venerdì 14 febbraio 2020

Cos’è la Mano della Gloria?

in collaborazione con l'autore Michele Leone: https://micheleleone.it/la-mano-della-gloria/


La Mano della Gloria tra folklore e magia


La Mano della Gloria potrebbe essere un oggetto presente nelle più tetre storie di Sir Arthur Conan Doyle o di Edgar Allan Poe. Come oggetto magico è presente nel popolare gioco di ruolo Dungeons & Dragons, i più giovani l’hanno incontrata, anche se proposta in una forma blanda, nelle storie del maghetto Potter. La realtà spesso supera la fantasia e questo oggetto è un feticcio realmente esistito. Era usato da ladri o da alcuni sprovveduti, perversi, fattucchieri. Oggi trova la sua collocazione in qualche museo o nelle Camere delle Meraviglie di collezionisti di oggetti particolari.


            Feticcio: Oggetto inanimato al quale viene attribuito un potere magico o spirituale. Il vocabolo, adottato nel 16° sec. dai navigatori portoghesi (feitiço) per designare gli idoli e gli amuleti che comparivano nelle pratiche cultuali di popoli indigeni africani, fu esteso successivamente alle reliquie sacre della devozione popolare e, più in generale, a qualsiasi oggetto ritenuto immagine, ricettacolo di una forza invisibile sovrumana.


Cos’è la Mano della Gloria e come si prepara?

La Mano della Gloria è, stando alla maggior parte delle versioni, la mano amputata ad un criminale mentre penzola dalla forca. A seconda dei “gusti” o delle idee dei vari autori sull’argomento può essere la mano destra o sinistra. Una volta presa, la mano, deve essere avvolta in un panno funerario e quando si è distanti da occhi indiscreti bisogna strizzarla per renderla esangue.

Ti riporto un paio delle tante descrizioni sul come preparare questo feticcio:

“Prendi la mano destra o sinistra di un criminale che pende da un patibolo accanto ad una strada; avvolgila in un panno funebre e così avvolta spremerla bene sino a far uscire l’ultima goccia di sangue. Quindi metterla in un recipiente di terracotta con salnitrio, sale e pepe lungo, il tutto ben in polvere. Lascialo in questo recipiente per quindici giorni, quindi estrailo ed esponilo alla piena luce del sole durante i giorni caldi fino a quando non diventa abbastanza asciutta. Se il sole non è abbastanza forte mettilo in un forno con felce e verbena. Quindi crea una specie di candela dal grasso di un criminale impiccato, cera vergine, e usa la Mano della gloria come candelabro per tenere questa candela quando accesa, e poi quelle in ogni luogo in cui vai con questo lo strumento dannoso deve rimanere immobile”. (Petit Albert).

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“La Mano di Gloria è la mano di un uomo che è stato impiccato, ed è preparata nel modo seguente: Avvolgi la mano in un pezzo di lenzuolo, tirandolo stretto, in modo da spremere il sangue che può rimanere dopo l’amputazione; quindi metterla in un recipiente di terracotta con salnitro, sale e pepe lungo, tutto accuratamente in polvere. Lascia che rimanga quindici giorni in questo sottaceto fino a quando non è ben asciugata, quindi esponila al sole nei giorni più caldi, fino a quando non è completamente seccata o, se il sole non è abbastanza caldo, asciugala in un forno riscaldato con la verbena e felce. Quindi fai una candela con il grasso di un uomo impiccato, cera vergine e sesamo della Lapponia.” (Sabine Baring-Gould).

Sulla fabbricazione della candela da porre sulla Mano della Gloria la “storia” diventa ancora più cruenta, e ti sconsiglio di leggere questo paragrafo se sei particolarmente sensibile. Molti vogliono che per rendere ancor più efficaci gli effetti della Mano di Gloria fosse necessario fabbricare la candela con il grasso di un bambino nato morto o strappato con ferocia dal ventre della madre mentre questa era ancora incinta.

Quali erano le proprietà della Mano della Gloria?

Immobilizzare o addormentare le persone a cui era presentata;
Far luce solo per colui che la impugna, mentre altre persone vicine al ladro restavano al buio;
Rendere invisibile colui che portava la Mano della Gloria;
Ardere senza consumarsi;
Poter aprire qualunque serratura posta nelle sue vicinanze;
Segnalare la presenza di persone sveglie nella casa da derubare per mezzo della non accensione di uno degli stoppini posti sulle dita della Mano della Gloria.
Testimoni

Ora, quasi fossimo nell’aula di un tribunale, chiamerò tre testimoni a parlare della Mano della Gloria. Questi sono diversi per formazione, credenze ed epoche nelle quali sono vissuti Alla fine trarrò le mie conclusioni o, se preferisci, farò l’arringa finale.

Testimone 1: James G. Frazer

V’è un fruttuoso ramo della magia omeopatica che si basa sui morti; poiché, come il morto non può né vedere, né udire, né parlare, così, applicando i principi omeopatici, si possono rendere le persone cieche, sorde e mute usando le ossa dei morti o qualsiasi altra cosa che sia toccata dall’infezione della morte. […] In Europa si attribuivano tali proprietà alla Mano della Gloria, cioè la mano di un impiccato, seccata e conciata. Se una candela fatta con il grasso di un malfattore morto anch’esso sulla forca venina inserita nella Mano della Gloria come in un candeliere e accesa, rendeva immobili tutti coloro a cui fosse presentata; e non potevano muovere neppure un dito, come se fossero morti. Talvolta la mano del morto diviene una candela, o meglio un mazzo di candele, poiché viene dato fuoco alle sue dita avizzite; ma se uno degli abitanti della casa fosse sveglio, una delle dita non si accenderebbe. Tali nefande lampade si possono spegnere soltanto col latte. Spesso è prescritto che la candela del ladro sia fatta con il dito di un bambino appena nato, o, meglio ancora, di uno non ancor nato. Spesso vien considerato necessario che un ladro abbia tante candele, quanti sono gli abitanti della casa, perché se ne avesse una di meno, qualcuno in casa si potrebbe svegliare e pigliarlo. Una volta che queste candele brucino non c’è che il latte che possa spegnerle. Nel Seicento i ladri usavano assassinare delle donne incinte per estrarne delle candele dall’utero. (Il ramo d’oro, Bollati Boringhieri, Torino 2013 pp. 43-44).

