venerdì 31 marzo 2023

Nell'eclissi degli intellettuali chi brillò fu Elémire Zolla

tratto da "Il Giornale" del 26 Maggio 2022 

Un "conoscitore di segreti": così Grazia Marchianò racconta il grande orientalista, a vent'anni dalla morte

Luigi Mascheroni

Il puro conoscitore - diceva Elémire Zolla - «Si limita a sapere o a non sapere o a sapere dubitando», senza nutrire illusioni, senza ombra di fede.

Conoscitore puro, senza steccati mentali di fronte ai più vari campi del sapere, uomo senza ombre di fede e nessuna illusione, Elémire Zolla (1926-2002) è stato uno dei pensatori più grandi del nostro secondo Novecento: filosofo e storico delle religioni, studioso di dottrine esoteriche, frequentatore della mistica occidentale e orientale, indagatore delle sfere più segrete della spiritualità umana.

Torinese, ma di madrelingua inglese, poliglotta e poligrafo - parlava francese, italiano, tedesco, e studiò spagnolo, portoghese, russo... e scrisse moltissimo, tutta la vita era laureato in Giurisprudenza, quando già si interessava di Medicina legale e Psichiatria forense, poi fu critico letterario, romanziere (Minuetto all'inferno dopo alcune esitazioni della casa editrice Einaudi uscì nella collana «I Gettoni» con risvolto di Elio Vittorini e vinse il premio Strega Opera prima nel '57), ebbe una carriera accademica durata 40 anni, come docente di Letteratura anglo-americana, fra le Università di Catania, Genova e La Sapienza di Roma. Viaggiò moltissimo: in Birmania, Corea, India, Indonesia e Bali, Hawaii, Giappone, Iran, Israele, Taiwan, gli Stati Uniti degli indiani d'America... Scrittura elegante e erudizione sterminata, fu grande uomo di editoria: lavorando con la casa editrice Borla e con Alfredo Cattabiani alla Rusconi portò l'attenzione in Italia su autori come Carlos Castaneda, Ananda Coomaraswamy e J.R.R. Tolkien (è sua la prefazione alla prima edizione italiana del Signore degli anelli), o come Marius Schneider, Pavel Florenskij, Simone Weil, Eric Voegelin, tutti spiriti totalmente estranei all'egemonia culturale dei tempi. Fondò la rivista trimestrale Conoscenza religiosa: 67 fascicoli, molti monografici, dal 1968 all'83, una miniera di sapienza diffusa in tutte le discipline umanistiche del mondo. E fu firma nobile della Terza pagina del Corriere della sera dal 1958 al 2000. Ciò significa che non fu un intellettuale isolato, anzi. Di certo però non fu mai davvero compreso, almeno in Italia, rispetto ad altri Paesi nel mondo.

Chi lo conosce meglio, a fondo, è Grazia Marchianò, l'ultima moglie (Zolla fu sposato con Maria Luisa Spaziani, poi a lungo legato con Cristina Campo), anche lei orientalista e già ordinaria di Estetica all'Università di Siena. Conobbe Zolla nel '70, quando lui era segretario dell'Istituto Accademico di Roma, con lui percorse il tratto di strada più importante delle loro vite e dopo la morte di Elémire ha continuato a curarne la memoria con la pubblicazione di tutte le opere per Marsilio: «Io scelsi subito Cesare De Michelis, un italianista che aveva la stessa ampiezza di vedute di Zolla, poi però si dovette superare un piccolo dissidio con Roberto Calasso, che rivendicava il diritto sui suoi scritti...». Oggi, a venti anni dalla morte del marito, Grazia Marchianò organizza un convegno internazionale su «Il conoscitore di segreti: il lascito intellettuale di Elémire Zolla» all'Accademia Vivarium Novum di Villa Falconieri, a Frascati, donando alla stessa Accademia la grande biblioteca del marito, 300 casse trasportate qui dalla loro casa di Montepulciano con 9mila volumi divisi in sezioni disciplinari da capogiro: Simbologia, Letterature antiche e moderne, Etnologia, Antropologia, Sciamanesimo, Scienze religiose, Alchimia, Astrologia, Esoterismo... Più l'intera collezione oggi rarissima - della rivista Conoscenza religiosa e l'archivio privato: un centinaio di faldoni con quaderni autografi, fotografie, appunti preparatori per i libri e gli articoli giornalistici, ma purtroppo poche lettere («Aveva la strana idea che, una volta lette, non dovesse essere conservate»... e chissà cosa ci siamo persi).

