangue, le colline della California.

Ma come si è potuti arrivare a tutto questo? Secondo Michel Houellebecq, che ne Le particelle elementari, che quest'estate La Nave di Teseo ha riportato in liberia, si è dedicato a questo tema. La strada è lunga ed è indissolubilmente legata ai cambiamenti che, dopo il secondo dopo guerra, attraversarono il Vecchio continente: "Questo libro è innanzitutto la storia di un uomo - si legge nell'incipit - di un uomo che passò la maggior parte della propria vita in Europa occidentale nella seconda metà del Ventesimo Secolo. Perlopiù solo, egli intrattenne tuttavia rapporti saltuari con altri uomini. Visse in un'epoca infelice e travagliata". Nel volume, lo scrittore francese analizza il legame sotteso tra la liberazione sessuale, di cui il Sessantotto si fa portatore sconvolgendo definitivamente i consumi dell'Occidente, e gli omicidi compiuti dai satanisti. Il libro, pubblicato per la prima volta nel 1998, è il racconto (crudo e disilluso) di due vite agli antipodi: Michel Djerzinski, biologo molecolare che spende tutta la sua vita per dare alla vita stessa un significato che sembra non esserci, e il fratellastro Bruno che, invece, cerca quel medesimo significato in un'onnivora attività sessuale devastata e devastante. Sono entrambi i prodotti di una rivoluzione culturale che ha lasciato nudo l'uomo, spogliato di una tradizione millenaria e in balìa di un voyeristico egoismo.

Houellebecq accompagna il lettore per mano in un tour virtuale dentro e fuori le comunità hippy, i raduni new age, i campeggi per nudisti e i club per scambisti, che nella seconda metà del secolo scorso sono sorti in Francia. Quello che emerge è un vuoto cosmico che lascia le anime solo dinnanzi alla propria vacuità. Ma, se nel Sessantotto questa spinta emotiva, che ha portato alla disgregazione della famiglia e dei legami famigliari, viene ammantata da un'aurea di novità, sul finire degli anni Ottanta scema in una compulsiva reiterazione di canoni fallimentari che, però, sono ormai tanto permeati all'interno della nostra società da essere dati per scontati e, quindi, passivamente accettati. Finita l'euforia, che ha drogato gli anni Settanta (poi sfociati nella violenza ideologica del terrorismo), quello che rimane degli ex sessantottini è una triste "congrega" di ex ribelli (non più giovani) in cerca di emozioni ormai sciupate. E così il sesso si fa sempre più estremo e le droghe sempre più pesanti.

È proprio tra gli "scarti" del Sessantotto (pochi soggetti a dire la verità) che Houellebecq intravede l'insinuarsi del germe del satanismo. Ne Le particelle elementari viene dato spazio, anche se per poche pagine, a un personaggio che sin dall'inizio appare oscuro e turpe: David Di Meola, figlio della cultura hippy che, dopo aver fallito come musicista rock, si butta prima sul sesso estremo e poi sul mercato degli snuff movie ammantandolo dei tetri simboli satanici. Il passaggio da violenza sessuale a omicidio è brevissimo. Ma sufficiente a macchiare di sangue un'intera generazione. Nel saggio Il disagio della civiltà (Feltrinelli), Sigmund Freud indaga, tra le altre cose, sul rapporto tra sessualità e morte, due concetti che la nostra mente fatica a tenere insieme. Eppure certi disvalori si sono fatti portatori di una sessualità forzata che in alcune sacche della società è accettata e condivisa (si pensi al masochismo e al sadismo), mentre in situazioni al limite sfocia negli stupri e negli omicidi rituali. Per Houellebecq questa deriva è la diretta conseguenza del materialismo più puro.

