"Un tempo la morte di un bambino era frequente ed elaborata dalla mentalità di allora. Ma il decesso prima del battesimo condannava il piccolo defunto al limbo, spazio dell'Aldilà mai veramente accettato dai fedeli. A queste creature non era concessa neppure la sepoltura in terra consacrata; interrate in luoghi incolti, lungo i fiumi, fra le rocce dei monti, il loro spirito secondo le leggende - vagava in cerca di pace e tornava a tormentare i viventi. Il desiderio di dare ai propri figli la salvezza dell'anima è all'origine del rito e dei santuari del "ritorno alla vita", che gli studiosi francesi hanno chiamato à répit, del respiro, e altri della "doppia morte" o della "morte sospesa". I santuari del ritorno alla vita sono piuttosto rari in Italia, ma le Alpi occidentali ne annoverano diversi, dedicati alla Madonna e ad alcuni santi. Davanti alla santa immagine che "abitava" il luogo, si posava - con infinita speranza - il piccolo morto e - fra preghiere e promesse - si imploravano i celesti protettori perché ottenessero da Dio un "miracolo di tenerezza", che attuasse il rovesciamento della situazione, permettendo al bambino di tornare in vita, soltanto il tempo di un respiro. Breve istante fra morte e morte, sufficiente per entrare nella luce dei beati."
Blog dedicato ai misteri, esoterismo, antiche civiltà, leggende, Graal, Atlantide, ufo, magia
venerdì 14 agosto 2015
Santuari à répit. Il rito del «ritorno alla vita» o «doppia morte» nei santuari alpini
Vi segnaliamo questo libro che ci informa su una curiosa usanza medievale per elaborare il lutto degli infanti, evento purtroppo frequente in tempi addietro. Vi lasciamo alla presentazione:
"Un tempo la morte di un bambino era frequente ed elaborata dalla mentalità di allora. Ma il decesso prima del battesimo condannava il piccolo defunto al limbo, spazio dell'Aldilà mai veramente accettato dai fedeli. A queste creature non era concessa neppure la sepoltura in terra consacrata; interrate in luoghi incolti, lungo i fiumi, fra le rocce dei monti, il loro spirito secondo le leggende - vagava in cerca di pace e tornava a tormentare i viventi. Il desiderio di dare ai propri figli la salvezza dell'anima è all'origine del rito e dei santuari del "ritorno alla vita", che gli studiosi francesi hanno chiamato à répit, del respiro, e altri della "doppia morte" o della "morte sospesa". I santuari del ritorno alla vita sono piuttosto rari in Italia, ma le Alpi occidentali ne annoverano diversi, dedicati alla Madonna e ad alcuni santi. Davanti alla santa immagine che "abitava" il luogo, si posava - con infinita speranza - il piccolo morto e - fra preghiere e promesse - si imploravano i celesti protettori perché ottenessero da Dio un "miracolo di tenerezza", che attuasse il rovesciamento della situazione, permettendo al bambino di tornare in vita, soltanto il tempo di un respiro. Breve istante fra morte e morte, sufficiente per entrare nella luce dei beati."
"Un tempo la morte di un bambino era frequente ed elaborata dalla mentalità di allora. Ma il decesso prima del battesimo condannava il piccolo defunto al limbo, spazio dell'Aldilà mai veramente accettato dai fedeli. A queste creature non era concessa neppure la sepoltura in terra consacrata; interrate in luoghi incolti, lungo i fiumi, fra le rocce dei monti, il loro spirito secondo le leggende - vagava in cerca di pace e tornava a tormentare i viventi. Il desiderio di dare ai propri figli la salvezza dell'anima è all'origine del rito e dei santuari del "ritorno alla vita", che gli studiosi francesi hanno chiamato à répit, del respiro, e altri della "doppia morte" o della "morte sospesa". I santuari del ritorno alla vita sono piuttosto rari in Italia, ma le Alpi occidentali ne annoverano diversi, dedicati alla Madonna e ad alcuni santi. Davanti alla santa immagine che "abitava" il luogo, si posava - con infinita speranza - il piccolo morto e - fra preghiere e promesse - si imploravano i celesti protettori perché ottenessero da Dio un "miracolo di tenerezza", che attuasse il rovesciamento della situazione, permettendo al bambino di tornare in vita, soltanto il tempo di un respiro. Breve istante fra morte e morte, sufficiente per entrare nella luce dei beati."
