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mercoledì 20 maggio 2020

I Misteri di Eleusi

in collaborazione con l'autore Michele Leone: https://micheleleone.it/i-misteri-di-eleusi/

Appunti sui Misteri di Eleusi


Al principiare dell’autunno nel mese di Boedromione, in Attica, ad Eleusi, cittadina non lontana da Atene si svolgevano i Misteri detti Eleusini. Di questi misteri conosciamo poco o nulla perché gli iniziati agli stessi hanno sempre avuto cura di mantenere il più stretto riserbo e segreto sulle pratiche da essi svolte all’interno dei Templi e Santuari.

Il riserbo e la segretezza del culto è sempre stato un elemento caratterizzante degli iniziati e dei membri delle società segrete di ogni tempo ed epoca. Ancora oggi in Italia, su questo argomento, a causa della polemica o della ignoranza, vengono fatte campagne antimassoniche.

I misteri in generale erano in parte culto pubblico e in parte culto iniziatico, ovvero, per potervi partecipare era necessario aver subito una iniziazione.

Il rito iniziatico e segreto, all’interno di uno o più culti pubblici, evocano da soli e facilmente i riti di pubertà, quel <<rituale iniziatico>> che <<mira… a trasformare l’individuo in conformità alla “norma” che la comunità pone davanti ai propri membri adulti>>. In questo modo il segreto acquisito attraverso l’iniziazione discrimina tra iniziati e non iniziati, e nelle società tradizionali, in cui hanno efficacia culturale e tradizionale i riti di iniziazione, esso separa i maschi adulti, detentori del segreto, dal complesso rappresentato dai pre-puberi e dall’universo femminile. È questo il rito che usa la tortura, dall’avulsione dell’incisivo alla subincisione penica, dalla scarnificazione delle spalle alla circoncisione al tatuaggio, per fissare sul corpo, in maniera indelebile, l’identità guadagnata passando attraverso l’<<altro mondo>>. Questi segni, che non possono più venire cancellati, accompagneranno il neofita fino alla fine dei suoi giorni e la <<legge>> rimarrà così per sempre descritta sul suo corpo, nel quale la società potrà riconoscersi e per mezzo del quale potrà sentirsi garantita. La legge condivisa scandita dal silenzio con cui è subita la tortura rituale, essa può coincidere con i costumi tribali e con l’obbligo di non rivelare il segreto guadagnato attraverso la prova rituale. Ma l’accesso al sapere del gruppo conservato dagli adulti può anche rivelare ai nuovi iniziati l’inconsistenza e l’incompletezza delle informazioni ricevute nella fase anteriore all’iniziazione, o nei diversi gradi della climax iniziatica, là dove è contemplata. Così, per esempio, tra i Baktaman della Nuova Guinea, l’entità del segreto posseduto e non rivelabile, se discrimina tra iniziati e non iniziati, nello stesso tempo decide anche la gerarchia sociale. […] Se fosse ora possibile applicare questo schema interpretativo ai misteri greci e in particolare ai misteri di Eleusi, essi allora, attraverso l’ostensione annuale del segreto, contribuirebbero a consolidare periodicamente il fondamento etnico prima e civico poi della religione greca, divenendo così <<un supplemento tanto necessario quanto armoniosamente integrabile>> nei confronti dei culti pubblici. Tuttavia non si può ignorare che i misteri, a differenza dei riti iniziatici tribali, non implicavano alcun mutamento di status sociale dell’individuo, <<che del resto sarebbe stato impossibile in un rito panellenico>>. Pertanto, anche ammesso che si possa dimostrare che i riti iniziatici di pubertà siano all’origine dei culti misterici – e non è detto che ciò possa valere comunque e in ogni caso -, resta che l’esito storicamente documentato e documentabile non è riconducibile che per forma e struttura alle iniziazioni tribali. (Paolo Scarpi, a c. Le religioni dei misteri, vol. I, Fondazione Valla, Milano 20124, pp. XIX-XX).

I misteri di Eleusi celebrano il culto di Demetra e si ritiene siano stati fondati intorno al 1550 avanti la nostra era, la loro diffusione in tutta la Grecia e non solo avvenne a partire dal VII secolo avanti la nostra era quando Eleusi divenne parte della città Stato di Atene.

Un inizio sull’origine di questo culto, praticato per duemila anni, la possiamo trovare nell’inno omerico a Demetra. Così parla la dea nell’inno:

Uomini ciechi, senza sagacia, che nulla sapete

mai preveder del fato che avanza, sia buono, sia tristo!

D’un mal senza rimedio t’è causa la tua stolidezza.

L’onda implacabile sappia di Stige, ch’è il giuro dei Numi,

sappia che immune sempre da morte e vecchiaia tuo figlio

io reso avrei, concessi gli avrei privilegi immortali.

