tratto da L'Opinione del 09 Gennaio 2010 - Società E Cultura
La Valle del Samoggia nell’VIII e VII sec. a.C. raccontata in una mostra a Rocca dei Bentivoglio (BO)
di Daniela Pozone
Alla figura del cavallo e del cavaliere è dedicata la mostra “Cavalieri etruschi dalle Valli al Po. Tra Reno e Panaro, la valle del Samoggia nell’VIII e VII sec.a.C.”, allestita alla Rocca dei Bentivoglio di Bazzano (BO) che, fino al 5 aprile, racconta il popolamento della Valle del Samoggia nell’VIII e VII sec. a.C. basandosi sui materiali rinvenuti in sepolture indagate per lo più nell’Ottocento, esponendo circa 500 reperti provenienti da corredi tombali di queste aree. Sono ornamenti in bronzo, parures di fibule ed altri oggetti in osso, ambra e pasta vitrea, ceramiche, deposti con valore simbolico e rituale per esprimere il rango di quell’elite che, a partire dalla metà dell’VIII sec. a.C., si differenzia anche nella zona ad ovest di Bologna/Felsina. Molte tombe hanno restituito morsi equini e altri oggetti legati alla bardatura del cavallo, esibiti nell’ambito di un rituale funerario che prevedeva la deposizione di offerte alimentari, oggetti con funzione squisitamente rituale, caratterizzati da forme e decorazioni peculiari. La distribuzione delle necropoli e l’analisi dei corredi tombali consente di ricostruire le fasi della nascita ed affermazione dei gruppi aristocratici nel periodo Villanoviano e di riflettere sulle modalità con cui controllavano questa pianura e le vie di comunicazione. La figura del cavaliere etrusco, ricostruita sulla base dei numerosi reperti che fanno esplicito riferimento al possesso del carro e del cavallo e alla sua esibizione all’interno del corredo funerario, è al centro della mostra, ma altrettanto pregnante è l’analisi della figura del cavallo, animale sempre presente nelle tombe più ricche di età villanoviana, sia per gli oggetti connessi alla sua bardatura o al carro, che aveva la doppia valenza di indicatore sociale di personaggi di alto rango e di simbolo del loro viaggio nell’oltretomba. Come il suo padrone, il cavallo attraversa spesso la storia da autentico protagonista; strumento essenziale in una serie di attività fondamentali, dal trasporto al traino, compagno a caccia e in guerra, partner in manifestazioni ludiche o religiose, da sempre il cavallo è icona di prestigio e potere, un vero status symbol: il suo possesso era un tale segno di distinzione sociale che agli inizi dell’età del Ferro comincia ad affermarsi iconograficamente un’aristocrazia che potremmo definire “equestre”. Nei corredi delle tombe principesche iniziano a comparire ceramiche con immagini di cavalli, morsi in bronzo, finimenti e bardature equine, fibule ed altri oggetti di forma a cavallino, puntali, sonagli e a volte l’intero carro. In alcune necropoli è stata trovata la sepoltura dell’animale stesso.
È l’inizio della identità tra cavalleria e patriziato che porterà alla supremazia dei possessori di carri e cavalli, portatori di una cifra di eccellenza sociale e simbolica. Queste testimonianze, provenienti da scavi ottocenteschi meno scrupolosi e decontestualizzati offrono l’ opportunità di un confronto con i reperti più significativi di Bologna e delle valli del Reno e del Panaro. È possibile perciò analizzare i rapporti tra queste valli e il versante toscano che comprende le aree di Firenze, Prato e Pisa. Insuperabile icona di queste aristocrazie rurali sono le stele protofelsinee e i segnacoli funerari con immagini antropomorfe presenti in mostra. L’esposizione di Bazzano presenta le testimonianze villanoviane provenienti dalla vallata, esposte per la prima volta unitariamente. Si possono ammirare alcuni contesti funerari provenienti dalle valli del Samoggia, del Reno, del Panaro e dell’Arno, riferibili a personaggi di alto rango; di particolare rilievo è la ricostruzione a scala naturale di una ricca tomba di Casalecchio di Reno. La mostra, curata da Rita Burgio e Sara Campagnari è promossa dal Museo Civico Archeologico “Arsenio Crespellani”, Fondazione Rocca dei Bentivoglio e Comune di Bazzano, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. I materiali esposti provengono dal Museo Civico di Bazzano, dal Museo Nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto, dal Museo Civico Archeologico di Bologna, dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, dal Museo Civico di Castelfranco Emilia, dal Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto, dal Museo Civico di Stellata di Bondeno e dalle Soprintendenze per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e Toscana.