Testimone 2: Michael Howard

“I veri occultisti sono generalmente dell’opinione che i termini magia <<bianca>> e magia <<nera>> siano in pratica privi di significato, anche se si possono applicare in teoria. Per spiegare questa affermazione piuttosto contraddittoria è necessario rendersi conto che la potenza usata nella magia (che ha origine nella mente umana) è una forza neutra che può essere utilizzata per fini positivi o negativi. Infine, la responsabilità dell’uso del potere è solo del mago, e risiede nei suoi sentimenti.

In passato le candele erano usate in molte occasioni, in quella che gli ignoranti chiamano <<magia nera>>. Forse l’esempio più famoso del loro uso, è quello della spaventosa <<Mano della Gloria>>. Si credeva che fosse la mano amputata ad un omicida, che fosse coperta di cera ed avesse degli stoppini sulle punta delle dita. Una volta acceso, questo oggetto disgustoso aveva il potere di far perdere coscienza agli occupanti di una casa, e di aprire anche le porte chiuse a chiave. Un ladro che non ne possedeva una sarebbe stato un ladro incompleto!

C’è, in realtà, qualche elemento di verità in fatti del genere che per noi moderni sono solo degli orrori e delle insensatezze? Sì, ma la <<mano>> non era un arto appena amputato ad un carcerato, bensì una comune candela di cera a forma di mano. Delle bizzarre candele di questo genere possono ancora oggi essere acquistate nei negozi di novità, oppure l’amatore se le può fabbricare una, degna di qualsiasi film dell’orrore, versando cera in un guanto di gomma da massaia.

Degli occultisti seri non se ne occuperanno – tranne che per divertirsi un po’ – poiché è piuttosto improbabile che la <<Mano della Gloria>> sia di qualche utilità, anche per un ladro acrobata, e sembra che non neutralizzi neanche gli allarmi, per cui la sua utilità risulta proprio limitata!” (Michael Howard, Magia delle candele. Significato occulto, uso, formule, rituali, Hermes Edizioni, Roma 1999, pp. 53-54).

Testimone 3: Francesco Maria Guaccio

In un paesino della diocesi di Liegi – per alcuni Huy, per altri Dinant – due individui giungono, di notte, in un albergo. Fingendosi molto stanchi, dichiarano, dopo aver cenato, di non sentirsela d’andare a cercare un letto altrove, e, con molta insistenza e sfacciataggine, chiedono all’oste di lasciarli dormire in cucina, presso il fuoco.

Una fantesca, alla quale i due viaggiatori non vanno a genio, si mette a spiarli da un forellino per vedere che mai fanno. Nel cuore della notte li vede estrarre da una borsa una mano mozza, ungerle le dita e accostarle al fuoco. Se ne accendono quattro su cinque, ei maghi stupiscono; riprovano, ma la fiamma non s’appicca. Uno esclama allora: «Come mai? Qualcuno in casa è sveglio?» E, appesa la mano al camino, con le quattro dita che ardono come candele (ma con luce fosca), escono di casa, e, fischiando in un certo modo, chiamano i complici perché vengano a rubare. La fantesca, che li ha seguiti, chiude loro l’uscio in faccia, e, corsa nella camera da letto dei padroni, li scorge entrambi immersi in un sonno cosi profondo che non riesce a destarli neppure trascinandoli in mezzo alla stanza. I ladri cercano frattanto d’entrare passando per la finestra, ma la donna accorre e li butta giù dalla scala; essi però insisto­ no, e tentano d’introdursi da un’altra parte. Ricordandosi della lampada, la serva – convinta che sia essa la causa del torpore degli abitanti – spegne le quattro dita; subito i dormienti si svegliano, accorrono e scacciano i malviventi. Acciuffati pochi giorni dopo, confessano il maleficio.

[…]

Anton Welch riferisce un fatto narratogli dalle mogli di Michal Gross e Beschiess. Note entrambe per complicità in stregoneria, avevano da poco sottratto dalla bara, nel cimitero di Germmgen, due cadaveri di bimbi, che i rispettivi genitori- Bernhard e Anton Lerchen – avevano appena sotterrato, e li avevano inceneriti a pro delle loro magie. S’erano valse, dapprima, d’un fianco con le costole, poi avevano usato il braccio destro come una di quelle lampade diaboliche di cui ho già parlato: da utilizzare la notte, nel caso avessero dovuto propinare a qualcuno il farmaco malefico. Le dita ardevano alle estremità con fiamma sulfurea e violacea: quando la fiamma si spegneva, rimanevano intatte, come se non avessero servito da alimento al fuoco, e potevano perciò essere riaccese a piacere. (Compendium Maleficarum, Giulio Einaudi Editore, Torino 1992, pp. 206-214).

