di Piero Cammerinesi (corrispondente di Coscienzeinrete Magazine
dagli USA)
“La guerra non è fatta per essere vinta, ma per
essere continua. Allorché la guerra diventa letteralmente ininterrotta, cessa
nel contempo di essere pericolosa”.
(George Orwell, 1984)
Quello che le ėlite
stanno cercando di trasmettere alle popolazioni mondiali attraverso la falsificazione
del linguaggio – la guerra umanitaria, la missione di pace, l’esportazione
della democrazia, lo scontro di civiltà etc. – è il concetto che “la guerra è qualcosa
di assolutamente normale”.
L’effetto del rifiuto
della guerra come metodo per risolvere i problemi tra i popoli - prodotto per
lungo tempo sugli uomini dalle carneficine dei due conflitti mondiali - dopo
quasi settant’anni si è affievolito e oggi si torna a propagandare la guerra,
anche se ‘travestita’ di pacifismo o di ristabilimento della giustizia sociale.
In realtà quanto sta
avvenendo oggi è una globalizzazione
della guerra, studiata a tavolino e promossa proprio da quegli stati che
sono – a parole - i più attivi difensori delle leggi internazionali e dei
diritti democratici.
Le motivazioni per le
minacce di guerra e per le aggressioni vere e proprie sono le più varie e vanno
dalla guerra contro il ‘terrorismo islamico’ (Afghanistan) a quella condotta
per proteggere il mondo da – inesistenti - ‘armi di distruzioni di massa’ (Iraq
ieri e Iran oggi), da quella per difendere i ‘diritti umani’ (Libia ieri e oggi
Siria) ai veri e propri ‘interventi umanitari’ (Somalia), fino alla sbandierata
protezione di piccoli Stati dall’influenza di Russia e Cina.
In prima fila per far assimilare ai popoli le scelte
dissennate dei governi e le esigenze fameliche delle lobby militari sono i media
occidentali, ormai impegnati strenuamente a difendere l’indifendibile, a razionalizzare
l’irrazionale e a giustificare l’ingiustificabile, proprio come il Ministero
della Verità di Orwelliana memoria[1].
L’idea della Global War o globalizzazione della
guerra ha in qualche modo caratterizzato tutta la dottrina militare USA all’indomani
della II Guerra mondiale e venne delineata negli anni ’40 dalla amministrazione
Truman, nel quadro generale di un progetto di dominazione globale a fronte
dell’insorgere del confronto con i sovietici.
In realtà già nei decenni
precedenti erano sorte organizzazioni più o meno segrete come la Round Table o la Society of the Elect, fondata in Inghilterra da Cecil Rhodes e Lord
Nathan Rothschild, e il Council on
Foreign Relations, creato negli USA all’indomani della I Guerra mondiale
dal Colonnello Edward M. House, con i finanziamenti di Morgan e Rockefeller.
Ricordiamo che Edward M.House
era l’eminenza grigia dietro Woodrow Wilson e la ‘sua’ Società delle Nazioni.
Tutte queste
organizzazioni miravano a una sola cosa: la nascita
di un potere globale incontrastato sotto la guida anglo-americana.
Per quanto riguarda gli
USA, dagli anni ’30 e ’40 del secolo scorso si è assistito ad un costante
declino dei poteri del Congresso, considerato dai Padri della Costituzione uno
strumento politico essenziale per la difesa della libertà e della democrazia.
Ma l’erosione dei suoi poteri sembra inarrestabile sia per mano repubblicana
che democratica.
“La costituzione degli Stati Uniti è stata messa
da parte con il pretesto della paura. Prima paura della grande depressione e
successivamente del terrorismo islamico. Gli Stati Uniti sono la
Costituzione. Se la Costituzione cessa di esistere come un documento legale che
viene rispettato realmente dalle élite politiche, gli Stati Uniti cessano di
esistere. Vuol dire che un’altra entità ha preso il loro posto[2]”.
Da allora non solo nulla è
cambiato, ma la situazione è andata via via peggiorando, tanto che - per
arrivare ai nostri giorni - nel settembre del 1990, George Bush padre fece, a
Camere riunite, uno storico discorso alla Nazione[3],
nel corso del quale di fatto proclamò un Nuovo Ordine Mondiale emergente dal
disfacimento dell’Unione sovietica e dall’abbattimento del muro di Berlino.
In questo discorso Bush
preannunciò con grande enfasi un mondo libero dal confronto, potenzialmente
disastroso, tra le due superpotenze dotate di bombe atomiche a favore di une “pacifica
cooperazione internazionale” nella quale “le
nazioni del mondo, est ed ovest, nord e sud, possano prosperare e vivere in
armonia”[4].
Belle parole e
fantastiche prospettive, come non essere d’accordo?
Il problema è che proprio
quel concetto di “pacifica cooperazione
internazionale” servì a giustificare la Guerra del Golfo, ufficialmente
intesa a difendere la sovranità del Kuwait e ad assicurare il rispetto della “legalità
internazionale”.
