domenica 1 luglio 2018

Società Reale del Pelo e della Piuma

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/societa-reale-del-pelo-e-della-piuma/

La misteriosa e leggendaria Società Reale del Pelo e della Piuma

Ci sono gruppi, associazioni, società segrete di cui si conosce poco o nulla, i cui veri scopi, i rituali di iniziazione e membri sono avvolti nelle nebbie del mistero, questo è il caso della Società Reale del Pelo e della Piuma. Di questa società segreta sappiamo davvero ben poco e molte delle notizie che la riguardano non esistono in documenti ufficiali, ma sono state trasmesse da bocca ad orecchio nei luoghi più impenetrabili di alcuni boschi. Si hanno pochissime notizie della Società Reale del Pelo e della Piuma, società segreta di Bracconieri che pare riunisse i bracconieri di tutti i paesi e di tutti i tipi. Come la maggior parte delle società segrete anche la Società Reale del Pelo e della Piuma aveva le sue regole e la sua organizzazione piramidale. Probabilmente era l’equivalente di una società di mutuo soccorso tra bracconieri che dovevano aiutarsi a vicenda e pagavano una tariffa alla assemblea generale. La pena più lieve era l’espulsione della Società Reale del Pelo e della Piuma, ma oltre alla espulsione, probabilmente, i bracconieri che avessero denunciato un membro della società o non avessero aiutato un gruppo locale in difficoltà sarebbero finiti in guai molto seri.

Si vocifera che il quartier generale della Società Reale del Pelo e della Piuma fosse da qualche parte nei boschi di Francia, ipotesi supportata anche dall’origine della parola Bracconiere, braconnier derivata da braconner, che sta per cacciare con il bracco. Queste, al momento, sono le pochissime informazioni raccolte sulla società segreta detta Società Reale del Pelo e della Piuma, oggi è scomparsa, e, ammesso che sia mai esistita è probabile che abbia avuto il suo apice tra il secolo XVII e XVIII della nostra era. Chissà se i membri della Società Reale del Pelo e della Piuma siano stati loschi personaggio bramosi di sangue o più simili a dei Robin Hood.

Vi è un’ultima ipotesi, un dubbio, perché reale? se al posto di bracconieri avessimo a che fare con agenti del Re? in fin dei conti intorno al 1250 della nostra era la possibilità di “exercer le droit de braconnage“… questa è solo un’altra ipotesi sulla Società Reale del Pelo e della Piuma

