sabato 14 luglio 2018

Un universo non basta più. I mille luoghi fantastici in cui viaggia la letteratura

Un "Atlante" dei mondi immaginari, da Omero a Salman Rushdie: 4mila anni di terre "altre"

tratto da "Il Giornale" del 26/01/2018

di Luigi Mascheroni

Ciò che accade nel presente, anche se appare incredibile, è più spesso figlio del futuro che del passato. Pensiamo alla cronaca di oggi, già di per sé fantascientifica. Ci parla di clonazioni di macachi e di imminenti esperimenti sull'uomo.

Beh, una cosa che nel futuro - il futuro più credibile, cioè quello letterario - è già successa. Addirittura superata. Nel romanzo Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro (libro del 2005 che rientra nel genere «narrativa speculativa» più che di fantascienza, in realtà) gli studenti dell'apparentemente pacifico collegio di Hailsham, nella campagna inglese, completamente isolato dal mondo esterno, sono dei cloni, creati in laboratorio per donare i loro organi alle persone normali. Alcuni, scoperta la verità, si ribellano, altri cercano di posticipare il destino che li attende, altri ancora si mettono alla disperata ricerca dei loro «doppi»...

Ecco, l'oscura versione dell'Inghilterra contemporanea - alternativa? distopica? fantastica? - immaginata dal premio Nobel Kazuo Ishiguro per raccontare la fragilità della vita è solo uno dei mille non-luoghi creati dalla fantasia degli scrittori (a volte più inclini al sogno e alla speranza, molto più spesso agli incubi e alla follia) per ambientare, all'incrocio tra geo-narrativa e crono-racconto, le proprie storie. A pensarci, sono infinite. Universi alternativi, (anti)utopie, città invisibili, iperspazi, mondi paralleli, Terre di Mezzo, civiltà galattiche, Medioevi fantastici. Dall'isola favolosa di Ea, dove vive la maga Circe di Omero, al sistema solare «connesso e condiviso» del videogame Destiny, passando per l'immaginaria contea di Yoknapatawpha di William Faulkner e il pianeta Krypton di Superman, fino alla misteriosa «Area X» della trilogia di Jeff VanderMeer, la geografia fantastica è stata mappata con precisione da numerosi saggi, dizionari e atlanti che hanno impegnato accademici serissimi e fan ossessivi. E ora la biblioteca si arricchisce di un nuovo (grosso) tomo illustrato: un Atlante dei luoghi letterari (Rizzoli, pagg. 320, euro 35) che, dai confini del mondo conosciuto dell'Epopea di Gilgamesh (siamo attorno al 1750 a.C.) al meraviglioso regno di Peristan del romanzo Due anni, otto mesi e ventotto notti (2015) di Salman Rushdie, ordina cronologicamente quasi quattro millenni di terre leggendarie, mitologiche e fantastiche. Realizzato da un team di oltre 40 studiosi, coordinato da Laura Miller (una giornalista, non una critica letteraria, che organizza il lavoro per schede dedicate alle singole opere), il volume scandaglia l'età antica (ad esempio la Scandinavia epica del Beowulf, l'Oriente magico delle Mille e una notte, il Galles mitologico del Mabinogion, i regni ultraterreni di Dante, la «fatata terra» di Edmund Spenser...), poi il Romanticismo (la Flatlandia di Edwin A. Abbott o il regno del Mago di Oz) e quindi il lunghissimo, inquieto e visionario Novecento (dal «mondo perduto» di Arthur Conan Doyle all'antica contea di Gormenghast della trilogia di Mervyn Peake, dall'Oceania di 1984 di George Orwell al delirante universo sconosciuto della Guida Galattica per gli autostoppisti, anno 1979, di Douglas Adam). E fino a qui, tutto sommato, ci siamo. Nel senso che sulla materia si è già letto parecchio.

Ciò che invece costituisce la parte più interessante del libro, con uno scarto rispetto agli studi già noti paragonabile al passaggio dai vecchi atlanti a Google Maps, è l'ultima sezione, dal titolo «L'era digitale», che si occupa dei mondi immaginati dalla narrativa post-Guerra fredda, dagli anni Ottanta in avanti per intenderci, quando il progresso tecnologico ci avvicina, a ritroso, al Big Bang e la giocosità post-moderna lascia spazio alle creazioni fantastiche (e parodiche) del cyber punk, con tutte le sue proliferazioni immaginabili. Certo, intercettare una tendenza è impossibile. Ma la sensazione è che sui nuovi regni della fantasia domini l'accumulazione, la contaminazione, il pastiche. Di generi, trame, linguaggi.

Sì, è così. I mondi «altri» concepiti dai grandi scrittori negli ultimi trent'anni sembrano risucchiarti in un universo liquido, avvolgendoti da mille sotto-storie proliferate da una trama infinita e magmatica. È come finire in un gigantesco acquario coloratissimo, dove si agitano mille creature e personaggi bizzarri. Ecco la saga della Torre nera (1982-2012) di Stephen King, un Medio-Mondo in cui si mischiano narrativa, cinema, musica, arte, e insieme western, fantasy, horror e fantascienza. Ecco la serie del Mondo Disco (1983-2015) di Terry Pratchett, trasportato attraverso lo spazio sul dorso di una tartaruga gigante e popolato da eroi maldestri, Morte, streghe e divinità egizie. Ecco il Ciclo della Cultura (1987-2012) di Iain M. Banks, una civiltà galattica - anarchica, socialista e utopica - popolata da razze (opss..., scusate, popolazioni) diverse, macchine senzienti e alieni, tra esplorazioni spaziali, intelligenze artificiali, biotecnologie. Ed ecco il multiuniverso fantasy al centro della trilogia Queste oscure materie (1995-2000) di Philip Pullman, tra mondi nuovi e meravigliosi, daimon e esseri fantastici. Ecco i «Sette regni» del Trono di Spade (1996) di George R.R. Martin, di cui tutti, tutto sanno ormai. Ecco i romanzi new weird della serie di Bas-Lag (200-2004) di China Miéville, tra urban fantasy, steampunk, horror e surrealismo: attorno alla città di New Crobuzon si agitano taumaturgia e meccanica quantistica.

I «nuovi mondi», tra antichi riti magici e computer di ultima generazione, ormai contengono tutto. Opere mondo e Space opera. Gli universi alternativi si stando espandendo in maniera ossessiva. Aiuto! Il prossimo Atlante dei luoghi letterari sarà come la Mappa dell'Impero sognata da Jorge Luis Borges. In scala 1:1.

mercoledì 11 luglio 2018

Contatti non identificati

Dal Caso Amicizia, il più imponente caso di contattismo di massa nella storia, agli eventi che dal 2013 si fanno sempre più numerosi in Valmalenco. Ma è tutto davvero ciò che sembra? Il direttore della rivista Nexus New TimesTom Bosco e il coordinatore del Gruppo The X-Plan Diego Antolini si confrontano su difficili temi che sfidano i principi secolari di scienza, umanità e fede.

RELATORI:

TOM BOSCO
Direttore responsabile della rivista NEXUS New Times
"Il Caso Amiciza: contatto di massa, sofisticato inganno o test psicologico? Un’analisi critica".
Un documentato e discusso caso di contattismo di massa, proseguito per decenni con la partecipazione di numerose persone di ogni ceto ed estrazione sociale in collaborazione con presunti extraterrestri, desta tuttora numerose domande.


DIEGO ANTOLINI
Coordinatore del Gruppo The X-Plan
"Gli eventi in Valmalenco: non tutto è ciò che appare".
C'è chi grida al miracolo, chi rimane razionale e chi invece è disposto a credere oltre i dogmi di fede e scienza. In tutto questo è possibile tracciare una linea obiettiva sui fenomeni in Valmalenco? Scopo essenziale dell'indagine diventa esplorare i possibili scenari sociologici di un'esointegrazione.

Pre-booking presso Libreria Il Faro – Via Trieste 78, Sondrio
oppure www.nexusedizioni.it


sabato 7 luglio 2018

LA SCUOLA ARCANA

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/la-scuola-arcana/

Alice Bailey: la Scuola Arcana e il Lucis Trust

La scuola Arcana è stata fondata nel 1923 Alice Bailey per permettere a chiunque volesse avvicinarsi a un percorso di evoluzione e consapevolezza dell’anima di poterlo fare. La Scuola, oggi, ha tre sedi New York (dove c’è la presidenza), Londra e Ginevra.

L’insegnamento della Scuola Arcana si basa sulla filosofia e sulla <<dottrina>> ricevuta dalla Bailey da un maestro detto il Tibetano. Era lo stesso maestro che dialogava con Eléna Petróvna von Hahn più conosciuta con il cognome del marito: Blavatsky. Il tibetano conosciuto anche come Dywal Khul o con le sole iniziali, avrebbe dettato ad Alice 24 testi di filosofia esoterica per mezzo della telepatia. Su questa filosofia si basano gli insegnamenti della scuola arcana.

Pare che dietro il Tibetato e i suoi insegnamenti ci sia la Gran Loggia Bianca. Questa Gran Loggia Biancain molti ambienti del mondo occultistico legato alla Teosofia sarebbe un insieme di anime evolute che guidano la crescita del genere umano e formerebbero una specie di governo del mondo. Ovviamente non vi sono prove documentarie dell’esistenza di questa Gran Loggia Bianca.

Si leggono nel sito della Lucis Trust (La Scuola Arcana)una delle organizzazioni volute dalla Bailey i principali doveri di un discepolo di questa scuola:

Discepoli sono coloro che, al di sopra di ogni altra cosa, sono impegnati a fare tre cose:

Servire l’umanità.
Cooperare con il Piano, così come lo vedono e nel miglior modo in cui riescono.
Sviluppare i poteri dell’anima, espandere la loro coscienza raggiungendo quella del sé più alto e andare incontro ai bisogni di questo sé più alto attraverso il servizio.
Discepolato è una parola in uso costante tra gli aspiranti alla via spirituale nel mondo, sia nell’Est che nell’Ovest. È lo stadio evolutivo in cui donne e uomini consapevolmente si impegnano a soddisfare con coscienza e con gioia le esigenze dell’anima che opera sotto la Legge dell’Amore e non conosce separazione. Per ottenere questo scelgono di intraprendere un corso continuo di meditazione e studio che produce un rapido sviluppo del potere e della vita dell’anima.

Ad eccezione della conferenza annuale, si tiene in ognuna delle tre città dove ha sede la scuola arcana, i corsi e gli insegnamenti sono dati per corrispondenza. Prassi che è stata ed è in uso in molte scuole esoteriche.

Almeno da quello che si legge nel sito, la scuola non chiede tasse di iscrizione o rette, ma è tutto lasciato alla buona volontà dei discepoli.