Ora, non più potrà sfuggire le Parche di morte,

sebbene onore avrà perenne, perché l’ho raccolto

sopra le mie ginocchia, fra queste mie braccia ha dormito.

Dèmetra io sono, colma d’onori, che agli uomini arreca

sommo vantaggio, più che ogni altro dei Numi, e diletto.

Ed ora, il popol tutto mi deve innalzare un gran tempio,

e presso un’ara, lungo la fonte Callícora, sotto

l’eccelse mura della città, sopra il clivo che sporge.

Dalla lettura dell’inno omerico è possibile evincere due tipi di iniziazione legate a Demetra e conseguentemente ai misteri di Eleusi: la prima è legata alla mancata immortalizzazione di Demofonte da parte della dea per colpa di Metanira che la sorprende mentre prova a rendere immortale il bambino attraverso il fuoco. La seconda dovuta al suo riunirsi con la figlia Persefone.

I misteri di Eleusi sono cari ancora oggi agli appassionati di esoterismo, e non pochi provano a vedere nella piramide dei gradi delle moderne scuole iniziatiche una somiglianza o eredità con i piccoli e grandi misteri di Eleusi. I grandi Misteri si celebravano nel mese di Boedromione, con l’arrivo della primavera si celebravano i piccoli misteri nel mese di Antesterione. Le cerimonie duravano otto giorni e <<tutti quelli che avevano le mani pure>> e parlavano greco, donne e schiavi compresi, avevano diritto di parteciparvi – evidentemente se in primavera avevano compiuto i riti preliminari, ad Arga. (Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, Vol. I, Bur, Milano 20133, p.321).

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Le mani pure, così come molti altri temi delle iniziazioni antiche si riscontrano a volte senza significative variazioni nelle moderne società segrete o scuole iniziatiche. Vedremo a breve l’importanza del modello di Eleusi per tutta la tradizione esoterica occidentale e soprattutto il suo lascito per quanto riguarda il segreto.

Anche Erodoto tace sui Misteri: E per quel che concerne il rito iniziatico di Demetra, che i greci chiamano Tesmoforie, su di esso mi sia consentito restare in religioso silenzio, tranne per ciò che è consentito dire. Il silenzio sui misteri e l’impossibilità di parlarne ritorna sovente nella letteratura.

Eliade ci racconta parte della cerimonia:

Il primo giorno la festa si svolgeva nell’Eleusinion di Atene, ove il giorno prima erano stati solennemente trasportati da Eleusi gli oggetti sacri (hiera). Il secondo giorno la processione si dirigeva verso il mare. Ogni aspirante all’iniziazione, accompagnato da un tutore, portava con sé un porcellino che lavava nelle onde e sacrificava al ritorno ad Atene. Il giorno successivo, alla presenza dei rappresentanti del popolo ateniese e delle altre città, l’arconte basileus e la sua sposa eseguivano il grande sacrificio. Il quinto giorno segnava il momento culminante delle cerimonie pubbliche. Un’enorme processione partiva all’alba da Atene. I neofiti, i loro tutori e numerosi Ateniesi accompagnavano le sacerdotesse che riportavano ad Eleusi gli hiera. Verso la fine del pomeriggio la processione attraversava un ponte sul Kephisios e là uomini mascherati lanciavano insulti contro i cittadini più importanti. Al calare della sera, con torce accese, i pellegrini entravano nel cortile esterno del santuario. Una parte della notte era dedicata alle danze e ai canti in onore delle dee. Il giorno successivo gli aspiranti all’iniziazione digiunavano ed offrivano sacrifici; circa i riti segreti (le teletes) possiamo, però, soltanto avanzare alcune ipotesi. Le cerimonie che si svolgevano all’esterno e all’interno del telesterion si riferivano probabilmente al mito delle due dee. Si sa che gli iniziandi, con le torce in mano, imitavano Demetra vagante con fiaccole alla ricerca di Persefone. (Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, Vol. I, Bur, Milano 20133, pp.321-322).

In un frammento di Porfirio troviamo una interessante descrizione: Nei misteri di Eleusi lo ierofante si veste a immagine del demiurgo, il daduco a immagine del sole e il sacerdote dell’altare a immagine della luna. L’araldo sacro a immagine di Ermes.

I misteri di Eleusi erano depositari di un messaggio segreto o una prospettiva escatologica?

