mercoledì 27 giugno 2018

Brevi note sul film Noah


Di Vito Foschi

Il film Noah racconta la storia di Noè in maniera originale rispetto al racconto biblico risentendo molto della cultura moderna ed in particolare delle pensiero ambientalista estremo. Ritroviamo anche alcune teorie moderne su angeli e alieni, anche se tutto sommato in maniera discreta e forse cercando di rendere in maniera visiva alcuni passi della Bibbia su giganti e angeli caduti, di indubbia difficoltà interpretativa.
I dati di un certo interesse del film sono due. Il primo riguarda i cosiddetti vigilanti, essere di pura luce che per amore dell’umanità tradiscono Dio e vengono puniti con il confinamento sulla terra e la trasformazione in esseri fatti di roccia proprio di quella terra per cui avevano tradito. Il loro essere di luce rimane intrappolato in un involucro di terra. Il simbolismo della scintilla divina intrappolato nel corpo umano che anela a ricongiungersi a Dio è piuttosto evidente. Verso la fine del film i vigilanti vengono perdonati per il loro impegno nel proteggere Noè e la sua famiglia, perdendo l’involucro di roccia e terra, tornano esseri di pura luce e volano in cielo tornando a Dio.
Nel film l’umanità corrotta ha devastato la terra rendendola un deserto e dove sorgeva il giardino dell’Eden non rimangono altro che rocce e sterpaglie. Quando Noè ha la visione del diluvio e inizia la costruzione dell’Arca immagina che il nuovo mondo che nascerà dopo che le acque si saranno ritirate dovrà essere senza uomini, perché intrinsecamente volti al male e così il creato sarà un nuovo giardino dell’Eden senza l’uomo che possa distruggerlo. Per questo all’inizio parlavamo di ecologismo estremo. Noè appare un invasato che pensa che l’uomo sia l’origine di ogni male e la natura buona e saggia come un moderno ecologista dimentico della lezione di Leopardi sulla natura matrigna.
Detto ciò, è interessante dal punto di vista simbolico l’Arca che contiene ogni coppia di animali dalle inoffensive colombe ai più pericolosi felini e rettili. L’Arca deve contenere in sé tutto ciò che è necessario per un nuovo inizio: è l’Uno da cui si devono dispiegare tutte le potenzialità. È una sorta di uovo primordiale da cui deve nascere un nuovo mondo.
Noè e la sua famiglia sono discendenti da Seth e rappresentano gli eletti destinati alla salvezza, mentre i discendenti di Caino sono guidato dal re malvagio Tubalcain. La tribù cainita è abile nella lavorazione dei metalli e nella preparazione delle armi e con una determinazione all’espansione e osano sfidare Dio. Quando arriva il diluvio assaltano l’Arca per poterci salire sopra e salvarsi, ma vengono fermati dai vigilanti e solo Tubalcain ferito riesce a salirci. Questo è interessante. L’Arca è l’Uno che deve dispiegare tutte le possibilità nel nuovo mondo: deve dispiegare tutte le coppie di opposti, il bene e il male, la luce e le tenebre, il maschile e il femminile e così via. Tubalcain che sale sull’Arca rappresenta il polo opposto a Noè ed insieme rappresentano la coppia di opposti bene e male che si completa. Ricordiamo che una coppia di opposti ad un certo livello, è un’unità a livello superiore. Tra l’altro, nel film Noè non sembra tanto buono, dato il suo intento di estinguere il genere umano. Anzi, Tubalcain con la sua voglia indomita di vivere e di crescere rappresenta quella forza vitale che spinge alla crescita e all’espansione. Sull’Arca Noè è il portatore di morte e Tubalcain di vita. I due opposti che si completano e si compenetrano.
Tubalcain ha con sé conoscenze legate alle lavorazione dei metalli, mentre Noè legate alla medicina. Simbolicamente i due uomini portano la propria parte di conoscenza sull’Arca in modo che nel nuovo mondo possano essere trasmesse di nuovi uomini. Essendo l’Arca il nuovo principio deve contenere in sé tutte le possibilità e perciò anche la parte di conoscenza della tribù di Caino che salgono a bordo con il suo re.


sabato 23 giugno 2018

Città in rovina, riti, mostri. Le visioni di Lovecraft, il prigioniero dei sogni

tratto da Il Giornale del 24/11/2017

Raccolte tutte le incursioni dello scrittore nel Regno dell'onirico: qui nacquero le sue storie

di Gianfranco de Turris

Il sogno più impressionante che secondo me fece Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) nella sua quarantennale carriera di Sognatore è quello raccontato a J. Vernon Shea in una lettera del 4 febbraio 1934, a tre anni dalla morte.

