Vi segnalo l'uscita del nuovo articolo della rivista Lex Aurea di Filippo Goti. Potete trovarsi anche un articolo di Vito Foschi.
Il link per scaricare l'articolo:
http://www.fuocosacro.com/pagine/lexaurea/lexaurea42.HTM
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lunedì 25 giugno 2012
domenica 24 giugno 2012
GLOBAL WAR E GUERRA DI TUTTI CONTRO TUTTI: DOVE STIAMO ANDANDO? (Parte 2)
di Piero Cammerinesi (corrispondente di Coscienzeinrete Magazine
dagli USA)
Secondo altri veggenti e
profeti del passato si è già superato - nella nostra epoca - il punto critico ‘di
non ritorno’ nella discesa verso un materialismo che ha totalmente dimenticato
l’origine spirituale dell’uomo. Per essi l’unica possibilità di salvezza da
disastri sociali e bellici può provenire solo da un’evoluzione spirituale che
consenta di non guardare solo agli eventi materiali cercando la felicità solo
nella soddisfazione dei bisogni fisici e istintivi.
Vi ricorda vagamente qualcosa?
Il materialismo della
vita attuale, il dominio delle immagini, la finanza sfrenata, l’estrema
competizione nel lavoro, la mancanza di solidarietà sociale, l’aggressività
degli Stati, sono tutti segnali significativi che contraddistinguono questo momento
storico. E i segni ci sono tutti: malattie prodotte dalla dipendenza da
computer, crack finanziari a livello globale, lavoro sempre più stressante e
meno remunerativo, indifferenza del singolo nei confronti dei propri simili,
aggressioni continue tra le nazioni.
Proprio queste
caratteristiche della nostra cultura sono in realtà alla base – da un’ottica
spirituale - dell’insorgere della guerra
globale o, come fu anticipato da Rudolf Steiner un secolo fa, come l’inizio
della guerra di tutti contro tutti,
una prospettiva fino a ieri confinata nelle pagine delle profezie ancora da
realizzarsi, ma che oggi – con le nuove dottrine militari annunciate da Obama –
inizia ad assumere dei contorni tanto più definiti quanto inquietanti.
“Esteriormente – dice Steiner nel corso di una conferenza del 23 Novembre 1919, dunque
ben 20 anni prima della II Guerra mondiale – l’umanità andrà incontro a grandi conflitti. E per queste terribili
guerre di cui siamo solo all’inizio (…) e che portano alle estreme conseguenze
gli antichi impulsi dell’evoluzione terrestre, non vi sarà alcuna medicina
politica, economica o spirituale proveniente dalla farmacia dell’antica
evoluzione. I fermenti che hanno prima portato l’Europa all’inizio della sua
distruzione [I Guerra mondiale], che metteranno poi Asia ed America l’una
contro l’altra [II Guerra mondiale] e che propagheranno la guerra su tutta la
terra [Guerra globale] provengono dai tempi antichi. Potrà contrastare questo portare-all’assurdo
l’evoluzione umana solo ciò che conduce gli uomini sulla via dello spirituale:
il Sentiero di Michele, che trova la sua continuazione nella Via del Cristo”[1].
Steiner rileva come la guerra di tutti contro tutti inizi
gradualmente con l’abituare gli uomini
a distruzioni belliche che si presentano per così dire quasi ritmicamente nella storia umana di cui
l’inizio è stato il primo conflitto mondiale.
Abituare gli uomini alla guerra: confrontiamo questo con quanto abbiamo riportato
all’inizio con le parole di Orwell e con le nuove strategie USA.
“È una convinzione infantile – così ancora Steiner - che da questa catastrofe bellica [la I Guerra mondiale] possano provenire periodi di pace durevoli
per l’umanità sul piano fisico. Non sarà così.”[2].
Sarà solo grazie al
nascere dell’altruismo se l’umanità sarà in grado di salvarsi
dall’autodistruzione, sostiene Rudolf Steiner, evento inevitabile se si continua a ignorare l’elemento morale.
“Gli uomini si annienteranno in guerre fratricide.
E la cosa più avvilente - rispetto ad altri tipi di distruzione - sarà che avverrà solo per loro responsabilità”[3]. Solo una manciata di persone sopravviverà e saranno coloro che avranno sviluppato un livello di abnegazione profondo, mentre la restante umanità sarà totalmente dedita a mettere al proprio servizio egoistico – grazie a tecnologie potenti e complesse - le forze della natura, senza aver acquisito il necessario grado di altruismo.
E la cosa più avvilente - rispetto ad altri tipi di distruzione - sarà che avverrà solo per loro responsabilità”[3]. Solo una manciata di persone sopravviverà e saranno coloro che avranno sviluppato un livello di abnegazione profondo, mentre la restante umanità sarà totalmente dedita a mettere al proprio servizio egoistico – grazie a tecnologie potenti e complesse - le forze della natura, senza aver acquisito il necessario grado di altruismo.
La guerra di tutti contro tutti, che rappresenterà
la rovina della nostra epoca, sarà originata proprio da questo
sviluppo tecnologico estremo totalmente privo di morale.
“Forze enormi e poderose verranno liberate da scoperte
che trasformeranno il mondo intero in una sorta di apparecchiatura
elettrica globale funzionante in modo autonomo”[4].
A cosa si riferiva? A
Internet, nata come progetto per la difesa USA, che oggi ha di fatto
trasformato l’intera comunicazione mondiale in una “apparecchiatura
elettrica globale funzionante in modo autonomo”?
Ma se Steiner in molte
occasioni colloca la guerra di tutti
contro tutti in un futuro non immediato, in un particolare ciclo di
conferenze egli afferma espressamente che, se l’umanità non sarà in grado di correggere le visioni del mondo
profondamente influenzate e corrotte dal materialismo e dall’edonismo dominante
che hanno caratterizzato il XIX ed il XX secolo, “alla fine del secolo XX noi
ci troveremo di fronte alla guerra di tutti contro tutti! Gli uomini potranno
fare tutti i bei discorsi che vorranno, potranno aver fatto tutti i possibili
progressi scientifici, avranno di fronte a sé questa guerra di tutti contro
tutti. Assisteremo allo sviluppo di un’umanità che
tanto più si riempirà la bocca di questioni sociali tanto meno avrà un
minimo ‘istinto sociale’”[5].
Sulla base di queste
inquietanti previsioni cerchiamo di ipotizzare come tali eventi – di cui saremmo
solo all’inizio – potrebbero svilupparsi.
Abbiamo visto come Steiner
parli espressamente di una visione del mondo profondamente materialista che
creerebbe le condizioni perché possa svilupparsi anzitempo la guerra di tutti
contro tutti.
E mi pare che ci siano
pochi dubbi sullo stato di incontrastato
materialismo della nostra epoca e sulla mancanza
generalizzata di moralità.
Al tempo stesso le
allusioni all’utilizzo immorale delle forze di natura (progetto HAARP, armi geopolitiche per il
controllo climatico etc.) e l’anticipazione di una terra trasformata in
un’unica immensa macchina funzionante elettronicamente (la rete globale del web o la globalizzazione della finanza
elettronica ne potrebbero rappresentare l’inizio) non sono più solo ipotesi
fantascientifiche.
Abbiamo visto in un
precedente intervento come Steiner abbia attribuito ai poteri occulti
angloamericani[6]
il disegno di porre il mondo intero sotto il giogo del materialismo.
Tale scellerato progetto è
passato attraverso la creazione della Società delle Nazioni prima e delle
Nazioni Unite poi, la competitività sfrenata,
la diffusione della tecnologia, la finanza priva di regole e di moralità, la creazione di un’idea di globalizzazione tesa
solo allo sfruttamento economico dei Paesi più deboli.
E anche qui mi pare che
ci siamo ampiamente.
Ha parlato – nel 1919! – di cause (fermenti) che dopo
la distruzione della Germania, avrebbero portato senza dubbio a una seconda Guerra mondiale, che avrebbe messo di
fronte America e Asia (USA e Giappone) e questo pure non fa una piega.
Per poi preannunciare che
quegli stessi fermenti – se non contrastati - avrebbero “propagato la guerra su tutta la terra”.
Beh, che ne pensate? Non
mi pare che questa prospettiva sia molto irreale.
Vediamo ora come potrebbe
delinearsi ulteriormente questa ipotesi.
Una prospettiva potrebbe
essere quella di uno scontro frontale tra USA e Cina/Russia, magari in seguito
ad un attacco Israelo-americano all’Iran e/o alla Siria.
Di questo ci sono
sicuramente le premesse, preparate da anni dai media embedded che
suonano la grancassa dell’atomica iraniana, esattamente come fecero dieci anni
fa con le famose WMD, o ‘armi di distruzione di massa’ di Saddam, mai trovate,
ma che costarono un milione e mezzo di morti.
Altra prospettiva
potrebbe essere quella di un estendersi di rivoluzioni a livello mondiale,
causate dalla crisi economica dilagante, che riduce in schiavitù economica
interi Stati, come è il caso della Grecia oggi.
Questi sconvolgimenti
potrebbero cambiare radicalmente il volto della civiltà attuale portando
l’umanità intera a uno stato
primitivo, dove solo la forza di un Potere accentratore – magari presentato
come il ‘salvatore dall’anarchia e dalla distruzione’ – sarebbe in grado di
riportare ordine sociale a prezzo di violenze inimmaginabili.
Una terza inquietante
prospettiva – se pur con uno sviluppo più graduale – potrebbe essere quella
della messa in atto di tecnologie molto avanzate atte a controllare – vedi chip sottocutaneo (il Marchio della
Bestia) – di cui si parla ripetutamente qui in USA come di una straordinaria
‘opportunità’ (sic!) per rendere la vita più sicura (ancora, proprio come le
guerre al terrorismo hanno reso, nelle parole degli ultimi tre presidenti, gli
Stati Uniti “un Paese più sicuro”!).
Queste tecnologie –
attuate a livello di massa (come una sorta di ‘vaccinazione obbligatoria’ ed è
così che si vagheggia di attuarle) sarebbero letteralmente in grado di
soggiogare intere popolazioni in uno stato di totale sudditanza.
A quale di questi scenari
ci stiamo avvicinando?
Probabilmente ad un mix del primo e del secondo.
Ma vediamo anche come
contrastare il big Game e cercare di
far fallire questa sciagurata prospettiva.
Secondo Steiner l’unica
reale salvezza da questo scenario si può riassumere in una sola parola: fiducia!
Il nascere e il
diffondersi della fiducia tra gli
uomini.
Fiducia alla base dell’elemento sociale.
Fiducia dell’uomo nei
confronti dell’altro uomo, e conseguente disponibilità alla diffusione delle verità.
E da chi viene ostacolato
il sorgere di questa fiducia?
Dalle logge e dagli
Iniziati dell’Occidente [angloamericani], ci dice Steiner, che non vogliono
parlare all’elemento di libertà del singolo individuo, ma alle masse.
Che rivelano solo parzialmente quelle verità spirituali
che – in armonia con i dettami del Mondo spirituale - devono essere rese pubbliche.
Rudolf Steiner fu infatti
il primo a rendere pubbliche notizie e comunicazioni che sino ad allora erano
state tenute gelosamente segrete dalle varie congreghe occulte.
Come il cristianesimo
rappresentò nelle parole del Cristo una verità universale, diretta a tutti
senza limiti di razza, nazionalità, sesso o cultura, allo stesso modo la
Scienza dello Spirito di Steiner rivela conoscenze fino a quel momento
riservate con l’obiettivo di dare a ogni uomo – senza limiti di razza,
nazionalità, sesso o cultura – la possibilità di conseguire conoscenze
spirituali.
Questo fece scatenare
contro di lui l’ira di potenti organizzazioni che cercheranno di distruggerne
l’immagine e financo di assassinarlo.
