sabato 8 giugno 2019

Droni e Ufo

Vi riporto un breve estratto di un articolo di qualche anno fa pubblicato sul giornale online "L'Opinione" dal titolo "Nell'anno 2014 la guerra dei droni"  in cui si afferma che gli avvistamenti di Ufo sono da addebitarsi agli esperimenti militari su droni:

"Il drone, per i non addetti ai lavori, è un piccolo aeromobile, controllato a distanza da un pilota. Inventato negli Stati Uniti negli anni Trenta, venne perfezionato durante il periodo della Guerra fredda. Gli archivi storici americani hanno svelato che il fenomeno degli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, i famosi Ufo, che avevano ispirato film, libri e alimentato teorie di invasioni di alieni dallo spazio negli anni Cinquanta e Sessanta, altro non erano che voli sperimentali di droni militari americani."

L' articolo è di Paolo Dionisi ed è stato pubblicato il 18 luglio 2014.

Per chi volesse leggere l'articolo nella sua interezza vi lascio il link:

http://www.opinione.it/esteri/2014/07/18/dionisi_esteri-18-07/

Buona lettura.




sabato 1 giugno 2019

“Cangrande, Dante e il ruolo delle stelle” di Maurizio Brunelli

tratto da http://www.cacciatoredilibri.com/cangrande-dante-e-il-ruolo-delle-stelle-di-maurizio-brunelli/

Esce Cangrande, Dante e il ruolo delle stelle, di Maurizio Brunelli (Verona, Gingko Edizioni, 2019).

Sullo stesso argomento, l’autore era già noto per Cangrande 1. della Scala : il sogno di un principe cortese (Foggia, Bastogi Editrice Italiana, 2013).

Dalla scheda editoriale:

“Nessuna persona colta al tempo di Dante dubitava dell’influenza degli “astri” sull’uomo e sulla materia in genere e per questo l’Astrologia era una scienza che veniva insegnata nelle Università. Avrebbe allora potuto un vaticinio astrologico influenzare una famiglia come i Della Scala di Verona, già potente localmente ed emergente nella Lombardia d’allora, a tal punto da pianificare per il figlio più giovane e promettente un progetto ambizioso di espansione territoriale? Un’espansione che avrebbe potuto in seguito assumere le proporzioni di un Regno?

O forse la profezia forniva ad Alberto della Scala, il padre di Cangrande, la conferma delle stelle di un’idea che già egli cullava e che avrebbe potuto realizzarsi solo se dalle stelle ne avesse avuto la consacrazione? Se cioè quel piano avesse avuto un uomo capace di realizzarlo?

Si spiegherebbe così l’insolita determinazione di Cangrande (“in non curar d’argento né d’affanni”) nel realizzare il suo grande progetto.

E potrebbe Dante Alighieri aver conosciuto il vaticinio ed il progetto in occasione del suo “primo rifugio e primo ostello”, ossia della sua prima venuta a Verona? E qualche anno più tardi, una volta constatato che questo progetto non era stato frutto solo di brama di potere ma aveva una natura etica, potrebbe averlo spinto a scegliere di nuovo Verona per seguire da vicino i passi di colui che come Enrico VII pareva essere “l’uomo della Provvidenza”?

L’autore prova a dimostrare tutto ciò. Propone, soprattutto, l’esistenza di questo vaticinio e la reale possibilità che esistesse un oroscopo oggi perduto. Avanza infine la suggestiva ipotesi che Cangrande si sentisse per questo davvero un predestinato dalle stelle e che proprio questa consapevolezza gli avrebbe dato l’energia necessaria al raggiungimento del suo fine.”

mercoledì 29 maggio 2019

Enrique de Villena “el negromante”

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/enrique-de-villena-appunti-tra-storia-leggenda-e-letteratura/

Enrique de Villena appunti tra storia, leggenda e letteratura


Enrique de Villena (1384 –1434) si è presentato quasi per magia mentre ordinavo degli appunti volanti dopo un pantagruelico pranzo pasquale. A proposito di Gargantua e Pantagruele, a breve un post che avrà a che fare con il lavoro di da François Rabelais, ma non ti “spoilero” nulla per ora.

Torniamo a Enrique de Villena, potrebbe essere il personaggio di un romanzo e queste mie poche righe spesso lasceranno il sentiero della storia per avventurarsi in quello dell’immaginazione e della fantasia. D’altronde immaginazione e fantasia sono alla base di ogni operazione magica.