Conoscitore di segreti, raccoglitore di scintille, maestro sì ma scomodo ancora un anno fa Piergiorgio Odifreddi, nel coccodrillo di Roberto Calasso, non ha risparmiato dure critiche a Zolla e a una certa deriva «antiscientifica» di Adelphi intellettuale a sé che intravide l'Eclisse dell'intellettuale... Chi fu davvero Elémire Zolla?

lunedì 27 marzo 2023

L’alchimista e astrologo britannico Robert Fludd torna in libreria con due nuovi volumi per Stamperia del Valentino


Stamperia del Valentino già si è occupata di Robert Fludd, il medico, alchimista, teosofo e astrologo britannico vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento, pubblicando un trattato di geomanzia nel 2019 e altri due volumi nel 2021, uno sull’astrologia, l’altro sull’origine e la struttura del cosmo. Torna oggi con “De Musica Mundana - L’Armonia delle Sfere”, disponibile già a marzo e “Sui Numeri divini e la divina Armonia”, in libreria tra aprile e maggio 2023.

La lezione di Fludd nel “De Musica” riprende gli insegnamenti arcaici di Platone, di Aristotele e di Giamblico, ispirati tutti dalla pitagorica armonia delle sfere. Il cosmo è articolato in una sua indefinita molteplicità, ma ritrova la propria radice unitiva attraverso una melodia che armonizza divinamente tutte le sue partizioni. Il testo di Fludd offre l’opportunità di approfondire un aspetto importante di questo processo microcosmico di consapevolezza, come chiarisce Valentini in postfazione. “Le partizioni del cosmo”, spiega “si emanano e vengono riassunte in ambito magico-realizzativo con funzioni simboliche, come appunto le note musicali e l’espressione del ritmo come andamento noetico del manifestato”. Il dio Apollo coniugava la sua natura solare al canto, alla musica e alla poesia, “quali espressioni ieratiche che scaturiscono dall’estasi iniziatica, che ricompongono lo iato tra la natura umana a quella divina”.

Disanima sull’emanazione del mondo materiale e della sua creazione da parte del Divino, per “Sui Numeri divini e la divina Armonia”. Attraverso i numeri e le armonie, lo studio condotto sulla scorta delle tradizioni dettate nelle sacre scritture, e della loro interpretazione nel pensiero classico, da Pitagora a Platone.


L’autore


Robert Fludd o Robertus de Fluctibus (1574-1637). Medico, alchimista, teosofo e astrologo britannico. Filoso ermetico, apparteneva alla tradizione ermetico-cabalistica del Rinascimento sviluppatasi da Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Paracelso. Diede un forte impulso alla diffusione della concezione dei Rosacroce nel mondo, scrivendo l’opera cosmologica Utriusque Cosmi, maiores scilicet et minores, metaphysica, physica atque technica Historia, in cui le corrispondenze segrete tra il “mondo più grande” e il “mondo più piccolo” riguardano i rapporti tra l’universo (macrocosmo) e l’uomo (microcosmo). Fu anche l'autore di De astrologia, sua opera principale sull'argomento.


La casa editrice


Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico.

La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.



Titolo: De Musica Mundana
Sottotitolo: L’Armonia delle Sfere
Autore: Robert Fludd
Postfazione: Luca Valentini
Collana: Sotto il cappello
Prezzo: € 18,00
Pagine: 86
ISBN:  979-12-80721-38-9
Disponibilità: marzo 2023




Titolo: Sui Numeri divini e la divina Armonia
Autore: Robert Fludd
Collana: Sotto il cappello
Prezzo: € 23,00
Pagine: 146
ISBN:  979-12-80721-39-6
Disponibilità: aprile-maggio 2023



