tratto da https://letteraespirito.wordpress.com/rene-guenon-i-misfatti-della-psicanalisi/
di René Guénon
Se dalla filosofia passiamo alla psicologia,
costatiamo che le stesse tendenze vi appaiono, nelle scuole più
recenti, sotto un aspetto ben più pericoloso ancora, giacché, invece di
tradursi in semplici assunti teorici, esse vi trovano un’applicazione
pratica con un carattere decisamente inquietante; i più
“rappresentativi” di questi nuovi metodi, dal punto di vista da cui ci
poniamo, sono quelli conosciuti sotto la designazione generale di
“psicanalisi”. È d’altronde opportuno rilevare che, per una strana
incoerenza, questa manipolazione d’elementi che appartengono
incontestabilmente all’ordine sottile continua tuttavia ad
accompagnarsi, presso molti psicologi, a un atteggiamento materialista,
dovuto senza dubbio all’educazione pregressa, e anche alla loro
ignoranza della vera natura di questi elementi che essi mettono in gioco
[1];
uno dei caratteri più singolari della scienza moderna non è forse
quello di non sapere mai esattamente con che ha realmente a che fare,
anche quando si tratta semplicemente di forze del dominio corporeo?
Ovviamente, peraltro, una certa “psicologia da laboratorio”, risultato
del processo di limitazione e di materializzazione nel quale la
psicologia “filosofico-letteraria” dell’insegnamento universitario non
rappresentava che uno stadio meno avanzato, e che non è più realmente
che una sorta di branca accessoria della fisiologia, coesiste sempre con
le teorie e i metodi nuovi; ed è a quella che si applica ciò che
abbiamo detto precedentemente dei tentativi fatti per ridurre la stessa
psicologia a una scienza quantitativa.
Vi è certamente ben più di una semplice
questione di vocabolario nel fatto, assai significativo in sé, che la
psicologia attuale non consideri altro che il “subconscio”, e non il
“superconscio” che dovrebbe esserne logicamente il correlativo; si
tratta, senza dubbio, dell’espressione di un’estensione che s’opera
unicamente verso il basso, ossia il lato che corrisponde, qui
nell’essere umano come altrove nell’ambiente cosmico, alle “fenditure”
attraverso le quali penetrano le influenze più “malefiche” del mondo
sottile, potremmo anche dire quelle aventi un carattere veramente e
letteralmente “infernale” [2].
Certuni adottano anche, come sinonimo o equivalente di “subconscio”, il
termine “inconscio”, che, preso alla lettera, sembrerebbe riferirsi a
un livello ancora inferiore, ma che, a dire il vero, corrisponde meno
esattamente alla realtà; se ciò di cui si tratta fosse veramente
inconscio, non vediamo neppure bene come sarebbe possibile parlarne,
soprattutto in termini psicologici; e peraltro in virtù di che, se non
di un semplice pregiudizio materialista o meccanicistico, si dovrebbe
ammettere che esista realmente qualcosa d’inconscio? Comunque, ciò che è
ancora degno di nota, è la strana illusione per cui gli psicologi
arrivano a considerare degli stati tanto più “profondi” quanto più sono
semplicemente inferiori; non v’è forse già in questo un indizio della
tendenza ad andare contro alla spiritualità, che sola può esser detta
veramente profonda, perché essa sola è inerente al principio e al centro
stesso dell’essere? D’altra parte, poiché il dominio della psicologia
non s’è esteso verso l’alto, il “superconscio”, naturalmente, le rimane
completamente estraneo e del tutto precluso; e, quando le accade di
venire in contatto con qualcosa che vi si riferisce, essa pretende
puramente e semplicemente di annetterlo assimilandolo al “subconscio”;
tale è, segnatamente, il carattere pressoché costante delle sue presunte
spiegazioni concernenti cose quali la religione, il misticismo, e anche
certi aspetti delle dottrine orientali come lo Yoga; e, in
questa confusione del superiore con l’inferiore, c’è già qualcosa che
può essere propriamente considerato come una vera sovversione.
