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mercoledì 21 agosto 2019

C'è un fratello di "Dracula" e ha sangue islandese

tratto da "Il Giornale" del 21 giugno 2019

«I poteri delle tenebre» presenta una versione alternativa a quella classica. Con trama e personaggi differenti

di Luca Crovi

«Esistono misteri su cui gli uomini possono solo fare congetture, e che, epoca dopo epoca, possono risolvere solo in parte».

Si apre con questa citazione da Bram Stoker un volume sorprendente intitolato I poteri delle tenebre. Dracula, il manoscritto ritrovato (Carbonio Editore). È l'edizione italiana di Makt Myrkranna che il traduttore e letterato islandese Valdimar Ásmundsson pubblicò nel 1900 accreditandola come la traduzione fedele del Dracula di Stoker, risalente al 1897. Makt Myrkranna venne pubblicato in Islanda sulla rivista Fjallkonan con un'introduzione inedita dello stesso Stoker, ma non è la semplice traduzione del classico vampiresco, bensì ne è una versione alternativa che presenta molte differenze rispetto all'originale e che proprio per le variazioni fa supporre che sia stata realizzata basandosi su una bozza diversa dell'opera originaria.

A fare la scoperta è stato il ricercatore Hans Corneel de Roos che da anni sta raccogliendo documentazione sul Dracula. Ci sono molti misteri che riguardano l'opera di Stoker. Ne esiste una sola copia dattiloscritta che l'autore donò al colonnello Thomas C. Donaldson. Il manoscritto è stato ritrovato tempo dopo in Pennsylvania in una stalla ed è stato acquistato all'asta da Paul Allen, uno dei fondatori della Microsoft. Esistono anche 124 pagine di appunti della stesura del Dracula che risultano incompleti e sono custoditi al Rosenbach Museum di Filadelfia. Le lettere in cui lo scrittore fa riferimento a quello che divenne un caposaldo della letteratura horror sono soltanto due. Una venne inviata al primo ministro britannico William Gladstone nel 1897 e Stoker vi afferma esplicitamente di aver desiderato «purificare la mente attraverso la compassione e il terrore». La giornalista Jane Stoddard fu l'unica che riuscì a intervistare Stoker per il British Weekly a poche settimane dalla pubblicazione del romanzo e condensò in sole 896 parole il suo pensiero. Fra le testimonianze più singolari sulla genesi dell'opera c'è quella del figlio di Stoker, Irving Noel, che confessò allo studioso Harry Ludlam che suo padre «attribuiva la genesi di Dracula a un incubo fatto dopo un'abbondante cena a base di granchi».

La versione islandese del Dracula pubblicata da Carbonio Editore apre uno scenario incredibile di indagine, perché il testo presenta scene inedite con un montaggio diverso e persino personaggi fino a oggi sconosciuti. Quindi, come ha ipotizzato Hans Corneel de Roos, questa edizione potrebbe essere basata su un manoscritto del Dracula diverso da quello arrivato sino a noi. Come spiega il pronipote Dacre Stoker nella prefazione a I poteri delle tenebre, «il contratto di Bram Stoker del 1897 con Archibald Constable lo lasciava chiaramente libero di vendere Dracula o far tradurre all'estero qualsiasi sua versione... sappiamo che Makt Myrkranna (Islanda, 1900) è stata di fatto la terza versione tradotta di Dracula, dopo l'edizione ungherese, del 1898, e quella svedese, del 1899». Ed esiste un collegamento tra il testo svedese e quello islandese, perché il secondo sarebbe una versione ridotta del primo, ma arricchita di sfumature nordiche.

Queste ipotesi rendono affascinante la lettura de I poteri delle tenebre che dunque è a tutti gli effetti una versione alternativa e parallela del Dracula. Le sorprese iniziano fin dalla citata prefazione inedita di Bram Stoker alla traduzione islandese del suo romanzo, dove dichiara che ciò che stava per raccontare era davvero accaduto: «ci tengo a sottolineare ancora una volta che la misteriosa tragedia qui descritta è completamente vera per quanto concerne gli eventi in sé, sebbene in alcuni punti, naturalmente, io sia giunto a conclusioni diverse da quelle delle persone che in queste pagine la raccontano. Ma gli eventi in quanto tali sono inconfutabili e non possono essere negati, poiché tante persone ne sono a conoscenza. Il ricordo di questa serie di crimini non è ancora svanito dalla memoria del pubblico - crimini che appaiono incomprensibili, ma sembrano scaturire dalla stessa fonte e hanno creato a loro tempo tanto orrore tra la cittadinanza quanto i famigerati omicidi di Jack lo Squartatore, che hanno avuto luogo qualche tempo dopo».

