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mercoledì 25 aprile 2018

Michele Leone presenta Guida alle società segrete

Arethusa Libreria

Via Giolitti 18, 10123 Torino

venerdì 27 Aprile dalle ore 18:00 alle ore 19:00


Guardando trasmissioni televisive o facendo un giro sul web è facile imbattersi in teorie del complotto e in società segrete, più o meno immaginarie, che governano il mondo. Questo libro, cercando di fare ordine tra simili teorie e sfatare luoghi comuni e inesattezze, ha la volontà di raccontare le vicende di quelle che sono state, e in alcuni casi sono, le società segrete che si sono avvicendate nella storia dell’uomo.

Immaginiamo che, per pochi istanti, ci venga aperta una porta che dà su una Wunderkammer e che il nostro sguardo provi ad abbracciare tutte le meraviglie e le curiosità che questa custodisce. Riusciremmo forse ad avere una momentanea visione d’insieme e a soffermarci solo su alcuni oggetti o particolari che ci attirano maggiormente e da questi ricavare una prima fugace impressione. Questo volume non ha pretese di esaustività ma “racconta” lo sguardo su questa Camera delle Meraviglie. I nostri occhi si poseranno per familiarità su oggetti noti, per curiosità su oggetti ignoti, ma non avranno il tempo di soffermarsi su tutti gli elementi, perché alcuni resteranno avvolti nel mistero.

Un percorso appassionante attraverso più di cinquanta società segrete, dalla Scuola Pitagorica ai Rosa+Croce, dai Filosofi Incogniti ai Magi, dal Collegium Pansophicum al Ku Klux Klan, dalla Fratellanza di Miriam ai Chlysty. Una guida per scoprire che il mondo delle società segrete non è solo fatto di tenebre e intrighi: al contrario, il più delle volte, è un mondo che dall’oscurità dell’ignoranza volge alla luce della conoscenza.


mercoledì 11 aprile 2018

Guida alle Società Segrete

Guida alle società segrete di Michele Leone


Michele Leone ci apre la porta alla sua immaginaria Wunderkammer delle società segrete.
Senza la pretesa di essere esaustivo (data la mole e la particolarità della materia) l’autore individua l’oggetto del proprio studio tramite queste semplici regole: le società segrete prevedono la morte e la rinascita. L’adepto viene isolato prima dell’iniziazione e deve superare delle prove, dopo questo momento cruciale prenderà un nuovo nome e parlerà con un differente linguaggio. L'iniziato non dovrà mai divulgare nulla del suo nuovo status al di fuori dalla comunità degli affiliati. Esistono anche alcune società che richiedono una tassa di affiliazione e infine molte delle stesse sono organizzate per gradi di conoscenza.
Delimitato il campo, Leone si addentra nella descrizione dettagliata delle società più conosciute come il culto di Mitra (il contributo su questo argomento è stato scritto da Adelaide Sicuro), i misteriosi Esseni (a cui si dice che anche Gesù Cristo appartenesse e Leone ci spiega perché), gli “antirazionalisti” Rosa+Croce, gli affascinanti Templari, il temibile KKK. Ma anche di quelle meno note, come la partenopea setta di guaritori denominata Fratellanza terapeutico-magica di Miriam o del conciliabolo teutonico degli Illuminati di Baviera.
Ad ogni capitolo è dedicata una società segreta, per favorire la consultazione. Tra esse: Magi, Religioni dei misteri, Culto di Dioniso, Druidi, Cabala e Cabalisti, Beati Paoli, Alchimisti, Confraternita Celta, Lega degli eletti, Filosofi Incogniti, Fruchtbringende Gesellschaft o Societa della Palma, Chlysty, Cavalieri dell’ Apocalisse, Panteistio Loggia Socratica,Carboneria, Fratelli Neri, Fratellanza Italiana, Camiciati, Società dell’Anello, Afrikaner Broederbond, E Clampus Vitus, Elks Lodge e molte altre.
Questo libro non nasce dal fascino per il complotto, indaga solo quella che l’autore ritiene una differente via per la sapienza, la strada che presero e prendono numerosissime persone che si raggruppano intorno a tradizioni e simboli specifici. Dopotutto, secta in latino significava linea di condotta, dottrina, scuola filosofica e gruppo religioso non conciliabolo di cospiratori.
Questo libro è dedicato a tutti coloro che amano il fascino dell’arcano (ciò che è segreto) e ambiscono ad approfondirne la storia, almeno quella che è riuscita a trapelare…


Per poterlo acquistare:



Michele Leone ha indirizzato le sue ricerche prevalentemente nell’ambito delle “scienze tradizionali”, con peculiare riferimento alla Tradizione Ermetica e alla Massoneria. È responsabile della collana “I Ritrovati” per Mondi Velati Editore. Collabora con alcune testate periodiche e per Delta, Rassegna di Cultura Massonica, per la quale è direttore del comitato di redazione. Numerose le sue pubblicazioni: Il linguaggio simbolico dell’esoterismo (2013, con M. Centini); Le Magie del Simbolo (2014, con G. Zosimo); Misteri Antichi e Moderni. Indagine sulle società segrete (2015), oltre alle curatele di volumi di Enrico Queto, Giovanni De Castro, Eugène Goblet d’Alviella e altri. Per Odoya ha già pubblicato Guida alla Massoneria. Un viaggio nei misteri dell’iniziazione (2017). www.micheleleone.it

mercoledì 29 novembre 2017

Il castello dei Superiori Incogniti

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/il-castello-dei-superiori-incogniti/

In un luogo misterioso la serratura del portone dei Superiori Incogniti


Occupandomi di Società Segrete, Philosophia Occulta ed Hermetica, mi capita di viaggiare o di incontrare una variegata umanità: dal ciarlatano all’inquietante detentore di oscure conoscenze con tutte le sfumature di luce di tenebre che vi possono essere nel mezzo.