Della stessa collana
Guarda il catalogo: www.stamperiadelvalentino.it


lunedì 20 marzo 2023

24° Convegno di Ufologia città di Pomezia

 Ed ecco la locandina del prossimo 24° Convegno di Ufologia città di Pomezia del 26 marzo 2023 al Simon Hotel organizzato dalla sempre attiva Francesca Bittarello; tra i Conferenzieri  ci saranno il boliviano Victor Nunzi, Antonio Riggi, Fabio Ippoliti, Ferdinando Santoro, il vaticanista Riccardo Narducci e il Generale Domenico Rossi Già sottosegretario di Stato alla Difesa e con lo scienziato  rumeno Vasile Droj. Dalle 13 alle 14 durante la pausa pranzo con il panino alieno ci saranno gli assaggi gratuiti del Birrificio OXIANA partner commerciale degli eventi per tutto il 2023.

Per le info dettagliate sul Convegno visitare il sito web.

www.convegnoufologiapomezia.it




domenica 19 marzo 2023

Mistero Peter Kolosimo, il creatore di mondi

tratto da "Il Giornale" del 10 Dicembre 2022

Un romanzo, una raccolta di saggi e un convegno ricordano il padre della fantarcheologia italiana. Fra Ufo, miti, scienza

Luigi Mascheroni

Per coloro i quali «l'Uomo di Palenque» veniva davvero dallo spazio, Peter Kolosimo è un amico. Per tutti gli altri, un mistero.

Mistero Peter Kolosimo.

Pioniere dei viaggi stellari a bordo della navicella Fantasia, giornalista e divulgatore che osò andare Oltre il cielo che è il titolo della celebre rivista di astronautica e fantascienza dove debuttò come firma e sorta di Doctor Who che più velocemente di tanti altri seppe viaggiare nello spazio e nel tempo tra fascinazione, scienza, fantascienza e pseudoscienza, Peter Kolosimo, che poi era italianissimo, si chiamava Pier Domenico Colosimo (1922-84) anche se a un certo punto sostituì la «C» del cognome con una «K» arcana, è stato colui che tra gli anni Sessanta e Settanta, epoca d'oro di enigmi e segreti, diffuse a livello di massa la fantarcheologia (o, se preferite, la paleoastronautica o teoria del paleocontatto). Stiamo parlando, ma a bassa voce, perché la rivelazione non è per tutti, degli «antichi astronauti». La domanda, alla quale non si può opporre un Sì, ma neanche un No, è: esiste la possibilità che nei millenni passati entità extraterrestri abbiano raggiunto il nostro pianeta consegnando agli uomini conoscenze tecnologiche segrete, lasciando traccie nascoste del loro passaggio? Risposte: il mito di Atlantide, la Stele di Palenque, la Pila di Baghdad, i geroglifici dell'Altipiano di Nazca, la Carta di Piri Re'is, i manufatti Maya, le conoscenze astronomiche dei Dogon, gli Ufo, il triangolo delle Bermude, la Grande Piramide... E poi, come si spiega quel teschio di bisonte, conservato al Museo di Paleontologia di Mosca, risalente a un periodo compreso fra i 30 e i 70mila anni fa, con un foro rotondo come quello di un proiettile? Chi poteva a quel tempo sparare a un animale se non qualcuno proveniente da un altro mondo?

Ecco. Peter Kolosimo su quel mondo «altro» aprì una finestra, trent'anni prima di Stargate, quando, nell'anno 8000 a.C. un'astronave piramidale atterrò nelle vicinanze di accampamento di cavernicoli... Un raggio luminoso sull'alba dell'uomo. Storie di antichi astronauti, di continenti scomparsi e di futuri passati.

