martedì 30 luglio 2024

XIV TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA

E’ stato indetto il XIV TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA per il miglior racconto di ambientazione fantasy, in memoria di Fabrizio Frattari, a cura dell’Associazione Culturale “LA CENTVRIA” e del sito “LA ZONA MORTA” con la collaborazione dell’Associazione “A Campanassa” di Savona e della manifestazione “Savona International Model Show 2025”.

In giuria: Davide Longoni (autore di “Mercuzio e l’erede al trono – Livello 0”), Donato Altomare (plurivincitore del Premio Italia, del Premio Urania e del Premio Vegetti, presidente del World SF Italia, scrittore di innumerevoli romanzi, tra cui il recente “Wormhole” scritto con Umberto Guidoni), Filippo Radogna (giornalista, saggista e scrittore, due volte vincitore del Premio Italia e del Premio Vegetti con l’antologia di racconti “L’enigma di Pitagora e altre storie”), Fabio Calabrese (scrittore e saggista, appassionato di tutto il genere fantastico) e Valentino Sergi (direttore di Officina Meningi e autore pluripremiato di GDR e Librogame), da esperti appassionati del settore dell’Associazione “La Centuria”, dai soci dell’Associazione “A Campanassa” e da autori di giochi.

Premi: 1° classificato 150 euro, 2° classificato 100 euro, 3° classificato 50 euro in buono-libri, 4° e 5° classificato medaglia e attestato di merito. I primi 5 racconti classificati inoltre verranno pubblicati: nell’antologia “La Zona Morta – Archivi” pubblicata dalle Edizioni Scudo, sui siti internet de “La Centuria” e “La Zona Morta”, nonché sulla brochure cartacea ufficiale dedicata alla “Savona International Model Show” prossima ventura. I primi 3 classificati verranno inoltre omaggiati dell’iscrizione gratuita alla “World SF Italia” per l’anno 2025.

Ai cinque finalisti infine verrà dato in omaggio un libro offerto dalle Edizioni Il Foglio Letterario.

Inviare i racconti in formato .rft o .txt a tutti e tre gli indirizzi di seguito riportati: associazione@lacenturia.it, longdav@libero.it e letteratura@dark-chronicles.eu entro il 20 dicembre 2024.

La quota di partecipazione è pari a euro 8,00 da versarsi tramite ricarica/accredito su Carta PostePay n. 4023 6010 1023 7691 intestata a Davide Longoni.

Per visualizzare il bando completo:

http://www.lazonamorta.it/lazonamorta2/?p=72557.



mercoledì 24 luglio 2024

“IL GOLEM” DI GUSTAV MEYRINK: IN CERCA DELLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA (CAMPITELLI, 1926)

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/il-golem-di-gustav-meyrink-in-cerca-della-prima-edizione-italiana-campitelli-1926/

Il Golem di Gustav Meyrink

La creazione del mito del Golem è un fenomeno che affonda le sue radici nella tradizione ebraica e nella cultura ebraica medievale dell’Europa centrale. Il Golem è una figura di argilla animata, una sorta di creatura umanoide che agisce come un servitore obbediente al volere del suo creatore. Questa figura mitica ha ispirato numerosi racconti, opere teatrali e romanzi (nonché film), ma l’opera di Gustav Meyrink intitolata “Der Golem” è considerata una delle più importanti e influenti.

Il romanzo di Meyrink, pubblicato nel 1915, narra la storia di Athanasius Pernath, un gemmologo e restauratore di gioielli che vive nel quartiere ebraico di Praga. La trama si svolge alla fine del XIX secolo e si intreccia con leggende, riferimenti alla Kabbalah, misteri egiziani e pensieri teosofici indiani. Il protagonista è un uomo alla ricerca della propria identità, tormentato dai ricordi oscuri del suo passato e dalla presenza misteriosa del Golem.