Una vita tra corte e solitudine quella di Enrique ultimo rampollo della nobile casata degli Aragona, Gran Maestro dell’Ordine militare di Calatrava. Enrique de Villena rinunciò più o meno volontariamente al suo matrimonio – della moglie pare si fosse invaghito il re di Spagna che lo propose per la Gran Maestranza che prevedeva il celibato – e di diede ad un celibato non privo d’amori clandestini e no.

Enrique de Villena è una sorta di Faust ante litteramnella visione di molti, di qui il suo soprannome “il negromante” o “l’astrologo”, per altri è un ciarlatano, per altri ancora un cultore della scienza intesa in senso moderno, traduttore di diverse opere tra cui la Divina Commedia, un letterato poeta che ha ispirato con la sua persona altri letterati e poeti. Probabilmente Enrico era tutto questo, in anticipo di circa cent’anni sul Siglo de Oro. Di Enrique de Villena è citato ad esempio nel El Laberinto de Fortuna o Las Trescientasdi Juan de Mena (1411 – 1456, esponente del dantismo):



Aquel claro padre, aquel dulce fuente,

Aquel que en el Castalo monte resuena,

Es Don Enrique Señor de Villena,

Honra de España, y del siglo presente.

O incluyo, Sabio, Autor muy sciente,

Otra, y aun otra vegada yo lloro,

Porque Castilla perdió tal tesoro,

No conocido delante la gente.

Perdió los tus libros, sin ser conocidos,

Y como en exequias te fueron ya luego,

Unos metidos al ávido fuego,

Y otros sin orden no bien repartidos.


Già il fuoco, fuoco a cui furono condannate le opere di Enrico: il fuoco casuale degli incendi e il fuoco causale della volontà di condannare opere e pensieri.


Dove imparò queste arti? Su tutte ti riporto due ipotesi.


<<Nacido en 1384, nuestro Enrique pasó los primeros veintiocho años de su vida en la corona de Aragón y es allí donde entró en contacto con textos y representantes del esoterismo occidental. Allí fue partícipe del incipiente humanismo catalán de los reinados de Juan I el cazador(1387-1396) y su primo Martín el humano(1396-1410), reyes que protegieron y financiaron las actividades de astrólogos, alquimistas y cabalistas, llegando a contener la biblioteca de Martín I más de tres mil volúmenes (Ryan, 2011: 105-171; Scott Lucas, 2003: XVI). Sólo por mencionar los más representativos, Villena llegó a tener en su biblioteca el Liber Raziel, el Kiranides, el Picatrix, la Agricultura Caldea, obras alquímicas como la Tabla Esmeraldao el Libro de Quintaescenciade Juan de Rupescissa, diversas obras de época alfonsina como el Lapidario, el Libro de los agüeros, el Libro de las formas e ymagenesy diversas obras atribuidas a Hermes Trismegisto como Los secretos de Hermes. Sin embargo, la intromisión de la dinastía castellana de los Trastámara en Aragón en 1412, conocido como Compromiso de Caspe, fue un hecho imprevisto que hizo menos relevante y deseable su presencia en el reino, debiendo moverse a Castilla e interrumpir súbitamente sus tareas intelectuales: “había de estar poco en Valencia y donde entendía tomar mi camino para Castilla y tenía liados mis libros que para ellos tuviera menester” (Carr, Cátedra, 1983: 293)>>.[1]


La seconda ipotesi è più suggestiva, ed è quella che lo ha reso celebre:

Si vuole che Enrique de Villena abbia imparato le arti oscure come la negromanzia nella Cueva de Salamanca– la grotta di Salamanca – con altri sei “studenti” ed avendo come maestro il Diavolo in persona. I sette apprendisti negromanti, erano membri di una setta o società segreta di cui si è persa memoria, in altre versioni di questa leggenda gli insegnamenti erano impartiti da Asmodeo. Non ti dico di più su questa grotta perché nelle prossime settimane sarà oggetto di uno o più post.


Ci sarebbe ancora molto da dire sia su Enrique de Villena sia sulla Spagna, le arti magiche, astrologiche e l’esoterismo occidentale, per oggi può bastare.


Alcune delle opere di Enrique de Villena:

Tratado de astrología
Los doce trabajos de Hércules
Arte de trovar
Ángel Raziel (distrutto)
Libro del aojamiento ó fascinología


Gioia – Salute – Prosperità


[1]CARR, D.; CÁTEDRA, P. (1983) “Datos para la biografía de Enrique de Villena”, La Crónica, 11.2, pp. 293-299. In Mariano Villalba, CÁBALA Y AOJAMIENTO EN EL TRATADO DE LA FASCINACIÓN DE ENRIQUE DE VILLENA, pp. 9-10.

sabato 25 maggio 2019

Dall'eresia al sangue, la storia del lupo come totem culturale

tratto da Il Giornale del 19/11/2018

di Matteo Sacchi

Cosa indossavano i vessilliferi delle legioni romane? Pelli di lupo. In cosa credevano di trasformarsi i guerrieri Berserkir e Úlfheðinn della tradizione norrena durante il voden («furore»)? Lupi o orsi.