Coniugata con Atene, ma a questa esterna, in ragione anche della ξενία mitologica degli Eumolpidi, Eleusi rappresentava per Atene l’<<alterità>> dove si annullavano le differenze tra cittadini e nello stesso tempo tra gli uomini e gli dèi e dove la città periodicamente si rifondava. Essa era lo spazio <<altro>> e simbolicamente esterno dove si rinnovava la vicenda mitica che aveva portato ad addomesticare la morte rendendola uno strumento di rifondazione periodica della presenza, un modo per conferire senso all’<<essere-nel-mondo>> dell’uomo – non dunque un messaggio segreto come vorrebbe Burkert: <<A noi pare che debba esserci stato un particolare messaggio eleusino, un segreto ma preciso annuncio del superamento della morte>>. Nella prospettiva etnocentrica ateniese il culto eleusino, con il suo messaggio escatologico implicato dall’addomesticamento della morte, assumeva i connotati di un privilegio di cui godeva Atene, dalla quale però era generosamente diffuso tra tutti gli uomini. Ma proprio perché conferiscono senso alla morte i misteri si rivelano una grande metafora della vita, là dove evocano nel mito le nozze e nel rito la gravidanza e il parto, all’interno dell’ottica di un sistema che considera la famiglia elementare il perno attorno a cui ruotano la cultura e la vita associata. (Paolo Scarpi, op. cit. pp.9-10).

Eliade ci ricorda che gli iniziati ai Misteri di Eleusi non formavano una “Chiesa” né un’associazione segreta comparabile ai Misteri dell’età ellenistica (Mircea Eliade, op. cit. p.326). Ma conclude con una riflessione che è importante per viaggio nella storia delle società segrete ed iniziatiche che affrontiamo in queste pagine: In fin dei conti, i Misteri di Eleusi – oltre alla loro parte centrale nella storia della religiosità greca -, hanno dato indirettamente un contributo significativo alla storia della cultura europea: in particolare le interpretazioni del segreto iniziatico. Il prestigio unico di tale segreto finì per fare di Eleusi un simbolo della religiosità pagana. L’incendio del santuario e la soppressione dei Misteri segnano la fine “ufficiale” del paganesimo. Cosa che, d’altronde, non implica la scomparsa del paganesimo, ma il suo occultamento. Il “segreto” di Eleusi continua ad assillare l’immaginazione dei ricercatori. (Mircea Eliade, op. cit. p.328).

Alcune società segrete o scuole iniziatiche in qualche modo sono ancora oggi portatrici di segreti e forse in una qualche maniera anche del segreto di Eleusi. È necessario però, come sempre, separare il grano dal loglio. Per farlo bisogna affrontare la storia delle idee e del genere umano senza pregiudizi, armarsi di una molteplicità di strumenti ed avere pazienza, dedizione e ferrea volontà.

       Gioia – Salute – Prosperità

sabato 18 gennaio 2020

Le religioni dei Misteri

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/le-religioni-dei-misteri/

Appunti su le religioni dei Misteri nell’antichità


Le religioni dei Misteri del mondo antico sono le progenitrici delle moderne scuole iniziatiche? In questo post proverò a dare una risposta su le religioni dei Misteri nel mondo antico per scoprire se ci possono essere dei punti di contatto con le così dette Società segrete moderne, confraternite e scuole iniziatiche. Soprattutto questo post ha lo scopo principale di provare a raccontare aspetti storici spesso poco noti o difficilmente rintracciabili da quanti si avvicinano spesso troppo incautamente al mondo delle scienze ermetiche e delle religioni. 

La religione greca, in quanto religione della pólis, è in misura estrema una religione pubblica: processioni sacrificali e banchetti comunitari, preghiere recitate ad alta voce e voti, templi visibili da lontano con preziosi doni votivi danno un quadro della eusébeia; tramite questa il singolo si integra nella comunità, mentre chi si isola cade solo nella asébeia. Eppure queste forme di religione <<pubblica>> sono da sempre affiancate da vari culti segreti, cui si accede solo in forza di una particolare iniziazione individuale: i <<misteri>>. <<Iniziare>> si dice myeîn o anche teleîn, l’iniziato mystes, il complesso della cerimonia mystéria, mentre telestérion è il particolare edificio adibito all’iniziazione; il rito può chiamarsi anche teleté, ma questa parola è nel contempo usata per indicare in genere le feste religiose. Anche orgia designa il <<rituale>> in assoluto, ma il termine è impiegato con particolare riferimento ai misteri; il verbo che definisce la cerimonia dell’iniziazione è infatti orgiazein. Celebri e ovunque noti erano i misteri di Eleusi, per gli Ateniesi tà mystéria semplicemente; ma, a quanto pare, essi non erano che la componente più significativa di un gruppo di manifestazioni dello stesso tipo.

