sabato 29 maggio 2021

L'esoterismo cristiano degli antichi capolavori nordici

Tratto da "Il Giornale" del 2 Gennaio 2015

di Gianfranco De Turris


L'arte ermetica di Dalmazio Frau (Arkeios, pagg. 160, euro 18,50) non è certo il primo testo dedicato ai rapporti fra l'alchimia e la pittura (basti pensare ai fondamentali studi di Maurizio Fagiolo e Maurizio Calvesi), ma certamente possiede caratteristiche che altri non hanno. Intanto l'autore, che non è soltanto uno storico dell'arte, ma egli stesso pittore e illustratore, e che in più ha diffuse conoscenze su occulto, magia ed esoterismo, tanto da aver scritto diversi libri in merito. Caratteristiche che gli permettono di affrontare il tema in maniera approfondita tecnicamente e teoricamente. Inoltre il tema, che non è generico ma circoscritto riferendosi a quattro artisti fra il Quattrocento e il Cinquecento, in bilico tra fine del Medioevo e inizio del Rinascimento, ognuno rappresentato da una sua opera significativa. E tutti di area fiammingo-tedesca. Esattamente Bosch (Il Giardino delle Delizie), Van Eyck (L'adorazione dell'agnello mistico), Dürer (l'incisione Melancolia I), Brueghel (Il Trionfo della Morte).

Frau parte dalla vita dell'artista, poi inquadra la sua pittura in generale e infine effettua una minuziosa analisi dell'opera scelta a rappresentarlo. Analisi che è su vari piani: estetico-pittorico, simbolico, ermetico-alchemico, magico-occulto, religioso. Non sono trascurati altri riferimenti che man mano s'incontrano nei particolari pittorici: quello storico, quello antropologico e culturale, e anche quello dell'importanza della committenza, secondo le recenti tendenze della critica d'arte.

Il risultato è un affresco approfondito e in certe occasioni del tutto impensato, che inquadra i quattro capolavori nel loro tempo e in una visione molto particolare dell'arte nel XV e XVI secolo, appunto quella ermetica.

Bosch, Van Eyck, Dürer e Brueghel sono per l'autore tutti rappresentanti di un esoterismo cristiano che spesso si opponeva alla Riforma luterana, esponenti di un modo d'intendere l'opera dell'artista come espressione di un impegno non soltanto culturale ed estetico, quanto soprattutto religioso e sacro, come ben sottolinea Claudio Lanzi nella sua introduzione al libro. Essi vivevano in un tempo terribile, segnato da guerre e pestilenze, da soperchierie e violenze di ogni genere che traspaiono dai loro dipinti, specie quelli di Bosch e Brueghel. Un'epoca apocalittica in ogni senso, dove si pensava che fosse veramente vicina la «fine del mondo». Essendo però edotti della scienza ermetica inserivano nelle loro opere una miriade di elementi esoterici che Frau mette in evidenza, spesso con importanti excursus di approfondimento: notevole quello dedicato alla Danza Macabra e/o Caccia Selvaggia, tema poco noto in Italia, ma fondamentale per capire lo spirito di quel tempo tremendo. Oppure quello sul senso della Morte e la sua rappresentazione non solo in pittura, ma anche nella letteratura coeva. I quattro artisti e le quattro opere, peraltro notissime, coprono un arco di meno di un secolo e quindi illustrano in modo compatto l'atmosfera di quei tempi nel Nord Europa, con molti riferimenti e raffronti con la pittura italiana contemporanea a loro, che si indirizzava su versanti diversi, anche se quasi tutti i quattro effettuarono viaggi in Italia considerata allora terra d'arte per eccellenza.

Un saggio, piacevole e ben scritto, dotto ma non pedante, che conduce il lettore curioso o solo di arte o solo di esoterismo in territori poco esplorati ma affascinanti.


mercoledì 19 maggio 2021

Sul re del rock anche un libro esoterico

tratto da "Il Giornale" del 2 Gennaio 2006

«L'ultimo cavaliere» studia il legame tra i suoi testi e la spiritualità. Per i fan c'è «Scrapbook»

di Antonio Lodetti

Parafrasando una famosa canzone di Paul Simon, Bob Dylan fu uno di quelli «in viaggio alla ricerca dell’America». Poi lui stesso divenne l’America, il suo costume. Così, da sognatore ispirato dal blues di John Lee Hooker e dalle concioni di Sis Cunningham e Gordon Frieser, Dylan è diventato inesauribile oggetto di saggi, ricerche, un’inesauribile fonte di studio e commercio. Solo quest’anno c’è da sbizzarrirsi. Ottimo il documentario autobiografico di Martin Scorsese No Direction Home, bello sia dal punto di vista cinematografico che da quello critico, in cui racconta un volto prosaico di Dylan che non è piaciuto ad alcuni fan troppo idealisti. Altrettanto interessante il doppio cd (omonimo titolo) che lo accompagna con un inedito blues (la prima vera incisione effettuata da Bob all’università su un registratore) e versioni inedite di classici.

