domenica 7 aprile 2019

Antichi alieni in Italia

Quale è stata la scintilla della vita intelligente? È avvenuta sulla Terra o da qualche altra parte? Ma soprattutto, ad opera di chi?

Nella convinzione che la vita intelligente sia iniziata in seguito ad un intervento «esterno», gli autori Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu, esperti di luoghi misteriosi italiani, hanno raccolto e distribuito in questo libro tutte le anomalie italiane riguardo possibili contatti extraterrestri nel passato, focalizzandosi volontariamente sull’Italia dopo averla trovata così ricca di testimonianze scritte, narrate e disegnate, grazie alle quali è possibile leggere con più chiarezza anche quelle di tutto il mondo.

L’uomo capovolto sardo rappresenta forse la caduta dell’umanità sulla Terra? Perché a Campodolcino esiste un’incredibile struttura geometrica sulla roccia simile ad altre nel mondo? Il famoso satellite di Montalcino è forse il misterioso oggetto di «metallo leggero» caduto centinaia di anni fa? Perché si applicava la «scadenza della vita umana»? Le ruote solari presenti in tutta Italia sono il ritratto di antichi dischi volanti? I Giganti rappresentati in una chiesa toscana, anziché figli di Dio, sarebbero uomini preistorici? Cosa hanno in comune l’adorazione degli dèi ed il controllo del clima?

Questi sono solo alcuni degli argomenti affrontati in questo libro, le cui risposte sono state reinterpretate dagli autori, che le hanno raccolte direttamente dai nostri antenati, veri e propri messaggeri che hanno ossessivamente mostrato costanti visite da parte dei Signori delle Stelle, sotto forma di luci cangianti, dischi che oscuravano il sole, contatti con esseri discesi dal cielo, descritti come dotati di super poteri, temuti ed adorati, chiamati sempre e costantemente dèi del cielo e del cosmo.


martedì 2 aprile 2019

"Il Graal e la magia del Secolo d'Oro"

tratto da "Il Giornale" del 27/09/2018

di Luca Crovi

L'autore spagnolo: "I testi cartacei sono unici, restano un vero mistero"

Fuoco invisibile (DeA Planeta, pagg. 524, euro 18) di Javier Sierra è un romanzo dedicato al potere mistico e magico della parola, all'incommensurabile mistero del Graal e alla letteratura del Siglo de Oro.

Un thriller di cui è protagonista il docente di linguistica David Salas che, come spiega lo scrittore spagnolo, è «un uomo benestante, della classe media, per il quale è impossibile immaginare che il suo mondo stia per crollare».

Che valore magico e rivoluzionario possono avere le parole?

«Tutte le tradizioni sacre del pianeta conferiscono alle parole un valore che va oltre la dimensione umana. Gli antichi sapevano che plasmano la realtà e arrivano persino a trasformarla. Nella Genesi vediamo come Dio da inizio alla Creazione utilizzando proprio la parola. «E Dio disse: Sia la luce. E la luce fu». Un tale potere verrà successivamente emulato dalla nostra specie quando acquisisce prima la capacità di parlare e dopo quella dell'espressione artistica e con ciò la civiltà. Questa rivoluzione sorprendente e misteriosa è nata con le prime parole non meno di 100mila anni fa. Studiarla significa cercare di svelare il mistero della nostra identità».

I libri cartacei quanto sono ancora un mistero?

«I libri cartacei sono un'invenzione perfetta. Non solo sono assolutamente autonomi e non necessitano di una fonte di energia o di tecnologie che finiscono per scomparire, ma non smettono mai di essere scritti. Le farò un esempio. Sul libro di carta non solo è importante quanto vi è scritto, lo sono anche le mani che toccandolo vi lasciano le proprie impronte trasformandolo in un oggetto unico. Una macchia, una riga sottolineata, un fiore dimenticato possono darci delle informazioni importanti. I libri digitali non possiedono questa capacità di sviluppare una biografia propria. Sono... meno vivi!».

Quando è nata in lei la passione per i misteri?