Notiamo anche che, con il richiamo al
“subconscio”, la psicologia, come del resto la “nuova filosofia”, tende
sempre più a congiungersi con la “metapsichica” [3];
e, nella stessa misura, si avvicina inevitabilmente, sebbene forse
senza volerlo (almeno per quei suoi rappresentanti che intendono
rimanere materialisti malgrado tutto), allo spiritismo e altre cose più o
meno simili, che tutte s’appoggiano, in definitiva, sugli stessi oscuri
elementi dello psichismo inferiore. Se queste cose, dall’origine e dal
carattere più che sospetti, appaiono come movimenti “precursori” e
alleati della psicologia recente, e se questa arriva, sia pure per un
cammino indiretto, ma proprio per ciò più comodo di quello della
“metapsichica” che è ancora posta in discussione in certi ambienti, a
introdurre gli elementi in questione nel dominio corrente della
cosiddetta scienza “ufficiale”, è molto difficile pensare che il vero
ruolo di questa psicologia, nelle attuali condizioni del mondo, possa
essere altro che quello di concorrere attivamente alla seconda fase
dell’azione antitradizionale. A questo proposito, la pretesa della
psicologia ordinaria, poco sopra segnalata, d’annettersi, facendole
rientrare a forza nel “subconscio”, certe cose che per la loro stessa
natura le sfuggono completamente, si riallaccia ancora, nonostante il
suo carattere abbastanza nettamente sovversivo, a quello che potremmo
chiamare il lato infantile di tale ruolo, giacché le spiegazioni di
questo genere, così come le spiegazioni “sociologiche” di queste stesse
cose, sono, in fondo, di un’ingenuità “semplicistica” da sconfinare
talvolta nella stupidità; in ogni caso, ciò è incomparabilmente meno
grave, quanto alle conseguenze effettive, del lato veramente “satanico”
che dobbiamo ora esaminare in modo più preciso per quanto concerne la
nuova psicologia.
Questo carattere “satanico” appare con una
nettezza tutta particolare nelle interpretazioni psicanalitiche del
simbolismo, o di quanto è preso per tale a torto o a ragione; facciamo
questa restrizione perché, su questo punto come su tanti altri, se si
volesse entrare nel dettaglio, vi sarebbero molte distinzioni da fare e
numerose confusioni da dissipare: così, solo per prendere un esempio
tipico, un sogno nel quale s’esprime qualche ispirazione “sopra-umana” è
veramente simbolico, mentre un sogno ordinario non lo è per nulla, a
prescindere dalle apparenze esteriori. Ovviamente gli psicologi delle
scuole anteriori molto spesso avevano già tentato, anch’essi, di
spiegare il simbolismo a modo loro e di ricondurlo alla misura delle
proprie concezioni; in tal caso, se si tratta veramente di simbolismo,
queste spiegazioni con elementi d’ordine puramente umano, come sempre
avviene quando siano in gioco cose d’ordine tradizionale, disconoscono
quel che ne costituisce tutto l’essenziale; se al contrario si tratta
realmente solo di cose umane, non è altro che un falso simbolismo, ma il
fatto stesso di designarlo con questo nome comporta ancora lo stesso
errore circa la natura del vero simbolismo. Ciò vale egualmente per le
considerazioni cui si abbandonano gli psicanalisti, ma con la differenza
che allora non è più soltanto d’umano che bisogna parlare, ma anche, in
larga parte, d’“infra-umano”; si è dunque questa volta in presenza, non
più d’un semplice abbassamento, ma d’una sovversione totale; e ogni
sovversione, anche se non è dovuta, immediatamente almeno, che
all’incomprensione e all’ignoranza (che sono peraltro quanto di meglio
si presti a essere sfruttato per un tale uso), è pur sempre, in se
stessa, propriamente “satanica”. Del resto, il carattere generalmente
ignobile e ripugnante delle interpretazioni psicanalitiche costituisce, a
questo proposito, un “marchio” che non lascia dubbi; e ciò che è ancora
particolarmente significativo dal nostro punto di vista, è che, come
abbiamo mostrato altrove [4],
questo stesso “marchio” si ritrova precisamente anche in certe
manifestazioni dello spiritismo; occorrerebbe sicuramente una forte dose
di buona volontà, se non una completa cecità, per non vedervi ancora
nient’altro che una semplice “coincidenza”. Naturalmente gli
psicanalisti possono, nella maggioranza dei casi, essere incoscienti
quanto gli spiritisti di quel che realmente sta sotto a tutto ciò; ma
gli uni e gli altri appaiono egualmente come “diretti” da una volontà
sovversiva che utilizza in entrambi i casi elementi dello stesso ordine,
se non esattamente identici, volontà che, qualunque siano gli esseri in
cui si incarna, è almeno lei certamente ben cosciente presso di loro, e
risponde a delle intenzioni senza dubbio molto diverse da tutto quello
che possono immaginare coloro che sono solamente gli strumenti
incoscienti attraverso i quali si esercita la loro azione.
In queste condizioni, è più che evidente lo
scopo principale della psicanalisi, che è la sua applicazione
terapeutica, non può che essere estremamente pericolosa sia per chi vi
si sottopone, e anche per chi l’esercita, poiché queste cose sono di
quelle che non si maneggia mai impunemente; non sarebbe esagerato
vedervi uno dei mezzi specialmente attuati per accrescere il più
possibile lo squilibrio del mondo moderno e condurlo verso la
dissoluzione finale [5].