Quale animale spadroneggia nelle favole o nelle leggende di santi medievali, come in quella di San Francesco? Il lupo.

In ogni epoca di crisi, rivoluzione francese compresa, la paura prende sempre la stessa forma, quella di lupi immaginari o reali. Il lupo è un animale totem in moltissime culture. Ecco allora che il medievista Riccardo Rao ha scritto un saggio che ricostruisce il lungo percorso del rapporto di amore e odio tra gli uomini e questo canide: Il tempo dei lupi. Storia e luoghi di un animale favoloso (Utet, pagg. 254, euro 18) stando attendo a quanto la percezione del lupo cambi nel tempo. Nel tardo impero romano e nel basso Medioevo il lupo è già un animale mitico, psicopompo, associato alla notte e alle anime dei morti. Anzi, con l'abbandono dei terreni agricoli e il moltiplicarsi delle foreste si crea un ampio spazio in cui il predatore vive indisturbato. Sì è una minaccia per le greggi, ma molto poco per gli umani. Nella mitologia nordica ad esempio prevale il suo essere divino e potente. Per rendersene conto basta guardare i nomi che vanno per la maggiore in alcune popolazioni barbare e derivate da wulf: Wulfila, Ataulfo, Vultulfo, Achiulfo. E anche in Italia vanno di moda Lupo e Lupaldo almeno sino al X secolo. Nasce però anche un lupo mitico che si appoggia alle metafore evangeliche, a partire da Matteo 7,15: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci». Se il lupo reale produce una paura relativa, nell'ambito culturale è sempre più l'incarnazione dell'eretico. Nel XIV secolo, nel piccolo villaggio di Montaillou, sui Pirenei, studiato da Emmanuel Le Roy Ladurie, la gente credeva che i battezzati non potessero essere sbranati dai lupi. E a Firenze tra il XV e XVI secolo ai catecumeni veniva regalato un dente di lupo. E così si capisce come il lupo di Gubbio di San Francesco forse nasconda qualcosa di diverso rispetto a un animale reale. Del resto ammansiscono lupi eretici già Sant'Eustorgio e San Giulio...

Nel frattempo i terreni coltivati avevano ricominciato ad espandersi e i contatti tra uomini e lupi avevano assunto aspetti più cruenti. Dopo l'anno Mille aumentano i racconti di attacchi. Veri o presunti, sono il segno che lo spazio di bosco che separa le due specie si restringe. E nello scontro non può esserci che un vincitore: l'uomo. Ma fu una lotta lunga in cui gli umani potevano essere presi dal timor panico. Capitò spessissimo nel Settecento. In Francia divampò la paura della bestia del Gévaudan, misterioso e gigantesco lupo, a cui vennero attribuite un totale di 136 vittime tra il 1764 e il 1767, o la Bestia feroce di Milano che terrorizzò i contadini attorno alla città nel 1792. Poi pian piano i lupi sono scomparsi e le paure ancestrali sono rimaste soltanto nelle favole e nei miti. Però ora che il lupo torna ad essere un animale relativamente diffuso, in un ambiente estremamente antropizzato, torna il problema di distinguere tra animale reale, miti ancestrali, buonismo animalista e paure eccessive. Tutti aspetti toccati dal libro di Rao, come - tra l'altro - Cappuccetto Rosso, la lupa di Dante e i bambini allevati dai lupi della tradizione tedesca e irlandese... Quindi vi affidiamo ai capitoli del libro e diciamo a Rao: «In bocca al lupo» (editorialmente parlando).


giovedì 23 maggio 2019

Nodi da Sciogliere e conoscenza di sé

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/nodi-da-sciogliere/

Nodi da sciogliere: Sacrificio, libertà e coscienza sulla strada della conoscenza
I Nodi da sciogliere sono presenti nella vita e nella vita interiore di ognuno; prima o poi è necessario scioglierli per avanzare sul cammino della conoscenza. Non importa se i Nodi da sciogliere siano di natura interiore, abbiano a che vedere con una situazione od un soggetto con il quale si è coinvolti per uno o più motivi o siano presenti in uno o più stati di coscienza o emozionali.