Può essere utile riportare cosa è la scuola arcana, così come presente sul sito per tramite delle parole del Tibetano, Djwhal Khul:

Era mio desiderio (e di molti membri della Gerarchia) avviare una scuola esoterica che lasciasse liberi i membri, cioè non li vincolasse con impegni o giuramenti, e che — pure assegnando meditazioni, studio e impartendo insegnamenti esoterici — li lasciasse operare gli opportuni aggiustamenti e interpretare la verità come meglio possono; una scuola che presentasse loro molti punti di vista, e allo stesso tempo comunicasse le più profonde verità esoteriche, che essi avrebbero riconosciute se responsivi ai misteri ma che, anche se lette o udite, non avrebbero arrecato loro alcun danno se privi della percezione necessaria per riconoscere la verità. Tale scuola fu avviata nel 1923 da A.A.B. con l’aiuto di Foster Bailey e di alcuni studenti dotati di visione e comprensione spirituali. Lei pose come condizione che io rimanessi estraneo alla Scuola Arcana e che non esercitassi controllo sui suoi metodi e corsi di studio. Perfino i miei libri non sono usati come libri di testo, e soltanto tre anni fa uno di essi, il Trattato di Magia Bianca, è stato adottato per un corso di studio, per insistente richiesta di molti studenti. Inoltre, alcuni degli insegnamenti sull’antahkarana (che appariranno nel quinto volume del Trattato dei Sette Raggi) sono da due anni utilizzati in una sezione del quarto grado, intitolata Tessitori nella Luce. Gli insegnamenti sull’illusione sono assegnati come argomenti di lettura in un’altra sezione.

[…]

La Scuola Arcana non è una delle mie attività o iniziative e non lo è mai stata. In considerazione della condizione delle (cosiddette) scuole esoteriche nel mondo, quando A.A.B. organizzò la Scuola Arcana, rifiutò deliberatamente che io vi prendessi parte in un modo o nell’altro, e fui pienamente d’accordo con la sua decisione. Il mio legame con la Scuola consiste nel fatto che tracciai per A.A.B. i gradi della Scuola e, una volta o due, nelle mie istruzioni usate per il grado di discepolo, mi appellai agli studenti perché collaborassero a qualcosa. Non dimenticate che queste istruzioni non erano destinate alla Scuola, ma erano la prima stesura dei miei libri che andarono al pubblico senza alcuna modifica. Inoltre, è soltanto negli ultimi cinque anni, che è stato organizzato un corso per corrispondenza dalla Scuola, basato sull’uno o l’altro dei miei libri. (Ibid., pp. 83-4)

La Scuola Arcana prepara i discepoli. Il suo programma è quindi selettivo. Il suo livello non può essere abbassato. Non è una scuola per aspiranti in probazione, di conseguenza rimarrà sempre relativamente ridotta.
È una scuola per adulti in cui viene sviluppata l’obbedienza occulta. Non si tratta di obbedienza a regole stabilite dall’uomo, né di obbedienza alla Scuola, ma implica l’obbedienza all’anima.
È una scuola nella quale il credere nella Gerarchia viene insegnato scientificamente, non come una dottrina, ma come un regno naturale esistente e sperimentabile; vengono sottolineate le regole dell’Ashram e la vita duale del discepolo.
È una scuola nella quale allo studente si insegna che “le anime degli uomini sono una”.
5.Non vi è nessuna pretesa di posizione o di potere e nessuno pretende mai di essere un iniziato. Il Gruppo del Centro Generale e coloro che lavorano per la Scuola sono lì per inclinazione spirituale.

La Scuola Arcana non è settaria, è di pensiero apolitico e internazionale. La sua nota fondamentale è il servizio. I suoi membri possono lavorare in qualsiasi setta e in qualsiasi partito politico, purché ricordino che tutte le strade portano a Dio e che l’idea di “Umanità Una” governi tutti i loro pensieri.
Le dottrine fondamentali della Saggezza Eterna, riconosciute in tutto il mondo e nella forma esposta nei miei libri, costituiscono l’insegnamento di base della Scuola Arcana. È così non perché sono i miei libri, ma perché fanno parte della continuità della Saggezza Eterna e costituiscono la più recente emanazione della Saggezza Eterna proveniente dalla Gerarchia. Non si deve permettere che diventino la Bibbia di una setta, ….
A.A.B. non dev’essere trasformata in un’autorità occulta. Coloro che sono collegati con la Gran Fratellanza Bianca non favoriscono Bibbie o Autorità, ma solamente la libertà dell’anima umana. È l’insegnamento che conta, non la sua origine o la sua forma. ( Ibid., pp. 87-8).  (Estratti della scuola arcana)

mercoledì 4 luglio 2018

Svastica e rabdomanti: ecco le armi occulte utilizzate dal Terzo Reich

tratto da "Il Giornale" del 23/01/2018

Un saggio di Kurlander approfondisce il rapporto tra nazionalsocialismo ed esoterismo

di Luca Gallesi

È ancora talmente incomprensibile l'enorme successo di un caporale boemo diventato dal nulla il Führer indiscusso del popolo tedesco, che, soprattutto a livello di cultura popolare, l'intervento di forze soprannaturali sembra essere l'unica spiegazione possibile.
Quello del «nazi-occultismo» è, infatti, un tema molto apprezzato dalla cultura pop, come dimostrano gli innumerevoli fumetti, produzioni televisive, film e videogiochi dove i malvagi seguaci di Hitler provano a conquistare il mondo, resuscitando il Reich immortale grazie a scellerati patti infernali o ad antichi sortilegi.

Ad esempio, nei fumetti, e nel film del 2011 Captain America. Il primo Vendicatore, il celebre eroe Marvel combatte contro la Hydra, una società segreta legata al regime hitleriano, e al filone del «nazismo esoterico» si richiamano anche videogiochi molto popolari come Wolfenstein, per non parlare, poi, del cinema, dove esiste un vero e proprio filone di pellicole in cui il Terzo Reich attinge alle forze demoniache, come nei Predatori dell'Arca Perduta o addirittura risorge grazie a zombie-SS, come accade nell'esilarante horror-comedy Dead Snow.
L'attrazione per tali argomenti ha, però, anche dei fondamenti storici precisi e innegabili, come dimostra uno studio scientifico dedicato all'argomento appena pubblicato da Mondadori: I mostri di Hitler. La storia soprannaturale del Terzo Reich, di Erich Kurlander (pagg. 612, euro 30, traduzione di Chiara Rizzo e Roberto Serrai). L'autore, professore di storia alla Stetson University, ha già dedicato due libri alla storia della Germania tra le due guerre, è relativamente giovane (1973), e riesce quindi più facilmente a non cadere negli stereotipi e nei luoghi comuni frequenti quando si tratta di temi delicati. Consapevole di muoversi su un terreno sdrucciolevole, dove è facile prendere lucciole per lanterne (magiche) o confondere realtà e propaganda, Kurlander sviluppa le sue tesi motivandole e fornendo al lettore appassionato di storia validi motivi e nuove informazioni sulla Germania hitleriana, il cui apparato di potere era disposto ad utilizzare qualsiasi strumento e a sfruttare ogni scuola di pensiero, pur di ampliare e consolidare il proprio consenso, argomento finora trascurato dalla ricchissima bibliografia sull'occultismo nazionalsocialista, esaurientemente analizzata e criticata da Kurlander.

Dopo l'exploit per lo più divulgativo degli anni Sessanta e Settanta, inaugurato dal celebre Il mattino dei maghi di L. Pauwels e J. Bergier, che definirono il Terzo Reich come: «Renè Guenon più le Panzer Divisionen», seguì, tra gli anni Novanta e il primo decennio del nuovo secolo un'ondata di saggistica che inseriva l'esoterismo nazionalsocialista nel revival occultistico fiorito a cavallo tra Otto e Novecento. Fu quindi il momento di studi, soprattutto angloamericani, che minimizzavano l'influsso della tradizione ermetica sul regime hitleriano, mentre da noi, invece, lo studioso di scienze politiche Giorgio Galli apriva un filone di studi storici dedicati alla profonda influenza che la cultura esoterica ebbe tanto nella formazione culturale del Führer quanto nella gran parte dell'élite che prese il potere in Germania nel 1933, tesi ripresa e sviluppata ne I mostri di Hitler, con una peculiarità evidente sin dal sottotitolo, ovvero l'attenzione al soprannaturale invece che all'occulto o alla magia.

Nella dimensione «occulta», infatti, non possono rientrare molti argomenti analizzati nel saggio, come le cosiddette «scienze di confine» come la radiestesia, l'antroposofia, l'agricoltura biodinamica, l'ariosofia e la teoria del ghiaccio cosmico, molto apprezzati dal regime, che finanziò la ricerca di tecnologie miracolose e lo studio del folclore, e organizzò missioni esplorative in tutto il mondo. Curiosissimo, ad esempio, il capitolo dedicato agli esperimenti di radiestesia del Pendulum-Institut della Marina militare tedesca, il cui obiettivo era «individuare la posizione dei convogli nemici in mare attraverso pendoli e altri dispositivi soprannaturali», affinché gli U-Boot potessero silurarli. L'Istituto impiegò un vasto gruppo di studiosi dell'occulto che usavano tecniche diverse, con i rabdomanti che venivano costretti per tutto il giorno a stare sulle carte nautiche con le braccia stese e il pendolino in mano.

Altrettanto singolare è la ricostruzione dell'«Operazione Marte», ovvero il lavoro di intelligence che, nell'estate 1943, permise ai tedeschi di localizzare la prigione di Mussolini a Campo Imperatore, dove fu liberato dalla spettacolare missione di Otto Skorzeny. Ebbene, verso la fine di luglio circa quaranta astrologhi e occultisti, alcuni tratti addirittura dai campi di concentramento, vennero ospitati, per trovare il Duce, a Wannsee, nel quartiere generale della polizia criminale, dove, alla fine, sembra che riuscirono a localizzare un punto sui monti dell'Abruzzo.

