mercoledì 25 maggio 2022

Ufology yes atterrà a Pomezia nel Pianeta D il 5 e 6 giugno 2022 un Evento da non perdere

di Redazione

"Il Sito del Mistero” ormai da anni nelle sue pagine illustra l’opera della ormai nota ufologa Francesca Bittarello con le sue ricerche di confine di livello internazionale confluiti in due libri best seller “UFO GLI ARCHIVI INEDITI” e “UFO GLI ARCHIVI INEDITI 2” e dei suoi prestigiosi e originali eventi frutto di una attenta opera di una manager di rilievo.

Come non parlare qui del suo prossimo evento il "Salone del Mistero e Ufologia – UFOLOGY YES - " organizzato in grande stile in una nuova Location di oltre 1000 mq alle porte di Roma, a Pomezia denominata nemmeno a farlo apposta PIANETA D; l’evento è un contenitore di veramente tante realtà anche molto diverse legate al Mistero e Ufologia e alle scienze non canoniche, ma ne va da sé che una Fiera è qualcosa di per sé di unico e la perizia dell’organizzatrice garantisce sempre e ovunque di creare quel mix  di emozioni, conoscenze e efficienza che creano, perché no, quel tocco di magia che rende l’evento un qualcosa di unico.

Leggendo le notizie in breaking che vengono rilasciate dal sito ufficiale dell’evento UFOLOGY YES www.ufologyyes.com sembrerebbe che l’organizzatrice è riuscita a creare quel mix giusto di equilibrio tra area standistica con veramente tante attività da attirare anche lo spettatore più pigro con in più tanti omaggi e gadget per i visitatori, all’area congressuale con eminenti ufologi e noti ricercatori e ospiti d’onore dove spicca il già sottosegretario alla Difesa Gen. Domenico Rossi e con un intrattenimento a tema con la Banda ufficiale dei Templari capitanata da Tony Riggi e per chi ha bambini anche l’area attrezzata per farli giocare. Inoltre ampio parcheggio e prezzi de biglietti veramente economici.

Anche questa volta la Dottoressa Bittarello ha ipotecato un sicuro successo con la sua zampata vincente un po' felina un po' aliena per il suo ritorno ai grandi saloni e poi si continua a settembre con l’Aviation Yes www.aviationyes.com.



sabato 21 maggio 2022

“Il sonno della ragione” di Federica Catalano

Arriva in libreria “Il sonno della ragione” di Federica Catalano, il libro che svela il mistero delle streghe di Benevento. Edito da Stamperia del Valentino

La leggenda di Benevento “città delle streghe” è diffusa in tutta Italia come anche quella del famoso noce sotto cui le malefiche si incontravano per celebrare il sabba e l’adorazione del diavolo. Tuttavia, contrariamente all’opinione popolare, questa città non vide mai l’organizzazione di una caccia alle streghe e non restano quasi testimonianze di processi locali per stregoneria. Nell’opera “Il sonno della ragione”, pagine 350, euro 35, edita da Stamperia del Valentino nella collana Mirabilia, l’autrice Federica Catalano si propone di svelare il mistero della nascita di questa fama e di svelare molti luoghi comuni ed errori che la tradizione ha continuato a tramandarsi. In modo particolare le origini del famoso “noce di Benevento” sono state spesso ed erroneamente rintracciate nei rituali di fertilità dei Longobardi che tuttavia sembrerebbero stati preceduti da un complesso sostrato religioso molto più antico della conquista romana. Il territorio del Sannio era infatti interessato dall’adorazione di una coppia divina di origine italica, rappresentata dalla dea lunare Diana e dal suo alter – ego solare Janus, che solo in un secondo momento, nella romanità matura, è stato sostituito dal dio greco Apollo. Il complesso simbolico di questa coppia si imperniava sulla condizione del limen, la porta o il passaggio, che era occasione di collegamento col mondo dei morti, una dimensione alternativa che l’antropologia ha provato essere all’origine del mito del sabba e del volo magico delle streghe.