Blog dedicato ai misteri, esoterismo, antiche civiltà, leggende, Graal, Atlantide, ufo, magia
mercoledì 4 maggio 2016
sabato 30 aprile 2016
La Bibbia? Del X secolo avanti Cristo
Tratto da Libero del 11 gennaio 2010
Scoperta un'iscrizione che porta a quell'epoca la stesura del Sacro testo
Un'iscrizione che parla del Signore ed è datata X secolo avanti Cristo. Questa l''eccezionale scoperta archeologica che getta nuova luce sulle origini della Bibbia, retrocedendo di molti secoli la stesura delle sacre scritture. Il professor Gershon Galil del Dipartimento di Studi biblici dell'università di Haifa, ha decifrato infatti un'iscrizione che risale al X secolo a.C., dimostrando che si tratta della più antica scritta in ebraico mai trovata. La scoperta, annunciata dal Jerusalem Post, «indicherebbe che almeno alcune delle scritture bibliche furono composte centinaia di anni prima delle date finora accreditate dalla ricerca scientifica, e che il Regno di Israele esisteva già a quell'epoca.
Il X secolo è l'epoca del Regno di Davide. L'iscrizione, vergata in inchiostro su un frammento di terracotta trapezoidale di 15 per 16,5 cm, è stata scoperta negli scavi condotti dal professor Yosef Garfinkel a Khirbet Qeiyafa, vicino alla valle di Elah, in Israele. Il deciframento a opera di Galil dell'antico scritto testimonia che l'iscrizione è effettivamente in ebraico sulla base dell'uso dei verbi specifici della lingua ebraica e di un contenuto specifico della cultura ebraica non adottato da altre culture della regione mediorientale.
Dice l'iscrizione: proteggi il povero e lo schiavo, sostieni lo straniero
«Questo testo - ha spiegato Galil - è una enunciazione sociale che si riferisce a schiavi, vedove ed orfani. L'iscrizione usa verbi che erano caratteristici dell'ebraico, come asa (fece) e avad (lavorò), raramente usati in altre lingue della regione. Alcune parole particolari che appaiono nel testo, come almanah (vedova), sono specifiche dell'ebraico e sono scritte in modo diverso dalle altre lingue della regione».
L'iscrizione decifrata approssimativamente recita in italiano: «Non lo farai ma adorerai il Signore; giudica lo schiavo e la vedova; giudica l'orfano e lo straniero; implora per il neonato, implora per il povero e la vedova; riabilita il povero nelle mani del re; proteggi il povero e lo schiavo sostieni lo straniero».
Una volta confermata la decifrazione, ha sottolineato Galil, diventerà la più antica iscrizione ebraica mai trovata, e attesterà le capacità di scrittura in ebraico già nel X secolo a.C. Un dato che contrasta con la datazione della composizione della Bibbia accreditata dallo stato attuale delle ricerche, che escluderebbe la possibilità che la Bibbia o parti di essa potessero essere state scritte già in quel periodo.
Scoperta un'iscrizione che porta a quell'epoca la stesura del Sacro testo
Un'iscrizione che parla del Signore ed è datata X secolo avanti Cristo. Questa l''eccezionale scoperta archeologica che getta nuova luce sulle origini della Bibbia, retrocedendo di molti secoli la stesura delle sacre scritture. Il professor Gershon Galil del Dipartimento di Studi biblici dell'università di Haifa, ha decifrato infatti un'iscrizione che risale al X secolo a.C., dimostrando che si tratta della più antica scritta in ebraico mai trovata. La scoperta, annunciata dal Jerusalem Post, «indicherebbe che almeno alcune delle scritture bibliche furono composte centinaia di anni prima delle date finora accreditate dalla ricerca scientifica, e che il Regno di Israele esisteva già a quell'epoca.