Molto di quanto è legato a circoli iniziatici è per molteplici motivazioni legato al silenzio e al mistero (qui trovate due brevi video sul silenzio 1) Mauna: il silenzio  2) Apuleio e il silenzio) e non tutto si può raccontare.

Oggi, ci fermeremo sulla soglia di un edificio, la cui serratura è, per chi ha occhi per vedere, l’indizio o la conferma di essere innanzi al maniero dei Superiori Incogniti.

Superiori Incogniti è il nome con cui essi sono più conosciuti, ma da indizi in dipinti e disegni del rinascimento, da alcune opere non sempre a stampa e da pochissime conversazioni da bocca ad orecchio si può scoprire che i Superiori Incogniti non sono soli, o meglio, esiste anche un altro modo per leggere la sigla S.I.: Servitori Incogniti. Certo, soprattutto oggi è più cool per usare un termine di moda parlare di Superiori Incogniti, la stessa parola superiore evoca potere e fantasticherie varie, ma lo scopo della conoscenza, il senso del vedere il Mondo Universo sotto la vera luce è quello di servire l’umanità come ben sanno quanti hanno praticato la vera Philosophia o sono stati vicini ad un Maestro illuminato.

Torniamo alla nostra serratura, l’immagine la vedete nel post, notiamo subito che è inscritta all’interno di quattro gemme o diamanti, chi è avvezzo al gioco, in particolar modo al gioco dei Tarocchi (sì, i tarocchi sono un gioco) avrà immediatamente associato l’immagine in cui è inscritta la serratura al quattro di quadri, non a caso il seme di quadri in inglese è chiamato gems o diamonds. Abbiamo, quindi, dei primi indizi, a) il numero 4 b) i diamanti o i quadri c) un collegamento con l’arte divinatoria dei tarocchi. Ognuno di questi indizi, per chi è in grado di leggerli, dà delle forti indicazioni di tipo esoterico ed è possibile la lettura degli stessi a vari livelli. Se poi si presumesse anche la lettura divinatoria allora avremmo la possibilità di leggere in altri ulteriori significati la carta quattro del seme di quadri, che non è uno degli arcani maggiori. Questa carta è una carta dal significato ambiguo e dalle possibili molteplici letture, tra le altre una di tipo materialistico ed una di tipo spirituale.

Se ci concentriamo solo sulla serratura e mettiamo da parte le punzonature che potrebbero evocare altre due gemme e quindi trasformare la nostra carta in un sei, o raffigurare due croci, è più che evidente che ci vogliono due chiavi per aprire questo portone, una a forma di S ed una a forma di I: Superiori Incogniti. In questo caso è più probabile che sia Servitori Incogniti, ma, quello che più conta è aver fatto un piccolo viaggio nel mistero e aver visto come ogni dettaglio può diventare un argomento di conversazione, come ogni indizio può aprire la strada al magico e all’ignoto. Il rischio di prendere fischi per fiaschi è elevatissimo e come diceva Vico (se non ricordo male) chi cerca quello che non deve trova quello che non vuole.

Quello di oggi è stato un divertissement, a voi scegliere quanta fantasia e quanta realtà nelle mie parole…

Gioia – Salute – Prosperità

domenica 27 agosto 2017

S’asconde il Fuoco d’amore

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/sasconde-il-fuoco-damore/

Tra sirene, alchimia e Giordano Bruno

A volte l’acqua non spegne il fuoco che arde, lo rafforza ed alimenta. Neanche la terra può qualcosa innanzi all’ardere del fuoco dell’amore. Anche se arde e non brucia ogni fuoco consuma e trasforma materia: sia essa sottile o spessa. Poco importa se con gli alambicchi si cerchi una cottura dolce o a bagno Maria! Nel continuo gioco, nelle trasformazioni che si susseguono si arriva sempre più alla essenza del proprio essere, ogni volta i mostri sono più spaventosi e le ferite più profonde, la Via non può non mietere le vittime che si fermano al primo accidente. Non è sempre una questione di mera conoscenza, spesso la sana incoscienza guidata da voci di sirene, che altro non sono i desideri più profondi, le memorie più antiche, porta alla meta. Attenzione agli specchi deformanti che giocando come fuochi fatui indicano percorsi dal Diavolo benedetti. Il tutto e subito, non è consigliabile tranne nell’improbabile manifestazione di ciò che è. Inseguire l’amore, e diventare amore passando ognuno per i propri inferni. Così sia detto, così sia fatto, così sia scritto



Io che porto d’amor l’alto vessillo,

Gelate ho spene e gli desir cuocenti:

A un tempo triemo, agghiaccio, ardo e sfavillo,

Son muto, e colmo il ciel de strida ardenti:

Dal cor scintillo, e dagli occhi acqua stillo;

E vivo e muoio e fo riso e lamenti:

Son vive l’acqui, e l’incendio non more,

Ché a gli occhi ho Teti, ed ho Vulcan al core,

Altr’amo, odio me stesso;

Ma s’io m’impiumo, altri si cangia in sasso;

Poggi’altr’al cielo, s’io mi ripogno al basso;

Sempre altri fugge, s’io seguir non cesso;

S’io chiamo, non risponde;

E quant’io cerco più, più mi s’asconde.