«Ho trascorso la mia infanzia nel capoluogo di provincia più piccolo di Spagna, Teruel. C'erano ben poche distrazioni per un bambino e quindi sono stato costretto a sviluppare l'immaginazione. Vedevo dei draghi nei profili delle montagne, sentivo i passi di fantasmi nelle vecchie torri in stile mudéjar della città, e immaginavo persino astronavi che solcavano il cielo notturno. Sono stato un bambino dalla fervida immaginazione e mi sono trovato talmente a mio agio in quel mondo che non ne sono ancora uscito».

È mai esistito il misterioso Primus Calamus?

«Certamente. Tutti i libri citati nel romanzo, così come i riferimenti geografici e i loro segreti sono reali. Juan Caramuel è stato un brillante filosofo del XVII secolo nato a Madrid ma morto in Lombardia che si era interessato a tutte le fonti della conoscenza, comprese quelle magiche ed eterodosse».

Quanto i libri del Siglo de Oro hanno rivoluzionato la letteratura del suo Paese?

«La Spagna del Siglo de Oro custodisce uno dei tesori letterari più preziosi nei testi delle mistiche. Trattandosi di libri scritti tra le mura di alcuni conventi non sono molto conosciuti. Solo Santa Teresa ha ottenuto una proiezione universale. Il Secolo d'Oro è stato il teatro del combattimento tra le due mentalità più caratterizzanti l'identità spagnola: quella mistica e quella mondana, incarnata da Quevedo, Cervantes o Lope de Vega. E, come sempre succede quando due mondi contrapposti collassano, ne scaturisce un terzo assolutamente affascinante».

Molti l'hanno soprannominata il Dan Brown di Spagna...


«È un'etichetta che è stata necessaria per definire il mio lavoro quando è arrivato sulla scena internazionale ormai quasi quindici anni fa, ma è un cliché povero. I miei libri non sono Brown, sono Sierra. Sono romanzi dove i protagonisti sono impegnati in una quête, una ricerca che va ben oltre loro stessi».


domenica 31 marzo 2019

Il grimorio nero

Dalla stessa collana "I libri del Mistero" della Fanucci Editore presentiamo "Il Grimorio Nero". Come la "Chiave di Salomone" della stessa collana ritroviamo le pagine decorate che ricreano l'atmosfera dei vecchi grimori manoscritti e il taglio delle pagine colorato questa volta in nero. Dall'introduzione:
"Così, nel corso delle nostre continue ricerche, ci siamo imbattuti fortunosamente in più esemplari di un libro a dir poco leggendario: Il Grimorio Nero.
Leggendario, a causa della sua estrema rarità, aggravata anche dalle diverse versioni circolanti in limitatissimi ambienti, dove è ancora possibile sceverare il grano dal loglio".

Il libro è composto da 192 pagg. con copertina rigida al costo di 12€.


martedì 26 marzo 2019

Esoterismo occidentale in cinque ipotesi

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/esoterismo-occidentale-in-cinque-ipotesi/

Esoterismo occidentale: come delimitare il campo di ricerca secondo Antoine Faivre


Esoterismo occidentale, esoterismo, ermetismo, scienze occulte sono parole, spesso usate come sinonimi e nel guazzabuglio di esperti, operatori energetici, maghi maghetti e stregoni date senza un metodo. Come fare un po’ d’ordine? La risposta, per me, è sempre la stessa: studiare, studiare e poi studiare ancora. Uno dei problemi che incontra lo “studente delle scienze ermetiche” è l’assenza di una “pedagogia dell’occulto o dell’esoterico”, pedagogia che potrebbe in certi contesti non esistere o non essere sufficiente; ma diviene necessaria per porre un po’ d’ordine e dare chiarezza e luce. Per fortuna le cose in qualche modo stanno cambiando, si sa che certi cambiamenti sono lunghi e cambiare una mentalità o sradicare la superficialità è cosa faticosa e lenta.

