Blog dedicato ai misteri, esoterismo, antiche civiltà, leggende, Graal, Atlantide, ufo, magia
venerdì 27 dicembre 2013
Alla ricerca dell'impossibile. Ecco le mappe del Paradiso
tratto da Il Giornale del 24 dicembre 2012
Nostalgia e utopia necessaria all'uomo,
sempre altrove, inaccessibile, fuori dal tempo, nella storia della
nostra civiltà il Paradiso è stato oggetto di continua ricerca non solo
metaforicamente, ma anche come luogo reale potenzialmente identificabile
sulla superficie della terra.
Nostalgia e utopia necessaria all'uomo,
sempre altrove, inaccessibile, fuori dal tempo, nella storia della
nostra civiltà il Paradiso è stato oggetto di continua ricerca non solo
metaforicamente, ma anche come luogo reale potenzialmente identificabile
sulla superficie della terra.
domenica 15 dicembre 2013
Il simbolismo in un cartone animato
di Vito Foschi
Un giorno cercando un cartone animato per il
'capofamiglia', ovvero per il bimbo, mi sono fermato su quello di
He-man trasmesso su una tv locale. Erano anni che non lo vedevo, anche
se è uno dei pochi di cui ho un ricordo preciso. A parte queste
rimembranze, quello che mi ha colpito ad un tratto è stata la presenza
sul pettorina del muscoloso eroe di una croce patente rossa. Una croce
molto simile a quella templare, ma arrotondata. Sicuramente un caso,
nessun intento misterioso da parte degli autori, ma sicuramente una
dimostrazione della potenza dei simboli. Alla fine all'eroe si appioppa
una croce simil templare. Un altro personaggio del cartone è una specie
di maghetto pasticcione, la cui natura è sconosciuta. E' un essere
svolazzante apparentemente senza piedi e il cui volto è nascosto da una
sciarpa. La curiosità di questo personaggio, spalla comica dell'eroe, è
di aver un cerchio disegnata sulla tunica, che sembra richiamare il suo
nome che credo fosse Orco. Ma il cerchio può essere anche uno zero e
ricordare la carta dei tarocchi chiamato il matto. Un altro caso, un
personaggio pazzerello che ha come simbolo lo zero del matto dei
tarocchi? Queste le prime riflessioni che mi sono venute in mente, ma ad
una seconda analisi mi sono ricordato della tigre che funge da
cavalcatura all'eroe. Caratteristica del personaggio è la sua doppia
identità, principe imbelle agli occhi di tutti e nascostamente, dopo
trasformazione, eroe senza paura e dalla forza erculea. La
trasformazione riguarda anche la tigre che accompagna il principe.
L'animale agli occhi di tutti è solo un animale da compagnia preda di
attacchi di panico, ma dopo la trasformazione diventa la coraggiosa
cavalcatura di He-man. Tra l'altro durante la trasformazione acquista
anche una sella. Cosa pensare di questa tigre ambivalente? Sappiamo che
in genere le cavalcature rappresentano il dominio degli istinti e
cavalcarle significa dominare i propri istinti. Quindi il principe
imbelle non domina gli istinti e perciò la tigre è vittima di attacchi
di panico che sono quelli del principe, mentre quando diventa He-man la
tigre è cavalcata e quindi gli istinti domati.
Un altro personaggio curioso, di cui non ricordo
il nome è una sorte di maga saggia guida spirituale del gruppo di eroi
che ha il potere di trasformarsi in falco e ciò non ci può non ricordare
il dio Horus della mitologia Egizia?
Sicuramente tutta una serie di coincidenze,
niente di esoterico, testimonianza della potenza viva dei simboli, che
spariti dalla cultura ufficiale, vittime del razionalismo e del
progressismo si sono rifugiati nella letteratura fantastica. Così mentre
la cultura ufficiale continuava a nutrirsi dei suoi paradigmi
progressisti, i bambini continuavano ad essere educati ai sacri valori
degli eroi, che si chiamino Uomo ragno o He-man e non più di Artù o
Orlando.
domenica 8 dicembre 2013
Intervista a Vito Foschi su Fenix
Sul numero di dicembre di Fenix, fra qualche giorno in edicola, potete trovare un'intevista di Simone Leoni e Stefano Ranucci a Vito Foschi sull'Apocalisse di Giovanni.
Atena e il mito di Aracne
di Vito Foschi
La dea Atena, la romana Minerva è dea della sapienza nella
mitologia greca, figlia di Zeus che la partorisce già adulta. Fra i tanti miti
associati alla dea ci soffermiamo su quello di Aracne che ci permetterà di fare
alcune considerazioni. Riassumiamo brevemente il mito.