Giordano Bruno, Eroici Furori, Parte prima dialogo secondo

sabato 17 giugno 2017

Codex Gigas o Bibbia del Diavolo

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/codex-gigas-o-bibbia-del-diavolo/

Codex Gigas: Diavolo, Etimologie e Scongiuri

Il Codex Gigas (codice gigante) detto anche Bibbia del Diavolo, o Libro Nero e in una molteplicità di vari modi deve i suoi due principali appellativi ad un disegno del diavolo a tutta pagina contenuto nel manoscritto ed al suo formato. Il formato del Codex Gigas è impressionate, alto ±890 mm ​​e largo ±490 mm ed ha un peso di circa 75kg. È composto di 310 fogli di pergamena (di pelle d’asino o vitello) alle quali andrebbero aggiunte 8 pagine che si sono perse nei secoli. Il suo formato lo rende probabilmente il più grande manoscritto latino europeo. Il Codex Gigas è chiuso in una copertina di legno ricoperta di pelle e presenta alcuni ornamenti in metallo. Il manoscritto è ricco di Capolettera e miniature, come di alcuni disegni a tutta pagina come il già citato il ritratto del diavolo.  Oggi il testo è conservato nella biblioteca nazionale di Stoccolma.

Cosa contiene il Codex Gigas? In questo volume troviamo una Bibbia (Antico e Testamento), Le antichità giudaiche e La guerra giudaica di Giuseppe Flavio, Le etimologie di Isidoro di Siviglia, alcune formule per scongiuri ed esorcizzare il diavolo, dei libri di medicina, una Storia della Boemia scritta da Cosma di Praga ed un calendario. Dall’indice si può dedurre che nelle pagine mancanti fosse contenuta la regola benedettina, di particolare interesse sono l’immagine a pagina piena della Gerusalemme Celeste e quella del diavolo tra due torri.

Il manoscritto Codex Gigas è stato probabilmente redatto tra il 1204 e il 1230 della nostra era nel piccolo monastero benedettino di Podlažice (Boemia), anche su questo monastero come luogo in cui sia stato redatto esistono dei dubbi, infatti Podlažice all’epoca era troppo piccolo e con insufficienti risorse per poter gestire la creazione di un tale lavoro. A Hermanus monachus inclusus si attribuisce questo lavoro. La leggenda vuole che il monaco abbia stretto un patto con il diavolo per completare questo libro in una sola notte.

sabato 29 aprile 2017

Guida alla Massoneria. Un viaggio nei misteri dell’iniziazione

Guida alla Massoneria
Un viaggio nei misteri dell’iniziazione
di Michele Leone
Odoya edizioni 2017
In libreria dal 20 Aprile, 384 pagine, 20 euro, collana Odoya Library






Michele Leone nel realizzare questa guida alla massoneria “3.0” ha unito esigenze differenti. La prima è quella di attualizzare un "fenomeno" che compie trecento anni proprio nel 2017 e l’altra quella di organizzare e descrivere nel dettaglio il suo background. Benché l’anniversario sia ghiotto: nel 1717 si costituisce la più importante Grande Loggia ovvero quella londinese, Leone critica l’influenza che questa ha oggi sulle massonerie europee, fino a chiedersi se l’immobilismo inglese non abbia "ucciso" lo spirito massone. Oltre a questo attacco frontale, l’autore si fa latore anche di una battaglia: l’ingresso delle donne a pieno titolo nella latomistica istituzione.
Ma Leone è prima di tutto un teorico in grado di spaziare tra mito e contemporaneità, rendendo nota non solo la storia della Massoneria, ma anche la sua protostoria. Partendo dal presupposto che capire a fondo la materia è proprio solo degli iniziati (“sarebbe come spiegare un bacio”) prova a fornire un filo di Arianna utile per tutti, anche per chi non ha intenzione di diventare Apprendista.
Bisogna quindi seguirlo nel doppio presupposto materiale e spirituale della Massoneria: da un lato traccia quindi le storie delle Corporazioni, Gilde e poi Logge di muratori e architetti, mentre dall’altro si addentra nella storia delle scuole iniziatiche perché, tra le tante cose che metterebbero d’accordo ogni massone c’è il fatto che la Massoneria sia eminentemente una scuola iniziatica.
L’ambizioso lavoro su simboli, riti e miti è puntellato da una foltissima messe di citazioni da Leon Battista Alberti , Apuleio, Umberto Eco, Le Goff, Jung, René Guénon, la Bibbia e tante altre fonti eccellenti. Se seguire simbologie e rituali a volte diventa ostico per il neofita, è invece veramente utile per capire il “fenomeno” in genere conoscere la narrazione alla base di tutti i credo delle logge, ovvero il mito di Hiram. Coloro ai quali non fosse familiare la storia dell’edificazione del tempio di Salomone e del semidivino architetto che introdusse la divisione tra Apprendisti, Compagni e Maestri — in grado di riconoscersi
tramite parole, toccamenti e segni — troveranno interessante il suo racconto in questo libro addirittura in differenti versioni. La narrazione della storia di Hiram è in questo caso completa di liaison con ritualità e simbologie ancora in uso.
Per quanto sempre al limite del “libro per iniziati”, il pregio della Guida alla Massoneria è quello di organizzare l’armamentario concettuale massone per la prima volta secondo un’ottica italiana.
Basti aggiungere la presenza nel volume di materiali utili quali il succoso capitolo “E se volessi diventare Massone?” e alcune costituzioni in appendice come quella legata a Federico II e si capisce come di una Guida alla Massoneria così aggiornata e completa ce ne fosse proprio bisogno.
Michele Leone dalla fine degli anni Novanta ha indirizzato le sue ricerche prevalentemente nell’ambito delle “scienze tradizionali”, con peculiare riferimento alla Tradizione Ermetica e alla Massoneria. È responsabile della collana “I Ritrovati” per Mondi Velati Editore. Collabora con alcune testate periodiche e per Delta, Rassegna di Cultura Massonica, per la quale è direttore del comitato di redazione. Numerose le sue pubblicazioni: Il linguaggio simbolico dell’esoterismo (2013, con M. Centini); Le Magie del Simbolo (2014, con G. Zosimo); Misteri Antichi e Moderni. Indagine sulle società segrete (2015), oltre alle curatele di volumi di Enrico Queto, Giovanni de Castro, Eugène Goblet d’Alviella e altri. www.micheleleone.it