Gli Iniziati
anglo-americani cercano dunque di promuovere quel tanto delle vie iniziatiche
che serve a edificare il dominio angloamericano del mondo, ma la via
dell’Iniziazione si deve rivolgere al singolo individuo e non alle masse
utilizzando strumenti di persuasione occulta, facendo appello alla capacità di
comprensione indipendente e libera di ogni singolo essere umano.
Questo principio è
collegato con un principio sociale fondamentale; se ci si rivolge a ciascuno
partendo da principi morali, etici, e aspettando – nei tempi di ciascuno – la
risposta cosciente e libera, allora non si tende ad assoggettare gli uomini,
utilizzando astrazioni per irregimentarli in gregge.
Solo se il singolo essere
umano accoglie ed elabora liberamente la conoscenza occulta produce moralità e
libertà anche sul piano sociale, portando dentro di sé l’antidoto ad ogni
costrizione o menzogna con cui si cerca di intrappolarlo.
Questo è il motivo della
divulgazione delle verità occulte nel secolo XX che l’Antroposofia ha attuato,
in contrapposizione con le élite occulte angloamericane, che volevano
continuare a utilizzare le proprie conoscenze solo per realizzare le proprie
finalità di dominio globale.
“La grande fiducia, questo deve diventare
l’impulso sociale più importante del futuro. Gli uomini devono poter lavorare
insieme. Altrimenti le cose non andranno avanti. (…) Oggi comincia per gli
Iniziati dell’Occidente [angloamericani] la grande angoscia, la terribile paura.
Essi dicono: se noi parleremo in futuro solo alle singole persone allora
scateniamo la guerra di tutti contro tutti, dato che in tal caso gli uomini non
saranno organizzati, visto che si è costruita una fiducia generale, allora
l’umanità precipiterà nella guerra di tutti contro tutti. Essi sentono questa
angoscia. Per questo costoro vogliono mantenere queste verità iniziatiche,
oserei dire, sottochiave lasciando avanzare l’umanità verso il futuro sotto una
luce apparente, ma in stato di sonno”[7].
L’opera divulgativa delle
verità occulte da parte dell’Antroposofia – che ha rotto tabu millenari[8],
la pubblicazione di migliaia di libri, saggi, cicli di conferenze anche
profondamente esoteriche – ha come scopo principale dunque quello di creare
l’unica possibile difesa nella nostra epoca nei confronti dell’unilateralità di
determinate potenti congreghe che si propongono di mantenere i popoli in
sudditanza - in una sorta di sopore della coscienza - nei confronti del reale
svolgersi degli eventi.
Libera diffusione delle verità spirituali per
creare fiducia.
Per vincere ansia e paura.
Auspichiamo dunque che
l’uomo – nel suo attuare libere scelte – possa essere in grado di disincantare
queste terrificanti prospettive, un po’ come un’automobile che, con una
poderosa frenata, riesca a fermarsi a pochi centimetri dal precipizio. Ma
questo può avvenire solo se s’iniziano a rimuovere – partendo da ciascuno di
noi - i ‘fermenti’, le cause che hanno portato a questo stato di cose.
Vale a dire il potere
esclusivo della visione materialistica del mondo che deforma radicalmente ogni
pensiero umano e paralizza ogni possibilità di crescita morale dei popoli.
[1] Rudolf Steiner, GA194, Die Sendung Michaels, R.Steiner Verlag Dornach 1994
[2] Rudolf Steiner, GA193, Der innere Aspekt des sozialen Rätsels, R.Steiner Verlag, Dornach
1989
[3] Rudolf Steiner, GA265, VERÖFFENTLICHUNGEN ZUR
GESCHICHTE UND AUS DEN INHALTEN DER ESOTERISCHEN SCHULE 1904 BIS 1914 - Wesen und Aufgabe der
Freimaurerei vom Gesichtspunkt der Geisteswissenschaft, Conferenza del 25
Dicembre 1904.
[4] Ibidem
[5] Rudolf Steiner, GA205, Der Mensch in seinem Zusammenhang mit dem Kosmos, Band 6,
conferenza tenuta a Dornach il 6 agosto 1921.
[7] Rudolf Steiner, GA196, Geistige
und soziale Wandlungen in der Menschheitsentwickelung, Conferenza del 17
gennaio 1920 tenuta a Dornach
[8] Basti pensare che nelle
antiche Scuole dei Misteri si pagava con la vita la rivelazione di conoscenze
apprese all’interno dei Misteri. Queste tradizioni durano tutt’oggi nei rituali
massonici o mafiosi.
sabato 23 giugno 2012
GLOBAL WAR E GUERRA DI TUTTI CONTRO TUTTI: DOVE STIAMO ANDANDO? (Parte 1)
di Piero Cammerinesi (corrispondente di Coscienzeinrete Magazine
dagli USA)
“La guerra non è fatta per essere vinta, ma per
essere continua. Allorché la guerra diventa letteralmente ininterrotta, cessa
nel contempo di essere pericolosa”.
(George Orwell, 1984)
Quello che le ėlite
stanno cercando di trasmettere alle popolazioni mondiali attraverso la falsificazione
del linguaggio – la guerra umanitaria, la missione di pace, l’esportazione
della democrazia, lo scontro di civiltà etc. – è il concetto che “la guerra è qualcosa
di assolutamente normale”.
L’effetto del rifiuto
della guerra come metodo per risolvere i problemi tra i popoli - prodotto per
lungo tempo sugli uomini dalle carneficine dei due conflitti mondiali - dopo
quasi settant’anni si è affievolito e oggi si torna a propagandare la guerra,
anche se ‘travestita’ di pacifismo o di ristabilimento della giustizia sociale.
In realtà quanto sta
avvenendo oggi è una globalizzazione
della guerra, studiata a tavolino e promossa proprio da quegli stati che
sono – a parole - i più attivi difensori delle leggi internazionali e dei
diritti democratici.
Le motivazioni per le
minacce di guerra e per le aggressioni vere e proprie sono le più varie e vanno
dalla guerra contro il ‘terrorismo islamico’ (Afghanistan) a quella condotta
per proteggere il mondo da – inesistenti - ‘armi di distruzioni di massa’ (Iraq
ieri e Iran oggi), da quella per difendere i ‘diritti umani’ (Libia ieri e oggi
Siria) ai veri e propri ‘interventi umanitari’ (Somalia), fino alla sbandierata
protezione di piccoli Stati dall’influenza di Russia e Cina.
In prima fila per far assimilare ai popoli le scelte
dissennate dei governi e le esigenze fameliche delle lobby militari sono i media
occidentali, ormai impegnati strenuamente a difendere l’indifendibile, a razionalizzare
l’irrazionale e a giustificare l’ingiustificabile, proprio come il Ministero
della Verità di Orwelliana memoria[1].
L’idea della Global War o globalizzazione della
guerra ha in qualche modo caratterizzato tutta la dottrina militare USA all’indomani
della II Guerra mondiale e venne delineata negli anni ’40 dalla amministrazione
Truman, nel quadro generale di un progetto di dominazione globale a fronte
dell’insorgere del confronto con i sovietici.
In realtà già nei decenni
precedenti erano sorte organizzazioni più o meno segrete come la Round Table o la Society of the Elect, fondata in Inghilterra da Cecil Rhodes e Lord
Nathan Rothschild, e il Council on
Foreign Relations, creato negli USA all’indomani della I Guerra mondiale
dal Colonnello Edward M. House, con i finanziamenti di Morgan e Rockefeller.
Ricordiamo che Edward M.House
era l’eminenza grigia dietro Woodrow Wilson e la ‘sua’ Società delle Nazioni.
Tutte queste
organizzazioni miravano a una sola cosa: la nascita
di un potere globale incontrastato sotto la guida anglo-americana.
Per quanto riguarda gli
USA, dagli anni ’30 e ’40 del secolo scorso si è assistito ad un costante
declino dei poteri del Congresso, considerato dai Padri della Costituzione uno
strumento politico essenziale per la difesa della libertà e della democrazia.
Ma l’erosione dei suoi poteri sembra inarrestabile sia per mano repubblicana
che democratica.
“La costituzione degli Stati Uniti è stata messa
da parte con il pretesto della paura. Prima paura della grande depressione e
successivamente del terrorismo islamico. Gli Stati Uniti sono la
Costituzione. Se la Costituzione cessa di esistere come un documento legale che
viene rispettato realmente dalle élite politiche, gli Stati Uniti cessano di
esistere. Vuol dire che un’altra entità ha preso il loro posto[2]”.
Da allora non solo nulla è
cambiato, ma la situazione è andata via via peggiorando, tanto che - per
arrivare ai nostri giorni - nel settembre del 1990, George Bush padre fece, a
Camere riunite, uno storico discorso alla Nazione[3],
nel corso del quale di fatto proclamò un Nuovo Ordine Mondiale emergente dal
disfacimento dell’Unione sovietica e dall’abbattimento del muro di Berlino.
In questo discorso Bush
preannunciò con grande enfasi un mondo libero dal confronto, potenzialmente
disastroso, tra le due superpotenze dotate di bombe atomiche a favore di une “pacifica
cooperazione internazionale” nella quale “le
nazioni del mondo, est ed ovest, nord e sud, possano prosperare e vivere in
armonia”[4].
Belle parole e
fantastiche prospettive, come non essere d’accordo?
Il problema è che proprio
quel concetto di “pacifica cooperazione
internazionale” servì a giustificare la Guerra del Golfo, ufficialmente
intesa a difendere la sovranità del Kuwait e ad assicurare il rispetto della “legalità
internazionale”.
Ben lontani da una “nuova era più sicura alla ricerca della
pace” da quel momento siamo entrati in realtà in un’epoca di guerra
perenne, proprio come descritta in 1984 di Orwell, dominata da conflitti
continui, insicurezza, paura, controllo costante da parte delle autorità, censura
mascherata e manipolazione dell’opinione pubblica.
La strategia vera e
propria della ‘guerra senza fine’ nasce un paio di anni dopo, nel 1992, con il Defense Planning Guidance (Linee-guida
di Difesa nazionale).
Il New York Times,
venuto a conoscenza del piano, scrisse: “In
un nuovo vasto progetto politico che sta per essere varato, il Dipartimento
alla Difesa stabilisce che la missione politica e militare dell’America
nell’era post-guerra fredda sarà quella di far sì che non possano emergere
superpotenze rivali in Europa Occidentale, Asia o nei territori della ex-Unione
Sovietica. I documenti segreti mostrano lo scenario di un mondo dominato da un’unica
superpotenza la cui posizione predominante può venire garantita da un
comportamento studiato all’uopo e da una adeguata forza militare, in modo da
scoraggiare qualsiasi Nazione o gruppo di Nazioni a sfidare la supremazia americana”.
La personalità più
rappresentativa dietro questo piano fu Paul Wolfowitz, che sarà nominato più
tardi da Bush Segretario alla Difesa e che coprì anche la carica di Presidente
della Banca Mondiale.
Il documento ipotizza –
per garantire il mantenimento della supremazia statunitense – anche che gli USA
prendano in considerazione di estendere – avendo identificato in Cina e Russia
le maggiori minacce al loro predominio – “alle
nazioni dell’Europa centrale e orientale accordi di sicurezza analoghi a quelli
sottoscritti con Arabia Saudita, Kuwait e altri stati nel golfo Persico[5]”.
Nel 1993, allorché
Clinton prende il posto di George Bush senior si costituisce un think tank dei falchi repubblicani che
darà vita – pochi anni più tardi – al Project
for the New American Century (PNAC), Progetto per il nuovo secolo
americano.
