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domenica 28 novembre 2021

LA CABALA, UNA MATERIA IMMENSA E AFFASCINANTE/1

tratto da "L'Opinione" del 26 luglio 2021

di Pierpaola Meledandri

La materia trattata è immensa, complessa e quanto mai affascinante. La Cabala è un insegnamento rivelato che ci aiuta a comprendere verità universali, partendo dalla tradizione esoterica della mistica ebraica. Anche la Bibbia dedica una buona parte al racconto della Creazione e come la Cabala entra in relazione con il Creatore, con l’uomo e la natura, nel linguaggio simbolico, linguaggio molto distante dalla quello della cultura occidentale.

Si stabilisce anche la relazione tra Dio, l’uomo e l’universo, che consta di una serie di simboli che si sviluppano in trentadue “sentieri”, i quali partono dalle dieci emanazioni o Sfere, che si trovano anche nella rappresentazione dell’Albero della Vita. Ognuno di questi sentieri viene nominato con una delle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico. Quando parliamo del Creatore, dell’uomo e della natura stiamo utilizzando tre nomi che portano alla nostra mente tre entità distinte. Attraverso la gematrìa, uno dei mezzi della Cabala, sommando e riducendo le lettere-numeri ebraiche, vediamo che il numero risultante da Dio, uomo e natura porta allo stesso valore: quindi le tre entità, apparentemente distinte, sono la stessa cosa.

A differenza del nostro alfabeto, quello ebraico si legge da destra a sinistra e consta di 22 lettere. Come abbiamo accennato, le 10 Sfere, dette sephiroth, producono i 32 sentieri, la forma articolata richiama una struttura triangolare. In una punta del triangolo collochiamo aspetti riferiti alla Bibbia, che sono necessari per comprendere aneddoti da un punto di vista storico ed occulto.

La tradizione cabalistica è stata sviluppata dal popolo ebraico; arrivando ad Occidente è giunta avvolta da molti misteri, benché la maggior parte di essi abbiano prodotto una grande divisione fra quella che è una lingua simbolica e le lingue occidentali. La differente forma mentis aggiunge il resto.

La costruzione della Cabala, come metodo mistico per raggiungere l’idea di Unità per una nuova reintegrazione nell’Assoluto, è ricca di enigmi, affinché si sviluppi l’intelletto attraverso lo studio e la speculazione. Nella Cabala l’alfabeto ebraico, con le sue ventidue lettere-numeri consonanti, è quello che serve da base simbolica per esprimere un buon numero di idee: infatti, un simbolo racchiude una forma di eloquenza superiore al linguaggio. Ogni lettera ebraica è un simbolo, la combinazione di lettere formano una parola, la somma di queste, frasi. Ogni lettera e parola ha un senso fonetico, un valore numerico, un mistero nascosto dietro la sua stessa forma. Pertanto, l’alfabeto ebraico, l’albero della vita, il suo design triadico, i pilastri ed altre disposizioni, sono rappresentazioni sintetiche di verità universali. La fonte o schema triangolare è una forma per allargare la creazione delle cose ignorate fino alle cose più vicine a noi.

Un triangolo è uguale a due aspetti frontali, un terzo che li equilibra. Questa triade è molto evidente nella sua mistica la cui base poggia oltre che nella Bibbia, nel Sefer Yetzirah (Libro della Formazione) e nel Sepher ha-Zohar (Libro dello Splendore). Esistono varie disposizioni simboliche della trinità, una di esse si presenta come i piatti di una bilancia e l’ago che media tra essi. Su ogni piatto si pone una lettera madre ebraica: la shin alla destra, la mem alla sinistra e l’alef mediando tra esse. L’ago della bilancia si riferisce alla lingua, perché questa è quella che registra e formula la parola, asse della creazione tanto nella Genesi, come nel Sepher Yetzirah.

La rappresentazione più frequente dell’idea trinitaria è il disegno dell’albero della vita o sephirotico rappresentato da tre colonne, una a sinistra, una a destra, una terza che funge da forza equilibratrice. Si aggiungono di seguito le tre lettere madri sull’Albero rappresentato in colonne. Tra l’aleph e la tau, prima e ultima lettera in tutto il capitolo della Genesi ebraica, c’è una particella che non si può tradurre, perdendo così il suo significato, il quale è stato compreso come uno dei primi enigmi della Creazione.