Un altro figlio di questa degenerazione è sicuramente Charles Manson (venticinque anni più tardi scimmiottato dal cantante pseudo-satanista Marilyn Manson) la cui ombra sembra calare anche su alcuni capitoli de Le particelle elementari. Rileggendo la storia di Hollywood non deve affatto stupire se nel 1967, dopo aver girovagato per mezza America (dall'Oregon all'Ariziona, dallo stato di Washington al New Mexico), decide di insediare la sua Family (così venivano chiamati i suoi adepti) nella periferia di Los Angeles. Tra loro c'erano anche molte ragazze (tutte giovani, tutte molto belle). Nel romanzo Le ragazze (Einaudi) Emma Cline le descrive così: "Parevano appena ripescate da un lago [...] Stavano giocando con una soglia pericolosa, bellezza e bruttezza allo stesso tempo, e attraversavano il parco lasciandosi alle spalle una scia di improvvisa allerta. Le madri si guardavano intorno cercando i figli piccoli, spinte da una sensazione a cui non avrebbero saputo dare un nome. Le altre giovani prendevano per mano i fidanzati". Ancora una volta: eros e violenza, vita e morte. Che rimangono impregnate nella terra. "C'è gente che dice che questo posto è impregnato di una forza malefica", racconta una segretaria a John Waters mentre è in visita al ranch di Manson. Il male lì sembra non essersene mai andato. Alberga in quella terra e non se ne vuole più andare via. Del resto Charles lo accoglie, anzi lo invoca, per lungo tempo. Raduna attorno a sé un gruppo di hippy ai quali propone una nuova vita spirituale. Scrive Palacios che la "famiglia Manson" frequenta "riunioni notturne degli Angeli dell'Inferno, sette e comunità religiose piuttosto singolari come la crowleyana Loggia Solare dell'Ordine del Tempio d'Oriente (Oto) o l'orientalista Fonte del mondo, ispirata dagli insegnamenti pacidisti di Krishna Venta, che annoverava tra i suoi membri Shorty Shea, impiegato nel ranch, e una delle vittime della Famiglia, il cuio corpo, teoricamente smembrato e cosparso nel desrto, non fu mai ritrovato".

Charles li fomenta. Promette loro il sangue e, infine, glielo concede. Accade tutto in una notte, quella tra l'8 e il 9 agosto del 1969: quattro suoi "figli spirituali" entrano nella casa di Sharon Tate e regista Roman Polanski. L'ordine è uno solo: "Uccidere tutti i presenti, nella maniera più macabra possibile". Così sarà. Alcuni degli ospiti verranno uccisi a colpi di coltello, altri furono freddati con armi da fuoco. La Tate chiede pietà per il figlio che ha in grembo, ma non c'è nulla da fare. È l'helter skelter - questo il nome del massacro, preso in prestito da una canzone dei Beatles - e non possono esserci sopravvissuti. Il sangue deve essere ovunque, perfino sui muri della casa.

Immaginare un altro finale è difficile, ma non impossibile. Ci ha provato il re dello splatter Quentin Tarantino. C'era una volta a... Hollywood riscrive quella mattanza dandogli un altro finale. E prova a liberare Hollywood dai suoi mali. Ma è solo fiction. E Hollywood rimane quella che è.

giovedì 19 ottobre 2023

XIII TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA

E’ stato indetto il XIII TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA per il miglior racconto di ambientazione fantasy, in memoria di Fabrizio Frattari, a cura dell’Associazione Culturale “LA CENTVRIA” e del sito “LA ZONA MORTA” con la collaborazione dell’Associazione “A Campanassa” di Savona e della manifestazione “Savona International Model Show 2024”.

In giuria: Davide Longoni (autore di “Mercuzio e l’erede al trono – Livello 0”), Donato Altomare (plurivincitore del Premio Italia, del Premio Urania e del Premio Vegetti, presidente del World SF Italia, scrittore di innumerevoli romanzi, tra cui il recente “Wormhole” scritto con Umberto Guidoni), Filippo Radogna (giornalista, saggista e scrittore, due volte vincitore del Premio Italia e del Premio Vegetti con l’antologia di racconti “L’enigma di Pitagora e altre storie”), Fabio Calabrese (scrittore e saggista, appassionato di tutto il genere fantastico) e Valentino Sergi (direttore di Officina Meningi e autore pluripremiato di GDR e Librogame), da esperti appassionati del settore dell’Associazione “La Centuria”, dai soci dell’Associazione “A Campanassa” e da autori di giochi.

Premi: 1° classificato 150 euro, 2° classificato 100 euro, 3° classificato 50 euro in buono-libri, 4° e 5° classificato medaglia e attestato di merito. I primi 5 racconti classificato inoltre verranno pubblicati: in un’antologia pubblicata dalle Edizioni Scudo, sui siti internet de “La Centuria”, “La Zona Morta” e sul sito di GdR “Dark Chronicles”, nonché sulla brochure cartacea ufficiale dedicata alla “Savona International Model Show” prossima ventura. Ai cinque finalisti infine verrà dato in omaggio un libro offerto dalle Edizioni Il Foglio Letterario.

Inviare i racconti in formato .rft o .txt a tutti e tre gli indirizzi di seguito riportati: associazione@lacenturia.it, longdav@libero.it e letteratura@dark-chronicles.eu entro il 20 dicembre 2023.

La quota di partecipazione è pari a euro 8,00 da versarsi tramite ricarica/accredito su Carta PostePay n. 4023 6010 1023 7691 intestata a Davide Longoni.