Il romanzo è suddiviso in venti capitoli che raccontano una storia intricata e labirintica, piena di personaggi misteriosi e connessioni sottili. Meyrink esplora tematiche come la dualità dell’essere umano, la ricerca dell’identità, la magia e l’occulto. Il quartiere ebraico di Praga diventa un vero e proprio personaggio aggiunto, un labirinto simbolico in cui i personaggi si muovono, svelando segreti e intrecciando le loro storie.

L’opera di Meyrink ha avuto un impatto significativo sulla cultura dell’epoca. Il romanzo è stato lodato per la sua scrittura suggestiva e visionaria, che ha affascinato i lettori dell’epoca. “Der Golem” è stato considerato un classico della letteratura fantastica e ha contribuito a consolidare il mito del Golem come una figura iconica nella cultura popolare.

Il romanzo di Meyrink ha avuto diverse edizioni nel corso degli anni. La prima pubblicazione avvenne a puntate sulla rivista “Die Weißen Blätter” tra il dicembre 1913 e l’agosto 1914, mentre la prima edizione in formato libro è stata pubblicata nel 1915. Da allora, “Der Golem” è stato ristampato e tradotto in numerose lingue, consolidando la sua posizione come uno dei classici della letteratura fantastica.

Le implicazioni culturali del romanzo vanno oltre la semplice narrazione di una vicenda fantastica. Meyrink esplora tematiche complesse legate all’identità, alla psicologia umana e alla ricerca del sé. Inoltre, molti critici vedono in “Der Golem” riflessi delle preoccupazioni sociali e politiche dell’epoca, come l’antisemitismo e l’alienazione sociale.

“Der Golem” ha giocato un ruolo significativo nella genesi del mito del Golem e ha avuto un impatto duraturo sulla cultura dell’epoca. Il romanzo ha affascinato i lettori con la sua trama intricata e le sue tematiche complesse, e ha contribuito a consolidare il Golem come una figura iconica nella letteratura fantastica. Le numerose edizioni e traduzioni del romanzo testimoniano la sua importanza e il suo status di classico della letteratura fantastica.


L’edizione italiana di Franco Campitelli

L’opera – a 11 anni dall’uscita della prima edizione in tedesco – fu stampata a Foligno dalla celebre Stamperia di Franco Campitelli, erede di una dinastia di stampatori locali, nel 1926. Ci rammenta tristemente Domenico Cammarota che il traduttore e curatore dell’edizione, Enrico Rocca, futurista, redattore di “Roma Futurista” e poi de “L’Impero“, germanista e critico letterario, di origini ebraiche (come era del resto lo stesso Meyrink), si suicidò durante il rastrellamento tedesco del Ghetto di Roma (ottobre 1943), per sfuggire alle SS che gli davano la caccia.

Con gli anni Il Golem in prima edizione si è fatto sempre più raro ed esercita ancora un comprensibile fascino per la sua storia e per il mito millenario che tramanda. Il Golem uscì in due volumi, il primo propedeutico ed il secondo che rappresenta il romanzo vero e proprio. La seconda edizione apparirà molto più tardi (1966) per Bompiani nella celebre collana I Pesanervi; seguiranno le edizioni Club degli Editori (1973) e ancora Bompiani (1977, 1988, 1989 ed altre). Con la scadenza dei diritti dell’autore il libro è poi stato ristampato più volte da vari editori negli ultimi vent’anni.


La storica (e Reale) Stamperia Campitelli di Foligno

La dinastia dei Campitelli, nota famiglia di tipografi editori, ha lasciato un importante impronta nella storia di Foligno per ben 241 anni, dal 1694 al 1935. Fondata da Niccolò Campitelli, la stamperia passò di padre in figlio secondo un preciso ordine e periodo di attività.

Niccolò fu il primo a trasferirsi a Foligno, proveniente da Macerata, e fondò la prima sede della stamperia al Trivio, nell’angolo tra gli odierni corso Cavour e via Garibaldi. Si narra che i Campitelli fossero i detentori del celebre “torchio della Divina Commedia“, con il quale fu stampata a Foligno nel 1472 la prima edizione del poema di Dante Alighieri.