Negli anni Sessanta un fan assatanato si appostava sotto casa di Bob per rubare sistematicamente la sua spazzatura, di cui faceva collezione. Oggi correrebbe in libreria a comprare The Bob Dylan Scrapbook: 1956-1966. «Scrapbook», Ovvero il libro dei ritagli, affianca ad una avvincente lettura una valanga di «reperti archeologici» imperdibili per il dylanologo doc. Ci sono poster e locandine dei suoi primi concerti al Greenwich Village, curiosi articoli, adesivi pubblicitari, biglietti manoscritti (fedelmente riprodotti come gli originali) che raccontano la prima parte della carriera del cantautore.

Con Bob Dylan l’ultimo cavaliere lo studioso di esoterismo Nicola Menicacci affronta Dylan da un lato inedito. L’autore, studiando filologicamente i testi (del periodo 1974 - ‘89) ne racconta la visionaria spiritualità. Decrittando il codice simbolico di Dylan rivela in brani come Tangle Up In Blue la storia della Maddalena, in Street Legal quella di Salomè e cerca di dimostrare che il cantautore conosceva i segreti delle opere di Leonardo che portarono fortuna al Codice da Vinci di Dan Brown. «Quando avrò 90 anni e mi vorrai vedere, mi troverai da qualche parte su un palco», confidava Dylan che tutto l’anno in tour (il «tour senza fine») e Never Ending Tour: Anni di luce e ombra di Paul Williams descrive quest’esperienza di strada con foto, riflessioni, interviste ad amici compianti come Jerry Garcia e Laura Nyro.



sabato 15 maggio 2021

Chi erano le Ninfe?

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/chi-erano-le-ninfe/

Introduzione al magico mondo delle Ninfe

   E poi la Terra il Cielo generava, gemmato figlio – il primo – eguale a lei: che tutta la involgesse intorno e fosse soglio che mai vacilla dei beati; poi gli alti monti, diletti rifugi delle divine Ninfe che s’inselvano fra i giochi frastagliati a precipizio; e partorì – insondabile distesa – il Mare che gonfiando d’onde infuria, senza poter saggiare il dolce amore.

(Esiodo, Teogonia)


Chi erano le Ninfe?

Le Ninfe nella mitologia classica – prima greca e poi romana – erano divinità minori o secondarie abitanti, per alcuni custodi, il mondo naturale in ogni sua manifestazione. Avevano un aspetto affascinante, giovani procaci, sensuali e dagli abiti succinti. È possibile dividere le Ninfe in alcune categorie, una suddivisione può essere ad esempio quella per elemento naturale: acqua, terra ecc.

Le Ninfe solitamente erano benigne verso gli esseri umani, alcune volte potevano anche concedere il loro amore ad un uomo, altre volte potevano provocare problemi ed essere pericolose.

“Le Ninfe, in particolare, sono onnipresenti. Tutti i regni della natura appartengono al dominio di queste creature affascinanti e misteriose, inafferrabili e inquietanti. A volte posso no apparire dolcissime e benevole, altre volte la loro potenza si manifesta in forme terribili e oscure. Spesso sono legate al- le acque: alle sorgenti, ai fiumi o all’enigma infinito del mare, sia nella sua superficie iridiscente sia nelle sue più insondabili profondità. Il loro volto può comporsi in uno specchio d’acqua, apparizione arcana che incanta gli uomini e li trascina in un mondo segreto e fuori dal tempo. Ma altre volte le Ninfe abitano gli alberi o le montagne, nascoste dentro un tronco o nell’intrico di una selva. Le Ninfe, insomma, non frequentano le strade delle città. Vivono al di fuori del mondo civile, dentro orizzonti selvaggi in cui l’uomo non può più sentirsi protetto come membro di una società e rischia anche di perdere se stesso, di vedere svanire la propria identità individuale.” (in Giorgio Ieranò, Demoni, mostri e prodigi, l’irrazionale e il fantastico nel mondo antico, Sonzogno, Venezia 2017, 1a ed. digitale).