Se si ha la coscienza e la consapevolezza che l’ora è quella giusta e propizia bisogna operare la “slegatura” – lavorare sui Nodi da sciogliere -. Non importa quanto questa possa essere dolorosa (il parto non è esente da dolore) e non importa neanche quanto questo nodo possa appagare l’Io, l’Ego, il Sé o come preferisci chiamalo. La presa di coscienza della necessità di questo atto, atto che diventerà sacro, deve inevitabilmente portare ad un’azione, azione che deve essere fatta come dono di libertà – libertà innanzi tutto verso di noi, da noi, per noi -. Sciogliere un vincolo alla stregua di un “mago” o di un “fisiologo” nell’accezione antica, originaria, è un’azione necessaria per ristabilire un giusto rapporto armonico nella relazione Macro-Microcosmo. Sia ben chiaro non tutti i nodi sono da sciogliere, non tutti contemporaneamente, ma solo quelli che necessitano di questa azione.

L’atto di sciogliere il nodo è un atto sacrificale e di liberazione. È sacrificio non tanto per il senso figurato di questa parola che significa perdita, privazione alla quale ci si può abituare; lo è nel senso di rendere sacro, di fare un dono “agli dei”. Sciogliendo il nodo ci priviamo di qualcosa per donarla con disinteresse, direi con amore, possibilmente senza aspettativa alcuna. Nell’atto di sciogliere il nodo, compiamo un atto di liberazione, perché rendiamo libero/a la nostra essenza o ciò o quanto abbiamo legato; come dice l’etimo stesso della parola liber, rendere libero, affrancare da obbligo.

Non è facile sciogliere i nodi e potrebbe non esserci paga alcuna, – almeno apparentemente – ma coloro che sono sulla strada della conoscenza di sé stessi e del Mondo Universo non possono esimersi da questa operazione. I Nodi da sciogliere diventano una istanza, una necessità primaria per quanti sono sulla via del Magistero.  Come potrebbe mai un Maestro, tenere “morbosamente” attaccato a sé un allievo? Come potrebbe l’Amante tener legato a sé l’oggetto del proprio desiderio? (ed è indifferente che sia l’amore dei miti greci, quello stilnovista, cortese o tra due esseri umani) Chi è sulla strada, chi cammina a piedi nudi deve viaggiare senza bagaglio, forse un giorno nel suo peregrinare ritroverà quanto ha reso libero…



P.S. collegato a questo argomento puoi leggere: L’inizio del cammino della trasformazione spirituale.



Gioia – Salute – Prosperità




sabato 18 maggio 2019

UNITA’ 731 – Gli orrori nascosti di una guerra sconosciuta all’Occidente.

Sabato 8 Giugno 2019 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate a “Incontri con la Storia”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di ROSSANA CARNE che parlerà sul tema:

UNITA’ 731 – Gli orrori nascosti di una guerra sconosciuta all’Occidente.

Guardare la seconda guerra mondiale con gli occhi dell’estremo oriente; capire come si è sviluppata l’idea dell’Unità 731 e sondare le reali radici e le motivazioni che hanno portato ad uno dei più grandi ed al tempo stesso sconosciuti genocidi della storia.

Rossana Carne nasce nel 1987 ed è laureata in Lingue Orientali e Scienze Internazionali, ha svolto un lavoro di ricerca accademica sulla Unità 731, che è stato pubblicato col titolo “Unità 731” presso l’Università degli Studi di Torino. Con lo stesso titolo esce il libro nel 2011 per la IGS Edizioni.


Si tratta, come avrete capito, di un appuntamento di straordinario interesse a cui la nostra Associazione si pregia di invitarvi; un’occasione, perciò, da non lasciarsi assolutamente sfuggire!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.



sabato 11 maggio 2019

Fantasma laureato

In  collaborazione con Hesperya

tratto da: https://www.hesperya.net/2017/08/17/fantasma-laureato/

di Roberta Faliva

Lambiti dal quieto mare di Posillipo, a Napoli, si ergono i ruderi di una villa romana che fu di Veio Pollione e della quale rimangono ancora in piedi tre piani. La villa è chiamata Castello o Palazzo degli Spiriti, ma anche Villa di Virgilio: infatti il sommo poeta la predilesse e vi fu spesso ospite.

L’amore per questo luogo ha accompagnato Virgilio oltre la tomba: lo possono attestare i pescatori che nelle notti di luna nuova illuminano con le lampade lo specchio d’acqua antistante.

Mentre sono intenti nella pesca, la loro attenzione è richiamata da un suono melodioso proveniente dalla villa; poi una delle arcate si riempie di una luce velata, al centro della quale prende forma una figura dal capo cinto di alloro, che canta versi accompagnandosi con la cetra. Pescatori analfabeti hanno saputo riportare frammenti di questo canto recitati dal misterioso spirito: sono versi dell’Eneide.