In Ermetismo ed esoterismo avevo iniziato ad accennare al problema. Negli ultimi anni in forma pubblica o privata ho provato ad iniziare un’operazione di divulgazione.

Oggi ti riporto una citazione da un intervento di Antoine Faivre sulla parola “esoterismo” e i suoi usi, scopo della citazione è sia aiutarti a chiarire un po’ le idee su questa parola sia fornirti uno strumento per poter indirizzare le tue ricerche con metodo.

Distinguiamo schematicamente cinque ipotesi, che indicheremo di seguito con i numeri (1), (2), (3), (4), (5). Le prime quattro vertono essenzialmente su correnti che si pensa di poter identificare cin quanto tali e, pertanto, sul discorso che esse illustrano. (1) e (2) hanno in comune il fatto di limitare il campo al periodo che si estende dall’alba del Rinascimento ai giorni nostri; ma mentre in (1) “occidentale” comprende le sole correnti situate all’interno della cultura cristiana (in senso lato), in (2) questo aggettivo comprende anche altre correnti, specie quelle che appartengono alla sfera islamica o ebraica (come la kabbalah ebraica o il sufismo). Nel caso (1) si tratta soltanto di studiare l’influenza di queste ultime su quelle che rientrano nella sfera cristiana. Quanto a (3) e (4), hanno in comune di riguardare le correnti esoteriche occidentali comprese in un lasso di tempo molto più ampio, che va dalla tarda Antichità fino ai giorni nostri. Ma mentre in (3) “occidentale” si intende come in (1), (4) estende il campo di ricerca a tutte le correnti coperte da (2).

Riassumendo, “esoterismo occidentale”, inteso come un insieme di correnti, si declina secondo quattro modalità, a seconda che tali correnti siano dette:



Moderne, ma situate unicamente nella sfera culturale cristiana in senso lato (escludendo dunque, per esempio, le correnti specificatamente ebraiche o islamiche).
Moderne, sia che facciano parte della sfera culturale cristiana, sia che si situino al di fuori di essa (per esempio quelle specificatamente ebraiche o islamiche).
Presenti lungo l’intero corso degli ultimi venti secoli, ma situate esclusivamente nella sfera culturale cristiana in senso lato (escludendo dunque, per esempio, le correnti specificatamente ebraiche o islamiche).
Presenti lungo l’intero corso degli ultimi venti secoli, compre quelle (per esempio quelle specificatamente ebraiche o islamiche) che sono situate fuori dalla sfera culturale cristiana.


L’ipotesi (1) corrisponde al modello operativo proposto intorno al 1990 dal relatore, e più o meno nella sua scia si iscrivono gli approcci dei “generalisti” dipendenti da (1) e anche da (3). Al campo teoricamente coperto dalla Direzione di studio dell’E.P.H.E. (cfr. supra) corrisponde (1). Sulla scelta di (3) si basano, per esempio, il Dictionary of Gnosis and Western Esotericismapparso nel 2005, e la rivista “Aries. Journal for the Study of Western Esotericism” che ha cominciato a uscire nel 2001. L’esperienza mostra che la coesistenza di (1) e (3) non pone problemi semantici e programmatici di rilievo. Di fatto, essi convivono piuttosto felicemente, tanto è vero che esistono, nei primi quindici secoli, delle correnti che presentano somiglianze evidenti con quelle del periodo detto moderno, e che molte tra le correnti dette “moderne” si situano nella sfera di influenza di quelle più antiche. Quanto a (2) e (4), il loro rapporto con (1) e (3) è ben più problematico. D’altro canto, a causa dell’estensione del campo che ricoprono, tendono entrambi, se non proprio a debordare in una quinta ipotesi, quanto meno a favorirne l’esistenza.