Nello spirito di questo
progetto il dominio a stelle e strisce deve venir imposto a qualsiasi costo in
qualsiasi parte del mondo, il che richiede un crescente incremento delle spese
militari onde contrastare minacce come quelle costituite da Iraq, Nord Corea,
Iran. “Inoltre, questo processo di
trasformazione, anche se porterà a dei mutamenti radicali, sarà qualcosa di
lento a meno di eventi catastrofici che lo favoriscano – come una nuova Pearl
Harbor[6]”.
Guarda caso, pochi anni dopo,
le due Torri offriranno la ghiotta occasione di “una nuova Pearl Harbor”…
Nel 2000 il Pentagono
pubblica Joint Vision 2020 un
documento che teorizza il progetto denominato Full-spectrum Dominance (Dominio a tutto campo);
“Con Full-spectrum dominance si intende la
capacità delle forze USA, da sole o con alleati, di annientare qualsiasi
avversario e controllare qualsiasi situazione in ambito di operazioni
militari.”
Il Full-spectrum dominance deve estendersi a qualsiasi tipo di
conflitto, dalla guerra nucleare su teatri bellici globali fino a eventi di
dimensioni limitate. Si riferisce altresì a situazioni atipiche come peacekeeping e aiuti umanitari.
“La
creazione di una rete di informazione globale servirà a garantire le condizioni
di una maggiore capacità decisionale[7]”.
Il 13 novembre 2001 il
presidente George W. Bush firma l’Ordine Militare N.1[8]
nel quale conia la definizione “Guerra
globale al terrorismo”. E ciò senza informare il suo Consigliere alla
sicurezza, né il Segretario di Stato, né il Capo dello staff o il suo
responsabile della comunicazione, approvando così una legge che è divenuta
tristemente nota come "Military Order of November 13, 2001: Detention, Treatment, and
Trial of Certain Non-Citizens in the War Against Terrorism[9]"
Da quel momento le
operazioni militari ‘segrete’ del SOCOM (Special Operations Command) - finalizzate al mantenimento di una ‘guerra globale’ - si sono
moltiplicate senza limite in ogni parte del mondo.
Il personale del SOCOM è raddoppiato dal 2001
raggiungendo le 66.000 unità, mentre il suo budget
è passato da 4,2 miliardi a 10,5 miliardi di dollari. La crescita del JSOC (Joint Special Operations Command) che è
una ramificazione del SOCOM,
è stata ancora più rilevante, passando dalle 1.800 unità
speciali nel 1980 alle oltre 25.000 oggi.
Quanto alle operazioni ‘sotto copertura’ delle forze
speciali esse hanno coinvolto, a oggi, oltre 75 Paesi, dalla Repubblica
Dominicana al Perù, dalle Filippine allo Yemen, dalla Somalia all’Asia
Centrale, dal Libano all’Arabia Saudita, dall’Iran a numerosi Paesi arabi.
Queste forze speciali si sono macchiate sovente di
crimini contro l’umanità che sono stati regolarmente ‘coperti’ dalle gerarchie
militari e nascosti all’opinione pubblica.
Naturalmente, come è noto, la “Pearl Harbor” dell’11 settembre viene immediatamente utilizzata
per mettere in atto la dottrina della Global
War che viene per l’occasione ribattezzata War on Terror (Guerra al terrorismo).
Ricordiamo, infine, che nell’agenda
del Project for the New American Century
(PNAC) - che risale all’anno 2000 - si auspica a chiare lettere di “condurre guerre senza confini” [10].
Il PNAC ha come obiettivo
dichiarato quello di “combattere e
vincere decisamente conflitti multipli e simultanei nei maggiori teatri bellici
mondiali”.
Questo scellerato
programma è stato adottato in pieno dall’amministrazione Obama con un team di collaboratori e di esperti molto
più efficace di quello del suo predecessore.
A una manciata di minuti
dallo scadere del Patriot Act, Obama
(premio Nobel per la pace, ricordate?) ha rinnovato, per altri 4 anni, la
delirante legge promulgata da George Bush junior all’indomani dell’11 settembre[11].
Contrastata con decisione
da pochi parlamentari, tra cui il senatore repubblicano Rand Paul del Kentucky,
questa legge - che con l’alibi della Guerra al terrorismo - di fatto consente
ogni possibile abuso delle libertà dei cittadini, è un tassello straordinariamente
importante per capire come si stanno muovendo i poteri forti negli USA e per
intuire quali possibili scenari politico-militari si aprano nel XXI secolo.
E, visto che non tutta
l’opinione pubblica è manipolabile, i think
tank dell’intelligence USA hanno inoltre felicemente ideato una strategia
di maquillage delle parole.
Così è tutto meno
inquietante se chiamiamo la guerra ‘intervento umanitario’ e l’attacco lo
chiamiamo ‘difesa’, mentre le stragi di civili diventano ‘danni collaterali’…
Ora, se partiamo dal
presupposto che per comprendere a fondo quanto accade nel mondo abbiamo bisogno
di conquistarci una visione più ampia, come possiamo interpretare questa
situazione da un punto di vista spirituale?
Cosa sta accadendo nel
nostro mondo sempre più segnato da guerre e da massacri quotidiani con la
complicità dei media che amplificano
quotidianamente menzogne e odio contro l’altro
di turno?
Possiamo ipotizzare che la
Global War rappresenti in realtà
l’inizio del Bellum omnium contra omnes[12],
la guerra di tutti contro tutti?
Molti veggenti parlano di
un futuro prossimo della terra sempre più incerto con grandi rischi di
precipitare in conflitti distruttivi.
Edgar Cayce, lo Sleeping Prophet, ad esempio descrive –
ancora negli anni ’30 del secolo scorso - come il primo decennio del nuovo
secolo avrebbe ripercorso la situazione del primo dopoguerra fino al disastro
economico del ’29, con un progressivo incremento di conflitti. “Mercati e benessere in calo, economie al
collasso, disoccupazione in aumento, confusione politica e tumulti popolari (…)
con, negli anni successivi, un numero crescente di persone che si troveranno in
serie difficoltà anche rispetto a problemi basilari di sopravvivenza”.[13]
Cayce prevede anche la
possibilità di una III Guerra mondiale. Parla letteralmente di guerra originata
in “Libia, in Egitto, ad Ankara e in
Siria, attraverso conflitti sorti intorno agli stretti delle zone a Nord
dell’Australia, nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico[14]”
per leggere la 2° parte clicca qui
[1] George Orwell, 1984.
[4] ibidem
[5] Tyler, Patrick E. U.S. Strategy Plan Calls for Insuring No Rivals
Develop: A One Superpower World. The New York Times: March 8, 1992. http://work.colum.edu/~amiller/wolfowitz1992.htm
[6] http://www.newamericancentury.org/publicationsreports.htm
PNAC, Rebuilding America’s Defenses. Project for the New American Century:
September 2000, pag.51
[9] "Ordine militare del 13 Novembre 2001: detenzione, regole di
comportamento verso i detenuti e processo di non cittadini USA nella Guerra
contro il terrorismo."
[12] Bellum omnium contra omnes o "guerra di tutti contro
tutti" nell’accezione di Thomas Hobbes (1588-1679) descrive lo ‘stato di
natura’ in cui, non esistendo legge alcuna, ogni individuo verrebbe mosso solo
dal suo istinto, danneggiando gli altri ed eliminando chiunque gli sia di
ostacolo verso il soddisfacimento dei propri desideri.
[14] Edgar Cayce reading (3976-26) April 28, 1941
venerdì 22 giugno 2012
Lincoln l’ammazzavampiri E se non fosse solo fantasia?
Vi segnaliamo questa recensione:
http://www.ilgiornale.it/cultura/lincoln_lammazzavampiri_e_se_non_fosse_solo_fantasia/22-06-2012/articolo-id=593591-page=0-comments=1
Il presidente Usa era appassionato d’occulto (e di asce). Per questo ora è un super eroe horror. Molto credibile
per leggere l'articolo cliccate il link:http://www.ilgiornale.it/cultura/lincoln_lammazzavampiri_e_se_non_fosse_solo_fantasia/22-06-2012/articolo-id=593591-page=0-comments=1
mercoledì 20 giugno 2012
L’enigma dell’abbazia di San Giovanni in Venere, la probabile custode del Graal?
di Nicoletta Travaglini
E’ notorio che l’Abruzzo, per la sua particolare geomorfologia, ha dato ricetto a Santi, Eremi e Briganti, i quali, nel bene, o nel male, hanno lasciato una loro indelebile impronta, modificandone, di fatto, la morfologia. Per esempio, nel territorio di Fossacesia, in provincia di Chieti, si colloca l’incantevole ed imponente abbazia di San Giovanni in Venere. Essa è stata eretta, sulla sommità di una boscosa collinetta, ricoperta da piante di ulivo come quella millenaria, posta ai piedi dell’abbazia, per ricordarne la fondazione.
L’abbazia di San Giovanni e Santa Maria, venne costruita in posizione predominante e solitaria, a circa un paio di chilometri dal centro abitato, a picco sul quell’insenatura conosciuto come “Golfo di Venere”, nelle vicinanze della foce del fiume Sangro, ove essa si specchia sulle morbide e trasparenti acque del mare Adriatico.
Tradizione vuole che, ovviamente supportata anche da ritrovamenti archeologici, tale luogo sacro si erga sui ruderi di un preesistente tempio pagano dedicato Venere Conciliatrice, culto risalente IV secolo a.C., fatto rimarcato anche nel toponimo Portus Veneris, che indicava un porto posto alla foce del fiume Sangro durante la dominazione bizantina, vicino ad un nucleo abitato chiamato Vico Veneriis lungo la via Traiana.
Con l’avvento del cristianesimo, questo luogo fu abitato da eremiti e uomini pii, e secondo un antica leggenda pare che alcuni monaci greco-ortodossi, durante la guerra iconoclastica nel VII secolo, emigrarono in maniera massiccia fino a giungere sulle coste di Fossacesia; tra loro vi erano anche i monaci basiliani, gli stessi che fondarono la chiesa di San Longino a Lanciano poi divenuta la chiesa del Miracolo Eucaristico, che presero possesso di quello che restava dell’antico tempio di Venere, facendolo diventare un luogo di culto cristiano dedicato alla Madonna.
Un'altra leggenda sostiene che il primo nucleo di questo luogo di culto fosse costituito da piccolo ricovero per frati benedettini, provvisto di una cappella, fatto innalzare da frate Martino intorno 540 dopo aver fatto abbattere il tempio di Venere, che versava in avanzato stato di abbandono per costruirvi una piccola cappella intitolata a San Giovanni e la Vergine Maria.
Nel 973 il conte di Teate, Trasmondo I, dispose che il monastero ricevesse delle cospicue rendite tali da trasformarlo, così, da un piccolo ricovero in un potente ed opulento monastero.
Anche se questo illuminato conte fece in modo che da una semplice e povera “cella”, essa si trasformasse in un monastero, la sua fondazione e come la sua opulenza vanno attribuiti al conte teatino Trasmondo II che agli inizi dell’anno Mille, dopo sostanziose prebende, rese possibile la formazione di un solida struttura religiosa, economica, autonoma governata da abati. Come segno di gratitudine nei confronti del conte i monaci, alla sua morte, sopravvenuta nel 1025, lo seppellirono nella cripta dove tuttora riposa.
Se risulta un pochino complicato possedere dati certi sulla sua fondazione e sulla sue prime fasi della sua esistenza, vi sono precisi riferimenti storici relativi alle sue fasi costruttive che vanno dal 973 fino al 1204 circa, dove raggiunse il suo culmine con l’abate Oderisi II il Grande.
I secoli tra il X e l’XI furono molto importanti per la crescita religiosa, culturale ed economica dell’abbazia la quale divenne in breve tempo uno dei più fiorenti luoghi di culto centro-meridionali annoverando tra i suoi possedimenti oltre duecento feudi sparsi in diverse zone d’Italia e fuori dal nostro territorio nazionale come ad esempio in Dalmazia.