Nel 1697, Niccolò stipulò un contratto di collaborazione con Pompeo Campana, suo genero, ma le stampe continuarono ad essere pubblicate unicamente “Per Niccolò Campitelli“. Nel 1720, alla morte di Niccolò, i beni e la prospera “Tipografia camerale ed episcopale” vennero ereditati dai figli Feliciano e Filippo, che ottennero anche il titolo di “stampatori accademici” per l’Accademia Fuiginia della città.

Sotto la gestione di Feliciano e Filippo, le stampe venivano prodotte con la dicitura “Per Feliciano e Filippo Campitelli” e questo si protrasse fino alla morte di Filippo nel 1765. Da quel momento in poi, Feliciano rimase l’unico responsabile dell’azienda fino al 1780, quando passò il testimone a suo figlio Giambattista.

Giambattista ottenne nel 1782 il titolo di “stampatore pubblico” dal comune di Foligno, prendendo il posto di Giovanni Tomassini, un concorrente originario di Pesaro ma diventato genero ed erede di Campana. Nel 1811, Giambattista ottenne anche il brevetto ufficiale di tipografo dal governo napoleonico. Curiosamente, non utilizzò mai il suo nome sulle stampe, preferendo sempre l’indicazione “Per Feliciano Campitelli“. Durante il periodo della dominazione francese compariva anche la dicitura “Per il cittadino Feliciano Campitelli, stampatore nazionale“.

A partire dal 1780, il nome del gestore-proprietario non fu più considerato e sia la tipografia che le stampe continuarono a portare il nome di “Feliciano Campitelli” fino al 1920, quando comparve invece il nome “Franco Campitelli editore“. Nella prima metà del XIX secolo, la tipografia dei Campitelli fu messa alla prova dalla concorrenza di Giovanni Tomassini, che aveva preso il titolo di “stampatore pubblico e vescovile”. Tuttavia, nella seconda metà del secolo, grazie a Francesco Bocci, l’azienda tornò alla prosperità.


 Celebri alcuni tesori del Novecento

Nei primi trent’anni del XX secolo dai torchi di Campitelli uscirono opere oggi assai ricercate, come ad esempio Architettura Futurista di Virgilio Marchi (1924), l’Opera completa di Umberto Boccioni (1927) o La danza di Frine di Antonio Galeazzo Galeazzi (1923). Ma anche: Poeti allo specchio di Luciano Folgore (1926), i Fioretti di Sancto Francesco (1923), Futurismo e fascismo di F. T. Marinetti (1924), Le forze umane di Benedetta Cappa (1924) e La maschera mobile di Anton Giulio Bragaglia (1926) e ancora Canti per le chiese vuote di Paolo Buzzi (1930). La lista potrebbe continuare a lungo.

giovedì 11 luglio 2024

Le alchimie della musica fra rock e occultismo

tratto da "Il Giornale" del 2 Febbraio 2024

"Led Zeppelin esoterici" è un percorso attraverso le sperimentazioni della cultura underground

di Seba Pezzani

Si dice che Robert Johnson, uno dei padri del blues del Delta, abbia venduto l'anima al diavolo a un crocicchio, nei pressi di Clarksdale, Mississippi, pur di diventare un grande musicista. E che, così facendo, abbia aperto la via alla musica moderna e, in ultima analisi, allo stesso rock'n'roll, da sempre associato a riti orfici e orgiastici e a una pericolosa propensione agli eccessi, nella ricerca ossessiva «della conoscenza di sé attraverso un'intensa comprensione della soggettività personale», come scrive Ezio Albrile, autore di Led Zeppelin esoterici (Mimesis, pagg. 203, euro 16).