mercoledì 19 aprile 2017

Alfitomanzia e mantica

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/alfitomanzia/

Alfitomanzia, Critomanzia e Mantica: una definizione

L’ Alfitomanzia è una delle discipline legate alle Arti Mantiche, già ma cosa è la mantica? La mantica può essere definita come l’Arte della divinazione. La divinazione con il suo sistema di relazione uomo – Mondo Universo è una pratica antichissima e si è evoluta nella storia in molteplici modi. Oggi possiamo enumerare oltre cento tipi di possibili tecniche divinatorie. Superando il dilemma se queste tecniche abbiano una qualche efficacia o siano pratiche da azzeccagarbugli, questione che rimando alle coscienze e credenze di ognuno, il loro studio e la loro conoscenza diventa indispensabile quando si voglia studiare il rapporto dell’uomo con il sacro ed affrontare i così detti esoterismi con gli strumenti dell’antropologia, della Storia delle Religioni e via dicendo. Della mantica parlava Platone, questa è la capacità “divinatrice” delle anime più elevate.

L’ Alfitomanzia è spesso associata ad altre pratiche come ad esempio Aleuromanzia (o Alveromanzia) o Critomanzia. Della Critomanzia abbiamo una definizione nel Nuovo Dizionario Scientifico Curioso Sacro-Profano di Pivati del 1746.

Critomanzia: Specie di divinazione, che consisteva nel- considerare la pasta o materia delle focacce, che si offrivano ne’ sacrifici, e la farina che si spargeva sulle vittime, che dovevano scannarsi; e perché si servivano sovente della farina d’orzo; in tali cerimonie superstiziose, così hanno chiamata questa specie di divinazione Critomanzia da κριθή, orzo, e da μαντεία, cioè divinazione.

Ora la definizione di Alfitomanzia con interessanti aneddoti annessi.

Alfitomanzia: Divinazione che si fa col pane d’orzo. Fino dai tempi più antichi si conosceva questa divinazione importante. I nostri padri, quando volevano in diversi accusati distinguere il colpevole ed ottenere da lui la confessione del suo delitto, facevano mangiare agl’imputati un pezzo di pan d’orzo. Colui che lo digeriva senza fatica era riconosciuto innocente, mentre il reo si palesava con un’indigestione. Egli è pure da questo uso, che era ricevuto dalle leggi canoniche, ed impiegato nelle prove del giudizio di Dio, che derivò questa imprecazione popolare: <<Se io t’inganno, voglio che questo pezzo di pane mi strozzi!>>. – Ecco come si procede a questa divinazione che serve del resto a scoprire ciò che un uomo ha di nascosto nel cuore: si prende pura farina di orzo; si impasta con latte e sale, senza mettervi lievito; si avvolge in una carta untuosa, e si fa cuocere sotto la cenere; si strofina poscia con foglie di verbena, si fa mangiare a colui da cui uno si crede ingannato, e che non lo digerisce se la presunzione è fondata. In tal guisa un amante può sapere se la fidanzata gli è fedele, ed una donna, se suo marito non gli fa delle perfidie. — Esisteva presso Lavinio, un bosco sacro ove si praticava l’alfitomanzia. Alcuni sacerdoti nutrivano in una caverna un serpente secondo alcuni, un drago, se si crede ad altri. In certi giorni dell’anno, si mandavano delle giovinette a portargli da mangiare; elle avevano gli occhi bendati e andavano alla grotta, tenendo in mano una focaccia fatta da loro, con mele e farina d’orzo. <<Il diavolo, dice Delrio, le conduceva per diretto cammino. Quella di cui il drago ricusava di mangiare la focaccia era riconosciuta non essere più Vergine>>.

Definizione presa da: Dizionario Infernale, edizione compendiata e tradotta da Francesco Piquè, Milano 1874

sabato 24 dicembre 2016

La simbologia occulta nella leggenda del Graal

Con estremo piacere vi segnaliamo il nuovo libro di Vito Foschi dedicato alla leggenda del Graal:

Il libro offre una lettura simbolica del Perceval di Chrétien de Troyes seguendo le lezioni di René Guénon. Dopo una descrizione della struttura del racconto che mette in evidenza una struttura tripartita tipica delle iniziazioni, che permette anche di ipotizzare una conclusione del romanzo lasciato incompiuto dall’autore, si passa ai vari aspetti simbolici contenuti nell’apparente semplice romanzo cavalleresco. Si scopre una ricchezza di simboli e significati molto densa, ritrovando aspetti iniziatici, del simbolismo alchemico, del mito del re sacerdote, il simbolismo dei colori, la simbologia del cuore e aspetti legati ai rituali agricoli e alla fecondità della terra.