Ma precisamente cosa è stata la strega? Spazzate via le stratificazioni New Age, la stregoneria si configura come un’accusa volta all’identificazione di un possibile nemico interno alla società che tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo raccolse l’eredità dei crimini fantasiosamente imputati ad eretici ed ebrei: è in questo periodo che Bernardino da Siena “inventò” il personaggio della strega e il termine che la rappresenta (dal latino “strix”, rapace notturno), basandosi sulle attestazioni classiche e sulle tradizioni popolari scaturite da arcaici assetti religiosi rispetto ai quali si era ormai persa qualsiasi consapevolezza.


L’autrice

Federica Catalano è nata a Roma il 26 dicembre del 1980. Frequenta il liceo classico Torquato Tasso di Roma e quindi la facoltà di Lettere dell’università La Sapienza, presso cui si laurea nel 2006 in Storia della Critica Letteraria Italiana, con una tesi sul significato dell’automa durante la II Rivoluzione Industriale. Consegue il dottorato in Italianistica presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale con una tesi sul ruolo della cultura tradizionale nell’opera di Domenico Rea. Nel 2010 si trasferisce a Napoli e nel 2013 pubblica presso la Stamperia del Valentino “L’opera dei pupi in Campania”, una ricerca su questo particolare tipo di teatro di figura in auge nel Meridione fino agli anni ’50 del ‘900. Nel 2020 partecipa al saggio “L’immaginario del mare” (Stamperia del Valentino) in collaborazione con Paolo Izzo. Dal 2017 insegna Lettere nei licei napoletani. Alle attività di insegnante e ricercatrice unisce quelle di regista e attrice teatrale.


La casa editrice

Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico.

La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.



Titolo: Il Sonno della Ragione


Collana: Mirabilia

Autore: Federica Catalano

Prezzo: € 35,00

Pagine: 350

ISBN: 979-12-80721-16-7

Disponibilità: Maggio 2022


Della stessa collana


Guarda il catalogo: www.stamperiadelvalentino.it

martedì 17 maggio 2022

La giacca del padre

di Cavaliere Vermiglio

Vi racconto un altro episodio di quello che apparentemente potrebbe essere una comunicazione con i morti. Può trattarsi al solito di semplice coincidenza, ma lascio al lettore ulteriori considerazioni. Anche in questo caso si tratta di fatto vero, ma di cui ovviamente non riferisco nomi e circostanze identificative.

Alla morte del padre uno dei figli che aveva più o meno le stesse misure del padre decide di recuperare parte dei vestiti ancora in buone condizioni per sé. Fra questi c'era una giacca particolarmente gradita al padre. La prende e la fa modificare da una sarta per poterla utilizzare, ma alla decide che anche così adattata non gli sta bene e decide di buttarla nel cassonetto degli indumenti usati così che possa essere usata da qualche bisognoso. Cosa succede di strano? Quella stessa notte il figlio sogna il padre arrabbiato che lo rimprovera. Sarà stato un semplice caso, che la notte stessa in cui ha gettato la giacca preferita del padre, ha sognato il genitore che lo rimproverava? Un rimprovero che proveniva dall'aldilà?

Anche in questo caso si può trattare di una semplice coincidenza, ma il dubbio permane. 

sabato 14 maggio 2022

Les Sept Têtes du Dragon Vert, di Teddy Legrand (Paris, Éditions Berger-Levrault, 1933) [in Francese]

in collaborazione con l'autore Simone Berni

tratto da: https://www.cacciatoredilibri.com/libri-di-primavera-32/


Brossura editoriale originale; formato di 11,9 x 18,3 cm circa; 249 pagine; prima edizione.

Chi è l’autore?

Teddy Legrand è uno pseudonimo, che potrebbe anche essere collettivo e quindi comprendere più autori. Supposizioni ne sono state fatte. Si va dalla spia francese Charles Lucieto allo scrittore Xavier (Marie, Alphonse) de Hauteclocque (1897-1935). Poi c’è chi vi vede la mano di Jean d’Agraives , pseud. di Frédéric Causse (1892-1951) o anche quella di Pierre Mariel, all’anagrafe Pierre-Maurice Marie (1900-1980), giornalista, romanziere ed occultista dell’estrema destra francese.