Peter Kolosimo, nato per sbaglio a Modena da un ufficiale dei carabinieri calabrese e una madre statunitense, una giovinezza passata a Bolzano, tre lingue (italiano, tedesco, inglese) e una laurea in Filologia germanica all'Università di Lipsia (di cui però non abbiamo alcuna documentazione...), si arruolò durante la Seconda guerra mondiale, in quanto altoatesino, nella Wehrmacht ma già qui la biografia stinge nella leggenda e nella re-interpretazione della Verità... - da cui però disertò divenendo partigiano in Boemia, per poi aderire al comunismo di stampo marxista-leninista... E poi il giornalismo, e poi la direzione della stazione di Radio Capodistria, e poi centinaia di articoli con decine di pseudonimi, e la seconda vita nella Torino magica ed esoterica degli anni Sessanta e Settanta, e poi libri di straordinario successo, la fondazione nel 1972 del mensile Pi Kappa, che sono le iniziali di Peter e Kolosimo... La vita come un fantaromanzo. Qualcuno ha fatto notare che la sua biografia non è meno misteriosa dei tanti ambiti di ricerca da lui indagati.

Dosando sapientemente dati veri, dubbi o falsi, tra saggio, affabulazione e letteratura fantastica, grazie a una scrittura ammaliante e una potente capacità di immaginare e di narrare, Peter Kolosimo tanto infastidito da note bibliografie quanto ipnotizzato da teorie eretiche ha saputo costruire, con la perfezione degli antichi architetti, un nuovo immaginario che collega le incisioni rupestri sul Monte Musinè al continente perduto di Mu, la parapsicologia all'esobiologia, le iscrizioni etrusche alle statue dell'Isola di Pasqua, le sfere di pietra della Costa Rica ai monili precolombiani, i misteriosi «jet d'oro» a forma di aerei a reazione, esempio perfetto di «oggetti fuori dal tempo», come il meccanismo di Antikythera, la prova (provata?) dell'esistenza degli antichi viaggiatori interspaziali. E se i carri di fuoco del mito e della Bibbia fossero state astronavi?

Del resto, quelli erano anni dell'immaginazione al potere... Erano gli anni in cui Peter Kolosimo scriveva libri dai titoli immaginifici soprattutto per la mai abbastanza ringraziata casa editrice Sugar come Terra senza tempo, Ombre sulle stelle, Astronavi sulla preistoria, Fratelli dell'infinito, Italia mistero cosmico... Erano gli anni in cui, accadde nel 1969, Kolosimo vinse addirittura il Premio Bancarella con il super bestseller Non è terrestre, anni in cui le sue opere erano tradotte in 60 Paesi (!), dalla Russia alla Cina, ed era uno degli scrittori italiani più conosciuti al mondo.

Poi tutto ciò tramontò. Morto nel 1984 a Milano, pur sopravvivendo, svenduto a poche lire, tra Remainders e bouquiniste, Peter Kolosino è scomparso dall'editoria, dai giornali, dalle trasmissioni tv. Polvere fra le stelle.

Ma a volte, e non solo gli antichi visitatori, ritornano. E così nel centenario della nascita, Pier Domenico in arte Kolosimo è di nuovo fra noi. I Wu Ming, affascinati da un marxista leninista con la passione per l'archeologia misteriosa e le civiltà extraterrestri, ne fanno uno dei personaggi del nuovo romanzo UFO 78 (Einaudi); Bolzano gli dedica un convegno di studi all'Eurac convention center proprio nel giorno della nascita, il 15 dicembre (partecipano anche la moglie, Caterina Kolosimo, giornalista e scrittrice, e la figlia Alessandra, studiosa e ricercatrice); mentre un gruppo di accademici, coordinati da Fabio Camilletti, lo omaggia con un Almanacco della fantarcheologia (Odoya) che prova a mettere ordine nella sua biografia, indaga l'originalità della sua saggistica confrontandola con quella dei suoi maestri ed epigoni, da Von Däniken a Jacques Bergier e riflette, senza nostalgia, sull'eterna fascinazione per le meraviglie del possibile e i mondi «altri» che Peter Kolosimo seppe raccontarci meglio di chiunque. Anche se forse, ma proprio per questo, non sono mai esistiti.