Conclusioni

Rileggendo questo articolo per scrivere le conclusioni, mi rendo conto che molto altro ancora ci sarebbe da dire su questo bizzarro, osceno feticcio. Mancano J. Dee ed altri testimoni e maghi. Chissà che non ne faccia un libricino. Qualcuno vuole che Mano della Gloria in inglese Hand of Glory, sia la corruzione o la trasformazione della parola francese mandragore: mandragora. Da mandragore a main de gloire a hand of glory. Probabilmente se non vi fosse stata una incomprensione linguistica la tentazione di tagliare mani a uomini appesi alla forca non sarebbe venuta ai ladruncoli inglesi o agli pseudo maghi.

I tre testimoni, diversi per formazione, idee ed epoche in cui sono vissuti ci hanno dato spunti di riflessione diversi e soprattutto punti di vista altri. Sulla Mano della Gloria, non è difficile trovare informazioni on-line, come su molti argomenti, ed è ancor più facile trovare molti Gran Maestri Ierofanti Ciarlatani pronti a raccontarti verità sino ad oggi inaudite per molti o pochi denari. Qualcuno potrebbe anche dirti che la Mano di Gloria, fatta dei materiali più improbabili è uno strumento di altissimissima Magia, oggetto indispensabile per ogni apprendista stregone.

La Magia, indipendentemente dalla possibilità che i suoi effetti siano reali o presunti, è prima di tutto un percorso di Conoscenza; conoscenza di sé stessi e del Mondo Universo. Conoscenza, quella del mago, che deve unirsi alla Sapienza e alla Saggezza. Senza conoscenza si è poco più che simpatiche (non sempre) scimmie ammaestrate e comprare a casaccio oggetti e (pseudo) rituali non farà di noi dei maghi né delle persone sagge. Come saggio non sarebbe il ladro che provasse ad andare in giro con una Mano della Gloria all’interno di una stazione di polizia. Eppure, la Mano della Gloria è o può essere l’occasione per ognuno di noi di apprendere, usi e costumi, tradizioni, mentalità di epoche diverse ed anche qualcosa sulla Magia. Si sulla magia, per imparare a distinguerla dalle volgari (nel senso di volgo) pratiche folkloristiche o dalle credenze popolari. La Mano della Gloria può essere l’occasione per rileggere vecchie storie con occhi nuovi, per entrare in punta di piedi nella storia delle idee e dell’immaginario senza scomodare Durand. Ci sono un’infinità di possibilità. A te scegliere se essere una scimmietta ammaestrata o un ricercatore/ricercatrice sulla strada della conoscenza.

       Gioia – Salute – Prosperità


mercoledì 12 febbraio 2020

RIVOLUZIONE MARTE: STUDIO IPOTIZZA LIVELLI DI OSSIGENO IDONEI ALLA VITA

tratto da L'opinione del 23 ottobre 2018

di Redazione

La ricerca del California Institute of Technology (Caltech), portata avanti dal gruppo di Vlada Stamenković e pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, rivoluziona totalmente l’idea che avevamo del pianeta Rosso: l’acqua salata presente nel sottosuolo di Marte conterebbe ossigeno sufficiente per ospitare la vita.

I calcoli eseguiti indicano inoltre che l’ossigeno presente potrebbe supportare la vita non solo di microrganismi ma anche di animali più complessi.

Immagine presa da Wikipedia
“I nostri calcoli indicano - scrivono gli studiosi nell'articolo - che in un serbatoio d'acqua salata di questo tipo ci potrebbero essere elevate concentrazioni di ossigeno disciolto”. Concentrazioni che sarebbero particolarmente elevate nel sottosuolo delle regioni polari. “Non sappiamo se Marte abbia mai ospitato la vita”, continuano i ricercatori del Caltech, ma grazie ai loro risultati è stata ribaltata la convinzione che il Pianeta Rosso non potesse ospitare forme di vita basate sull’ossigeno.

L'astrobiologa Daniela Billi, dell'università di Roma Tor Vergata, commenta così la scoperta: “I requisiti per l'abitabilità delle brine su Marte si arricchiscono ora della possibile presenza di ossigeno, indispensabile però alle sole forme di vita che lo utilizzano per la respirazione. Questa possibilità amplia i possibili metabolismi presenti su Marte”.

Ed il risultato della ricerca si estende anche ad altri pianeti e lune che ospitino sacche di acqua salata o oceani sotterranei, come la lune di Saturno, Encelado, e quella di Giove, Europa.

venerdì 7 febbraio 2020

I GRANDI MITI, DA ORIENTE A OCCIDENTE — Viaggio tra le narrazioni sacre. - presentazione

Sabato 14 Marzo 2020 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate all’“Incontro con l’Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi alla presentazione di un volume straordinario e unico nel panorama editoriale italiano, pubblicato dalla LuxCo Editions:

I GRANDI MITI, DA ORIENTE A OCCIDENTE — Viaggio tra le narrazioni sacre.

L’opera raccoglie i contributi di quattro diversi autori, ROSSANA CARNE, STEFANIA TOSI, CORINNA ZAFFARANA e MARZIO FORGIONE i quali, individualmente esperti nel rispettivo ambito della tematica del mito, tracciano un itinerario ideale che attraverso alcuni miti selezionati del Giappone, dell’Egitto, della Grecia e del Mesoamerica indagano le modalità con cui gli uomini si sono relazionati con il sacro e il divino.
Si tratta perciò di un testo di grande interesse storico-antropologico che nell’ambito della divulgazione non accademica intende offrire al lettore una fonte di informazione e approfondimento chiara, ampia e autorevole.