mercoledì 27 giugno 2018

Brevi note sul film Noah


Di Vito Foschi

Il film Noah racconta la storia di Noè in maniera originale rispetto al racconto biblico risentendo molto della cultura moderna ed in particolare delle pensiero ambientalista estremo. Ritroviamo anche alcune teorie moderne su angeli e alieni, anche se tutto sommato in maniera discreta e forse cercando di rendere in maniera visiva alcuni passi della Bibbia su giganti e angeli caduti, di indubbia difficoltà interpretativa.
I dati di un certo interesse del film sono due. Il primo riguarda i cosiddetti vigilanti, essere di pura luce che per amore dell’umanità tradiscono Dio e vengono puniti con il confinamento sulla terra e la trasformazione in esseri fatti di roccia proprio di quella terra per cui avevano tradito. Il loro essere di luce rimane intrappolato in un involucro di terra. Il simbolismo della scintilla divina intrappolato nel corpo umano che anela a ricongiungersi a Dio è piuttosto evidente. Verso la fine del film i vigilanti vengono perdonati per il loro impegno nel proteggere Noè e la sua famiglia, perdendo l’involucro di roccia e terra, tornano esseri di pura luce e volano in cielo tornando a Dio.
Nel film l’umanità corrotta ha devastato la terra rendendola un deserto e dove sorgeva il giardino dell’Eden non rimangono altro che rocce e sterpaglie. Quando Noè ha la visione del diluvio e inizia la costruzione dell’Arca immagina che il nuovo mondo che nascerà dopo che le acque si saranno ritirate dovrà essere senza uomini, perché intrinsecamente volti al male e così il creato sarà un nuovo giardino dell’Eden senza l’uomo che possa distruggerlo. Per questo all’inizio parlavamo di ecologismo estremo. Noè appare un invasato che pensa che l’uomo sia l’origine di ogni male e la natura buona e saggia come un moderno ecologista dimentico della lezione di Leopardi sulla natura matrigna.
Detto ciò, è interessante dal punto di vista simbolico l’Arca che contiene ogni coppia di animali dalle inoffensive colombe ai più pericolosi felini e rettili. L’Arca deve contenere in sé tutto ciò che è necessario per un nuovo inizio: è l’Uno da cui si devono dispiegare tutte le potenzialità. È una sorta di uovo primordiale da cui deve nascere un nuovo mondo.
Noè e la sua famiglia sono discendenti da Seth e rappresentano gli eletti destinati alla salvezza, mentre i discendenti di Caino sono guidato dal re malvagio Tubalcain. La tribù cainita è abile nella lavorazione dei metalli e nella preparazione delle armi e con una determinazione all’espansione e osano sfidare Dio. Quando arriva il diluvio assaltano l’Arca per poterci salire sopra e salvarsi, ma vengono fermati dai vigilanti e solo Tubalcain ferito riesce a salirci. Questo è interessante. L’Arca è l’Uno che deve dispiegare tutte le possibilità nel nuovo mondo: deve dispiegare tutte le coppie di opposti, il bene e il male, la luce e le tenebre, il maschile e il femminile e così via. Tubalcain che sale sull’Arca rappresenta il polo opposto a Noè ed insieme rappresentano la coppia di opposti bene e male che si completa. Ricordiamo che una coppia di opposti ad un certo livello, è un’unità a livello superiore. Tra l’altro, nel film Noè non sembra tanto buono, dato il suo intento di estinguere il genere umano. Anzi, Tubalcain con la sua voglia indomita di vivere e di crescere rappresenta quella forza vitale che spinge alla crescita e all’espansione. Sull’Arca Noè è il portatore di morte e Tubalcain di vita. I due opposti che si completano e si compenetrano.
Tubalcain ha con sé conoscenze legate alle lavorazione dei metalli, mentre Noè legate alla medicina. Simbolicamente i due uomini portano la propria parte di conoscenza sull’Arca in modo che nel nuovo mondo possano essere trasmesse di nuovi uomini. Essendo l’Arca il nuovo principio deve contenere in sé tutte le possibilità e perciò anche la parte di conoscenza della tribù di Caino che salgono a bordo con il suo re.


sabato 23 giugno 2018

Città in rovina, riti, mostri. Le visioni di Lovecraft, il prigioniero dei sogni

tratto da Il Giornale del 24/11/2017

Raccolte tutte le incursioni dello scrittore nel Regno dell'onirico: qui nacquero le sue storie

di Gianfranco de Turris

Il sogno più impressionante che secondo me fece Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) nella sua quarantennale carriera di Sognatore è quello raccontato a J. Vernon Shea in una lettera del 4 febbraio 1934, a tre anni dalla morte.

Il più impressionante e inquietante non per ciò che descrive che è assolutamente «normale», ma per il sogno in sé, dato che porta alle estreme conseguenze quel «sogno dentro un sogno» della famosa poesia del suo maestro Edgar Allan Poe. Quanto HPL descrive, infatti, è una sequenza di sogni per così dire a strati, uno dentro l'altro come fossero scatole cinesi, ben cinque prima di svegliarsi, anzi prima di essere veramente sicuro di essere sveglio e di non stare continuando a sognare credendo al contrario di essere infine desto.