martedì 7 marzo 2023

“Alchimia semplificata” di René Schwaeblé con la prefazione di Sigfrido Höbel

“Scienza chimerica che cerca la Pietra Filosofale e la Panacea Universale”. Questa la spiegazione del termine “alchimia” per i dizionari di tutto il mondo. “I dizionari” chiarisce Sigfrido Höbel nella prefazione di “Alchimia semplificata” scritto da René Schwaeblé e pubblicato da Stamperia del Valentino, “dovrebbero quindi definire la medicina come scienza chimerica, che cerca di guarire i calli ai piedi”. Perché, secondo Höbel, in Alchimia la Pietra Filosofale non occupa più spazio di quanto non facciano i calli ai piedi in medicina. L’Alchimia è la scienza della vita, della vita nei tre regni: vegetale, animale e divino. “Essa” continua Höbel  “si propone di separare il principio attivo dalla materia inerte; è la metafisica della chimica organica e di quella inorganica, come l’Astrologia è la metafisica dell’Astronomia”. L’alchimia studia le cause e i principi, la legge universale ed eterna dell’evoluzione che “impercettibilmente muta il piombo in oro e perfeziona l’uomo”. Con il regno animale l’Alchimia diventa terapeutica; con il regno vegetale si fa agricoltura, si innesta, sogna di risorgere, di arrivare alla palingenesi; con il regno minerale diventa chimica, sogna di trasmutare metalli e metalloidi. Infine, “con il regno divino, l’Alchimia diventa ermeneutica, insegna a convertire il pane e il vino in Corpo e Sangue”.

L’Alchimia, in tempi relativamente recenti, ha subito una dolorosa diaspora, sconosciuta agli operatori classici almeno fino a tutto il Seicento. Una scissione in due anime parallele che sembrano inconciliabili, nonostante apparirebbe cosa acquisita che l’aspetto spirituale-speculativo (ben incarnato dalle discipline ermetiche) e la pratica di laboratorio siano tra esse complementari e funzionali ad un reciproco controllo di sana progressione nel cammino iniziatico dell’Operatore.

René Schwaeblé in questa sua opera sembra ricomporre in modo esemplare la diaspora, coniugando i due aspetti proprio in un periodo storico che vedeva maggiormente radicalizzato il divario. Forse è proprio questa la dichiarazione d’intenti che l’Autore ha inteso racchiudere in quel “Semplificata”, attributo che all’idea stessa di Alchimia potrebbe sembrare veramente estraneo.


L’autore

René Schwaeblé (Parigi, 13 marzo1873–1938) è stato uno scrittore francese autore di romanzi popolari, in particolare di genere noir, oltre ai popolari libri scientifico-esoterici.


La casa editrice

Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico.

La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.

Titolo: Alchimia semplificata
Collana: I Polifemi
Autore:  René Schwaeblé
Prefazione:  S. E. F. Höbel
Prezzo: € 14,00
Pagine: 102
EAN: 9791280721242


La Collana

Il ciclope Polifemo - che sembra risiedesse nella napoletana isoletta di Nisida - dovette il suo nome alla propensione al “molto parlare”. Un chiacchierone, dunque, stando all’etimo greco polì-femì. Questa collana mutua dal mitico personaggio omerico l’interpretazione più nobile di quel nome, in - tendendo proporre libri piccoli (nei costi e nel formato) ma che “hanno molto da dire” e che quindi vale la pena di “ascoltare”.

Della stessa collana

Guarda il catalogo: www.stamperiadelvalentino.it




 

domenica 26 febbraio 2023

Gli Ufo e la fine di un'epoca

 tratto da: https://it.insideover.com/societa/gli-ufo-e-la-fine-di-unepoca.html

del 20 SETTEMBRE 2021

di Luca Gallesi

Più o meno ogni vent’anni, a partire dall’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, appaiono sulla grande stampa di tutto il mondo notizie di avvistamenti di “oggetti volanti non identificati” (in inglese Ufo, Unidentified Flying Objects, oppure Uap, Unidentified Aerial Phenomenon), che suscitano nella gente curiosità e meraviglia mischiate a paura e inquietudine. L’ultima, rilevante ondata di segnalazioni risale proprio ai mesi scorsi, quando, oltre ai numerosi avvistamenti in varie parti del globo, alcuni Ufo sono stati immortalati addirittura dalla Nasa, che avrebbe ripreso in diretta dalla Stazione spaziale internazionale “una navicella con quattro luci disposte in forma triangolare” di provenienza sconosciuta.