Di cosa parla il libro?

Les Sept Têtes du Dragon Vert è un romanzo esoterico-iniziatico, infarcito di citazioni e di rimandi ad altre opere. L’opera è paradossalmente poco conosciuta anche in Francia, almeno dalla maggior parte dei lettori. Però è indiscutibilmente nel mito. Un volume, questo, che è il primo (o tra i primi) a fare un preciso collegamento tra le meditazioni dei monaci tibetani e il Nazismo. Alcuni studiosi d’oltraple ritengono che alcuni brani del libro siano stati ripresi, sviluppati e magistralmente rielaborati da Louis Pauwels e Jacques Bergier nel loro Le matin des magiciens.


Come un elaborato mix di spionaggio, politica ed esoterismo con una trama di fondo che gira attorno a un complotto criminale della politica internazionale, mettendo poi sul piatto ogni aspetto dei romanzi e della narrativa del tempo. Dalla rivoluzione russa, all’ascesa del nazismo, ai servizi di intelligence, fino a includere i segreti dell’alta finanza e le società segrete (ma leggi massoneria).

Come dice l’editore francese Jean-Marie Fraisse (che nel 2012 ne ha diffuso una ristampa, di certo non la prima e neppure l’ultima), non è neppure da escludere che Ian Fleming abbia tratto ispirazione dalla trama del romanzo o dall’atmosfere e dalle connessioni che il libro fa, per costruire il suo mirabile agente segreto 007 di Sua Maestà britannica. Dice sempre Fraisse:

“(…)Questo libro è allo stesso tempo un romanzo poliziesco, un romanzo di spionaggio, un “thriller” come diciamo ora – un libro di suspense, dove è perfino presente un certo grado di umorismo, a volte, portando aria fresca nel clima di mistero e minaccia, tipico delle prospettive asfittiche della politica e del dietro le quinte della Storia.”

Teorie molto accattivanti sono quelle che vogliono che il romanzo sia stato facilitato dai servizi segreti francesi, in un momento della politica internazionale dove anche l’esoterismo e lo spionaggio erano veicoli importanti di contatti e relazioni.

Conclude l’editore francese:

“Dietro Les Sept Têtes du Dragon Vert, e lo pseudonimo dell’autore, Teddy Legrand – lo riveliamo oggi – si nascondeva qui un giornalista, scrittore e ufficiale, che due anni dopo l’uscita del libro avrebbe dato la sua vita per la Francia, nei servizi segreti, avendo accettato, nonostante la minaccia che gravava su di lui, di continuare una missione che considerava un dovere: indagare, allertare la Francia e il mondo dei pericoli che correvano, cercare di difendere loro da tali pericoli e, come agente, combatterli. Il suo nome? Xavier de Hautecloque.”

Secondo una nota di Serge Caillet:

Jean Mariel, figlio di Pierre Mariel, mi conferma formalmente che Teddy Legrand era lo pseudonimo di suo padre, assicurando: “Teddy Legrand, Werner Gerson, Pierre Montloin sono solo “la stessa penna di mio padre: Pierre Mariel! Resta inteso che questo romanzo è stato certamente il culmine di una collaborazione, di un pool di informazioni incaricate di far passare forse uno o più messaggi”. Jean Mariel mi dice anche: “Ho conosciuto Jean d’Agraive, ero giovane, giocavo con i suoi due figli”. Che l’opera sia frutto del solo Pierre Mariel, o che derivi da una collaborazione con Jean d’Agraive, questo è quindi un mistero in gran parte risolto.

venerdì 6 maggio 2022

Capodanno l'abbiamo inventato noi

tratto da "Il Giornale" del 29 Dicembre 2020

Il calendario più grandioso mai realizzato è nella contea inglese dello Wiltshire, in una località ormai nota come Stonehenge

di Angelo Allegri


Il calendario più grandioso mai realizzato è nella contea inglese dello Wiltshire, in una località ormai nota come Stonehenge. Nel giorno del solstizio d'estate, dal centro del monumentale recinto di megaliti costruito più di 3mila anni fa, il sole sorge all'orizzonte esattamente al vertice superiore di un enorme pietra che tutti chiamano Heel Stone. Secondo molti studiosi tutto il complesso monumentale sarebbe stato costruito proprio con questo scopo: segnare con dati precisi e riscontrabili il susseguirsi delle stagioni; dare una scansione oggettiva al fluire dei giorni, in modo da celebrare con degna periodicità i riti religiosi.