Il X secolo è l'epoca del Regno di Davide. L'iscrizione, vergata in inchiostro su un frammento di terracotta trapezoidale di 15 per 16,5 cm, è stata scoperta negli scavi condotti dal professor Yosef Garfinkel a Khirbet Qeiyafa, vicino alla valle di Elah, in Israele. Il deciframento a opera di Galil dell'antico scritto testimonia che l'iscrizione è effettivamente in ebraico sulla base dell'uso dei verbi specifici della lingua ebraica e di un contenuto specifico della cultura ebraica non adottato da altre culture della regione mediorientale.
Dice l'iscrizione: proteggi il povero e lo schiavo, sostieni lo straniero
«Questo testo - ha spiegato Galil - è una enunciazione sociale che si riferisce a schiavi, vedove ed orfani. L'iscrizione usa verbi che erano caratteristici dell'ebraico, come asa (fece) e avad (lavorò), raramente usati in altre lingue della regione. Alcune parole particolari che appaiono nel testo, come almanah (vedova), sono specifiche dell'ebraico e sono scritte in modo diverso dalle altre lingue della regione».
L'iscrizione decifrata approssimativamente recita in italiano: «Non lo farai ma adorerai il Signore; giudica lo schiavo e la vedova; giudica l'orfano e lo straniero; implora per il neonato, implora per il povero e la vedova; riabilita il povero nelle mani del re; proteggi il povero e lo schiavo sostieni lo straniero».
Una volta confermata la decifrazione, ha sottolineato Galil, diventerà la più antica iscrizione ebraica mai trovata, e attesterà le capacità di scrittura in ebraico già nel X secolo a.C. Un dato che contrasta con la datazione della composizione della Bibbia accreditata dallo stato attuale delle ricerche, che escluderebbe la possibilità che la Bibbia o parti di essa potessero essere state scritte già in quel periodo.
mercoledì 27 aprile 2016
IL MITO GNOSTICO: ABISSI E VETTE DEL RITORNO AL PLEROMA
Sabato 14 Maggio 2016 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Dialoghi di Esoterismo”, la nostra Associazione ha il piacere di proporvi un’interessantissima serata in compagnia di FILIPPO GOTI che parlerà sul tema:
“IL MITO GNOSTICO: ABISSI E VETTE DEL RITORNO AL PLEROMA”.
Nel corso della conferenza saranno affrontati alcuni dei miti fondamentali che compongono la narrazione gnostica. Una particolare attenzione verrà data alla loro funzione normativa ed alla contiguità con i miti presenti in altre tradizioni sapienziali.
Filippo Goti, fondatore del Convivium Gnostico Martinista, è un profondo studioso ed amante dello gnosticismo e della Tradizione occidentale. Da anni è impegnato nella libera opera di divulgazione.
Siamo certi che questo incontro stimolerà l’interesse di tutti i cultori e gli appassionati di esoterismo. Vi aspettiamo quindi numerosi!
Si rende noto che la partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. e che è OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata sulla pagina Facebook non è considerata una prenotazione valida.
Per i nostri Associati che volessero seguire l’evento a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.
“IL MITO GNOSTICO: ABISSI E VETTE DEL RITORNO AL PLEROMA”.
Nel corso della conferenza saranno affrontati alcuni dei miti fondamentali che compongono la narrazione gnostica. Una particolare attenzione verrà data alla loro funzione normativa ed alla contiguità con i miti presenti in altre tradizioni sapienziali.
Filippo Goti, fondatore del Convivium Gnostico Martinista, è un profondo studioso ed amante dello gnosticismo e della Tradizione occidentale. Da anni è impegnato nella libera opera di divulgazione.
Siamo certi che questo incontro stimolerà l’interesse di tutti i cultori e gli appassionati di esoterismo. Vi aspettiamo quindi numerosi!
Si rende noto che la partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. e che è OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE da effettuarsi chiamando il numero 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata sulla pagina Facebook non è considerata una prenotazione valida.
