martedì 17 settembre 2013

Il Ghost Hunting

di Roberta Faliva
(tratto da http://www.hesperya.net/ghost-hunting/)
Happy Price
Happy Price
 
Definire il Ghost Hunting una vera e propria scienza attualmente è improprio. Possiamo   consideralo quella branca della ricerca parapsicologica che cerca di dare una risposta, con mezzi scientifici, a quelle fenomenologie paranormali che interessano i presunti casi di apparizioni o infestazioni spettrali.
Sin dall’antichità l’uomo ha sempre creduto all’esistenza di una vita dopo la morte e ha sempre cercato di entrare in contattato con i defunti. Tutto questo interesse nasce dall’esigenza di credere all’immortalità della coscienza e rassicurarsi contro l’angoscia e la paura della morte. Credere ai fantasmi non è mai stata una vera esigenza ma già in tempi più remoti ci sono state esperienze tramandate fino a noi. Una di queste è raccontata da Plinio il Giovane che parla di un caso riguardante il filosofo greco Atenodoro ( I sec. a.C.)  e descrive le paure per qualcosa che non conosce; lo sgomento per comunicazione difficile da stabilire rispetto a quello che a noi appare superiore; il conforto per ciò che sembra darci una speranza dopo la morte.
Il primo vero pioniere della pratica del Ghost Hunting fu Harry Price. Egli, nell’Inghilterra della seconda metà dell’Ottocento, cercò di applicare il rigore dell’indagine scientifica a quel delicato equilibrio di filosofia e fede che era intrinseco nella metafisica di quel periodo storico. Price rese pubblica una materia tanto eccentrica e sconosciuta come quella “della caccia ai fantasmi” utilizzando un metodo che ancora oggi possiamo ritenere valido che consisteva nel stabilire una scala di variazioni di temperatura e di pressione, che erano punti comuni in ogni sospetta vera apparizione spettrale. Sfruttando questi nuovi parametri, Price smascherò inoltre una serie impressionante di falsi medium.
 
Con il passare degli anni e con il progredire della tecnologia, il “cacciatore di fantasmi” è diventato un vero e proprio ricercatore, che utilizza una strumentazione sofisticata quanto complessa, atta rilevare l’interazione fisica del fenomeno paranormale nell’ambiente in cui lo stesso si verifica. Lo scopo del Ghost Hunter è proprio quello di documentare con più precisione possibile eventuali fenomeni paranormali al fine di raccogliere una valida documentazione che permetta poi un approfondimento da parte di studiosi ed esperti. Il Ghost Hunter conduce preferibilmente la sua indagine in un ambiente inquinato il meno possibile da fattori esterni, per poter avere quindi una visione più reale della situazione investigata. Proprio per questo molti investigatori del paranormale conducono le ricerche in quel lasso di tempo che va dal tramonto all’alba: quando i rumori quotidiani tacciono e l’attenzione è tutta per quei suoni che durante il giorno possono sfuggire. Percepire la presenza di un fantasma è in assoluto il tipo di esperienza più insolita, che non può non lasciare un segno nella vita di chi la vive. In alcuni luoghi infestati si può persino sentire l’odore di uno spirito, fino ad arrivare a provare sensazioni contrastanti di tristezza e rabbia o di pace e tranquillità.
Oggi, in un mondo attento solo all’aspetto materiale e che nega tutto quello che non si può né vedere né sentire, è molto difficile parlare di argomenti che vanno oltre l’esperienza sensibile e che, soprattutto, si affacciano al mondo del paranormale. Eppure, così concentrati su quello che ci circonda, non pensiamo che le stelle che di notte scorgiamo nel cielo non esistono più da migliaia di anni. Quei puntini bianchi splendenti, che ancora vediamo, non sono allora i “fantasmi” di quelle stelle che hanno smesso di brillare?

venerdì 6 settembre 2013

Milano esoterica

Segnaliamo questo libro che si occupa dei misteri e delle leggende di Milano.
Autore: Antonio E. Piedimonte
pagg.: 352 pagine
Editore: Intra Moenia

Per una recensione vi rimando qui

mercoledì 4 settembre 2013

Il Volo "Eastern Airlines 401"

 di Roberta Faliva




Il 29 dicembre 1972 il Lockheed L-1011 Tristar che operava il volo è precipitato mentre eseguiva un approccio di routine verso l’aeroporto di Miami uccidendo 5 dei 13 membri dell’equipaggio e 94 dei 163 passeggeri.


il relitto dell'aereo
Il relitto dell'aereo
Ufficialmente l’incidente fu attribuito all’incapacità dei piloti di accorgersi che il pilota automatico fu accidentalmente disattivato mentre stavano verificando un malfunzionamento al carrello di atterraggio. Il particolare motivo per cui è conosciuta la storia del volo 401 è che, nei mesi successivi all’incidente, si sono verificati numerosi casi di avvistamento di fantasmi nei voli Eastern Airlines e quasi tutti i testimoni riconobbero in quei fantasmi i due ufficiali di comando del volo 401. Don Repo e Bob Loft venivano avvistati talmente spesso che la compagnia faticava a tenere nascosta la cosa.