Le conclusioni di Kurlander offrono, quindi, un apprezzabile contributo alla riflessione sul ruolo dell'immaginario collettivo, ovvero di una realtà importante che, però, né le statistiche sociali né le previsioni economiche prendono in seria considerazione. «Non tutti i tedeschi che condividevano elementi dell'immaginario soprannaturale proposto dal Partito nazionalsocialista erano imperialisti o razzisti, ma questo è esattamente il motivo per cui lo sfruttamento nazionalsocialista dell'immaginario soprannaturale fu tanto efficace nell'attrarre e conservare il sostegno di una parte così ampia e trasversale della popolazione tedesca». E, vinta la Germania, come ammoniva Jung, altre nazioni sarebbero diventate vittime della possessione se «avessero dimenticato il pericolo di cadere anch'esse, altrettanto improvvisamente, prede delle potenze demoniache. Ogni uomo che smarrisce la sua ombra, ogni nazione che si sente moralmente superiore, è la loro preda, e questa tendenza generale a lasciarsi suggestionare svolge un ruolo enorme nell'America di oggi». Parole scritte più di settant'anni fa, che oggi risuonano sinistramente attuali.


domenica 1 luglio 2018

Società Reale del Pelo e della Piuma

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/societa-reale-del-pelo-e-della-piuma/

La misteriosa e leggendaria Società Reale del Pelo e della Piuma

Ci sono gruppi, associazioni, società segrete di cui si conosce poco o nulla, i cui veri scopi, i rituali di iniziazione e membri sono avvolti nelle nebbie del mistero, questo è il caso della Società Reale del Pelo e della Piuma. Di questa società segreta sappiamo davvero ben poco e molte delle notizie che la riguardano non esistono in documenti ufficiali, ma sono state trasmesse da bocca ad orecchio nei luoghi più impenetrabili di alcuni boschi. Si hanno pochissime notizie della Società Reale del Pelo e della Piuma, società segreta di Bracconieri che pare riunisse i bracconieri di tutti i paesi e di tutti i tipi. Come la maggior parte delle società segrete anche la Società Reale del Pelo e della Piuma aveva le sue regole e la sua organizzazione piramidale. Probabilmente era l’equivalente di una società di mutuo soccorso tra bracconieri che dovevano aiutarsi a vicenda e pagavano una tariffa alla assemblea generale. La pena più lieve era l’espulsione della Società Reale del Pelo e della Piuma, ma oltre alla espulsione, probabilmente, i bracconieri che avessero denunciato un membro della società o non avessero aiutato un gruppo locale in difficoltà sarebbero finiti in guai molto seri.

Si vocifera che il quartier generale della Società Reale del Pelo e della Piuma fosse da qualche parte nei boschi di Francia, ipotesi supportata anche dall’origine della parola Bracconiere, braconnier derivata da braconner, che sta per cacciare con il bracco. Queste, al momento, sono le pochissime informazioni raccolte sulla società segreta detta Società Reale del Pelo e della Piuma, oggi è scomparsa, e, ammesso che sia mai esistita è probabile che abbia avuto il suo apice tra il secolo XVII e XVIII della nostra era. Chissà se i membri della Società Reale del Pelo e della Piuma siano stati loschi personaggio bramosi di sangue o più simili a dei Robin Hood.

Vi è un’ultima ipotesi, un dubbio, perché reale? se al posto di bracconieri avessimo a che fare con agenti del Re? in fin dei conti intorno al 1250 della nostra era la possibilità di “exercer le droit de braconnage“… questa è solo un’altra ipotesi sulla Società Reale del Pelo e della Piuma

mercoledì 27 giugno 2018

Brevi note sul film Noah


Di Vito Foschi

Il film Noah racconta la storia di Noè in maniera originale rispetto al racconto biblico risentendo molto della cultura moderna ed in particolare delle pensiero ambientalista estremo. Ritroviamo anche alcune teorie moderne su angeli e alieni, anche se tutto sommato in maniera discreta e forse cercando di rendere in maniera visiva alcuni passi della Bibbia su giganti e angeli caduti, di indubbia difficoltà interpretativa.
I dati di un certo interesse del film sono due. Il primo riguarda i cosiddetti vigilanti, essere di pura luce che per amore dell’umanità tradiscono Dio e vengono puniti con il confinamento sulla terra e la trasformazione in esseri fatti di roccia proprio di quella terra per cui avevano tradito. Il loro essere di luce rimane intrappolato in un involucro di terra. Il simbolismo della scintilla divina intrappolato nel corpo umano che anela a ricongiungersi a Dio è piuttosto evidente. Verso la fine del film i vigilanti vengono perdonati per il loro impegno nel proteggere Noè e la sua famiglia, perdendo l’involucro di roccia e terra, tornano esseri di pura luce e volano in cielo tornando a Dio.
Nel film l’umanità corrotta ha devastato la terra rendendola un deserto e dove sorgeva il giardino dell’Eden non rimangono altro che rocce e sterpaglie. Quando Noè ha la visione del diluvio e inizia la costruzione dell’Arca immagina che il nuovo mondo che nascerà dopo che le acque si saranno ritirate dovrà essere senza uomini, perché intrinsecamente volti al male e così il creato sarà un nuovo giardino dell’Eden senza l’uomo che possa distruggerlo. Per questo all’inizio parlavamo di ecologismo estremo. Noè appare un invasato che pensa che l’uomo sia l’origine di ogni male e la natura buona e saggia come un moderno ecologista dimentico della lezione di Leopardi sulla natura matrigna.
Detto ciò, è interessante dal punto di vista simbolico l’Arca che contiene ogni coppia di animali dalle inoffensive colombe ai più pericolosi felini e rettili. L’Arca deve contenere in sé tutto ciò che è necessario per un nuovo inizio: è l’Uno da cui si devono dispiegare tutte le potenzialità. È una sorta di uovo primordiale da cui deve nascere un nuovo mondo.
Noè e la sua famiglia sono discendenti da Seth e rappresentano gli eletti destinati alla salvezza, mentre i discendenti di Caino sono guidato dal re malvagio Tubalcain. La tribù cainita è abile nella lavorazione dei metalli e nella preparazione delle armi e con una determinazione all’espansione e osano sfidare Dio. Quando arriva il diluvio assaltano l’Arca per poterci salire sopra e salvarsi, ma vengono fermati dai vigilanti e solo Tubalcain ferito riesce a salirci. Questo è interessante. L’Arca è l’Uno che deve dispiegare tutte le possibilità nel nuovo mondo: deve dispiegare tutte le coppie di opposti, il bene e il male, la luce e le tenebre, il maschile e il femminile e così via. Tubalcain che sale sull’Arca rappresenta il polo opposto a Noè ed insieme rappresentano la coppia di opposti bene e male che si completa. Ricordiamo che una coppia di opposti ad un certo livello, è un’unità a livello superiore. Tra l’altro, nel film Noè non sembra tanto buono, dato il suo intento di estinguere il genere umano. Anzi, Tubalcain con la sua voglia indomita di vivere e di crescere rappresenta quella forza vitale che spinge alla crescita e all’espansione. Sull’Arca Noè è il portatore di morte e Tubalcain di vita. I due opposti che si completano e si compenetrano.
Tubalcain ha con sé conoscenze legate alle lavorazione dei metalli, mentre Noè legate alla medicina. Simbolicamente i due uomini portano la propria parte di conoscenza sull’Arca in modo che nel nuovo mondo possano essere trasmesse di nuovi uomini. Essendo l’Arca il nuovo principio deve contenere in sé tutte le possibilità e perciò anche la parte di conoscenza della tribù di Caino che salgono a bordo con il suo re.


sabato 23 giugno 2018

Città in rovina, riti, mostri. Le visioni di Lovecraft, il prigioniero dei sogni

tratto da Il Giornale del 24/11/2017

Raccolte tutte le incursioni dello scrittore nel Regno dell'onirico: qui nacquero le sue storie

di Gianfranco de Turris

Il sogno più impressionante che secondo me fece Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) nella sua quarantennale carriera di Sognatore è quello raccontato a J. Vernon Shea in una lettera del 4 febbraio 1934, a tre anni dalla morte.

Il più impressionante e inquietante non per ciò che descrive che è assolutamente «normale», ma per il sogno in sé, dato che porta alle estreme conseguenze quel «sogno dentro un sogno» della famosa poesia del suo maestro Edgar Allan Poe. Quanto HPL descrive, infatti, è una sequenza di sogni per così dire a strati, uno dentro l'altro come fossero scatole cinesi, ben cinque prima di svegliarsi, anzi prima di essere veramente sicuro di essere sveglio e di non stare continuando a sognare credendo al contrario di essere infine desto.

Il sogno inizia con la visione di una città «decadente» e «in rovina»; il risveglio avviene in una stanza dove il sole entra da una finestra situata sulla parete ad est, ma si rende conto Lovecraft quella è invece la camera della sua vecchia casa di Angell Street e non di quella dove lui da poco abita in College Street; altro tentativo di destarsi: stavolta la stanza è in penombra, sembra quella giusta, ma non è così: la finestra è sempre ad est e non è assolata dato che, ricorda Lovecraft, nel 1913 venne costruito proprio lì davanti un edificio che impediva la luce diretta; al nuovo disperato sforzo di uscire dal sonno, viene preso da «un vortice che dissolve tutto il mondo visibile», poi pian piano le cose riprendono i loro contorni e HPL si rende conto di essere finalmente nella sua camera di College Street dato che questa volta il sole splende dalla finestra a sud e non più a est, ma la certezza dura poco in quanto tutto sfuma in un «grigiore diffuso»; al quarto spasmodico tentativo di svegliarsi per davvero, la finestra è sempre a sud ma non splende il sole bensì il lucore di un lampione stradale: HPL si alza, sono le quattro del mattino, va in bagno e poi in biblioteca, si rimette a letto e sogna la casa di Angell Street; si ridesta quattro ore dopo, alle otto del mattino, ma, scrive a Shea, non sapendo se è veramente sveglio si alza solo alle quattro del pomeriggio.

Questa odissea onirica, questa «incertezza che viene dai sogni» come avrebbe detto Roger Caillois, questo viaggio attraverso cinque «strati di sogni» (tema reso assai popolare dall'affascinante Inception, del 2010, del regista Cristopher Nolan) è assai più terribile delle città abbandonate, delle paludi infette, degli ambienti inquietanti, dei preti malvagi, dei ferrovieri senza volto, delle mostruosità intraviste negli altri sogni riuniti nel presente libro: qui tutto è banale normalità, stanze familiari, cose note, e l'angoscia deriva solo dal non sapere bene se ancora si sta sognando oppure se ci si è finalmente destati. Si potrebbe dire che si sia trattato di uno di quelli che sono stati definiti dagli psicologi «sogni lucidi», dove per capire la situazione (sogno o son desto?) si fa riferimento a cose familiari come gli orologi o i calendari, qui per HPL (che di questa teoria non sapeva nulla) una finestra che non sta dove dovrebbe stare. I sogni, le fantasticherie, gli incubi qui raccolti in maniera pressoché completa ed esaustiva non soltanto provano la giustezza dell'appellativo di Sognatore di Providence che da sempre si dà a Lovecraft, ma anche che, proprio come nella sua narrativa, in genere l'orrore, l'angoscia, il disagio, la paura non nascono da una visione diretta, ma quasi sempre da qualcosa d'indiretto, d'intravisto, di accennato, di semplicemente immaginato: una sensazione, un'atmosfera, un paesaggio, e da come HPL li seppe descrivere trasmettendo tutto questo al lettore grazie a parole e aggettivi. E anche le poche volte in cui gli orrori sono chiaramente espressi i night gaunts, la Cosa sul campanile, il mostruoso conducente tentacolato del treno rimandano sempre a un che di ancestrale, indefinito, non meglio precisato, in ogni caso inspiegabile. Qualcosa d'immensamente antico, d'infinitamente malvagio. HPL lo fece sempre: qui ai semplici destinatari delle sue missive, ma poi ai lettori dei suoi romanzi, racconti, poesie, che dai sogni prendono spunto, e non soltanto da quelli trasposti direttamente in forma narrativa, ma in genere da tutti, in quanto in ciò che scrisse le linee seguite sono sostanzialmente sempre le stesse.