giovedì 13 agosto 2015
Turchia: Un villaggio usa ancora il greco di Giasone
Tratto da "il Giornale" del 4 gennaio 2010
di Redazione
Il greco di Giasone e degli Argonauti sopravvive ancora oggi in un dialetto parlato da poche migliaia di persone in un’isolata comunità nel nord-est della Turchia, in quella che durante l’antica Grecia era la colonia di Pontus. In una scoperta senza precedenti per i linguisti, il dialetto Romeyka, una varietà del greco di Pontus che veniva parlato nella zona migliaia di anni fa, è più simile al greco antico nel suo vocabolario e nella sua struttura di qualsiasi altra lingua parlata oggi. Secondo gli studiosi, potrebbe servire a meglio comprendere l’evoluzione della lingua di Omero dalla sua forma antica a quella odierna. «Il Romeyka conserva un numero sorprendente di caratteristiche grammaticali che danno un sapore greco-antico alla struttura del dialetto», ha dichiarato Ioanna Sitaridou, docente di filologia romanza dell’università di Cambridge. Un’analisi della grammatica Romeyka mostra come il dialetto sia per molti versi simile alla lingua parlata quando l’influenza della Grecia sull’Asia minore era al suo apice, tra il quarto secolo prima di Cristo ed il quarto secolo dopo Cristo. A preservare il dialetto per così tanti tempo è stato il profondo isolamento della comunità che lo parla: stretti in un piccolo gruppo di villaggi nei pressi della cittadina di Trabzon - in un’area che circa 1.000 anni prima di Cristo sarebbe stata per l’appunto visitata dall’equipaggio della nave Argo nel suo mitico viaggio per il recupero del vello d’oro in Colchide - i parlanti Romeyka raramente si sposano al di fuori dei loro clan e ancora oggi suonano uno strumento molto simile alla lira. Il dialetto è tuttavia in pericolo, a causa dell’emigrazione dei giovani e dell’influenza turca. Con soltanto 5mila persone a parlarla, il Romeyka potrebbe diventare una lingua tradizionale, non più una lingua viva. Con la sua scomparsa se ne andrebbe un’opportunità di svelare come la lingua greca si è evoluta.
di Redazione
Il greco di Giasone e degli Argonauti sopravvive ancora oggi in un dialetto parlato da poche migliaia di persone in un’isolata comunità nel nord-est della Turchia, in quella che durante l’antica Grecia era la colonia di Pontus. In una scoperta senza precedenti per i linguisti, il dialetto Romeyka, una varietà del greco di Pontus che veniva parlato nella zona migliaia di anni fa, è più simile al greco antico nel suo vocabolario e nella sua struttura di qualsiasi altra lingua parlata oggi. Secondo gli studiosi, potrebbe servire a meglio comprendere l’evoluzione della lingua di Omero dalla sua forma antica a quella odierna. «Il Romeyka conserva un numero sorprendente di caratteristiche grammaticali che danno un sapore greco-antico alla struttura del dialetto», ha dichiarato Ioanna Sitaridou, docente di filologia romanza dell’università di Cambridge. Un’analisi della grammatica Romeyka mostra come il dialetto sia per molti versi simile alla lingua parlata quando l’influenza della Grecia sull’Asia minore era al suo apice, tra il quarto secolo prima di Cristo ed il quarto secolo dopo Cristo. A preservare il dialetto per così tanti tempo è stato il profondo isolamento della comunità che lo parla: stretti in un piccolo gruppo di villaggi nei pressi della cittadina di Trabzon - in un’area che circa 1.000 anni prima di Cristo sarebbe stata per l’appunto visitata dall’equipaggio della nave Argo nel suo mitico viaggio per il recupero del vello d’oro in Colchide - i parlanti Romeyka raramente si sposano al di fuori dei loro clan e ancora oggi suonano uno strumento molto simile alla lira. Il dialetto è tuttavia in pericolo, a causa dell’emigrazione dei giovani e dell’influenza turca. Con soltanto 5mila persone a parlarla, il Romeyka potrebbe diventare una lingua tradizionale, non più una lingua viva. Con la sua scomparsa se ne andrebbe un’opportunità di svelare come la lingua greca si è evoluta.
mercoledì 12 agosto 2015
Le Magie del Simbolo – Dall'Anhk al Tatuaggio
Cosa unisce i misteri dell’antico Egitto alla Gioconda di Leonardo? Cosa hanno in
comune Petrarca con il Giorgione? La città di Dio e Rimbaud? Apparentemente nulla,
eppure il mondo dell’esoterismo e dei simboli sono comuni alle più diverse culture ed
artisti. In queste pagine Michele Leone e Giovanni Zosimo ripercorrono alcune tappe
salienti del rapporto tra esoterismo ed arte, in un susseguirsi di suggestioni e ipotesi
alla stregua di investigatori sulla “scena del crimine”.