La serata sarà condotta e moderata da un ospite d’eccezione, la Dott.ssa LUCIA RONGIOLETTI

Ancora una volta la nostra Associazione si pregia di offrirvi un evento di straordinario interesse al quale non mancare assolutamente!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 379.1610521 - 346.9451451 - o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.


sabato 1 febbraio 2020

I Giganti esistevano grazie ad una Luna della Terra?

in collaborazione con il blog Fanta-Teorie:

https://fanta-teorie.blogspot.com/2020/01/i-giganti-esistevano-grazie-ad-una-luna.html

Partiamo dall'inizio. Come si è formata la Luna?

Sono diverse le teorie che si sono successe negli anni:
La Luna si è formata insieme alla Terra
La Luna si è formata dopo la Terra con detriti rimanenti
In origine vi era la Terra. Poi si scontrò con un pianeta delle dimensioni di Marte (circa) chiamata Theia. Da questo impatto nacque la Terra, la Luna e parte della fascia di Asteroidi tra la Terra e Marte.
La Luna era un satellite vagabondo catturato dalla gravità della Terra
La Luna è una base aliena artificiale.
Sulla terza ipotesi ci sarebbe da fare un post in merito perché ricorda molto la teoria di Sitchin tratta dall'Enuma Elish.

Le teorie sono diverse, ognuna con dei pro e dei contro ma attualmente nulla di definito. Forse l'ultimo punto può essere quello più discutibile. Ma non sta a me sindacare.
Leggendo il libro di Peter Kolosimo - Terra senza tempo, mi sono incuriosito molto sul capitolo dei giganti. L'autore ripropone gli studi del Francese Denis Surat e dell'inglese H. S. Bellamy. Ne cita altri ma loro due in particolare.
I due studiosi per prima cosa ipotizzarono che la Terra avesse avuto altre due Lune prima di quella attuale, questo basandosi su degli studi fatti da Horbinger (che addirittura ne ipotizzava 6 o 7). Sempre loro affermano che la Terra ha avuto due grandi ere geologiche, ognuna terminata con un cataclisma dovuto all'impatto della rispettiva luna. Continuano dicendo che questa terza era terminerà con la caduta della terza e ultima luna causando la fine dell'umanità.
Sempre tali studiosi credevano che la seconda luna avesse causato la nascita dei giganti per due motivi: il primo perché emanava raggi radioattivi che aumentava l'evoluzione e la crescita delle forme di vita, secondo perché essendo assai vicina diminuiva la forza di gravità della terra e questo creava meno impedimento gli organismi per crescere.
Inoltre Kolosimo ipotizza che la caduta della seconda luna sia la causa della scomparsa di Atlantide, Lemuria, Mu e Gondwana.

Sulle due lune prima di questa attuale non possiamo tanto sindacare. E' una teoria e per tanto è vera, è falsa fino a prova contraria.
Sulla tesi che l'attuale satellite provocherà un cataclisma invece ho da ridire in quanto secondo i dati del Lunar Laser Ranging la stessa si allontana dalla Terra di 38mm all'anno, fino a quando non ci saluteremo del tutto. Cosa non imminente, credetemi sulla parola.
Secondo un'altra teoria apparsa su Business Insider Italia la Terra aveva due lune un tempo, questo a causa dell'impatto con Theia. I due satelliti che nacquero dalla collisione poi si fusero. Così si potrebbe spiegare perché la nostra attuale Luna ha due facce completamente diverse. Quella rivolta a noi con mari di lava solidificata e quella oscura con rilievi e altopiani. Se fosse vera annullerebbe totalmente le tesi di Surat e Bellamy.

Ma torniamo ai giganti.
Come si spiega che oggi i giganti non ci sono più? Sempre secondo i due studiosi, la causa è da ricondurre alle mancate radiazioni che non solo aumentavano di dimensioni gli esseri viventi ma li rendevano più intelligenti. Questo a detta degli studiosi giustifica la capacità di erigere costruzioni magnifiche come la Grande Piramide, ma soprattutto tutte le reti di caverne e grotte che si trovano nel sottosuolo che sembrano, sempre secondo i due studiosi, essere state create artificialmente collegando apparentemente tutti i centri nevralgici del mondo antico.
Personalmente scarterei le radiazioni soprattutto perché geologi e studiosi non hanno trovato nessun fossile e nessun strato della crosta terrestre perlustrano colpito da strane radiazioni che possano provare tale tesi.
Sulla minore forza di gravità invece?
Ci può stare, ma può la Terra avere un satellite così vicino senza subire danni tali da impedire lo svolgersi della vita?
La prova che Surat e Bellamy offrono a tale teoria sembra essere il fatto che nella seconda era geologica terrestre i mari solcavano l'altopiano delle Ande (luogo dove hanno effettuato numerose ricerche). La pressione che esercitava la seconda luna era tale da schiacciare le acque e farle risalire. Una sorta di mega alta marea perenne.
Una prova al quanto esile, nonostante la scienza accademica conferma la presenza di acqua in un passato remoto in gran parte delle terre ora emerse trovando per esempio sulle Alpi fossili di conchiglie.
In conclusione, seppur suggestive, le teorie di Surat e Bellamy sono da bollare, almeno in parte. Questo non vuol dire che i giganti non siano mai esistiti o siano favole. In tutto il mondo ci sono tracce scritte e non solo della presenza in un lontanissimo passato di esseri giganti e fuori dal comune. Nella Bibbia, nei testi Sumeri, Indù, Sud America, Oceania, tutti parlano di giganti come se fosse una sorta di ricordo condiviso di tutta la razza umana.