La segretezza era assoluta, il solo dubbio era se <<il sacro>> fosse in questi casi <<proibito>>, apórrheton, o semplicemente <indicibile>>, árrheton. Simbolo dei misteri è la cesta chiusa da un coperchio, la cista mystica; solo l’iniziato ne conosce il contenuto; il serpente, che si attorciglia attorno ad essa o ne esce, è segno di <<indicibile>> terrore. Gli scrittori pagani non andarono altre le allusioni e quelli cristiani, intenzionati a svelare il segreto, non riuscirono ad andare oltre vaghe supposizioni. Solo per un caso fortunato uno gnostico fu in rado di fornire alcuni dettagli fondamentali su Eleusi. (Walter Burkert, La religione greca, Jaca Book, Milano 20103, pp. 497-498).

Le parole di Burkert ci aiutato ad entrare nel labirinto delle religioni dei misteri, che per dirla con un facile gioco di parole sono un mistero (nel senso moderno del termine) ancora in buona parte da decifrare e svelare.

Si potrebbe definire elemento fondante delle religioni dei misteri l’iniziazione, questa è un elemento in comune a tutti i culti misterici. Quando parliamo di mistero, in questo contesto, dobbiamo sempre riferirci al senso originario della radice my che sta a significare chiudere gli occhi o chiudere la bocca. Nel suo lessico, Suda fa chiaramente riferimento a questa radice in riferimento alla parola mysteria: vengono chiamati misteri perché quelli che li ricevono chiudono la bocca e non spiegano queste cose a nessuno. La parola myêin significa chiudere la bocca. Era praticata una iniziazione o le iniziazioni erano molteplici? La domanda potrebbe essere anche formulata chiedendosi se vi erano diversi gradi o livelli di iniziazione.

Almeno a partire dall’età ellenistica l’intero sistema iniziatico prevedeva inoltre livelli di approfondimento diversi: dopo aver partecipato ai Piccoli e Grandi Misteri si poteva accedere infatti allo stadio della epoptéia(contemplazione), esplicitamente ricordato da Plutrarco come possibile distanza di almeno un anno dai Grandi Misteri. È possibile che l’intero percorso iniziatico fosse categorizzato da gradi successivi, in una scala di conoscenza progressiva probabilmente costituitasi nella sua forma più compiuta molto tardi e attestata solo in età imperiale in maniera completa. Un brano di Teone di Smirne utilizzando un luogo comune del confronto tra processo iniziatico e la conoscenza scientifica afferma, senza accennare esplicitamente ad Eleusi, che l’iniziazione presenta cinque tappe:

La purificazione;
La trasmissione dei riti iniziatici misterici;
La epoptéia (contemplazione);
La “legatura” e l’“imposizione delle corone”;
La felicità ottenuta dal favore divino e dalla convivenza con gli dei.
Anche se non fa menzione del santuario di Demetra, la sequenza, la presenza della epoptéia e altri particolari mostrano in maniera evidente che lo scrittore si riferisce ai Misteri. La successione è anche confermata dalle altre fonti, come si è visto: coincidono la purificazione e la prima catechesi nei Piccoli misteri, quindi in un secondo momento la vera e propria iniziazione e solo al terzo stadio la epoptéia, che Plutrarco si è visto, pone ad almeno un annodi distanza dalla seconda tappa. La sequenza, quindi, corrisponde pienamente alle nostre indicazioni e spiega ulteriormente la complessità della celebrazione iniziatica e della progressiva catechesi vissuta dagli adepti. La legatura e l’imposizione delle corone di cui si parla può essere chiarita con alcune informazioni che dipendono dalla spiegazione lessicale di un modo di dire, a proposito del quale si specifica che <<i misti si legano la mano destra e il piede sinistro con un pezzo di stoffa, e ciò è detto coronare di zafferano>>. Se anche questo quarto stadio, quindi, sembra corrispondere a una vera e propria celebrazione, l’ultimo invece, è il conseguimento effettivo e la pienezza dell’apprendimento religioso, quindi l’effetto determinato dal percorso di ascesi spirituale seguito, più che uno specifico momento celebrativo. Il concetto non è nuovo nella trattatistica, in quanto appare già in Aristotele che ricorda come: <<la vita, in quanto iniziazione ed esecuzione perfetta di questi misteri, deve essere piena di serenità e di gioia>>. (Enzo Lippolis, Mysteria. Archeologia e culto del santuario di Demetra ad Eleusi, Bruno Mondadori, Milano 2006, pp. 108-109).

La molteplicità dei diversi gradi di iniziazione è presente nella storia delle società segrete o di segreti e ancora oggi, questo metodo di <<pedagogia>> cultuale è mantenuto vivo da molte confraternite iniziatiche.

