Tre riflessioni sulla costruzione della grande piramide
Le principali operazioni, seppur con le dovute cautele, possono però
trovare una corrispondenza nella difficoltà di esecuzione, tenendo
presente anche le differenti tecnologie a disposizione.
Restano però due dati impressionanti, che rendono il confronto impari, perché sono stati posizionati:
1) 1000 blocchi in 10 anni per il tempio di Abu-Simbel;
2) 2.300.000 blocchi in 20 anni per la Grande Piramide.
Il rapporto tra le due operazioni è quindi sbalorditivo: gli Egizi hanno posizionato 2.299.000 blocchi in più.
Volendo forzare una rapporto a parità di tempo, avremo che in 10 anni gli Egizi avrebbero posizionato 1.150.000 blocchi: ovvero 1.149.000 blocchi in più.
Significa che per ogni blocco tagliato, trasportato e posizionato nel nuovo tempio da parte della civiltà contemporanea, la civiltà Egizia riusciva a posizionarne 1500.
Il rapporto è 1500 a 1 a favore degli Egizi.
E’ quindi logico, razionale e scientificamente corretto continuare a ritenere che la civiltà Egizia del 2500 a.C. sarebbe capace ancora oggi di ridicolizzare gli sforzi tecnici ed ingegneristici dell’intera umanità dopo 4500 anni?
Un'opera
"colossale" come L’Anphytheatrum Flavium,
fu realizzata in circa 8 anni (72 d.C – 80 d.C.) con tecnologie di oltre
2500 anni più avanzate di quella Egizia all’epoca della costruzione della
grande piramide (i Romani conoscevano la ruota, la carrucola, il ferro ed altri
leveraggi combinati) e con il massimo sforzo dell’ingegneria Romana, per
realizzarla nel più breve tempo possibile.
Sotto,
due foto satellitari nelle giuste proporzioni di scala, che mettono a confronto
le due opere:
Sotto,
due disegni (sezioni mezzeria) per confrontare l’altezza:
Infatti
con la sua altezza di circa 57m, il Colosseo è solo ad 1/3 dell'altezza della
Piramide di Cheope. Col suo lato più lungo di 188m è ben lontano dai 230m di
Cheope.
Impressionante
è il confronto sul peso: 7 milioni di tonnellate per la piramide, contro 0,25
milioni di tonnellate del Colosseo (considerando un peso specifico di 2,5
tonnellate a m3 per il travertino). I Romani si guardarono bene dal
sollevare in quota blocchi dal peso di 2, 3, 10 fino a 70 tonnellate. Piuttosto
si limitarono ad applicare il sistema "arco" alla perfezione
movimentando in quota blocchi sempre al di sotto della tonnellata.
Sotto
un disegno di una gru di epoca romana, sconosciuta agli Egizi e comunque inadeguata
al sollevamento in quota dei blocchi di granito da 70 tonnellate della
cosiddetta “camera del re”:
Il
confronto sul volume di roccia impiegata è altrettanto impressionante: 0,1
milioni di m3 per il Colosseo, contro i 2,3 milioni di m3
della Piramide: ovvero la piramide ha un volume costruito di circa 23 volte
superiore al Colosseo. Anche per il
fattore tempo, il confronto è interessante, considerando che il faraone Cheope
avrebbe regnato dal 2620-2597
a. C., ovvero circa 23 anni per alcune fonti, mentre dal
2589-2566 a.C
per altre fonti, comunque circa 23 anni in tutto e che la costruzione della
piramide sia avvenuta in circa 20 anni.
Riassumiamo:
1) Hcolosseo = 57m; Hpiramide = 150m
2) Lcolosseo = 188m; Lpiramide = 230m
3) Pcolosseo = 0,25*106 ton; Ppiramide = 7*106 ton; (Ppiramide/Pcolosseo)=28
4) Vcolosseo = 0,1*106 m3; Vpiramide = 2,3*106 m3; (Vpiramide /Vcolosseo)=23
5) Tcolosseo = 8 anni; Tpiramide = 20 anni; (Tpiramide/Tcolosseo)=2,5
2) Lcolosseo = 188m; Lpiramide = 230m
3) Pcolosseo = 0,25*106 ton; Ppiramide = 7*106 ton; (Ppiramide/Pcolosseo)=28
4) Vcolosseo = 0,1*106 m3; Vpiramide = 2,3*106 m3; (Vpiramide /Vcolosseo)=23
5) Tcolosseo = 8 anni; Tpiramide = 20 anni; (Tpiramide/Tcolosseo)=2,5
Altezza (m)
|
Lunghezza (m)
|
Peso (ton.)
