tratto da Il Giornale del 27/09/2011
Un volume racconta i misteri e i segreti che si nascondono negli angoli e negli
scorci più caratteristici e più comuni della città. Una storia di Milano in
chiave esoterica che finora mancava in libreria
di Stefano Giani
Milano è città sobria, poco incline - di suo - a cedere alle fantasie. Alle
suggestioni. Ai miraggi. Anche quando questi sembrano conferire a palazzi e
parchi storie leggendarie di misteri e fantasmi. Eppure la capitale morale ha
molte favole da raccontare per stimolare l'immaginazione e solleticare il nervo
debole di chi crede che sì, insomma, i fantasmi esistano davvero. E ora questa
letteratura, fatta di tradizioni e forse in parte anche di invenzioni cui è
tuttavia suggestivo credere, rivive in un libro che le raccoglie come un
romanzo. E narra la vita avventurosa di Milano ultra sensoriale. Pochi ufo, anzi
zero. Tanti fantasmi e creature ultramondane. Anche in angoli familiari per chi
la città la vive e la gira e per i tanti turisti che l'attraversano, guida alla
mano, per scoprirne gli scorci più affascinanti. E, perché no, ricchi di
fiabesco glamour.
«I fantasmi di Milano» (Newton Compton, pp233, euro 12.90)
sono infatti un grande affresco ricomposto da Giovanna Furio, che ha esordito
nel 2006 nella narrativa, ma di professione è traduttrice e coltiva la passione
dell'esoterismo. Ingredienti determinanti per creare una storia della città come
raramente si è vista finora. Nel senso che misteri e leggende fatte di fantasmi
ed ectoplasmi hanno affollato incidentalmente molti altri volumi che hanno reso
il capoluogo lombardo il loro soggetto specifico, ma disperdendosi per così dire
in mille rivoli che nelle pagine della Furio ora trovano una coerenza
unitaria.
E allora ecco che spunta il mai chiarito interrogativo sulla casa
più disabitata della città. Quella che Ignazio Gardella, architetto di fama
internazionale, costruì nell'intervallo fra le due guerre. Pieno centro. Con
affaccio sul Castello. Non è mai stata abitata. Dicono che sia infestata dai
fantasmi e, in assenza di vento o altre correnti, porte si chiudano senza motivo
e finestre sbattano senza ragione. Si parla anche di bruschi e improvvisi
abbassamenti di temperatura. Di ombre che si aggirano furtive. Di presenze con
cui nessuno vuol convivere. Anche oggi è velata dai ponteggi, ma all'interno
sembra che nessuno abbia mai voluto stare.
E il Castello sforzesco. Cuore
pulsante dell'esoterismo alla meneghina. Dicono che nella notte dei morti, tra
l'1 e il 2 novembre, i fantasmi di chi ha abitato quelle nobili mura si aggirino
nel parco che lo circonda. Ludovico il Moro, la moglie Beatrice d'Este,
l'acerrima nemica Isabella d'Aragona, la pericolosa cognata Bona di Savoia o
l'amante Cecilia Gallerani (ritratta da Leonardo come la dama con l'ermellino)
sarebbero i volti che popolano quei fazzoletti d'erba.
Per non parlare di
Satana, che avrebbe addirittura abitato a Milano. Corso di Porta Romana. Al
civico 3. Si nascondeva dietro le fattezze del marchese di Cisterna, al secolo
Ludovico Acerbi. Che nel Seicento ne fu il proprietario. E organizzava feste e
banchetti mentre la città veniva sterminata dalla peste. La paura si diffondeva
pari al contagio e la gente si rintanava in casa convinta di trovare un riparo
all'epidemia. L'unico che sfidasse il morbo senza timori era il marchese, presto
da tutti ritenuto il diavolo in persona perché solo qualcosa di diabolico poteva
permettergli di vivere così sfrontatamente una tragedia in cui era destinato a
restare immune all'assalto del virus.
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