Quel che colpisce di più, leggendo questa serie di sogni uno di seguito all'altro, è come essi fossero materia quasi preformata e pronta all'uso: certo, alcuni sono caotici, ma altri hanno un inizio, uno sviluppo e una conclusione, nonostante il Sognatore si lamenti della loro incoerenza («La trama dev'essere preponderante rispetto all'atmosfera, altrimenti la storia degenera in semplice fantasticheria», scrive a Rheinhart Kleiner l'11 giugno 1920). Non è così, e non solo rispetto a quello veramente straordinario e in sé unico che fu il «Sogno Romano» sviluppatosi sul piano onirico per tre giorni di seguito, ma anche molti altri.

Questo libro - Oniricon. Sogni, incubi e fantasticherie (Bietti) - unico nel suo genere anche se trae spunto da un volumetto americano, ci permette finalmente di comprendere H. P. Lovecraft «produttore» (o «facitore») di sogni e di racconti sui sogni nel suo complesso. Lo si deve a Pietro Guarriello, il maggiore conoscitore e collezionista italiano del nostro Autore, che ha strutturato l'antologia riunendo praticamente tutte le lettere in cui HPL parla dei sogni e di quel che pensa dei sogni, poi i racconti noti e ignoti che da essi vennero tratti, il tutto accompagnato da un'incredibile serie di annotazioni e spiegazioni: fonti, personaggi, riferimenti mitici, richiami ad altre storie, bibliografie. Di più non si potrebbe chiedere. A corredo finale, un saggio che illumina il lettore sul retroterra dell'attività onirica lovecraftiana dovuto al neuropsichiatra Giuseppe Magnarapa.

mercoledì 20 giugno 2018

DRACULA : LA VERITA’ DIETRO IL VAMPIRO

Sabato 30 Giugno 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Misteri Antichi e Moderni”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di STEFANO MASELLA che parlerà sul tema:

DRACULA : LA VERITA’ DIETRO IL VAMPIRO



Il 26 maggio 1897 e.v. a Londra uno scrittore piuttosto anonimo pubblica per le edizioni della Constable & Robinson un romanzo dal titolo emblematico di “Dracula”. Questo scrittore era un impresario teatrale e amico intimo di Henry Irving. Era il direttore del Lyceum Theatre di Londra e sin dall’infanzia amava scrivere. Il suo nome era Bram Stoker. Su Dracula è stato detto di tutto. Prima la letteratura e l'arte, poi il cinema e la televisione lo hanno trasformato in un mito che non conosce oblio. E da quando Bram Stoker, riprendendo il vampiro ideato dal medico scrittore John William Polidori, ne ha fatto il protagonista del suo omonimo capolavoro letterario, Dracula continua a esercitare la sua perversa seduzione. Uscito dalla Storia per entrare nella finzione romanzesca, si è trasformato in archetipo delle più grandi paure: l'angoscia umana di fronte alla morte, ma quella ancora più spaventosa di un'immortalità disperata e solitaria. In questa conferenza si cercherà di comprendere la realtà storica alla base di questo romanzo, incontrando il vero alter ego di Dracula, Vlad III voivoda di Valacchia - detto Dracul, cioè Figlio del Drago. Verrà quindi esaminata la leggenda all'origine del terrore evocato dal nome del primo vampiro. Vissuto nella seconda metà del Quattrocento nel principato valacco, regione aspra e inquieta che i re cristiani d'Ungheria contendevano all'espansione ottomana, Vlad è incarnazione delle contraddizioni della sua era: despota e avventuriero, indomito in battaglia e incline all'intrigo di palazzo, strenuo difensore della cristianità e principe sanguinario implacabile con i nemici, acclamato eroe nazionale conosciuto però anche col truce appellativo di Impalatore. La sua fine è, manco a dirlo, avvolta nel mistero.

Naturalmente vi aspettiamo, come sempre, numerosissimi!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

sabato 16 giugno 2018

Iraq, team di archeologi italiani scopre porto del III millennio a.C.

giornale del tratto da Il Giornale del 18/03/2018

di Luca Romano

La sensazionale scoperta del team di italo-iracheno getta una nuova luce sulla civiltà mesopotamica. Il porto di Abu Tbeirah scrive un nuovo capitolo della storia dei Sumeri. I risultati sarano presentati il 21 marzo


Una scoperta importante quella realizzata dal team degli archeologi italiani ad Abu Tbeirah hanno scoperto un porto risalente al terzo millennio prima di Cristo.


Secondo gli esperti, la scoperta rappresenta un capitolo importante per la storia della Mesopotamia e della sua civiltà. Il rinvenimento del porto, infatti, scalfisce l'immagine di una civiltà mesopotamica fatta di deserti, campi di cereali e canali. C'era qualcosa di più, e l porto lo dimostra.

Il team, diretto da Licia Romano e Franco D'Agostino, presenterà i risultati della scoperta il 21 marzo, a Roma. Come riporta il sito de La Repubblica, "Il porto situato nella parte nord ovest del Tell di Abu Tbeirah è un bacino artificiale, una zona più depressa, circondata da un massiccio terrapieno con un nucleo di mattoni d'argilla, con due accessi che lo mettevano in comunicazione con la città e che sono chiaramente visibili anche dalle immagini satellitari di Google. Si tratta del porto più antico sinora scavato in Iraq, visto che le uniche testimonianze di strutture portuali indagate archeologicamente provengono da Ur, ma sono di duemila anni più tarde".

sabato 9 giugno 2018

DA ORGANISMI SCIMMIESCHI ALL’OMINIDE PENSANTE - I LATI OSCURI DELL’OMINAZIONE

Sabato 16 Giugno 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri con l’Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di annunciarvi l’attesissimo ritorno presso la nostra sede di PIETRO BUFFA che ci parlerà sul tema:


DA ORGANISMI SCIMMIESCHI ALL’OMINIDE PENSANTE - I LATI OSCURI DELL’OMINAZIONE

Da dove viene l’essere umano? La maggior parte delle persone da per scontato che diversi passaggi cruciali che hanno caratterizzato la nostra storia biologica abbiano già trovato risposta nelle direttrici precostituite della sintesi meo-darwiniana. In realtà, diversi passaggi cruciali della nostra filogenesi sembrano essere peculiari tra i primati e molte ricostruzioni teoriche degli eventi occorsi ai nostri progenitori vanno al di la di ciò che si può effettivamente affermare con sicurezza. La domanda imperante è se la nostra storia biologica - così come sostengono i teorici della paleo-astronautica - potrebbe contemplare un ruolo attivo di soggetti esterni che avrebbero guidato il processo di dominazione. Ipotesi che, ostracizzata in ambito accademico, potrebbe contenere quel “seme della possibilità” che mette in dubbio verità precostituite.

Pietro Buffa è Biologo Molecolare. svolge da oltre quindici anni attività di ricerca nel settore della genomica e dell’analisi computer assistita di biosequenze. Vincitore del premio internazionale Marie Curie, ha lavorato per tre anni al King’s College di Londra conducendo studi in ambito oncologico. Autore di svariate pubblicazioni scientifiche e saggista. Da alcuni anni conduce indagini che collegherebbero le origini umane alla controversa teoria degli “antichi astronauti” e dunque alla possibilità di una nostra evoluzione etero-guidata. Pubblica nel 2015 il primo saggio sul tema dal titolo: I Geni Manipolati di Adamo (Uno Editori).

Ancora una volta la nostra Associazione si pregia di invitarvi ad un appuntamento di straordinario interesse al quale non mancare assolutamente!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

mercoledì 6 giugno 2018

Il Barone Immaginario - La vita di J. Evola in diciotto racconti

sabato 16 giugno dalle ore 17:00 alle ore 19:00



Presentazione del volume collettaneo «Il Barone immaginario» (Mursia, Milano 2018)

Intervengono:
Andrea Scarabelli, vicesegretario della Fondazione J. Evola
Marco Cimmino, autore
Augusto Grandi, autore

Per informazioni: info@ritteredizioni.com



Edizioni Ritter

Via Maiocchi, 28, 20129 Milano

lunedì 4 giugno 2018

Conferenza Tradizione Romana a Vercelli

Libreria dello Spirito
Via Vincenzo Gioberti, 20, 13100 Vercelli

L' 8 Giugno alle ore 18:00 presso la Libreria dello Spirito ritorna l'appuntamento "APERITIVO DAL LIBRAIO": per questa serata ci dedicheremo all'approfondimento della "sempre eterna" Tradizione Romana e del suo riemergere in forma visibile nel Novecento con la potenza evocatrice dei suoi miti dopo secoli di oblio. Dal Gruppo di Ur, agli ideali romani di Arturo Reghini, da Imperialismo Pagano di Julius Evola ai Fascicoli dei Dioscuri apparsi nel secondo dopoguerra, affiora l'intento di uomini e gruppi per la realizzazione di una definitiva rinascita romana, da declinarsi su tutti i piani, dalla religione all'archeologia, dalle arti alla politica.


INGRESSO LIBERO

APERITIVO GRATUITO

domenica 3 giugno 2018

Il Fedele d’Amore. La straordinaria avventura di Giovanni Pico della Mirandola Conte della Concordia

Mercoledì 6 Giugno 2018 - h. 18,30 - presso la Libreria Fenice, presentazione del volume:

"Il Fedele d’Amore. La straordinaria avventura di Giovanni Pico della Mirandola Conte della Concordia" di Paul-Alexis Ladame (Ester Edizioni)
Interviene il traduttore dell'opera Biagio Milano



Giovanni Pico, il Fedele d’Amore, Principe della Mirandola, Conte della Concordia, è morto assassinato in circostanze misteriose, nel 1492, all’età di 31 anni. I suoi contemporanei lo hanno considerato come il più grande genio di un’epoca (La fenice degli Ingegni) già ricca come il Rinascimento. Noto come Pico della Mirandola, è stato un umanista e filosofo italiano. È l’esponente più conosciuto della dinastia dei Pico signori di Mirandola.