Titolo: "Le Magie del Simbolo – Dall'Anhk al Tatuaggio”
Autori: Michele Leone e Giovanni Zosimo
Editore: Mondi Velati Editore
Referente stampa: Marco Frullanti (frullo18@gmail.com)
Genere: Saggio
Temi: Esoterismo, misteri, simbologia
Prezzo: 3.99€ Formato: ebook (epub, mobi)
Lunghezza: 110 pagine
L'autore
Michele Leone (1973), laureato in Lettere e Filosofia presso l’università degli studi di Bari. Dalla fine degli anni ’90 ha indirizzato le sue ricerche prevalentemente nell’ambito delle “scienze tradizionali”, con particolare riferimento alla tradizione ermetica e misterica ed alla massoneria e alle società segrete. E’ responsabile della collana I Ritrovati per Mondi Velati Editore srl. Collabora con alcune testate periodiche e dal 2014 per Delta, Rassegna di Cultura Massonica, della quale è vice direttore di redazione. Partecipa come relatore a conferenze su argomenti vicini al pensiero ermetico e simbolico adatte sia ad un pubblico specialistico che ad un pubblico generico. Tra i suoi principali scopi è la divulgazione del pensiero tradizionale. Così lo definisce Luigi Pruneti: “Michele Leone, valente ricercatore interessato a combattere l’asfissia del panorama culturale italiano odierno.” Tra i suoi lavori ricordiamo:
- Enrico Queto, Cenni importanti sull’origine e scopo della massoneria, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013.
- Massimo Centini – Michele Leone, Il linguaggio simbolico dell’esoterismo, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Papus, Ciò che deve sapere un maestro massone, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Giovanni DE CASTRO, Il Mondo Secreto vol. I, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2014, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Michele Leone – Giovanni Zosimo, I percorsi del simbolo. Scritti sull’esoterismo dell’arte e della letteratura, Mondi Velati Editore, Chivasso 2014
Pagine di Michele Leone:
- Pagina Facebook Personale https://www.facebook.com/pages/Pensieri-vari-edavariati-appunti-ed-Ebook-di-Michele/193691477470689
- Blog Personale http://micheleleoneblog.blogspot.it/
- Pagina Facebook dedicata a “Le Magie del Simbolo”: https://www.facebook.com/MagieDelSimbolo
comune Petrarca con il Giorgione? La città di Dio e Rimbaud? Apparentemente nulla,
eppure il mondo dell’esoterismo e dei simboli sono comuni alle più diverse culture ed
artisti. In queste pagine Michele Leone e Giovanni Zosimo ripercorrono alcune tappe
salienti del rapporto tra esoterismo ed arte, in un susseguirsi di suggestioni e ipotesi
alla stregua di investigatori sulla “scena del crimine”.
Titolo: "Le Magie del Simbolo – Dall'Anhk al Tatuaggio”
Autori: Michele Leone e Giovanni Zosimo
Editore: Mondi Velati Editore
Referente stampa: Marco Frullanti (frullo18@gmail.com)
Genere: Saggio
Temi: Esoterismo, misteri, simbologia
Prezzo: 3.99€ Formato: ebook (epub, mobi)
Lunghezza: 110 pagine
L'autore
Michele Leone (1973), laureato in Lettere e Filosofia presso l’università degli studi di Bari. Dalla fine degli anni ’90 ha indirizzato le sue ricerche prevalentemente nell’ambito delle “scienze tradizionali”, con particolare riferimento alla tradizione ermetica e misterica ed alla massoneria e alle società segrete. E’ responsabile della collana I Ritrovati per Mondi Velati Editore srl. Collabora con alcune testate periodiche e dal 2014 per Delta, Rassegna di Cultura Massonica, della quale è vice direttore di redazione. Partecipa come relatore a conferenze su argomenti vicini al pensiero ermetico e simbolico adatte sia ad un pubblico specialistico che ad un pubblico generico. Tra i suoi principali scopi è la divulgazione del pensiero tradizionale. Così lo definisce Luigi Pruneti: “Michele Leone, valente ricercatore interessato a combattere l’asfissia del panorama culturale italiano odierno.” Tra i suoi lavori ricordiamo:
- Enrico Queto, Cenni importanti sull’origine e scopo della massoneria, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013.
- Massimo Centini – Michele Leone, Il linguaggio simbolico dell’esoterismo, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Papus, Ciò che deve sapere un maestro massone, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Giovanni DE CASTRO, Il Mondo Secreto vol. I, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2014, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Michele Leone – Giovanni Zosimo, I percorsi del simbolo. Scritti sull’esoterismo dell’arte e della letteratura, Mondi Velati Editore, Chivasso 2014
Pagine di Michele Leone:
- Pagina Facebook Personale https://www.facebook.com/pages/Pensieri-vari-edavariati-appunti-ed-Ebook-di-Michele/193691477470689
- Blog Personale http://micheleleoneblog.blogspot.it/
- Pagina Facebook dedicata a “Le Magie del Simbolo”: https://www.facebook.com/MagieDelSimbolo
lunedì 10 agosto 2015
MARTINISMO E VIA MARTINISTA
Segnaliamo con piacere l'uscita del nuovo libro di Filippo Goti che ha come tema il martinismo, dal titolo “MARTINISMO E VIA MARTINISTA”.
Un breve presentazione fatta dall'autore:
"Martinismo e Via Martinista"In questo libro, di 224 pagine, cercherò di mostrare l'essenza del martinismo, attraverso riflessioni e pensieri dei Maestri Passati, gli scontri docetici, le relazioni con le altre strutture iniziatiche. In modo da comprendere gli elementi caratterizzanti del Nostro Venerabile Ordine, e la sua capacità di rispondere alle esigenze spirituali dell'Uomo del Terzo Millennio.