Per poterlo acquistare e ve lo consigliamo veramente ;)



sabato 3 dicembre 2016

Apollodoro: Ermes, Zeus e gli inferi

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/apollodoro-di-ermes-zeus-fa-il-messaggero-suo-e-degli-dei-inferi/

In Apollodoro il legame tra principio ermetico e il ciclo morte-vita iniziatico

La frase di Apollodoro : Di Ermes, Zeus fa il messaggero suo e degli dei inferi. Obbliga alla riflessione sul rapporto tra le forze ctonie o dell’oltremondo e la vita iniziatica. Dovrebbe apparire sempre più evidente da un lato l’identificazione tra Hermes (Ermes) ed Ermete, identificazione basata più sull’analogia che sulla storiografia e dall’altro come il principio ermetico sia in fin dei conti principio primo delle iniziazioni. Della figura di Ermes Ermete ho già detto in altri luoghi, di come possa rappresentare il dio, il principio del limite attraverso l’hérma (sarebbe interessante un approfondimento, una indagine tra hérma e Landamarks), come rappresenti il principio della rottura dei tabù e il tabù più grande che viola è proprio quello del confine tra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti.

Ed è Apollodoro a farci sapere che è Zeus a crearlo messaggero degli inferi, Ermes ha la possibilità di viaggiare senza rischio alcuno in quel luogo che era avverso agli dei dell’Olimpo, essi che erano presenti dove era la vita ed assenti ove era la morte. Il buon pastore Ermes, con il bastone dorato donatogli dal fratello Apollo o con il caduceo con cui viene più spesso raffigurato (che siano lo stesso bastone?) percorre cieli e inferi, accompagna le anime, solo dei defunti?

Ogni iniziato è in Hermes, è nel principio ermetico. Questo, il principio con cui vengono regolamentate le scienze ermetiche, spesso in base ad i testi della tradizione alessandrina, esse divengono: l’Alchimia, l’Astrologia e la Magia. Hermes è iniziato e iniziatore, è colui che dona il fuoco agli uomini, il fuoco dei sacrifici, neonato sacrifica due vacche. Quante somiglianze ci potrebbero essere tra la stirpe di Caino ed Ermes.

Già gli inferi, ogni iniziato è un ri-nato, ha fatto del V.I.T.R.I.O.L. una esperienza di vita. Raccontare l’oltremondo non è possibile e l’iniziazione ancora meno, ma bisogna parlarne per combattere la superstizione ed il pregiudizio. Queste poche righe sono al massimo una piccola provocazione o un memento mori per chi ha orecchie per intendere.

Gioia – Salute – Prosperità

mercoledì 12 ottobre 2016

Thug: i mitici strangolatori indiani

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/thug-i-mitici-strangolatori-indiani/

Tra religione e criminalità, nota sui Thug.

 

Le sette sono spesso dipinte come un’entità fortemente chiusa, avvolta intorno ad alcuni segreti fondamentali per il mantenimento del gruppo, spesso focalizzano i propri intenti nella figura del leader, considerato un riferimento fondamentale al quale obbedire ciecamente.

La storia delle religioni e della cultura è ricca di esperienze di gruppi esoterici che possono essere definiti sette: quasi sempre il loro operato e i loro riti sono indicati come pratiche in forte contrasto con la legge della religione dominante e quella degli uomini.

Ad esempio, chi ha letto i romanzi di Emilio Salgari, ricorderà le violente lotte contro i Thug nelle foreste indiane. Ma si tratta solo di finzione letteraria, un prodotto della fantasia di un grande narratore o dell’eco di una setta realmente esistita?

Salgari probabilmente attinse alla cronaca degli esploratori: le vicende dei Thug (questa parola deriverebbe dal vocabolo indiano tradimento) che ritroviamo nel romanzo I misteri della Giungla Nera (1887), erano la trasposizione letteraria della lotta da parte dei colonizzatori inglesi alla setta chiamata Phansigar (che significa strangolatori) o Thug, che tra mito e storia sono stati parte integrante della tradizione indiana. Questa descrizione ricorda e porta ad associare i Thug al gruppo dei Sagartii citati da Erodoto che narra come gli aderenti di questo gruppo avessero l’abitudine di usare come arma, accanto al pugnale, anche un laccio di cuoio abilmente utilizzato per strangolare i nemici. Al posto del laccio di cuoio si attribuisce ai Thug l’utilizzo del rumal un fazzoletto di seta che gli stessi assassini portavano a modo di sciarpa o turbante, per poi utilizzarlo al momento giusto come strumento di morte. Ma perché lo strangolamento? I miti e le leggende narrano di come Kālī bevesse, durante il combattimento, ogni goccia del sangue del demone Asura Raktavìja, poiché se queste avessero toccato terra ogni goccia avrebbe generato un nuovo demone. Quindi il non spargimento di sangue potrebbe derivare dal non permettere al “male” di propagarsi. I miti Thug vogliono che essi stessi siano nati dal sudore delle braccia della dea:

    "Un demone aveva distrutto l’umanità divorando gli uomini via via che venivano creati. Era così grande che il mare gli arrivava alla cintola. Kali era partita alla riscossa e lo aveva ucciso. Ma da ogni goccia del sangue ne nasceva un altro. La dea aveva ucciso anche questi, ma anche da questi erano nati tanti demoni quante gocce di sangue la dea aveva versato. Ma mentre secondo gli indù ortodossi Kali aveva risolto il problema della moltiplicazione dei demoni leccando il sangue che colava dalle loro ferite, i Thag sostenevano che Kali si era stancata e aveva creato due uomini dal sudore delle sue braccia. Aveva dato due sciarpe a questi due primi Thag ordinando di uccidere tutti i demoni senza versare neppure una goccia di sangue. I Thag avevano obbedito e poi avevano restituito le sciarpe alla dea. Ma Kali gliele aveva lasciate per ricordo e per assicurare un santo e onorevole mestiere a loro e ai loro discendenti. Ai due uomini non solo era stato permesso ma addirittura raccomandato di uccidere gli uomini così come avevano fatto con i demoni. Chi nasceva membro della setta non poteva rifiutare il dovere dell’assassinio rituale".[1]