In uno dei casi più eclatanti una hostess affermò che, mentre si riposava di nascosto durante un turno massacrante, vide quello che credeva essere il comandante del suo volo in piedi davanti a lei, che la fissava stando fermo senza dire nemmeno una parola. Parlando con una collega capì che il suo comandante non si era allontanato dalla cabina e che nessuno era entrato nell’area dove lei si era rifugiata per riposare.A volte le figure dei piloti venivano avvistati seduti accanto ai passeggeri, per poi sparire nel nulla; una volta addirittura il viso del comandante fu visto riflesso nel vetro di un forno utilizzato nella cucina di un aereo. L’ipotesi dei fantasmi fu avvalorata quando si scoprì che la Eastern Airlines era riuscita a recuperare dei pezzi funzionanti dal volo 401 e li aveva riciclati su altri aerei ed era proprio su questi aerei che gli avvistamenti si concentravano.

La cosa fece talmente scalpore che la compagnia si vide costretta a rimuovere quei pezzi ma, nonostante una forte attenuazione degli episodi di avvistamento, i fenomeni non si placarono. La Eastern Airlines fallì e gli aerei furono venduti ad altre compagnie aeree e da quel momento non si ha più avuta notizia di fenomeni di apparizione.Si tratta sicuramente di uno dei casi con il più gran numero di testimoni al mondo.