Il più impressionante e inquietante non per ciò che descrive che è assolutamente «normale», ma per il sogno in sé, dato che porta alle estreme conseguenze quel «sogno dentro un sogno» della famosa poesia del suo maestro Edgar Allan Poe. Quanto HPL descrive, infatti, è una sequenza di sogni per così dire a strati, uno dentro l'altro come fossero scatole cinesi, ben cinque prima di svegliarsi, anzi prima di essere veramente sicuro di essere sveglio e di non stare continuando a sognare credendo al contrario di essere infine desto.

Il sogno inizia con la visione di una città «decadente» e «in rovina»; il risveglio avviene in una stanza dove il sole entra da una finestra situata sulla parete ad est, ma si rende conto Lovecraft quella è invece la camera della sua vecchia casa di Angell Street e non di quella dove lui da poco abita in College Street; altro tentativo di destarsi: stavolta la stanza è in penombra, sembra quella giusta, ma non è così: la finestra è sempre ad est e non è assolata dato che, ricorda Lovecraft, nel 1913 venne costruito proprio lì davanti un edificio che impediva la luce diretta; al nuovo disperato sforzo di uscire dal sonno, viene preso da «un vortice che dissolve tutto il mondo visibile», poi pian piano le cose riprendono i loro contorni e HPL si rende conto di essere finalmente nella sua camera di College Street dato che questa volta il sole splende dalla finestra a sud e non più a est, ma la certezza dura poco in quanto tutto sfuma in un «grigiore diffuso»; al quarto spasmodico tentativo di svegliarsi per davvero, la finestra è sempre a sud ma non splende il sole bensì il lucore di un lampione stradale: HPL si alza, sono le quattro del mattino, va in bagno e poi in biblioteca, si rimette a letto e sogna la casa di Angell Street; si ridesta quattro ore dopo, alle otto del mattino, ma, scrive a Shea, non sapendo se è veramente sveglio si alza solo alle quattro del pomeriggio.

Questa odissea onirica, questa «incertezza che viene dai sogni» come avrebbe detto Roger Caillois, questo viaggio attraverso cinque «strati di sogni» (tema reso assai popolare dall'affascinante Inception, del 2010, del regista Cristopher Nolan) è assai più terribile delle città abbandonate, delle paludi infette, degli ambienti inquietanti, dei preti malvagi, dei ferrovieri senza volto, delle mostruosità intraviste negli altri sogni riuniti nel presente libro: qui tutto è banale normalità, stanze familiari, cose note, e l'angoscia deriva solo dal non sapere bene se ancora si sta sognando oppure se ci si è finalmente destati. Si potrebbe dire che si sia trattato di uno di quelli che sono stati definiti dagli psicologi «sogni lucidi», dove per capire la situazione (sogno o son desto?) si fa riferimento a cose familiari come gli orologi o i calendari, qui per HPL (che di questa teoria non sapeva nulla) una finestra che non sta dove dovrebbe stare. I sogni, le fantasticherie, gli incubi qui raccolti in maniera pressoché completa ed esaustiva non soltanto provano la giustezza dell'appellativo di Sognatore di Providence che da sempre si dà a Lovecraft, ma anche che, proprio come nella sua narrativa, in genere l'orrore, l'angoscia, il disagio, la paura non nascono da una visione diretta, ma quasi sempre da qualcosa d'indiretto, d'intravisto, di accennato, di semplicemente immaginato: una sensazione, un'atmosfera, un paesaggio, e da come HPL li seppe descrivere trasmettendo tutto questo al lettore grazie a parole e aggettivi. E anche le poche volte in cui gli orrori sono chiaramente espressi i night gaunts, la Cosa sul campanile, il mostruoso conducente tentacolato del treno rimandano sempre a un che di ancestrale, indefinito, non meglio precisato, in ogni caso inspiegabile. Qualcosa d'immensamente antico, d'infinitamente malvagio. HPL lo fece sempre: qui ai semplici destinatari delle sue missive, ma poi ai lettori dei suoi romanzi, racconti, poesie, che dai sogni prendono spunto, e non soltanto da quelli trasposti direttamente in forma narrativa, ma in genere da tutti, in quanto in ciò che scrisse le linee seguite sono sostanzialmente sempre le stesse.