Forse un titolo come «Esoterismo e Led Zeppelin» sarebbe stato più consono, in considerazione del fatto che Led Zeppelin esoterici traccia una minuziosa storia del pensiero occulto, inserendo non pochi riferimenti al percorso della celebre band inglese, senza metterla al centro della narrazione. Ciò detto, consiglio il saggio di Ezio Albrile a chiunque sia interessato a un'infarinatura più che esauriente in materia. Scritto con relativa semplicità - trattandosi di argomenti particolarmente impegnativi, la parola facile non può essere di casa - il libro offre numerosi spunti di approfondimento, oltre a un punto di vista interessante sulle tematiche escatologiche che affiorano nei testi e nelle atmosfere delle canzoni dei Led Zeppelin.

D'altra parte, la «cultura underground, nata dalla crasi di musica ed uso di sostanze psicoattive, generalmente nota come cultura psichedelica, si è subito caratterizzata come foriera di una spiritualità alternativa». E non è una novità che l'alternanza tra luce e tenebra e il conflitto tra bene e male - in ultima analisi, il peccato originale stesso - siano da sempre il soffio vitale dell'arte in ogni sua forma.

È alla fascinazione dell'arte per l'esoterismo che l'autore dedica attenzione, non prima di aver tracciato un erudito percorso della sua storia, dalle origini fin quasi ai giorni nostri. Tra le pagine spuntano nomi celebri quali lo scrittore inglese Aldous Huxley, il regista canadese David Cronenberg, il romanziere tedesco Herman Hesse, il narratore statunitense Theodore Dreiser e, ovviamente, i Led Zeppelin come pure altre band celebri: i Beatles, i Pink Floyd, i Jefferson Airplane e i Grateful Dead. La loro «musica è in definitiva una esperienza interiore», un'emozione che coinvolge «simultaneamente, sincronicamente, cuore e mente».

Uno dei momenti cardine nella parabola del rock'n'roll fu il viaggio mistico dei Beatles in India, con il soggiorno nell'ashram del Maharishi Yogi, esperienza che generò un'onda musicalmente sincretica attraverso cui le giovani generazioni in Occidente entrarono in contatto e poi in sintonia con la cultura orientale. John Coltrane e Jimi Hendrix fecero il resto, senza naturalmente dimenticare il ruolo attivo delle droghe. D'altro canto, i «peculiari effetti psichici delle sostanze enteogene consistono in una radicale revulsione del piano di coscienza... Visioni fantastiche, ispiratrici a volte di una beatitudine tra le più sublimi, a volte di un terrore tra i più profondi». L'uso di sostanze in grado di alterare la percezione e di far viaggiare la mente in altre dimensioni è da sempre legato a una certa ritualità religiosa.

Jimmy Page, soprattutto in gioventù, è stato affascinato da una figura come quella del discusso Aleister Crowley (il principe degli occultisti inglesi) e ha spesso pescato a piene mani dallo stagno nero del suo pensiero. Basterebbe prendere spunto dal brano di Jake Holmes, Dazed and Confused, rivisitato dai Led Zeppelin sul loro primo disco, una trasposizione in musica del disorientamento dell'individuo «di fronte al proprio isolamento», in una dimensione estranea. Ma è con la celebre Stairway to Heaven che l'appropriazione da parte di Jimmy Page e Robert Plant di una simbologia carica di mistero e di occulto fa la propria comparsa. C'è chi vi avrebbe addirittura individuato alcune frasi sibilline, ascoltando il disco al contrario. Secondo altri, la frase «sometimes words have two meanings» (a volte le parole hanno due significati) sarebbe un'indicazione aperta della duplicità di ogni cosa.