Vorrei comunque spezzare una lancia a favore di Kolosimo dicendo che le teorie che propone nel libro Terra senza Tempo, lo fa a scopo conoscitivo e non accademico. Spesso nel libro mette le mani avanti dicendo che trattasi di teorie e che vengono citate solo per curiosità. Molte di queste teorie sono state oggi totalmente sfatate (come quella sopra citata), altre resistono in quanto forse non avremmo mai una risposta definitiva e soddisfacente.

Leggi anche tu Terra senza Tempo di Peter Kolosimo


venerdì 24 gennaio 2020

La legione perduta

Di Vito Foschi

Mi è capitato di vedere in TV il film "Dragon Blade - La battaglia degli imperi" che nei titoli di testa evidenziava che la trama traeva origine da una storia vera. In realtà, la storia è del tutto inventata incentrata su una legione romana che raggiunge un avamposto cinese sulla via della seta e da lì una miriade di avventure. Che l'Impero Romano possa aver avuto dei contatti con l'Impero Cinese non rappresenta certamente un'impossibilità storica, merci e uomini si sono sempre spostati anche se ovviamente con le difficoltà del caso.
Sono noti dei casi in cui truppe partite per spedizioni per terre lontane non siano più tornate in patria per i motivi più vari e si siano fuse in qualche modo con le popolazioni locali dando vita a peculiarità storiche che a volte hanno creato dei piccoli enigmi storico-archeologici. Un caso italiano è quello del comune di Gurro nella valle Cannobina nel Verbano in cui si parla uno strano dialetto, sono presenti parecchie chiome rosse, i cognomi sono totalmente diversi da quelli comuni nella zona e così via. Da dove nascono queste peculiarità? Il tutto risale alla battaglia di Pavia del 1525 in cui si scontrarono le truppe di Francesco I con quello di Carlo V. Nell’esercito francese erano presenti dei mercenari scozzesi che in seguito alla sconfitta trovarono rifugio nel paese di Gurro e non potendo tornare in patria perché in pieno inverno non trovarono di meglio che stabilirsi nel comune in cui avevano trovato rifugio.
Facendo una breve ricerca ho trovato notizie sulla cosiddetta leggenda della legione perduta che ha dato lo spunto al film "Dragon Blade - La battaglia degli imperi". I dati storici sono esigui pertanto si continua a parlare di leggenda più che di storia. I dati certi riguardano una spedizione romana contro l’Impero dei Parti guidata da Marco Licinio Crasso e della battaglia di Carre nella Turchia orientale, combattuta nel 53 A.C. e conclusa con un disastro per l’esercito romano. Molti legionari furono fatti prigionieri e non si seppe più nulla di loro. Alcuni anni dopo i Parti furono sconfitti dai romani, che intimarono loro di restituire i prigionieri, ma i Parti risposero che non ne sapevano nulla. Abitudine dei Parti erano di spostare i prigionieri catturati ad occidente nelle loro estreme propaggini orientali per evitare tentativi di fuga. I soldati romani furono spostati verso il Turkmenistan per fronteggiare gli Unni. Questi i dati certi, ma nel 1955 un sinologo americano, tale Homer Hasenpflug Dubs, in base allo studio degli annali della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C), ipotizzò una presenza romana in Cina. L’ipotesi nasceva dalle descrizioni di alcuni scontri in cui sembrano palesarsi sia le tecniche di combattimento romano come la ormai nota testuggine, sia il tipo di fortificazione formata da palizzate in tronchi di legno. La battaglia fu vinta dai cinesi che fecero circa 200 prigionieri che furono spostati ancora più ad oriente in una città che fu chiamata Li-Jen che sembra una trascrizione in cinese della parola “legione” che è anche il nome con cui i cinesi chiamavano i romani nella regione del Gangsu. A questi prigionieri fu affidato il compito di difendere i contadini dalle incursioni tibetane.
Dubs indicò come possibile locazione della città di Li-Jen, l’attuale Zhelaizhai, in prossimità di Langzhou sulla Via della Seta e da qui lo spunto per il film. Sono state fatte delle ricerche nella località, ma per ora non è stata trovato nulla di significativo che avvalorasse l’ipotesi. Che una legione romana abbia raggiunto il Celeste Impero ad oggi rimane una possibilità non suffragata da sufficienti prove.

sabato 18 gennaio 2020

Le religioni dei Misteri

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/le-religioni-dei-misteri/

Appunti su le religioni dei Misteri nell’antichità


Le religioni dei Misteri del mondo antico sono le progenitrici delle moderne scuole iniziatiche? In questo post proverò a dare una risposta su le religioni dei Misteri nel mondo antico per scoprire se ci possono essere dei punti di contatto con le così dette Società segrete moderne, confraternite e scuole iniziatiche. Soprattutto questo post ha lo scopo principale di provare a raccontare aspetti storici spesso poco noti o difficilmente rintracciabili da quanti si avvicinano spesso troppo incautamente al mondo delle scienze ermetiche e delle religioni. 

La religione greca, in quanto religione della pólis, è in misura estrema una religione pubblica: processioni sacrificali e banchetti comunitari, preghiere recitate ad alta voce e voti, templi visibili da lontano con preziosi doni votivi danno un quadro della eusébeia; tramite questa il singolo si integra nella comunità, mentre chi si isola cade solo nella asébeia. Eppure queste forme di religione <<pubblica>> sono da sempre affiancate da vari culti segreti, cui si accede solo in forza di una particolare iniziazione individuale: i <<misteri>>. <<Iniziare>> si dice myeîn o anche teleîn, l’iniziato mystes, il complesso della cerimonia mystéria, mentre telestérion è il particolare edificio adibito all’iniziazione; il rito può chiamarsi anche teleté, ma questa parola è nel contempo usata per indicare in genere le feste religiose. Anche orgia designa il <<rituale>> in assoluto, ma il termine è impiegato con particolare riferimento ai misteri; il verbo che definisce la cerimonia dell’iniziazione è infatti orgiazein. Celebri e ovunque noti erano i misteri di Eleusi, per gli Ateniesi tà mystéria semplicemente; ma, a quanto pare, essi non erano che la componente più significativa di un gruppo di manifestazioni dello stesso tipo.