A creare ulteriori aspettative sulla possibile esistenza di vita extraterrestre si è aggiunta la divulgazione del rapporto del Pentagono sugli avvistamenti di Uap effettuati dalle Forze armate statunitensi, il cui annuncio aveva creato tra gli appassionati di ufologia molte aspettative, per lo più andate deluse. La task force ufficialmente incaricata di indagare sugli Ufo, denominata Uaptf, ha trasmesso, lo scorso giugno, al Senato Usa una relazione dove sono elencati ben 144 casi di misteriosi avvistamenti segnalati, negli ultimi 15 anni, dai piloti o dalle strumentazioni militari.

Ovviamente, non c’è nessuna prova definitiva che tali fenomeni abbiano origine extra-terrestre, ma nemmeno si può altrettanto sicuramente negarne la possibilità, lasciando, ancora una volta, in dubbio l’esistenza di forme di vita aliena, argomento diventato popolare soprattutto a partire dal secondo dopoguerra.

Era il 1947, infatti, quando due fatti straordinari suscitarono l’interesse dell’opinione pubblica mondiale verso quelli che, da allora, furono popolarmente chiamati “dischi volanti”: il pilota Kenneth Arnold, in volo il 24 giugno con il suo aereo personale vicino al Monte Rainier, nello stato di Washington, dichiarò di aver incontrato nove oggetti sconosciuti, simili a piatti o dischi (flying saucers). Interrogato a lungo dall’Aviazione militare, risultò essere assolutamente sincero, come confermano le conclusioni del rapporto ufficiale, stilato il 12 luglio dal Tenente F. Brown e dal Capitano W. Davidson: “È opinione dell’interrogatore che Kenneth Arnold ha realmente visto ciò che sostiene di aver visto. È difficile credere che un uomo con (il suo) carattere e l’evidente integrità possa affermare di vedere delle cose e di scrivere il rapporto che ha scritto, se non li avesse visti”.

Un paio di giorni dopo, invece, ci fu il celebre, o famigerato, secondo i punti di vista, episodio di Roswell, nel New Mexico, dove si disse che era precipitato un disco volante, addirittura con due alieni a bordo. Il fatto era avvenuto vicino alla più grande base militare dell’Usaf, una zona top secret anche per via del poligono nucleare molto attivo in quegli anni. Il relitto caduto venne sequestrato dai militari, e cominciarono a trapelare le più strane versioni dei fatti, fino a dichiarare che si trattava di un pallone sonda.

Non è il caso, qui, di ricostruire tutti gli strascichi di quella strana e contorta vicenda, con l’annesso filmato – visionabile in Rete – della presunta autopsia degli improbabili “extraterrestri”, e l’inchiesta ufficiale che, soltanto nel 1980, svelò tutte le contraddizioni e falsità della versione autorizzata. Basti ricordare che, dopo quell’anno, ci fu un moltiplicarsi di avvistamenti fino alla metà degli anni Cinquanta, tanto che, delle “cose volanti che si vedono in cielo”, si occupò anche, in una delle sue ultime opere, Carl Gustav Jung (1875-1961).

Era il 1958 quando uscì il saggio Un mito moderno. Le cose che di vedono in cielo, dove il padre della psicologia analitica analizzò i dischi volanti con una motivazione che suona sconcertante: afferma, infatti, nell’introduzione, che l’impulso che lo aveva spinto a scrivere scaturiva “dalla mia coscienza di medico, che mi consiglia di compiere il mio dovere, preavvisando quei pochi dai quali mi posso far intendere che l’umanità si trova alla soglia di avvenimenti che corrispondono alla fine di un eone”. E, per lanciare quello che lui stesso riteneva “un grido di allarme”, è disposto a muoversi nel “territorio infido assai prossimo alle nebulose fantasie che oscurano la mente di astrologi e riformatori dell’universo” e così “mettere in gioco la mia reputazione, faticosamente conquistata, di uomo veritiero, degno di fede e capace di giudicare in modo rigorosamente scientifico”. Curioso, come lo era stato tutta la vita, di qualsiasi cosa sembrasse strana o meravigliosa, Jung si era interessato agli Ufo dagli anni Quaranta, quando aveva cominciato a leggere e raccogliere tutto quello che trovava sull’argomento, giungendo alla conclusione che, per quanto sia impossibile sapere cosa siano i dischi volanti, non possiamo negarne l’esistenza. Per questo motivo, lo studioso del profondo cercò di interpretare quello che riteneva un importantissimo simbolo, utile a diagnosticare una grave frammentazione nell’animo dell’umanità. Gli Ufo sarebbero, dunque, una oggettivazione delle paure e delle speranze che animano l’inconscio dell’uomo, che, secondo lo psichiatra svizzero, cerca inconsciamente, in ogni luogo e in tutte le epoche, un equilibrio tra la dimensione fisica e la sfera psichica, tentativo di riconciliazione che si riflette nell’universo, che ci invia i segnali utili a ristabilire l’ordine infranto.