Quanti tipi di ninfe esistono?



infografica su alcuni tipi di Ninfe


Auloniadi e Napee: Abitavano i Boschi e le valli;


Coricidi; Abitavano le grotte e gli antri;


Crenee, Naiadi o Pegee: Ninfe delle fontane;


Amadriadi e Driadi: Abitavano le foreste;


Efidriadi: Ninfe delle acque;


Epigee: Ninfe terrestri;


Linnadi: Abitavano nei pressi dei laghi o degli stagni;


Naiadi: Ninfe delle Fonti d’acqua, laghi e fiumi;


Nelie: Ninfe dei prati;


Oceanidi o Nereidi: Ninfe marine;


Oreadi, Orodenniadi o Orestiadi: Abitavano le montagne;


Potamidi: Ninfe dei Fiumi;


Uranie: Abitavano i cieli;


Le Ninfe dei luoghi prendono nome dal luogo che abitano.

Questo elenco, come anche l’immagine, non è completo, nei prossimi articoli esploreremo meglio e più approfonditamente il mondo delle Ninfe, la loro classificazione, le loro storie e virtù.  

Vaticinio, Profezia e “super poteri”

Le Ninfe, soprattutto quelle delle acque, si ritiene avessero la capacità vaticinio e profezia. Spesso coloro che si abbeveravano alle loro acque potevano acquisire questo dono. Non solo per mezzo delle acque le Ninfe potevano ispirare gli uomini per mezzo della “possessione” e posseduti dalle Ninfe, detti dai Romani lymphatici o lymphati, potevano essere i pazzi, i veggenti e i poeti.

Alcune Ninfe come ad esempio le Naiadi sembra fossero in grado di curare e guarire.

Il culto

Alle Ninfe nell’antica Grecia era riservata una forma di culto privato o familiare, non si hanno notizie di culti pubblici. Solitamente il culto alle Ninfe era reso nei luoghi dove si pensava abitassero e spesso luogo d’elezione per le pratiche rituali erano le grotte.

Nel mondo romano le Ninfe avevano un culto pubblico, solitamente associate ad autoctone divinità delle sorgenti e le loro feste furono inglobate nelle celebrazioni tributate al dio Fontus. Queste celebrazioni avevano luogo il 13 ottobre con la festa delle Fontinalie, si riempivano le fontane con fiori e adornavano i pozzi. I templi dedicati alle Ninfe prendevano il nome di Ninfeo, spesso erano delle grandi fontane.  Nei ninfei venivano anche celebrati i matrimoni. Prendeva nome di Ninfagogo colui che, il giorno delle nozze, prendeva la sposa dalla casa paterna e la conduceva a quella dello sposo.

In prevalenza le offerte votive alle Ninfe non erano cruente, era offerta della frutta, del miele, del latte; raramente agnelli o capretti.

Il vero “regno delle Ninfe”

Oltre la Natura, oltre il Mito potremmo affermare che il vero regno delle Ninfe è l’Arte, d’altronde è stato detto che sono ispiratrici: dalla Poesia alla Letteratura, dalla Pittura alla Scultura alla Musica.

Prima di chiudere

Delle Ninfe in generale e di alcune Ninfe in particolare come ad esempio: Aretusa, Calipso, Eco, Egeria Dafne, Galatea ti parlerò in alcuni prossimi articoli. Se ne hai piacere, fammi sapere se questa nuova impostazione dei post ti piace e se questo argomento ti affascina. Non dimenticare di condividere questo articolo con i tuoi amici e sui tuoi social.

   Gioia – Salute – Prosperità


sabato 1 maggio 2021

Tra sette segrete ed esoterismo: il volto nascosto di Hitler

tratto da "Il Giornale" del 4 gennaio 2021

Dietro all'ascesa al potere del Führer importanti movimenti esoterici. E anche autori insospettabili...

di Matteo Carnieletto

Nel 1792 la Rivoluzione francese ha raggiunto il suo culmine. In Europa sta nascendo un nuovo ordine e l'ancien regime sembra ormai un lontano ricordo. Sono, quelli, anni strani. Non solo per la politica ma anche per l'arte. Proprio in quel periodo, infatti, l'artista spagnolo Francisco Goya viene colpito da una strana malattia, "la cui natura però ci è ignota", scrive lo storico dell'arte Hans Sedlmayr ne La perdita del centro (Borla, 1967). Non è l'unico, però. "Siamo nei decenni" - prosegue l'autore austriaco - "in cui molti artisti vengono posseduti da forze demoniache". Goya è costretto a stare a letto per quasi un anno, paralizzato e continuamente tormentato da disturbi visivi. Uscito da questo inferno, dipingerà i "Sogni". I volti dei suoi personaggi si deformano. Non sono più uomini, ma demoni. "Nelle visioni dei 'Sogni' e dei 'Proverbi' compaiono tutte le deviazioni dell'elemento umano e gli attentati all'uomo e alla sua dignità; dèmoni in forme umane e, accanto ad essi, dèmoni allucinati di ogni specie: mostri, spettri, streghe, giganti, animali, lemuri, vampiri", nota Sedlmayr.