Secondo (5), in effetti, non si tratta tanto di intendere con “esoterismo occidentale”, o anche con esoterismo tout court, un insieme di correnti identificate come tali, bensì piuttosto di trovare, là dove si pensa di scoprirla, la presenza di certi atteggiamenti o progetti di ordine filosofico (in senso lato) come, per esempio, <<la ricerca di una conoscenza assoluta>>, o la presenza di certi <<processi del discorso>> di cui si tratta allora di studiare le modalità di funzionamento e di circolazione. Per il suo orientamento risolutamente “etic”, (5) si distingue anch’essa (come le altre 4) dalla scuola fenomenologica e si distacca da ogni essenzialismo. Essa estende comunque il modo considerevole il campo dell’”esoterico”, dal momento che per sua stessa natura finisce per spingere a praticare una forma di comparatismo in materia di Scienze Religiose o di Filosofia, e allo stesso tempo annette al proprio territorio molti scenari che le prime quattro ipotesi non comprendono; inversamente e logicamente, ciò che dipende da queste in materia di autori o di correnti rischia di trovarsi relegato in secondo piano o taciuto.

Antoine Faivre, La parola “esoterismo” e i suoi usi: presentazione di bouquets variopinti di significati, in Forme e correnti dell’esoterismo occidentale, Medusa, Milano 2008, pp. 23-25.

Nella speranza di farti cosa gradita ti riporto il link alla definizione di esoterico presente nella Treccani (Enciclopedia on line)

giovedì 7 marzo 2019

La chiave di Salomone

Presentiamo una bella edizione della Chiave di Salomone, libro di magia fra i più noti nell'area mediterranea. Non si conosce l'origine di questo testo e ne esistono varie versioni manoscritte con differenze più o meno ampie. L'edizione che presentiamo è edita dalla Fanucci nella collana "I libri del Mistero".
Particolare di questa edizione sono le pagine decorate che cercano di ricreare l'atmosfera dei vecchi grimori manoscritti e il taglio delle pagine colorato in verde. Dall'introduzione "La Clavicula esiste dalla più remota antichità. Certe sue formule, certi rituali, riecheggiano cerimonie caldee e babilonesi". L'edizione in oggetto è basata su un manoscritto cinquecentesco che risulta fra i più attendibili da "un raffronto con le edizioni critiche inglesi e francesi effettuato sui manoscritti custoditi nei musei". Le illustrazioni sono tratte dal manoscritto Sloane 3091 del British Museum. Il libro è composto da 144 pagg. con copertina rigida al costo di 12€.


sabato 23 febbraio 2019

Una chiacchierata su Ananke

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/ananke-e-la-legge-del-cosmo/

Trascrizione infedele dell’intervento si Ananke tenuto ieri al Centro le Cicogne di Racconigi per l’associazione culturale umanistica “all’ombra del Monviso”.

Ananke prima ancora di “diventare” una divinità era una idea, un’idea astratta. La stessa parola Ananke potrebbe essere di origine semitica e trovare la sua essenza nelle tre lettere: hnk. Avremo nell’antico egizio: hnkper angusto; hngper gola e enekcon il senso di strangolare, abbracciare circondare; il siriaco hnk per catena soffocamento, l’accadico hanaquper stringere, avvolgere strettamente al collo, l’ebraico anãkper collana a forma di catena.[1]