Coloro che praticano questi metodi, non ne dubitiamo, sono al contrario
ben persuasi del beneficio dei loro risultati; ma è proprio grazie a
questa illusione che la loro diffusione è resa possibile, ed è qui che
si può cogliere tutta la differenza esistente tra le intenzioni di
questi “praticoni” e la volontà che presiede all’opera di cui essi non
sono che ciechi collaboratori. In realtà, la psicanalisi non può avere
se non l’effetto di portare alla superficie, rendendolo chiaramente
cosciente, tutto il contenuto di quei “bassifondi” dell’essere che
formano quel che viene chiamato propriamente il “subconscio”;
quest’essere, peraltro, è già per ipotesi psichicamente debole, poiché,
se fosse altrimenti, non proverebbe affatto il bisogno di ricorrere a
una trattamento di tal sorta; egli è quindi ancor più incapace di
resistere a questa “sovversione”, e rischia seriamente di affondare
irrimediabilmente nel caos delle forze tenebrose imprudentemente
scatenate; se anche riuscisse nonostante tutto a sfuggirvi, ne
conserverà tuttavia, per tutta la vita, un’impronta che sarà in lui come
una “macchia” indelebile.
Sappiamo bene quel che certuni potrebbero
qui obiettare invocando una similitudine con la “discesa agli Inferi”,
quale s’incontra nelle fasi preliminari del processo iniziatico; ma una
tale assimilazione è completamente falsa, poiché il fine non ha nulla in
comune, non più d’altronde delle condizioni del “soggetto” nei due
casi; si potrebbe solo parlare di una sorta di parodia profana, e questo
già basterebbe a conferire a tutto ciò un carattere di “contraffazione”
piuttosto inquietante. La verità è che questa pretesa “discesa agli
Inferi”, che non è seguita da nessuna “risalita”, è semplicemente una
“caduta nel pantano”, seguendo il simbolismo usitato in certi Misteri
dell’antichità; è noto che questo “pantano” era segnatamente raffigurato
lungo la strada che conduceva a Eleusi, e coloro che vi cadevano erano
dei profani che pretendevano all’iniziazione senza essere qualificati a
riceverla, e che dunque erano vittime solo della loro imprudenza.
Aggiungeremo solo che “pantani” del genere esistono veramente sia
nell’ordine macrocosmico sia in quello microcosmico; ciò si riallaccia
direttamente alla questione delle “tenebre esteriori” [6],
e si potrebbero ricordare, a questo proposito, certi testi evangelici
il cui senso concorda esattamente con quanto abbiamo appena indicato.
Nella “discesa agli Inferi”, l’essere esaurisce definitivamente certe
possibilità inferiori per potersi quindi elevare agli stati superiori;
nella “caduta nel pantano”, le possibilità inferiori s’impadroniscono al
contrario di lui, lo dominano e finiscono per sommergerlo
completamente.
Anche qui abbiamo parlato di
“contraffazione”; questa impressione è grandemente rafforzata da altre
constatazioni, come quella della snaturazione del simbolismo che abbiamo
segnalato, snaturazione che tende d’altronde a estendersi a tutto
quello che comporta essenzialmente degli elementi “sopra-umani”, come
dimostra l’atteggiamento assunto nei confronti della religione [7], e anche delle dottrine d’ordine metafisico e iniziatico come lo Yoga,
che non sfuggono di più a questo nuovo genere d’interpretazione, al
punto che certuni arrivano ad assimilare i loro metodi di
“realizzazione” spirituale ai procedimenti terapeutici della
psicanalisi. Vi è in ciò qualcosa di ancor peggiore delle deformazioni
più grossolane in voga egualmente in Occidente, come quella che vuole
vedere nei metodi dello Yoga una sorta di “cultura fisica” o di
terapia d’ordine semplicemente fisiologico, poiché queste sono, per la
loro stessa grossolanità, meno pericolose di quelle che si presentano
sotto parvenze più sottili. La ragione non è solo che queste ultime
rischiano di sedurre delle menti sulle quali le altre non saprebbero
avere alcuna presa; questa ragione esiste sicuramente, ma ce n’è
un’altra, di portata molto più generale, che è quella stessa per cui le
concezioni materialiste, come abbiamo spiegato, sono meno pericolose di
quelle che fanno appello allo psichismo inferiore. Beninteso, il fine
puramente spirituale, che solo costituisce essenzialmente lo Yoga
come tale, e in difetto del quale l’impiego stesso di tale termine non è
che una vera derisione, è completamente misconosciuto in entrambi i
casi; infatti, lo Yoga non è una terapia psichica più di quanto
sia una terapia corporea, e i suoi procedimenti non sono in alcun modo
né ad alcun grado un trattamento per malati o squilibrati di sorta; ben
lungi, si rivolgono al contrario a esseri che, per poter realizzare lo
sviluppo spirituale che è la loro unica ragion d’essere, devono già
essere, per naturale disposizione, il più perfettamente equilibrati
possibile; si tratta di condizioni che, com’è facile comprendere,
rientrano strettamente nella questione delle qualificazioni iniziatiche [8].