Quel che colpisce di più, leggendo questa serie di sogni uno di seguito all'altro, è come essi fossero materia quasi preformata e pronta all'uso: certo, alcuni sono caotici, ma altri hanno un inizio, uno sviluppo e una conclusione, nonostante il Sognatore si lamenti della loro incoerenza («La trama dev'essere preponderante rispetto all'atmosfera, altrimenti la storia degenera in semplice fantasticheria», scrive a Rheinhart Kleiner l'11 giugno 1920). Non è così, e non solo rispetto a quello veramente straordinario e in sé unico che fu il «Sogno Romano» sviluppatosi sul piano onirico per tre giorni di seguito, ma anche molti altri.

Questo libro - Oniricon. Sogni, incubi e fantasticherie (Bietti) - unico nel suo genere anche se trae spunto da un volumetto americano, ci permette finalmente di comprendere H. P. Lovecraft «produttore» (o «facitore») di sogni e di racconti sui sogni nel suo complesso. Lo si deve a Pietro Guarriello, il maggiore conoscitore e collezionista italiano del nostro Autore, che ha strutturato l'antologia riunendo praticamente tutte le lettere in cui HPL parla dei sogni e di quel che pensa dei sogni, poi i racconti noti e ignoti che da essi vennero tratti, il tutto accompagnato da un'incredibile serie di annotazioni e spiegazioni: fonti, personaggi, riferimenti mitici, richiami ad altre storie, bibliografie. Di più non si potrebbe chiedere. A corredo finale, un saggio che illumina il lettore sul retroterra dell'attività onirica lovecraftiana dovuto al neuropsichiatra Giuseppe Magnarapa.

mercoledì 20 giugno 2018

DRACULA : LA VERITA’ DIETRO IL VAMPIRO

Sabato 30 Giugno 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate ai “Misteri Antichi e Moderni”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi ad un imperdibile appuntamento in compagnia di STEFANO MASELLA che parlerà sul tema:

DRACULA : LA VERITA’ DIETRO IL VAMPIRO



Il 26 maggio 1897 e.v. a Londra uno scrittore piuttosto anonimo pubblica per le edizioni della Constable & Robinson un romanzo dal titolo emblematico di “Dracula”. Questo scrittore era un impresario teatrale e amico intimo di Henry Irving. Era il direttore del Lyceum Theatre di Londra e sin dall’infanzia amava scrivere. Il suo nome era Bram Stoker. Su Dracula è stato detto di tutto. Prima la letteratura e l'arte, poi il cinema e la televisione lo hanno trasformato in un mito che non conosce oblio. E da quando Bram Stoker, riprendendo il vampiro ideato dal medico scrittore John William Polidori, ne ha fatto il protagonista del suo omonimo capolavoro letterario, Dracula continua a esercitare la sua perversa seduzione. Uscito dalla Storia per entrare nella finzione romanzesca, si è trasformato in archetipo delle più grandi paure: l'angoscia umana di fronte alla morte, ma quella ancora più spaventosa di un'immortalità disperata e solitaria. In questa conferenza si cercherà di comprendere la realtà storica alla base di questo romanzo, incontrando il vero alter ego di Dracula, Vlad III voivoda di Valacchia - detto Dracul, cioè Figlio del Drago. Verrà quindi esaminata la leggenda all'origine del terrore evocato dal nome del primo vampiro. Vissuto nella seconda metà del Quattrocento nel principato valacco, regione aspra e inquieta che i re cristiani d'Ungheria contendevano all'espansione ottomana, Vlad è incarnazione delle contraddizioni della sua era: despota e avventuriero, indomito in battaglia e incline all'intrigo di palazzo, strenuo difensore della cristianità e principe sanguinario implacabile con i nemici, acclamato eroe nazionale conosciuto però anche col truce appellativo di Impalatore. La sua fine è, manco a dirlo, avvolta nel mistero.