|
Volume (m3)
|
Tempo (anni)
|
|
G. Piramide
|
150
|
230
|
7*106
|
2,3*106
|
20
|
Colosseo
|
57
|
188
|
0,25*106
|
0,1*106
|
8
|
Rapporto
|
2,6
|
1,22
|
28
|
23
|
2,5
|
Dai
dati sopra riportati si evince che la Piramide rispetto al Colosseo ha un peso circa 28
volte maggiore, ed ha un volume circa 23 volte maggiore, ma è stata costruita
in soli 20 anni, quindi impiegando solo 2,5 volte il tempo che i Romani
impiegarono per costruire il Colosseo 2500 anni dopo, utilizzando tecnologie
sconosciute agli Egizi all’epoca della costruzione della piramide, quali la
ruota, la carrucola e le travi in ferro.
La
differenza è di circa un ordine di grandezza tra Peso-Volume e Tempo, elemento
questo che deve indurre a riflettere poiché nell’analisi scientifica uno scarto
simile è indice di un errore nella teoria o nell’esperimento: in questo caso
essendo certo il metodo ed il tempo impiegato dai Romani per costruire il
Colosseo, è immediato pensare ad una rivalutazione della teoria sulla
costruzione della grande piramide.
Volendo
forzare un confronto, se consideriamo un fattore di proporzione medio tra i
rapporti Peso e Volume, abbiamo un valore di 25 volte: applicandolo al fattore
tempo, significa che se i Romani avessero voluto realizzare un Colosseo a
“grandezza piramide di Cheope”, avrebbero dovuto impiegare circa 200 anni
(25x8=200).
O,
viceversa, se i Romani avessero avuto le stessa bravura degli Egizi, avrebbero
dovuto realizzare il Colosseo in meno di 4 mesi (8x12/25=3,84).
Quale
superiorità viene attribuita oggi alla civiltà Egizia del 2500 a.C. per credere che
abbia realizzato un’opera immensa in soli 20 anni, ridicolizzando lo sforzo
ingegneristico della civiltà Romana che oltre 2500 anni dopo avrebbe impiegato
200 anni per realizzare un’opera paragonabile?
Questi
semplici confronti, senza alcuna pretesa di precisione scientifica da
laboratorio, riescono indubbiamente a dare indicazioni importanti sugli ordini
di grandezza in gioco: i dati su peso,volume e tempo possono non essere
precisi, ma il loro ordine di grandezza è inconfutabile.
Ed il
confronto sugli ordini di grandezza mostra che stiamo attribuendo agli Egizi
una capacità ingegneristica, tecnica e costruttiva di gran lunga superiore a
quella Romana, sebbene quest’ultima padroneggiasse mezzi e tecnologie più
avanzate.
Nel
2570 a.C.
(data in cui si ritiene costruita la piramide) è dimostrato che gli Egizi non
conoscessero la ruota, né di conseguenza la carrucola. Non conoscevano inoltre
nemmeno il ferro, ma solo il rame.
Oggi,
nel 2014, è tecnicamente impossibile movimentare blocchi di granito da 70
tonnellate senza l’ausilio di mezzi meccanici-idraulici speciali.
Ipotizziamo
che la cava dalla quale furono estratti i blocchi di roccia calcarea si
trovasse su una collina posta a circa 1 km dalla grande piramide (dott. Diego
Baratono,2007): estrarre, lavorare, ruotare, capovolgere, spostare sulle
slitte, trasportare verso la piramide, poi affrontare la rampa inclinata,
arrivare alla quota prevista, posizionare con precisione millimetrica blocchi
dal peso dai 1 tonnellata fino a 4 tonnellate, il tutto senza l’ausilio nemmeno
della più rudimentale carrucola, diventa un’operazione da sottoporre ad
un’attento studio di fattibilità. Avessero almeno avuto la gru romana (fig.1),
avremmo potuto farci un’idea di come avvenissero le operazioni suddette, ma è
dimostrato che al massimo gli Egizi hanno usato leve in legno o rame.