Ben lontani da una “nuova era più sicura alla ricerca della
pace” da quel momento siamo entrati in realtà in un’epoca di guerra
perenne, proprio come descritta in 1984 di Orwell, dominata da conflitti
continui, insicurezza, paura, controllo costante da parte delle autorità, censura
mascherata e manipolazione dell’opinione pubblica.
La strategia vera e
propria della ‘guerra senza fine’ nasce un paio di anni dopo, nel 1992, con il Defense Planning Guidance (Linee-guida
di Difesa nazionale).
Il New York Times,
venuto a conoscenza del piano, scrisse: “In
un nuovo vasto progetto politico che sta per essere varato, il Dipartimento
alla Difesa stabilisce che la missione politica e militare dell’America
nell’era post-guerra fredda sarà quella di far sì che non possano emergere
superpotenze rivali in Europa Occidentale, Asia o nei territori della ex-Unione
Sovietica. I documenti segreti mostrano lo scenario di un mondo dominato da un’unica
superpotenza la cui posizione predominante può venire garantita da un
comportamento studiato all’uopo e da una adeguata forza militare, in modo da
scoraggiare qualsiasi Nazione o gruppo di Nazioni a sfidare la supremazia americana”.
La personalità più
rappresentativa dietro questo piano fu Paul Wolfowitz, che sarà nominato più
tardi da Bush Segretario alla Difesa e che coprì anche la carica di Presidente
della Banca Mondiale.
Il documento ipotizza –
per garantire il mantenimento della supremazia statunitense – anche che gli USA
prendano in considerazione di estendere – avendo identificato in Cina e Russia
le maggiori minacce al loro predominio – “alle
nazioni dell’Europa centrale e orientale accordi di sicurezza analoghi a quelli
sottoscritti con Arabia Saudita, Kuwait e altri stati nel golfo Persico[5]”.
Nel 1993, allorché
Clinton prende il posto di George Bush senior si costituisce un think tank dei falchi repubblicani che
darà vita – pochi anni più tardi – al Project
for the New American Century (PNAC), Progetto per il nuovo secolo
americano.
Nello spirito di questo
progetto il dominio a stelle e strisce deve venir imposto a qualsiasi costo in
qualsiasi parte del mondo, il che richiede un crescente incremento delle spese
militari onde contrastare minacce come quelle costituite da Iraq, Nord Corea,
Iran. “Inoltre, questo processo di
trasformazione, anche se porterà a dei mutamenti radicali, sarà qualcosa di
lento a meno di eventi catastrofici che lo favoriscano – come una nuova Pearl
Harbor[6]”.
Guarda caso, pochi anni dopo,
le due Torri offriranno la ghiotta occasione di “una nuova Pearl Harbor”…
Nel 2000 il Pentagono
pubblica Joint Vision 2020 un
documento che teorizza il progetto denominato Full-spectrum Dominance (Dominio a tutto campo);
“Con Full-spectrum dominance si intende la
capacità delle forze USA, da sole o con alleati, di annientare qualsiasi
avversario e controllare qualsiasi situazione in ambito di operazioni
militari.”
Il Full-spectrum dominance deve estendersi a qualsiasi tipo di
conflitto, dalla guerra nucleare su teatri bellici globali fino a eventi di
dimensioni limitate. Si riferisce altresì a situazioni atipiche come peacekeeping e aiuti umanitari.
“La
creazione di una rete di informazione globale servirà a garantire le condizioni
di una maggiore capacità decisionale[7]”.
Il 13 novembre 2001 il
presidente George W. Bush firma l’Ordine Militare N.1[8]
nel quale conia la definizione “Guerra
globale al terrorismo”. E ciò senza informare il suo Consigliere alla
sicurezza, né il Segretario di Stato, né il Capo dello staff o il suo
responsabile della comunicazione, approvando così una legge che è divenuta
tristemente nota come "Military Order of November 13, 2001: Detention, Treatment, and
Trial of Certain Non-Citizens in the War Against Terrorism[9]"
Da quel momento le
operazioni militari ‘segrete’ del SOCOM (Special Operations Command) - finalizzate al mantenimento di una ‘guerra globale’ - si sono
moltiplicate senza limite in ogni parte del mondo.
Il personale del SOCOM è raddoppiato dal 2001
raggiungendo le 66.000 unità, mentre il suo budget
è passato da 4,2 miliardi a 10,5 miliardi di dollari. La crescita del JSOC (Joint Special Operations Command) che è
una ramificazione del SOCOM,
è stata ancora più rilevante, passando dalle 1.800 unità
speciali nel 1980 alle oltre 25.000 oggi.