Nel periodo in cui essa stava consolidando il suo potere e la sua fama, nella seconda metà dell’anno Mille circa, il terzo abate Monastico, Oderisio I, appartenete alla famiglia degli Pagliara, ramo secondario dei Conti dei Marsi, i quali a loro volta rappresentavano un ramo cadetto della più gloriosa e prestigiosa famiglia dei Di Sangro, aveva già fatto allestire una fiorente e ricca biblioteca, una ottima scuola retta dai confratelli; fortificò, attraverso fossati, torri e mura la chiesa, costruì ospedali ed officine, ma soprattutto, fondò la cittadina di Rocca San Giovanni, che divenne, in breve tempo il più fiorente ed opulento possedimento della badia ed oggi nella chiesa madre di Rocca San Giovanni vi sono molte reliquie e volumi che facevano parte del ricco tesoro dell’abbazia di San Giovanni in Venere.
La famiglia di Sangro a cui apparteneva, come abbiamo detto, anche Oderisio I, discendeva direttamente da Carlo Magno e che annoverò nel loro albero genealogico anche Papi e Santi.
Questa potente ed antichissima casata discende dai duchi di Borgogna che a loro volta erano di stirpe carolingia, longobarda e, naturalmente, normanna. Questi nobili, ovviante, furono legati da vincoli strettissi alla Chiesa e in special modo al potente, ricco e stimato ordine Benedettino.
Nel IX secolo essi, vennero in Italia e si stabilirono maggiormente negli Abruzzi, ove riuscirono a conquistare e, quindi, a governare diversi feudi e contee, prendendo il titolo di “Conti dei Marsi”.
I nomi dei conti dei Marsi erano Bernardo, Oderigi, Teodino, Trasmondo che si posso incontrare in molti documenti del XI e del XII secolo.
In un atto notarile del agosto del 981, conservato a Montecassino, Teodino ed i suoi fratelli Rainaldo e Oderisio risultano i conti di Marsia ; si divisero i loro territori nel seguente ordine : Teodino divenne conte di Rieti e Amiterno, Rainaldo conte della Marsia e Oderisio Conte di Valva.
Oderisio diede origine a tre grandi rami: una discendenza si stanziò nella zona del Sangro con la linea Borrello, la più grande, che si diffuse in tutto l’Abruzzo Centrale dando vita a Prezza e a Raiano, alle linee separate di Gentile; un secondo ramo si trasferì in quello che oggi è la provincia di Teramo; conosciuti come i conti di Palearia o Pagliara,, annoveravano tra i membri della loro famiglia Berardo, vescovo di Teramo e Oderisio di Palearia che alla metà del sec. XIII fu nominato dal Re “Giustiziere d’Abruzzo”. Il terzo ramo si stabilì a Valva vicino Sulmona.
Nel 1250 pochi erano i sopravissuti di questa discendenza, così la famiglia d’Ocre vide distrutto il suo antico castello come fu in precedenza per i Barili, i quali insieme ai succitati d’Ocre si rifugiarono all’Aquila. Gli altri rami della famiglia come i Borello e di Sangro si ritirarono in Sicilia.
Trasmondo, vescovo di Valva e Abate di San Clemente a Casauria era figlio di Oderisio conte de’Marsi e fratello di Oderisio abate di Montecassino e di Attone, vescovo di Chieti. L’Abbazia di San Giovanni in Venere annovera due membri di questa famiglia, oltreché la permanenza del Vescovo di Teramo Berardo.
All’inizio del 1500 essi ottennero il titolo di marchesi, alla fine dello stesso secolo divennero Duchi e pochi anni dopo questo titolo acquisirono, anche, quello di Principi, governando, il loro vastissimo impero in maniera tirannica, dispotica e violenta!
Nel loro albero genealogico, vi sono presenti anche figure di spicco come Oderisio, San Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Templari, Santa Rosalia, Innocenzo III, Gregorio III, ideatore e iniziatore della Santa Inquisizione, Paolo IV Carafa, che contrastò in tutte le maniere l’Ufficio della Santa Inquisizione, Benedetto XIII
Sempre della stessa famiglia dei di Sangro, come si è potuto ampiamente vedere, Oderisio II “il Grande”, portò enorme lustro all’abbazia attraverso mezzo secolo circa di conduzione del luogo sacro, incrementando le opere degli abati precedenti ed iniziando i lavori di ampliamento conferendogli la struttura architettonica attuale e per tali meriti sono ricordati in un epigrafe posta sulla facciata principale della badia.
Durante il dominio normanno, essa fu coinvolta in giochi politici poco chiari che la portarono, suo malgrado, a subire diversi saccheggi. Da qui inizia un periodo di inesorabile e lenta decadenza fatta anche di devastazioni e violenze come quella perpetrata dai Veneziani nella prima metà del 1200, poi da parte degli avventurieri di Ugone Orsini, quindi fu la volta dei di Carrara; i corsari di Pialy Pascià, che rasero al suolo Santo Stefano Riva Maris ed altri luoghi sacri si accanirono anche contro San Giovanni in Venere, come non fu risparmiata neanche da un orda di briganti che nel 1600 infestavano quei luoghi.
Anche Madre Natura volle lasciare tangibili segni del suo passaggio attraverso un terribile sisma che 1456 provocò gravi danni all’abbazia già provata da un periodo non molto florido, cosa che si ripete nel 1627 con un altro terremoto che squassò l’Italia centro-meridionale; ed infine la piccola nobiltà locale fece razzia dei suoi beni. In piena decadenza, intorno alla fine del 1500, passò nelle mani della confraternita di San Filippo Neri. Allo stato di ulteriore deterioramento, verso la fine del ‘700, passo nelle mani del regio demanio. Distrutta ulteriormente durante la Seconda Guerra Mondiale fu ristrutturata dalle amorevoli cure dei Padri Passionisti attuali custodi di questo immenso bene.
Questa badia ha visto passare re e papi come Pietro da Morrone, futuro Celestino V che, secondo alcune fonti, prese i voti in questo luogo, per poi tornarvi, al fine di cercare proventi durante la costruzione della chiesa di Santa Maria di Collemaggio. Accanto a queste supposizioni vi sono fonti che attestano che Pietro Angelerio, dopo aver iniziato i lavori della costruzione del luogo di culto, e senza aver acquistato il terreno circostante, parte alla volta dell’abbazia di San Giovanni in Venere e dopo alcuni anni egli torna con il danaro sufficiente a poter compare il terreno dove oggi sorge la basilica di Collemaggio! Secondo alcuni, Pietro da Morrone per comprarsi questi terreni, abbia chiesto sovvenzioni, forse alla potente abbazia di San Giovanni in Venere, in cambio di qualcosa di prezioso che potrebbe essere il Santo Graal, in quanto egli, incontrando i templari in Francia, pare che questi gli abbiano dato qualcosa di prezioso da custodire, e se egli non aveva denaro per comperare i terreni della futura abbazia, costruita dopo il suo ritorno dal viaggio succitato, per poter essere finanziato aveva bisogno di dare in garanzia qualcosa ai suoi finanziatori!
Durante il periodo del suo soggiorno a Fossacesia, nominò cardinale il suo vice Tommaso di Ocre, che nel giro di poco tempo, divenne, per volere del successore di Celestino V, Bonifacio VIII, il primo abate Commentario della badia di San Giovanni in Venere ed ebbe il compito di occuparsi delle esequie del Papa Celestino V.
Ma che cos’è il Graal?
In origine, secondo alcune versioni, il Graal, era la pietra, uno smeraldo, più preziosa e lucente del diadema di Lucifero, l’Angelo più bello del Creato. Esso cadde sulla Terra quando questi ingaggio battaglia con gli Angeli e fu raccolto dagli uomini che lo usarono per fini non sempre nobili.
Altre versioni sostengono che quando Seth, il figlio di Adamo ed Eva, cercò di salvare suo padre da una letale malattia, tornando nell’Eden, egli non trovò nessuna cura specifica per lui, ma una cura per tutti i mali del mondo, insieme a una promessa che Dio non avrebbe mai abbandonato il genere umano e pare che questo fosse il Graal.
Questo sacro oggetto smette di essere qualcosa di metafisico per entrare nella realtà percepibile, quando Giuseppe D’Arimatea, un ricco ebreo forse parente di Gesù, raccoglie il Sangue del Cristo proprio nella coppa che poi verrà definita Santo Graal.
Dopo la crocifissione, il corpo di Gesù , fu dato in consegna a Giuseppe D’Arimtea e gli fu dato anche la coppa dell’Ultima Cena, con la quale il maestro celebrò questo rito. L’ebreo lavò il Corpo del Defunto, ma mentre faceva questo dalle ferite uscì del sangue che Giuseppe raccolse nella coppa, quindi il Corpo fu avvolto in un sudario e fu messo nel sepolcro, ove dopo tre giorni Resuscitò.
Dopo la Resurrezione Giuseppe fu imprigionate dai romani con l’accusa di sottrazione di cadavere e privato del cibo, fu lasciato languire in un umida cella, dove un giorno gli apparve Gesù risorto ammantato di luce che gli consegnò la coppa rivelandone, anche le virtù della medesima; Giuseppe fu tenuto in vita grazie a una colomba che portava tutti i giorni un’ostia nella coppa.
Era il 70 d. C. quando Giuseppe D’Arimatea fu scarcerato, insieme a sua sorella e a suo cognato Bros. Questi scelsero, per causa di forza maggiore, l’esilio e partirono su una nave che li portò oltreoceano , verso un’isola sconosciuta dove, perpetrarono le loro tradizioni. Qui costruirono una tavola come quella usata per l’Ultima Cena dove presero posto dodici commensali, mentre il tredicesimo fu lasciato vuoto, perché era quello che avrebbe dovuto essere occupato da Gesù o da Guida. Se questa sedia veniva inavvertitamente occupata essa eliminava all’istante il commensale, per questo esso ebbe il nome di “Seggio Periglioso” e la tavola fu chiamata “Prima Tavola del Graal”.
Passarono alcuni anni in questa terra sconosciuta e Giuseppe sentì il bisogno e la voglia di andare via e durante uno dei suoi tanti peregrinaggi per le vie del mondo, si fermò in Bretagna precisamente a Glastonbury, dove fondò la prima comunità cristiana che doveva soppiantare l’antica religione dei Druidi. Il primo tempio cristiano, qui fondato fu dedicato alla Madonna o, secondo alcune versioni a Maria Maddalena e in questo luogo che rimase il Graal che veniva utilizzato durante la funzione religiosa.
Alla morte di Giuseppe il Graal fu custodito da suo cognato che grazie alla coppa riuscì a sfamare tutti i suoi seguaci. Dopo Bron il Graal passò nelle mani di un nuovo custode che conservò la sacra reliquia in un castello sulla Montagna della Salvezza di cui ignoriamo l’ubicazione. Nacque in quegli anni anche un ordine cavalleresco che, venne denominato come l’Ordine dei Cavalieri del Graal, con il compito di proteggere questa coppa; essi si nutrivano delle ostie che la reliquia dispensava e il loro capo e custode del divino recipiente ricopriva la carica di Re Sacerdote.
Uno di questi custodi fu ferito, secondo alcune versioni, dalla lancia di Longino e divenne sterile come la terra nella quale era ubicato il castello che custodiva la divina coppa.
Molti hanno visto un parallelo tra il Re Ferito, come venne denominato da allora in poi il custode del Graal, e la figura di San Rocco che in molte immagini viene raffigurato con una ferita alla gamba.
Il Re Ferito trovava sollievo solo pescando e così fu definito anche come Re Pescatore ed egli sarebbe stato salvato da una domanda ben precisa fatta da un cavaliere puro di cuore; da qui che inizia la saga di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda di cui parleremo in seguito.