Non è ancora tutto, e c’è anche un’altra
cosa, riguardo alla “contraffazione”, che è forse ancor più degna di
nota di tutto quel che abbiamo menzionato sinora: è l’obbligo imposto, a
chiunque intenda praticare professionalmente la psicanalisi, d’essere
egli stesso previamente “psicanalizzato”. Questo implica innanzitutto il
riconoscimento che l’essere che ha subito questa operazione non sarà
mai più qual era prima, o che, come dicevamo prima, essa gli lascia
un’impronta indelebile, come l’iniziazione, ma in qualche modo in senso
inverso, poiché, invece di uno sviluppo spirituale, si tratta qui d’uno
sviluppo dello psichismo inferiore. D’altra parte, vi è qui un’evidente
imitazione della trasmissione iniziatica; ma, posta la diversità di
natura delle influenze che intervengono, e siccome vi è pur sempre un
risultato effettivo che non consente di considerare la cosa ridotta a un
semplice simulacro senza alcuna portata, questa trasmissione sarebbe
piuttosto paragonabile, in realtà, a quella che si pratica in un dominio
come quello della magia, e anche più precisamente della stregoneria. Vi
è peraltro un punto alquanto oscuro, riguardo all’origine stessa di
questa trasmissione: siccome è evidentemente impossibile dare ad altri
ciò che non si possiede, e siccome l’invenzione della psicanalisi è
d’altronde del tutto recente, donde i primi psicanalisti hanno ricevuto i
“poteri” che trasmettono ai loro discepoli, e da chi essi stessi hanno
potuto essere per primi “psicanalizzati”? Questa domanda, che ci pare
alquanto logico porre, almeno per chiunque sia appena capace di
riflettere, è probabilmente molto indiscreta, ed è più che dubbio che
riceva mai una risposta soddisfacente; ma, a dire il vero, non ce n’è
bisogno per riconoscere, in una tale trasmissione psichica, un altro
“marchio” veramente sinistro per gli accostamenti che comporta: la
psicanalisi presenta, da questo lato, una rassomiglianza piuttosto
terrificante con certi “sacramenti del diavolo”!
* R. Guénon, Le Règne de la Quantité et les Signes des Temps, Gallimard, Paris, 1945, cap. XXXIV.
1. Il caso dello
stesso Freud, il fondatore della “psicanalisi”, è tipico da questo punto
di vista, poiché egli non ha mai cessato di proclamarsi materialista. –
Un’osservazione di sfuggita: come mai i principali rappresentanti delle
nuove tendenze, come Einstein in fisica, Bergson in filosofia, Freud in
psicologia, e molti altri ancora di minore importanza, sono quasi tutti
d’origine ebraica, se non perché vi è in ciò qualcosa che corrisponde
esattamente al lato “malefico” e dissolvente del nomadismo deviato, che
predomina inevitabilmente presso gli Ebrei distaccati dalla loro
tradizione?
2. Va notato, a questo proposito, che Freud ha posto, all’inizio del suo Traumdeutung, la seguente epigrafe molto significativa: «Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo» (Virgilio, Eneide, VII, 312).
3. Fu del resto lo “psichista” Myers a inventare l’espressione subliminal consciousness, che, per amore di brevità, fu sostituita un po’ più tardi, nel vocabolario della psicologia, con la parola “subconscio”.
5. Un altro
esempio di questi mezzi è dato dall’uso similare della “radioestesia”,
poiché, anche là, ci sono, in molti casi, elementi psichici della stessa
qualità che entrano in gioco, anche se si deve riconoscere che non si
presentano sotto l’aspetto “repellente” che è così evidente nella
psicanalisi.
6. Ci si potrà
riportare qui a quel che abbiamo indicato più sopra a proposito del
simbolismo della “Grande Muraglia” e della montagna Lokâloka.
7. Freud ha
consacrato all’interpretazione psicanalitica della religione uno
speciale libro, nel quale le sue proprie concezioni sono combinate con
il “totemismo” della “scuola sociologica”.
8. Su un tentativo
d’applicazione delle teorie psicanalitiche alla dottrina taoista, ciò
che è ancora dello stesso ordine, vedere lo studio d’André Préau, La Fleur d’or et le Taoïsme sans Tao, che ne è un’eccellente confutazione.