Se
poi passiamo ai blocchi da 40 fino a 70 tonnellate della “camera del re” allora
le suddette operazioni appaiono ai limiti delle spiegazioni fisiche.
A
titolo di esempio, si riporta un disegno dove si evincono le proporzioni dei
blocchi:
Proviamo
ad illustrare brevemente la difficoltà di movimentazione di un blocco
monolitico da 50 tonnellate appena estratto:
1) Per
ruotare o ribaltare il blocco, oggi si usano macchinari in acciaio come questi:
I
macchinari suddetti (Eurosollevatori Pellegrini, modello Derrek) hanno comunque
una capacità massima di carico limitata a 50 tonnellate: non sarebbero adatte
per la movimentazione e la lavorazione dei monoliti da 70 tonnellate che sono
presenti all’interno della “camera del re”.
Per
dare idea del peso di cui si sta trattando, si riporta il disegno seguente:
Un
autobus a 3 assi, a pieno carico (quindi 55 persone + bagagli + pieno
di carburante) pesa circa 25 tonnellate: sovrapponiamone 3, ed otteniamo
circa il peso del blocco di granito da movimentare per km ed infine
trascinare lungo la rampa inclinata per portarlo alla quota di 50m dove è
posizionato (ovviamente senza ruote!).
Quando si fanno ipotesi sulla movimentazione di blocchi di questa portata, si dovrebbero avere ben presenti queste valutazioni per capire di che ordine di grandezza stiamo parlando.
Senza quindi i macchinari sopra descritti, come hanno fatto gli Egizi a :
1) squadrare i blocchi di granito senza ruotarli o ribaltarli (o se li hanno ruotati e ribaltati, con quali leve)
2) posizionarli sulle slitte per il trasporto verso le imbarcazioni poste sul Nilo;
3) affrontare curve, salite e discese con la slitta carica di 70 tonnellate;
4) arrivati sul Nilo, spostare l blocchi dalla slitta all’imbarcazione;
5) arrivati alla piana di Giza, spostare i blocchi dall’imbarcazione alla slitta;
6) arrivati ai piedi della Piramide, sposare i blocchi sulle rampe a spirale (interne o esterne che siano);
7) arrivati alla quota prevista, posizionare il blocco con precisione millimetrica
Quando si fanno ipotesi sulla movimentazione di blocchi di questa portata, si dovrebbero avere ben presenti queste valutazioni per capire di che ordine di grandezza stiamo parlando.
Senza quindi i macchinari sopra descritti, come hanno fatto gli Egizi a :
1) squadrare i blocchi di granito senza ruotarli o ribaltarli (o se li hanno ruotati e ribaltati, con quali leve)
2) posizionarli sulle slitte per il trasporto verso le imbarcazioni poste sul Nilo;
3) affrontare curve, salite e discese con la slitta carica di 70 tonnellate;
4) arrivati sul Nilo, spostare l blocchi dalla slitta all’imbarcazione;
5) arrivati alla piana di Giza, spostare i blocchi dall’imbarcazione alla slitta;
6) arrivati ai piedi della Piramide, sposare i blocchi sulle rampe a spirale (interne o esterne che siano);
7) arrivati alla quota prevista, posizionare il blocco con precisione millimetrica
Questi
quesiti impongono una riflessione seria, libera da pregiudizi e tesi
accademiche da preservare.
Affrontiamo
ora proprio il problema del posizionamento in quota del bei blocchi da 70
tonnellate: a titolo di esempio si riporta una foto di un’auto-gru per il
sollevamento di blocchi da 70 tonnellate e da 500 tonnellate, ma con sbraccio
inferiore ai 3m:
Siccome
i blocchi da 70 tonnellate si trovano a circa 50m di altezza ed a una distanza
di circa 115m dai lati della piramide, oggi è tecnicamente impossibile
posizionare tale blocco con una gru mobile, bisogna costruirne una dedicata per
il cantiere.