Il passaggio dalle tenebre alla luce è un tema che sovente si ritrova nei riti iniziatici, così come lo spavento che dovevano provare gli iniziandi mentre subivano le prove iniziatiche. Una delle conseguenze delle cerimonie era l’entusiasmo nel senso originario di enthusiasmós – parola composta da en (in) e theos (dio) il dio dentro, indiamento, con il dio dentro di se o invasamento divino – una delle attestazioni più chiare dell’entusiasmo è riscontrabile nelle prassi cultuali del divino Dioniso. Alla fine delle cerimonie d’iniziazione il neofita pronunciava una dichiarazione di beatitudine o un rappresentante della comunità che lo aveva appena accolto la faceva al neofita, questa prassi era chiamata makarismós. Per quanto i riti di iniziazione abbiano lo scopo di causare delle forti emozioni, di smuovere la coscienza e di agire in tutti gli “strati” dell’essere dell’iniziando, solitamente, anche le prassi cultuali che dovevano generare un forte spavento non erano mai cruente. Si possono ipotizzare alcune pratiche di umiliazione corporale nei riti di Attis e Cibele e nel culto di Mitra.

Le Religioni dei Misteri, i culti misterici erano custodi della paradosis – nel suo significato primario sta per abbandono o consegna, in quello secondario, che a noi interessa è la trasmissione verbale o tramite scritti di insegnamenti in particolar modo i precetti e le pratiche rituali. In altre parole è la cosa trasmessa o tramandata – e al neofita o all’iniziando veniva fatto ascoltare lo hieròs logos – discorso sacro -, di questi due aspetti della religiosità greca conosciamo poco o nulla.

Sullo hieròs logos e il mito e la indicibilità del primo è interessante l’osservazione di Ileana Chirassi Colombo: Potremmo osservare il <<mito vero>> nel senso pettazzoniano si propone analogo a quel tipo di racconto che in greco, ad un certo punto e in certe circostanze, diventa hieros, <<sacro>>, ma è esplicitamente logos hieròs, con il significato di discorso particolare che segnala un enunciato che si oppone al mythos per il semplice fatto di dover essere segreto. Non detto. L’esempio più noto è lo hieròs logos che protegge la <<rivelazione>> del complesso mitico-rituale più famoso della grecità, i misteri di Eleusis, un enunciato che non si poteva rivelare, dire, quindi non consisteva nel suo mythos. Il racconto celebre del famoso ratto di Kore è infatti un racconto, un mito, tutt’altro che segreto poiché è esplicitamente raccontato nel celebre Inno a Demeter della raccolta pseudoepigrafica degli Inni di Omerici ed in molte altre varianti, senza protezione. Mentre il senso segreto, il valore vero del messaggio si nasconde altrove (Ileana Chirassi Colombo, Il mito e il ‘900, in Natale Spineto, (a c.), Interrompere il quotidiano. La costruzione del tempo nell’esperienza religiosa, Jaka Book, Milano 2005, p.112).

Tra mito e discorso sacro non possiamo non pensare al Discorso Sacro di Ermete all’interno del Corpus Hermeticum. A differenza di altri trattati del Corpus inizia come consuetudine con il passaggio dalle tenebre alla luce, ed è ipotizzabile sia stato scritto all’interno di circoli giudaici.

Prima di chiudere queste considerazioni su le religioni dei Misteri è utile fermarsi ancora un attimo sul senso di hieros: (l’uomo graecus) Dice ancora hieros dal sanscrito isirah, forte, vivificante. Le hiera sono le potenze in relazione all’azione divina: i fiori sono hiera; lo sono la luce irradiante e la terra carica di frutti e di messi. È in rapporto alla potenza divina che degli esseri e degli oggetti sono hieroi. Hieros logos è il discorso sugli dei. Il re e il prete sono hieroiper il loro rapporto con la potenza divina; hieros anthropos è l’iniziato delle religioni ai misteri. L’iniziato non è un uomo santo, ma un uomo messo in relazione con la potenza misteriosa divina. (Julien Ries, L’uomo e il sacro nella storia dell’umanità, Jaka Book, Milano 2007, p. 359).

Trovo di estremo interesse l’idea di hieros anthropos, una definizione che da un lato fa chiarezza e spazza via il pre-giudizio legato alla santità di quanti sono in relazione con il divino nella contemporaneità, ma, soprattutto, perché lo hieros anthropos è l’anticipatore per certi versi dell’homo hermeticus©.