Quel che è certo è che, almeno in questa canzone, l'inclinazione
orgiastica-dionisiaca lascia spazio a una sete di elevazione spirituale che al tempo univa un'intera generazione, malgrado qualcuno abbia riconosciuto nella «Grande Bestia» Crowley la figura del pifferaio che «ci guiderà verso la saggezza».


venerdì 5 luglio 2024

Il pomo della conoscenza delle Scienze Ermetiche

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/pomo-della-conoscenza/


Considerazioni per chi vuole conoscere sé stesso e le Scienze Ermetiche. Ovvero l’offerta del pomo della conoscenza


Probabilmente sto diventando un vecchio barbagianni (o gufo se preferite), forse mi sono perso nella mia ignoranza e nelle mie ricerche, sta di fatto che inizio a soffrire di una violenta forma di idiosincrasia nei confronti dei saccenti sapientoni della rete e non solo. Il problema non sono gli eruditi senza cuore, almeno loro hanno qualcosa da dire. Il casus belli sono i furbetti o peggio gli inconsapevoli ed “incoscienti” portatori di verità preconfezionate o vendute loro attraverso un paio di dvd e libricini. Avvicinarsi allo studio delle Scienze Ermetiche senza il giusto entusiasmo, umiltà e voglia di conoscenza è come voler costruire un reattore nucleare avendo cambiato solo una lampadina in vita propria ed ignorando qualunque legge della fisica. Avvicinarsi in questo modo è come scegliere al posto del pomo della conoscenza una mela marcia. È vero che nel nostro paese esiste una forma di denigrazione verso tutto ciò che appare “diverso” dai buonismi degli “studi” ordinari e che non esiste una qualche forma di percorso formativo al di là delle scuole iniziatiche (anche su alcune di queste molto ci sarebbe da dire), ma è anche vero che nulla osta a chi si avvicina a certi studi di informarsi e tutelarsi, prima di lanciarsi nel vuoto senza aver verificato di avere un paracadute.

Questi movimenti che definirei degenerativi, in realtà spesso nascono da buone intenzioni: dal desiderio o anelito di conoscenza di sé stessi prima e del mondo poi. La strada della conoscenza non è facile e se non si è disposti a lavorare, faticare e vivere il fallimento è meglio affidarsi alla fede in una qualunque religione rivelata, alle verità politiche o alla fede in una squadra di calcio. Ed ecco prendendo spunto proprio dal calcio il rischio è quello di diventare degli ultras degli hooligans il cui scopo è solo quello di far danni. I Maestri, quelli veri, spesso sono inconsapevoli di esserlo, altre volte indicano la strada e la percorrono con chi ha sete cercando di trovare la giusta bevanda per l’assetato e non di propinare a tutti i costi la loro. Più che consegnare una verità, i Maestri, insegnano un mestiere e forniscono degli strumenti per poter lavorare. Il vero Traditor gioisce se e quando un suo “studente” ottiene risultati superiori o migliori dei suoi, non tiene nulla di nascosto, al massimo si limita ad aspettare il giusto tempo per trasferire. Soprattutto chi è sulla via prima di tutto trasmette vibrazioni ed amore, trasmettere energie e desiderio.

Al desiderio deve seguire la volontà, volere osare potere tacere sono i quattro elementi di una architettura della conoscenza antica. Tornerò su questi quattro elementi, per ora sono solo indicativi di parte del lavoro da svolgere. Lavoro che deve seguire le proprie inclinazioni personali da un lato e il tentativo di far propria la comprensione non solo dei fenomeni ma anche e soprattutto di quanto vi è all’origine ed attorno, come ad esempio la storia, la letteratura, la scienza e la filosofia.

Quello che viene implicitamente chiesto a chi si avvicina alle Scienze Ermetiche e che molti sapientoni ignorano è di diventare Filosofo nel senso più autentico della parola.

In ultimo, oltre a ricordare la necessaria prudenza a chi si avvicina a certi studi è doveroso sottolineare come la colpa, se di colpa si può parlare, è di quanti sono autenticamente filosofi o in qualche modo avviati sulla Via e restano chiusi nelle loro torri d’avorio anziché provare ad offrire il pomo della conoscenza.

       Gioia – Salute – Prosperità