Nei secoli che sono diventi millenni noi siamo stati abituati a percepire e “subire” la Necessità (Ananke) come qualcosa di negativo. Se proviamo a denudare la storia di Ananke, scopriamo che Ananke ha una famiglia sui generis. Si è parlato pocanzi delle Moire e non ritornerò sull’argomento avendo i minuti contati, se diamo uno sguardo alle cosmologie e cosmogonie orfiche, argomento accennato dai primi relatori, scopriamo che Ananke era prima degli dei, cosa che condivide ad esempio con Fanes, ma questa è un’altra storia. Scopriamo che imparentate ad Ananke vi sono altre due figure femminili: Astradea e Themis (purtroppo non sarà possibile parlarne), ma è impossibile non accennare al fatto che Themis è presente nel culto misterico di Mitra. Perché i culti misterici? Quale è l’importanza dei culti misterici? È uno snodo fondamentale il collegamento con i culti misteri. Ed è così importante che vi chiedo per un attimo di abbandonare la vostra razionalità. Muoviamoci utilizzando la Fantasiaed il Nous.[2]In questo torniamo ad essere dionisiaci, perché Dioniso guardandosi allo specchio vedeva in questo il mondo riflesso (Dioniso guardandosi nello specchio vede il mondo). Proviamo a fare lo stesso, dimentichiamo per un attimo di essere nel 2018 e.v., proviamo a diventare o tornare esseri “primigeni” e non primitivi, espandiamo la nostra coscienza e le nostre sensazioni ed anziché razionalizzare tutto quello che sentiamo, proviamo e pensiamo, “lavoriamo usando due parole che per noi sono inusuali: Fantasiae Nous”. Che possiamo definire per estrema esemplificazione e comodità come quel pensare “pre” razionale nel quale tutto è compreso. Un pensare unitario e non frammentato. L’uno ci rimanda a Pitagora, quindi inevitabilmente alle antiche iniziazioni e anche a quella musica prodotta dalle Sirene vicino alle Moire di cui si è parlato prima (vedi mito Er). Perché questo riferimento? Perché solo se siamo uno possiamo divederci, solo dall’unità viene la molteplicità, ma in quanto molteplicità spesso disordinata abbiamo la necessità di tornare all’unità. Ricomporre la nostra unità, tornare ad essere uniti ed armonici è uno degli scopi delle iniziazioni in generale e di quelle misteriche in particolare. Non dimentichiamo Dioniso allo specchio. Nella vita di tutti i giorni siamo frammentati, nei diversi momenti dell’esistenza o della giornata riverberano schegge di noi, siamo padri, mogli, lavoratoti, abbiamo una vita emozionale spesso scissa da altre parti noi, siamo, spesso, tanti piccoli frammenti di quella unità che è ogni singolo individuo. Per ricomporci, noi dobbiamo tornare a quella unità che eravamo in origine. Cosa c’entra Ananke in tutto questo? La Necessità, la sola parola necessità, basta ascoltarla per metterci uno stato d’ansia, la necessità di fare qualcosa, vissuta come obbligo e costrizione e con come un imperativo, direi categorico, della nostra coscienza, del nostro spirito delle nostre emozioni. Forse, abbiamo perso il nostro rapporto più intimo con Ananke molto tempo fa e l’abbiamo persa per quanto ci riguarda più da vicino, nella nostra storia, in due momenti topici. Il primo è quando è morto l’Occidente, la morte dell’Occidente inizia con la separazione della Poesia dalla Filosofia o con Euclide che tradisce la matematica sacra di Pitagora. L’uomo oggi si trova in una stanza buia e come tutti i bambini teme i mostri che ne possano uscire o, peggio, quelli che egli stesso creerà. Lo smarrimento dell’esserciè massimamente dovuto alla negazione più che cancellazione (in altra sede approfondirò gli effetti di questa negazione) di due elementi che lo rapportavano con la sua coscienza/pneuma e con il Mondo Universo. La negazione del principio erotico e del sacro, stanno portando l’essere umano a divenire una macchina di sangue e carne disumanizzandolo.

L’annuncio di questa morte sulla fine del secolo XIX viene dato con questa semplice frase: Dio è morto.Annuncio che come tutti voi sapete è dato da Nietzsche in La gaia scienzae Così parlò Zarathustra. La morte di dio porta l’Occidente a qualcosa di ancora più drammatico: la perdita del sacro. La perdita del sacro è una perdita che riguarda eminentemente l’uomo, perché persa la via del sacro l’essere umano perde questa relazione con se stesso, con gli altri e il Mondo Universo. Questa perdita porta inevitabilmente alla cancellazione, all’oblio della sacralità della vita. Inutile soffermarsi ora su questo, la perdita della sacralità della vita è un fenomeno tanto reale quanto psichico e coscienziale al quale assistiamo, quasi anestetizzati, tutti i giorni. Si perde un altro elemento costitutivo dell’uomo, dell’esserci, perdita che avviene in contemporanea con l’annuncio della morte di dio e trova la sua massima realizzazione nella contemporaneità, parlo della perdita del principio Erotico.

