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sabato 13 luglio 2019

“Piccola enciclopedia degli alieni” di Micol Beltramini in libreria

tratto da http://www.cacciatoredilibri.com/piccola-enciclopedia-degli-alieni-di-micol-beltramini-in-libreria/

di Simone Berni

Appare ora in libreria per l’editore 24 ore cultura srl di Milano un libro davvero singolare che può a ragione, pur nella sua stranezza, ascriversi alla ufologia, materia che ben sappiamo essere dall’ambiente estremamente variegato. Si tratta della Piccola enciclopedia degli alieni: storia illustrata di cinquanta extraterrestri quasi veri di Micol Arianna Beltramini con le illustrazioni di Diego Zucchi. Di cosa parla questo libro?. Per esempio di Mothman (ovvero dell’Uomo-Falena): chi conosce le opere dell’ufologo John Keel, sa bene a cosa ci si riferisce, parla del Chupacabras, una misteriosa specie di canide di incerta classificazione zoologica e di tante altre entità biologiche anomale oppure di fenomeni difficili da inquadrare (anche appartenenti alla cosiddetta archeologia misteriosa o spaziale) e comunque inquietanti. L’opera è costituita di 110 pagine in 8° grande, ha copertina rigida e dorso telato. Prezzo: 17,90 €. [E. P.]

sabato 15 giugno 2019

E dalle ceneri risorge la fenice gotica di Gomòria di Carlo Hakim De’ Medici

tratto da: http://www.cacciatoredilibri.com/e-dalle-ceneri-risorge-la-fenice-gotica-di-gomoria-di-carlo-hakim-de-medici/

Un’operazione editoriale benemerita

Eccezionale l’impresa di recupero della Cliquot di Roma che dalle tenebre gotiche del paradiso perduto dei capolavori dimenticati trae il gioiello Gomòria di Carlo Hakim De’ Medici. La prima (ed unica fino ad ora) edizione ormai è prossima a compiere il secolo di vita, anno 1921 per Facchi di Milano, rarissima ai limiti dell’introvabile e posseduta da una decina appena di biblioteche. L’opera originale faceva parte della collana I racconti magici, di cui fu il primo ed unico titolo effettivamente dato alle stampe. Ci fu anche un’edizione di lusso tirata in appena 11 esemplari, probabilmente numerati.

L’operazione di crowdfunding della casa editrice romana non ha reperito i fondi sufficienti al progetto, ma lo stesso è stato comunque portato a compimento, come da intenti. Già nel 2016 e 2017 l’editore si era segnalato per aver ri-dato alle stampe due capolavori come Alla conquista della Luna di Emilio Salgari e Gli esploratori dell’infinito di Yambo. Per  le operazioni di presa diretta del volume e di scansione del testo, l’editore romano si è avvalso della collezione di fantastico italiano di uno dei più grandi collezionisti del genere, anch’egli romano. Dell’opera Cliquot ha stampato 1200 esemplari non numerati e 150 in edizione Deluxe.

Chi fosse Carlo Hakim De’ Medici è materia per pochi. Di lui si ricordano altri romanzi e racconti ascrivibili oggi al genere fantastico, tra cui Nirvana d’amore (Trieste, Bottega d’Arte, 1925) e I topi del cimitero (Trieste, Bottega d’Arte, 1924); quest’ultima è una straordinaria raccolta di racconti.

L’autore fu probabilmente friulano. Si ricordano infatti scritti come Leggende friulane (Trieste, Bottega d’Arte, 1924; stampata ad Udine). Secondo la ricostruzione biografica di Guido Andrea Pautasso nella postfazione al volume, dal titolo Il mistero iniziatico di Gomòria, si evince che Carlo Hakin De’ Medici sarebbe nato a Parigi nel 1887, interessandosi precocemente all’esoterismo iniziatico e sviluppando poi una letteratura erotica-esoterica, sia pur marginale, che comunque seguì il gusto raffinato dei tempi.

Fu fonte di ispirazione per Svevo?

Si ritiene che una copia del romanzo Gomòria possa essere appartenuta a Italo Svevo e comunque il libro andò in mano agli intellettuali dell’epoca, che la esibivano come una “squisitezza” esotica. Scrive Pautasso:

“[…] il lettore di Gomòria potrebbe individuare un parallelo tra il malessere psicologico che affligge Gaetano Trevi, bohèmien dedito all’etere, descritto come un megalomane inetto e incallito fumatore, e le ossessioni, le manie, la gestualità e i caratteri già presenti nei personaggi dei famosi romanzi dello scrittore triestino, Una vita e La coscienza di Zeno [uscito nel 1923], facendo emergere affinità che non sembrano essere dovute al caso.”

Il romanzo esoterico è per sua definizione un espediente dei maestri per poter tramandare segreti alchemici e iniziatici senza manifestarsi apertamente. Una elaborata matrioska a più piani di lettura e comprensione. Il lettore digiuno e il neofita in genere vedono solo un romanzo, più o meno accattivante, più o meno rispondente ai canoni del gusto in voga all’epoca. Ma l’adepto può cogliervi segni e segreti che a sua volta potrà tramandare.

La sua mente allora si sperdette in visioni aurate, le pupille del suo cervello si abbagliarono e i suoi avidi pensieri si arrestarono sopraffatti da una emozione nuova.


sabato 1 giugno 2019

“Cangrande, Dante e il ruolo delle stelle” di Maurizio Brunelli

tratto da http://www.cacciatoredilibri.com/cangrande-dante-e-il-ruolo-delle-stelle-di-maurizio-brunelli/

Esce Cangrande, Dante e il ruolo delle stelle, di Maurizio Brunelli (Verona, Gingko Edizioni, 2019).

Sullo stesso argomento, l’autore era già noto per Cangrande 1. della Scala : il sogno di un principe cortese (Foggia, Bastogi Editrice Italiana, 2013).

Dalla scheda editoriale:

“Nessuna persona colta al tempo di Dante dubitava dell’influenza degli “astri” sull’uomo e sulla materia in genere e per questo l’Astrologia era una scienza che veniva insegnata nelle Università. Avrebbe allora potuto un vaticinio astrologico influenzare una famiglia come i Della Scala di Verona, già potente localmente ed emergente nella Lombardia d’allora, a tal punto da pianificare per il figlio più giovane e promettente un progetto ambizioso di espansione territoriale? Un’espansione che avrebbe potuto in seguito assumere le proporzioni di un Regno?