Aracne era una valente filatrice, che abituandosi ad essere
elogiata incominciò a vantarsi di essere non solo la più brava fra i mortali, ma
addirittura in grado di gareggiare con gli dei. Atena, dea dai molteplici
ingegni, sia muliebri sia guerrieri, protettrice dei filatori, è irritata dalla
superbia della donna. Non può sopportare che una comune mortale affermi di
essere più brava di una dea nell'arte della tessitura. Sotto forma di vecchia si
reca dalla fanciulla e le consiglia di non offendere gli dei. Per tutta risposta
Aracne, ribadisce di essere migliore di Atena, al che la dea riprende le sue
sembianze e sfida la giovane ad una gara di tessitura. La dea tessé un arazzo
rappresentante lo scontro fra Poseidone e la città di Atena, mentre Aracne
un'immagine degli amori di Zeus. La dea non potendo ammettere di essere stata
sconfitta distrugge l'opera di Aracne e per punirla della sua superbia la
trasforma in ragno, costretta a filare in eterno la sua tela. Questo mito
evidenzia le capacità muliebri della dea Atena.
La dea è sinonimo di sapienza, tra l'altro nasce dalla
testa di Zeus, ma possiede caratteristiche piuttosto varie. È dea guerriera ed è
rappresentata spesso con elmo, lancia e scudo. Certo lo scudo potrebbe
rappresentare la difesa della sua verginità, quindi potrebbe essere assimilata
sempre alle caratteristiche di una dea femminile, ma la lancia è strumento di
offesa e quindi questa interpretazione non regge: Atena è anche una dea
guerriera. Essendo una dea della sapienza, le sue capacità guerriere non sono
guidate dal furore come nel caso del dio Ares, dio della guerra, e la sua
protezione è più sulle decisioni tattiche e strategiche. Non a caso è
protettrice di Ulisse, soldato valente, ma soprattutto esperto di stratagemmi e
in qualche modo diverso dagli altri eroi Achei. Basti pensare al pessimo
carattere e all'irascibilità di Achille che lo fa essere rappresentante terreno
del dio della guerra.
Ci si chiede perché Atena unisca tutte queste qualità
contraddittorie. Il mito di Aracne lega la dea al ragno, che in molte mitologie
è legato ai miti della creazione. Il ragno tesse la tela creando un mondo e
attende al suo centro lo svolgersi degli eventi. Ogni parte della ragnatela è
collegata, ogni elemento della creazione è collegata, come indicato dal famoso
detto della tavola Smeraldina, ciò che è in basso è come ciò che è in alto. Il
ragno tira le fila della creazione. Ciò fa ritornare in mente un altro mito,
quelle delle Parche che governavano il destino degli uomini. Filavano ed ogni
filo corrispondeva la vita di un uomo, ne decidevano lo svolgimento e al momento
opportuno recidevano il filo, ovvero ponevano termine alla vita dell'uomo. È
evidente che le Parche richiamano il simbolismo del ragno.
Qual è il legame fra Atena e il ragno? Atena è una dea che
protegge le arti femminili regala l'ulivo alla città di Atene e nello stesso
tempo è una vergine guerriera. L’ipotesi più probabile è che la figura della dea
sia il risultato di una trasformazione, ad opera dei conquistatori greci, di
un’antica divinità femminile adorata da una popolazione organizzata in una
società di tipo matriarcale. I greci avendo una cultura patriarcale
modificheranno la figura della dea che diverrà figlia di Zeus, ovvero di un
dio-padre e quindi sottomessa ad un uomo.
Il legame con il ragno potrebbe lasciar intendere di essere
stata, prima della conquista greca, una dea-madre, quindi generatrice del
cosmo.
Questo spiegherebbe le varie caratteristiche della dea un
misto di una divinità agricola e feconda e di una divinità guerriera, ma
mitigata dalla sapienza. Per i greci il dio della guerra è Ares, non a caso una
divinità maschile, mentre la bellicosità della dea viene temperata dalla
sapienza come si addice ad una divinità femminile. Per i maschilisti greci
sarebbe stato inaccettabile una divinità guerriera femminile.