Potrà sembrare strano parlare di perdita del principio erotico in una società definita di costumi liberi o immorale da finti perbenisti e afflitta dalla dipendenza pornografica manifestata dalla youporn generation, ma il principio erotico nulla ha a che vedere con la pornografia. Il principio erotico è il principio vitale sia esso fisico, artistico o metafisico, è in qualche maniera il principio dionisiaco della vita che reclama la sua manifestazione. L’esserci nella modernità ha in qualche modo rinunciato alla zoé e alla psyché pur cercandola bramosamente in luoghi diversi da quelli nella quale si trovano. Il rapporto erotico con la vita è quella pulsione imprescindibile che ci spinge ad andare avanti, è quella forza necessariamente disordinata che nella sua realizzazione ci porta all’ordine, meglio, all’armonia. Mi viene in mente come Ananke in alcuni testi magici sia presentata come la Dea dell’irrazionale. Molti dei motti dedicati ad Ananke sono con l’alfa privativa davanti alla parola logos, quindi con una traduzione imperfetta e semplificata: senza logica, senza razionalità. Non basta, noi dobbiamo recuperare tutto questo. Per recuperare tutto questo cosa possiamo fare? Dovremmo ricordarci di Ananke con le braccia aperte che accoglie in sé l’intero Cosmo, l’intero Mondo Universo e non voglio arrivare a parlare della Grande Madre, però è un dato di fatto…

…Potremmo leggere dei frammenti della letteratura orfica, ma non abbiamo tempo. Ananke, probabilmente, è la legge del cosmo, del Mondo Universo, non è la necessità intesa nel senso comune. È tanto la legge della fisica newtoniana moderna, tanto la legge occulta dei maghi, tanto la legge altrettanto occulta degli psicanalisti che occupandosi della coscienza si occupa di qualcosa di occulto nel senso di celato, non visibile. Noi guardiamo ad Ananke come colei che è nata con il serpente prima degli dei, che avvolge e accoglie l’intero universo in un continuo atto erotico di produzione e riproduzione, ed è colei che attraverso la sorella o la figlia, a seconda delle versioni di miti, che tra le altre cose avrebbe accudito Zeus (e questo la dice lunga) nella grotta. , e se l’uomo è microcosmo nel macrocosmo, è quindi governato in una qualche maniera dalle stesse identiche leggi, solo abbracciando Ananke avremo l’armonia, ricomporremo l’unità e potremo stare bene.

Ho detto

Gioia – Salute – Prosperità



giovedì 14 febbraio 2019

Il ritorno dei cavalieri templari

tratto da "Il Giornale" del 26/09/2018

Prima crociati, poi scomunicati dal Papa e oggi ispiratori di saghe come Indiana Jones. Dopo anni di silenzio sono tornati alla carica. E raccontano la loro battaglia

di Stefano Filippi

L'ultima crociata è stata combattuta 750 anni fa, loro sono stati sciolti quarant'anni dopo dal Papa sotto il peso di accuse infamanti. I sette secoli successivi, più che ricordarne il valore, ne hanno fatto un misto di esoterismo, ambizioni araldiche, voglia di riconquista, ricchezze nascoste, contiguità con la massoneria.


Essere monaci e andare in guerra non sono più un tutt'uno e la Terrasanta è presidiata da tutt'altre milizie. Eppure, oggi i templari cercano di riemergere dal fiume carsico della storia, i cavalieri del tempio di Gerusalemme tolgono dagli armadi croci e mantelli e provano a rilanciare gli ideali che non vogliono consegnare al passato.