Per homo hermeticus intendo l’iniziato che – in quanto in rapporto con il sacro e la sua ierofania, in quanto in relazione con il simbolo ed esperitore dei Misteri – si pone (e non potrebbe essere diversamente, in quanto la sua ri-cercaè tangente tanto alla magia quanto al sacro, tanto al simbolo quanto ai Misteri e allo hieros) su un piano diverso – non in senso qualitativo – rispetto all’homo religiosus e all’homo symbolicus, pur avendo tratti comuni a entrambi. Non è possibile e non sarebbe giusto omologarlo ora all’uno ora all’altro: l’homo hermeticus è qualcosa di diverso, che deve essere ancora svelato sia nell’ambito delle scienze profane sia in quello delle scienze ermetiche. È giunto il momento che egli irrompa per mezzo dell’Ermeneutica delle Scienze Ermetiche nelle Geisteswissenschaften (Scienze dello Spirito). Al pari dell’homo religiosus vive nella storia e oltre la storia: egli è usufruitore e a volte creatore di riti; il mito non gli è estraneo e l’iniziazione è il suo punto di partenza e di arrivo: nasce iniziando e muore iniziatore.

Non è compito di queste pagine dare vita all’homo hermeticus, anche se in senso lato sono pregne della sua presenza soprattutto nelle società di segreti.

In Grecia, in relazione con i misteri possiamo identificare tre tipi di organizzazioni religiose:

I <<professionisti>> itineranti;
L’apparato sacerdotale, il clero, addetto ad un santuario;
Le <<confraternite>> o associazioni, tra cui Tiasi e Fratria
La Fratria assumeva la forma di una confraternita riconoscendo l’origine dei suoi membri da un comune capostipite. La Fratria, alla sua origine, dava la garanzia del diritto di cittadinanza. In seguito divenne un modo per garantire la legittimità della nascita di una persona. L’accettazione nelle forme solenni avveniva a 17 anni, mentre il <<candidato>> veniva presentato al momento della nascita. La Fratria aveva un suo proprio statuto e regolamento e il Fratiarco (capo della Fratria) veniva eletto ogni anno. Questa modalità di elezione è rimasta pressoché simile per millenni all’interno delle società segrete e delle scuole iniziatiche. Nei territori dell’Attica la festa principale era quella delle Apaturie. La Fratria onorava diverse divinità le due principali erano Zeus e Atena, questi erano detti Fratrio e Fratriaerano le due divinità sotto il cui patrocinio si svolgevano le Apaturie. Durate queste feste che duravano tre giorni nel mese di Pianepsione (ottobre – novembre) si formalizzava l’iscrizione dei fanciulli alle Fratrie di appartenenza.

La figura dei preti itineranti non era affatto inusuale nell’antica Grecia ed erano a seconda dei casi temuti o considerati dei ciarlatani. Essi erano chiamati in greco antico agyrtes e mantis. Dalla parola agyrtes con l’aggiunta del prefisso men arriviamo ai Menagyrtes: sacerdoti che con la statua della dea Cibele, detta anche Grande Madre, caricata su di un asino, andavano mensilmente in giro per i villaggi come sacerdoti mendicanti.  Il mantis è un profeta, sacerdote indovino, ha la capacità di ascoltare, sentire il messaggio del dio e interpretarlo.

C’è un aspetto che non è possibile tacere in queste pagine su le religioni dei Misteri, anche se in questo momento può essere solo accennato, i Misteri e i Riti, l’Iniziazione e il Segreto sono comuni anche alla magia. Esiste un possibile rapporto tra Misteri e Magia? Interroghiamo in merito Fritz Graf: Cipriano, se dobbiamo credere alla sua autobiografia apocrifa, non si era soltanto sottoposto a un’iniziazione magica presso i preti di Menfi, ma era stato altresì iniziato a tutta una serie di culti misterici in Grecia e altrove. Egli ne dà un elenco piuttosto bizzarro, in cui troviamo i misteri di Cerere a Eleusi, quelli di Artemide Tauropola a Sparta (palese identificazione della crudele Artemide Ortia delle fonti tarde con l’altra Artemide, assai più crudele ancora, dei Tauri, oltre che di Ale Arafenide nell’Attica), di Era ad Argo, di Cibele in Frigia ecc. Va da sé che l’elenco è una pura invenzione, e che l’autore ha un’idea molto vaga della religione pagana greca, frutto di una lettura frettolosa dei testi anteriori. Eppure quest’elenco è significativo, perché fa capire che l’epoca scorgeva una stretta relazione tra magia e misteri. Si ricorderà che Apuleio aveva confutato l’accusa di magia invocando le sue molteplici iniziazioni a culti misterici, i cui segni segreti erano interpretati dai suoi avversari come altrettanti strumenti magici.