Naturalmente vi aspettiamo, come sempre, numerosissimi!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

sabato 16 giugno 2018

Iraq, team di archeologi italiani scopre porto del III millennio a.C.

giornale del tratto da Il Giornale del 18/03/2018

di Luca Romano

La sensazionale scoperta del team di italo-iracheno getta una nuova luce sulla civiltà mesopotamica. Il porto di Abu Tbeirah scrive un nuovo capitolo della storia dei Sumeri. I risultati sarano presentati il 21 marzo


Una scoperta importante quella realizzata dal team degli archeologi italiani ad Abu Tbeirah hanno scoperto un porto risalente al terzo millennio prima di Cristo.


Secondo gli esperti, la scoperta rappresenta un capitolo importante per la storia della Mesopotamia e della sua civiltà. Il rinvenimento del porto, infatti, scalfisce l'immagine di una civiltà mesopotamica fatta di deserti, campi di cereali e canali. C'era qualcosa di più, e l porto lo dimostra.

Il team, diretto da Licia Romano e Franco D'Agostino, presenterà i risultati della scoperta il 21 marzo, a Roma. Come riporta il sito de La Repubblica, "Il porto situato nella parte nord ovest del Tell di Abu Tbeirah è un bacino artificiale, una zona più depressa, circondata da un massiccio terrapieno con un nucleo di mattoni d'argilla, con due accessi che lo mettevano in comunicazione con la città e che sono chiaramente visibili anche dalle immagini satellitari di Google. Si tratta del porto più antico sinora scavato in Iraq, visto che le uniche testimonianze di strutture portuali indagate archeologicamente provengono da Ur, ma sono di duemila anni più tarde".

sabato 9 giugno 2018

DA ORGANISMI SCIMMIESCHI ALL’OMINIDE PENSANTE - I LATI OSCURI DELL’OMINAZIONE

Sabato 16 Giugno 2018 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate agli “Incontri con l’Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di annunciarvi l’attesissimo ritorno presso la nostra sede di PIETRO BUFFA che ci parlerà sul tema:


DA ORGANISMI SCIMMIESCHI ALL’OMINIDE PENSANTE - I LATI OSCURI DELL’OMINAZIONE

Da dove viene l’essere umano? La maggior parte delle persone da per scontato che diversi passaggi cruciali che hanno caratterizzato la nostra storia biologica abbiano già trovato risposta nelle direttrici precostituite della sintesi meo-darwiniana. In realtà, diversi passaggi cruciali della nostra filogenesi sembrano essere peculiari tra i primati e molte ricostruzioni teoriche degli eventi occorsi ai nostri progenitori vanno al di la di ciò che si può effettivamente affermare con sicurezza. La domanda imperante è se la nostra storia biologica - così come sostengono i teorici della paleo-astronautica - potrebbe contemplare un ruolo attivo di soggetti esterni che avrebbero guidato il processo di dominazione. Ipotesi che, ostracizzata in ambito accademico, potrebbe contenere quel “seme della possibilità” che mette in dubbio verità precostituite.

Pietro Buffa è Biologo Molecolare. svolge da oltre quindici anni attività di ricerca nel settore della genomica e dell’analisi computer assistita di biosequenze. Vincitore del premio internazionale Marie Curie, ha lavorato per tre anni al King’s College di Londra conducendo studi in ambito oncologico. Autore di svariate pubblicazioni scientifiche e saggista. Da alcuni anni conduce indagini che collegherebbero le origini umane alla controversa teoria degli “antichi astronauti” e dunque alla possibilità di una nostra evoluzione etero-guidata. Pubblica nel 2015 il primo saggio sul tema dal titolo: I Geni Manipolati di Adamo (Uno Editori).

Ancora una volta la nostra Associazione si pregia di invitarvi ad un appuntamento di straordinario interesse al quale non mancare assolutamente!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 346.9451451 - 3803149775 o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.