Tornando alla lancia di Longino, essa è l’arma con cui il centurione romano trafisse il costato di Gesù crocifisso, pare che avesse, come il Graal, delle doti magiche molto forti, perciò fu custodita insieme ad altre reliquie come: ad una spada e al piatto che resse la testa di Giovanni Battista, all’interno del castello del Monte della Salvezza.
Questi quattro oggetti magici hanno influenzato la nostra cultura italiano poiché sono riprodotti nei semi delle carte da gioco.
Questa tradizione degli oggetti magici ha radici molto antiche e profonde presenti in culture millenarie come quelle asiatiche nelle quali si raccontano leggende secondo cui degli angeli sarebbero scesi dal cielo e si sarebbero stabiliti nel deserto dove avrebbero rivelato agli uomini la loro cultura superiore.
Prima di scomparire per sempre questi dei avrebbero lasciato quattro potentissimi talismani in grado di conferire poteri simili ai loro dei: una pietra, una spada, un calderone e una lancia. Questi oggetti sono presenti in quasi tutte le tradizioni. La pietra, ad esempio, potrebbe essere quella nera della Ka’ba, la spada potrebbe essere quella nella roccia, la coppa il Graal e la lancia forse quella di Longino.
Alla morte di Erode, Israele, fu divisa in un mosaico di staterelli, che solo nel 6 d. C. divennero Provincia romana, con tutti gli onori e oneri che ciò comportava.
Gli ebrei insofferenti all’allora stato di cose, insorsero, dapprima con piccole sommosse culminati, poi, in vere e proprie rivolte. Mentre la Galilea bruciava, Roma, inviò un poderoso esercito per domare questi fuochi atti a spezzare il giogo degli invasori; paese dopo paese, città dopo città la zona settentrionale della Galilea si arrese e l’esercito giunse fino alle mura di Gerusalemme dove, forse corrotto dagli insorti, esso si fermò. Nonostante queste vittorie, gli ebrei continuarono a lottare e così nel 66 d. C. il generale Vespasiano, futuro imperatore, fu incaricato di riportare la pace nella provincia. Era il 68 quando le truppe del futuro imperatore si fermarono a causa della morte dell’imperatore Nerone e tornarono a Roma. Nei diciotto mesi di tregua, gli ebrei non riuscirono a riorganizzare una resistenza duratura e così mentre Vespasiano fu incoronato imperatore suo figlio Tito partiva alla volta di Gerusalemme per riconquistarla.
L’assedio fu lungo e sanguinoso ma alla fine i romani ebbero ragione degli assediati e così entrarono trionfalmente in città dove si abbandonarono a ogni genere di violenza. Molti furono crocifissi sulle mura della città, le strade pullulavano di cadaveri appesi alle croci, il tempio fu profanato, derubato bruciato e infine raso al suolo, sulla cui terra fu buttato il sale.
Alcuni gruppi di persone appartenenti alla casta degli Zeloti si arroccarono nell’antica fortezza di Masada, essi resistettero per lungo tempo, finché, come narra una leggenda, una ragazza si innamorò di un soldato; essa, per amore, rivelò all’uomo dove erano i pozzi che alimentavano la città, i romani, allora, chiusero i pozzi e gli assediati furono costretti a arrendersi, ma per non subire l’onta della sconfitta si uccisero tutti. I romani penetrarono nella cittadella e trovarono solo tanti cadaveri sparsi per la città.
Dopo aver domato la rivolta Tito fece erigere delle mura intorno al monte Golgotha e vi mise della terra intorno, quindi, lo fece spianare fino a trasformarlo in un pianoro, che conteneva al suo interno il Sepolcro con le spoglie mortali del Cristo. Non contento di ciò proibì il culto del cristianesimo e gli ebrei furono costretti a disperdersi per i quattro angoli del mondo.
Furono anni difficile per i cristiani e le loro tradizioni, queste infatti, furono affidate a sette segrete con a capo un vescovo di nome Marco.
Con l’avvento di Costantino sul trono, le cose cambiarono radicalmente; i cristiani uscirono dalla clandestinità e quando nel 314 divenne signore anche delle terre d’oriente, lui e sua madre Elena, rimasero affascinate dalle leggende che aleggiavano intorno al Santo Sepolcro. Così in breve tempo si iniziarono gli scavi per riportare alla luce questi tesori; si narra, che durante questi lavori, Elena avesse trovato un oggetto, forse una coppa, dove si raccolse il Sangue di Gesù.
A questo punto la storia del Graal si fa sempre più confusa e lacunosa; secondo alcune fonti esso finì in Bretannia, dopo che Roma fu depredata dai Visigoti nel 400 d. C. e pare che questa reliquia giaccia in fondo a un pozzo a pochi passi dalla presunta tomba di un nobile cavaliere, forse re Artù.
Altre testimonianza parlano di un imperatore bizantino che nel I secolo d. C., dopo aver sottratto ai persiani alcune reliquie, forse anche il Santo Calice, esse siano state portate a Costantinopoli.
Alcune leggende affermano che a Costantinopoli vi fossero confluite tantissime reliquie sacre tra cui la Sindone, i Chiodi con cui Gesù fu crocifisso, alcune spine della Corona, di cui una oggi è a Vasto e naturalmente il Graal, che pare contenesse la Sindone medesima.
Sembra che questi due oggetti abbiano seguito lo stesso cammino, ma queste sono solo supposizione; comunque il Santo Sudario, nel 1204, durante il sacco di Costantinopoli, da parte dei Templari, era qui e fu portata poi a Lirey in Francia e da qui a Torino.
Come abbiamo potuto vedere questa eterna ricerca forse di una chimera chiama in causa un ordine cavalleresco fatto da monaci guerrieri i Templari, appunto, che come sappiamo erano i difensori del Santo Sepolcro e dei luoghi sacri alla Cristianità e per far questo intentarono una guerra che chiamiate le Crociate. Alcune fonti sostengono che all’apice del suo splendore e durante l’era del abate Oderiso II il grande, essa fu in grado di finanziare addirittura la quarta Crociata, voluta da Papa Innocenzo III nel 1198, secondo tali fonti, questi uomini, dimenticando l’abito che indossavano e la loro missione, si abbandonarono ai più efferati atti di violenza, come si può leggere in una invettiva scritta da un monaco della chiesa di Santo Steafano Riva Maris, che racconta di come le milizie di Enrico di Svevia accampati tra le foci del Sangro e quelle del Trigno, si diedero ai peggiori saccheggi, brutalità e violenze, risparmiando, però, l’abbazia di San Giovanni in Venere.
Questa chiesa fortificata romanica con forti influenze borgognone e di chiara impostazione cassinese, è a pianta rettangolare divisa in tre navate aventi lo stesso numero absidi su cui spicca il presbiterio che si ubica in posizione dominante rispetto al resto dell’edificio, in quanto sotto di essa si posiziona la cripta nella quale vi sono colonne e capitelli provenienti dal antico tempio pagano su cui poi venne edificato l’attuale chiesa. Nella cripta risaltano cinque meravigliosi affreschi raffiguranti di epoche diverse di cui il più antico posizionato sull’abside centrale.
Questi pregevoli e policromi affreschi rappresentano il Cristo sorretta da due angeli nell’atto di benedire con una mano mentre con l’altra sorregge un Vangelo. In un altro dipinto posto sul lato sinistro della finestra si può ammirare il Battista insieme a San Benedetto e vicino a questi beati vi è raffigurato un monaco inginocchiato che rappresenterebbe, secondo alcune fonti, il committente dell’opera. Un altro prezioso affresco, posizionato sulla destra dell’abside, rappresenta la Vergine in trono con il Bambino ai cui lati spiccano le figure dell’Arcangelo Gabriele, come si legge dall’iscrizione posta sul suo capo, e San Nicola di Bari. Ai lati delle absidi si possono ammirare l’immagine di Cristo in trono posta tra San Vito e San Filippo, in un altro dipinto sempre il Cristo in trono appare posizionato tra il Battista, l’Evangelista ed i santi Pietro e Paolo.
Le tre navate della chiesa sono costituite da archi a sesto acuto e dall’ interno delle chiesa tramite una porticina sormontata da una lunetta nella quale si può vedere un fregio raffigurante una svastica,simbolo di prosperità e pace, si accede al chiostro. Edificato da Oderisio II venne seriamente danneggiata dal sisma del 1456; questo luogo di silenzio e meditazione è ornato da decine e decine di trifore e capitelli; lungo i percorsi vi sono reperti archeologici provenienti da siti limitrofi come anche il sarcofago ospitato sotto l’arcata del campanile.
La facciata esterna che prima del violento sisma che del 1456, era costruita in pietra e in candido marmo, fu restaurata con mattoni nella parte lesionata. Questo ingresso conosciuto come portale della luna, così chiamato per la sua foggia ad arco, realizzato da Giacomo del Vasto per commissione dell’Abate Rainaldo intorno ai primo trentennio del 1200. Sulla lunetta si possono ammirare il Cristo nell’atto di benedire, mentre ai suoi lati si posizionano la Madonna implorante ed il Battista con la testa rivolta verso il basso. Nella parte sottostante vi sono le figure di San Benedetto e del monaco committente o per lo meno di ciò che ne rimane. Sulla stele posizionata a destra del portale vi sono chiari riferimenti alla sua origine pagana con una decorazione che rimanda al culto di Venere in cui si vedono due amorini scoccare frecce contro una colomba, animale consacrato alla dea.
Spostandoci più giù sono rappresentate una serie di episodi biblici riferiti al Battista ed infine un enigmatico fregio che racconta la storia di Daniele nella fossa dei leoni mentre viene nutrito dal profeta Abacuc sorretto da un angelo.
Nella stele di sinistra in alto si possono vedere dei pavoni che si dissetano in una coppa, chiaro riferimento ad elementi pagani, poiché questi animali erano consacrati a Giunone. Scorrendo questa colonna, si possono notare scene della vita del Battista e l’annunciazione, in basso si vedono scene di caccia tra uomini ed animali fantastici, forniti di code di serpenti.
E’ notorio che l’Abruzzo, per la sua particolare geomorfologia, ha dato ricetto a Santi, Eremi e Briganti, i quali, nel bene, o nel male, hanno lasciato una loro indelebile impronta, modificandone, di fatto, la morfologia. Per esempio, nel territorio di Fossacesia, in provincia di Chieti, si colloca l’incantevole ed imponente abbazia di San Giovanni in Venere. Essa è stata eretta, sulla sommità di una boscosa collinetta, ricoperta da piante di ulivo come quella millenaria, posta ai piedi dell’abbazia, per ricordarne la fondazione.
L’abbazia di San Giovanni e Santa Maria, venne costruita in posizione predominante e solitaria, a circa un paio di chilometri dal centro abitato, a picco sul quell’insenatura conosciuto come “Golfo di Venere”, nelle vicinanze della foce del fiume Sangro, ove essa si specchia sulle morbide e trasparenti acque del mare Adriatico.
Tradizione vuole che, ovviamente supportata anche da ritrovamenti archeologici, tale luogo sacro si erga sui ruderi di un preesistente tempio pagano dedicato Venere Conciliatrice, culto risalente IV secolo a.C., fatto rimarcato anche nel toponimo Portus Veneris, che indicava un porto posto alla foce del fiume Sangro durante la dominazione bizantina, vicino ad un nucleo abitato chiamato Vico Veneriis lungo la via Traiana.
Con l’avvento del cristianesimo, questo luogo fu abitato da eremiti e uomini pii, e secondo un antica leggenda pare che alcuni monaci greco-ortodossi, durante la guerra iconoclastica nel VII secolo, emigrarono in maniera massiccia fino a giungere sulle coste di Fossacesia; tra loro vi erano anche i monaci basiliani, gli stessi che fondarono la chiesa di San Longino a Lanciano poi divenuta la chiesa del Miracolo Eucaristico, che presero possesso di quello che restava dell’antico tempio di Venere, facendolo diventare un luogo di culto cristiano dedicato alla Madonna.