Templare è un marchio privo di copyright. La Chiesa, che li ha creati con San Bonaventura e cancellati con papa Clemente V, non li ha riabilitati. Chiunque può utilizzare la griffe, celebrare investiture, fondare priorati sfruttando le leggende sulla sopravvivenza segreta dell'ordine: le diffuse la massoneria inglese che fece propri i gradi templari, a partire da quello di gran maestro. A cavallo della Rivoluzione francese prese corpo una corrente di «neotemplari» affine alle obbedienze massoniche che si ramificò in numerose sigle, tutte originate da microscissioni spesso difficili da ricostruire e in concorrenza tra loro. Ognuna rivendica un pedigree adeguato e contribuisce ad alimentare misteri e curiosità sui templari, che fanno la fortuna di libri come il Codice da Vinci e saghe cinematografiche come quelle di Indiana Jones.

In Italia sono presenti addentellati di organizzazioni internazionali come l'Osmtj (Ordre souverain et militaire du temple de Jérusalem, Ordine sovrano e militare del tempio di Gerusalemme) e l'Osmth (Ordo supremus militaris templi Hierosolymitani) per promuovere ricerche storiche e attività filantropiche. Sigle molto simili, organizzate in precettorie o priorati: la seconda, in particolare, vanta diffusione in cinquanta Stati e un riconoscimento dell'Onu come Ong. Ma è bastato rimescolare le lettere e a Roma anni fa è spuntato lo Smtho (Supremus militaris templi Hierosolymitani ordo) di filiazione brasiliana il cui leader italiano, Rocco Zingaro, sosteneva di possedere il Graal.

SIGLE IN LOTTA

A Trieste invece un gruppo di templari fuorusciti dall'Osmtj fa capo a Walter Grandis, giornalista, saggista e presidente di una bocciofila. A Napoli cerca accreditamento la Confraternita internazionale di volontariato dell'ordine dei cavalieri templari cristiani Jacques de Molay, guidata dal gran priore Massimo Maria Civale che si presenta anche come vicario di una Confederazione internazionale templare dedicata a San Bernardo di Chiaravalle. Un'altra confraternita intestata a De Molay, l'ultimo «magister» morto sul rogo nel 1314, è stata costituita dalla Chiesa ortodossa italiana autocefala, fondata da Alessandro Meluzzi: il cappellano è il vescovo Filippo Ortenzi, ex Fronte della gioventù, ex Ugl, ex assessore nel Viterbese. Per loro il cavaliere arso è addirittura santo.

È un groviglio di sigle e cariche, di esche per creduloni e tentativi di accaparrarsi brandelli di storia, di massoni mascherati e cacciatori di onorificenze. Nella mappa delle religioni in Italia gli studiosi Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli hanno censito anche il Supernus ordo equester templi, l'Ordine militare e religioso dei cavalieri di Cristo, l'Ordo equestris templi Arcadia, i Cavalieri templari di nostra Signora di Nazaret, l'Ordine dei cavalieri templari guardiani di pace, l'Ordine del tempio solare, l'Ordine rinnovato del tempio che però non va confuso con l'Ordine del tempio rinnovato alle cui attività partecipò da giovane l'esoterista René Guénon. Ogni realtà raccoglie poche decine di adepti, quasi come piccole sette.

TRA MALTA E SANTO SEPOLCRO

Il Vaticano riconosce due soli ordini cavallereschi, Malta e Santo Sepolcro. Il revival templare non è incoraggiato dalla gerarchia, nonostante che nel 2001 la paleografa Barbara Frale abbia scoperto nell'Archivio segreto vaticano la Pergamena di Chinon, documento datato 1308 in cui il pontefice riabilitava (senza clamore) gli ultimi templari. Nel 2005 il cardinale Camillo Ruini, allora vicario del Papa per Roma, vietò alle chiese diocesane di ospitare cerimonie di sedicenti templari che facevano infornate di cavalieri tra le sacre mura. Ma 17 anni prima, nel 1988, un altro vescovo, Mario Ismaele Castellano, aveva riconosciuto a Siena l'Ordine dei poveri cavalieri di Cristo guidati dal «magnus magister» Marcello Alberto Cristofani della Magione, 79 anni, Duca della Milizia del tempio e Conte palatino. E nel 1989 la Penitenzieria apostolica, autorizzata da papa Giovanni Paolo II, concesse una serie di indulgenze.