Il sogno inizia con la visione di una città «decadente» e «in rovina»; il risveglio avviene in una stanza dove il sole entra da una finestra situata sulla parete ad est, ma si rende conto Lovecraft quella è invece la camera della sua vecchia casa di Angell Street e non di quella dove lui da poco abita in College Street; altro tentativo di destarsi: stavolta la stanza è in penombra, sembra quella giusta, ma non è così: la finestra è sempre ad est e non è assolata dato che, ricorda Lovecraft, nel 1913 venne costruito proprio lì davanti un edificio che impediva la luce diretta; al nuovo disperato sforzo di uscire dal sonno, viene preso da «un vortice che dissolve tutto il mondo visibile», poi pian piano le cose riprendono i loro contorni e HPL si rende conto di essere finalmente nella sua camera di College Street dato che questa volta il sole splende dalla finestra a sud e non più a est, ma la certezza dura poco in quanto tutto sfuma in un «grigiore diffuso»; al quarto spasmodico tentativo di svegliarsi per davvero, la finestra è sempre a sud ma non splende il sole bensì il lucore di un lampione stradale: HPL si alza, sono le quattro del mattino, va in bagno e poi in biblioteca, si rimette a letto e sogna la casa di Angell Street; si ridesta quattro ore dopo, alle otto del mattino, ma, scrive a Shea, non sapendo se è veramente sveglio si alza solo alle quattro del pomeriggio.

Questa odissea onirica, questa «incertezza che viene dai sogni» come avrebbe detto Roger Caillois, questo viaggio attraverso cinque «strati di sogni» (tema reso assai popolare dall'affascinante Inception, del 2010, del regista Cristopher Nolan) è assai più terribile delle città abbandonate, delle paludi infette, degli ambienti inquietanti, dei preti malvagi, dei ferrovieri senza volto, delle mostruosità intraviste negli altri sogni riuniti nel presente libro: qui tutto è banale normalità, stanze familiari, cose note, e l'angoscia deriva solo dal non sapere bene se ancora si sta sognando oppure se ci si è finalmente destati. Si potrebbe dire che si sia trattato di uno di quelli che sono stati definiti dagli psicologi «sogni lucidi», dove per capire la situazione (sogno o son desto?) si fa riferimento a cose familiari come gli orologi o i calendari, qui per HPL (che di questa teoria non sapeva nulla) una finestra che non sta dove dovrebbe stare. I sogni, le fantasticherie, gli incubi qui raccolti in maniera pressoché completa ed esaustiva non soltanto provano la giustezza dell'appellativo di Sognatore di Providence che da sempre si dà a Lovecraft, ma anche che, proprio come nella sua narrativa, in genere l'orrore, l'angoscia, il disagio, la paura non nascono da una visione diretta, ma quasi sempre da qualcosa d'indiretto, d'intravisto, di accennato, di semplicemente immaginato: una sensazione, un'atmosfera, un paesaggio, e da come HPL li seppe descrivere trasmettendo tutto questo al lettore grazie a parole e aggettivi. E anche le poche volte in cui gli orrori sono chiaramente espressi i night gaunts, la Cosa sul campanile, il mostruoso conducente tentacolato del treno rimandano sempre a un che di ancestrale, indefinito, non meglio precisato, in ogni caso inspiegabile. Qualcosa d'immensamente antico, d'infinitamente malvagio. HPL lo fece sempre: qui ai semplici destinatari delle sue missive, ma poi ai lettori dei suoi romanzi, racconti, poesie, che dai sogni prendono spunto, e non soltanto da quelli trasposti direttamente in forma narrativa, ma in genere da tutti, in quanto in ciò che scrisse le linee seguite sono sostanzialmente sempre le stesse.

Quel che colpisce di più, leggendo questa serie di sogni uno di seguito all'altro, è come essi fossero materia quasi preformata e pronta all'uso: certo, alcuni sono caotici, ma altri hanno un inizio, uno sviluppo e una conclusione, nonostante il Sognatore si lamenti della loro incoerenza («La trama dev'essere preponderante rispetto all'atmosfera, altrimenti la storia degenera in semplice fantasticheria», scrive a Rheinhart Kleiner l'11 giugno 1920). Non è così, e non solo rispetto a quello veramente straordinario e in sé unico che fu il «Sogno Romano» sviluppatosi sul piano onirico per tre giorni di seguito, ma anche molti altri.