Il problema, quindi, non è sapere se gli oggetti volanti non identificati siano o meno l’annuncio del prossimo arrivo di esseri extraterrestri, bensì rendersi conto che essi sono un segnale di allarme per l’umanità, che si trova sull’orlo di una crisi gravissima, causata, sempre secondo Jung, dal contrasto insanabile tra le mirabolanti scoperte della tecnica e il concomitante inaridimento dell’animo umano.



mercoledì 22 febbraio 2023

La civiltà è sulle spalle dei Giganti di Mont'e Prama

tratto da "Il Giornale" del 31 luglio 2022

Dal sito "sacro" continuano a emergere statue. E a Cabras è pronto il museo che le accoglierà tutte

Luigi Mascheroni


Cabras (Oristano). La storia che raccontano i Giganti di Mont'e Prama è lunga tremila anni, dal IX secolo a.C., quando furono scolpiti ed eretti lungo la strada che corre verso lo Stagno di Cabras, fino a oggi, orgoglio della Sardegna, custodi di pietra di un passato ancestrale, eroico, misterioso. Furono scoperti, nella primavera del 1974, da due contadini, quando il loro aratro incocciò una pietra levigata che sembrava un volto. Poi ne trovarono un'altra, e un'altra ancora... Ci vollero anni per capire cosa fossero quei frammenti, di chi erano quei volti. Ma si intuì subito che si trattava della più grande scoperta archeologica d'epoca recente nell'area del Mediterraneo.

Penisola del Sinis, Sardegna centro-occidentale, attorno al grande stagno di Cabras. Oggi la terra è cotta dal sole, il caldo dell'estate è torrido, i centri abitati rari, isolati. Nel I millennio a.C. era una terra pianeggiate, fertile e per quei tempi ricca: per la caccia, la pesca, le insenature, il golfo, l'acqua dolce, la posizione felice per i commerci, le risorse minerarie. Il Sinis, a nord, è chiuso dai Montiferru. È qui, dove la presenza di uomini civilizzati è attestata da almeno settemila anni, che ai piedi della bassa collina - poco più di 50 metri sul livello del mare nel corso del IX secolo a.C. alcune comunità tardo nuragiche cominciano a seppellire i loro morti in tombe a pozzetto, coperte da cumuli di pietra, e poi, col passare del tempo, crescendo la potenza e la ricchezza di una società sorprendentemente avanzata e complessa, decidono di scolpire grandi statue nell'arenaria, in blocchi estratti da cave distanti qualche chilometro da qui, per arricchire la parte più nobile della necropoli, probabilmente riservata all'élite guerriera e sacerdotale. Eccoli, i Giganti di Mont'e Prama. Non si sa chi siano esattamente (antenati? eroi mitici delle leggende nuragiche?) ma di certo il loro compito era sorvegliare, silenziosi e imponenti, le tombe disposte sulla via sacra che scendeva verso lo stagno. Finora, dal '74 a oggi (due nuovi ritrovamenti sono stati fatti a maggio, due mesi fa) dal terreno, a trenta centimetri circa di profondità, sono emersi 5.178 frammenti che hanno permesso di ricostruire, parzialmente, 32 grandi statue, alte fra il metro e 85 e i due metri e 15 centimetri, collocate su basamenti di pietra e che avevano, in origine, anche elmi con corna animali molto lunghe, quindi di molto superiori all'altezza media degli uomini dell'epoca, e raffiguranti almeno tre diversi «tipi» di uomini: i guerrieri, i pugilatori e gli arcieri. Le statue, che non hanno altri paragoni con la storia dell'arte occidentale, sono bianche e lisce, ma non è escluso che in origine avessero uno strato di colore, e di certo portavano, in pugno e sulla schiena, lance e spade di ferro. Se oggi gli studiosi sono concordi nel ritenere che la funzione dei Giganti fosse quella di segnare dal punto di vista monumentale un luogo sacro, resta da capire quali popolazioni, in quale epoca - forse prima dell'arrivo dei punici - e per quale ragione abbatterono le statue, distruggendole. La caduta dei Giganti fu provocata da una «guerra civile»? O da invasori? O da cause naturali (che però non spiegherebbero la frammentazione)?