INDICE:
Introduzione - Cos’è il martinismo - La natura del rapporto iniziatico martinista - Chi ha fondato il martinismo - Il martinismo è ordine cristiano - Martinismo e massoneria - L’archetipo sacerdotale martinista - Le donne iniziatrici - La formula pentagrammatica - Chiesa gnostica e martinismo - L’ermetismo kremmerziano e il martinismo - La questione Eletti Cohen - I colori del martinismo - Eggregore martinista - Conclusioni"
E’ possibile acquistare il libro al seguente indirizzo internet:
http://www.lulu.com/shop/filippo-goti/martinismo-e-via-martinista/paperback/product-22303363.html
Un breve presentazione fatta dall'autore:
"Martinismo e Via Martinista"In questo libro, di 224 pagine, cercherò di mostrare l'essenza del martinismo, attraverso riflessioni e pensieri dei Maestri Passati, gli scontri docetici, le relazioni con le altre strutture iniziatiche. In modo da comprendere gli elementi caratterizzanti del Nostro Venerabile Ordine, e la sua capacità di rispondere alle esigenze spirituali dell'Uomo del Terzo Millennio.
INDICE:
Introduzione - Cos’è il martinismo - La natura del rapporto iniziatico martinista - Chi ha fondato il martinismo - Il martinismo è ordine cristiano - Martinismo e massoneria - L’archetipo sacerdotale martinista - Le donne iniziatrici - La formula pentagrammatica - Chiesa gnostica e martinismo - L’ermetismo kremmerziano e il martinismo - La questione Eletti Cohen - I colori del martinismo - Eggregore martinista - Conclusioni"
E’ possibile acquistare il libro al seguente indirizzo internet:
http://www.lulu.com/shop/filippo-goti/martinismo-e-via-martinista/paperback/product-22303363.html
sabato 8 agosto 2015
Jung oltre Jung
tratto da L'Opinione del 28 luglio 2015: http://www.opinione.it/cultura/2015/07/28/ricci_cultura-28-07.aspx
di Paolo Ricci
Si intitola “Jung il mistico. Dimensioni esoteriche della vita e degli insegnamenti di Carl G. Jung” il libro di Gary Lachman (Edizioni Mediterranee). Un testo molto interessante che racconta la vita dello studioso narrandola secondo una prospettiva nuova, sconosciuta, fortemente legata agli aspetti esoterici delle riflessioni di Jung.
A differenza di una biografia convenzionale, quella di Lachman affronta in maniera chiara e nei particolari la dimensione meno nota e occulta dell’opera del grande psicanalista, narrando di eventi personali dello studioso che in qualche modo hanno favorito riflessioni profonde, mistiche, esplicitandone i contenuti secondo un’ottica che non può essere fraintesa. La figura di Jung appare anche fragile, conflittuale, ma viene messa in risalto la personalità fortemente creativa che lo fa discostare dalle regole dell’ambiente freudiano e che lo porterà a fondare la sua psicologia analitica, e proprio da qui l’opera dello studioso spazierà poi nei campi inesplorati e spesso negati.
Come scrive Paolo Crimaldi nella prefazione, questa biografia “possiede un valore aggiunto che è quello di far comprendere e portare alla luce la complessità delle idee junghiane - soprattutto di quelle non legate strettamente alla psicoterapia - e il forte conflitto con cui esse furono elaborate (...)”.
Discostandosi in parte da un approccio psicologico, pur sempre tenendone conto, Lachman raccoglie gli aspetti meno noti della vita e delle esperienze di Jung e di come questi fosse interessato a una comprensione psicologica dei processi di trasformazione della personalità che sono alla base, secondo lo studioso, delle pratiche religiose, ermetiche, gnostiche e alchemiche. Jung è sia lo scienziato positivista, sia il cercatore instancabile che si allontana dai dogmi scientifici per addentrarsi nell’alchimia, nell’astrologia. Oltre il corpo e la psiche, ma sempre con lo sguardo verso l’anima dell’essere umano.
di Paolo Ricci
Si intitola “Jung il mistico. Dimensioni esoteriche della vita e degli insegnamenti di Carl G. Jung” il libro di Gary Lachman (Edizioni Mediterranee). Un testo molto interessante che racconta la vita dello studioso narrandola secondo una prospettiva nuova, sconosciuta, fortemente legata agli aspetti esoterici delle riflessioni di Jung.
A differenza di una biografia convenzionale, quella di Lachman affronta in maniera chiara e nei particolari la dimensione meno nota e occulta dell’opera del grande psicanalista, narrando di eventi personali dello studioso che in qualche modo hanno favorito riflessioni profonde, mistiche, esplicitandone i contenuti secondo un’ottica che non può essere fraintesa. La figura di Jung appare anche fragile, conflittuale, ma viene messa in risalto la personalità fortemente creativa che lo fa discostare dalle regole dell’ambiente freudiano e che lo porterà a fondare la sua psicologia analitica, e proprio da qui l’opera dello studioso spazierà poi nei campi inesplorati e spesso negati.