O forse la profezia forniva ad Alberto della Scala, il padre di Cangrande, la conferma delle stelle di un’idea che già egli cullava e che avrebbe potuto realizzarsi solo se dalle stelle ne avesse avuto la consacrazione? Se cioè quel piano avesse avuto un uomo capace di realizzarlo?

Si spiegherebbe così l’insolita determinazione di Cangrande (“in non curar d’argento né d’affanni”) nel realizzare il suo grande progetto.

E potrebbe Dante Alighieri aver conosciuto il vaticinio ed il progetto in occasione del suo “primo rifugio e primo ostello”, ossia della sua prima venuta a Verona? E qualche anno più tardi, una volta constatato che questo progetto non era stato frutto solo di brama di potere ma aveva una natura etica, potrebbe averlo spinto a scegliere di nuovo Verona per seguire da vicino i passi di colui che come Enrico VII pareva essere “l’uomo della Provvidenza”?

L’autore prova a dimostrare tutto ciò. Propone, soprattutto, l’esistenza di questo vaticinio e la reale possibilità che esistesse un oroscopo oggi perduto. Avanza infine la suggestiva ipotesi che Cangrande si sentisse per questo davvero un predestinato dalle stelle e che proprio questa consapevolezza gli avrebbe dato l’energia necessaria al raggiungimento del suo fine.”

sabato 8 dicembre 2018

Riflettori su: “Vampiro Futurista” di Guido Andrea Pautasso

tratto da http://www.cacciatoredilibri.com/riflettori-su-vampiro-futurista-di-guido-andrea-pautasso/

Pautasso, futurista “di frontiera”

Lo scrittore Guido Andrea Pautasso nel suo studio

Guido Andrea Pautasso (Milano, 1969), artista e saggista. Curatore di collane editoriali, mostre a carattere storico, collaboratore per case editrici, periodici ed emittenti radio-televisive.

Tra le sue opere più note si ricordano: Mangiare con arte per agire con arte: epopea della cucina futurista (Cremona, Edizioni Galleria Daniela Rallo, 2010); Piero Manzoni: divorare l’arte (Milano, Electa, 2015); Moda futurista: eleganza e seduzione (curatore) (Milano, Abscondita, 2016).

Pochi giorni fa esce la sua ultima fatica: Vampiro futurista: i futuristi e l’esoterismo (Albissola Marina, Vanillaedizioni, 2018), con presentazione di Luca Bochicchio, prefazione di Sara Tongiani e blurb di Andrea Kerbaker in quarta di copertina.

Facciamo due chiacchiere con l’autore

Pautasso, lei si era già occupato di “vampiri” – per così dire – quando nel 1998 (in occasione del centenario del Dracula di Bram Stoker) – aveva pubblicato un contributo dal titolo Il Vampiro nella letteratura italiana in un saggio per le Edizioni Nord. All’epoca però non sembrava aver già maturato le riflessioni fra Futurismo ed Esoterismo che invece adesso spiega compiutamente in Vampiro Futurista. Ce ne può parlare?

“In verità ho scritto del Vampiro già nel 1993, esattamente venticinque anni fa. Dopo aver letto il saggio di Giuseppe Tardiola sull’argomento, Il vampiro nella letteratura italiana (stampato da De Rubeis Editore, Anzio 1991), mi sono impegnato in una recensione al libro, intitolata Appunti per una ricerca sul tema del “vampiro” nella letteratura italiana, pubblicato sulla rivista “Lingua e Letteratura” (Istituto Universitario di Lingue Moderne, Anno XI, n.21, Milano autunno 1993), in cui notai come Tardiola accennava alla relazione esistente tra Vampiro e Futurismo senza però approfondire la ricerca. A quella recensione (che in parte ha contribuito alla stesura successiva dell’incipit del Vampiro Futurista) fece seguito, cinque anni dopo, un articolo apparso su “Il Secolo d’Italia”, intitolato L’anima nera di Marinetti, in cui sollecitavo gli studiosi di Futurismo a occuparsi della presenza del fenomeno del vampiro nella letteratura futurista; poi lo stesso anno collaborai alla realizzazione della mostra-evento Vampiri, e sul catalogo pubblicai il saggio Il Vampiro e la letteratura italiana corredato da alcune immagini assai rappresentative dei libri in cui appariva il Principe delle Tenebre. Da allora non ho mai smesso di indagare sul vampirismo e la sua relazione con le avanguardie artistiche e letterarie, e questa ricerca mi ha consentito di portare alla luce un aspetto spesso e volentieri considerato una curiosità culturale e intellettuale marginale, ovvero l’esoterismo dei futuristi: elemento in verità quasi fondamentale per taluni artisti e scrittori futuristi.”

Come cacciatore di libri non posso però sorvolare sulla messe di preziosissimi dati che lei fornisce in quest’ultima opera. Oltre tutto la scelta editoriale di pubblicare a colori le copertine dei libri di cui parla mi sembra un invito abbastanza esplicito al collezionista e al cacciatore di libri. Forse presto la riterranno responsabile – come già il sottoscritto – di aver fatto lievitare la valutazione dei libri sull’argomento. Ci aveva pensato?

“Questo è un libro fatto da libri, in particolare basato sulla lettura di libri e non solo sul loro possesso, e non è un catalogo di una libreria antiquaria. Spero soprattutto che Vampiro Futurista stimoli i lettori a ricercare e ampliare gli argomenti stessi che mi sono trovato ad affrontare. Il libro futurista ha un suo mercato: direi che io posso involontariamente averne allargato l’orizzonte, mea culpa.”

Ogni opera, ogni studio accurato di un argomento, secondo me, alla fine, si può dire che nasca da un altro libro. Quale può essere considerato nel suo caso il libro la cui lettura (o la cui esistenza) ha ispirato questo saggio?

“Ricordo la lettura di alcuni libri che non sono futuristi: Il Vampiro. Commedia in cinque atti del Barone Gio. Carlo Cosenza del 1825; Il vampiro. Ballo fantastico del coreografo Giuseppe Rota da rappresentarsi al R. Teatro alla Scala nella stagione 1860-1861 e poi il ritrovamento della prima edizione in italiano di Dracula. L’uomo della notte. Per quanto riguarda l’avanguardia Futurista, devo confessare che il volume di Vladimiro Miletti dal titolo Novelle con le giarrettiere è stato per me una specie di folgorazione, anche per la sua pruriginosa copertina a colori. Poi ricordo come veri coup de foudre le poesie di Giuseppe Fabbri raccolte in Sarabanda: Lupanare azzurro (Milano, Edizioni Upid, 1927), dove compare l’immagine inquietante del Vampiro Ermafrodita, e il rinvenimento di alcuni fascicoli di “Senza veli”, rivista del 1921, in cui viene segnalata la nomina di Filippo Tommaso Marinetti a presidente del Circolo Occultista milanese: altra rivelazione straordinaria.”