martedì 3 dicembre 2013
Il coraggio di sognare,la vita di Hugo Pratt
Tratto da L'Opinione del 29 novembre 2013
http://www.opinione.it/cultura/2013/11/29/bagatin_cultura-29-11.aspx
di Luca Bagatin
Hugo Pratt, allorquando nel 1967 ideò il personaggio di Corto Maltese, ebbe il coraggio di sognare. Il coraggio di sognare il viaggio, il cammino dell’uomo senza bandiera, senza ideali precostituiti, senza porti sicuri dove rifugiarsi. Il coraggio di rappresentare un eroe-antieroe libertario, che anticiperà quelli che, decenni dopo, diventeranno classici del fumetto moderno quali Dampyr e Dylan Dog. Hugo Pratt e Corto Maltese sono spesso raccontanti dai saggi del professor Luigi Pruneti, scrittore e attuale Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Alam, oltre che appassionato di fumetti e di letteratura del fantastico.Ne “Il coraggio di sognare – Hugo Pratt fra avventura e mistero”, Pruneti ha voluto raccogliere in un unico volume edito da Tipheret, gli atti di due convegni, tenutisi rispettivamente a Forlì nel maggio 2013 ed a Pesaro nel 2010, dedicati al fumetto ed alla figura di Corto Maltese. Convegni presentati dall’amico Pietro Caruso, già direttore della rivista “Il Pensiero Mazziniano”, ed alla presenza di studiosi del fumetto, della letteratura d’avventura e di viaggio. Un saggio, “Il coraggio di sognare”, che attraverso i racconti dei relatori, ci racconta la vita e l’opera di Hugo Pratt, nato a Rimini da un padre di origini inglesi e da una madre veneziana, la cui vita fu una continua avventura, un continuo spostamento da un capo all’altro del globo terrestre.E ci racconta della sua collaborazione al Corriere dei Piccoli e le sue celebri opere che ebbero come protagonista il suo Corto: da “Corte sconta della arcana” a “Favola di Venezia”, passando per “La casa dorata di Samarcanda”, sino alle più recenti collaborazioni con l’amico ed allievo Milo Manara ne “Tutto ricominciò con un’estate indiana” ed “El Gaucho”. Corto Maltese, un libero marinaio, un po’ come fu Hugo Pratt, alla ricerca dell’arcano, del mistero e dell’esoterico. Una ricerca che porterà l’autore a farsi iniziare alla Massoneria della Gran Loggia d’Italia presso la Loggia Hermes di Venezia nel 1976, a cinquant’anni di età, raggiungendo, pochi anni prima di morire, il Quarto Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, esperienza di cui per molti versi racconterà nelle tavole di “Favola di Venezia”.“Il coraggio di sognare” racconta di questo e analizza gli aspetti culturali e misteriosi del fumetto, ingiustamente ritenuto semplice strumento di sottocultura ed in realtà di grande valore al pari di un saggio, di un’opera teatrale e/o cinematografica ed è davvero una delle poche opere edite in Italia ad affrontare i significati più reconditi dell’opera di Hugo Pratt. Vorrei concludere con un piccolo inciso, a proposito di Hugo Pratt, che purtuttavia è sfuggito ai relatori dei convegni relativi alla sua opera. È un aspetto purtroppo poco conosciuto, che però anni fa quando vidi il film non mi sfuggì. Sto parlando della presenza di Hugo Pratt quale attore nel film noir di Giancarlo Soldi “Nero” del 1992, ovvero tre anni prima della morte di Pratt. “Nero” è tratto dall'omonimo romanzo noir di Tiziano Sclavi, autore del fumetto Dylan Dog e Pratt nel film recita la parte del commissario di polizia Straniero.La presenza nel film di Hugo Pratt è fondamentale, in quanto segna il passaggio del testimone fra l’antico eroe Corto Maltese - il marinaio viaggiatore senza bandiera - ed il nuovo eroe degli anni Novanta e Duemila, Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo pieno di paure e fobie, ma capace di risolvere le angosce delle persone che a lui si rivolgono, in quanto capace di ascoltare il prossimo. E si noti, nel film, come le pareti dell’appartamento dei protagonisti - Federico e Francesca - siano abbellite da stampe tratte proprio dai fumetti di Pratt e Sclavi. Un piccolo cameo che, per gli amanti del fumetto d’avventura e noir, non può certo mancare.