Come scrive Paolo Crimaldi nella prefazione, questa biografia “possiede un valore aggiunto che è quello di far comprendere e portare alla luce la complessità delle idee junghiane - soprattutto di quelle non legate strettamente alla psicoterapia - e il forte conflitto con cui esse furono elaborate (...)”.
Discostandosi in parte da un approccio psicologico, pur sempre tenendone conto, Lachman raccoglie gli aspetti meno noti della vita e delle esperienze di Jung e di come questi fosse interessato a una comprensione psicologica dei processi di trasformazione della personalità che sono alla base, secondo lo studioso, delle pratiche religiose, ermetiche, gnostiche e alchemiche. Jung è sia lo scienziato positivista, sia il cercatore instancabile che si allontana dai dogmi scientifici per addentrarsi nell’alchimia, nell’astrologia. Oltre il corpo e la psiche, ma sempre con lo sguardo verso l’anima dell’essere umano.
giovedì 6 agosto 2015
MOSTRA INFERNO FRESCO NUOVE ILLUSTRATRICI DANTESCHE
Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino 25 settembre - 31 ottobre 2015
L’ALIGHIERI HORROR
Nel 2015 ricorre il 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri. Un avvenimento che andava
per forza celebrato da un progetto come Il cuNeo gotico, promosso dalla Fondazione CRC con la
direzione artistica di Enzo Biffi Gentili, direttore del MIAAO, e dedicato a varie manifestazioni di
revival neogotico, dalle architetture ottocentesche in quello stile ad attuali ricerche visive di
“sottoculture” goth e dark giovanili. E l’Alighieri va oggi, a giudizio di Biffi Gentili, “illustrato”
anche nel contesto di questi nuovi immaginari, sulla scorta di un’opinione originale espressa anni fa
da un celebre lettore della Commedia, Vittorio Sermonti: “I giovani capiscono Dante meglio di tanti
accademici (…) L’Inferno è più splatter di certi fumetti o videogiochi.” (Roberta Scorranese,
Vittorio Sermonti. L’Alighieri? Più splatter di fumetti e videogiochi in “Corriere della Sera”, 30
marzo 2006). Sermonti è stato profeta: quattro anni dopo la sua intervista, nel 2010, esce infatti il
noto videogioco Dante's Inferno, sviluppato da Visceral Games per PlayStation 3, Xbox 360 e per
PlayStation Portable (e oggi il regista Fede Alvarez, già autore nel 2013 di Evil Dead, remake de La
Casa di Sam Raimi, un classico del cinema horror, sta lavorando alla trasposizione cinematografica
del videogame Dante’s Inferno…). Per quanto invece riguarda la pittura e l’illustrazione, questa
lettura truculenta dell’opera dell’Alighieri era stata prefigurata da una serie di opere dantesche grottesche,
quasi tutte inedite, iniziata nel 2004 da un eccentrico maestro come Pablo Echaurren.
TRA BEATRICI E FURIE
Nell’ambito dello sviluppo del progetto Il cuNeo gotico è stato quindi affidato a una giovane curatrice, Lorenza Bessone, il compito dell’ordinamento di una mostra di nuove illustrazioni dell’Inferno sulla base degli approcci spregiudicati sopraricordati.
La curatrice ha accentuato la
curiosità del mandato con la scelta di invitare soprattutto illustratrici -di certo non tutte definibili
come Beatrici- per riferire di una particolare fioritura femminile, soprattutto a Torino, in questo
campo delle arti del disegno. Tra le invitate vanno ricordate le subalpine, quasi tutte note a livello
nazionale, Ilaria Clari, Loredana Fulgori, Cristina Mandelli, Tania Piccolo aka Storm Neverland,
Vanessa Rubino, Elisa Scesa Seitzinger, Elisa Talentino; la loro perturbante “cugina transalpina”
Alice Richard aka Pole Ka, la toscana Eleonora Guastapaglia aka Helbones, la lombarda Patrizia
Beretta, la “deviante” Ire-Ne… Infine Bessone, per simbolica concessione alla politica delle pari
opportunità, ha accolto in mostra accanto agli exempla di Echaurren i lavori virili di tre illustratori:
Carlo Pastore, che affronta tematiche di genere gay serpeggianti in Dante; Giorgio Finamore, che
evidenzia tra le peggiori figure dell’orrore nell’Alighieri le Furie, femminili; infine Marco Corona
aka Marcio Cancrena, partito da Cuneo per un trip fantastico, superando passaggi di livello europei.