Si
riporta il diagramma di carico di una auto-gru da 500 tonnellate:
Avremmo
bisogno di gru da porto come questa:
Le
immagini sopra riportate servono solo a dare al lettore “il polso”
della situazione sui carichi in gioco; è ovvio che gli Egizi non
sollevassero i blocchi ma li trascinassero, ma teniamo presente che
quando parliamo della “Camera del Re” ci riferiamo a blocchi da 70
tonnellate e che le macchine per la movimentazione di tali blocchi sono
imponenti e non sono sostituibili da funi, buoi e braccia umane in
numero indefinito.
Ci sono delle operazioni tecniche che non possono essere realizzate senza le attrezzature giuste: è un problema fisico che non può essere risolto aumentando il numero di operai e le ore lavorative dedicate all’operazione.
Con questo stratagemma, l’archeologia usa una leva fragile per sostenere la tesi sulla costruzione della grande piramide, anche se di fronte a semplici considerazioni come quelle sopra esposte, la ragione sarebbe pronta a spezzare tale leva.
Lo studio più accurato che oggi esiste sull’argomento è rappresentato dal libro “Nel Cantiere della Grande Piramide” scritto dall’arch. M.V. Fiorini: ho avuto l’onore di conoscere e confrontarmi con l’arch. Fiorini e devo ammettere che il suo studio e le sue ipotesi sono molto convincenti.
Restano queste perplessità, che elenco:
1) Treggia: la treggia in legno per i blocchi da 70 tonnellate.
Bisogna impostare una verifica di resistenza della treggia, magari indicando quale spessore devono avere i binari e le traversine per sostenere uno sforzo del genere. Da tenere presente che oltre a sostenere il peso del blocco, la treggia deve resistere alle sollecitazioni legate agli sforzi di traino degli operai+buoi.
2) Grasso animale: in un’ottica di programmazione lavori e crono-programma cantiere, bisogna capire quante tonnellate di grasso animale sono necessarie nei 25 anni, per calcolare poi la quantità kg/giorno e di conseguenza il numero di animali da uccidere per sostenere lo sforzo produttivo di grasso. Potrebbe risultare necessario un quantitativo inverosimile.
3) Catamarano: trasporto sul Nilo dei blocchi da 70 tonnellate per circa 850 km.
Considerando che il fiume Po’ nella sua intera lunghezza (dalla fonte di Crissolo alla foce) è circa di 650 km, ci rendiamo conto di quale distanza stiamo parlando. Inoltre le ipotesi che accreditano lo spostamento su fiume come possibile all’epoca, includono tutte la necessità di sfruttare la piena del Nilo: quindi si trattava di percorrere 850 km su un catamarano in legno (tenuto insieme solo da funi di canapa e chiodi di legno, perché non esistevano viti o chiodi di metallo) vincendo le correnti di piena, i salti, i vortici, le curve, etc.
Credo sia obbligatoria una verifica ingegneristica del “catamarano” da parte di un esperto di costruzioni navali (meglio se esperto di costruzioni in legno e ancora meglio se esperto di imbarcazioni antiche) sia per sostenere il carico, sia per permettere la navigazione su un fiume in piena, aggravata dai massi di rallentamento (le ancore di trascinamento ritrovate nel letto del Nilo).
Così come credo sia obbligatorio uno studio sul percorso fluviale (almeno a grandi linee) da percorrere per quasi 800 km. Una distanza enorme, al limite del possibile con un carico da 70 tonnellate.
Se infatti dall’analisi emergessero perplessità strutturali e forti possibilità di affondamento e perdita del carico, dovremmo poter trovare una serie di monoliti e catamarani affondati nel letto del Nilo nelle stratigrafie corrispondenti al 2500 a.c.
4) La Rampa a scendere: bisogna progettare anche questa rampa e dare più informazioni sulle dimensioni di base, sul volume totale e quindi sul tempo impiegato per costruirla. Magari considerando anche la spinta del vento e soprattutto la sollecitazione provocata dal passaggio dei monoliti da 70 tonnellate.
5) Sicurezza: sia sulla rampa a scendere, sia sui modiglioni.