Ci stiamo riferendo alla formula, chiave o particella accusativa, che normalmente si scrive At o Et e che fa riferimento alla prima ed ultima lettera dell’alfabeto ebraico: aleph-tau. Ogni atto creativo, generatore, compreso di senso contrario, è sostenuto da detta particella. Niente esiste dentro il racconto della creazione nella quale non appaia questa formula. Nei primi cinque capitoli della Genesi appare cinquantasei volte e dal sesto al decimo quarantadue, in totali novantotto volte in soli dieci capitoli.

La Genesi è scritta in modo che possa leggersi su tre diversi livelli: letterale, simbolico e sacro-occulto. Per arrivare al senso sacro, bisognerebbe conoscerne il valore simbolico. Le lettere ebraiche e le parole che esse costruiscono, rappresentano sempre una figura visibile, un senso letterale ed una forma nascosta nel suo valore numerico. Per comprendere meglio questo concetto, dobbiamo capire che mentre la nostra cultura usa segni per il nostro alfabeto ed altri segni per la numerazione, in modo che possiamo dire “a-b-c” o “1-2-3”, nella lingua ebraica non esistono due serie differenti per lettere e numeri, ma lo stesso segno rappresenta sia la lettera che il numero.

Quando sostantivi o frasi distinte sono ridotte a numero e sommati attraverso un metodo conosciuto in alcuni circoli come “riduzione teosofica”, benché letteralmente si leggano in modo diverso, il loro senso nascosto è lo stesso. Questo metodo di somma e riduzione si conosce nella Cabala con la denominazione di gematrìa, parola che proviene da geometria e che indica il valore numerico delle lettere, delle parole dei testi ebraici. Nella creazione sarebbero state usate tutte le lettere, ad eccezione di ci quel che costituisce simbolicamente “il peccato” (Continua).

sabato 10 agosto 2019

Esperti trovano un codice nella Bibbia: avrebbe predetto una profezia

tratto da Il Giornale del 05/02/2019

di Elisabetta Esposito

Nella Bibbia sarebbe contenuta la profezia di un fatto avvenuto nel 1995: ecco cosa hanno scoperto un giornalista e un gruppo di matematici

La Bibbia avrebbe predetto la morte di un Primo Ministro israeliano.

Sembrano esserne certi alcuni studiosi, le cui teorie sono riportate nel documentario di Amazon Prime “Bible Cospiracy”.

Secondo quanto riporta l’Express, questi esperti hanno spiegato di aver risolto un codice segreto all’interno del libro sacro, alla base delle tre grandi religioni monoteiste. Si tratta del giornalista Michael Drosnin e dei matematici Doron Witztum, Eliyahu Rip e Yoav Rosenburg, che hanno scoperto come la Sacra Bibbia predica un evento accaduto 1995.

L’evento in questione è l’assassinio del Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin, avvenuto il 4 novembre 1995 per mano di un ultranazionalista di nome Yigal Amir. Rabin fu ucciso al termine di una manifestazione a sostegno di un accordo di pace tra Israele e Palestina, e Amir si oppose strenuamente all’iniziativa, così come agli accordi di Oslo.

Secondo gli studiosi, la profezia si trova nella struttura stessa della Bibbia, trovata grazie all’aiuto del computer, che ha letto il testo in molti modi diversi. A un certo punto, sono state prese in esame sequenze di lettere a intervalli regolari nel testo, che hanno restituito un acronimo che forma la frase “Yitzhak Rabin, assassino che assassinerà, Amir e 5756”. Questo numero è l’anno ebraico che corrisponde al 1995.