LA MISTURA DEGLI STILI
A proposito degli esiti di questa dantesca chiamata alle arti, si anticipa una interessante riflessione
della curatrice Lorenza Bessone, che appartiene alla stessa generazione di molte tra le disegnatrici
invitate, tutte under 40: “nonostante l’approccio oltranzista del brief di progetto, che si riferiva all’
horror-splatter anche per evitare ogni insopportabile visione ‘benigna’ di Dante, molti elaborati
sono sorprendenti pure per la sofisticazione nelle scelte di alcuni personaggi e la dissimmetria delle
varie referenze culturali, tra pop e top”. A esempio la francesina Pole Ka, a partire da Semiramis
lussuriosa compone una suite perturbante, fondata anche su una sua dichiarazione di poetica:
L’Enfer est intime, ed è la ricorrente rappresentazione dell’apparato uterino come luogo di destino
ferale. Oppure Beatrice è ritratta da Helbones all’età del primo incontro con Dante, a 9 anni,
caratterizzata da Big Eyes, evidente citazione di pittura Lowbrow, con però delle stelline di dentro a
cinque punte, e un’iscrizione in provenzale che presuppone frequentazioni di filologia romanza…E
ancora un’altra subalpina, Elisa Scesa, con una sua araldica Aracne provoca il brivido dell’ibrido,
gemmato da accoppiamenti assolutamente non giudiziosi… E così via, con prove tutte, ci si sente
persino di azzardare, di nuova Stilmischung, di quella mescolanza di stili sublimi, medi, e umili che
secondo un altro grande lettore di Dante, Erich Auerbach, caratterizza anche la Commedia dantesca.
UNA MOSTRA IN DUE TAPPE
La mostra Inferno fresco sarà allestita nella Galleria Sottana del MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino dal 25 settembre al 31 ottobre 2015. Una selezione dei migliori lavori presentati in mostra costituirà una sezione del secondo volume della collana Il cuNeo gotico, intitolato Neogotico tricolore, che sarà edito e presentato a novembre 2015 nel corso della manifestazione scrittorincittà a Cuneo presso lo Spazio incontri Cassa di Risparmio 1855.
SCHEDA DI MOSTRA
Inferno fresco. Nuove illustratrici dantesche
direzione artistica Enzo Biffi Gentili / a cura di Lorenza Bessone
Sede: MIAAO Galleria Sottana. via Maria Vittoria 5. 10123 Torino. Italia
Periodo di svolgimento: dal 25 settembre al 31 ottobre 2015
Orari di apertura: sabato ore 15-19.30, domenica ore 11-19
Inaugurazione venerdì 25 settembre 2015 alle ore 12
INGRESSO LIBERO
Info: T 011 561 11 61 M miaao.museo@gmail.com
L’ALIGHIERI HORROR
Pablo Echaurren, Mutilati ignavi (Dante’s Inferno Canto XXVIII), 2004, tarsia di panni e plastiche imbottite eseguita da Marta Pederzoli, 113x66 cm. Courtesy MIAAO. |
Alice Richard aka Pole Ka, Lucifer (Dante’s Inferno Canto XXXIV), 2014, grafite e inchiostri di china su carta, 42x29 cm |
TRA BEATRICI E FURIE
Nell’ambito dello sviluppo del progetto Il cuNeo gotico è stato quindi affidato a una giovane curatrice, Lorenza Bessone, il compito dell’ordinamento di una mostra di nuove illustrazioni dell’Inferno sulla base degli approcci spregiudicati sopraricordati.
Giorgio Finamore, Le feroci Erine (Dante’s Inferno Canto IX), 2015, matita su carta, editing e pittura digitale, 42x29,5 cm |
LA MISTURA DEGLI STILI
Elisa Scesa aka Elisa Ada Seitzinger, Aracne (Dante’s Inferno Canto XVII, Purgatorio Canto XII), 2015, tecnica mista su carta, 42x29,5 cm |
UNA MOSTRA IN DUE TAPPE
La mostra Inferno fresco sarà allestita nella Galleria Sottana del MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino dal 25 settembre al 31 ottobre 2015. Una selezione dei migliori lavori presentati in mostra costituirà una sezione del secondo volume della collana Il cuNeo gotico, intitolato Neogotico tricolore, che sarà edito e presentato a novembre 2015 nel corso della manifestazione scrittorincittà a Cuneo presso lo Spazio incontri Cassa di Risparmio 1855.
SCHEDA DI MOSTRA
Inferno fresco. Nuove illustratrici dantesche
direzione artistica Enzo Biffi Gentili / a cura di Lorenza Bessone
Sede: MIAAO Galleria Sottana. via Maria Vittoria 5. 10123 Torino. Italia
Periodo di svolgimento: dal 25 settembre al 31 ottobre 2015
Orari di apertura: sabato ore 15-19.30, domenica ore 11-19
Inaugurazione venerdì 25 settembre 2015 alle ore 12
INGRESSO LIBERO
Info: T 011 561 11 61 M miaao.museo@gmail.com
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Vittorio Sermonti
mercoledì 5 agosto 2015
Non ci sarà l'apocalisse. Ma i veri anticristo sono dentro la Chiesa
tratto da Il Giornale del 07/07/2015: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/non-ci-sar-l-apocalisse-i-veri-anticristo-sono-chiesa-1149086.html
Non bisogna temere una singola entità malvagia. Ma i tanti cattivi maestri
di Camillo Langone
Siamo, siamo stati e saremo sempre circondati da Anticristi, questo ho scoperto leggendo L'Anticristo di Marco Vannini (Mondadori, pagg. 216, euro 20). Vannini è un filosofo che scrive come Emanuele Severino e quindi con stile apodittico, dritto come un treno e senza mai l'ombra di un dubbio.