Come giustamente fa rilevare Andrea Kerbaker nel suo blurb, alcuni titoli citati nel libro, come Risate e rasoiate contro le barbe visibili e invisibili (Roma, Le Smorfie, 1933) del poeta Fernando Cervelli, o L’anima in camicia da notte (Napoli, A. Morano, 1927) di Diego Calcagno, parrebbero creati di sana pianta dall’autore in vena di scherzi. Un po’ come i titoli inventati da Paolo Albani e Paolo della Bella in Mirabiblia (Zanichelli, 2003). Ma di fatto esistono in “carne ed ossa”. Non crede che anche solo l’aver creato simili suggestioni possano fare presto di Vampiro Futurista un vero e proprio libro cult?

“Sì, come scrive Kerbaker, Vampiro Futurista è tutto un morso, e spero che voluttà, sensualità, sessualità perversa e vampirismo non diventino solo argomenti scabrosi da giudicare come velleità intellettuali superficiali ma possano allargare l’orizzonte di chi studia il Futurismo senza pregiudizi e preclusioni. Credo che debbano essere i lettori a giudicare Vampiro Futurista un libro cult: aspettiamo le loro considerazioni…”

Per concludere, non posso fare a meno di chiedere qualcosa sulle potenzialità bibliofile di Vampiro futurista. Ritiene che una tiratura limitata di venti o trenta copie in carta speciale – in aggiunta alla tiratura ordinaria – potrebbe dare alla sua opera quel tocco bibliofilo in più, che in effetti merita?

“Spero di poter realizzare presto una mostra dedicata al Vampiro Futurista e magari per l’occasione potrebbe nascere una tiratura speciale del volume. Per ora il grande sforzo di Vanillaedizioni ha consentito di far conoscere ai lettori la mia ricerca, che è durata più di venti anni, e che mi ha portato a incappare, con cognizione di causa, in quelle che Gianfranco de Turris chiama oggi discipline di frontiera.”

domenica 25 novembre 2018

“Storia dell’Inferno” di Herbert Vorgrimler al mercatino

tratto da: http://www.cacciatoredilibri.com/storia-dellinferno-di-herbert-vorgrimler-al-mercatino/

ROMA MERCATINO DI MONTEVERDE Via Quattro Venti Venerdì 6 Luglio 2018 è stato avvistato un libro di sicuro interesse e curiosità, edito da Piemme in prima edizione italiana nel 1995. (La prima edizione tedesca è del 1993). Trattasi di Storia dell’inferno, di Herbert Vorgrimler (Casale Monferrato, Piemme, 1995). Sottotitolo: Il sorgere e il fiorire dell’idea dell’aldilà dall’antica Babilonia ai nostri giorni. Dalla prima di copertina: “Una grande ricostruzione storica, letteraria, artistica e teologica del più spaventoso incubo dell’umanità”. Dalla quarta di copertina: “La Mesopotamia e l’Egitto, i Greci e i Romani, l’Antico e il Nuovo Testamento. La storia della teologia cristiana e il pensiero moderno: un viaggio culturale di millenni nel mondo delle tenebre e del male assoluto”. Il volume, di ben 525 pagine e con numerose illustrazioni anche a colori fuori testo, è prezzato, come nuovo, 10 €. (E. P.)


mercoledì 24 gennaio 2018

Mondi in collisione di Immanuel Velikovsky

Ecco un assoluto mito vivente: Mondi in collisione, di Immanuel Velikovsky (Garzanti, 1955), da notare lo stato di conservazione notevole della sovraccoperta, e la presenza della fascetta editoriale. Un libro, quello di Velikovsky, che fece tremare il mondo dell'astronomia negli anni '50 e che ad ogni decennio, e tutt'oggi, viene rispolverato e contrapposto alle teorie ufficiali.






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domenica 30 luglio 2017

LOS PLATOS VOLADORES Y SUS TRIPULANTES

Per i miei lettori appassionati di UFO, dischi volanti, OVNIS, platos voladores, etc. etc: LOS PLATOS VOLADORES Y SUS TRIPULANTES, di Eduardo A. Tucci e Alberto Giordano (Buenos Aires, GLEM, 1969). Un bel libro argentino.



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sabato 29 ottobre 2016

EL SECRETO DE LOS PLATILLOS VOLANTES

Appena arrivato in Libreria. EL SECRETO DE LOS PLATILLOS VOLANTES, di Juan Antonio De Laiglesia (Madrid, Editorial "Saturnino Calleja", 1952). Uno dei libri spagnoli più rari sui dischi volanti. Si tratta in realtà di un romanzo, ma va a "cavalcare" quel sentimento popolare e quella verve che già aveva attraversato gli Stati Uniti (apprestandosi a coinvolgere l'Europa e il mondo intero) e costituendo un fenomeno che, a distanza di 64 anni, è ben lungi dall'essere spiegato. Sul libro in questione vedere pp. 43-44 del mio "Dischi volanti e mondi perduti" (Macerata, Biblohaus, 2008), sempre che ne troviate ancora una copia...




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sabato 6 agosto 2016

Libro pioneristico sugli UFO

GUARDATE QUA! Questa copertina è pressoché sconosciuta su l'internet o altrove. Si tratta di uno dei libri pionieristici dell'misterioso autore spagnolo Fernando Sesma sull'argomento UFO / dischi volanti. Il libretto è del 1967.

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mercoledì 8 giugno 2016

Dossier Majorana di Leandro Castellani

di Simone Berni (*)

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PORTA PORTESE Domenica 22 Maggio 2016 sull’ultima bancarella di Via Bargoni in angolo con Via Parboni, avvistato Dossier Majorana di Leandro Castellani edito nel 1974 da Fratelli Fabbri Editore, in vendita a 4€.