Per i nostri Associati che volessero seguire l’evento a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.
sabato 23 aprile 2016
"Giordano Bruno, il vulcano di Venezia" e "L'erede dell'alchimista"
di Simone Berni (*)
ANDARE PER MERCATINI / MONTEPULCIANO 1. Primo resoconto di un lunedì a 17°C di temperatura e col sole in faccia a spasso ai limiti della provincia di Siena in cerca di ottime occasioni da prendere al volo. Trovati due libri piuttosto rari: "Giordano Bruno, il vulcano di Venezia" di Yvonne Caroutch (Torino, Edizioni Arista 1989), ho visto che di questa specifica edizione ci sono solo due copie in vendita su Internet al momento; io l'ho preso per €1,00. Poi ho trovato "L'erede dell'alchimista" di Leonardo Ceccarini (Roma, Albatros, 2012) libro presente su Internet in una sola copia , e comunque non a €1,50 come l'ho pagato. Due perle "esoteriche", per così dire.
(*) Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi.
ANDARE PER MERCATINI / MONTEPULCIANO 1. Primo resoconto di un lunedì a 17°C di temperatura e col sole in faccia a spasso ai limiti della provincia di Siena in cerca di ottime occasioni da prendere al volo. Trovati due libri piuttosto rari: "Giordano Bruno, il vulcano di Venezia" di Yvonne Caroutch (Torino, Edizioni Arista 1989), ho visto che di questa specifica edizione ci sono solo due copie in vendita su Internet al momento; io l'ho preso per €1,00. Poi ho trovato "L'erede dell'alchimista" di Leonardo Ceccarini (Roma, Albatros, 2012) libro presente su Internet in una sola copia , e comunque non a €1,50 come l'ho pagato. Due perle "esoteriche", per così dire.
(*) Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi.
mercoledì 20 aprile 2016
Un libro enigmatico
di Simone Berni (*)
Un UFO dal passato!!! Ecco questo libricino - enigmatico, a dir poco - che anzi io giudico inquietante. Il titolo è "Formal Designs from Ten Shakespeare Sonnets", di Marjory Bates Prati (Brooklyn, NY, The Comet Press, Inc., 1940). Si tratta innanzitutto di una micro edizione (500 copie numerate), in formato 10,5 x 15 cm. Un'edizione speciale, specialissima, visto che si tratta di uno studio grafico di alcuni sonetti di Shakespeare. Ogni sonetto determina un codice di linee spezzate altrimenti indecifrabile, e comunque unico (basta guardare la copertina per rendersene conto). È un po' un antenato, se vogliamo, del moderno codice QR, con un pittogramma risultante abbastanza simile. Il libro è del 1940!!! Tra i più strani mai trovati...
(*) Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi.
Un UFO dal passato!!! Ecco questo libricino - enigmatico, a dir poco - che anzi io giudico inquietante. Il titolo è "Formal Designs from Ten Shakespeare Sonnets", di Marjory Bates Prati (Brooklyn, NY, The Comet Press, Inc., 1940). Si tratta innanzitutto di una micro edizione (500 copie numerate), in formato 10,5 x 15 cm. Un'edizione speciale, specialissima, visto che si tratta di uno studio grafico di alcuni sonetti di Shakespeare. Ogni sonetto determina un codice di linee spezzate altrimenti indecifrabile, e comunque unico (basta guardare la copertina per rendersene conto). È un po' un antenato, se vogliamo, del moderno codice QR, con un pittogramma risultante abbastanza simile. Il libro è del 1940!!! Tra i più strani mai trovati...
(*) Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri è ideatore di Bookle.org nuovo super motore di ricerca per libri rari, nuovi e usati. Se c'è un libro che state cercando senza successo e soprattutto se non avete tempo da dedicarci, Bookle.org è il sito che fa per voi.
sabato 16 aprile 2016
"Sono in contatto con gli ufo da 35 anni"
tratto da "Il Giornale" del 11-4-2016
di Francesco Curridori
Ecco il resoconto del convegno tenutosi a Pomezia
Gli alieni ci osservano? È stato questo tema del terzo convegno di Ufologia di Pomezia. “Le persone di altri pianeti – rivela al Tempo Ivan Ceci, ufologo ricercatore indipendente – sono pacifiche. Chi ha avuto contatti testimonia che ci invitino a migliorare dal punto di vista spirituale” perché, spiega, “noi stiamo usando molto male la tecnologia e se non cambiamo faremo una brutta fine”. Dalla sua relazione sembra che la Terra sia una sorta di Terzo Mondo delle Galassie.