PAUL ALEXIS LADAME, nato in Svizzera nel 1909,morto il 9 luglio 2000, è stato un giornalista, funzionario pubblico internazionale, professore di metodologia dell’informazione e disinformazione. Professore presso la Facoltà di Scienze economiche e sociali, collaboratore del CICR.

Fenice Libreria - Torino
via Porta Palatina 2, 10122 Torino

sabato 2 giugno 2018

El Yunque (l’incudine) società segreta Messicana

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/el-yunque-lincudine-societa-segreta-messicana/

Stad firmus ut incus percusat!Il motto de El Yunque


El Yunque nasce in Messico, nella seconda metà del secolo scorso, come movimento cattolico per arginare l’imperante anticlericalismo e provare a realizzare “il regno di Dio sulla terra”. Diviene una organizzazione operante nell’ombra ed i suoi membri una via di mezzo tra soldati (non solo della fede) e monaci. Non è certo se tra il primo movimento e la società segreta (riservata) anticomunista, ultracattolica e antimassonica vi siano dei collegamenti o una continuità. Da quanto si può evincere dalle informazioni su El Yunque, quasi inesistenti in lingua italiana, l’organizzazione si è sempre più avvicinata all’estrema destra. Tra i massimi e esperti e conoscitori di El Yunqueabbiamo il giornalista e scrittore messicano Álvaro Delgado Gómez, celebre la sua pubblicazione del 2003: El Yunque: La ultraderecha en el poder. È proprio in questo volume si trova la spiegazione del perché la società abbia usato questo nome:

“La definición la hizo uno de los jóvenes capturados en Zacatecas, Pedro Luis López Solorio, alias Cornelia Laureas: El nombre dEl Yunque se debe a que sus integrantes tienen que ser como el yunque, ya que por más que se le pegue continúan en la misma forma sin inmutarse, resistiendo todos los embates a que son sometidos”.

L’organizzazione è infiltrata in altre organizzazioni più o meno segrete e da queste seleziona i suoi possibili candidati, per la maggior parte adolescenti o giovani studenti universitari. El Yunqueoltre ad avere un carattere segreto è anche piramidale, al punto che le decisioni devono essere sempre avallate da qualcuno gerarchicamente posizionato al vertice della piramide. È forte l’aspetto “clanico” in questa società, perché nulla vi è di più importante di El Yunque, questa deve venire prima della famiglia e della stessa religione.

Su cosa sia El Yunquee quanto sia davvero potente in Messico esistono diverse voci contrastanti.

Il dibattito su questa organizzazione ha coinvolto anche alcuni vescovi e in Europa, con particolare riferimento alla Spagna, Santiago Mata ha pubblicato un poderoso volume: El Yunque en España: La sociedad secreta que divide a los católicos. In questo libro oltre a trovare i nomi di alcuni esponenti di spicco della Società segreta in Spagna, si sottolinea come la Chiesa Cattolica non sia affatto vicina a questa organizzazione e ne sconsigli vivamente la frequentazione. Anche in Spagna le regole da seguire per i membri di questa setta che assume sempre più le connotazioni di una organizzazione paramilitare sono simili a quelle seguite in Messico, tra queste troviamo: 1) Negare la propria appartenenza alla organizzazione; 2) El Yunqueha la precedenza anche sulla famiglia e sulla Chiesa; 3) Obbedienza incondizionata ai propri superiori. Sembra che in Spagna l’organizzazione non superi i duecento aderenti, possibile che così poche persone facciano così tanto rumore?

El Yunque ha viaggiato dal Messico alla Spagna e in alcune altre nazioni come il Cile o gli U.S.A. questa società segreta sembra espandersi silenziosamente. Potrebbero esserci dei simpatizzanti o delle cellule anche in Italia per mezzo di una rete di collegamenti con altre organizzazioni come ad esempio Hazte Oire CitizenGo.

Per approfondire l’argomento sarebbe necessario mappare molti movimenti cattolici integralisti e politici attraverso mezzo mondo, un lavoro che potrebbe affascinare un giornalista investigativo quale io non sono.

Ti lascio con una interessante testimonianza del Rito di iniziazione e giuramento (argomenti, questi, più affini alle mie ricerche) ripotarti da El Pais, alla fine della citazione il link alla fonte.

“Accetto di aderire all’Organizzazione Nazionale dell’incudine (conosciuta anche come “El Yunque” o “L’incudine” in spagnolo), assumendo che la lotta per il regno di Cristo in Spagna sia l’attività più importante della mia vita. Giuro di mantenere l’esistenza dell’organizzazione assolutamente segreta, così come i suoi membri, azioni e strategie. Inoltre, giuro di obbedire ai suoi comandi e di agire responsabilmente come leader quando gli viene detto di farlo. Come cavaliere cristiano, mi impegno a difendere, anche a spese della mia stessa vita, questo strumento che Dio ci ha dato per stabilire il suo regno sulla Terra. […] Siamo una milizia” […] “Non hai scelto di venire qui, sei stato scelto, e ad oggi sarai di una casta degli eletti. La nostra lotta è quella delle crociate, dei militanti cattolici “. […] “Se hai intenzione di tradirci o di allontanarci da noi in qualsiasi modo, troverai in ognuno di noi un giudice vendicatore”, avverte l’uomo che officia la cerimonia di iniziazione, che conclude il seguente canto: “Compagni e fratelli, stad firmus ut incus percusat!” seguito dalle grida: “Dio, paese! Incudine!” accompagnato da forti colpi sul tavolo”.

Articolo EL PAIS

Per oggi può essere sufficiente, alla prossima “società segreta”

domenica 27 maggio 2018

Torino Misteriosa

di Andrea Romanazzi

Questo dossier ha lo scopo di argomentare su quella che a giusta ragione può essere considerata, utilizzando le parole di De Chirico, “la città più profonda, la più enigmatica, la più inquietante non solo d’ Italia, ma di tutto il mondo.” Stiamo parlando della città dei “quattro fiumi”, il Po, la Dora, la Stura e il Sangone: Torino, da sempre meta di maghi, guaritori, profeti ed alchimisti come Paracelso, Nostradamus, Cagliostro e Gustavo Rol, solo per citarne alcuni. Nelle leggende metropolitane è indicata come terzo vertice di due triangoli magici, uno “bianco”, insieme alle città di Lione e Praga, ed uno “oscuro” legato a San Francisco e Londra. Cosa c’è di vero in tutto questo? Tralasciando gli enigmi più noti su cui sono state scritte migliaia di pagine, ecco un dossier per scovare i più curiosi misteri del capoluogo sabaudo. Iniziamo il nostro viaggio. La vocazione magica torinese viene riscoperta tra il 1700 e il 1800 ma è davvero molto antica. I primi misteri sono proprio associati al mito della fondazione. Furono i Taurini, un gruppo celto-ligure a fondare, attorno al III secolo a.C. , la città chiamata a quel tempo Thaurisia, Thauriscia o Taurasia. In realtà l’etimologia, che ricorda il toro, deriverebbe invece da “thor” che, nelle lingue celtiche significa "collina", e dunque “città dei monti”. Nel 29 a.C. la città divenne poi un castrum romano con il nome di Augusta Julia Taurinorum. In latino, taurus significa toro, da qui poi l’errata traduzione.
Esistono però miti di fondazione molto più misteriosi. La tradizione narra infatti che nel 1529 a.C. il principe egiziano Fetonte, per altri noto come Eridano, insieme al figlio Ligurio, partì dall’Egitto verso l’Italia per creare un nuovo regno. In realtà questa ipotesi, per quanto possa apparire improbabile, ha un fondamento storico-bibliografico, seppure tardo, infatti nel trattato ,"Historia di Torino" del 1679, l’autore, Emanuele Tesauro, Gesuita piemontese e precettore sabaudo, narra come il capoluogo piemontese sarebbe stato fondato appunto da Eridano, fuggito dalla sua patria a causa di divergenze con i sacerdoti detentori del potere. Dopo aver costeggiato il Tirreno sarebbe così sbarcato in Liguria, terra il cui nome deriverebbe appunto dal figlio di Eridano, Ligurio, e da qui sarebbe giunto fino all’attuale sito di Torino il cui fiume, chiamato poi appunto Eridano, e solo successivamente divenuto Po, dal termine celtico Padus, ricordava il più maestoso Nilo. Nasceva così il borgo “del Toro”, ovvero dedicato al culto del dio Api e della dea Hator dalla forma taurina.
“…Eridano, principe egizio, avido di gloria e di nuovi imperi costeggiò tutta la spiaggia del mar Tirreno, conquistando tutto il tratto de Marittimi Gioghi dalla Marca al Varo, chiamollo dal nome del suo figliolo, Liguria alpestre…sopra la sponda del Po fondò questa colonia, fra le altre singolarmente honorata. Prendendo spunto dal suo Api, adorato in Egitto per patrio nome sotto sembianze del Toro, dal nome stesso le diede le insegne e il nome…”  (Della Historia dell’Augusta città di Torino)
 Il mito di Eridano non è però l’unico che collega la città all’Egitto. Vari documenti di epoca romana confermano la presenza nella città di culti isidei ed osiridei. Da allora il legame con l’Egitto non si sarebbe più spezzato,  ed infatti oggi la città ospita il più grande Museo egizio al mondo dopo quello del Cairo (Fig.1). Tornando al mito di fondazione, un’altra leggenda vuole la città fondata da Fetonte. Il mito di Fetonte è vago e un po’ confuso. Per alcuni sarebbe lo stesso Eridano,  per altri studiosi, riferendosi alla mitologia greca, Fetonte sarebbe invece figlio di Apollo, dio del Sole, e della ninfa Climene. Preso in giro per la sua presunta discendenza, per dimostrare ad Epafo che Apollo fosse veramente suo padre, lo pregò di lasciargli guidare il carro del Sole; ma, a causa della sua inesperienza, perdette il controllo del cocchio che trasportava il Sole e Zeus, per evitare che l’intera terra bruciasse,  scagliò  un  fulmine contro di lui, che così precipitò  alle foci del fiume Eridano. Secondo alcuni studiosi, anche se ovviamente si tratta di una leggenda urbana, il punto preciso ove cadde Fetonte è sito nel parco del Valentino, proprio dove oggi si trova la Fontana  dei Mesi.
"Hic situs est Phaethon, currus auriga paterni, quem si non tenuit, magnim tamen excidit ausis" "Qui giace Fetonte, auriga del cocchio di suo padre; e anche se non seppe guidarlo, egli cadde tuttavia tentando una grande impresa"

Torino tra Eretici e Streghe….