L'impresa non è facile come sembra. Il giorno, col suo alternarsi di luce e buio, è incardinato (almeno alle nostre latitudini) nei ritmi biologici degli esseri viventi. Le cose sono meno evidenti se si guarda a periodi di tempo più lunghi, come l'anno. Nonostante le difficoltà l'uomo cerca da millenni di dare ordine al tempo e il risultato di questo tentativo è un'invenzione, che spesso non viene nemmeno riconosciuta come tale: il calendario. Quelli noti ancora oggi, dalla complessa suddivisione delle stagioni utilizzata dai Maya, fino alla scansione temporale scelta dai buddisti, sono almeno una quarantina. Uno solo, però, ha assunto valenza universale. È il calendario gregoriano, che ha anche una particolarità: la sua storia si è svolta praticamente tutta all'interno dei confini italiani.

RE DI ROMA

Per seguire i diversi capitoli della vicenda bisogna risalire addirittura a Numa Pompilio o secondo alcuni storici a Tarquinio il Superbo. Chiunque sia, uno dei re di Roma introduce il cosiddetto Calendario romano repubblicano. Come tutte le più antiche scansioni del tempo è lunare, è basato cioè sulle fasi della luna, il fenomeno astronomico più facilmente percepibile anche senza particolari strumenti di osservazione. L'intervallo tra due ritorni del nostro satellite nella stessa posizione rispetto alla terra è più o meno di 29 giorni e l'insieme di 12 lunazioni, che costituiscono un anno, è dunque di circa 354. L'andamento delle stagioni è legato però all'anno solare, che è il periodo di rivoluzione della terra intorno al sole. E l'anno solare di giorni ne ha 365,24. Ce ne sono 11 di differenza, e la conseguenza è che le date stabilite con l'aiuto della luna slittano di quasi due settimane all'anno rispetto ai fenomeni atmosferici: una festa inizialmente prevista in gennaio con il trascorrere dei decenni o dei secoli si sposta in estate o in autunno. È lo stesso problema che hanno ancora oggi i musulmani, che utilizzano un calendario lunare: il Ramadan cambia via via posizione nell'anno (vedi anche l'altro articolo in pagina). Numa Pompilio (o Tarquinio il Superbo) per ovviare all'inconveniente stabilisce che ogni due anni ci sia un mese in più, di 27 o 28 giorni, Mercedonius, che inizia il 23 febbraio, cancellando i giorni dal 23 al 28. I conti però non tornano lo stesso.

Per questo, quando Giulio Cesare assume il potere (compreso quello di Pontifex maximus, responsabile dei riti religiosi) va a discuterne in Egitto con i massimi sapienti dell'epoca, tutti concentrati ad Alessandria, la Silicon Valley del periodo ellenistico. Alla fine a convincerlo è un matematico e astronomo, Sosigene. Cesare torna a Roma è da lì decide di cambiare tutto e adottare un calendario basato sul movimento della terra intorno al sole: 365 giorni e un anno bisestile ogni quattro, quando si ripete per due volte il 23 febbraio (un tempo ultimo giorno del calendario repubblicano). Si parte il primo gennaio del 46 avanti Cristo. Per riallineare il calendario con le stagioni, l'anno 45 viene allungato di tre mesi, che si aggiungono ai 355 giorni già in programma: con un totale di 445 sarà l'anno più lungo della storia.