La rampa a scendere avrà un’altezza di oltre 40m alla fine della sua costruzione ed una larghezza di soli 5-6m, senza opere di sicurezza laterali: quanti operai saranno caduti per il solo trasporto dei monoliti in granito? La sezione era sufficiente per il passaggio dei buoi e degli operai in fase di tiro?
Analogamente per i modiglioni: lavorare a 130m da terra senza alcuna imbracatura, tirando in quota massi da 800kg, statisticamente dovrebbe causare un bel po’ di morti.
Potrebbe essere interessante consultare un esperto di sicurezza sul lavoro per confrontare le statistiche di caduta dall’alto nel cantieri edili e per analogia ricavare il numero di morti possibili sul cantiere della Grande Piramide.
Ultima riflessione sull’argomento: per il “Colosseo” potremmo oggi provare a ricostruire l’opera utilizzando le tecniche costruttive e le tecnologie a disposizione degli ingegneri romani, magari impiegandoci molti più anni, ma con ogni probabilità riusciremmo nell’impresa; per quanto riguarda la grande piramide, non potremmo fare a meno di utilizzare delle strutture “megametalliche” come quelle sopra illustrate se vogliamo raggiungere lo scopo. Ciò significa che noi oggi non abbiamo la capacità tecnica e la necessaria abilità per costruire la Piramide con le tecniche che attribuiamo agli Egizi e soprattutto nei 20 anni stimati.
E’ quindi logico, razionale e scientificamente corretto continuare a ritenere che la civiltà Egizia del 2500 a.C. con funi, legni, buoi e manodopera, fosse tanto più abile della civiltà Romana del primo secolo e della civiltà contemporanea del ventunesimo secolo?
Ci sono delle operazioni tecniche che non possono essere realizzate senza le attrezzature giuste: è un problema fisico che non può essere risolto aumentando il numero di operai e le ore lavorative dedicate all’operazione.
Con questo stratagemma, l’archeologia usa una leva fragile per sostenere la tesi sulla costruzione della grande piramide, anche se di fronte a semplici considerazioni come quelle sopra esposte, la ragione sarebbe pronta a spezzare tale leva.
Lo studio più accurato che oggi esiste sull’argomento è rappresentato dal libro “Nel Cantiere della Grande Piramide” scritto dall’arch. M.V. Fiorini: ho avuto l’onore di conoscere e confrontarmi con l’arch. Fiorini e devo ammettere che il suo studio e le sue ipotesi sono molto convincenti.
Restano queste perplessità, che elenco:
1) Treggia: la treggia in legno per i blocchi da 70 tonnellate.
Bisogna impostare una verifica di resistenza della treggia, magari indicando quale spessore devono avere i binari e le traversine per sostenere uno sforzo del genere. Da tenere presente che oltre a sostenere il peso del blocco, la treggia deve resistere alle sollecitazioni legate agli sforzi di traino degli operai+buoi.
2) Grasso animale: in un’ottica di programmazione lavori e crono-programma cantiere, bisogna capire quante tonnellate di grasso animale sono necessarie nei 25 anni, per calcolare poi la quantità kg/giorno e di conseguenza il numero di animali da uccidere per sostenere lo sforzo produttivo di grasso. Potrebbe risultare necessario un quantitativo inverosimile.
3) Catamarano: trasporto sul Nilo dei blocchi da 70 tonnellate per circa 850 km.
Considerando che il fiume Po’ nella sua intera lunghezza (dalla fonte di Crissolo alla foce) è circa di 650 km, ci rendiamo conto di quale distanza stiamo parlando. Inoltre le ipotesi che accreditano lo spostamento su fiume come possibile all’epoca, includono tutte la necessità di sfruttare la piena del Nilo: quindi si trattava di percorrere 850 km su un catamarano in legno (tenuto insieme solo da funi di canapa e chiodi di legno, perché non esistevano viti o chiodi di metallo) vincendo le correnti di piena, i salti, i vortici, le curve, etc.