http://www.opinione.it/cultura/2013/11/29/bagatin_cultura-29-11.aspx
di Luca Bagatin
Hugo Pratt, allorquando nel 1967 ideò il personaggio di Corto Maltese, ebbe il coraggio di sognare. Il coraggio di sognare il viaggio, il cammino dell’uomo senza bandiera, senza ideali precostituiti, senza porti sicuri dove rifugiarsi. Il coraggio di rappresentare un eroe-antieroe libertario, che anticiperà quelli che, decenni dopo, diventeranno classici del fumetto moderno quali Dampyr e Dylan Dog. Hugo Pratt e Corto Maltese sono spesso raccontanti dai saggi del professor Luigi Pruneti, scrittore e attuale Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Alam, oltre che appassionato di fumetti e di letteratura del fantastico.Ne “Il coraggio di sognare – Hugo Pratt fra avventura e mistero”, Pruneti ha voluto raccogliere in un unico volume edito da Tipheret, gli atti di due convegni, tenutisi rispettivamente a Forlì nel maggio 2013 ed a Pesaro nel 2010, dedicati al fumetto ed alla figura di Corto Maltese. Convegni presentati dall’amico Pietro Caruso, già direttore della rivista “Il Pensiero Mazziniano”, ed alla presenza di studiosi del fumetto, della letteratura d’avventura e di viaggio. Un saggio, “Il coraggio di sognare”, che attraverso i racconti dei relatori, ci racconta la vita e l’opera di Hugo Pratt, nato a Rimini da un padre di origini inglesi e da una madre veneziana, la cui vita fu una continua avventura, un continuo spostamento da un capo all’altro del globo terrestre.E ci racconta della sua collaborazione al Corriere dei Piccoli e le sue celebri opere che ebbero come protagonista il suo Corto: da “Corte sconta della arcana” a “Favola di Venezia”, passando per “La casa dorata di Samarcanda”, sino alle più recenti collaborazioni con l’amico ed allievo Milo Manara ne “Tutto ricominciò con un’estate indiana” ed “El Gaucho”. Corto Maltese, un libero marinaio, un po’ come fu Hugo Pratt, alla ricerca dell’arcano, del mistero e dell’esoterico. Una ricerca che porterà l’autore a farsi iniziare alla Massoneria della Gran Loggia d’Italia presso la Loggia Hermes di Venezia nel 1976, a cinquant’anni di età, raggiungendo, pochi anni prima di morire, il Quarto Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, esperienza di cui per molti versi racconterà nelle tavole di “Favola di Venezia”.“Il coraggio di sognare” racconta di questo e analizza gli aspetti culturali e misteriosi del fumetto, ingiustamente ritenuto semplice strumento di sottocultura ed in realtà di grande valore al pari di un saggio, di un’opera teatrale e/o cinematografica ed è davvero una delle poche opere edite in Italia ad affrontare i significati più reconditi dell’opera di Hugo Pratt. Vorrei concludere con un piccolo inciso, a proposito di Hugo Pratt, che purtuttavia è sfuggito ai relatori dei convegni relativi alla sua opera. È un aspetto purtroppo poco conosciuto, che però anni fa quando vidi il film non mi sfuggì. Sto parlando della presenza di Hugo Pratt quale attore nel film noir di Giancarlo Soldi “Nero” del 1992, ovvero tre anni prima della morte di Pratt. “Nero” è tratto dall'omonimo romanzo noir di Tiziano Sclavi, autore del fumetto Dylan Dog e Pratt nel film recita la parte del commissario di polizia Straniero.La presenza nel film di Hugo Pratt è fondamentale, in quanto segna il passaggio del testimone fra l’antico eroe Corto Maltese - il marinaio viaggiatore senza bandiera - ed il nuovo eroe degli anni Novanta e Duemila, Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo pieno di paure e fobie, ma capace di risolvere le angosce delle persone che a lui si rivolgono, in quanto capace di ascoltare il prossimo. E si noti, nel film, come le pareti dell’appartamento dei protagonisti - Federico e Francesca - siano abbellite da stampe tratte proprio dai fumetti di Pratt e Sclavi. Un piccolo cameo che, per gli amanti del fumetto d’avventura e noir, non può certo mancare.
lunedì 2 dicembre 2013
Alcuni cenni alla simbologia femminile del Graal
di Vito Foschi
Trattando di generazione, il ricordo di antichi culti legata alla Grande Madre, è evidente. La simbologia femminile del Graal è piuttosto forte a scapito di quella maschile, nonostante il tempo trascorso e l’avvento del cristianesimo e del Dio Padre. Anche per questo il simbolo del Graal, nonostante i tentativi di riportarlo all’ortodossia, rimane fondamentalmente un simbolo eteredosso.
Il Graal è un simbolo molteplice che racchiude
vari significati. È un tramite per la divinità e rappresenta la
molteplicità della potenza di Dio. Fra i suoi vari attributi c’è quello
di rappresentare il principio creatore e in genere tutto quello che è
legato alla vita: guarigione, nascita e rigenerazione. I suoi cantori
gli hanno fatto assumere varie forme, calice, pietra, vassoio, ma le sue
proprietà di rigenerazione sono costanti. La forma principale con cui è
conosciuto il Graal è quello di un calice o in genere un contenitore.
Ci soffermeremo su questa forma.