Celti o egizi dunque, e poi romani, senza dimenticare il passaggio di Carlo Magno, re Lotario, nonchè Ponzio Pilato che, si dice, abbia dimorato nelle Torri Palatine. Con simili origini e trascorsi  Torino non poteva non essere un luogo magico e mistico, ma anche stregonesco ed eretico come dimostra la costante ed abbondante presenza di Catari e Valdesi. Chieri, ad esempio, città a pochi chilometri da Torino fu un importante feudo cataro. In realtà, almeno agli inizi dell’anno Mille non c’era grande distinzione tra stregoneria ed eresia. Rodolfo il Glabro scriveva, riferendosi agli eretici,  “…Essi si adunano certi notti in una casa designata, ognuno con una lampada in mano, e cantano sotto forma di litania i nomi del diavolo, fino a che improvvisamente vedono scendere il demonio stesso in mezzo a loro sotto forma di una bestia. Subito spengono tutti i lumi e si abbandonano a un’orgia. Ciascuno afferra la donna che gli capita e ne abusa, senza badare se si tratta di sua madre, sua sorella o una religiosa. Il figlio di questa orgia, l’ottavo giorno successivo la sua nascita, viene bruciato su un gran fuoco e le ceneri raccolte e conservate con la stessa devozione che i cristiani portano al corpo di Cristo…”. Appare evidente come la accuse di stregoneria e di eresia si interscambino immagini e credenze. La stregoneria dunque si inizia a mescolare così all’eresia e le Masche, nome locale per indicare le streghe, in realtà curandere o seguaci dell’Antica religione Pagana, furono trasformate in eretiche ed amanti del demonio.
Terra di streghe dunque, o meglio come già detto di masche! Il termine sarebbe per alcuni di origine spagnola ed in particolare derivante da mascar, cioè masticare. Secondo altri studi invece deriverebbe da  "anima di morto",  e quindi legato alla tradizione della caccia selvaggia diffusissima su tutto il territorio alpino,  oppure potrebbe derivare da un geograficamente lontano termine arabo, masakha, cioè “trasformare in animale”. Secondo noi in realtà il termine ripropone ancora una volta il legame di strega-maschera, il travestimento rituale che comporta la trasumanazione nel sabba, il momento in cui avveniva il conciliabolo stregonesco. Volendo elencare solo i luoghi del sabba più vicini a Torino, la cerimonia pagana si svolgeva nella valle Anzasca, ove  le streghe si radunavano  sotto le sembianze di mosconi, insetto forse scelto per la sua assonanza fonetica con il termine masca, o era tenuto presso il Roc Neir nelle valli di Lanzo. A Carignano in passato esisteva  un ponticello detto  “delle masche”  come testimonia il Bona Gian Piero in Pic-nic col diavolo “…A Carignano, dove nacqui, vi è una passerella di pietre in rovina che congiunge le sponde d’erbe putrefatte del Po…”; mentre a Cortevicio si trova una rocca chiamata “ballo delle streghe”, luogo di riunione delle masche di Chieri.
Per tamponare la crescita esponenziale della stregoneria, ma in realtà dei moti valdesi, catari e più ingenerale eretici provenienti da oltralpe, a Torino e in tutto il Piemonte prese piede l’Inquisizione. Nel 1257 si stabilisce definitivamente nella Chiesa di San Domenico  in via Bellezia (Fig.2). La Chiesa divenne così sede del Tribunale e delle carceri mentre le pubbliche esecuzioni e i roghi erano invece tenuti nell’attuale Piazza Castello (Fig.3). La memoria dei fuochi in realtà è rimasta, anche se con scopi molto differenti. Ogni 23 Giugno viene acceso nella Piazza un enorme falò per festeggiare il Solstizio di Estate ed ottenere pronostici. Se infatti la pira consumata cade verso Porta Nuova i successivi dodici mesi saranno propizi ed abbondanti per la città e i suoi abitanti. Ai piedi della Torre inoltre, tra via Milano e via Corte d’Appello, c’era una pietra chiamata il masso dei falliti. Qui venivano portati i debitori insolventi che, dopo un breve processo, si facevano sbattere più volte con il sedere nudo su questa pietra con lo scopo di affliggergli un dolore che avrebbe simulato il loro “crack” finanziario. Tornando ai processi, in realtà l’Inquisizione torinese non fu tra le più rigide. Comunque si contano almeno 80 condanne capitali. Per rimanere a Torino,  troviamo, ad esempio, nel 1388 quella di Antonio Galosna, eretico chierese, che, sottoposto a torture confessò, di aver partecipato più volte a sabba demoniaci. Un altro interessante processo fu quello svoltosi a Torino contro una strega locale nota come Bilia la Castagna, addirittura considerata lei stessa “Erodiade”. A tutti quelli che volevano partecipare al sabba “…offriva una bevanda, quando sedea alla mensa, era un liquido ripugnante, e se qualcuno ne bevea molto gli veniva aria dai visceri, tanto che uno di loro ne rimase quasi morto…si dicea che Bilia tenesse sotto il letto un grande rospo nutrito con carne, pane e formaggio…interrogato su quali fossero gli ingredienti di quella bevanda rispose che sia fatta con sterco del rospo e che la donna fu accusata perchè bruciava peli inguinali e capelli suoi presi dal pettine”. Solo nel gennaio del 1799 tutti i tribunali dell’Inquisizione del Piemonte vennero aboliti da un decreto sabaudo.

….Alchimisti, Magnetizzatori e Spiritisti

Con il passare del tempo Torino muta la sua immagine, da città eretica e demoniaca, diviene ben presto una Torino “iniziatica”, visti i numerosi maghi ed alchimisti avvicendatisi tra le sue mura. Si narra che questi fossero alla ricerca della famosa grotta alchemica che la tradizione vuole essere stata realizzata da Carlo Emanuele I, re e alchimista, nel sottosuolo della città. Per alcuni sarebbe posizionata proprio sotto l’ingresso di Palazzo Reale, ovvero sotto le statue dei due Dioscuri, Castore e Polluce (Fig.4). Secondo alcune leggende metropolitane questo sarebbe il cuore bianco della città, tanto è vero che può capitare di vedere dei turisti fermi tra le due statue proprio con lo scopo di ricaricarsi di energie positive. Per altri la grotta alchemica sarebbe posizionata nel sottosuolo tra piazza Castello e i Giardini Reali. Dal cuore bianco a quello nero, ovvero Piazza Statuto.  Ecco che il viaggiatore che raggiunge tale luogo viene subito colpito dall’imponenza della fontana angelica. Come ogni costruzione di Torino anche questa ha il suo significato esoterico. Le due statue, raffiguranti l’Inverno e l’Autunno rappresenterebbero invece i guardiani delle colonne d’Ercole, Boaz e Iachin, rappresentanti, rispettivamente, l’ignoranza e la conoscenza. In realtà il vero cuore nero, per alcuni uno degli ingressi per l’Inferno, sarebbe posizionato sotto la statua commemorativa per l’apertura del Frejus, sormontato dal “genio della scienza” che, nelle leggende popolari si è trasformato in Lucifero. Quasi di fronte a tale scultura si trova poi un piccolo giardino con al centro un obelisco da cui passerebbe precisamente il 45° parallelo.
Magia Bianca e Nera dunque, ma soprattutto molti, moltissimi maghi. Uno dei primi a far visita a Torino è Nostradamus, al secolo Michel de Nostredame o Miquèl de Nostradama astrologo, medico, noto più che altro per il suo famosissimo testo  Le Profezie, ovvero Centuries et prophéties (1555), le famose quartine in rima che, in maniera criptica, conterrebbero le vicende del mondo. Ebbene nel 1556 Nostradamus abitò a Torino. Il noto mago ed astrologo francese, secondo la leggenda, venne convocato nella città sabauda per curare la sterilità della duchessa Margherita di Valois, moglie del duca Emanuele Filiberto. La donna, grazie all’utilizzo di un non meglio identificato “olio virile” di origine islamica, riuscì a dare alla luce Carlo Emanuele. Il luogo dell’abitazione, in realtà oggi abbattuta, si troverebbe in via Lessona 68, indirizzo di Villa Morozzo. Qui, murato, in ricordo dell’evento, troviamo una curiosa targa che riporta la seguente scrittura:

l556
NOSTRE DAMVS ALOGE ICI
ON IL HA LE PARADIS LENFER
LE PVRGATOIRE IE MA PELLE
LA VICTOIRE QVI MHONORE
AVRALA GLOIRE QVI ME
MEPRISE OVRA LA
RVINE HNTIERE

Ovvero

Nostradamus alloggia qui
dov’è il Paradiso, l’Inferno, il Purgatorio
Io mi chiamo la Vittoria
chi mi onora avrà la gloria
chi mi disprezza avrà la completa rovina.