La segretezza era assoluta, il solo dubbio era se <<il sacro>> fosse in questi casi <<proibito>>, apórrheton, o semplicemente <indicibile>>, árrheton. Simbolo dei misteri è la cesta chiusa da un coperchio, la cista mystica; solo l’iniziato ne conosce il contenuto; il serpente, che si attorciglia attorno ad essa o ne esce, è segno di <<indicibile>> terrore. Gli scrittori pagani non andarono altre le allusioni e quelli cristiani, intenzionati a svelare il segreto, non riuscirono ad andare oltre vaghe supposizioni. Solo per un caso fortunato uno gnostico fu in rado di fornire alcuni dettagli fondamentali su Eleusi. (Walter Burkert, La religione greca, Jaca Book, Milano 20103, pp. 497-498).

Le parole di Burkert ci aiutato ad entrare nel labirinto delle religioni dei misteri, che per dirla con un facile gioco di parole sono un mistero (nel senso moderno del termine) ancora in buona parte da decifrare e svelare.

Si potrebbe definire elemento fondante delle religioni dei misteri l’iniziazione, questa è un elemento in comune a tutti i culti misterici. Quando parliamo di mistero, in questo contesto, dobbiamo sempre riferirci al senso originario della radice my che sta a significare chiudere gli occhi o chiudere la bocca. Nel suo lessico, Suda fa chiaramente riferimento a questa radice in riferimento alla parola mysteria: vengono chiamati misteri perché quelli che li ricevono chiudono la bocca e non spiegano queste cose a nessuno. La parola myêin significa chiudere la bocca. Era praticata una iniziazione o le iniziazioni erano molteplici? La domanda potrebbe essere anche formulata chiedendosi se vi erano diversi gradi o livelli di iniziazione.

Almeno a partire dall’età ellenistica l’intero sistema iniziatico prevedeva inoltre livelli di approfondimento diversi: dopo aver partecipato ai Piccoli e Grandi Misteri si poteva accedere infatti allo stadio della epoptéia(contemplazione), esplicitamente ricordato da Plutrarco come possibile distanza di almeno un anno dai Grandi Misteri. È possibile che l’intero percorso iniziatico fosse categorizzato da gradi successivi, in una scala di conoscenza progressiva probabilmente costituitasi nella sua forma più compiuta molto tardi e attestata solo in età imperiale in maniera completa. Un brano di Teone di Smirne utilizzando un luogo comune del confronto tra processo iniziatico e la conoscenza scientifica afferma, senza accennare esplicitamente ad Eleusi, che l’iniziazione presenta cinque tappe:

La purificazione;
La trasmissione dei riti iniziatici misterici;
La epoptéia (contemplazione);
La “legatura” e l’“imposizione delle corone”;
La felicità ottenuta dal favore divino e dalla convivenza con gli dei.
Anche se non fa menzione del santuario di Demetra, la sequenza, la presenza della epoptéia e altri particolari mostrano in maniera evidente che lo scrittore si riferisce ai Misteri. La successione è anche confermata dalle altre fonti, come si è visto: coincidono la purificazione e la prima catechesi nei Piccoli misteri, quindi in un secondo momento la vera e propria iniziazione e solo al terzo stadio la epoptéia, che Plutrarco si è visto, pone ad almeno un annodi distanza dalla seconda tappa. La sequenza, quindi, corrisponde pienamente alle nostre indicazioni e spiega ulteriormente la complessità della celebrazione iniziatica e della progressiva catechesi vissuta dagli adepti. La legatura e l’imposizione delle corone di cui si parla può essere chiarita con alcune informazioni che dipendono dalla spiegazione lessicale di un modo di dire, a proposito del quale si specifica che <<i misti si legano la mano destra e il piede sinistro con un pezzo di stoffa, e ciò è detto coronare di zafferano>>. Se anche questo quarto stadio, quindi, sembra corrispondere a una vera e propria celebrazione, l’ultimo invece, è il conseguimento effettivo e la pienezza dell’apprendimento religioso, quindi l’effetto determinato dal percorso di ascesi spirituale seguito, più che uno specifico momento celebrativo. Il concetto non è nuovo nella trattatistica, in quanto appare già in Aristotele che ricorda come: <<la vita, in quanto iniziazione ed esecuzione perfetta di questi misteri, deve essere piena di serenità e di gioia>>. (Enzo Lippolis, Mysteria. Archeologia e culto del santuario di Demetra ad Eleusi, Bruno Mondadori, Milano 2006, pp. 108-109).

La molteplicità dei diversi gradi di iniziazione è presente nella storia delle società segrete o di segreti e ancora oggi, questo metodo di <<pedagogia>> cultuale è mantenuto vivo da molte confraternite iniziatiche.