Per visualizzare il bando completo:

http://www.lazonamorta.it/lazonamorta2/?p=70091.




mercoledì 18 ottobre 2023

Candido Godoi, la città dei “gemelli ariani” di Mengele

tratto da https://it.insideover.com/storia/candido-godoi-la-citta-dei-gemelli-ariani-di-mengele.html

del 20 NOVEMBRE 2021

di Pietro Emanueli


L’assalto del Terzo Reich all’America Latina rappresenta uno dei capitoli più intriganti della Seconda guerra mondiale, eppure, per uno strano scherzo del destino, risulta essere anche uno dei meno conosciuti al grande pubblico. Scrivere e parlarne, però, è più che importante – è essenziale –, perché è soltanto avendo cognizione di ciò che accadde tra gli anni Trenta e la seconda guerra mondiale che si può comprendere, ad esempio, la storia della grande fuga dei nazisti nelle terre di Simon Bolivar nel dopo-caduta di Berlino.

L’emigrazione delle aquile naziste in America Latina, secondo alcuni pilotata dalla cabalistica Organizzazione Odessa allo scopo di consentire, un giorno, la nascita di un nuovo Reich, avrebbe condotto un piccolo esercito tra gli altopiani messicani e le pianure argentine. Un esercito composto dalle nove alle dodicimila persone, tra le quali alcuni dei più eminenti gerarchi del Terzo Reich, come Adolf Eichmann e Josef Mengele. E quest’ultimo, per quanto braccato dai cacciatori di teste del Mossad, avrebbe continuato a svolgere esperimenti fino all’ultimo dei suoi giorni.

Lo strano caso dei gemelli di Cândido Godói

Josef Mengele, il famigerato “angelo della morte”, sarebbe arrivato in Brasile nel 1963 e qui sarebbe morto alcuni anni più tardi, probabilmente nel 1979. Prima del 1963, secondo le ricostruzioni storiche, il medico degli orrori avrebbe vissuto tra Argentina e Paraguay, non disdegnando spostamenti in altri lidi per incontrare gli ex colleghi. Sarebbe stata la cattura dell’ex collega e amico Eichmann a convincerlo della necessità di trasferirsi nelle terre brasiliane, ritenute più sicure e meno permeabili alla vendetta del Mossad.

Cândido Godói fu una delle località dove Mengele avrebbe trascorso la maggior parte dei suoi ultimi sedici anni di vita. E perché si fosse stanziato qui non è difficile da capire: localizzato al confine con l’Argentina, questo villaggio di meno di 10mila anime era abitato – e lo è ancora oggi – da una folta minoranza di polacchi e tedeschi. Una minoranza poco o nulla integrata nel tessuto sociale brasiliano, tanto da possedere un proprio dialetto – noto come Hunsrik –, indi perfetta a prestarsi come rifugio e laboratorio.

Cosa sia accaduto di preciso non è dato saperlo, ma quali siano stati i risultati di quelle sperimentazioni, sì, è abbastanza noto. Perché Cândido Godói, a partire dal 1963, è gradualmente divenuta la località con la più alta incidenza di gravidanze gemellari dell’intero pianeta. Quello che accade in questo villaggio, più precisamente nel quartiere tedesco di Linha São Pedro, è che una gravidanza su dieci è di tipo gemellare. La dimensione e l’unicità del fenomeno può essere esplicata meglio a mezzo dei numeri:

Nello stato federato di Rio Grande do Sul, al quale appartiene Cândido Godói, le gravidanze gemellari costituiscono l’1,8% del totale.

L’incidenza delle gravidanze gemellari in quel di Cândido Godói risulta essere due volte maggiore a quella registrata in altri territori del globo interessati da fenomeni simili, come la Nigeria sudoccidentale – dove il tasso dei parti gemellari è del 4,5-5%.

Quasi una gravidanza gemellare su due, il 47% per l’esattezza, termina con la nascita di una coppia monozigote – nel resto del mondo, invece, i “gemelli identici” rappresentano meno del 30% di tutte le gravidanze gemellari.

Vi sono stati anni in cui l’incidenza delle gravidanze gemellari ha raggiunto la soglia record del 20%.

Cos’è successo a Cândido Godói?

Di Mengele è noto che abbia vissuto e sia morto in Brasile, ivi conducendo degli esperimenti come, dove e quando possibile, ma la natura di tali ricerche continua ad essere avvolta dal mistero. Le indagini sulla popolazione di Cândido Godói sembrano indicare che Mengele possa aver studiato il cosiddetto “effetto del fondatore” – termine con il quale si fa riferimento ad un processo che comporta la progressiva riduzione della variabilità genetica in comunità piccole e omogenee – e che l’aumento repentino delle gravidanze gemellari, ancora oggi persistente, non sia che l’esito delle sue attività.