È proprio in quegli anni che riemergono incubi e teorie che si pensava fossero terminati nel Rinascimento e che, come nota James Webb ne Il sistema occulto (Iduna, 2019), ritornano alla luce e hanno il loro culmine nel periodo che va dalla sconfitta di Napoleone (1815) al 1848. Per Webb sono infatti tre le grandi "esplosioni di irrazionalità" nella storia dell'uomo: "'La crisi 'dell'anno zero', che denota il periodo sia precedente che successivo alla nascita di Cristo, quando un'ondata di speculazione magica sovrastò le conquiste del razionalismo greco", quella "del 'Rinascimento e della Riforma' e si riferisce al riemergere dell'irrazionale dopo il collasso della sintesi medievale" e, infine, quella che emerge tra il XIX e il XX secolo.

Ed è proprio seguendo queste crisi, che Giorgio Galli ha investigato le radici occulte del nazismo. In Hitler e l'esoterismo (Oaks editrice), il celebre politologo da poco scomparso sostiene infatti che l'esoterismo del Führer "comprende elementi molto anteriori al cristianesimo, quali la stessa dottrina occulta del Terzo regno, anticipazione del Terzo Reich".

L'esoterismo dei circoli che formeranno Hitler si forma infatti con "Clemente Alessandrino il quale, negli Stromati, propone una lettura criptica dei Vangeli che, attraverso il misticismo e le mistiche (come Margherita Porete), giunge alla Società Thule. (...) Qui si formano, appunto, in questa cultura esoterica, gli ufficiali aristocratici che, attorno e con la guida di Von Stauffenberg, prima aiutano Hitler a giungere al potere e poi cercano di eliminarlo (luglio 1944) quando la 'sua' guerra sta portando alla rovina il loro Terzo Regno (Terzo Reich), pensato millenario, che sperano di salvare mediante un'intesa con loro omologhi (aristocratici esoteristi) vicini alla Corte inglese coi quali Hess aveva cercato di prendere contatto sin da maggio 1941".

Nella prefazione a libro di Lord Beaverbrook, Un nazista sul trono d'Inghilterra (Oaks editrice), Galli nota infatti che molto probabilmente Edoardo VIII, il sovrano britannico affascinato dal Führer, potesse "essere il punto di riferimento di circoli della tradizione esoterica collegati a quelli del Terzo Reich (Wally Simpson era un'esperta di magia sessuale, 'magia rossa', e un rapporto dei servizi segreti inglesi informava che Edoardo seguiva una terapia con Alexander Cannon, occultista ed esperto di magia nera". La rete esoterica che aveva sostenuto Hitler (per poi scaricarlo) era infatti molto più ampia di quanto si potesse pensare e superava i confini nazionali.

L'Operazione Valchiria, ovvero il tentativo del 20 luglio del 1944 per eliminare Hitler e avviare un colpo di Stato in grado di salvare la Germania, "ha pieno successo (con l'arresto del vertice delle SS) solo a Parigi, ove sono contemporaneamente presenti Gurdjieff, Pauwels, Jünger (tra gli ispiratori del complotto) e i collaboratori di Rosenberg". Tutti e quattro sono importanti esoteristi. Gurdjieff, nota Galli, "è un autentico maestro dell'esoterico, e non un ciarlatano, ma opera nella nascente società dello spettacolo"; Pauwels scrive, "da un punto di vista occulto", Il mattino dei maghi in cui sostiene che Hitler fosse mosso da idee "eccentricamente mistiche e cosmologiche"; Jünger scriverà Le scogliere di marmo per cercare di evitare la guerra con la Gran Bretagna; Rosemberg non solo è uno dei motori del nazionalsocialismo, ma anche uno dei sostenitori del "'partito esoterico della pace, quel settore del vertice nazionalsocialista che voleva evitare la guerra, perché la temeva su due fronti".

All'interno del Reich, dunque, non era solo Hitler a muovere i fili. Il Führer, però, sentiva di essere guidato da un destino superiore. Aveva la certezza di rispondere a un ordine più alto, dove magia e occultismo si mescolavano. Per creare uno dei più grandi demoni del XX secolo.