le ricerche dei superstiti
le ricerche dei superstiti

sabato 31 agosto 2013

martedì 27 agosto 2013

L'ERBA CHE SCIOGLIE LE PIETRE IL SEGRETO DI MACHU PICCHU

Di Vito Foschi

Peter Tompkins (1919 - 2007)
Chi di voi ha seguito la trasmissione “Stargate Linea di confine” nelle ultime settimane (del 2004, ndr) conoscerà l’argomento che tenterò di esporvi, mentre per gli altri risulterà del tutto nuovo. Innanzitutto procederemo con una breve introduzione e poi passeremo ad esporre la teoria di Peter Tompinks.Nel nostro passato sono state costruite varie opere colossali, tra cui le piramidi in Egitto e opere megalitiche in sud America. Molti si sono chiesti come sia stato possibile costruire simili opere in un passato remoto con gli scarsi mezzi dell’epoca. Obiettivamente, per quanto per alcune cose si sono trovate delle spiegazioni ragionevoli, altre rimangono avvolte nella più totale oscurità. Se si pensa alle costruzioni megalitiche di Machu Picchu, non si può non rimanere sorpresi e chiedersi come sia stato possibile costruire simili opere su un cocuzzolo così impervio. Come è stato possibile trasportare blocchi pesanti centinaia di tonnellate su una montagna? E non solo. Molti di questi blocchi sono sagomati in modo particolare, in maniera da potersi incastrare perfettamente con blocchi complementari. E non dimentichiamo un particolare importante: i popoli del sud America non conoscevano la ruota! Vi renderete conto come questo complichi le cose, niente carri, niente carrucole o argani o altri marchingegni che implichino l’uso della ruota. Tutto questo ha fatto nascere mille ipotesi tra cui le più fantasiose chiamano in causa alieni, dei o magia.In una delle puntate di “Stargate Linea di confine”, lo studioso Peter Tompkins ha esposto la sua idea che è degna di un certo interesse e non chiama in causa fenomeni paranormali. Nell’intervista concessa a “Stargate Linea di confine”, Tompkins ha tenuto a specificare che non esistono prove su chi ha costruito le piramidi, in quale epoca, sul perché e soprattutto sul come e che tutta l’egittologia ufficiale non si fonda su prove certe ma solo su supposizioni. Partendo da questa premessa ha esposto la sua idea su come sia stato possibile costruire queste opere megalitiche. Ha parlato dell’esistenza di una erba rossa alta più o meno 25 centimetri, capace di sciogliere la pietra e poi di riaggregarla nella forma voluta. L’idea è che gli antichi conoscendo tale pianta, costruivano dei cassoni, li riempivano di ciottoli poi ci buttavano un estratto di questa pianta che trasformava le pietre in forma liquida e poi aspettavano che il tutto ritornasse in forma solida. Così facendo, avevano a disposizione blocchi enormi della forma voluta e nel posto voluto. Questo naturalmente spiegherebbe molte cose e soprattutto senza chiamare in causa alieni o poteri paranormali. Una caratteristica delle pietre di queste costruzione megalitiche è di essere piuttosto regolari e ben levigate ed è difficile pensare come sia stato possibile fare ciò, mentre con la teoria di Tompinks, ciò si spiega facilmente.Il problema è dimostrare l’esistenza di questa erba rossa. Lo studioso ha citato alcune testimonianze scritte e da lui ritrovate.La prima di questa risale a circa 2 secoli fa ed è una leggenda riportata da un viaggiatore statunitense di Boston che racconta di come erano costruiti i grandi templi mesoamericani grazie all’utilizzo di una pianta misteriosa. Una seconda testimonianza risale all’inizio del 900 e vede protagonista un inglese. In un suo viaggio a cavallo è costretto a proseguire a piedi perché il cavallo si è azzoppato. Chiaramente indossa degli speroni, ma questi misteriosamente si dissolvono nell’attraversamento di un prato di erba rossa. Un altro racconto riporta le ricerche di un prete che ha passato gran parte della propria vita alla ricerca di un misterioso uccello, il pito, di dimensioni molto piccole che ha la particolarità di scavare il proprio nido nella roccia con l’ausilio della nostra erba rossa. Il pito prende in bocca un pezzo di erba rossa e lo strofina nella roccia che pian piano si dissolve fino a formare una cavità adatta a contenere il suo nido. Queste sono le testimonianze storiche, ma esiste un ulteriore prova anche se indiretta. Si tratta dell’esperimento dell’ingegnere francese Davidovits, studioso di agglomerati che è riuscito a realizzare delle rocce calcare pesanti tonnellate partendo da calcare sbriciolato. Ha studiato la sabbia di Giza ed ha constatato che è di tipo argilloso e partendo da quest’elemento e aggiungendovi un sale, della calce e dell’acqua ha realizzato dei blocchi del tutto simili a quelli delle grandi piramidi. Da notare che ha utilizzato “ingredienti” conosciuti agli antichi egizi, e quindi è pensabile che abbiano potuto inventare questo sistema. L’esperimento di Davidovits è forse meglio approfondirlo in un lavoro a parte. Per il momento è interessante constatare che l’esperimento sembra confermare anche se in maniera indiretta l’ipotesi di Tompinks. Le differenze fra le due tecnologie ci sono, da una parte un calcestruzzo inventato dall’uomo, dall’altra parte una erba particolare capace di sciogliere le pietre. Ora bisogna attendere la prova definitiva, cioè il ritrovamento di questa pianta, sperando che nel frattempo non sia estinta. In effetti considerando il gran numero di opere megalitiche realizzate dai popoli mesoamericani è ipotizzabile un massiccio sfruttamento di questa erba che l’ha portata a sopravvivere solo nei posti più impervi. Il ritrovamento di questa erba cambierebbe notevolmente le nostre teorie sui popoli antichi e ciò che ora sembra assurdo tornerebbe ad avere una spiegazione razionale.Peter Tompkins nasce nel 1919 in Georgia, ma ha trascorso gran parte della sua infanzia in Toscana. Iniziati gli studi ad Harvard, allo scoppio della seconda guerra mondiale finì in Europa come corrispondente di alcuni giornali per poi essere arruolato nei servizi segreti americani. Verso il finire degli anni quaranta ritornò negli Stati Uniti, continuando ad occuparsi di giornalismo e facendo ricerche sull’intervento americano in Italia. Di recente è uscito in Italia un suo libro sul fascismo, “Dalle carte segrete del Duce”, dove esamina documenti sequestrati dall’esercito americano e dimostra, fra l’altro, i legami fra fascismo e massoneria e fra fascismo e chiesa cattolica e descrive il rapporto fra Churchill e Mussolini. Accanto all’opera di storico della seconda guerra mondiale, ha affiancato quella di studioso delle antiche civiltà, come quella egizia, essendo stato anche l’ispiratore del lavoro di John Anthony West, lo studioso che ha proposto una retrodatazione della Sfinge di Giza. Di questo lavoro è stato pubblicato in Italia, un bel libro, “La magia degli obelischi

mercoledì 21 agosto 2013

Il settimo templare, un thriller massonico

tratto da L'opinione del 9 agosto 2013 (http://www.opinione.it/cultura/2013/08/09/bagatin_cultura-09-08.aspx)