Credo sia obbligatoria una verifica ingegneristica del “catamarano” da parte di un esperto di costruzioni navali (meglio se esperto di costruzioni in legno e ancora meglio se esperto di imbarcazioni antiche) sia per sostenere il carico, sia per permettere la navigazione su un fiume in piena, aggravata dai massi di rallentamento (le ancore di trascinamento ritrovate nel letto del Nilo).
Così come credo sia obbligatorio uno studio sul percorso fluviale (almeno a grandi linee) da percorrere per quasi 800 km. Una distanza enorme, al limite del possibile con un carico da 70 tonnellate.
Se infatti dall’analisi emergessero perplessità strutturali e forti possibilità di affondamento e perdita del carico, dovremmo poter trovare una serie di monoliti e catamarani affondati nel letto del Nilo nelle stratigrafie corrispondenti al 2500 a.c.
4) La Rampa a scendere: bisogna progettare anche questa rampa e dare più informazioni sulle dimensioni di base, sul volume totale e quindi sul tempo impiegato per costruirla. Magari considerando anche la spinta del vento e soprattutto la sollecitazione provocata dal passaggio dei monoliti da 70 tonnellate.
5) Sicurezza: sia sulla rampa a scendere, sia sui modiglioni.
La rampa a scendere avrà un’altezza di oltre 40m alla fine della sua costruzione ed una larghezza di soli 5-6m, senza opere di sicurezza laterali: quanti operai saranno caduti per il solo trasporto dei monoliti in granito? La sezione era sufficiente per il passaggio dei buoi e degli operai in fase di tiro?
Analogamente per i modiglioni: lavorare a 130m da terra senza alcuna imbracatura, tirando in quota massi da 800kg, statisticamente dovrebbe causare un bel po’ di morti.
Potrebbe essere interessante consultare un esperto di sicurezza sul lavoro per confrontare le statistiche di caduta dall’alto nel cantieri edili e per analogia ricavare il numero di morti possibili sul cantiere della Grande Piramide.
Ultima riflessione sull’argomento: per il “Colosseo” potremmo oggi provare a ricostruire l’opera utilizzando le tecniche costruttive e le tecnologie a disposizione degli ingegneri romani, magari impiegandoci molti più anni, ma con ogni probabilità riusciremmo nell’impresa; per quanto riguarda la grande piramide, non potremmo fare a meno di utilizzare delle strutture “megametalliche” come quelle sopra illustrate se vogliamo raggiungere lo scopo. Ciò significa che noi oggi non abbiamo la capacità tecnica e la necessaria abilità per costruire la Piramide con le tecniche che attribuiamo agli Egizi e soprattutto nei 20 anni stimati.
E’ quindi logico, razionale e scientificamente corretto continuare a ritenere che la civiltà Egizia del 2500 a.C. con funi, legni, buoi e manodopera, fosse tanto più abile della civiltà Romana del primo secolo e della civiltà contemporanea del ventunesimo secolo?
Il
trasloco del tempio di Abu Simbel
nel 1965: il tempio di Abu Simbel è stato smontato pezzo per pezzo e
ricostruito 180 metri
più nell'entroterra dopo aver innalzato il terreno di 65 metri rispetto al
livello precedente. I lavori richiesero cinque anni, oltre duemila uomini,
tonnellate di materiali e uno sforzo tecnologico senza precedenti nella storia
dell'archeologia.
I
blocchi numerati (oltre 1000 blocchi) per ridar loro l'esatta posizione, furono
riassemblati, e l'intero tempio fu ricostruito mantenendo persino l'originario
orientamento rispetto agli astri e al nuovo corso del Nilo determinato
dallo sbarramento di Assuan.
Ecco
alcune immagini significative dell’operazione:
Questa
operazione fu di livello internazionale con la partecipazione delle massime
competenze del ventesimo secolo: per spostare circa 1000 blocchi di roccia
(peso massimo del blocco spostato di 20 tonnellate) dove si lavorava 24h su 24h
(quindi anche di notte) con grù, camion, seghe a filo, trapani, putrelle
d'acciaio, mezzi meccanici pesanti, sollevatori idraulici, etc. in una lotta
contro il tempo per evitare che lo sbarramento della diga provocasse
l’inondamento del sito archeologico.