Ed è incredibile pensare che «per più di un secolo la barriera linguistica che ha diviso l'Islanda dal resto del mondo ha impedito agli amanti delle storie soprannaturali di godere di un'opera così eccezionale» come I poteri delle tenebre.


martedì 2 aprile 2019

"Il Graal e la magia del Secolo d'Oro"

tratto da "Il Giornale" del 27/09/2018

di Luca Crovi

L'autore spagnolo: "I testi cartacei sono unici, restano un vero mistero"

Fuoco invisibile (DeA Planeta, pagg. 524, euro 18) di Javier Sierra è un romanzo dedicato al potere mistico e magico della parola, all'incommensurabile mistero del Graal e alla letteratura del Siglo de Oro.

Un thriller di cui è protagonista il docente di linguistica David Salas che, come spiega lo scrittore spagnolo, è «un uomo benestante, della classe media, per il quale è impossibile immaginare che il suo mondo stia per crollare».

Che valore magico e rivoluzionario possono avere le parole?

«Tutte le tradizioni sacre del pianeta conferiscono alle parole un valore che va oltre la dimensione umana. Gli antichi sapevano che plasmano la realtà e arrivano persino a trasformarla. Nella Genesi vediamo come Dio da inizio alla Creazione utilizzando proprio la parola. «E Dio disse: Sia la luce. E la luce fu». Un tale potere verrà successivamente emulato dalla nostra specie quando acquisisce prima la capacità di parlare e dopo quella dell'espressione artistica e con ciò la civiltà. Questa rivoluzione sorprendente e misteriosa è nata con le prime parole non meno di 100mila anni fa. Studiarla significa cercare di svelare il mistero della nostra identità».

I libri cartacei quanto sono ancora un mistero?

«I libri cartacei sono un'invenzione perfetta. Non solo sono assolutamente autonomi e non necessitano di una fonte di energia o di tecnologie che finiscono per scomparire, ma non smettono mai di essere scritti. Le farò un esempio. Sul libro di carta non solo è importante quanto vi è scritto, lo sono anche le mani che toccandolo vi lasciano le proprie impronte trasformandolo in un oggetto unico. Una macchia, una riga sottolineata, un fiore dimenticato possono darci delle informazioni importanti. I libri digitali non possiedono questa capacità di sviluppare una biografia propria. Sono... meno vivi!».

Quando è nata in lei la passione per i misteri?

«Ho trascorso la mia infanzia nel capoluogo di provincia più piccolo di Spagna, Teruel. C'erano ben poche distrazioni per un bambino e quindi sono stato costretto a sviluppare l'immaginazione. Vedevo dei draghi nei profili delle montagne, sentivo i passi di fantasmi nelle vecchie torri in stile mudéjar della città, e immaginavo persino astronavi che solcavano il cielo notturno. Sono stato un bambino dalla fervida immaginazione e mi sono trovato talmente a mio agio in quel mondo che non ne sono ancora uscito».

È mai esistito il misterioso Primus Calamus?

«Certamente. Tutti i libri citati nel romanzo, così come i riferimenti geografici e i loro segreti sono reali. Juan Caramuel è stato un brillante filosofo del XVII secolo nato a Madrid ma morto in Lombardia che si era interessato a tutte le fonti della conoscenza, comprese quelle magiche ed eterodosse».

Quanto i libri del Siglo de Oro hanno rivoluzionato la letteratura del suo Paese?

«La Spagna del Siglo de Oro custodisce uno dei tesori letterari più preziosi nei testi delle mistiche. Trattandosi di libri scritti tra le mura di alcuni conventi non sono molto conosciuti. Solo Santa Teresa ha ottenuto una proiezione universale. Il Secolo d'Oro è stato il teatro del combattimento tra le due mentalità più caratterizzanti l'identità spagnola: quella mistica e quella mondana, incarnata da Quevedo, Cervantes o Lope de Vega. E, come sempre succede quando due mondi contrapposti collassano, ne scaturisce un terzo assolutamente affascinante».

Molti l'hanno soprannominata il Dan Brown di Spagna...


«È un'etichetta che è stata necessaria per definire il mio lavoro quando è arrivato sulla scena internazionale ormai quasi quindici anni fa, ma è un cliché povero. I miei libri non sono Brown, sono Sierra. Sono romanzi dove i protagonisti sono impegnati in una quête, una ricerca che va ben oltre loro stessi».