Per rendere l'idea: definisce Sigmund Freud un bugiardo e Roman Polanski un pedofilo e si può anche essere d'accordo però aggettivi così pesanti andrebbero un minimo motivati. Fra l'altro Polanski sembra parecchio fuori tema ma Vannini ne sa una più dell'Anticristo e i nessi li trova, magari forzando un poco dati e date: il famoso regista nel 1968 girò a New York un film sul satanismo, Rosemary's baby , ed è originario di Cracovia, città dove nel 1898 nacque il movimento artistico-letterario della Giovane Polonia, che predicava adulterio e pansessualismo. Va be'.
A questo punto non vorrei si credesse che sto parlando di una collezione di malignità: trattasi invece di libro storico e teologico, biblicamente fondato, altrimenti non lo avrei letto fino in fondo, note comprese. Ne è valsa la pena perché di cose se ne imparano. Ecco i tre virgolettati cruciali. Primo virgolettato: «L'Anticristo non è l'Avversario nella battaglia finale del Bene contro il Male, non ha niente a che vedere con le fantasie apocalittiche dei tempi ultimi». Secondo virgolettato: «L'Anticristo - anzi, gli Anticristi, al plurale - compaiono solo nelle Lettere di Giovanni, e sono propriamente coloro che, all'interno della comunità cristiana, non confessano l'incarnazione del Verbo, la divinità del Cristo». Terzo virgolettato, il più problematico per un cattolico qual sono: «Gli Anticristi hanno preso il sopravvento all'interno del cristianesimo, negandolo alla radice. Alcuni teologi, vescovi, papi vogliono così riportarci a quella che Porfirio chiamava àlogos pístis , credenza irrazionale. Sono questi, che, pur presentandosi come cristiani, negano la realtà dell'uomo e di Dio come spirito. Questi, propriamente questi, sono gli Anticristi oggi tra noi».
Che l'Anticristo non coincida con la Bestia dell' Apocalisse , col quale spesso e volentieri è stato confuso, prima di Vannini lo pensavano già san Policarpo di Smirne e Sant'Agostino. Lo immaginavano non come una singola personalità, svettante e sommamente malefica (non il solito Nerone, quindi), bensì come l'insieme degli iniqui, la schiera dei negatori del Cristo, disgraziati senza alcun potere prodigioso e senza alcuna prossimità con la fine del mondo. È probabile che il mondo pulluli di Anticristi ma questo non significa che stiano per squillare le trombe dell'Apocalisse. Bisognerebbe tornare al saggio Agostino che smontò le allucinazioni apocalittiche poi purtroppo rimesse in circolo da Gioacchino da Fiore e da altri visionari eretizzanti o proprio protestanti. Con questa razza Vannini è durissimo, scrive che «il libero esame apre la porta a ogni sciocchezza: il protestantesimo lasciò, e lascia tuttora, via libera a tutte le fantasie escatologiche millenaristiche». Fantasie non innocue visto che produssero un tot di guerre di religione e che una volta ateizzate non smisero di far danni, anzi: magari non produssero ma certo alimentarono, ingrossarono, comunismo e nazismo. Il comunismo fu (ed è ancora oggi, anche quando travestito da sinistra moderna) intrinsecamente dualista, manicheo, incapace di apprezzare le mille sfumature della realtà, e ringrazio il filosofo per avermi mostrato i legami fra Lenin e alcuni eretici particolarmente fanatici del Cinquecento tedesco quali Thomas Müntzer e Giovanni di Leida.
Fin qui tutto bene, ma il terzo virgolettato antipapista? Qui Vannini cerca di scaricare la responsabilità delle sue affermazioni su Sebastian Franck, un mistico del passato remoto usato per giudicare il passato prossimo: «Franck non avrebbe avuto esitazione nel considerare Anticristo il cosiddetto “papa buono”, Giovanni XXIII, che pensò di convocare un concilio per aggiornare l'insegnamento della Chiesa come se il Vangelo avesse bisogno di adeguarsi ai tempi». E il presente: «Frank non avrebbe dubbi sul fatto che anche oggi la Chiesa, anzi, le Chiese, siano abitate più che mai dagli Anticristi, dal momento che prevalgono in esse il dialogo e la conciliazione col mondo, la ricerca dell'accordo col mondo». Sapendo, stavolta direttamente da Cristo, chi è il principe di questo mondo, ognuno tragga le sue conclusioni: io ho pensato a tutti quei cardinali, Kasper, Marx, eccetera, a tutti quei vescovi, Galantino, Mogavero, eccetera, visibilmente bramosi di benedire il peccato, di chiamare bene il male.