Se esaminiamo il geroglifico egizio
rappresentante la donna vedremo la presenza di un pozzo d’acqua. La
donna, sorgente di vita, è legata all’acqua, sorgente di vita per
eccellenza ma anche liquido amniotico. Il pozzo d’acqua come grembo
materno. Nell’antico Egitto l’acqua assumeva un significato particolare.
Le sue capacità agricole dipendevano dalla regolarità delle piene del
Nilo. Tutto dipendeva dall’acqua. Non a caso tutte le grandi civiltà si
sono sviluppate intorno a corsi d’acqua: il Nilo, il Tevere, il fiume
Giallo, il Tigre e l’Eufrate, l’Indo. Nell’antica Mesopotamia una
divinità dell’oltretomba chiamata Enki, riempiva di acqua le vasche dei
primi templi. Poi semidei in forma di pesce la donavano agli uomini. I
fedeli persiani la raccoglievano in anfore e versavano libagioni in
coppe approntate dinanzi agli altari. In queste antiche cerimonie
religiose, la vasca e il bacile, l’anfora e la coppa rappresentavano la
creazione della vita.
Il Graal ha memoria di questi antichi miti. Forse
un legame diretto non esiste, ma questi simboli sono universali e
portano con sé memoria degli antichi significati. La potenza del simbolo
è quella di rappresentare significati universali a tutti gli uomini e
di passare indenne attraverso le generazioni umane assumendo nuovi
significati ma conservando gli antichi.
Questa simbologia connessa all’origine della vita
è indubbiamente legata alla donna e alla sua qualità di generatrice di
vita. Il Graal contiene questa simbologia femminile, perché è un
dispensatore di vita. In alcune leggende il Graal è legato alla Lancia
sanguinante. Il sangue cola nel Calice e la lancia è simbolo maschile
per eccellenza. Il Calice, la donna, la lancia, l’uomo, generano la vita
e rappresentano l’atto creatore di Dio. Quale migliore rappresentazione
della potenza creatrice divina del mistero della generazione di una
vita dall’unione di un uomo e di una donna? E, di fatto, in passato
quale altro simbolo si poteva utilizzare? Più tardi lo sviluppo della
ceramica portò l’immagine di un Dio vasaio. Già nell’antico Egitto fu
adottato il simbolo del vaso per significare il verbo creare.
Il Graal essendo un contenitore possiede anche
quest’immagine del vaso come simbolo della creazione divina. Anche il
Dio cristiano che crea l’uomo dal fango riprende quella di un dio
vasaio. Più tardi nel Medioevo Dio prende il compasso per creare. Il
riferimento è all’architettura che allora sviluppava imponenti opere.
Il Graal rappresenta il tutto, perciò racchiude
in sé il principio maschile e femminile. A volte reso più esplicito
dalla presenza della Sacra Lancia. Simbolo maschile e quindi della
guerra. Crea insieme al Graal-donna la vita, ma distrugge i nemici.
Nella tradizione cristiana un collegamento fra la donna e un
contenitore esiste nella Litania Lauretana, la Vergine Maria viene descritta
come: “Vas sprirituale, vas onorabile, vas insigne devotionis”, ovvero “vaso
spirituale, vaso dell’onore, vaso pregiato di devozione”. La Vergine è
descritta come un contenitore, il “contenitore” per eccellenza perché ha custodito il Figlio di Dio.
Un esempio di connessione fra il simbolo del vaso e la donna
si ritrova nelle decorazioni della chiesa di S. Vitale a Ravenna in cui la
regina Teodora viene accomunata ad un vaso. La metafora è sempre quella della
donna come contenitore della vita.
Trattando di generazione, il ricordo di antichi culti legata alla Grande Madre, è evidente. La simbologia femminile del Graal è piuttosto forte a scapito di quella maschile, nonostante il tempo trascorso e l’avvento del cristianesimo e del Dio Padre. Anche per questo il simbolo del Graal, nonostante i tentativi di riportarlo all’ortodossia, rimane fondamentalmente un simbolo eteredosso.
Bibliografia
- L’avventura del Graal di Andrew Sinclair
- Il segreto dei geroglifici di Christian Jacq
mercoledì 13 novembre 2013
Lex Aurea 49
Vi segnaliamo il numero 49 della rivista esoterica Lex Aurea che contiene un articolo di Vito Foschi di cui potete leggere altri contributi nel blog. Il link da cui poter scaricare è questo qui:
http://www.fuocosacro.com/pagine/lexaurea/lexaurea49.pdf
http://www.fuocosacro.com/pagine/lexaurea/lexaurea49.pdf
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