ARRIVA LA RIFORMA

La creatura di Giulio Cesare è un grande successo. Il calendario giuliano, come verrà chiamato, è destinato a durare per 1600 anni. Però è tutt'altro che perfetto. Col suo anno bisestile ogni quattro, dura in media 365,25 giorni. L'anno solare è appena più corto: 365,24. Per la precisione è più breve di 11 minuti e 14 secondi. Sembrano pochi ma quando ci sono di mezzo i secoli sono più che sufficienti per creare problemi: il ritardo è di un giorno ogni 130 anni. Così alla metà del XVI secolo il Concilio di Trento ha tra i tanti temi da discutere anche quello della Pasqua. Un altro concilio, quello di Nicea del 325, ha stabilito che cada la domenica successiva alla prima luna piena dopo l'equinozio di primavera. Ma la sfasatura dei due calendari (solare e giuliano) ha fatto sì che l'equinozio sia sempre più lontano e ai padri della Chiesa la cosa risulta insopportabile. Papa Gregorio XII, al secolo Ugo Boncompagni, salito al soglio pontificio nel 1572, riceve il mandato di risolvere l'inconveniente.

A occuparsi della questione è una commissione in cui gioca un ruolo di primo piano Ignazio Danti, frate domenicano, nonché astronomo e matematico. A Danti piacciono le idee di un altro astronomo, Luigi Lilio, calabrese di Cirò, studi a Napoli e poi a Perugia. E alla fine è Lilio a spuntarla. Entra in vigore un nuovo calendario che prenderà il nome del papa, gregoriano, appunto. A dir la verità non si discosta poi molto da quello di Giulio Cesare, ma c'è una regola per evitare sfasature: gli anni divisibili per quattro sono bisestili, salvo gli anni centenari non divisibili per 400 (per esempio il 1700 e il 1900 no, il 1600 e il 2000 sì). In più l'inizio dell'anno nuovo viene definitivamente fissato al primo gennaio, e il giorno supplementare dei bisestili il 28 febbraio.

Per riportare in sincrono il calendario ufficiale e quello astronomico si prende una decisione radicale: si aboliscono con un tratto di penna 10 giorni. Il sole tramonta la sera del 4 ottobre 1582, l'alba del mattino dopo è quella del 15.

L'EUROPA SI ADEGUA

Il riallineamento è un problema che si riproporrà per tutti i Paesi che decideranno di adottare il nuovo calendario. Non sarà un processo immediato e, anzi, ci vorranno secoli. A decidere la nuova misura del tempo è un Papa e quindi tutti i Regni cattolici seguono immediatamente le indicazioni che arrivano da Roma. Per l'identico motivo i Paesi protestanti le rifiutano. In un primo momento la regina Elisabetta I d'Inghilterra sembra la più disponibile (tra i regnanti non cattolici) ad accettare, per semplici motivi pratici, la riforma. Ma i vescovi anglicani la considerano un espediente per favorire il ritorno del diabolico papismo nelle isole britanniche e fino al 1752 il Regno d'Inghilterra conserverà gli antichi metodi di misurazione del tempo. Per decenni in Irlanda la Pasqua diventa motivo di scontri sanguinosi tra comunità religiose: i ribelli cattolici la festeggiano in base alle regole di Gregorio XIII, gli occupanti inglesi pretendono il rispetto del «Vecchio stile», come viene definito.

Il primo Stato protestante ad adeguarsi alle regole di Gregorio è il ducato di Prussia, che fino al 1657 rimane un feudo della cattolica Polonia. Poi, spinti in buona misura da motivi commerciali, seguono, negli anni tra il 1699 e il 1701, Danimarca, Olanda e Germania e via via anche gli altri Paesi del Nord.

Le resistenze più forti arrivano, però, dall'Europa orientale e in particolare dalla Chiesa Ortodossa. In Russia devono salire al potere i comunisti per vincere le opposizioni alla nuova (ormai neppure più tanto) suddivisione del tempo. Il 24 gennaio del 1918 il Consiglio dei Commissari del popolo decide con un decreto che il 31 gennaio sarà seguito dal 14 febbraio e di applicare da quel momento in poi le regole dettate da Roma. La stessa Rivoluzione d'ottobre, a poche settimane dagli eventi, viene «trasferita» dalla riforma al 7 novembre. L'ultimo Paese europeo a capitolare è, però, la Grecia: nel febbraio del 1923 il governo militare al potere dopo la guerra persa contro la Turchia decide di abolire le ultime due settimane del mese e di adeguarsi al resto del continente.