(*) Simone Berni, bibliofilo e cacciatore di libri.

mercoledì 25 maggio 2016

"La Sindone contestata difesa spiegata"

di Simone Berni (*)

ANDARE PER MERCATINI / MONTEPULCIANO 2. Secondo resoconto di un lunedì a 17°C di temperatura e col sole in faccia a spasso ai limiti della provincia di Siena in cerca di ottime occasioni da prendere al volo. Trovato un libro di cui attualmente neanche una copia risulta disponibile su Internet: "La Sindone contestata difesa spiegata" di Giulio Ricci (Roma, Collana Emmaus, 1992), si tratta con ogni probabilità di un libro stampato in proprio. Infatti, risulta essere stampato a Casavatore (Napoli) dalla tipografia Greco. Un libro pressoché introvabile per gli appassionati e studiosi del caso della Sindone.





sabato 23 aprile 2016

"Giordano Bruno, il vulcano di Venezia" e "L'erede dell'alchimista"

di Simone Berni (*)

ANDARE PER MERCATINI / MONTEPULCIANO 1. Primo resoconto di un lunedì a 17°C di temperatura e col sole in faccia a spasso ai limiti della provincia di Siena in cerca di ottime occasioni da prendere al volo. Trovati due libri piuttosto rari: "Giordano Bruno, il vulcano di Venezia" di Yvonne Caroutch (Torino, Edizioni Arista 1989), ho visto che di questa specifica edizione ci sono solo due copie in vendita su Internet al momento; io l'ho preso per €1,00. Poi ho trovato "L'erede dell'alchimista" di Leonardo Ceccarini (Roma, Albatros, 2012) libro presente su Internet in una sola copia , e comunque non a €1,50 come l'ho pagato. Due perle "esoteriche", per così dire.





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mercoledì 20 aprile 2016

Un libro enigmatico

di Simone Berni (*)

Un UFO dal passato!!! Ecco questo libricino - enigmatico, a dir poco - che anzi io giudico inquietante. Il titolo è "Formal Designs from Ten Shakespeare Sonnets", di Marjory Bates Prati (Brooklyn, NY, The Comet Press, Inc., 1940). Si tratta innanzitutto di una micro edizione (500 copie numerate), in formato 10,5 x 15 cm. Un'edizione speciale, specialissima, visto che si tratta di uno studio grafico di alcuni sonetti di Shakespeare. Ogni sonetto determina un codice di linee spezzate altrimenti indecifrabile, e comunque unico (basta guardare la copertina per rendersene conto). È un po' un antenato, se vogliamo, del moderno codice QR, con un pittogramma risultante abbastanza simile. Il libro è del 1940!!! Tra i più strani mai trovati...


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sabato 27 febbraio 2016

Le campane del pianeta morto

di Simone Berni (*)

ANDAR PER MERCATINI / FIRENZE 2 In una giornata veramente stupenda, puntata alle Cascine all'appuntamento mensile con il mercatino dell'antiquariato.
Trovata una rara copia di un romanzo di protofantascienza, "Le campane del pianeta morto", di V. E. Bravetta (Torino, Libreria Cosmopolita, 1930), copertina e illustrazioni di GEC. Bellissimo esemplare freschissimo. 8€.



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venerdì 29 gennaio 2016

Beatles e Satanismo, un paio di libri rari

di Simone Berni

Bookle.org, stasera ci ha veramente sorpresi. Ecco due libri cult di Gino Armuzzi: Centomila atomiche su Liverpool (Frassinelli, 1997) e Sognavo di essere Bukowski (Sperling & Kupfer, 1994). Se siete dei complottisti nati, se amate Beatles e Satanismo, se siete succubi dei vostri eroi, se prendete abitualmente il thè con Charles Manson o provate la biancheria intima di Roman Polanski....ecco le vostre letture. Cercateli anche voi su Bookle.org: ce ne sono ancora delle copie disponibili!


sabato 23 gennaio 2016

Dischi volanti

di Simone Berni(*)

Oggi vi presento uno dei primi libri pubblicati in lingua portoghese sugli UFO (il mondo li chiamava ancora Flying saucers, a quei tempi). Si tratta di: "O Mistério dos Discos voadores", di Donald E. Keyhoe (Porto, Editorial O Primerio de Janeiro, 1955). La copertina è praticamente la stessa di quella dell'edizione originale americana. Un salto indietro nel tempo di 60 anni...
























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Che State aspettando? Andate su Bookle.org e fate la vostra prima ricerca.

lunedì 13 luglio 2015

Intervista a Simone Berni, traduttore di Ritorno al Mondo Perduto di Edward D. Malone (Macerata, Edizioni Simple, 2007)

Scambiamo due parole con Simone Berni, scrittore già noto per alcuni saggi di bibliofilia proibita (A Caccia di Libri Proibiti, 2005, e Libri Scomparsi nel nulla, 2007) e per articoli scientifici di entomologia apparsi su periodici inglesi. Berni ha effettuato la traduzione in italiano e la redazione delle note al testo del romanzo Return to the Land of Maple White di Edward D. Malone dell'originale inedito risalente al 1914. Il libro ha fatto la sua comparsa inizialmente (maggio 2007) con un'edizione pilota dal titolo Ritorno alla Terra di Maple White, in seno al Maple White Project. Successivamente (settembre 2007) è subentrato l'editore maceratese Simple che ne ha acquisito i diritti e che ha ripubblicato il libro nella sua veste definitiva con il titolo Ritorno al Mondo Perduto. Poniamo a Berni gli interrogativi d'obbligo, data l'originalità del progetto e soprattutto l'alone di mistero e di diffidenza che si riscontra attorno a questo libro, soprattutto sfogliando gli interventi sulla stampa specializzata.

D. Che cosa è dunque questo Ritorno al Mondo Perduto?

R. È niente di meno e niente di più il seguito letterario de Il Mondo Perduto (The Lost World), opera che Arthur Conan Doyle scrisse nel 1912. Narra del ritorno sull'altopiano perduto (detto di Maple White) in Sudamerica. Gli eroi della situazione sono lo stesso Edward D. Malone, Lord John Roxton, un entomologo dal passato misterioso e un fidato gruppo di portatori.

D. Ma secondo la critica corrente, non risulta che Conan Doyle lo abbia mai scritto. Come si spiega la comparsa di questo manoscritto e perché non è Conan Doyle a firmarlo?

R. Il libro fu probabilmente scritto da Edward D. Malone, non da Arthur Conan Doyle. Solo che il manoscritto è rimasto bloccato fino al 2004, quando effettivamente è stato letto e riconosciuto come tale.

D. Non capisco. A tutti gli effetti, Edward D. Malone è solo un personaggio letterario, coniato dallo stesso Doyle come voce narrante de Il Mondo Perduto. Tu ne parli come se lui fosse esistito veramente.