Non bisogna temere una singola entità malvagia. Ma i tanti cattivi maestri
di Camillo Langone
Siamo, siamo stati e saremo sempre circondati da Anticristi, questo ho scoperto leggendo L'Anticristo di Marco Vannini (Mondadori, pagg. 216, euro 20). Vannini è un filosofo che scrive come Emanuele Severino e quindi con stile apodittico, dritto come un treno e senza mai l'ombra di un dubbio.
Per rendere l'idea: definisce Sigmund Freud un bugiardo e Roman Polanski un pedofilo e si può anche essere d'accordo però aggettivi così pesanti andrebbero un minimo motivati. Fra l'altro Polanski sembra parecchio fuori tema ma Vannini ne sa una più dell'Anticristo e i nessi li trova, magari forzando un poco dati e date: il famoso regista nel 1968 girò a New York un film sul satanismo, Rosemary's baby , ed è originario di Cracovia, città dove nel 1898 nacque il movimento artistico-letterario della Giovane Polonia, che predicava adulterio e pansessualismo. Va be'.
A questo punto non vorrei si credesse che sto parlando di una collezione di malignità: trattasi invece di libro storico e teologico, biblicamente fondato, altrimenti non lo avrei letto fino in fondo, note comprese. Ne è valsa la pena perché di cose se ne imparano. Ecco i tre virgolettati cruciali. Primo virgolettato: «L'Anticristo non è l'Avversario nella battaglia finale del Bene contro il Male, non ha niente a che vedere con le fantasie apocalittiche dei tempi ultimi». Secondo virgolettato: «L'Anticristo - anzi, gli Anticristi, al plurale - compaiono solo nelle Lettere di Giovanni, e sono propriamente coloro che, all'interno della comunità cristiana, non confessano l'incarnazione del Verbo, la divinità del Cristo». Terzo virgolettato, il più problematico per un cattolico qual sono: «Gli Anticristi hanno preso il sopravvento all'interno del cristianesimo, negandolo alla radice. Alcuni teologi, vescovi, papi vogliono così riportarci a quella che Porfirio chiamava àlogos pístis , credenza irrazionale. Sono questi, che, pur presentandosi come cristiani, negano la realtà dell'uomo e di Dio come spirito. Questi, propriamente questi, sono gli Anticristi oggi tra noi».
Che l'Anticristo non coincida con la Bestia dell' Apocalisse , col quale spesso e volentieri è stato confuso, prima di Vannini lo pensavano già san Policarpo di Smirne e Sant'Agostino. Lo immaginavano non come una singola personalità, svettante e sommamente malefica (non il solito Nerone, quindi), bensì come l'insieme degli iniqui, la schiera dei negatori del Cristo, disgraziati senza alcun potere prodigioso e senza alcuna prossimità con la fine del mondo. È probabile che il mondo pulluli di Anticristi ma questo non significa che stiano per squillare le trombe dell'Apocalisse. Bisognerebbe tornare al saggio Agostino che smontò le allucinazioni apocalittiche poi purtroppo rimesse in circolo da Gioacchino da Fiore e da altri visionari eretizzanti o proprio protestanti. Con questa razza Vannini è durissimo, scrive che «il libero esame apre la porta a ogni sciocchezza: il protestantesimo lasciò, e lascia tuttora, via libera a tutte le fantasie escatologiche millenaristiche». Fantasie non innocue visto che produssero un tot di guerre di religione e che una volta ateizzate non smisero di far danni, anzi: magari non produssero ma certo alimentarono, ingrossarono, comunismo e nazismo. Il comunismo fu (ed è ancora oggi, anche quando travestito da sinistra moderna) intrinsecamente dualista, manicheo, incapace di apprezzare le mille sfumature della realtà, e ringrazio il filosofo per avermi mostrato i legami fra Lenin e alcuni eretici particolarmente fanatici del Cinquecento tedesco quali Thomas Müntzer e Giovanni di Leida.
Fin qui tutto bene, ma il terzo virgolettato antipapista? Qui Vannini cerca di scaricare la responsabilità delle sue affermazioni su Sebastian Franck, un mistico del passato remoto usato per giudicare il passato prossimo: «Franck non avrebbe avuto esitazione nel considerare Anticristo il cosiddetto “papa buono”, Giovanni XXIII, che pensò di convocare un concilio per aggiornare l'insegnamento della Chiesa come se il Vangelo avesse bisogno di adeguarsi ai tempi». E il presente: «Frank non avrebbe dubbi sul fatto che anche oggi la Chiesa, anzi, le Chiese, siano abitate più che mai dagli Anticristi, dal momento che prevalgono in esse il dialogo e la conciliazione col mondo, la ricerca dell'accordo col mondo». Sapendo, stavolta direttamente da Cristo, chi è il principe di questo mondo, ognuno tragga le sue conclusioni: io ho pensato a tutti quei cardinali, Kasper, Marx, eccetera, a tutti quei vescovi, Galantino, Mogavero, eccetera, visibilmente bramosi di benedire il peccato, di chiamare bene il male.
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