Nostradamus è però il primo di una lunga serie di maghi che frequentarono la città. Tra il 1760 e il 1769 si aggirò per Torino l’alchimista Giacomo Casanova che nei suoi diari scriveva  “fra le città d’Italia, Torino è quella nella quale il bel sesso ha tutti i fascini che l’amore gli può desiderare, ma la polizia qui è più fastidiosa che altrove.” Si narra che tra le tante donne da lui conosciute ci furono anche delle streghe, le famose masche di Rivara che gli rivelarono la composizione di alcuni elisir d’amore. Nel 1788 fu Cagliostro a giungere a Torino dove svolse attività di taumaturgo e massone. Da Cagliostro a Mesmer il passo è breve. Massone, studioso di esoterismo e degli scritti di Paracelso, nonché maestro di Giuseppe Balsamo, meglio noto appunto come Cagliostro che nel 1785 prenderà proprio il posto di Mesmer come guaritore di corte, sosteneva che il funzionamento dell'organismo umano fosse garantito da un flusso energetico  e che le malattie e disfunzioni sarebbero perciò dovute a blocchi o difficoltà di scorrimento di questo flusso che secondo le sue teorie doveva essere in armonia con quello universale. Nasce così il Magnetismo Animale ovvero l’Arte di accumulare e concentrare un fluido energetico per poterlo poi trasmettere a cose o persone al fine di arrivare ad una guarigione del disequilibrio energetico che si può in essi generare. Non è questa la sede per approfondire il tema del magnetismo animale, mi interessa più che altro approfondire la sua presenza e diffusione a Torino. Il magnetismo in Italia si sviluppa essenzialmente in due direzioni, l’una spettacolare, nei teatri, come il Teatro Scribe di Torino, l’altra terapeutica, nei gabinetti dei singoli magnetizzatori. Non è facile in realtà distinguere perfettamente tra le due tipologie dato che si mischiavano e fondevano l’una nell’altra. Magnetizzatori e sonnambule erano diffusissimi in via Roma, in via XX Settembre e in via Po, dove troviamo, ad esempio, lo studio di Giuseppe Bertinucci il cui “gabinetto” si trovava proprio ad angolo via Rossini. Era invece al Teatro Scribe, nella odierna via Verdi angolo Montebello, noto come Teatro di Torino che si esibivano i più importanti magnetizzatori come Francesco Guidi.  Molti sarebbero i nomi da citare, in questa sede ci vogliamo soffermare su un curioso personaggio, Vans Clapiè, mercante di stoffe provenienti da Oriente ma che si occupava però anche di magnetismo, molto in voga, appunto, a Torino in quel periodo. Vans Clapiè abitava al terzo piano in Via dei Mercati, al numero 9, in quella che oggi è conosciuta come “Casa del Romagnano”, o “Casa del mago”. Si narra che nel 1854 Vans avesse predetto lo sbarco dei Mille, nonché l’ora e il giorno esatto della morte di Cavour. In realtà prediceva quasi sempre eventi tragici e sgradevoli. Annunciò ad esempio la caduta di un balcone in via Dora Grossa (adesso via Garibaldi). Il crollo avvenne davvero e per poco un venditore ambulante non ci rimise la vita. La colpa fu data proprio a Vans Clapié, che, secondo l’uomo, gli aveva fatto il malocchio. Come ogni “Cassandra” la preveggenza non gli portò bene. Il 16 ottobre del 1875 all'angolo di via Pietro Micca, il mago profetizzò dell’incendio di negozio. Il 28 ottobre successivo, la drogheria Tortora, sita in via Milano prese fuoco. La folla voleva linciare Vans, soprattutto dopo che la sua stessa casa andò a fuoco qualche giorno dopo in seguito ad un esperimento di magnetizzazione. Il mago fuggì via e scomparve nel nulla. Verso la fine dell’Ottocento il Magnetismo animale si lega indissolubilmente allo Spiritismo e a Kardec, colui che potremmo definire il “codificatore” di questa nuova corrente magica. Sulla scia del successo e della fama di Kardec a Torino fu fondata, nel 1864, la prima società spiritica italiana: la Società Torinese di Studi Spiritici che inizia a pubblicare anche un bollettino, “Annali dello Spiritismo in Italia” la cui direzione viene presa, nel 1865, da Vincenzo Scarpa, sotto lo pseudonimo di Niceforo Filalete, segretario del Conte di Carigliano e di Cavour. Tra gli avversori di tali pratiche troviamo a Torino Cesare Lombroso, Esponente del Positivismo torinese e fondatore dell'antropologia criminale. Il Lombroso aveva il suo studio operativo contro delinquenti, sonnambule ed ipnotizzatori in via Legnano, 26 e successivamente in via Po. Da vero positivista assolutamente credeva nella falsità di tali fenomeni, e diviene perito nel famoso processo a Torino contro i magnetizzatori.
Dopo essersi fortemente opposto a tutte la pratiche magiche, verso gli ultimi anni della sua vita si avvicinòcuriosamente allo Spiritismo. Con il libro del 1909 Ricerche sui fenomeni ipnotici e spiritici, Lombroso abbandona una visione strettamente materialista e comincia a credere al soprannaturale. La svolta sarebbe avvenuta a causa di un curioso fenomeno che si manifestava in una cantina sita al numero 6 di via Bava. Molti testimoni affermavano di udire strani rumori di piatti e bicchieri che, da soli, si andavano a schiantare contro i muri. Lombroso decise, per smascherare il trucco, di farsi chiudere dentro per una notte. In realtà al termine della stessa egli stesso affermò di aver visto realmente dei bicchieri che levitavano prima di rompersi. I fenomeni, che oggi chiameremmo di poltergeist, terminarono una volta licenziato il giovane garzone dell’osteria sita sopra la cantina.  Lombroso iniziò a pensare ci potesse essere qualcosa di vero ne paranormale e si converte allo Spiritismo. Successivamente, convinto da un medico napoletano, Ercole Chiaia, Lombroso, nel 1891, partecipa ad una seduta con la medium Palladino. Si trattava di una donna napoletana dotata, a detta dei più, di un fluido energetico capace di evocare ectoplasmi e/o dialogare con i defunti. Ebbene il Lombroso fu così convinto dei poteri della Palladino da affermare di essere “…molto vergognato e dolente di aver combattuto con tanta tenacia la possibilità dei fatti cosiddetti spiritici…”. Secondo i suoi familiari negli ultimi anni della sua vita l’Antropologo si sarebbe ammalato di esaurimento senile e/o addirittura sarebbe stato plagiato da Eusapia Palladino.  Ciò che resta dei suoi studi è stato raccolto nel curioso e un po’ macabro Museo di Antropologia Criminale dedicato proprio al Lombroso dove sono conservate le ossa, i calchi di cera dei briganti, i teschi sui quali effettuò le numerose autopsie da lui studiati alla ricerca della fossetta occipitale, ovvero di un’anomalia nelle ossa craniche che, secondo il criminologo, doveva essere alla base della devianza criminale, nonché i resti dello stesso Lombroso conservati in formalina. Un’altra figura di spicco della Torino magica è la famosa esorcista Enrichetta Naum. Unica donna esorcista, non ben vista ovviamente dalla Chiesa, abitava al secondo piano dell’edificio numero 6 di via Cappel Verde. Moltissimi furono, a detta degli assistiti e dei loro familiari, i casi di esorcismo da lei guariti. Si narrava che pronunciasse frasi e formule in latino e altre lingue sconosciute di cui neanche lei diceva di conoscere il significato. I vicini raccontavano che dalla sua casa provenivano sempre forti rumori: si narrava che lottasse ogni notte contro il diavolo e, proprio per questo, fu costretta a trasferirsi in un edificio in via Porta Palatina, oggi l’attuale via Garibaldi. La donna scomparve nel 1911, nei giorni della Grande Esposizione di Torino. Enrichetta però non era l’unica donna dagli strani poteri che viveva a Torino. Mario Giorda, in un suo saggio, narra la storia di Sina Bavastro, una erborista e cartomante vissuta a fine Ottocento. Anche di questa donna si perdono ad un certo punto le tracce proprio come nel caso di Enrichetta, dopo essersi trasferita dal vicolo di Santa Maria, sua prima abitazione, nel quartiere di Porta Palazzo. Alcuni affermavano che addirittura la famiglia reale si recasse da lei per acquistare la famosa “acqua di luna”, ovvero un’acqua che la donna esponeva, in varie tinozze e bacinelle, al plenilunio insieme ad un po’ di mirra.  La Sina affermava che tale ritrovato poteva guarire da ogni male, ed era così popolare che le bottigliette andavano esaurite molto prima del successivo plenilunio il che fece nascere anche una sorta di prenotazione.
Il miracolo eucaristico
A Torino non mancano i miracoli. Nel centro storico della città è presente una antica chiesa nota come Corpus Domini. E’ qui che nel 1453 avvenne un curioso miracolo. Secondo la tradizione, durante la guerra tra il Delfinato e il Ducato di Savoia, la città di Exilles venne saccheggiata da truppe armate francesi e tra gli oggetti trafugati, fu portato via dalla chiesa del paese anche il Santissimo. Raggiunta però la città di Torino per rivendere la refurtiva, il mulo che la trasportava si fermò ostinatamente davanti alla chiesa di San Silvestro. Buttatosi a terra fece rovinosamente cadere gli oggetti rubati tra cui la sacra ostia che, però, non toccò terra, ma si librò per lungo tempo nell’aria splendendo come un piccolo sole. Alla notizia il Vescovo Ludovico da Romagnano accorse e raccolse l’ostia in un calice che inizialmente fu depositato al Duomo e successivamente nella chiesa del Corpus Domini successivamente realizzata. All’interno è ancora oggi possibile vedere il luogo dove il punto preciso dove avvenne il miracolo.

Un breve Ghost Tour

Nella capitale italiana dello spiritismo non potevano mancare demoni e fantasmi. Ecco dunque un breve gosth tour per gli amanti del “brivido”. In via XX Settembre apparirebbero di tanto in tanto le anime di una coppia morta nel 1861 in seguito ad un incendio, mentre in via della Basilica apparirebbe, ogni 10 del mese il fantasma di una donna che si narra essere stata una medicona locale. In via San Francesco da Paola, invece, apparirebbe il fantasma della “bella cappellaia”, una donna ghigliottinata perché aveva tradito ed ucciso il marito. Anche le Chiese non sono esenti da apparizioni. Nella cripta del Duomo talvolta apparirebbe il duca longobardo Garibaldo, mentre nella Chiesa del Monte dei Cappuccini apparirebbe di tanto in tanto il fantasma di Filippo San Martino d’Agliè, consigliere di Madama. Sarebbe invece Sant’Orsola a guidare dal Monviso a Superga 11.000 vergini fantasma che subirono il martirio. La leggenda vuole infatti che Orsola, figlia di un re bretone, fosse stata concessa in sposa ad un re pagano di nome Aetherius, con la promessa che si sarebbe convertito alla fede cristiana. Partita così con undici nobili fanciulle (che diventeranno successivamente undicimila vergini per un errore di trascrizione dell’iscrizione di cui sopra) durante il suo cammino incontrò l’orda degli Unni di Attila che le violentarono ed uccisero. Se invece dei fantasmi vogliamo incontrare gli esseri fatati, definiti spesso “piccolo popolo”, non c’è che l’imbarazzo della scelta. La maggior parte di loro la tradizione vuole essere presenti nelle tre valli valdesi in provincia di Torino: la Val Pellice, la Val Chisone e la Valle Germanasca.  E’ qui che queste creature abitano le balme, delle piccole cavità create nella roccia utilizzate dai pastori come ripari naturali. Può poi capitare di incontrare il Guenillon di Loo, un piccolo folletto mandriano, vestito normalmente di rosso,  che accompagna le mucche al pascolo, oppure il Barbaricciu, una sorta di folletto dalla barba caprina il cui unico scopo e spaventare i bambini.