Questo libro - Oniricon. Sogni, incubi e fantasticherie (Bietti) - unico nel suo genere anche se trae spunto da un volumetto americano, ci permette finalmente di comprendere H. P. Lovecraft «produttore» (o «facitore») di sogni e di racconti sui sogni nel suo complesso. Lo si deve a Pietro Guarriello, il maggiore conoscitore e collezionista italiano del nostro Autore, che ha strutturato l'antologia riunendo praticamente tutte le lettere in cui HPL parla dei sogni e di quel che pensa dei sogni, poi i racconti noti e ignoti che da essi vennero tratti, il tutto accompagnato da un'incredibile serie di annotazioni e spiegazioni: fonti, personaggi, riferimenti mitici, richiami ad altre storie, bibliografie. Di più non si potrebbe chiedere. A corredo finale, un saggio che illumina il lettore sul retroterra dell'attività onirica lovecraftiana dovuto al neuropsichiatra Giuseppe Magnarapa.

mercoledì 20 giugno 2018

DRACULA : LA VERITA’ DIETRO IL VAMPIRO

Sabato 30 Giugno 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Misteri Antichi e Moderni”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di STEFANO MASELLA che parlerà sul tema:

DRACULA : LA VERITA’ DIETRO IL VAMPIRO



Il 26 maggio 1897 e.v. a Londra uno scrittore piuttosto anonimo pubblica per le edizioni della Constable & Robinson un romanzo dal titolo emblematico di “Dracula”. Questo scrittore era un impresario teatrale e amico intimo di Henry Irving. Era il direttore del Lyceum Theatre di Londra e sin dall’infanzia amava scrivere. Il suo nome era Bram Stoker. Su Dracula è stato detto di tutto. Prima la letteratura e l'arte, poi il cinema e la televisione lo hanno trasformato in un mito che non conosce oblio. E da quando Bram Stoker, riprendendo il vampiro ideato dal medico scrittore John William Polidori, ne ha fatto il protagonista del suo omonimo capolavoro letterario, Dracula continua a esercitare la sua perversa seduzione. Uscito dalla Storia per entrare nella finzione romanzesca, si è trasformato in archetipo delle più grandi paure: l'angoscia umana di fronte alla morte, ma quella ancora più spaventosa di un'immortalità disperata e solitaria. In questa conferenza si cercherà di comprendere la realtà storica alla base di questo romanzo, incontrando il vero alter ego di Dracula, Vlad III voivoda di Valacchia - detto Dracul, cioè Figlio del Drago. Verrà quindi esaminata la leggenda all'origine del terrore evocato dal nome del primo vampiro. Vissuto nella seconda metà del Quattrocento nel principato valacco, regione aspra e inquieta che i re cristiani d'Ungheria contendevano all'espansione ottomana, Vlad è incarnazione delle contraddizioni della sua era: despota e avventuriero, indomito in battaglia e incline all'intrigo di palazzo, strenuo difensore della cristianità e principe sanguinario implacabile con i nemici, acclamato eroe nazionale conosciuto però anche col truce appellativo di Impalatore. La sua fine è, manco a dirlo, avvolta nel mistero.

Naturalmente vi aspettiamo, come sempre, numerosissimi!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

sabato 16 giugno 2018

Iraq, team di archeologi italiani scopre porto del III millennio a.C.

giornale del tratto da Il Giornale del 18/03/2018

di Luca Romano

La sensazionale scoperta del team di italo-iracheno getta una nuova luce sulla civiltà mesopotamica. Il porto di Abu Tbeirah scrive un nuovo capitolo della storia dei Sumeri. I risultati sarano presentati il 21 marzo


Una scoperta importante quella realizzata dal team degli archeologi italiani ad Abu Tbeirah hanno scoperto un porto risalente al terzo millennio prima di Cristo.