R. Sì, effettivamente questa è l'idea che mi sono fatto. Rebecca Simpson, che gestisce il progetto, ne è assolutamente convinta. Del resto quando nel 2004 lei mi sottopose il manoscritto, tutto sembrò collimare. Edward D. Malone è veramente esistito, anche se forse nella realtà si chiamava con un altro nome. Era un giornalista, esattamente come riportato da Doyle.

D. Tu quindi sei al corrente della cosa da tre anni. È mai possibile che in questo lasso di tempo non siano state compiute delle ricerche più approfondite? E poi come sei stato coinvolto nel progetto?

R. Allora, alla fine dell'estate 2004, la Simpson mi inviò una mail. Non svelò subito le sue intenzioni, mi ha detto in seguito che a quel tempo stava studiandomi, cercando di valutare il mio coinvolgimento. Mi disse che il mio nome le era stato suggerito dai responsabili del Phasmid Study Group.

D. Il Phasmid Study Group?

R. Sì, un'associazione inglese di entomologi con la quale avevo collaborato. Uno dei miei interessi, infatti, è relativo alla diffusione dei fasmidi (gli insetti stecco) nell'area mediterranea e alcuni miei articoli erano stati da loro pubblicati su Phasmid Studies. Simpson si era rivolta a loro con un identikit ben preciso in testa. Cercava uno studioso di entomologia, esperto di fasmidi e mantidi, che fosse di madrelingua italiana, che parlasse inglese e che scrivesse romanzi. Non so con chi di loro abbia parlato esattamente ma in breve è arrivata a me.

D. Come ti ha presentato il progetto?

R. In maniera molto diretta. Mi disse che voleva affidarmi la traduzione di un romanzo inedito, di carattere avventuroso e il cui contenuto, essendo infarcito di riferimenti naturalistici soprattutto relativi agli insetti, richiedeva una serie di note al testo che avrei dovuto redigere. Accettai. Solo in seguito ho appreso i particolari del progetto. Io, naturalmente, avevo letto da piccolo The Lost World, che mi ha da sempre affascinato, per cui non è stato difficile calarmi nel ruolo di traduttore del seguito di quell'opera. Inoltre, devo ammettere che come esperto di bibliofilia proibita, occupandomi di testi rari, scomparsi, censurati e in genere di "casi letterari", il compito mi era ancora più gradito perché potevo occuparmi in prima persona di un caso interessante e "dal di dentro".

D. Non hai mai pensato che il progetto della Simpson potesse essere in qualche modo essere stato forzato se non addirittura costituire una vera e propria montatura?

R. Sì, è evidente che il pensiero mi ha sfiorato. Anzi, in un primo momento ho preso seriamente in considerazione l'eventualità. Ma quando ho visto il manoscritto coi miei occhi ho dovuto ricredermi. Quei fogli non potevano essere scritti nel 2004. Si trattava di un romanzo scritto di getto, ma con infinite correzioni e cancellature. Fogli sparsi, con una grafia di altri tempi.

D. Quindi tu hai avuto tra le mani il manoscritto originale. E per quanto tempo?

R. No, io non ho mai avuto con me (intendo nella mia casa) l'originale. Ho lavorato alla traduzione collegandomi alla web page del progetto e caricando sul sito un pezzettino per volta della mia versione in italiano.

D. Non avevi una visione d?insieme del libro?

R. No, assolutamente. La web page era strutturata ad albero ma permetteva l'accesso ad un capitoletto per volta. Io facevo la traduzione on line e alla fine del collegamento i contenuti passavano via FTP al sito e a me non rimaneva traccia. A quel punto, se la traduzione del singolo capitoletto era stata correttamente completata, il programma della Simpson caricava automaticamente il successivo. Altrimenti il segnalibro teneva il punto da dove dovevo continuare. La cosa importante era che non avevo accesso ai contenuti già esaminati. Gli strumenti del copia/incolla risultavano disattivati e quindi copie del testo non era possibile farne, neanche parziali.

D. Perché tutta questa segretezza, non la trovi un pò assurda?

R. Sì, me lo sono chiesto parecchie volte, ma immagino che si volesse tutelare al massimo un progetto che all'epoca non era facile da valutare. Io, comunque, non mi sentivo penalizzato in alcun modo dai rigori ai quali venivo sottoposto. Diciamo che li ho considerati parte integrante di un progetto interessante, assolutamente originale e sicuramente bizzarro.

D. Quindi, Malone quando avrebbe scritto il libro?

R. Pare nel 1914. Due anni dopo l'uscita di The Lost World. Purtroppo molti dati sono ancora incerti. Credo che la Simpson stia per affidare il "caso" a un paio di importanti storici letterari ma oramai sarà arduo risalire a una versione incontrovertibile visto che il manoscritto originale è sparito. Questo piccolo grande mistero sono certo alimenterà voci incontrollate e gli immancabili detrattori avranno vita facile nello screditare la scoperta. Malauguratamente il banale furto di una automobile (con all'interno la valigetta contenente il manoscritto) ha determinato la perdita di una delle uniche due prove esistenti. L'altra, che secondo me è altrettanto importante, è il romanzo stesso. Leggetelo e capirete che la sua autenticità non può essere messa in dubbio.

D. Che ne pensi, in generale, della trama di Ritorno al Mondo Perduto?

R. Mi pare un romanzo nello stile classico di Doyle, e con un finale decisamente allusivo.

D. Allusivo a che cosa?

R. A un ulteriore seguito, mi pare evidente. Basti pensare alla vicenda che si svolge in Cornovaglia e che vede coinvolto il dottor Stapleton e la scomparsa del bambino. Tutto rimane in sospeso, con Malone che arriva in treno per portare il suo aiuto alla vicenda. Il romanzo si chiude con il mistero appena enunciato, e ben lungi dall'esssere risolto. Il lettore rimane col fiato sospeso chiudendo il libro. Il seguito non è annunciato, ma lo si può a ben veduta intuire.