Per i nostri Associati che volessero seguire la conferenza a distanza sarà naturalmente disponibile il collegamento in streaming video.

mercoledì 6 giugno 2018

Il Barone Immaginario - La vita di J. Evola in diciotto racconti

sabato 16 giugno dalle ore 17:00 alle ore 19:00



Presentazione del volume collettaneo «Il Barone immaginario» (Mursia, Milano 2018)

Intervengono:
Andrea Scarabelli, vicesegretario della Fondazione J. Evola
Marco Cimmino, autore
Augusto Grandi, autore

Per informazioni: info@ritteredizioni.com



Edizioni Ritter

Via Maiocchi, 28, 20129 Milano

lunedì 4 giugno 2018

Conferenza Tradizione Romana a Vercelli

Libreria dello Spirito
Via Vincenzo Gioberti, 20, 13100 Vercelli

L' 8 Giugno alle ore 18:00 presso la Libreria dello Spirito ritorna l'appuntamento "APERITIVO DAL LIBRAIO": per questa serata ci dedicheremo all'approfondimento della "sempre eterna" Tradizione Romana e del suo riemergere in forma visibile nel Novecento con la potenza evocatrice dei suoi miti dopo secoli di oblio. Dal Gruppo di Ur, agli ideali romani di Arturo Reghini, da Imperialismo Pagano di Julius Evola ai Fascicoli dei Dioscuri apparsi nel secondo dopoguerra, affiora l'intento di uomini e gruppi per la realizzazione di una definitiva rinascita romana, da declinarsi su tutti i piani, dalla religione all'archeologia, dalle arti alla politica.


INGRESSO LIBERO

APERITIVO GRATUITO

domenica 3 giugno 2018

Il Fedele d’Amore. La straordinaria avventura di Giovanni Pico della Mirandola Conte della Concordia

Mercoledì 6 Giugno 2018 - h. 18,30 - presso la Libreria Fenice, presentazione del volume:

"Il Fedele d’Amore. La straordinaria avventura di Giovanni Pico della Mirandola Conte della Concordia" di Paul-Alexis Ladame (Ester Edizioni)
Interviene il traduttore dell'opera Biagio Milano



Giovanni Pico, il Fedele d’Amore, Principe della Mirandola, Conte della Concordia, è morto assassinato in circostanze misteriose, nel 1492, all’età di 31 anni. I suoi contemporanei lo hanno considerato come il più grande genio di un’epoca (La fenice degli Ingegni) già ricca come il Rinascimento. Noto come Pico della Mirandola, è stato un umanista e filosofo italiano. È l’esponente più conosciuto della dinastia dei Pico signori di Mirandola.


PAUL ALEXIS LADAME, nato in Svizzera nel 1909,morto il 9 luglio 2000, è stato un giornalista, funzionario pubblico internazionale, professore di metodologia dell’informazione e disinformazione. Professore presso la Facoltà di Scienze economiche e sociali, collaboratore del CICR.

Fenice Libreria - Torino
via Porta Palatina 2, 10122 Torino

sabato 2 giugno 2018

El Yunque (l’incudine) società segreta Messicana

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/el-yunque-lincudine-societa-segreta-messicana/

Stad firmus ut incus percusat!Il motto de El Yunque


El Yunque nasce in Messico, nella seconda metà del secolo scorso, come movimento cattolico per arginare l’imperante anticlericalismo e provare a realizzare “il regno di Dio sulla terra”. Diviene una organizzazione operante nell’ombra ed i suoi membri una via di mezzo tra soldati (non solo della fede) e monaci. Non è certo se tra il primo movimento e la società segreta (riservata) anticomunista, ultracattolica e antimassonica vi siano dei collegamenti o una continuità. Da quanto si può evincere dalle informazioni su El Yunque, quasi inesistenti in lingua italiana, l’organizzazione si è sempre più avvicinata all’estrema destra. Tra i massimi e esperti e conoscitori di El Yunqueabbiamo il giornalista e scrittore messicano Álvaro Delgado Gómez, celebre la sua pubblicazione del 2003: El Yunque: La ultraderecha en el poder. È proprio in questo volume si trova la spiegazione del perché la società abbia usato questo nome:

“La definición la hizo uno de los jóvenes capturados en Zacatecas, Pedro Luis López Solorio, alias Cornelia Laureas: El nombre dEl Yunque se debe a que sus integrantes tienen que ser como el yunque, ya que por más que se le pegue continúan en la misma forma sin inmutarse, resistiendo todos los embates a que son sometidos”.