Un'altra leggenda sostiene che il primo nucleo di questo luogo di culto fosse costituito da piccolo ricovero per frati benedettini, provvisto di una cappella, fatto innalzare da frate Martino intorno 540 dopo aver fatto abbattere il tempio di Venere, che versava in avanzato stato di abbandono per costruirvi una piccola cappella intitolata a San Giovanni e la Vergine Maria.
Nel 973 il conte di Teate, Trasmondo I, dispose che il monastero ricevesse delle cospicue rendite tali da trasformarlo, così, da un piccolo ricovero in un potente ed opulento monastero.
Anche se questo illuminato conte fece in modo che da una semplice e povera “cella”, essa si trasformasse in un monastero, la sua fondazione e come la sua opulenza vanno attribuiti al conte teatino Trasmondo II che agli inizi dell’anno Mille, dopo sostanziose prebende, rese possibile la formazione di un solida struttura religiosa, economica, autonoma governata da abati. Come segno di gratitudine nei confronti del conte i monaci, alla sua morte, sopravvenuta nel 1025, lo seppellirono nella cripta dove tuttora riposa.
Se risulta un pochino complicato possedere dati certi sulla sua fondazione e sulla sue prime fasi della sua esistenza, vi sono precisi riferimenti storici relativi alle sue fasi costruttive che vanno dal 973 fino al 1204 circa, dove raggiunse il suo culmine con l’abate Oderisi II il Grande.
I secoli tra il X e l’XI furono molto importanti per la crescita religiosa, culturale ed economica dell’abbazia la quale divenne in breve tempo uno dei più fiorenti luoghi di culto centro-meridionali annoverando tra i suoi possedimenti oltre duecento feudi sparsi in diverse zone d’Italia e fuori dal nostro territorio nazionale come ad esempio in Dalmazia.
Nel periodo in cui essa stava consolidando il suo potere e la sua fama, nella seconda metà dell’anno Mille circa, il terzo abate Monastico, Oderisio I, appartenete alla famiglia degli Pagliara, ramo secondario dei Conti dei Marsi, i quali a loro volta rappresentavano un ramo cadetto della più gloriosa e prestigiosa famiglia dei Di Sangro, aveva già fatto allestire una fiorente e ricca biblioteca, una ottima scuola retta dai confratelli; fortificò, attraverso fossati, torri e mura la chiesa, costruì ospedali ed officine, ma soprattutto, fondò la cittadina di Rocca San Giovanni, che divenne, in breve tempo il più fiorente ed opulento possedimento della badia ed oggi nella chiesa madre di Rocca San Giovanni vi sono molte reliquie e volumi che facevano parte del ricco tesoro dell’abbazia di San Giovanni in Venere.
La famiglia di Sangro a cui apparteneva, come abbiamo detto, anche Oderisio I, discendeva direttamente da Carlo Magno e che annoverò nel loro albero genealogico anche Papi e Santi.
Questa potente ed antichissima casata discende dai duchi di Borgogna che a loro volta erano di stirpe carolingia, longobarda e, naturalmente, normanna. Questi nobili, ovviante, furono legati da vincoli strettissi alla Chiesa e in special modo al potente, ricco e stimato ordine Benedettino.
Nel IX secolo essi, vennero in Italia e si stabilirono maggiormente negli Abruzzi, ove riuscirono a conquistare e, quindi, a governare diversi feudi e contee, prendendo il titolo di “Conti dei Marsi”.
I nomi dei conti dei Marsi erano Bernardo, Oderigi, Teodino, Trasmondo che si posso incontrare in molti documenti del XI e del XII secolo.
In un atto notarile del agosto del 981, conservato a Montecassino, Teodino ed i suoi fratelli Rainaldo e Oderisio risultano i conti di Marsia ; si divisero i loro territori nel seguente ordine : Teodino divenne conte di Rieti e Amiterno, Rainaldo conte della Marsia e Oderisio Conte di Valva.
Oderisio diede origine a tre grandi rami: una discendenza si stanziò nella zona del Sangro con la linea Borrello, la più grande, che si diffuse in tutto l’Abruzzo Centrale dando vita a Prezza e a Raiano, alle linee separate di Gentile; un secondo ramo si trasferì in quello che oggi è la provincia di Teramo; conosciuti come i conti di Palearia o Pagliara,, annoveravano tra i membri della loro famiglia Berardo, vescovo di Teramo e Oderisio di Palearia che alla metà del sec. XIII fu nominato dal Re “Giustiziere d’Abruzzo”. Il terzo ramo si stabilì a Valva vicino Sulmona.
Nel 1250 pochi erano i sopravissuti di questa discendenza, così la famiglia d’Ocre vide distrutto il suo antico castello come fu in precedenza per i Barili, i quali insieme ai succitati d’Ocre si rifugiarono all’Aquila. Gli altri rami della famiglia come i Borello e di Sangro si ritirarono in Sicilia.
Trasmondo, vescovo di Valva e Abate di San Clemente a Casauria era figlio di Oderisio conte de’Marsi e fratello di Oderisio abate di Montecassino e di Attone, vescovo di Chieti. L’Abbazia di San Giovanni in Venere annovera due membri di questa famiglia, oltreché la permanenza del Vescovo di Teramo Berardo.
All’inizio del 1500 essi ottennero il titolo di marchesi, alla fine dello stesso secolo divennero Duchi e pochi anni dopo questo titolo acquisirono, anche, quello di Principi, governando, il loro vastissimo impero in maniera tirannica, dispotica e violenta!
Nel loro albero genealogico, vi sono presenti anche figure di spicco come Oderisio, San Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Templari, Santa Rosalia, Innocenzo III, Gregorio III, ideatore e iniziatore della Santa Inquisizione, Paolo IV Carafa, che contrastò in tutte le maniere l’Ufficio della Santa Inquisizione, Benedetto XIII
Sempre della stessa famiglia dei di Sangro, come si è potuto ampiamente vedere, Oderisio II “il Grande”, portò enorme lustro all’abbazia attraverso mezzo secolo circa di conduzione del luogo sacro, incrementando le opere degli abati precedenti ed iniziando i lavori di ampliamento conferendogli la struttura architettonica attuale e per tali meriti sono ricordati in un epigrafe posta sulla facciata principale della badia.
Durante il dominio normanno, essa fu coinvolta in giochi politici poco chiari che la portarono, suo malgrado, a subire diversi saccheggi. Da qui inizia un periodo di inesorabile e lenta decadenza fatta anche di devastazioni e violenze come quella perpetrata dai Veneziani nella prima metà del 1200, poi da parte degli avventurieri di Ugone Orsini, quindi fu la volta dei di Carrara; i corsari di Pialy Pascià, che rasero al suolo Santo Stefano Riva Maris ed altri luoghi sacri si accanirono anche contro San Giovanni in Venere, come non fu risparmiata neanche da un orda di briganti che nel 1600 infestavano quei luoghi.
Anche Madre Natura volle lasciare tangibili segni del suo passaggio attraverso un terribile sisma che 1456 provocò gravi danni all’abbazia già provata da un periodo non molto florido, cosa che si ripete nel 1627 con un altro terremoto che squassò l’Italia centro-meridionale; ed infine la piccola nobiltà locale fece razzia dei suoi beni. In piena decadenza, intorno alla fine del 1500, passò nelle mani della confraternita di San Filippo Neri. Allo stato di ulteriore deterioramento, verso la fine del ‘700, passo nelle mani del regio demanio. Distrutta ulteriormente durante la Seconda Guerra Mondiale fu ristrutturata dalle amorevoli cure dei Padri Passionisti attuali custodi di questo immenso bene.
Questa badia ha visto passare re e papi come Pietro da Morrone, futuro Celestino V che, secondo alcune fonti, prese i voti in questo luogo, per poi tornarvi, al fine di cercare proventi durante la costruzione della chiesa di Santa Maria di Collemaggio. Accanto a queste supposizioni vi sono fonti che attestano che Pietro Angelerio, dopo aver iniziato i lavori della costruzione del luogo di culto, e senza aver acquistato il terreno circostante, parte alla volta dell’abbazia di San Giovanni in Venere e dopo alcuni anni egli torna con il danaro sufficiente a poter compare il terreno dove oggi sorge la basilica di Collemaggio! Secondo alcuni, Pietro da Morrone per comprarsi questi terreni, abbia chiesto sovvenzioni, forse alla potente abbazia di San Giovanni in Venere, in cambio di qualcosa di prezioso che potrebbe essere il Santo Graal, in quanto egli, incontrando i templari in Francia, pare che questi gli abbiano dato qualcosa di prezioso da custodire, e se egli non aveva denaro per comperare i terreni della futura abbazia, costruita dopo il suo ritorno dal viaggio succitato, per poter essere finanziato aveva bisogno di dare in garanzia qualcosa ai suoi finanziatori!
Durante il periodo del suo soggiorno a Fossacesia, nominò cardinale il suo vice Tommaso di Ocre, che nel giro di poco tempo, divenne, per volere del successore di Celestino V, Bonifacio VIII, il primo abate Commentario della badia di San Giovanni in Venere ed ebbe il compito di occuparsi delle esequie del Papa Celestino V.
Ma che cos’è il Graal?
In origine, secondo alcune versioni, il Graal, era la pietra, uno smeraldo, più preziosa e lucente del diadema di Lucifero, l’Angelo più bello del Creato. Esso cadde sulla Terra quando questi ingaggio battaglia con gli Angeli e fu raccolto dagli uomini che lo usarono per fini non sempre nobili.
Altre versioni sostengono che quando Seth, il figlio di Adamo ed Eva, cercò di salvare suo padre da una letale malattia, tornando nell’Eden, egli non trovò nessuna cura specifica per lui, ma una cura per tutti i mali del mondo, insieme a una promessa che Dio non avrebbe mai abbandonato il genere umano e pare che questo fosse il Graal.
Questo sacro oggetto smette di essere qualcosa di metafisico per entrare nella realtà percepibile, quando Giuseppe D’Arimatea, un ricco ebreo forse parente di Gesù, raccoglie il Sangue del Cristo proprio nella coppa che poi verrà definita Santo Graal.
Dopo la crocifissione, il corpo di Gesù , fu dato in consegna a Giuseppe D’Arimtea e gli fu dato anche la coppa dell’Ultima Cena, con la quale il maestro celebrò questo rito. L’ebreo lavò il Corpo del Defunto, ma mentre faceva questo dalle ferite uscì del sangue che Giuseppe raccolse nella coppa, quindi il Corpo fu avvolto in un sudario e fu messo nel sepolcro, ove dopo tre giorni Resuscitò.
Dopo la Resurrezione Giuseppe fu imprigionate dai romani con l’accusa di sottrazione di cadavere e privato del cibo, fu lasciato languire in un umida cella, dove un giorno gli apparve Gesù risorto ammantato di luce che gli consegnò la coppa rivelandone, anche le virtù della medesima; Giuseppe fu tenuto in vita grazie a una colomba che portava tutti i giorni un’ostia nella coppa.
Era il 70 d. C. quando Giuseppe D’Arimatea fu scarcerato, insieme a sua sorella e a suo cognato Bros. Questi scelsero, per causa di forza maggiore, l’esilio e partirono su una nave che li portò oltreoceano , verso un’isola sconosciuta dove, perpetrarono le loro tradizioni. Qui costruirono una tavola come quella usata per l’Ultima Cena dove presero posto dodici commensali, mentre il tredicesimo fu lasciato vuoto, perché era quello che avrebbe dovuto essere occupato da Gesù o da Guida. Se questa sedia veniva inavvertitamente occupata essa eliminava all’istante il commensale, per questo esso ebbe il nome di “Seggio Periglioso” e la tavola fu chiamata “Prima Tavola del Graal”.