«Sos gigantes de Monti Prama», si dice in sardo. A oggi le statue ricostruite sono 28, più altre quattro da ricomporre, ma chissà quante altre giacciono nascoste sottoterra: la campagna di scavi continua e sarà ancora lunga. Venti sono al Museo archeologico di Cagliari, una è itinerante per una mostra, una in restauro e sei sono qui, al Museo di Cabras, centro nevralgico del Sinis, a pochi chilometri in linea d'aria, al di là dello stagno, dall'area dei ritrovamenti, destinata a breve a diventare Parco archeologico protetto. Eccoli qui i sei giganti di Cabras, allineati uno accanto all'altro nell'ultima sala del percorso di visita: l'allestimento è semplice, per nulla scenografico, ma l'effetto è potente. Vederli a pochi centimetri, accorgersi delle lunghe trecce che scendono sul busto, distinguere le decorazioni dei gambali, fissare i grandi occhi rotondi a doppio cerchiello che ricordano il robot di Guerre stellari C-3PO, notare i dettagli delle stole... - ci indica tutto l'archeologa Nicoletta Camedda che ci accompagna nella visita - è qualcosa di incomparabile, e di magico. Qui, nei depositi del museo, ci sono anche le due statue disseppellite da poco.

Ma presto tutti i Giganti - questi di Cabras, quelli di Cagliari e quelli in restauro - saranno radunati in un unico luogo, nella nuova ala del museo, qui accanto. È un lungo parallelepipedo orizzontale affacciato sullo stagno: sugli ampi pannelli esterni si vedono già delle meravigliose decorazioni che citano le sculture di sabbia del grande artista sardo Costantino Nivola, e all'interno è suddiviso in due grandi sale in cui sarà ricostruita la necropoli di Mont'e Prama. «L'ala del museo sarà terminata entro l'anno e l'apertura con il nuovo allestimento è prevista per la primavera 2023, e a quel punto, una volta trasformato il sito degli scavi in Parco archeologico, invece di arrivarci con i pullman o in auto - ora ci vuole un quarto d'ora circa - si potrà raggiungerlo direttamente dal museo attraverso lo stagno con un battello elettrico», spiega Anthony Muroni, nato in Australia ma sardo di origine, presidente della Fondazione Mont'e Prama costituita dal ministero per i Beni culturali un anno fa per valorizzare l'immenso patrimonio del sito archeologico. «Stiamo organizzando un tour europeo dei Giganti a Parigi, Barcellona e Londra; e poi negli Stati Uniti nel 2023-24, sulle due coste, a New York e San Francisco. E poi nel 2025 l'obiettivo è il gemellaggio tra i Giganti di Mont'e Prama e i guerrieri di Xi'an, in Cina, con due grandi esposizioni parallele. C'è un filo rosso che lega le grandi statue del Sinis all'Esercito di terracotta cinese: sono entrambi testimoni di due straordinarie civiltà del passato e sono stati scoperti nello stesso anno, il 1974». Da allora sono passati quasi cinquant'anni. Per molto tempo di loro non si sapeva nulla. Oggi i Giganti, pronti a entrare in una nuova casa, sono diventati quasi gente di famiglia, per i sardi.