Si vuole che sia stata la stessa dea Kālī a fondare la setta, insegnando loro come uccidere i nemici. Le armi dei Thug erano: il coltello ricavato da una costola della dea, la piccozza ricavata da uno dei suoi denti e il laccio per strangolare ricavato da un orlo del sari di Kālī. Venivano risparmiati dai Thug, le donne, i portatori di difetti ed infermi, ed i bambini che non venendo uccisi venivano iniziati alla setta. Si vuole che fossero anche risparmiati, carpentieri, tagliatori di pietra e carpentieri in quanto mestieri sacri alla dea Kālī.

La setta dei Thug non era una associazione di banditi, ma un vero e proprio gruppo religioso, che uccideva le vittime non per scopi di lucro, ma per la sola necessità di procacciarsi delle vittime da sacrificare alla divinità. Dopo gli omicidi rituali i membri della setta si riunivano per celebrare una specie di banchetto simbolico in cui preghiere e altre pratiche avevano il ruolo di consolidare la coesione del gruppo. Tutti gli aderenti alla setta dei Thug erano a conoscenza del Ramasi, una sorta di codice segreto tramandato di padre in figlio e negato a tutti i non adepti. La lotta degli Inglesi condotta con i noti Fucilieri del Bengala contro i Phansigar, portò alla scomparsa della setta, la cui struttura fortemente chisa ha fatto sì che molti dei loro segreti siano andati completamente perduti con gli ultimi membri di un gruppo che grazie ad Emilio Salgari può ancora riemergere dalla storia ed entrare nel mito. Secondo alcuni i Thug non si sono mai estinti davvero ed ancora oggi alcune misteriose sparizioni sono opera loro…

[1] In Alessandro Grossato, La via dei ladri in India.

sabato 24 settembre 2016

L’inizio del cammino della Trasformazione Spirituale

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/linizio-del-cammino-della-trasformazione-spirituale/

Appunti di Trasformazione Spirituale parte I

Questo è il primo post della serie: Appunti di Trasformazione Spirituale. All’inizio dovevano essere appunti di Alchimia Spirituale, oggi la parola Alchimia genera troppi fraintendimenti ed aspettative. Questa serie di appunti, non hanno ancora una loro organicità esplicita, al momento vengono resi così come sono nati. In futuro probabilmente verranno organizzati in modo migliore. Sono stato tentato di sostituire la parola Spirito con Pneuma, ho evitato questa sostituzione per rendere più fruibile, spero, nell’immediatezza il senso di questi articoli.

Ci sono momenti che creano stupore ed ai quali non si è mai pronti, come non si è mai pronti a tutte le prove iniziatiche. L’essere umano è un grande fruitore di energie, di qualunque tipo e genere. Non solo ne fruisce, ma le trasforma. È la trasformazione ad essere la chiave di volta celata dietro le parole dei Maestri. Parole spesso e volutamente criptiche o giocate su una molteplicità di significati e significanti, quasi a voler far sottoporre alla “prova del labirinto” coloro che osano andare incontro ai Misteri; il più grande da sempre è: CONOSCI TE STESSO (e consocerai gli uomini e gli dei). Trasformare un’energia negativa come il rancore, l’astio, la rabbia in una energia positiva come l’affetto, la “serenità” o l’Amore, è cosa più facile a dirsi che a farsi. Spesso si leggono intere biblioteche, si riflette lungamente ma senza successo. Ed è giusto che sia così. Oltre al volere, sapere, osare tacere dell’ermetismo c’è dell’altro, queste sono caratteristiche degli Iniziati che hanno già sublimato o perfezionato la loro “umanità”. Il salto nella trasformazione, tolte le doti naturali insite in ognuno, è una vera è propria iniziazione. Da non confondersi con una auto iniziazione, ammesso che esista la possibilità di auto iniziarsi (questo è un altro discorso). Un esempio pratico potrebbe essere l’incontrare qualcuno che ha profondamente tradito le aspettative che avevate risposto in lui, che vi abbia ferito nell’essenza spirituale e ad un certo punto scoprire che non solo non siete più arrabbiati, ma che una profonda pietas e/o compassione vi lega a lui e subito dopo scoprite di Amarlo e perdonare (che non va inteso come giustificare, ma piuttosto come un rimettere) quanto vi ha fatto o quanto gli avete permesso di fare. Siamo noi in una qualche misura a determinare gli accadimenti della nostra vita e della nostra emotività/spiritualità per esperire quanto di cui abbiamo bisogno e quanto ci può portare ad evolvere. Dopo aver accetto questo nuovo stato di cose, per un’istante potreste percepire il “filo d’argento” che collega il vostro microcosmo al macrocosmo ed avere la netta (folle) sensazione della morte che abbraccia e della luce che si emana dagli antri più remoti dell’essere. Questa iniziazione, potrebbe essere una delle fasi di trasformazione all’interno dell’alchimia (trasformazione) spirituale, paragonabile utilizzando un linguaggio alchemico tradizionale al passaggio dalla nigredo all’albedo (potrebbe essere lo stato di Distillazione e Sublimazione). La parte più interessante forse è quella della “morte”, perché come ogni iniziazione deve far morire, putrefare, una parte o il tutto per dar corso alle successive evoluzioni e cicli di rinascita con un karma più complesso ed una consapevolezza maggiore. Ogni giorno, (vedi ad esempio l’attività cellulare) l’essere umano compie morti e rinascite in tutti gli strati della materia e dell’essere, ma della maggior parte non ne è consapevole, iniziare ad acquisire consapevolezza è come iniziare a respirare in un modo diverso, a vedere più colori ed ascoltare più suoni.