Secondo gli esperti, la scoperta rappresenta un capitolo importante per la storia della Mesopotamia e della sua civiltà. Il rinvenimento del porto, infatti, scalfisce l'immagine di una civiltà mesopotamica fatta di deserti, campi di cereali e canali. C'era qualcosa di più, e l porto lo dimostra.

Il team, diretto da Licia Romano e Franco D'Agostino, presenterà i risultati della scoperta il 21 marzo, a Roma. Come riporta il sito de La Repubblica, "Il porto situato nella parte nord ovest del Tell di Abu Tbeirah è un bacino artificiale, una zona più depressa, circondata da un massiccio terrapieno con un nucleo di mattoni d'argilla, con due accessi che lo mettevano in comunicazione con la città e che sono chiaramente visibili anche dalle immagini satellitari di Google. Si tratta del porto più antico sinora scavato in Iraq, visto che le uniche testimonianze di strutture portuali indagate archeologicamente provengono da Ur, ma sono di duemila anni più tarde".

sabato 9 giugno 2018

DA ORGANISMI SCIMMIESCHI ALL’OMINIDE PENSANTE - I LATI OSCURI DELL’OMINAZIONE

Sabato 16 Giugno 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri con l’Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di annunciarvi l’attesissimo ritorno presso la nostra sede di PIETRO BUFFA che ci parlerà sul tema:


DA ORGANISMI SCIMMIESCHI ALL’OMINIDE PENSANTE - I LATI OSCURI DELL’OMINAZIONE

Da dove viene l’essere umano? La maggior parte delle persone da per scontato che diversi passaggi cruciali che hanno caratterizzato la nostra storia biologica abbiano già trovato risposta nelle direttrici precostituite della sintesi meo-darwiniana. In realtà, diversi passaggi cruciali della nostra filogenesi sembrano essere peculiari tra i primati e molte ricostruzioni teoriche degli eventi occorsi ai nostri progenitori vanno al di la di ciò che si può effettivamente affermare con sicurezza. La domanda imperante è se la nostra storia biologica - così come sostengono i teorici della paleo-astronautica - potrebbe contemplare un ruolo attivo di soggetti esterni che avrebbero guidato il processo di dominazione. Ipotesi che, ostracizzata in ambito accademico, potrebbe contenere quel “seme della possibilità” che mette in dubbio verità precostituite.

Pietro Buffa è Biologo Molecolare. svolge da oltre quindici anni attività di ricerca nel settore della genomica e dell’analisi computer assistita di biosequenze. Vincitore del premio internazionale Marie Curie, ha lavorato per tre anni al King’s College di Londra conducendo studi in ambito oncologico. Autore di svariate pubblicazioni scientifiche e saggista. Da alcuni anni conduce indagini che collegherebbero le origini umane alla controversa teoria degli “antichi astronauti” e dunque alla possibilità di una nostra evoluzione etero-guidata. Pubblica nel 2015 il primo saggio sul tema dal titolo: I Geni Manipolati di Adamo (Uno Editori).

Ancora una volta la nostra Associazione si pregia di invitarvi ad un appuntamento di straordinario interesse al quale non mancare assolutamente!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

mercoledì 6 giugno 2018

Il Barone Immaginario - La vita di J. Evola in diciotto racconti

sabato 16 giugno dalle ore 17:00 alle ore 19:00



Presentazione del volume collettaneo «Il Barone immaginario» (Mursia, Milano 2018)

Intervengono:
Andrea Scarabelli, vicesegretario della Fondazione J. Evola
Marco Cimmino, autore
Augusto Grandi, autore

Per informazioni: info@ritteredizioni.com



Edizioni Ritter

Via Maiocchi, 28, 20129 Milano