[…] Gli autori dei papiri magici non erano stupidi fino al punto di accontentarsi di combinare materiali provenienti da fonti differenti senza una previa eliminazione di contraddizioni e dissonanze. Al contrario, è lecito concludere che il mondo dei misteri non fosse loro estraneo. Si danno casi inequiovoci, in cui la terminologia dei misteri è stata consapevolmente applicata ai riti magici. Non c’è nessun dubbio che il mago si considerasse l’adepto di un culto misterico, che si sottoponeva ad un preciso rituale: un’esperienza molto vicina a quella dei culti misterici che ci sono ben noti. Nel rituale che secondo Betz, proveniva da un’iniziazione al culto dei Dattili, il mago afferma di essere stato iniziato, telesménos, al loro culto. Ma nel rituale magico quest’affermazione ha uno scopo evidente. Essa è diretta contro quegli esseri infernali in cui il mago s’imbatte, e contro i quali si difende invocando la sua iniziazione, ossia la sua familiarità con i poteri che regnano sul mondo infero. E quando un altro mago si rivolge al dio supremo nei termini seguenti: <<io sono Mosé, il tuo profeta, al quale tu hai trasmesso i tuoi misteri celebrati dagli israeliti, egli vuole dimostrare con queste parole la sua intimità con il dio in questione – una dimostrazione confortata dalla sua conoscenza del nome segreto. Poco importa, ai nostri fini, che i misteri qui in gioco siano quelli Israeliti e non quelli dei Greci.

Ma se tra magia e misteri corrono legami così stretti, quali sono dunque le loro caratteristiche comuni? Ce ne sono, secondo me, almeno tre: magia e mistero sono segreti; cercano il contatto diretto con il divino; infine, ci si accosta ed essi mediante un complesso rituale di iniziazione (Fritz Graf, La magia nel mondo antico, Editori Laterza, Bari 2009, pp. 94-96)

Accedere ai culti era formalmente abbastanza semplice, spesso erano aperti tanto agli uomini quanto alle donne, in alcuni casi anche ai non liberi, ma bisognava versare una tassa, l’obolo per ricevere l’iniziazione. Tale obolo è presente ancora oggi nella maggior parte delle Fratellanze iniziatiche.

Come puoi aver intuito questo post su le religioni dei Misteri ha appena socchiuso la porta sul mondo delle religioni antiche e del mondo magico ed ermetico. Spero che ti fornisca almeno una minima indicazione da seguire per le tue ricerche.

  Gioia – Salute – Prosperità

sabato 23 settembre 2017

Così i misteri greci hanno sfidato (e sconfitto) la morte

tratto da "il Giornale" di Sab, 16/09/2017

di Claudio Risé

Il senso più profondo e nascosto degli antichi riti iniziatici è l'avvicinamento della dimensione umana a quella divina


Educare non significa trasmettere meccanicamente ai giovani nozioni e discorsi, come fanno i sedicenti filosofi. Nell'educazione è necessario invece risvegliare in loro una vista interiore, un occhio spirituale, attraverso un'autentica conversione psicologica.

 A sostenerlo è Socrate, quando illustra il suo famoso mito della caverna, ne La Repubblica di Platone. Davide Susanetti, giovane e generosamente impegnato professore di letteratura greca all'Università di Padova, riporta ampiamente la testimonianza socratica, illustrando la funzione dei misteri e riti iniziatici dell'antica Grecia nel suo ultimo lavoro: La via degli dei. Sapienza greca, misteri antichi e percorsi di iniziazione (Carocci, pagg. 264, euro 24). Un libro che unisce una scrittura catturante all'attenzione per l'aspetto pratico e psicodinamico delle questioni trattate, decisive anche oggi nella vita quotidiana dell'uomo.

Distogliere - come insegna a fare Socrate - lo sguardo dall'attenzione ipnotica per movimenti di fantasmi inconsistenti, illuminati dai nascosti poteri che in continuazione li muovono, e scoprire invece la realtà, è una vera e propria «tecnica della conversione» che ci consente di vedere ciò che è, ma è rimasto per noi finora nell'oscurità, dietro le nostre spalle. Apprenderla fa parte di quelle «tecnologie del sé» con le quali Michel Foucault verso la fine del secolo scorso aveva conquistato la Sorbona.

A questo svelamento delle verità profonde dell'esistenza erano appunto dedicati i misteri, riti iniziatici volti nella Grecia classica a formare i giovani prescelti preparandoli alla guida della città, la polis, attraverso la conoscenza e la trasformazione di sé. Un'operazione che sarebbe indispensabile anche oggi, come nell'Atene classica, per educare un'autentica élite dirigente. Che viene invece a mancare quando questa formazione, estremamente seria nella sua apparente stravaganza (come del resto appariva Socrate), viene abbandonata per inseguire le vanità, le paure e le cupidigie più basse, sostituite alla familiarità con i saperi elevati, di cui ci parlano appunto gli dei nei loro misteri.