D. Perché il libro non risulta disponibile normalmente nelle librerie?

R. Questo è successo nei mesi da maggio a settembre di quest'anno. All'inizio è stata una scelta editoriale del Maple White Project. Credo che abbiano voluto prima saggiare il potenziale interesse per questo titolo e poi procedere a una diffusione editoriale convenzionale. Cosa poi realmente accaduta con l'intervento della Simple. A giorni (un settimana al massimo) il libro sarà disponibile nelle maggiori librerie italiane. In alternativa si può acquistare direttamente sul sito dell'editore www.edizionisimple.it o su www.ibs.it. Una speciale edizione deluxe rilegata con sovraccoperta (per collezionisti) si può acquistare su www.amazon.com, e si tratta della prima versione nota, dal titolo Ritorno alla Terra di Maple White, ma virtualmente identica.

venerdì 14 settembre 2012

IGNATIUS DONNELLY, LETTERATURA E UTOPIA NEL NUOVO WEST

Friday, March 21, 2003
IGNATIUS DONNELLY, LETTERATURA E UTOPIA NEL NUOVO WEST© Copyright 2003-2013 by the author

Lo sguardo scrutatore del bibliofilo nella produzione narrativa di un autore sottovalutato dalla critica

di Simone Berni

SOMMARIO
The Golden Bottle, un romanzo sconosciuto che nel 1892 ha previsto l'ONU – Il mistero della scomparsa delle Azzorre

THE GOLDEN BOTTLE, UN ROMANZO SCONOSCIUTO CHE NEL 1892 HA PREVISTO L'ONU
ENGLISH ABSTRACT
A farm-boy dreams he is given a liquid that enables him to make gold. He uses his wealth to support a secret organization (Populist-Christian-co- op) and to finance low interest loans. His policies save America, and America saves the masses of the world.