L’organizzazione è infiltrata in altre organizzazioni più o meno segrete e da queste seleziona i suoi possibili candidati, per la maggior parte adolescenti o giovani studenti universitari. El Yunqueoltre ad avere un carattere segreto è anche piramidale, al punto che le decisioni devono essere sempre avallate da qualcuno gerarchicamente posizionato al vertice della piramide. È forte l’aspetto “clanico” in questa società, perché nulla vi è di più importante di El Yunque, questa deve venire prima della famiglia e della stessa religione.

Su cosa sia El Yunquee quanto sia davvero potente in Messico esistono diverse voci contrastanti.

Il dibattito su questa organizzazione ha coinvolto anche alcuni vescovi e in Europa, con particolare riferimento alla Spagna, Santiago Mata ha pubblicato un poderoso volume: El Yunque en España: La sociedad secreta que divide a los católicos. In questo libro oltre a trovare i nomi di alcuni esponenti di spicco della Società segreta in Spagna, si sottolinea come la Chiesa Cattolica non sia affatto vicina a questa organizzazione e ne sconsigli vivamente la frequentazione. Anche in Spagna le regole da seguire per i membri di questa setta che assume sempre più le connotazioni di una organizzazione paramilitare sono simili a quelle seguite in Messico, tra queste troviamo: 1) Negare la propria appartenenza alla organizzazione; 2) El Yunqueha la precedenza anche sulla famiglia e sulla Chiesa; 3) Obbedienza incondizionata ai propri superiori. Sembra che in Spagna l’organizzazione non superi i duecento aderenti, possibile che così poche persone facciano così tanto rumore?

El Yunque ha viaggiato dal Messico alla Spagna e in alcune altre nazioni come il Cile o gli U.S.A. questa società segreta sembra espandersi silenziosamente. Potrebbero esserci dei simpatizzanti o delle cellule anche in Italia per mezzo di una rete di collegamenti con altre organizzazioni come ad esempio Hazte Oire CitizenGo.

Per approfondire l’argomento sarebbe necessario mappare molti movimenti cattolici integralisti e politici attraverso mezzo mondo, un lavoro che potrebbe affascinare un giornalista investigativo quale io non sono.

Ti lascio con una interessante testimonianza del Rito di iniziazione e giuramento (argomenti, questi, più affini alle mie ricerche) ripotarti da El Pais, alla fine della citazione il link alla fonte.

“Accetto di aderire all’Organizzazione Nazionale dell’incudine (conosciuta anche come “El Yunque” o “L’incudine” in spagnolo), assumendo che la lotta per il regno di Cristo in Spagna sia l’attività più importante della mia vita. Giuro di mantenere l’esistenza dell’organizzazione assolutamente segreta, così come i suoi membri, azioni e strategie. Inoltre, giuro di obbedire ai suoi comandi e di agire responsabilmente come leader quando gli viene detto di farlo. Come cavaliere cristiano, mi impegno a difendere, anche a spese della mia stessa vita, questo strumento che Dio ci ha dato per stabilire il suo regno sulla Terra. […] Siamo una milizia” […] “Non hai scelto di venire qui, sei stato scelto, e ad oggi sarai di una casta degli eletti. La nostra lotta è quella delle crociate, dei militanti cattolici “. […] “Se hai intenzione di tradirci o di allontanarci da noi in qualsiasi modo, troverai in ognuno di noi un giudice vendicatore”, avverte l’uomo che officia la cerimonia di iniziazione, che conclude il seguente canto: “Compagni e fratelli, stad firmus ut incus percusat!” seguito dalle grida: “Dio, paese! Incudine!” accompagnato da forti colpi sul tavolo”.

Articolo EL PAIS

Per oggi può essere sufficiente, alla prossima “società segreta”