Il genovese Pier Fortunato Zanfretta sostiene di essere stato prelevato dagli alieni più di una decina di volte tra la fine degli anni 70 e gli anni 80. Secondo il suo resoconto, in uno di questi incontri Zanfretta avrebbe ricevuto un cubo contenente una sfera con dentro una piramide su cui lui, accedendo tramite una “porta dimensionale”, scaricherebbe “la memoria mentale degli ultimi mesi”. E racconta che continuano a mettersi in contatto con lui, da oltre trentacinque anni. Ultimamente, da uno di questi contatti gli avrebbero rivelato che stanno per tornare sulla Terra. “Penso che accadrà dopo l’estate. E chiedono un posto in fondo al mare dove stabilirsi”, rivela. Gli ufo gli avrebbero, poi, profetizzato il risveglio di cinque vulcani. “L’ultimo dei quali sarà il Vesuvio, che farà una grossa esplosione”, dice anticipando di aver anche avvisato di questo un vulcanologo. Poi Zanfretta ammette: “so che in molti non mi credono e ci rimango molto male. Ma tanto gli alieni hanno assicurato che mi ricompenseranno di questa sofferenza”.
Tra il pubblico siede anche la polacca Ivona Szymanska che racconta così la sua storia: “Negli anni ’70 – dice - ero in una strada di campagna con un bambino figlio di amici di famiglia, arrivò sopra di noi un oggetto volante allungato, simile ad un sigaro. Da quel punto non ricordo più niente, se non che mi sono risvegliata da tutt’altra parte”. Adamo Fucci, di Paolisi, in provincia di Benevento, rivela che da bambino si ritrovò con il letto circondato da esseri molto piccoli. “Poi mi svegliai con una strana cicatrice sul dito. Tanti anni dopo sentii l’esigenza di andarmene, da solo, su una montagna. E vidi sette luci rosse, dello stesso tipo di quelle avvistate anche a Phoenix”. Lui ha scritto un libro e spiega “Di fatto è come se fossi sotto loro dettatura. Infatti avevo cominciato con la mia biografia e ho finito parlando degli alieni. Quello che ho imparato è che dobbiamo solo volerci bene”. Angelo Carannante, avvocato, e l’ingegnere Ennio Piccaluga, entrambi del Centro Ufologico Mediterraneo, spiegano così l’interesse per gli alieni: “Difficile quantificare, ma i nostri eventi sono sempre più partecipati. E riceviamo molte segnalazioni, il 95% delle quali, però, si rivelano spiegabili. D’altronde - fanno notare – oggi è facile confondersi, tra palloni aerostatici, lanterne cinesi e satelliti”. Anche “Marco Columbro ama molto l’ufologia – spiegano - probabilmente ha avuto delle esperienze dirette. Poi ricordiamo che Antonello Venditti rivelò di aver visto, da bambino, un ufo” ma l’evento che li ha più colpiti è quello che riguarda loro: “Andavamo ad un convegno nel beneventano: sopra di noi passò un blocco arancione con due sfere posteriori, completamente silenzioso”.
di Francesco Curridori
Ecco il resoconto del convegno tenutosi a Pomezia
Gli alieni ci osservano? È stato questo tema del terzo convegno di Ufologia di Pomezia. “Le persone di altri pianeti – rivela al Tempo Ivan Ceci, ufologo ricercatore indipendente – sono pacifiche. Chi ha avuto contatti testimonia che ci invitino a migliorare dal punto di vista spirituale” perché, spiega, “noi stiamo usando molto male la tecnologia e se non cambiamo faremo una brutta fine”. Dalla sua relazione sembra che la Terra sia una sorta di Terzo Mondo delle Galassie.
Il genovese Pier Fortunato Zanfretta sostiene di essere stato prelevato dagli alieni più di una decina di volte tra la fine degli anni 70 e gli anni 80. Secondo il suo resoconto, in uno di questi incontri Zanfretta avrebbe ricevuto un cubo contenente una sfera con dentro una piramide su cui lui, accedendo tramite una “porta dimensionale”, scaricherebbe “la memoria mentale degli ultimi mesi”. E racconta che continuano a mettersi in contatto con lui, da oltre trentacinque anni. Ultimamente, da uno di questi contatti gli avrebbero rivelato che stanno per tornare sulla Terra. “Penso che accadrà dopo l’estate. E chiedono un posto in fondo al mare dove stabilirsi”, rivela. Gli ufo gli avrebbero, poi, profetizzato il risveglio di cinque vulcani. “L’ultimo dei quali sarà il Vesuvio, che farà una grossa esplosione”, dice anticipando di aver anche avvisato di questo un vulcanologo. Poi Zanfretta ammette: “so che in molti non mi credono e ci rimango molto male. Ma tanto gli alieni hanno assicurato che mi ricompenseranno di questa sofferenza”.