Certo, gli dei non raccontano storielle leggere. Anche perché l'obiettivo dei riti iniziatici è proprio quello di farci diventare come loro, gli dei. Di aiutarci a riconoscere la nostra parte divina. Per questo è necessario fare nei misteri esperienza della realtà profonda, uscendo da quella vita umana, convenzionale ma in fondo irreale, nella quale rimane la grande maggioranza delle persone. I misteri, fin dagli antichi maestri Orfeo e Pitagora, furono il modo di trasmettere agli iniziati accuratamente selezionati il sapere esoterico sottostante alla civiltà greca, e le sue segrete regole e discipline. Un controcanto sotterraneo alla rappresentazione della religione olimpica ufficiale e alle istituzioni greche (fondative dell'Occidente), che in questo modo le ha comunque profondamente impregnate con le proprie immagini e rappresentazioni.

Il tratto comune ai misteri è quello che riguarda la morte, in essi sempre presente e invece non particolarmente approfondita nella religione olimpica, dove i morti erano spettri, ombre senza direzione, «teste senza forza» come in Omero. Nella rappresentazione misterica la morte è invece un evento centrale: lo stesso iniziato partecipandovi abbandona, «muore» al precedente stato di coscienza e di vita per rinascere con un'altra visione del mondo. Ma soprattutto grazie a questo terribile percorso, «non morrà». «Per gli iniziati, e solo per loro, vi è vita dopo la morte», spiega Susanetti. Come racconta l'iscrizione su un'orfica laminetta aurea: «O felice, o beato, sarai un dio anziché un mortale». «Ed io, come un capretto, mi tuffai nel latte». La morte fisica non è dunque per l'iniziato un passaggio al «regno delle ombre», ma l'ingresso in una condizione luminosa e serena. Sugli iniziati di Eleusi splende «la sacra luce del sole». E quelli che hanno partecipato al mistero diffuso nelle terre a nord ovest della Britannia, raccontato da Plutarco ne Il volto della luna (Adelphi) e qui riportato, entreranno dopo morti nel «prato di Ade... la zona più mite e serena dell'aria, dove le anime tornano a respirare e si purificano da ogni vapore e da ogni malsana esalazione della materia».

La purificazione e respirazione dello Spirito è appunto lo scopo dei misteri iniziatici greci, le prime forme di quel processo di trasformazione psicologica e spirituale che da Pitagora e dai suoi discepoli attraversa gran parte della visione del mondo classico, per arrivare al pensiero stoico greco e romano. E compare poi tra le sue ultime forme, con non molte variazioni, nel «processo di individuazione» proposto nel secolo scorso da Carl Gustav Jung con la sua psicologia analitica. Un percorso, quest'ultimo, che, pur senza entrare nelle credenze religiose, incontra spesso nel lavoro con l'analizzando l'altro grande mistero di morte e di rinascita che nei due millenni trascorsi ha conquistato nel mondo le anime di molti uomini. Quello che racconta della nascita, vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo. In analisi l'incontro con questo mistero avviene spesso sincronicamente al transito dai territori psicologici dell'Anima, terra di mezzo tra psiche e spirito, a quelli già vicini al Sé, spesso espressione dell'immagine divina.

«Un rito - dice Susanetti parlando dei misteri greci - che conduce alla vita portando la vita al di là di se stessa». In tutte queste esperienze spirituali, fisiche e psicologiche, è infatti descritto un andare al di là, un oltrepassare soglie di coscienza comuni, che consente di costituirne di nuove, dando spazio agli aspetti superiori della vita umana attraverso un nuovo, completo rapporto con la realtà. Che nelle drammatiche esperienze misteriche viene vista e attraversata integralmente, non più solo parzialmente nei suoi aspetti convenzionali e a-problematici, ma nella sua tragica interezza. Così, nei misteri di Eleusi, mentre la tenera vergine Persefone, figlia della potente Demetra, Dea madre della terra, gioca con le amiche raccogliendo narcisi sul prato primaverile, la terra si apre davanti a lei e ne esce con un tuono il carro di Ade, il dio del sottosuolo, degli inferi, della morte e del passato, trasportandola sotto terra, per farne la sua sposa. Demetra, disperata, minaccia di interrompere i cicli della terra e delle messi, e solo la mostra dei genitali di una vecchia donna, Baubo, riuscirà a farla tornare a ridere. Aprendo così la strada al difficile accordo che lascerà Persefone per sei mesi sulla terra e tre nel sottosuolo, come sposa di Ade.

Con contenuti diversi, gli altri Misteri, quelli orfici e dionisiaci, sono tutti però diretti a unificare gli opposti, alto e basso, femminile e maschile, vita e morte, umano e animale, nobile e osceno, intero e frammentato, integrandone le rispettive energie in una nuova sintesi, più realistica e dunque anche più autenticamente spirituale. Riti e percorsi di formazione e rinascita della persona e del mondo in cui si trova che interpellano insistentemente anche il mondo di oggi.