tratto da "L'Opinione" del 28 novembre 2013
di Luca Bagatin
Patrizia Tasselli, toscana doc, un passato da operaia di fabbrica, appassionata di viaggi, esoterismo e di culture arcaiche, da diversi anni e collaboratrice della rivista di Studi Esoterici “Officinae”, organo ufficiale della Massoneria italiana della Gran Loggia d’Italia degli Alam. Patrizia ha dato alle stampe, alcuni anni fa, un romanzo che abbiamo recentemente recensito, ovvero “L’errore degli Dei”, edito da Giuseppe Laterza, con prefazione dell’ufologo Roberto Pinotti, che è la storia del viaggio di Cassandra, ricercatrice figlia del comandante Fonelli a guida del sottomarino Trieste, misteriosamente scomparso nelle acque del Mar Nero negli anni precedenti alla fine della Guerra Fredda. Un viaggio da Istanbul sino ai confini dell’Iraq, che condurrà la protagonista alla scoperta dell’esistenza di curiosi buchi neri che hanno la proprietà di far precipitare le persone a ritroso nel tempo. Ed ecco che Cassandra scoprirà che suo padre - e tutto l’equipaggio del Trieste - sono in realtà stati sbalzati indietro, nell’Era prediluviana, assieme ad un manipolo di alieni dediti a ricercare l’enzima Nue attraverso esperimenti sul cervello degli esseri umani, che si dice sia in grado di unificare i due emisferi del cervello e, dunque, essere in grado di creare una razza superiore, ove la razionalità dell'emisfero sinistro possa fondersi con l’emotività dell’emisfero destro del cervello. Un’avventura descritta sotto forma di spy-story che, in realtà, racchiude profondi significati simbolico-esoterici e mitologici, ove la scienza moderna si fonde con il mito mesopotamico di Gilgamesh, Re di Uruk, che è stato spesso oggetto di studio dell’autrice. Oggi abbiamo l’amichevole possibilità di intervistare Patrizia Tasselli, la quale ci racconterà, più in dettaglio, com’è nata l’idea di questo libro ed i suoi arcani e reconditi segreti.
Dunque Patrizia, perché non inizi parlandoci un po’ di te? Come è nato, fra l’altro, il tuo interesse per la mitologia e l’esoterismo?
Credo che l’interesse per la mitologia sia nato in me da bambina, leggendo i tanti libri di novelle che fortunatamente i miei genitori e gli zii mi regalavano. Finito Carosello chiudevo la porta della mia cameretta e lasciavo fuori il mondo di campi e fabbriche, piccoli laboratori artigiani ricavati negli scantinati, botteghe di ferramenta dove si vendeva di tutto, chiodi, segatura, ddt sfuso, saponette e profumi. Spaziavo tra “Piccole donne”, “L’uccello di fuoco”, “Il Barone di Münchhausen” e quello rampante di Calvino, fino all’arrivo degli Anni Sessanta, il boom economico, la borsa di studio e la scuola “in città”. La mattina l’Istituto Tecnico e il pomeriggio il corso di taglio e cucito, perché “non si sa mai”, diceva la mia mamma. All’inizio di quegli anni avvenne il mio folgorante incontro con “Civiltà Sepolte” di Ceram e nacque in me la passione per tutto ciò che è antico, primario, fonte, origine. E naturalmente nascosto, come la “mitica” Troia realmente esistita e alla fine scoperta. Quasi un decennio dopo Peter Kolosimo fece il resto con il suo “Non è terrestre”, suscitando definitivamente in me l’interesse verso la cosiddetta archeologia misteriosa, relegata immeritatamente dall’archeologia ufficiale nel ghetto delle pseudoscienze come fantarcheologia o pseudoarcheologia. Durante gli anni mi sono convinta che gli oggetti misteriosi trovati sparsi su tutta la terra - i cosiddetti OOPArt, Out Of Place ARTifacts, oggetti fuori posto - siano la testimonianza di civiltà perdute nell’abisso del tempo o dello spazio. Il passo successivo è stato la lettura delle leggende, o meglio dei miti, in chiave esoterica, ossia nella consapevolezza che contenessero verità nascoste, comprensibili solo a chi fosse disposto a cercare sotto la cenere il fuoco apparentemente spento.
Com’è nata l’idea di scrivere “L’errore degli Dei”?
L’idea di scrivere “L’errore degli Dei” è nata dalla sintesi di tre diversi progetti: un racconto sui viaggi nel tempo, uno sulla vita dei primi “ominidi umanizzati” e, infine, il più intrigante: la mia personale lettura del Gilgamesh. La storia del sottomarino scomparso mi è stata suggerita in un sogno che ho avuto la prontezza di spirito di annotare appena sveglia. Non so perché.
Il tuo romanzo è frutto unicamente della tua fervida fantasia oppure...?