Tra il pubblico siede anche la polacca Ivona Szymanska che racconta così la sua storia: “Negli anni ’70 – dice - ero in una strada di campagna con un bambino figlio di amici di famiglia, arrivò sopra di noi un oggetto volante allungato, simile ad un sigaro. Da quel punto non ricordo più niente, se non che mi sono risvegliata da tutt’altra parte”. Adamo Fucci, di Paolisi, in provincia di Benevento, rivela che da bambino si ritrovò con il letto circondato da esseri molto piccoli. “Poi mi svegliai con una strana cicatrice sul dito. Tanti anni dopo sentii l’esigenza di andarmene, da solo, su una montagna. E vidi sette luci rosse, dello stesso tipo di quelle avvistate anche a Phoenix”. Lui ha scritto un libro e spiega “Di fatto è come se fossi sotto loro dettatura. Infatti avevo cominciato con la mia biografia e ho finito parlando degli alieni. Quello che ho imparato è che dobbiamo solo volerci bene”. Angelo Carannante, avvocato, e l’ingegnere Ennio Piccaluga, entrambi del Centro Ufologico Mediterraneo, spiegano così l’interesse per gli alieni: “Difficile quantificare, ma i nostri eventi sono sempre più partecipati. E riceviamo molte segnalazioni, il 95% delle quali, però, si rivelano spiegabili. D’altronde - fanno notare – oggi è facile confondersi, tra palloni aerostatici, lanterne cinesi e satelliti”. Anche “Marco Columbro ama molto l’ufologia – spiegano - probabilmente ha avuto delle esperienze dirette. Poi ricordiamo che Antonello Venditti rivelò di aver visto, da bambino, un ufo” ma l’evento che li ha più colpiti è quello che riguarda loro: “Andavamo ad un convegno nel beneventano: sopra di noi passò un blocco arancione con due sfere posteriori, completamente silenzioso”.
mercoledì 13 aprile 2016
La Sibilla Alba Fucens L’Aquila
Alba Fucens antica città degli Equi, si ubica tra il monte Velino e il Lago del Fucino,fu fondata nel 303 a. C. Il nome Alba Fucens deriva da un antichissimo vocabolo alba che significa “altura”, e l’appellativo Fucens indicava la vicinanza del Lago del Fucino. La città ebbe una grande importanza strategica per i Romani che, per rafforzare l’importante posizione, al termine della seconda guerra Sannitica, costruirono la cinta muraria in opera poligonale, della lunghezza di circa km. 3. Essa fu completamente distrutta tra il sec.IX e X, dai Saraceni.Si dice nelle alture vicino a questa antica città si ubicava l’antro della Sibilla dove gli abitanti del luogo si recavano per ascoltare il responso degli dei; essa era la custode di un favoloso tesoro, però… maledetto. Si narra che nelle gelide notti d’inverno quando il vento sferza i ruderi di Alba Fucens, si vede una figura di donna quasi evanescente sulla sommità di un colle protendere le braccia vero il cielo e… la strana apparizione dura il battito di ali di una farfalla. Altri sostengono che, chi a provato a prendere il tesoro della Sibilla e si sia inoltrato nelle viscere della terra, abbia incontrato una donna vestita di bianco che lo ghermisce con le sue mani ossute e fredde e lo guarda con le orbite vuote del suo teschio seguita da una risata quasi demoniaca che risuona nel silenzio della grotta!
(da “Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità dell’Abruzzo” di Ireneo Bellotta/ Emilino Giancristoforo Newton e Compton Editori 1999)
(da “Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità dell’Abruzzo” di Ireneo Bellotta/ Emilino Giancristoforo Newton e Compton Editori 1999)
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