È curioso come alcuni autori, magari popolarissimi nei loro paesi, dove il loro nome ha un “valore editoriale” che si protrae negli anni, a volte ben oltre la loro morte, siano viceversa del tutto ignorati all'estero, talvolta poco conosciuti anche dagli addetti ai lavori.
Ce n'è uno in particolare la cui conoscenza diventa basilare per chi si occupa di Atlantide e di civiltà scomparse, perché a detta di molti è a tutt'oggi l'autore più importante e rivoluzionario nell'ambito di questa materia dopo Platone. Ebbene, di questo autore americano, si trovano pochissime tracce fuori dagli Stati Uniti. Sto riferendomi ad Ignatius Donnelly.
Per molti dizionari biografici Ignatius Donnelly è poco più che qualche breve riferimento. Nato a Philadelphia nel 1831, di origine irlandese. Nel 1857 si trasferì in Minnesota assieme al suo socio John Nininger, anche lui di Philadelphia, dove cominci? il progetto di una città-ideale, Nininger City, nella Contea di Dakota . La città avrebbe dovuto situarsi lungo il fiume Mississippi, circa diciassette miglia a sud di St. Paul ma il progetto fallì.
Fu vice Governatore del Minnesota dal 1859 al 1863. Morì a Minneapolis il primo di gennaio del 1901. È sepolto nel Cimitero Calvary di St. Paul, Minnesota.
Ma se è già difficile trovare ormai citato Ignatius Donnelly nei libri su Atlantide, direi che è quasi impossibile reperire notizie circa la sua attività di romanziere. Donnelly ha infatti scritto sul finire dell'800 tre utopian novels, cioè tre romanzi di utopia. Essi sono Caesar's Column (1890), Doctor Huguet (1891) e The Golden Bottle (1892). Il carattere spiccatamente "americano" di questi scritti e il loro chiaro intento politico, li rende un materiale cristallizzato nell'epoca che li ha partoriti e per questo motivo essi hanno subito un crescente isolamento fino all'oblio vero e proprio, perpetuato anche nella stessa America. Queste storie, che pure hanno conosciuto grande popolarità ai tempi della loro uscita, soprattutto "Caesar's Column" (l'ultima edizione importante in America è del 1949), oggi appaiono misconosciute, forse addirittura incomprensibili nelle sfumature politiche e sociologiche, almeno per chi non conosca nel dettaglio la storia del Minnesota e degli stati del nord-ovest della confederazione ai tempi di Donnelly.
Io personalmente trovo questi romanzi entusiasmanti, pieni di ingenua e focosa passione, meravigliosamente fuori dal nostro tempo e senza ombra di dubbio da riscoprire, ma la mia ha tutte le caratteristiche riconosciute della classica "voce nel deserto". Nessun editore in Italia li ha mai presi sul serio. Sono sempre stati considerati un fenomeno "tipicamente americano", e come tale improponibile alle nostre latitudini. Punto e basta.
Mi sono spesso domandato una cosa. Sarebbe possibile tradurli, riproporli in una forma moderna, ma allo stesso tempo mantenere rigorosamente intatta la loro natura? Ritengo di no, è una cosa quasi impossibile. The Golden Bottle, il romanzo che tra questi prediligo, è come un mosaico nel pavimento di una cattedrale. Il suo posto è quello e non pu? essere rimosso, perché altrove sarebbe senza senso, perderebbe il suo significato originale. Diciamo che, in caso di traduzione in italiano, il libro sarebbe un prodotto per "pochi intimi", accessibile solo previa e adeguata indottrinazione. In una parola: snaturato. Non fedele ai suoi principi.
In America il romanzo The Golden Bottle fu pubblicato da D.D. Merrill Company di New York & St. Paul (Minnesota) nel 1892. Il libro è in formato sedicesimo, con una copertina rigida in tela verde scuro, fregi e titoli in oro al piatto anteriore e al dorso. La mia copia è appartenuta ad Helen A. Kellogg, una persona gentile vissuta tra i due secoli. Era forse un'insegnante, amava molto i bambini e adorava fare lunghe sortite a cavallo lungo il fiume. Non so dirvi perché, ma sento che è così.
Il libro in edizione originale è difficile da trovare, la mia copia l'ho fatta arrivare da Rochester, Minnesota, e per poco non è andata persa durante il lungo viaggio, complice una dogana disattenta e poco incline al dialogo. Salvo poche eccezioni, per me l'arrivo a buon fine di testi pregiati spediti coi servizi postali è sempre stato un problema. Talvolta irrisolvibile, come nel caso dei libri di John A. Keel, di cui ho detto nel saggio “I misteriosi libri di John A. Keel”, pubblicato su Blogger (http://johnkeel.blogspot.com/).
Prima di quest'opera Donnelly aveva già alle spalle libri famosi come "Atlantis: The Antediluvian World", "Ragnarok: The Age of Fire & Gravel" e "The Great Cryptogram", ma con The Golden Bottle si avvale di tutta la sua esperienza e produce un piccolo capolavoro d'evasione. Certo, è innegabile che il romanzo sia anche un pezzo di campagna elettorale rivolto agli interessi degli agricoltori dell'Ovest ma il libro è comunque un'utopia letteraria di fine congettura, e per questo degno di un particolare interesse. Donnelly pubblicò The Golden Bottle, dice lui stesso, «...con l'intenzione di spiegare e difendere, sotto forma di storia, alcuni ideali del Popular Party (...) Ho la speranza che l'interesse per questo libro non si spenga fino a che i propositi in esso narrati non giungano a compimento».
La storia è abbastanza semplice e allo stesso tempo di grande presa per il pubblico. Si tratta delle avventure del ragazzo Ephraim Benezet del Kansas, figlio di contadini, al quale un misterioso vecchio materializzatosi nel mezzo della notte, consegna una bottiglia miracolosa con un liquido capace di trasformare i metalli vili in oro. Discutendo sull'impatto politico e sociale di questo potere - il potere di creare nuovo denaro a piacimento (per decreto, nella realtà) - Donnelly descrisse le condizioni alle quali si erano ridotti gli agricoltori dell'ovest, vessati dalle tasse e oppressi dalla dilagante corruzione del sistema bancario, che gli precludevano la possibilità di estinguere i loro debiti. Sviluppando questo background, Donnelly enfatizzò molte delle paure dell'America rurale di fine Ottocento. Focalizzò le sue attenzioni soprattutto sul fenomeno dello spostamento delle famiglie di agricoltori verso le grandi città e sulle degradanti condizioni di lavoro delle grandi fabbriche. Donnelly denunciò anche la disonestà di una parte preponderante dell'editoria, soprattutto la diffusione di giornali e quotidiani di parte, a esclusiva difesa degli interessi dei grandi industriali.
Benezet si risveglia al mattino con davanti a sé due realtà conflittuali. Da una parte la situazione della sua famiglia, oppressa da mutui inestinguibili con le banche, e della sua dolce fiamma Sophie, anch'essa finita in rovina e costretta a emigrare coi suoi genitori. Dall'altra, la bottiglia dorata, appoggiata ai piedi del letto.
Benezet, avendo il potere di creare denaro, riesce pian piano a migliorare la sua situazione, quella della sua famiglia, degli amici, fino a capovolgere completamente le sorti per tutti gli agricoltori sia dello stato che dell'intera confederazione. Divenuto ricco e famoso, vinte le tentazioni del denaro, riuscirà a farsi eleggere presidente degli Stati Uniti. Compirà molte importanti riforme, come la concessione del voto alle donne, la nazionalizzazione delle ferrovie, l'eliminazione dei ghetti cittadini. Da non dimenticare, infatti, quanto egli vedesse di buon occhio le minoranze, i nativi americani, gli afro-americani (come si dice oggi) e gli ebrei.
Nella parte finale del libro Donnelly si occupa dei rapporti dell'America con il resto del mondo. Fa approdare Benezet in Europa, con la ferma intenzione di estendere le dottrine della Rivoluzione del 1776 a tutte le nazioni. Benezet precipita in un'Europa dilaniata dalla guerra ma ben presto si fa garante della pace, esortando le masse ad opporsi ai governi totalitari e liberando tutta l'Europa occidentale dalle dittature. Tra le altre cose, incoraggerà gli ebrei a stabilire uno stato in Palestina.
Per garantire la pace sia sul vecchio che sul nuovo mondo costituirà un'organizzazione apposita, che egli chiamerà The Universal Republic. La sede di questa organizzazione mondiale sarà nelle Azzorre, cioè sulla "punta di Atlantide", come aveva affermato dieci anni prima nella sua famosa opera Atlantis: The Antediluvian World (New York: Harper & Brothers, 1882). La capitale scelta da Benezet è situata nell'isola di S. Michael, che verrà appositamente acquistata dal "piccolo regno del Portogallo".
Il libro si chiude con il giovane protagonista che si risveglia dal suo sogno. Riprecipita al cospetto della cruda realtà, e si trova costretto a fare i bagagli e abbandonare la sua fattoria, oppresso dalla situazione economica. Dovrà così cominciare a lavorare per il mondo di ideali e d'utopia che ha appena sognato. Senza la bottiglia dorata, però.
Tra le utopistiche visioni di Donnelly quella che colpisce di più è l'aver concepito l'ONU con oltre mezzo secolo d'anticipo, dimostrando come a livello inconscio già a quei tempi si avvertisse la necessità di un organismo sovra-nazionale teso a vigilare le sorti del mondo.
«The Golden Bottle - dice Donnelly - fu scritto di fretta, per la maggior parte sulle mie ginocchia durante i frequenti spostamenti in treno a causa della campagna di governatore del Minnesota». E nelle stanze di albergo che lo ospitavano di volta in volta».
The Golden Bottle usc? sia in versione hard cover, cioè con copertina rigida, che in paper cover (paperback), vale a dire con copertina morbida e in ogni caso non fu ristampato. Ne esiste una sola edizione, quella del 1892. Evidentemente il libro fu visto solo come un'edizione propagandistica, non ebbe un riscontro favorevole e fu presto dimenticato. Nel secondo dopoguerra è stato valorizzato solo a livello universitario. In Canada, Stati Uniti ed Australia ci sono infatti vari studiosi e ricercatori che hanno trattato le opere di Ignatius Donnelly, suddividendo la sua produzione in tre filoni principali: Atlantide, Bacone e Utopia.
Recentemente mi sono procurato un'edizione in lingua svedese, di cui non sospettavo neppure l'esistenza. Il libro in questione è "Den Gyldene Flaskan" (Stockholm: Loostr?m & Komp:s, 1893). Il formato del volume è simile a quello dell'edizione americana, il colore predominante della copertina è anche in questo caso il verde scuro. È la precisa traduzione dell'originale, a cura di Victor Pfeiff. Il libro uscì probabilmente sulla scia del successo di Caesar's Column, che in Svezia ebbe tre edizioni nello spazio di un anno, curiosamente con tre titoli differenti: Caesars kolonn (1891); Varldens undergang (1891); Civilisationens Undergang (1892).
Di Ignatius Donnelly e della sua passione per Bacone (e dell'antipatia per Shakespeare) mi occuperò in un prossimo articolo, quello dedicato alle “Cronache dell'incredibile”.
Anche Doctor Huguet (Chicago: F.J. Schulte & Co.), apparso l'anno prima di The Golden Bottle, è un romanzo utopistico dalle interessanti implicazioni. Lo scambio di personalità fra due protagonisti (in genere tipi opposti) come espediente narrativo diverrà un classico, e sarà ripreso più volte nel secolo successivo sia in letteratura che nel cinema. La critica fu assai sfavorevole e anche se nel 1899 Donnelly si vanterà di essere arrivato alla quinta edizione, alcuni suoi biografi sono dell'idea che il numero fu più basso. E' certo però che le edizioni furono almeno tre.
Donnelly usa la formula dello pseudonimo, Edmund Boisgilbert, lo stesso di Caesar's Column, ma sia nella copertina che nel frontespizio appare il suo nome per esteso, cos? che non ci possano essere dubbi sull'identità dell'autore.
Dei tre romanzi utopistici di Donnelly, solo Caesar's Column ebbe un certo successo editoriale, con 60.000 copie vendute solamente nell'anno di uscita, il 1890, e traduzioni in vari paesi. Donnelly lo scrisse in meno di cinque mesi e lo sottopose subito ad Harper & Brothers di New York, con il quale aveva già pubblicato Atlantis, ma questi lo rifiutò. Così come lo rifiutarono, uno dopo l'altro, Scribner's, Houghton Mifflin, Appleton e A.C. McClurg, che anzi lo videro come un incitamento alla rivoluzione. Donnelly però? conobbe un nuovo editore, appena trasferitosi a Chicago, Francis J. Schulte, che si dimostrò entusiasta del lavoro, ne comprese la portata e lo fece uscire nell'aprile del 1890, suggerendo comunque di usare uno pseudonimo, che poi fu Edmund Boisgilbert, M.D. Le duemila copie della prima tiratura si esaurirono in un lampo e fu subito ristampato. In autunno il libro fece la sua uscita anche in Europa, per conto di Sampson Low, Marston & Co. di Londra.