di Luca Bagatin

Questa volta è la Newton Compton Editori a pubblicare in italiano il nuovo gustosissimo romanzo di Eric Giacometti e Jacques Ravenne, due fra i migliori autori di thriller a sfondo massonico ed esoterico che esistano al mondo. “Il settimo templare” è infatti il quinto romanzo del duo francese pubblicato in Italia dopo “Il rituale dell'ombra”, “I Fratelli oscuri”, “La congiura Casanova” e “La setta del Kaos”. Il pubblico italiano si attendeva anche gli altri due libri di Giacometti e Ravenne, già pubblicati in Francia dalla Fleuve Noia (“Lux Tenebrae” e “Apocalypse”), ma probabilmente dovremo ancora attendere. La trilogia del commissario Antoine Marcas in Francia è diventata un vero culto, al punto che ne stanno anche realizzando un ottimo fumetto. Antoine Marcas, commissario di polizia francese del dipartimento Beni Culturali, è un massone dichiarato appartenente al Grande Oriente di Francia.
È lui l'avventuroso protagonista dei romanzi di Giacometti (noto per aver condotto diverse inchieste giornalistiche sulla Massoneria) e Ravenne (Maestro massone di Rito Francese) che, attraverso la sua cultura esoterica, riuscirà a risolvere intricati enigmi. Ne “Il settimo templare” Marcas si troverà a dover risolvere l'enigma relavito alla decapitazione del Fratello massone Jean Balmont, peraltro stranamente appartenente all'Ordine dei Gesuiti (da sempre in lotta contro la Massoneria) e fondatore della Loggia di derivazione templare Secreti Templum, composta da sette templari massoni legati alla Chiesa cattolica, i quali si dice custodiscano il segreto relativo alla vendetta dei Cavalieri Templari nei confronti di Re Filippo Il Bello e di Papa Clemente V, rei nel 1307, di aver fatto arrestare e condannare a morte i Cavalieri del Tempio per meri intrighi di potere e di ricchezza. Che cosa si cela dietro al motto della Loggia Secreti Templum, ovvero “Sette Templari, tre porte, un'unica Verità ? Come mai il Vaticano ha assoldato dei pericolosi terroristi dell'Est allo scopo di conoscere il segreto di tale Loggia? Dove si trova il mitico tesoro che i Templari fuggiti alla persecuzione si dice siano riusciti ad occultare? Come sempre i romanzi di Giacometti e Ravenne sono scritti su due livelli narrativi: uno storico e l'altro ambientato ai giorni nostri.
La terribile persecuzione ai danni dei Templari e la loro conseguente vendetta si mescolano agli avvenimenti odierni. Così come i rituali dei Templari che, secoli dopo, saranno mutuati dalle Logge massoniche, sono perfettamente descritti tanto quanto i rituali della moderna Massoneria. Il lettore, dunque, più che in un romanzo qualsiasi, sembra di vivere la Storia. Una Storia che si tramanda – nel secretum – anche ai giorni nostri. La spiritualità templare e massonica contrapposta alla religione cattolica, fondata piuttosto sul potere e sulla ricchezza, piuttosto che su solide basi gnostiche e spirituali. I romanzi di Giacometti e Ravenne si soffermano molto su che cos'è la Massoneria e sul suo ruolo storico e moderno. Per questo possono essere di assoluto interesse, sia per l'Iniziato che per il profano che di Massoneria ed esoterismo serio mastica poco o ne ha solo sentito lontanamente parlare. Oggi, in particolare nei Paesi mediterranei quali Francia e Italia, i massoni sono spesso e anche a ragione, ritenuti anticlericali. Ma anticamente poteva dirsi così? Si pensi che i massoni del XV secolo erano profondamente credenti in Cristo che si dice essere stato anch'egli un Libero Muratore.
Fu poi l'ortodossìa cattolica a renderli anticericali, in quanto questa si discostò profondamente dal messaggio cristiano di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza che ancora oggi è alla base della moderna Massoneria. Ne “Il settimo templare” vedremo come nel 1314 i Cavalieri Templari – per sfuggire all'Inquisizione cattolica - divennero muratori operativi e portarono nelle Logge le conoscenze provenienti da Oriente. E scopriremo come mai nella Chiesa di Saint-Merri, costruita a Parigi nel XVI secolo, sia ben visibile una statua raffigurante il Bafometto dei Templari, ovvero una sorta di “demone androgino”, che, secondo molti occultisti, potrebbe simboleggiare il “Padre della Conoscenza”. Scopriremo anche il significato del grado massonico praticato nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, ovvero il grado di Cavaliere Kadosh, simbolo della vendetta templare ai danni di Trono (potere statuale) ed altare (potere temporale), ovvero i due poteri che negarono da sempre le conoscenze gnostiche dell'Antichità portate avanti dai cosiddetti “eretici”, fossero questi Bogomili, Catari, Templari, Alchimisti o Liberi Muratori. Antonie Marcas in quest'avventura si avvarrà inoltre della collaborazione di Gabrielle, una Sorella massona della Gran Loggia Femminile di Francia ed anche tale particolare elemento non può che essere di sicuro interesse per il lettore che desidera addentrarsi nella conoscenze delle Obbedienze massoniche femminili che, benché ritenute minoritarie, sono invece, sia in Francia che nella nostra Italia, molto attive.