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martedì 31 agosto 2021

L’ESOTERICO GIOCO DELL’OCA

tratto da L'Opinione del 23 giugno 2021

di Pierpaola Meledandri


I giochi tradizionali rappresentano un mezzo d’insegnamento e ludicamente instillano nei partecipanti importanti concetti legati all’esistenza. L’esperienza del gioco apre molte riflessioni sul significato della sua funzione e sul perché individui adulti sentano il bisogno, oggi forse più che in passato, di prolungare il tempo da dedicare alla fase ludica.

Il gioco può essere considerato un residuo evolutivo che garantisce l’affinamento delle abilità necessarie a sopravvivere nel proprio habitat, un modo per esprimere capacità personali, una trasposizione simbolica dell’esperienza e dei contenuti emotivi, un modo originale per apprendere come dominare la realtà. È interessante notare come alcuni giochi, densi di asperità da affrontare, somigliano a un rituale d’iniziazione, alla perenne lotta fra il bene e il male, tra la luce e le tenebre: percorso durante il quale solo il superamento di prove fa giungere alla meta.


Immagine tratta da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Gioco_dell%27oca#/media/File:El_juego_de_la_Oca_-_Juan_Francisco_Piferrer_-_Barcelona.jpg

Di sicuro interesse simbolico è il Gioco dell’oca, costituito da un tabellone con da 63 caselle, che si snodano a spirale, con un disegno circolare o ellittico; la casella numero 64 rappresenta uno spazio più grande: l’edenico Giardino dell’oca. La sua immagine richiama la figura del labirinto. Sono le tredici caselle dove è raffigurata un’oca a essere considerate fauste: si avanza di una casella e si ha diritto ad un altro tiro di dadi. Altre caselle sono invece considerate infauste, così la numero 6, il ponte, dove si deve pagare una posta. Poi si può raddoppiare arrivando alla casella numero 12 mentre alla numero 19, la locanda, si paga l’ospitalità, rimanendo fermi per tre giri e poi la numero 31, il pozzo: si staziona fino a quando un altro giocatore vi cade, liberando il precedente prigioniero e venendo a sua volta trattenuto.

Chi ha la sfortuna di giungere alla casella numero 52, definita la prigione, subisce la stessa sorte della casella numero 31. La numero 42, il labirinto, fa indietreggiare il giocatore sino alla casella 39, dove resta fermo un giro, mentre la numero 58, detta la morte, fa pagare un pegno amaro poiché si deve iniziare il gioco da capo. Non solo: chi supera indenne la morte gioca con un solo dado, perché deve entrare nel giardino dell’oca con un solo tiro esatto e i punti eccedenti si percorrono all’indietro.

Il Gioco dell’oca, presente sin dall’antichità riapparve nel Medioevo col nome di Gioco nobile. Si crede che a ripristinarlo siano stati i costruttori delle Cattedrali, che vollero così lasciare una mappa simbolica del cammino spirituale da seguire per giungere, dopo la Morte, al seno della Magna Mater, la Grande Oca, nel Regno dei Beati. Ebbe poi una grande diffusione nel Cinquecento.

È celebre uno splendido tavoliere che, nel 1580, Francesco de’ Medici regalò a Filippo II di Spagna. La valenza di percorso iniziatico è enfatizzata dalla figura che in molti tavolieri si trova prima della casella iniziale: uno gnomo, un mago, un pellegrino, oppure un’oca.

Oche e cigni per i Gaelici rappresentavano i portatori di una saggezza superiore; nell’antico Egitto l’oca raffigura l’anima del Faraone e il Sole nascente. I Cinesi la consideravano messaggera celeste, mentre gli sciamani dell’Altai pensavano di raggiungere l’aldilà a cavalcioni di un’oca selvaggia. A Roma le oche capitoline avevano il dono della profezia e custodivano il tempio della Dea Giunone. Altre interessanti fonti sul valore simbolico dell’oca sono apportati dai Cavalieri del Cigno di Lohengrin o dalla fata Melusina dai piedi a forma di zampa d’oca che nessun mortale poteva vedere.

I Maestri costruttori adoperavano l’oca come proprio emblema, in quanto rappresentava l’immagine del trionfo dello spirito sulla materia, utilizzando la zampa d’oca come appropriato segno distintivo. Parimenti, la zampa d’oca, una forcella a tre punte, intesa come una rappresentazione della mano di Dio, è spesso raffigurata dai costruttori nelle pietre delle Chiese medievali, sulle lapidi tombali, nei cimiteri, lungo il cammino per Santiago.

Nel Nord-Ovest della Spagna, sui Pirenei, nel paese di Puente la Reina, dove si uniscono alcune importanti strade di Francia che portano a Santiago, vi è una Chiesa romanica: lì è conservato un Crocifisso, appartenuto ai Templari. Il Salvatore è immolato su una Croce che raffigura schematicamente l’immagine della zampa del volatile. Inoltre, molti simboli del gioco dell’oca richiamano aspetti del pellegrinaggio: la locanda, il labirinto, il ponte, il pozzo, la prigione e anche i dadi che stanno ad indicare la pietra angolare, la pietra cubica, sintesi delle misure armoniche dell’Universo, del numero aureo dell’angolo sacro ai Maestri Scalpellini.

Infine, il gioco dell’oca si può esaminare anche cabalisticamente a partire dal numero 64 che, per riduzione, dà luogo a uno, all’alef, al Principio, allo spirito del Signore. Oppure, ad esempio, al numero 5, la casella dove si trova la prima oca che rappresenta la V Sefirot, indicativa di severità e rigore.

Tanti significati, storie e simboli non fanno che ricordare, tramite un apparente svago per bambini, il viaggio della vita, con le sue gioie e i suoi dolori.