Il passaggio dalle tenebre alla luce è un tema che sovente si ritrova nei riti iniziatici, così come lo spavento che dovevano provare gli iniziandi mentre subivano le prove iniziatiche. Una delle conseguenze delle cerimonie era l’entusiasmo nel senso originario di enthusiasmós – parola composta da en (in) e theos (dio) il dio dentro, indiamento, con il dio dentro di se o invasamento divino – una delle attestazioni più chiare dell’entusiasmo è riscontrabile nelle prassi cultuali del divino Dioniso. Alla fine delle cerimonie d’iniziazione il neofita pronunciava una dichiarazione di beatitudine o un rappresentante della comunità che lo aveva appena accolto la faceva al neofita, questa prassi era chiamata makarismós. Per quanto i riti di iniziazione abbiano lo scopo di causare delle forti emozioni, di smuovere la coscienza e di agire in tutti gli “strati” dell’essere dell’iniziando, solitamente, anche le prassi cultuali che dovevano generare un forte spavento non erano mai cruente. Si possono ipotizzare alcune pratiche di umiliazione corporale nei riti di Attis e Cibele e nel culto di Mitra.

Le Religioni dei Misteri, i culti misterici erano custodi della paradosis – nel suo significato primario sta per abbandono o consegna, in quello secondario, che a noi interessa è la trasmissione verbale o tramite scritti di insegnamenti in particolar modo i precetti e le pratiche rituali. In altre parole è la cosa trasmessa o tramandata – e al neofita o all’iniziando veniva fatto ascoltare lo hieròs logos – discorso sacro -, di questi due aspetti della religiosità greca conosciamo poco o nulla.

Sullo hieròs logos e il mito e la indicibilità del primo è interessante l’osservazione di Ileana Chirassi Colombo: Potremmo osservare il <<mito vero>> nel senso pettazzoniano si propone analogo a quel tipo di racconto che in greco, ad un certo punto e in certe circostanze, diventa hieros, <<sacro>>, ma è esplicitamente logos hieròs, con il significato di discorso particolare che segnala un enunciato che si oppone al mythos per il semplice fatto di dover essere segreto. Non detto. L’esempio più noto è lo hieròs logos che protegge la <<rivelazione>> del complesso mitico-rituale più famoso della grecità, i misteri di Eleusis, un enunciato che non si poteva rivelare, dire, quindi non consisteva nel suo mythos. Il racconto celebre del famoso ratto di Kore è infatti un racconto, un mito, tutt’altro che segreto poiché è esplicitamente raccontato nel celebre Inno a Demeter della raccolta pseudoepigrafica degli Inni di Omerici ed in molte altre varianti, senza protezione. Mentre il senso segreto, il valore vero del messaggio si nasconde altrove (Ileana Chirassi Colombo, Il mito e il ‘900, in Natale Spineto, (a c.), Interrompere il quotidiano. La costruzione del tempo nell’esperienza religiosa, Jaka Book, Milano 2005, p.112).

Tra mito e discorso sacro non possiamo non pensare al Discorso Sacro di Ermete all’interno del Corpus Hermeticum. A differenza di altri trattati del Corpus inizia come consuetudine con il passaggio dalle tenebre alla luce, ed è ipotizzabile sia stato scritto all’interno di circoli giudaici.

Prima di chiudere queste considerazioni su le religioni dei Misteri è utile fermarsi ancora un attimo sul senso di hieros: (l’uomo graecus) Dice ancora hieros dal sanscrito isirah, forte, vivificante. Le hiera sono le potenze in relazione all’azione divina: i fiori sono hiera; lo sono la luce irradiante e la terra carica di frutti e di messi. È in rapporto alla potenza divina che degli esseri e degli oggetti sono hieroi. Hieros logos è il discorso sugli dei. Il re e il prete sono hieroiper il loro rapporto con la potenza divina; hieros anthropos è l’iniziato delle religioni ai misteri. L’iniziato non è un uomo santo, ma un uomo messo in relazione con la potenza misteriosa divina. (Julien Ries, L’uomo e il sacro nella storia dell’umanità, Jaka Book, Milano 2007, p. 359).

Trovo di estremo interesse l’idea di hieros anthropos, una definizione che da un lato fa chiarezza e spazza via il pre-giudizio legato alla santità di quanti sono in relazione con il divino nella contemporaneità, ma, soprattutto, perché lo hieros anthropos è l’anticipatore per certi versi dell’homo hermeticus©.

Per homo hermeticus intendo l’iniziato che – in quanto in rapporto con il sacro e la sua ierofania, in quanto in relazione con il simbolo ed esperitore dei Misteri – si pone (e non potrebbe essere diversamente, in quanto la sua ri-cercaè tangente tanto alla magia quanto al sacro, tanto al simbolo quanto ai Misteri e allo hieros) su un piano diverso – non in senso qualitativo – rispetto all’homo religiosus e all’homo symbolicus, pur avendo tratti comuni a entrambi. Non è possibile e non sarebbe giusto omologarlo ora all’uno ora all’altro: l’homo hermeticus è qualcosa di diverso, che deve essere ancora svelato sia nell’ambito delle scienze profane sia in quello delle scienze ermetiche. È giunto il momento che egli irrompa per mezzo dell’Ermeneutica delle Scienze Ermetiche nelle Geisteswissenschaften (Scienze dello Spirito). Al pari dell’homo religiosus vive nella storia e oltre la storia: egli è usufruitore e a volte creatore di riti; il mito non gli è estraneo e l’iniziazione è il suo punto di partenza e di arrivo: nasce iniziando e muore iniziatore.

Non è compito di queste pagine dare vita all’homo hermeticus, anche se in senso lato sono pregne della sua presenza soprattutto nelle società di segreti.