Lo storico argentino Jorge Camarasa, tra i più importanti investigatori del caso Cândido Godói e dell’epopea di Mengele in America Latina, era giunto alla conclusione che l’angelo della morte, dietro la scusante di curare gli abitanti del borgo, avesse trattato le donne del posto con dei medicinali sperimentali, magari provenienti dai laboratori nazisti, concepiti al duplice scopo di “arianizzare” il patrimonio genetico e di incrementare il tasso di natalità.

Una tesi ai limiti della fantascienza, quella proposta da Camarasa, che all’epoca della pubblicazione di “Mengele. L’angelo della morte in Sud America” (2008) gli era valsa le critiche di colleghi e genetisti – convinti, quest’ultimi, che il caso Cândido Godói fosse riconducibile ad una radicalizzazione inusuale ma naturale dell’effetto del fondatore –, ma che risulterà tutt’altro che illogica e fuori dal mondo per coloro che il nazismo lo hanno sviscerato.

Perché il nazismo non fu soltanto scienza applicata al genocidio e ricerca militare avanguardistica. Il nazismo fu anche, e soprattutto, esoterismo, misticismo e occultismo. Tre ragioni che spiegano l’ossessione del Führer per le reliquie e per gli oggetti leggendari dai poteri preternaturali – come il santo Graal –, che spiegano la centralità rivestita da società segrete come Thule e Vril nella formulazione della politica nazista e che, forse, potrebbero spiegare perché Mengele cercò di trasformare Cândido Godói nell’ultimo rifugio della razza ariana. 

venerdì 13 ottobre 2023

ECCEZIONALE: “ASIA MYSTERIOSA” (1929) DI ZAM BHOTIVA CON DEDICA AUTOGRAFA A OTTO RAHN!

tratto da https://www.cacciatoredilibri.com/eccezionale-asia-mysteriosa-1929-di-zam-bhotiva-con-dedica-autografa-a-otto-rahn/

NOTA: una vecchia notizia di una vendita all'asta del libro Asia mysteriosa che ci permette di avere qualche notizia su autore e opera. In collaborazione con l'autore Simone Berni

Asia mysteriosa: l’oracle de force astrale comme moyen de communication avec “Les petites lumières d’Orient”, di Zam Bhotiva; précédé d’une préface de F. Divoire et d’études par Maurice Magret et J. Marquès-Rivière (Paris, Dorbon-Ainé, 1929) [in Francese]

 L’ESEMPLARE IN ASTA – L’asta chiude alle h. 20:05 del 28 luglio 2021.


Ragguardevole esemplare di un’opera molto rara e ricercata del grande esoterista Zam Bhotiva, al secolo Cesare Accomani. Notizie biografiche pressoché nulle su di lui.  Non sono note, per esempio, le date di nascita e di morte. Si suppone che sia stato un musicista. Di lui ci rimarrebbero solamente una serie di missive, e le opere Asia mysteriosa (1929), Du Magnétisme Personnel (1909) e La Magie dans l’art du chant (1933).

La Confraternita dei Polari si collocava all’interno di una solida tradizione rosacrociana, i due massimi esponenti erano gli iniziati francesi di origine italiana Cesare Accomani e Mario Fille. L’esemplare che qui si segnala in vendita è di straordinario interesse perché porta una dedica autografa di Zam Bhotiva al suo amico Otto Rahn – l’homme du Nord – con il quale partì alla ricerca del tesoro cataro a Montsegur.

In Italia Asia mysteriosa è conservato solamente nella Biblioteca diocesana di Cuneo, nella Biblioteca e archivio dell’Accademia ligustica di belle arti di Genova e presso la Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste.


Dalla scheda del venditore:

Eccezionale vecchio libro esoterico rosacrociano con il leader di Montmartre dei Polaires: Zam Bhotiva. La sua dedica: “à vous qui connaissez l’homme du Nord (allusione a Otto Rahn) … franc maçon”.

Dedica molto rara di Zam Bhotiva e l’unica volta in vita sua che ha citato Otto Rahn ed è molto raro trovare dediche di Zam Bhotiva sul mercato attuale.

Condizioni discrete, anche se la copertina è in cattive condizioni, leggermente macchiata, parzialmente staccata e i bordi delle pagine sono un po’ consumati in quanto la carta è vecchia e il libro è molto vecchio. Lo straordinario privilegio di questo libro è la dedica di Zam Bhotiva, che cita il suo amico Otto Rahn con il quale partì alla ricerca del tesoro cataro a Montsegur. Nel corso della sua vita, Zam non ha fatto altro riferimento in una dedica a Otto Rahn.

Alcune pagine presentano passaggi segnati con una croce o parole o margini sottolineati a matita grigia per indicare all’iniziato rosacrociano di meditare su questi importanti passaggi e anche per aiutare a comprendere il segreto dell’oracolo di Polaire.