«La nostra è l'unica associazione templare con sigillo ecclesiastico», spiega Cristofani. L'origine fu casuale ma il futuro gran maestro, allora capo scout, vi scorge la mano della Provvidenza. «Comprai il castello della Magione a Poggibonsi perché volevo accogliere e formare adulti che uscivano dai gruppi scout, da me fondati, per una militanza cattolica permanente», racconta. Cristofani scoprì nella Magione vestigia templari e fondò un organismo riconosciuto dalla Regione Toscana, la Milizia del tempio, ispirato agli ideali e all'organizzazione cavalleresca cui intestò il patrimonio. Dopo nove anni di prova, arrivò il «placet» diocesano del vescovo di Siena previa dichiarazione di non accampare discendenze medievali. «Non mancarono perplessità in Segreteria di Stato - ammette Cristofani -. Una diocesi può non accettarci ma non si può dire che non abbiamo approvazione».

I seguaci della Milizia in Italia sono una quindicina, nel mondo un centinaio. Hanno l'obbligo di recitare il breviario e dare voti privati di obbedienza, distacco dai beni terreni, castità e professione pubblica della fede. «Siamo legati alla messa in latino del 1962. Anni fa venne a celebrarla anche il cardinale Oddi. Altri porporati ci hanno fatto visita: Stickler, Innocenti, Scola e Gagnon, che si fermò una quindicina di giorni. Indossiamo mantello e insegne soltanto in occasioni liturgiche». Il rito del 1962 non piace molto a papa Bergoglio. «Ci definiscono tradizionalisti ma non siamo polemici - replica Cristofani - il Papa è il Papa, che si chiami Benedetto o Francesco. La nostra battaglia è culturale, di apostolato e testimonianza, e di aiuto alle scuole cattoliche di Terrasanta».

CUSTODI DELLE CHIESE

Un'altra associazione dichiaratamente fedele al Papa sta prendendo rapidamente piede: sono i Templari cattolici d'Italia guidati dal magister Mauro Giorgio Ferretti. Sono duemila con oltre 120 sedi, tra di loro si chiamano «fratelli», non hanno riconoscimento ufficiale, ma moltissime diocesi aprono loro le porte, a cominciare da quella di Verona, che ha concesso la sede nazionale nel chiostro romanico di San Fermo Maggiore, e quella di Napoli, dove il cardinale Crescenzio Sepe li ha autorizzati a operare in tutta la Campania. Ferretti, a differenza di Cristofani, si appella al neotemplarismo di inizio Settecento: «Il ramo fedele alla Chiesa si era quasi estinto - racconta -. In Italia rimase un solo maestro, fra' Ruggero, che 35 anni fa m'incaricò di ricostituire l'antico Ordine. Mi cambiò la vita. Oggi già una quarantina di vescovi ci hanno scritto e abbiamo oltre ottanta preti che ci seguono».

Perché riesumare una tradizione cavalleresca discussa, lontana nel tempo e forse anche fuori da questo tempo? «I valori della cavalleria sono più che mai necessari - risponde Ferretti -: onestà, lealtà, senso dell'onore, testimonianza di un cattolicesimo non ipocrita. I musulmani presi singolarmente sono brave persone, ma la religione predica l'uso della scimitarra e dobbiamo difenderci. Per 200 anni i templari sono stati la spada del Papa, monaci poveri al suo servizio; oggi c'è bisogno di gente normale, laica, sposata, che dedica tempo a servire la causa della Chiesa, l'unico baluardo sopravvissuto nell'Occidente». Il compito principale che i Templari cattolici si sono dati è quello di tenere aperte le chiese o riconsacrare al culto quelle abbandonate o profanate da culti esoterici e satanici: «Dopo la strage di Parigi abbiamo tenute aperte 120 chiese, vigilando volontariamente per 24 ore, da soli - dice Ferretti -. Con la nostra presenza silenziosa abbiamo creato scompiglio».