La trama del romanzo è frutto della mia fantasia e per la stesura mi sono avvalsa della mia esperienza di viaggiatrice. Non sono mai stata sul Mar Nero e la mia conoscenza diretta della Turchia è limitata a Istanbul e alla Cappadocia, ovviamente è nulla per quanto riguarda l’Iraq. So tuttavia per esperienza come funzionano certi viaggi improvvisati e come si comunica a gesti con la gente; a volte la mia ignoranza delle lingue straniere mi ha aiutata nell’arte dell’arrangiarsi e in questo senso alcuni passi del romanzo sono autenticamente autobiografici. Ho costruito il viaggio di Cassandra ed Emin tramite Google Earth, osservando attentamente le foto di Panoramio, caricate da utenti non professionisti e per questo più realistiche. Ho fatto mie le curve delle strade di montagna, le autostrade, gli alberghi, le case, i siti archeologici con le loro meraviglie e i villaggi con le loro miserie.
Credi davvero che entità extraterrestri esistano davvero e siano all’origine degli antichi miti e simboli che pervadono l’Umanità?
Qui il discorso si fa più complicato. Sono convinta che entità extraterrestri abbiano non solo visitato il nostro mondo, ma che siano intervenuti nella creazione dell’uomo. Non voglio entrare in argomenti che riguardano la fede che anima i creazionisti e difendo a spada tratta il buon Darwin fino a che, tornando indietro nel tempo, non si arriva alla separazione dell’uomo dalla scimmia, che non sappiamo quando sia avvenuta. Forse la separazione non c’è mai stata, le scimmie sono rimaste scimmie e gli ominidi si sono tutti estinti meno uno, l’Homo Sapiens, e non si capisce perché, visto che se Dio ha creato l’uomo dal nulla era perfettamente inutile. Una spiegazione logica, allo stato attuale della conoscenza, è quella di diversi interventi alieni sul Dna di alcuni individui di varie specie di scimmie. Esperimenti falliti meno uno riuscito, si fa per dire, quello da cui deriva la razza umana. Da qualche anno seguo con interesse gli studi di Mauro Biglino, esperto di lingua ebraica antica e collaboratore per anni con le Edizioni San Paolo per la traduzione della Bibbia, studi che sembrano confermare la mia teoria. Se così fosse è veramente possibile che gli antichissimi miti e i simboli indecifrabili che si riscontrano su tutto il globo terrestre siano la testimonianza non tanto di esseri alieni, ma di coloro che li hanno conosciuti e di cui sono stati forse allievi, forse vittime.
Cassandra, la protagonista del romanzo, possiamo dire che è un po’ il tuo alter-ego?
Certo, Cassandra un po’ mi somiglia, ma soprattutto credo sia la figlia che avrei voluto avere, una che si pone domande e cerca risposte, ma più determinata di me nelle sue scelte.
Come mai sei così affascinata dal poema che racconta la storia di Gilgamesh, Re di Uruk?
Il mio interesse per Gilgamesh ha un’origine davvero curiosa. Stavo in cima a una scala appoggiata alla libreria e spolveravo i libri quando me ne è caduto uno. Sono scesa per raccoglierlo e mi sono accorta che non l’avevo mai letto. Si trattava di una raccolta di racconti egiziani e mesopotamici, tra cui una sintesi del poema di Gilgamesh, che mi incuriosì. Lessi per primo l’episodio della prostituta sacra Shamkhat, che interpretai come il metodo più antico per tenere buoni gli uomini irrequieti, poi lessi la tavola del diluvio. Fui affascinata soprattutto dallo stile del racconto e corsi in libreria a comprare l’opera completa tradotta da Giovanni Pettinato. Mi resi conto che in quel poema antichissimo era contenuta la sostanza di opere scritte in epoche molto più recenti, come la Bibbia, e che Gilgamesh precedeva di gran lunga i poemi di Omero, di Virgilio e Dante, nonché la storia di Siddharta. Solo dopo un’attenta lettura compresi che dietro il racconto delle gesta eroiche del re di Uruk era nascosto non solo un insegnamento etico e sapienziale, ma un vero e proprio messaggio esoterico. Con questa chiave di lettura le avventure di Gilgamesh appaiono come una serie di passaggi iniziatici verso la scoperta del sé. La stupenda allegoria dell’amicizia tra Gilgamesh e Enkidu, l’uno alter ego dell’altro, complementari a se stessi, o meglio due personalità insite nello stesso individuo, rappresenta la complessità dell’animo umano perennemente in bilico tra il bene e il male. Il bene, simbolicamente incarnato da Enkidu, insegna a Gilgamesh l’Amore dopo di che, terminata la sua missione, non ha più motivo di esistere e muore. La morte di Enkidu, divenuto ormai parte integrante di Gilgamesh, non può che rappresentare la morte iniziatica di Gilgamesh stesso che a partire da quel momento comincerà il suo lungo viaggio alla ricerca del senso della vita. Mi sembra che ci siano validi motivi per restare affascinati da questo mito.
Stai già pensando ad un nuovo romanzo, oppure ad un saggio sull’argomento?
Ti dirò che per ora sto fantasticando su un nuovo romanzo che vorrei ambientare nella mitica Atlantide.
Se volete comprare il libro:
L'errore degli Dei
La saga di Gilgamesh di Giovanni Pettinato:
La saga di Gilgamesh
Mitologia sumerica di Giovanni Pettinato:
Mitologia sumerica