In Grecia, in relazione con i misteri possiamo identificare tre tipi di organizzazioni religiose:

I <<professionisti>> itineranti;
L’apparato sacerdotale, il clero, addetto ad un santuario;
Le <<confraternite>> o associazioni, tra cui Tiasi e Fratria
La Fratria assumeva la forma di una confraternita riconoscendo l’origine dei suoi membri da un comune capostipite. La Fratria, alla sua origine, dava la garanzia del diritto di cittadinanza. In seguito divenne un modo per garantire la legittimità della nascita di una persona. L’accettazione nelle forme solenni avveniva a 17 anni, mentre il <<candidato>> veniva presentato al momento della nascita. La Fratria aveva un suo proprio statuto e regolamento e il Fratiarco (capo della Fratria) veniva eletto ogni anno. Questa modalità di elezione è rimasta pressoché simile per millenni all’interno delle società segrete e delle scuole iniziatiche. Nei territori dell’Attica la festa principale era quella delle Apaturie. La Fratria onorava diverse divinità le due principali erano Zeus e Atena, questi erano detti Fratrio e Fratriaerano le due divinità sotto il cui patrocinio si svolgevano le Apaturie. Durate queste feste che duravano tre giorni nel mese di Pianepsione (ottobre – novembre) si formalizzava l’iscrizione dei fanciulli alle Fratrie di appartenenza.

La figura dei preti itineranti non era affatto inusuale nell’antica Grecia ed erano a seconda dei casi temuti o considerati dei ciarlatani. Essi erano chiamati in greco antico agyrtes e mantis. Dalla parola agyrtes con l’aggiunta del prefisso men arriviamo ai Menagyrtes: sacerdoti che con la statua della dea Cibele, detta anche Grande Madre, caricata su di un asino, andavano mensilmente in giro per i villaggi come sacerdoti mendicanti.  Il mantis è un profeta, sacerdote indovino, ha la capacità di ascoltare, sentire il messaggio del dio e interpretarlo.

C’è un aspetto che non è possibile tacere in queste pagine su le religioni dei Misteri, anche se in questo momento può essere solo accennato, i Misteri e i Riti, l’Iniziazione e il Segreto sono comuni anche alla magia. Esiste un possibile rapporto tra Misteri e Magia? Interroghiamo in merito Fritz Graf: Cipriano, se dobbiamo credere alla sua autobiografia apocrifa, non si era soltanto sottoposto a un’iniziazione magica presso i preti di Menfi, ma era stato altresì iniziato a tutta una serie di culti misterici in Grecia e altrove. Egli ne dà un elenco piuttosto bizzarro, in cui troviamo i misteri di Cerere a Eleusi, quelli di Artemide Tauropola a Sparta (palese identificazione della crudele Artemide Ortia delle fonti tarde con l’altra Artemide, assai più crudele ancora, dei Tauri, oltre che di Ale Arafenide nell’Attica), di Era ad Argo, di Cibele in Frigia ecc. Va da sé che l’elenco è una pura invenzione, e che l’autore ha un’idea molto vaga della religione pagana greca, frutto di una lettura frettolosa dei testi anteriori. Eppure quest’elenco è significativo, perché fa capire che l’epoca scorgeva una stretta relazione tra magia e misteri. Si ricorderà che Apuleio aveva confutato l’accusa di magia invocando le sue molteplici iniziazioni a culti misterici, i cui segni segreti erano interpretati dai suoi avversari come altrettanti strumenti magici.

[…] Gli autori dei papiri magici non erano stupidi fino al punto di accontentarsi di combinare materiali provenienti da fonti differenti senza una previa eliminazione di contraddizioni e dissonanze. Al contrario, è lecito concludere che il mondo dei misteri non fosse loro estraneo. Si danno casi inequiovoci, in cui la terminologia dei misteri è stata consapevolmente applicata ai riti magici. Non c’è nessun dubbio che il mago si considerasse l’adepto di un culto misterico, che si sottoponeva ad un preciso rituale: un’esperienza molto vicina a quella dei culti misterici che ci sono ben noti. Nel rituale che secondo Betz, proveniva da un’iniziazione al culto dei Dattili, il mago afferma di essere stato iniziato, telesménos, al loro culto. Ma nel rituale magico quest’affermazione ha uno scopo evidente. Essa è diretta contro quegli esseri infernali in cui il mago s’imbatte, e contro i quali si difende invocando la sua iniziazione, ossia la sua familiarità con i poteri che regnano sul mondo infero. E quando un altro mago si rivolge al dio supremo nei termini seguenti: <<io sono Mosé, il tuo profeta, al quale tu hai trasmesso i tuoi misteri celebrati dagli israeliti, egli vuole dimostrare con queste parole la sua intimità con il dio in questione – una dimostrazione confortata dalla sua conoscenza del nome segreto. Poco importa, ai nostri fini, che i misteri qui in gioco siano quelli Israeliti e non quelli dei Greci.

Ma se tra magia e misteri corrono legami così stretti, quali sono dunque le loro caratteristiche comuni? Ce ne sono, secondo me, almeno tre: magia e mistero sono segreti; cercano il contatto diretto con il divino; infine, ci si accosta ed essi mediante un complesso rituale di iniziazione (Fritz Graf, La magia nel mondo antico, Editori Laterza, Bari 2009, pp. 94-96)

Accedere ai culti era formalmente abbastanza semplice, spesso erano aperti tanto agli uomini quanto alle donne, in alcuni casi anche ai non liberi, ma bisognava versare una tassa, l’obolo per ricevere l’iniziazione. Tale obolo è presente ancora oggi nella maggior parte delle Fratellanze iniziatiche.

Come puoi aver intuito questo post su le religioni dei Misteri ha appena socchiuso la porta sul mondo delle religioni antiche e del mondo magico ed ermetico. Spero che ti fornisca almeno una minima indicazione da seguire per le tue ricerche.

  Gioia – Salute – Prosperità