Una Torino color Argento

Una città “magica” come Torino non poteva non essere protagonista nei film del regista thriller-horror più famoso d’Italia: Dario Argento.  Il Maestro del Brivido afferma che per i suoi film Torino è “una città cinematograficamente perfetta”. Come potrebbe essere altrimenti. Dopo il primo film, L’uccello dalle piume di cristallo, girato a Roma, ecco che i successivi tre capolavori del Maestro sono girati, anche se non esclusivamente, a Torino. 4 mosche di velluto grigio, Il gatto a nove code, Profondo rosso, e, successivamente, dopo la parentesi horror,  i più recenti Non ho sonno, La Terza Madre, Ti piace Hitchcock e Giallo. Sicuramente la location più famosa della città è Villa Scott, in Corso Lanza 57, costruita nei primi anni del 1900 e realizzata in stile liberty, molto apprezzato dal regista. In realtà la Torino “argentiana” è molto altro. Gli amanti del macabro-scaramantico, possono così recarsi al binario 17 della Stazione di Porta Nuova, progettata da Alessandro Mazzucchetti, dove viene assassinato, spinto sotto il treno, il dottor Calabresi nel film il gatto a nove code o recarsi alla casa dell’assassino di 4 mosche di velluto grigio, sito ad angolo tra Via Collegno e Via Duchessa Jolanda, detto l’”angolo liberty”. Portici e piazze diventano la cornice ideale per strane disquisizioni nei film di Argento. Ecco così che sotto i portici di piazza Castello, nel bar Mulassano, avviene la conversazione tra Tobias e il detective privato Arrosio nel film 4 mosche di velluto grigio. Non può mancare una visita alla Piazza CLN, accanto alla statua del Po avvengono infatti molti dialoghi tra Marc e Carlo, protagonisti del cult Profondo Rosso ed è su tale piazza che si affacciano le abitazioni dello stesso Marc e della sensitiva Helga Ullmam, il cui portone d’ingresso è in realtà un ingresso laterale della chiesa di San Carlo.  Nel film non possono mancare cenni alla parapsicologia e ai poteri occulti. Quale migliore sede dunque per un Convegno sui sensitivi se non il Teatro Carignano! Una parentesi nella parentesi argentiana merita l’autore dei quadri presenti nel corridoio della casa della sensitiva Ulmam del film di Profondo Rosso. Appaiono lì infatti i lavori di Enrico Colombotto Rosso, artista surrealista torinese. Sgarbi, in “Surrealismo Padano” lo definisce  “…Il più visionario, il più turbinoso, disperatamente solitario, luciferino….puro spiritualista estraneo a ogni contaminazione con la realtà, in nome di un aristocratico distacco di una pittura dell'anima nella quale, come spiegava Bataile, c'è spazio anche per il male, per gli abissi dove l'uomo rischia di perdersi senza possibilità di riscatto…”. Enrico Colombotto Rosso nasce a Torino (con il fratello gemello Edoardo) il 7 dicembre 1925 da madre toscana e padre ligure. Diventa subito uno dei protagonisti di spicco dell'ambiente pittorico torinese proponendo un’arte complessa, oscura, i cui soggetti, espressioni di morte e deformità, sono fortemente influenzata dagli ambienti tristi e plumbei della Torino del primo Novecento e dalla sua passione per il macabro. Le sue opere diventano una esposizione di drammi e terrore, di un mondo orrori fico e surreale che ha colpito numerosi critici incuriositi dal mistero che si cela dietro la sua opera: un realismo visionario che sprofonda l'osservatore in un tuffo verso l'ignoto. Numerose sue opere si trovano esposte a Villa Vidua di Conzano, nella sala consigliare del comune di Camino e al Deposito Museale di Pontestura dove ha lasciato più di 150 opere storiche che formano una collezione museale unica.

martedì 22 maggio 2018

IL FEDELE D’AMORE: CHI E COSA È STATO GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA DETTO “LA FENICE DEGLI INGEGNI”?

Sabato 26 Maggio 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Dialoghi di Esoterismo”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di BIAGIO MILANO che parlerà sul tema:

IL FEDELE D’AMORE: CHI E COSA È STATO GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA DETTO “LA FENICE DEGLI INGEGNI”?


Nel corso di questa serata vi sarà la presentazione di un libro '' Il Fedele d'Amore'' che è la storia romanzata di un personaggio, Giovanni Pico della Mirandola, che l'Italia ha il dovere di riscoprire. Un romanzo che è, allo stesso tempo, un trattato di storia , di filosofia e teologia, che si muove tra personaggi come Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Botticelli, Poliziano, Matteo Maria Boiardo, Lorenzo il Magnifico, Marsilio Fucino, Savonarola e tutta una serie di personaggi positivi e negativi come la vergogna degli inquisitori Spagnoli e i viscidi servi del potere romano. Un romanzo di storia d'amore e di morte che vi toglierà il fiato che, finalmente, vi farà conoscere quel grandissimo personaggio che i suoi contemporanei chiamavano a giusto titolo ''La Fenice degli ingegni' '. Da non prendere!

Naturalmente vi aspettiamo, come sempre, numerosissimi!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

domenica 20 maggio 2018

Presentazione del libro e incontro con il curatore Paolo Galiano - Torino 25 maggio

Presentazione del libro e incontro con il curatore Paolo Galiano


Chi si accosta ai manoscritti di Frate Elia rimane stupito e pieno di meraviglia: c’è un messaggio che viene da lontano, attraverso la storia, una storia ancora viva. Nel silenzio della scrittura delle carte si avverte come un’eco di ripetuta vita, che va oltre il tempo e giunge fino a noi.

Dai codici riportati fedelmente dalla Partini – il Vade Mecum e il De Secretis Naturae – risulta il duplice aspetto di Frate Elia, mistico e pratico, propenso a conciliare gli opposti insiti nella propria natura e desideroso di unire l’Impero e il Papato, la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa.

Il presente testo si articola in due parti: nella prima, dopo aver presentato alcuni cenni biografici su Frate Elia, l’Autrice tratta brevemente dell’alchimia attraverso la sua storia e le sue applicazioni.

Successivamente, entrando nel merito degli scritti attribuiti a Frate Elia, a cominciare dal famoso sonetto Solve et Coagula, la Partini si sofferma sulla tavola III di un manoscritto splendidamente miniato, l’Harley 3469 (1582), conservato nella Biblioteca del British Museum di Londra, che contiene lo Splendor Solis di Salomon Trismosin. Sullo scudo su cui il “guerriero ermetico” poggia la mano, è inciso a caratteri d’oro su fondo rosso, il sonetto di Frate Elia per intero, in latino: una chiara testimonianza dell’interesse suscitato attraverso i secoli da tale componimento.

Nella seconda parte, invece, viene analizzata la figura di Elia attraverso la lettura dei suoi manoscritti originali.


Venerdì 25 maggio dalle ore 18:00 alle ore 19:00
Arethusa Libreria
Via Giolitti 18, 10123 Torino



martedì 8 maggio 2018

Fantasma d'amore

di Vito Foschi



Fantasma d'amore è un film del 1981 di Dino Risi con Marcello Mastroianni e Romy Schneider non troppo noto, ma che gli appassionati di misteri troveranno sicuramente interessante. E' ambientato a Pavia fra l'autunno e l'inverno con la nebbia padana protagonista. Si tratta di una e vera storia di fantasmi italiana ispirata all'omonimo romanzo di Mino Milani. Il protagonista è Nino Monti, agiato commercialista di provincia, sposato senza figli, che una sera incontra una donna malandata e la aiuta. Scoprirà dopo che si tratta di una sua ex fidanzata mai dimenticata. Un amico dottore gli rileva che in realtà la donna è morta 3 anni prima e non può averla incontrata. Non rivelo altro della trama. Il film oscilla fra la storia d'amore, la nostalgia della gioventù e un racconto gotico. Quando uscì non riscosse successo né di pubblico né di critica, ma a parere mio merita di essere visto, perché rappresenta un raro esempio fatto con una certa qualità di una storia gotica italiana. E le nebbie padane e il Ticino sono un ottimo sfondo per certi tipi di racconti.



mercoledì 25 aprile 2018

Michele Leone presenta Guida alle società segrete

Arethusa Libreria

Via Giolitti 18, 10123 Torino

venerdì 27 Aprile dalle ore 18:00 alle ore 19:00


Guardando trasmissioni televisive o facendo un giro sul web è facile imbattersi in teorie del complotto e in società segrete, più o meno immaginarie, che governano il mondo. Questo libro, cercando di fare ordine tra simili teorie e sfatare luoghi comuni e inesattezze, ha la volontà di raccontare le vicende di quelle che sono state, e in alcuni casi sono, le società segrete che si sono avvicendate nella storia dell’uomo.

Immaginiamo che, per pochi istanti, ci venga aperta una porta che dà su una Wunderkammer e che il nostro sguardo provi ad abbracciare tutte le meraviglie e le curiosità che questa custodisce. Riusciremmo forse ad avere una momentanea visione d’insieme e a soffermarci solo su alcuni oggetti o particolari che ci attirano maggiormente e da questi ricavare una prima fugace impressione. Questo volume non ha pretese di esaustività ma “racconta” lo sguardo su questa Camera delle Meraviglie. I nostri occhi si poseranno per familiarità su oggetti noti, per curiosità su oggetti ignoti, ma non avranno il tempo di soffermarsi su tutti gli elementi, perché alcuni resteranno avvolti nel mistero.

Un percorso appassionante attraverso più di cinquanta società segrete, dalla Scuola Pitagorica ai Rosa+Croce, dai Filosofi Incogniti ai Magi, dal Collegium Pansophicum al Ku Klux Klan, dalla Fratellanza di Miriam ai Chlysty. Una guida per scoprire che il mondo delle società segrete non è solo fatto di tenebre e intrighi: al contrario, il più delle volte, è un mondo che dall’oscurità dell’ignoranza volge alla luce della conoscenza.


VIAGGIO ATTRAVERSO LO YOGA: EVOLUZIONE DI UNA DISCIPLINA MILLENARIA

Sabato 12 Maggio 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri con lo Spirito”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un’imperdibile serata in compagnia dell’istruttore di Yoga PAOLO PACCIOLLA, che ci parlerà sul tema:

“VIAGGIO ATTRAVERSO LO YOGA: EVOLUZIONE DI UNA DISCIPLINA MILLENARIA”.




Nel corso dei secoli lo Yoga ha accompagnato gli esseri umani attraverso la loro evoluzione sia fisica che spirituale. Dapprima confinato all’India ha poi cominciato ad espandersi nei paesi limitrofi fino ad arrivare ad invadere l’Occidente in tutta la sua interezza interessando particolarmente l’Europa e l’America.

Nel corso di questa diffusione la disciplina ha, in alcuni casi conservato la sua originale impostazione mentre in altri, subito importanti cambiamenti in modo tale da essere adattata alle esigenze del nuovo pubblico.


Una delle più interessanti conseguenze di questo processo è il fatto che sia stato inevitabilmente riconosciuto come lo Yoga possa causare una serie di reazioni psicofisiche nell’essere umano e, per capirne le ragioni, questa disciplina è stata sottoposta al metodo scientifico tipico del mondo occidentale.

Nel corso di questa serata considereremo l’approccio filosofico e scientifico di questa disciplina e cercheremo di capire i motivi per cui, dopo tanti anni, si ancora così tremendamente attuale.

Naturalmente vi aspettiamo, come sempre, numerosissimi!




La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it

Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.