Passarono alcuni anni in questa terra sconosciuta e Giuseppe sentì il bisogno e la voglia di andare via e durante uno dei suoi tanti peregrinaggi per le vie del mondo, si fermò in Bretagna precisamente a Glastonbury, dove fondò la prima comunità cristiana che doveva soppiantare l’antica religione dei Druidi. Il primo tempio cristiano, qui fondato fu dedicato alla Madonna o, secondo alcune versioni a Maria Maddalena e in questo luogo che rimase il Graal che veniva utilizzato durante la funzione religiosa.
Alla morte di Giuseppe il Graal fu custodito da suo cognato che grazie alla coppa riuscì a sfamare tutti i suoi seguaci. Dopo Bron il Graal passò nelle mani di un nuovo custode che conservò la sacra reliquia in un castello sulla Montagna della Salvezza di cui ignoriamo l’ubicazione. Nacque in quegli anni anche un ordine cavalleresco che, venne denominato come l’Ordine dei Cavalieri del Graal, con il compito di proteggere questa coppa; essi si nutrivano delle ostie che la reliquia dispensava e il loro capo e custode del divino recipiente ricopriva la carica di Re Sacerdote.
Uno di questi custodi fu ferito, secondo alcune versioni, dalla lancia di Longino e divenne sterile come la terra nella quale era ubicato il castello che custodiva la divina coppa.
Molti hanno visto un parallelo tra il Re Ferito, come venne denominato da allora in poi il custode del Graal, e la figura di San Rocco che in molte immagini viene raffigurato con una ferita alla gamba.
Il Re Ferito trovava sollievo solo pescando e così fu definito anche come Re Pescatore ed egli sarebbe stato salvato da una domanda ben precisa fatta da un cavaliere puro di cuore; da qui che inizia la saga di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda di cui parleremo in seguito.
Tornando alla lancia di Longino, essa è l’arma con cui il centurione romano trafisse il costato di Gesù crocifisso, pare che avesse, come il Graal, delle doti magiche molto forti, perciò fu custodita insieme ad altre reliquie come: ad una spada e al piatto che resse la testa di Giovanni Battista, all’interno del castello del Monte della Salvezza.
Questi quattro oggetti magici hanno influenzato la nostra cultura italiano poiché sono riprodotti nei semi delle carte da gioco.
Questa tradizione degli oggetti magici ha radici molto antiche e profonde presenti in culture millenarie come quelle asiatiche nelle quali si raccontano leggende secondo cui degli angeli sarebbero scesi dal cielo e si sarebbero stabiliti nel deserto dove avrebbero rivelato agli uomini la loro cultura superiore.
Prima di scomparire per sempre questi dei avrebbero lasciato quattro potentissimi talismani in grado di conferire poteri simili ai loro dei: una pietra, una spada, un calderone e una lancia. Questi oggetti sono presenti in quasi tutte le tradizioni. La pietra, ad esempio, potrebbe essere quella nera della Ka’ba, la spada potrebbe essere quella nella roccia, la coppa il Graal e la lancia forse quella di Longino.
Alla morte di Erode, Israele, fu divisa in un mosaico di staterelli, che solo nel 6 d. C. divennero Provincia romana, con tutti gli onori e oneri che ciò comportava.
Gli ebrei insofferenti all’allora stato di cose, insorsero, dapprima con piccole sommosse culminati, poi, in vere e proprie rivolte. Mentre la Galilea bruciava, Roma, inviò un poderoso esercito per domare questi fuochi atti a spezzare il giogo degli invasori; paese dopo paese, città dopo città la zona settentrionale della Galilea si arrese e l’esercito giunse fino alle mura di Gerusalemme dove, forse corrotto dagli insorti, esso si fermò. Nonostante queste vittorie, gli ebrei continuarono a lottare e così nel 66 d. C. il generale Vespasiano, futuro imperatore, fu incaricato di riportare la pace nella provincia. Era il 68 quando le truppe del futuro imperatore si fermarono a causa della morte dell’imperatore Nerone e tornarono a Roma. Nei diciotto mesi di tregua, gli ebrei non riuscirono a riorganizzare una resistenza duratura e così mentre Vespasiano fu incoronato imperatore suo figlio Tito partiva alla volta di Gerusalemme per riconquistarla.
L’assedio fu lungo e sanguinoso ma alla fine i romani ebbero ragione degli assediati e così entrarono trionfalmente in città dove si abbandonarono a ogni genere di violenza. Molti furono crocifissi sulle mura della città, le strade pullulavano di cadaveri appesi alle croci, il tempio fu profanato, derubato bruciato e infine raso al suolo, sulla cui terra fu buttato il sale.
Alcuni gruppi di persone appartenenti alla casta degli Zeloti si arroccarono nell’antica fortezza di Masada, essi resistettero per lungo tempo, finché, come narra una leggenda, una ragazza si innamorò di un soldato; essa, per amore, rivelò all’uomo dove erano i pozzi che alimentavano la città, i romani, allora, chiusero i pozzi e gli assediati furono costretti a arrendersi, ma per non subire l’onta della sconfitta si uccisero tutti. I romani penetrarono nella cittadella e trovarono solo tanti cadaveri sparsi per la città.
Dopo aver domato la rivolta Tito fece erigere delle mura intorno al monte Golgotha e vi mise della terra intorno, quindi, lo fece spianare fino a trasformarlo in un pianoro, che conteneva al suo interno il Sepolcro con le spoglie mortali del Cristo. Non contento di ciò proibì il culto del cristianesimo e gli ebrei furono costretti a disperdersi per i quattro angoli del mondo.
Furono anni difficile per i cristiani e le loro tradizioni, queste infatti, furono affidate a sette segrete con a capo un vescovo di nome Marco.
Con l’avvento di Costantino sul trono, le cose cambiarono radicalmente; i cristiani uscirono dalla clandestinità e quando nel 314 divenne signore anche delle terre d’oriente, lui e sua madre Elena, rimasero affascinate dalle leggende che aleggiavano intorno al Santo Sepolcro. Così in breve tempo si iniziarono gli scavi per riportare alla luce questi tesori; si narra, che durante questi lavori, Elena avesse trovato un oggetto, forse una coppa, dove si raccolse il Sangue di Gesù.
A questo punto la storia del Graal si fa sempre più confusa e lacunosa; secondo alcune fonti esso finì in Bretannia, dopo che Roma fu depredata dai Visigoti nel 400 d. C. e pare che questa reliquia giaccia in fondo a un pozzo a pochi passi dalla presunta tomba di un nobile cavaliere, forse re Artù.
Altre testimonianza parlano di un imperatore bizantino che nel I secolo d. C., dopo aver sottratto ai persiani alcune reliquie, forse anche il Santo Calice, esse siano state portate a Costantinopoli.
Alcune leggende affermano che a Costantinopoli vi fossero confluite tantissime reliquie sacre tra cui la Sindone, i Chiodi con cui Gesù fu crocifisso, alcune spine della Corona, di cui una oggi è a Vasto e naturalmente il Graal, che pare contenesse la Sindone medesima.
Sembra che questi due oggetti abbiano seguito lo stesso cammino, ma queste sono solo supposizione; comunque il Santo Sudario, nel 1204, durante il sacco di Costantinopoli, da parte dei Templari, era qui e fu portata poi a Lirey in Francia e da qui a Torino.
Come abbiamo potuto vedere questa eterna ricerca forse di una chimera chiama in causa un ordine cavalleresco fatto da monaci guerrieri i Templari, appunto, che come sappiamo erano i difensori del Santo Sepolcro e dei luoghi sacri alla Cristianità e per far questo intentarono una guerra che chiamiate le Crociate. Alcune fonti sostengono che all’apice del suo splendore e durante l’era del abate Oderiso II il grande, essa fu in grado di finanziare addirittura la quarta Crociata, voluta da Papa Innocenzo III nel 1198, secondo tali fonti, questi uomini, dimenticando l’abito che indossavano e la loro missione, si abbandonarono ai più efferati atti di violenza, come si può leggere in una invettiva scritta da un monaco della chiesa di Santo Steafano Riva Maris, che racconta di come le milizie di Enrico di Svevia accampati tra le foci del Sangro e quelle del Trigno, si diedero ai peggiori saccheggi, brutalità e violenze, risparmiando, però, l’abbazia di San Giovanni in Venere.
Questa chiesa fortificata romanica con forti influenze borgognone e di chiara impostazione cassinese, è a pianta rettangolare divisa in tre navate aventi lo stesso numero absidi su cui spicca il presbiterio che si ubica in posizione dominante rispetto al resto dell’edificio, in quanto sotto di essa si posiziona la cripta nella quale vi sono colonne e capitelli provenienti dal antico tempio pagano su cui poi venne edificato l’attuale chiesa. Nella cripta risaltano cinque meravigliosi affreschi raffiguranti di epoche diverse di cui il più antico posizionato sull’abside centrale.
Questi pregevoli e policromi affreschi rappresentano il Cristo sorretta da due angeli nell’atto di benedire con una mano mentre con l’altra sorregge un Vangelo. In un altro dipinto posto sul lato sinistro della finestra si può ammirare il Battista insieme a San Benedetto e vicino a questi beati vi è raffigurato un monaco inginocchiato che rappresenterebbe, secondo alcune fonti, il committente dell’opera. Un altro prezioso affresco, posizionato sulla destra dell’abside, rappresenta la Vergine in trono con il Bambino ai cui lati spiccano le figure dell’Arcangelo Gabriele, come si legge dall’iscrizione posta sul suo capo, e San Nicola di Bari. Ai lati delle absidi si possono ammirare l’immagine di Cristo in trono posta tra San Vito e San Filippo, in un altro dipinto sempre il Cristo in trono appare posizionato tra il Battista, l’Evangelista ed i santi Pietro e Paolo.
Le tre navate della chiesa sono costituite da archi a sesto acuto e dall’ interno delle chiesa tramite una porticina sormontata da una lunetta nella quale si può vedere un fregio raffigurante una svastica,simbolo di prosperità e pace, si accede al chiostro. Edificato da Oderisio II venne seriamente danneggiata dal sisma del 1456; questo luogo di silenzio e meditazione è ornato da decine e decine di trifore e capitelli; lungo i percorsi vi sono reperti archeologici provenienti da siti limitrofi come anche il sarcofago ospitato sotto l’arcata del campanile.
La facciata esterna che prima del violento sisma che del 1456, era costruita in pietra e in candido marmo, fu restaurata con mattoni nella parte lesionata. Questo ingresso conosciuto come portale della luna, così chiamato per la sua foggia ad arco, realizzato da Giacomo del Vasto per commissione dell’Abate Rainaldo intorno ai primo trentennio del 1200. Sulla lunetta si possono ammirare il Cristo nell’atto di benedire, mentre ai suoi lati si posizionano la Madonna implorante ed il Battista con la testa rivolta verso il basso. Nella parte sottostante vi sono le figure di San Benedetto e del monaco committente o per lo meno di ciò che ne rimane. Sulla stele posizionata a destra del portale vi sono chiari riferimenti alla sua origine pagana con una decorazione che rimanda al culto di Venere in cui si vedono due amorini scoccare frecce contro una colomba, animale consacrato alla dea.
Spostandoci più giù sono rappresentate una serie di episodi biblici riferiti al Battista ed infine un enigmatico fregio che racconta la storia di Daniele nella fossa dei leoni mentre viene nutrito dal profeta Abacuc sorretto da un angelo.