E’
interessante notare che l’umanità dopo circa 4500 anni dalla costruzione della
grande piramide, abbia unito gli sforzi ed utilizzato il top della tecnologia
per riuscire a spostare 1000 blocchi in circa 5 anni. Inoltre c’è da aggiungere
che gli Egizi non potevano lavorare di notte, mentre nel 1965 si è lavorato 24h
su 24h grazie all’impiego di enormi lampade ad arco, quindi se avessero
lavorato solo di giorno, avrebbero verosimilmente impiegato il doppio del
tempo, ovvero circa 10 anni.
Il
confronto tra le due opere è scientificamente
improponibile per ovvi motivi, ma è importante per avere indicazioni,
ancora una volta, sull’ordine di grandezza.
Cerchiamo
di dare maggiore valore a questo confronto su due opere così diverse,
affiancando le operazioni che hanno caratterizzato per sommi capi le due
imprese:
COSTRUZIONE GRANDE
PIRAMIDE
|
SPOSTAMENTO TEMPI
ABU-SIMBEL
|
Estrazione blocchi calcarei/granitici
|
Taglio in blocchi delle opere esistenti
|
Lavorazione dei blocchi nella forma desiderata:
nella quasi totalità dei blocchi, forma cubica.
|
Saldatura, serraggio e bloccaggio dei blocchi per
consentirne lo spostamento verso il camion
|
Trasporto dei blocchi verso la piramide con
slitte e con zattere per i blocchi provenienti
dalle cave di Assuan
|
Trasporto su gomma verso il nuovo sito
|
Movimentazione e posizionamento millimetrico in quota dei blocchi
|
Riassemblaggio millimetrico dei blocchi nella
giusta sequenza
|
Allestimento delle varie camere e gallerie
interne con i blocchi di granito da decine di tonnellate
|
Ricostruzione del tempio, parte esterna e parte
interna, rispettando orientamenti ed inclinazioni
|
Finitura in lastre di calcare bianchissimo
|
Finitura con malte cementizie per nascondere le
linee di contatto tra i vari blocchi
|
Restano però due dati impressionanti, che rendono il confronto impari, perché sono stati posizionati:
1) 1000 blocchi in 10 anni per il tempio di Abu-Simbel;
2) 2.300.000 blocchi in 20 anni per la Grande Piramide.
Il rapporto tra le due operazioni è quindi sbalorditivo: gli Egizi hanno posizionato 2.299.000 blocchi in più.
Volendo forzare una rapporto a parità di tempo, avremo che in 10 anni gli Egizi avrebbero posizionato 1.150.000 blocchi: ovvero 1.149.000 blocchi in più.
Significa che per ogni blocco tagliato, trasportato e posizionato nel nuovo tempio da parte della civiltà contemporanea, la civiltà Egizia riusciva a posizionarne 1500.
Il rapporto è 1500 a 1 a favore degli Egizi.
E’ quindi logico, razionale e scientificamente corretto continuare a ritenere che la civiltà Egizia del 2500 a.C. sarebbe capace ancora oggi di ridicolizzare gli sforzi tecnici ed ingegneristici dell’intera umanità dopo 4500 anni?
Le
tre considerazione sopra riportate, non
hanno alcuna valenza di prova, ma sono indicazioni importanti verso una
riflessione possibile: la grande piramide potrebbe non essere stata costruita
dagli Egizi all’epoca del Faraone Cheope perché non vi erano le condizioni
tecniche e tecnologiche per costruire un’opera colossale di quel tipo in soli
20 anni.
O,
se si vuole continuare a sostenere la tesi che la Grande Piramide è
stata costruita dagli Egizi, allora bisogna almeno ammettere che non è stata
costruita in 20 anni e rivedere comunque la cronologia storica dell’Impero
Egizio.
Come
il sistema geocentrico e la concezione Tolemaica del cosmo hanno bloccato le
scoperte astronomiche per quasi 2000 anni, potremmo oggi essere vittime dello
stesso “tappo cognitivo” sullo studio delle opere Megalitiche che riempiono la Terra e delle quali la Grande Piramide è
l’esempio più significativo.
Pinerolo 06/03/2014 Simone
Scotto di Carlo
Fonti
http://www.focus.it/