Temo che queste poche righe non siano chiarissime e sono certo che per alcuni genereranno fraintendimenti. Auspico che questi appunti nel loro dipanarsi possano essere sempre più chiari ed essere di una qualche utilità a chi è alla ricerca della conoscenza prima di tutto del proprio essere.

Gioia – Salute – Prosperità

martedì 13 settembre 2016

Notarella sul Logos

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/noterella-sul-logos/

Il Logos delle scienze ermetiche

La <<questione>> del Logos mi attanaglia da diverse lune. Non è, questa nota, un tentativo di comprensione del Logos in senso filologico, non lo vuole essere neanche in senso filosofico ampio.

Il mio interrogarmi è sul senso e significato del Logos nelle Scienze Ermetiche; inquisire il Logos significa anche arrivare ad occuparsi di Massoneria e del Grande Architetto dell’Universo, di quanto è demiurgico e di quanto è legato alla parola Ergon ed al lavoro dell’artigiano. Affronterò questo argomento in altra sede.

Al Logos, nelle Scienze Ermetiche, non si può non assegnare la qualità di principio creazionale. Questo principio non dovrebbe essere letto come principio razionale, ma, come, principio ordinatore, come il principio portare di ordine. Il Logos è il disvelamento dell’Essere nel Mondo Universo. Questo disvelamento, che più avanti vedremo meglio, non da tutti è colto e per coglierlo bisogna essere nel silenzio. Attraverso il disvelamento è la manifestazione dell’Essere, nel disvelamento la possibilità dell’esserci di comprendere e quindi tornare all’Essere. Attributi del Logos sono: Il verbo come discorso che diviene Logos teleios (Discorso perfetto) quando Ermete parla per dell’Amore/Eros nel Libro Sacro dedicato ad Asclepio.  La Forza, intesa come principio vitale e indispensabile alla crescita. La forza che è insita nelle parole ed estinta nei termini.  Il Pensiero, che è sia quello razionale che quello pre o post razionale, la capacità dell’esserci di cogliere con la mente le idee astratte e le leggi della natura. L’Azione, senza azione non vi sarebbe né manifestazione né disvelamento, ma l’Essere resterebbe inconoscibile nella sua silenziosa immobilità. Il Mito per sua natura è così intimamente connesso al Verbo da potersi in alcuni casi identificare con questo. Mentre il Verbo, può essere suono non articolato in lettera e quindi in parola, il Mito è la narrazione del disvelamento dell’Essere.

Il disvelamento che è la creazione avviene per mezzo del Logos. L’agire del Logos, che chiama a sé Hermes mediatore, è quanto può essere compreso dall’esserci. In un gioco di specchi, perché siamo sempre nel labirinto, gli attributi del Logos sono strumenti dell’esserci. Il Simbolo ed il Legein sono le possibilità dell’esserci di lavorare (Ergon), di provare a ripercorrere il filo di Arianna ed uscire dal labirinto degli specchi e trovarsi innanzi alla Luce dell’Amore.

Dal Logos al Simbolo e viceversa, ma il ritorno al Logos per sua natura è complesso. Argo dai cento occhi è custode di Io, Hermes prima lo addormenta e poi lo uccide per liberare Io così come gli è stato chiesto da Zeus. Così l’esserci deve uccidere le sue proprie sovrastrutture, quelle parti che come Argo non hanno mai tutti gli occhi chiusi, per poter liberare il proprio Io che in realtà è il Sé della moderna psicanalisi.

Mi rendo conto della possibile poca chiarezza di questa nota, spero l’immagine renda meglio delle parole. Il Logos e quanto è ad esso connesso sarà un argomento sul quale tornerò a più riprese nei prossimi articoli. Vi saluto con l’incipit del III libro del Corpus hermeticum: <<Discorso Sacro>> di Ermete:

Gloria di tutte le cose è Dio e il divino, e la natura è divina. Principio degli esseri è Dio, e intelletto, e natura, e materia, essendo sapienza per la rivelazione di tutte le cose. Principio è il divino, e natura, energia, necessità, fine e rinnovamento.

Gioia – Salute – Prosperità

martedì 19 luglio 2016

PHILOSOPHIA 0.2

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleoneblog.blogspot.it/2016/01/philosophia-02.html