Nella stele di sinistra in alto si possono vedere dei pavoni che si dissetano in una coppa, chiaro riferimento ad elementi pagani, poiché questi animali erano consacrati a Giunone. Scorrendo questa colonna, si possono notare scene della vita del Battista e l’annunciazione, in basso si vedono scene di caccia tra uomini ed animali fantastici, forniti di code di serpenti.
martedì 12 giugno 2012
NUOVO ORDINE MONDIALE E VISIONE SPIRITUALE DEL MONDO - 2 Parte
Piero Cammerinesi (coscienzeinrete.net)
Tutta l’attenzione continua comunque a essere sistematicamente indirizzata verso l’esterno, mentre all’interno degli USA sono in continuo aumento le misure antidemocratiche e le limitazioni delle libertà individuali, con la militarizzazione della polizia, i poteri praticamente illimitati attribuiti da Obama alla Homeland Security, con il rinnovo quadriennale, nel 2011, del Patriot Act che sancisce la legalità di arresti, torture e finanche di uccisioni di cittadini americani se richiesto dalla ‘sicurezza nazionale’ nonché di controllo – meglio dire spionaggio - pressoché assoluto sull’intera popolazione.
Tutto ciò fa pensae che qualcosa stia vigorosamente spingendo le élite dominanti ad accelerare la realizzazione del progetto del NWO attraverso sempre più manifesti processi di controllo e di mistificazione degli eventi a livello mondiale.
Probabilmente questo è dovuto a due ordini di fattori.
Prima di tutto all’aumento esponenziale delle persone che – grazie ad Internet – riescono ad informarsi in tempo reale di quanto accade nel mondo, sfuggendo alle ‘sirene’ del mainstream, da anni ormai quasi completamente embedded.
Gli effetti della crisi economica del 2008 stanno infatti palesando le contraddizioni del liberismo assoluto - che ha di fatto deificato il ‘Mercato’ ponendolo al di sopra di ogni valore umano – mostrando il vero volto del progetto di un Nuovo Ordine Mondiale.
udolf Steiner affermò espressamente, nel lontano 1919, che “l’elemento anglo-americano potrà certamente conseguire il dominio mondiale ma senza la tripartizione della società tale dominio inonderà il mondo con la malattia e la morte della cultura”[2].
Vale a dire che senza la ‘correzione’ dell’idea della tripartizione dell’organismo sociale il modello anglosassone non porterà che degradazione alla cultura umana.
Quali sono dunque, alla luce di queste indicazioni, le conseguenze per l’umanità di questo modello in termini di sofferenza per la vita umana?
Il capitalismo sfrenato, il consumismo, la globalizzazione, l’inquinamento, la diffusione capillare della droga, la volgarizzazione della cultura, sostituita dal culto delle immagini televisive, l’apparire a scapito dell’essere.
Il perpetuarsi di vastissime sacche di miseria e di degradazione e l’incessante ricorso alla guerra e alla sopraffazione di chi non segue gli stessi principi sociali o politici.
Come non riconoscere negli eventi di oggi le avvisaglie di quella ‘terza prova’ cui alludeva Massimo Scaligero come a una necessaria correzione al deragliamento della cultura occidentale: “Questa contraddizione giunta collettivamente
al limite, ormai per la seconda volta, nell'attuale secolo, conoscerà la sua istanza risolutiva nei prossimi decenni quando si presenterà la terza prova: la quale è virtualmente cominciata e pesa ormai su ciascun essere umano, come segreta angoscia, come segreta paura, come senso d'inutilità e senso di impotenza.”[3]
Il senso di angoscia che pervade – ormai da decenni – le popolazioni umane è stato creato ad arte dalle élite dominanti per mantenere le persone in uno stato di continua soggezione, di paura di perdere quanto si è acquisito - quando non la vita stessa - sempre per colpa dell’altro: il bolscevico, il brigatista, il terrorista…
L’unica possibile; quella della consapevolezza e della lucidità sempre maggiori di chi intraprende con serietà un percorso spirituale.
Quella di un’azione interiore e di una trasformazione progressiva di se stessi in accordo con la lucida comprensione dei segni dei tempi.
Senza trascurare la pervicace tenacia nell’indagare ogni aspetto della nostra vita – compresa la politica, la storia e l’economia - alla luce della conoscenza spirituale, che deve divenire il nostro fedele strumento di conoscenza sia del Mondo spirituale sia di quello fisico.
Il progetto di
demonizzazione dell’Islam – a parole naturalmente tale demonizzazione viene
puntualmente negata – ed il mito del Clash
of Civilizations (scontro di civiltà) di Samuel Huntington sono stati
abilmente messi in atto da decenni ed oggi iniziano a dare i loro risultati,
con maggioranze silenziose qui negli USA pronte ad appoggiare altre guerre di
espansione, una volta chiamate ‘guerre giuste’ ed oggi divenute, quasi per
magia, ‘guerre umanitarie’.
Il concetto di guerra umanitaria o di terroristi - che quando combattono dalla propria parte sono patrioti e quando sono dalla parte avversa diventano terroristi - sono il risultato di una profonda ‘contaminazione’ del linguaggio che è stato piegato alle esigenze dell’Impero, il quale non può rischiare di vedere le proprie scelte inficiate da un eventuale mettersi di traverso di un’opinione pubblica che chiami le cose con il loro nome, che con il termine guerra intenda morte, distruzione, fame, ingiustizia. Allora se la chiamiamo guerra umanitaria mettiamo in primo piano il bene che si pretende di perseguire, così che il termine guerra evocherà al massimo un riferimento ai collateral damage, ai danni collaterali.
Il concetto di guerra umanitaria o di terroristi - che quando combattono dalla propria parte sono patrioti e quando sono dalla parte avversa diventano terroristi - sono il risultato di una profonda ‘contaminazione’ del linguaggio che è stato piegato alle esigenze dell’Impero, il quale non può rischiare di vedere le proprie scelte inficiate da un eventuale mettersi di traverso di un’opinione pubblica che chiami le cose con il loro nome, che con il termine guerra intenda morte, distruzione, fame, ingiustizia. Allora se la chiamiamo guerra umanitaria mettiamo in primo piano il bene che si pretende di perseguire, così che il termine guerra evocherà al massimo un riferimento ai collateral damage, ai danni collaterali.
Oggi la “guerra globale al terrorismo viene
presentata come ‘scontro di civiltà’, una lotta tra valori e religioni in
competizione, mentre in realtà si tratta di una pura e semplice guerra di
conquista, determinata da obiettivi strategici ed economici”.[1]
Che poi sono l’assicurare
– sotto la direzione della Banca Mondiale e dell’IMF, il Fondo Monetario
Internazionale – agli USA ed ai loro alleati il controllo delle fonti di
energia, la privatizzazione delle aziende di proprietà statale ed il
trasferimento delle risorse economiche dei Paesi aggrediti nelle mani del
capitale straniero.
Ora però – con le recenti
vicende di Siria e Iran - per la prima volta negli ultimi decenni questa
incontrastata espansione sembra venir ostacolata dall’opposizione combinata di
Russia e Cina. Allora ai proclami di guerra si sostituisce il subdolo
alimentare la guerra civile interna con la speranza che un altro regime sgradito
– o non più gradito - all’Impero venga rovesciato da improbabili ‘primavere
arabe’, come è già accaduto nel caso di Tunisia, Egitto e Libia.
Tutta l’attenzione continua comunque a essere sistematicamente indirizzata verso l’esterno, mentre all’interno degli USA sono in continuo aumento le misure antidemocratiche e le limitazioni delle libertà individuali, con la militarizzazione della polizia, i poteri praticamente illimitati attribuiti da Obama alla Homeland Security, con il rinnovo quadriennale, nel 2011, del Patriot Act che sancisce la legalità di arresti, torture e finanche di uccisioni di cittadini americani se richiesto dalla ‘sicurezza nazionale’ nonché di controllo – meglio dire spionaggio - pressoché assoluto sull’intera popolazione.
Tutto ciò fa pensae che qualcosa stia vigorosamente spingendo le élite dominanti ad accelerare la realizzazione del progetto del NWO attraverso sempre più manifesti processi di controllo e di mistificazione degli eventi a livello mondiale.
Probabilmente questo è dovuto a due ordini di fattori.
Prima di tutto all’aumento esponenziale delle persone che – grazie ad Internet – riescono ad informarsi in tempo reale di quanto accade nel mondo, sfuggendo alle ‘sirene’ del mainstream, da anni ormai quasi completamente embedded.
In secondo luogo al
‘risveglio interiore’ di molte persone che iniziano a prendere posizione –
interiormente ed esteriormente – contro la realizzazione del progetto del NWO,
che sta palesemente trascinando l’umanità su una china disastrosa.
Gli effetti della crisi economica del 2008 stanno infatti palesando le contraddizioni del liberismo assoluto - che ha di fatto deificato il ‘Mercato’ ponendolo al di sopra di ogni valore umano – mostrando il vero volto del progetto di un Nuovo Ordine Mondiale.
udolf Steiner affermò espressamente, nel lontano 1919, che “l’elemento anglo-americano potrà certamente conseguire il dominio mondiale ma senza la tripartizione della società tale dominio inonderà il mondo con la malattia e la morte della cultura”[2].
Vale a dire che senza la ‘correzione’ dell’idea della tripartizione dell’organismo sociale il modello anglosassone non porterà che degradazione alla cultura umana.
Quali sono dunque, alla luce di queste indicazioni, le conseguenze per l’umanità di questo modello in termini di sofferenza per la vita umana?
Il capitalismo sfrenato, il consumismo, la globalizzazione, l’inquinamento, la diffusione capillare della droga, la volgarizzazione della cultura, sostituita dal culto delle immagini televisive, l’apparire a scapito dell’essere.
Il perpetuarsi di vastissime sacche di miseria e di degradazione e l’incessante ricorso alla guerra e alla sopraffazione di chi non segue gli stessi principi sociali o politici.
Come non riconoscere negli eventi di oggi le avvisaglie di quella ‘terza prova’ cui alludeva Massimo Scaligero come a una necessaria correzione al deragliamento della cultura occidentale: “Questa contraddizione giunta collettivamente
al limite, ormai per la seconda volta, nell'attuale secolo, conoscerà la sua istanza risolutiva nei prossimi decenni quando si presenterà la terza prova: la quale è virtualmente cominciata e pesa ormai su ciascun essere umano, come segreta angoscia, come segreta paura, come senso d'inutilità e senso di impotenza.”[3]
Il senso di angoscia che pervade – ormai da decenni – le popolazioni umane è stato creato ad arte dalle élite dominanti per mantenere le persone in uno stato di continua soggezione, di paura di perdere quanto si è acquisito - quando non la vita stessa - sempre per colpa dell’altro: il bolscevico, il brigatista, il terrorista…
Quale via d’uscita?
L’unica possibile; quella della consapevolezza e della lucidità sempre maggiori di chi intraprende con serietà un percorso spirituale.
Quella di un’azione interiore e di una trasformazione progressiva di se stessi in accordo con la lucida comprensione dei segni dei tempi.
Senza trascurare la pervicace tenacia nell’indagare ogni aspetto della nostra vita – compresa la politica, la storia e l’economia - alla luce della conoscenza spirituale, che deve divenire il nostro fedele strumento di conoscenza sia del Mondo spirituale sia di quello fisico.
“L'ora presente – scrive Massimo Scaligero - è grave:
non è una espressione retorica, questa. Chi conosce come realmente stiano le cose, sa che quei pochi che
hanno una qualunque responsabilità interiore, non dovrebbero ormai perdere più
un minuto di tempo, non dovrebbero più rimandare di un attimo la loro decisione
per quei superamenti che in segreto essi veramente conoscono di quale natura
debbano essere”.[4]
[1] Michel Chossudovsky,
Towards a World War III Scenario. https://store.globalresearch.ca/store/towards-a-world-war-iii-scenario-the-dangers-of-nuclear-war/
[2] Rudolf Steiner, O.O.194 La
missione di Michele - La manifestazione dei segreti dell’essere umano
[3] Massimo Scaligero, Iniziazione
e Tradizione, pag.42
[4] Ibidem
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