IL MISTERO DELLA SCOMPARSA DELLE AZZORRE
Mi sia concesso adesso un po' di svago.
Sulla scia della lettura, per me un'autentica scoperta, di The Golden Bottle, ho costruito la trama di un romanzo surreale. Ho immaginato che, dopo essermi addormentato con il libro di Donnelly, al risveglio scopro che le Azzorre sono sparite. Sì, proprio le isole al largo della costa portoghese dove Ephraim Benezet vi aveva collocato The Universal Republic, l’Onu ante litteram. Voi vi chiederete: «in che senso, sparite?» Ve lo dico subito. Cancellate, come non fossero mai esistite. Se io prendevo un atlante o una mappa geografica e cercavo le Azzorre nel punto in cui ci sono le Azzorre, non le trovavo più. Solo tanta acqua. Cos? telefonavo agli amici, uno c'era stato addirittura in viaggio di nozze anni addietro, e gli dicevo: «Ehi, ti ricordi le Azzorre in luna di miele, belle vero?». E lui: «Le che...? Sono stato alle Canarie, scemo!» E io: «Sì, ma delle Azzorre che ne pensi?» E lui, credendo che lo volessi prendere in giro inventandomi un posto che non c'è: «Ah, belle belle e anche le Bluturchine, che isole! Dovresti andarci!»
Ora, tutto questo potrà apparire comico. Ma nella realtà io venivo colto da un terrore crescente. Cominciavo a credere di essere in preda a terribili allucinazioni, visto che tutto lasciava supporre che fossi l'unico a pensare che esistessero queste isole. Gli altri non le avevano mai sentite nominare. Il loro stesso nome era un non senso. In nessun posto, in nessun luogo c'era una traccia, anche solo una, dell'esistenza di queste isole.
Dopo settimane di ricerche, in biblioteca, all'università, nelle agenzie turistiche, avevo dovuto alzare bandiera bianca. Un gruppo di isole al largo del Portogallo chiamato Azzorre non c'era e non c'era mai stato. Era tutto nella mia testa. Anni fa, chissà quando, dovevo aver sognato questa cosa e da allora l'avevo creduta reale, costruendoci sopra un castello di riferimenti sempre più grande e complesso.
Ma nella realtà il crollo di questo castello non aveva prodotto alcun fragore. L'esistenza o meno di queste isole era un fatto puramente formale per me. In fondo, cosa cambiava nella mia vita? Non mi ci sarei mai recato, almeno non di mia spontanea volontà; non conoscevo nessuno che abitasse laggiù; inoltre, nessun progetto della mia vita, vicino o lontano, aveva a che fare, seppure di riflesso, con le Azzorre. In realtà esse non erano mai veramente esistite per me, neanche negli anni durante i quali le ritenevo reali a tutti gli effetti.
Il castello di riferimenti che avevo costruito mentalmente attorno alle Azzorre era però molto vasto. Il libro di Donnelly, per esempio, non solo era scomparso. Non risultava che Ignatius Donnelly lo avesse mai scritto. Tutti i testi riportavano l'informazione che il politico del Minnesota aveva scritto in vita due novelle d'utopia, Caesar's Column e Doctor Huguet. Di questa Golden Bottle non c'era traccia da nessuna parte. «Curioso - mi disse un docente di letteratura americana - lo sai Donnelly avrebbe potuto scrivere davvero una storia come quella che mi ha raccontato! Sarebbe stata proprio nel suo stile. Peccato che non l'abbia fatto, avrebbe avuto un grande successo».
«Non credo, dissi io, la critica l'avrebbe stroncata senza pietà e ne sarebbe uscita una sola edizione. Un fiasco totale, mi creda». Mi lanciò un'occhiata perplessa.
Da allora la mia vita è cambiata. Sì, non solo perché le Azzorre sono sparite dalla mia vita - e da quella di tutti quanti, ma perché è sparita la sicurezza, la certezza di vivere una vita logica e sensata. Sono sempre in attesa di una nuova sparizione e temo che stavolta possa essere di grande portata. Qualcosa di così grande ed eclatante da riuscire a portarmi alla pazzia.
Fu così, dopo questa presa di coscienza, come per incanto, che realizzai come nella vita noi viviamo pensando di conoscere ma che in realtà la nostra conoscenza è frutto della collettività. Noi sappiamo in quanto apprendiamo e condividiamo le informazioni. Tante cose che si danno per scontate, pur non avendole mai viste, potrebbero sparire da un momento all'altro. E con esse parte dei nostri ricordi, parte della nostra vita. Non è terribile tutto questo? Si, lo è, ma non c’è modo di evitarlo. In nessuna maniera.
© Simone Berni 2003