Quanto alle operazioni ‘sotto copertura’ delle forze
speciali esse hanno coinvolto, a oggi, oltre 75 Paesi, dalla Repubblica
Dominicana al Perù, dalle Filippine allo Yemen, dalla Somalia all’Asia
Centrale, dal Libano all’Arabia Saudita, dall’Iran a numerosi Paesi arabi.
Queste forze speciali si sono macchiate sovente di
crimini contro l’umanità che sono stati regolarmente ‘coperti’ dalle gerarchie
militari e nascosti all’opinione pubblica.
Naturalmente, come è noto, la “Pearl Harbor” dell’11 settembre viene immediatamente utilizzata
per mettere in atto la dottrina della Global
War che viene per l’occasione ribattezzata War on Terror (Guerra al terrorismo).
Ricordiamo, infine, che nell’agenda
del Project for the New American Century
(PNAC) - che risale all’anno 2000 - si auspica a chiare lettere di “condurre guerre senza confini” [10].
Il PNAC ha come obiettivo
dichiarato quello di “combattere e
vincere decisamente conflitti multipli e simultanei nei maggiori teatri bellici
mondiali”.
Questo scellerato
programma è stato adottato in pieno dall’amministrazione Obama con un team di collaboratori e di esperti molto
più efficace di quello del suo predecessore.
A una manciata di minuti
dallo scadere del Patriot Act, Obama
(premio Nobel per la pace, ricordate?) ha rinnovato, per altri 4 anni, la
delirante legge promulgata da George Bush junior all’indomani dell’11 settembre[11].
Contrastata con decisione
da pochi parlamentari, tra cui il senatore repubblicano Rand Paul del Kentucky,
questa legge - che con l’alibi della Guerra al terrorismo - di fatto consente
ogni possibile abuso delle libertà dei cittadini, è un tassello straordinariamente
importante per capire come si stanno muovendo i poteri forti negli USA e per
intuire quali possibili scenari politico-militari si aprano nel XXI secolo.
E, visto che non tutta
l’opinione pubblica è manipolabile, i think
tank dell’intelligence USA hanno inoltre felicemente ideato una strategia
di maquillage delle parole.
Così è tutto meno
inquietante se chiamiamo la guerra ‘intervento umanitario’ e l’attacco lo
chiamiamo ‘difesa’, mentre le stragi di civili diventano ‘danni collaterali’…
Ora, se partiamo dal
presupposto che per comprendere a fondo quanto accade nel mondo abbiamo bisogno
di conquistarci una visione più ampia, come possiamo interpretare questa
situazione da un punto di vista spirituale?
Cosa sta accadendo nel
nostro mondo sempre più segnato da guerre e da massacri quotidiani con la
complicità dei media che amplificano
quotidianamente menzogne e odio contro l’altro
di turno?
Possiamo ipotizzare che la
Global War rappresenti in realtà
l’inizio del Bellum omnium contra omnes[12],
la guerra di tutti contro tutti?
Molti veggenti parlano di
un futuro prossimo della terra sempre più incerto con grandi rischi di
precipitare in conflitti distruttivi.
Edgar Cayce, lo Sleeping Prophet, ad esempio descrive –
ancora negli anni ’30 del secolo scorso - come il primo decennio del nuovo
secolo avrebbe ripercorso la situazione del primo dopoguerra fino al disastro
economico del ’29, con un progressivo incremento di conflitti. “Mercati e benessere in calo, economie al
collasso, disoccupazione in aumento, confusione politica e tumulti popolari (…)
con, negli anni successivi, un numero crescente di persone che si troveranno in
serie difficoltà anche rispetto a problemi basilari di sopravvivenza”.[13]
Cayce prevede anche la
possibilità di una III Guerra mondiale. Parla letteralmente di guerra originata
in “Libia, in Egitto, ad Ankara e in
Siria, attraverso conflitti sorti intorno agli stretti delle zone a Nord
dell’Australia, nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico[14]”
per leggere la 2° parte clicca qui
[1] George Orwell, 1984.
[4] ibidem
[5] Tyler, Patrick E. U.S. Strategy Plan Calls for Insuring No Rivals
Develop: A One Superpower World. The New York Times: March 8, 1992. http://work.colum.edu/~amiller/wolfowitz1992.htm
[6] http://www.newamericancentury.org/publicationsreports.htm
PNAC, Rebuilding America’s Defenses. Project for the New American Century:
September 2000, pag.51
[9] "Ordine militare del 13 Novembre 2001: detenzione, regole di
comportamento verso i detenuti e processo di non cittadini USA nella Guerra
contro il terrorismo."
[12] Bellum omnium contra omnes o "guerra di tutti contro
tutti" nell’accezione di Thomas Hobbes (1588-1679) descrive lo ‘stato di
natura’ in cui, non esistendo legge alcuna, ogni individuo verrebbe mosso solo
dal suo istinto, danneggiando gli altri ed eliminando chiunque gli sia di
ostacolo verso il soddisfacimento dei propri desideri.
[14] Edgar Cayce reading (3976-26) April 28, 1941
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