Spesso per acquisire nuove prospettive è necessario guardare al passato, per conoscere il particolare bisogna non dimenticare il generale, in riferimento alle Scienze Ermetiche questo discorso diventa maggiormente necessario e urgente. E' assai variegato il mondo dei così detti conoscitori di cose occulte: si passa dai super specializzati professori universitari sparsi per il globo ai saccenti esperti formati sulla veloce lettura di post su Facebook.
Forse io che parlo ed inizio questo discorso mi arrogo la conoscenza o l'esperienza? Nulla affatto, la più alta qualità che posso riconoscermi è quella di un esploratore nell'erranza. Errando alle volte si hanno delle piccole epifanie che è necessario non sottovalutare, non lasciar volare via. Per esperienza e tradizione credo più in coloro che cercano la verità che in quanti se ne definiscano custodi o portatori (più o meno sani). Come, cosa, dove cercare? Come trovare un linguaggio, un modello espositivo che possa andare bene tanto agli accademici quanto ai veloci fruitori di informazioni da fast food? Sempre in rifermento al linguaggio non sarebbe forse necessaria anche in campo iniziatico una semiotica che sia in grado di fornire dei minimi comuni denominatori? Se attraverso la storia della Cultura, delle Idee, delle Religioni con l'ausilio della psicologia, della antropologia e di tutti gli strumenti delle discipline moderne si può tentare di riunire quanto è sparso e lavorare per tornare con chiarezza ad un approccio al Sacro, lo stesso, forse, non si può fare con quanto concerne il mondo iniziatico. Il mondo iniziatico dovrebbe essere in grado di fornire puntualmente questi strumenti ed aggiungerne altri. Dovrebbe essere esportatore di metodologie e conoscenza, di valori ed ideali. Al suo interno, dovrebbe essere in grado di fornire strumenti diversi, di donare una formazione altra, di ampliare lo spettro della percezione della coscienza (o anima o spirito se si preferisce, non è questa la sede delle definizioni). Quanto concerne il vero lavoro iniziatico è indicibile e segreto per definizione, quindi è quasi inutile parlarne e quando se ne parla spesso si presta il fianco alla frusta di perversi razionalisti o materialisti o ingenui detentori di verità assolute.
A questo proposito e so di ripetermi sarebbe necessaria una qualche “struttura” che possa fornire degli strumenti minimi ed indispensabili per formare quanti voglio avvicinarsi a certi argomenti. Argomenti che nulla hanno a che fare con il soprannaturale (non esiste), argomenti che sono e dovrebbero ritornare ad essere propri della Philosophia. Un percorso che sia fatto per chi davvero ha intenzione di mettersi in viaggio sulla Via perigliosa. Un tale percorso e cammino farà sorridere gli esoteristi e probabilmente ridere altri. La stessa idea di una biblioteca minima per aiutare i curiosi giovani esploratori della Philosophia, potrebbe essere derisa ed allo stesso tempo quasi irrealizzabile; Cento o duecento testi forse non basterebbero o ne potrebbero bastare meno? quali inserire? quali escludere? Forse il vero problema di questo bignami è cosa escludere. Un lavoro del genere nasce necessariamente incompleto. Perché provare a redigerlo allora? Quale è il suo scopo? Sono queste le due domande fondamentali alle rispondere. Un lavoro del genere non può e non deve essere un digesto bibliografico, deve essere un amico da tenere sul comodino in cui trovare le indicazioni per potersi formare una idea e in cui trovare la possibilità di acquisire strumenti per poi autonomamente poter programmare e gestire il viaggio dentro e fuori dalla propria interiorità. Deve ambire ad una certa universalità delle opere inserite, dovrebbe essere valido a Roma come a Berlino, a Mosca come a Sidney. Forse non solo una singola opera, ma in una qualche maniera le opere di alcuni autori imprescindibili come ad esempio: Porfirio, Bruno, Eliade, Jung, Zolla, Platone, Levi, Lullo, Nietzsche, Pico, Scholem e via dicendo.
Dopo tutte queste parole un consiglio di lettura per iniziare, solo ieri nel 2015 compiva 40 anni la prima edizione del lavoro di Mircea Eliade, Storia delle idee e delle credenze religiose.
Gioia – Salute - Prosperità

sabato 9 aprile 2016

Appunti sulla definizione e concetto di Tempio

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleoneblog.blogspot.it/2013/05/appunti-sulla-definizione-e-concetto-di.html

Il Tempio

…il Mondo è statua, immagine, tempio vivo di Dio (T. Campanella)

La parola tempio trova la sua origine nella radice indoeuropea tem e significa spazio delimitato (consacrato agli dei). Quindi il tempio non solo nella sua radice etimologica, ma anche nella realtà è uno spazio delimitato. Potremmo definire il tempio come rappresentazione del mondo.  In quanto rappresentazione del mondo possiamo e dobbiamo leggerlo e per dirla con Ugo di san Vittore: universus mundus iste sensibilis quasi quidam liber est scriptus digito Dei. [1] Quanto detto a rafforzare se fosse necessario l’immagine della sacralità e dell’isolamento del luogo. L’isolamento quando si opera in un tempio non deve essere vista come fuga dal mondo o dal sociale, ma al contrario come il luogo nel quale l’iniziato deve ritemprare il proprio essere per tornare nella profanità. Il tempio è il luogo dei lavori ma anche delle riflessioni e della ricerca delle più alte ambizioni dello spirito è il luogo della consapevolezza delle virtù che verranno provate e portate fuori da esso. Se questo non fosse sufficiente è da notare come ad esempio il tempio massonico, ma anche tutte le cattedrali costruite da muratori e in generale gli edifici sacri sono orientati da Occidente a Oriente; ovvero ad accogliere il sole nascente (questa indicazione la troviamo anche in Vitruvio).  Un'altra possibile similitudine è quella del tempio con l’atanor degli antichi e moderni alchimisti: il tempio come “forno di cottura”. Durante i lavori all’interno del tempio/atanor ognuno perde la propria individualità e mette in comunione con l’essenza di ogni iniziato facente parte dei lavori il proprio vero essere. In questa comunione il tempio, il recinto sacro agisce come il forno che coagula le singole energie per trasmutarle nell’oro, vero tesoro e segreto della comunità degli iniziati.