La teoria è stata sottoposta ad alcune verifiche, anche perché alcuni altri studiosi hanno evidenziato come questo ritrovamento dipenda dalla struttura matematica e dall’interpretazione moderne della Bibbia. Altri ancora hanno accusato il giornalista e i matematici di aver visto solo quello che desideravano vedere.

sabato 9 febbraio 2019

ANIMA-LI E SACRE SCRITTURE

tratto da "L'Opinione" del 27 giugno 2018

di Vito Piepoli

“Leandro Borino è un medico veterinario che ho avuto il piacere di conoscere nel periodo di Natale per un'emergenza animalista e che ho seguito nel tempo. Mi sono avvicinata a lui perché l’ho considerato da subito una voce fuori dal coro, leggendo i suoi libri come “Animali e fiori di Bach” che rappresenta un approccio olistico alla floriterapia di Bach sugli animali, pubblicato nel 2002 e lo scorso anno “Anima-li e Sacre Scritture” che ritengo uno scrigno prezioso, un vademecum di considerazioni e spunti sul rapporto animico che esiste da sempre tra gli uomini, gli animali e il creato tutto”. Così, Stefania Bottiglia, presidente Oipa Taranto, l'Organizzazione internazionale protezione animali, ha introdotto la presentazione del libro “Anima-li e Sacre Scritture”, Edizioni Zerotre, fatta dallo stesso autore Leandro Borino presso il salone messo a disposizione della Lega Navale di Taranto.

È singolare l’impostazione che si coglie dell’autore, nell’approccio al creato, a mano a mano che ci parla e che qui possiamo solo sintetizzare mentre andrebbe approfondita. "Non si considera abbastanza come la radice della parola “animale” sia “anima” e se i nostri patriarchi latini da cui discendiamo, hanno chiamato “anima” una cosa e “animale” un’altra i nomi non sono casuali”, esordisce.

È stato colpito da una battuta riportata in un libro di Marcello D’Orta, laddove un bimbo osserva, con molta semplicità, che gli uomini si chiamano uomini ed hanno un’anima, mentre gli animali si chiamano animali e non ce l’hanno. E tutto ciò sembra quasi uno sfottò. Perché è importante valutare questo aspetto? Durante tutti gli anni della sua professione in molti casi, per cui non può essere una casualità, è capitato che gli animali che gli portavano, avessero le stesse malattie di qualcuno che era in casa con loro: diabete, ernia del disco, carcinoma mammario ed altre patologie.

“E allora ti chiedi, cos’è che non mi hanno spiegato i miei maestri o cos’è che mi è sfuggito? Non trovavo la risposta e devo dire grazie ad una donna ebrea che ebbi la fortuna di conoscere, che tracciò in una conferenza quella che è la visione ebraica della malattia, non come random, come casualità, come il gioco della roulette, uno si ammala di polmoni, un altro di cuore e neanche come una maledizione divina ” argomenta Borino.

Allora la malattia che cos’è? Secondo Daniela Abravanel, questa donna ebraica a cui Borino fa riferimento, è una domanda di cambiamento. Una richiesta di cambiamento dell’anima scritta con le parole del corpo. Questo non vuol dire che non esistano i virus, i batteri, le infezioni e così via. Ecco che allora dietro quella che è la medicina tradizionale sarebbe bene considerare anche questo, quindi i sentimenti che sono dietro una malattia. E gli animali riflettono il padrone, nel senso che riflettono l’uomo o la donna che amano di più.

Ma di che cosa parla il libro di Borino? "Di quello che ho trovato nella Bibbia della Conferenza episcopale italiana ed ho compreso che questa non è solo per chi ha fede, ma è una miniera di informazioni”, riferisce l’autore.

Lì, per esempio, ha trovato dopo che l’aveva capito nel suo lavoro, che l’occhio dell’animale può vedere quello che l’occhio dell’uomo non vede. Lo si può notare nei gatti, nel vostro gatto domestico. Guardatelo negli occhi e ditegli qualcosa e vedrete che il gatto, dopo avervi guardato una frazione di secondo negli occhi, alzerà lo sguardo attorno alla vostra testa, vedendo i colori dell’aura, l’alone di luce che tutti abbiamo intorno, che poi gli artisti stilizzano nelle chiese col cerchietto d’oro sulla testa, donde il nome aureola.

Ebbene quindi, l’animale la vede, come i bambini fino a quando hanno la fontanella aperta, cioè diciassette, diciotto mesi. Chiaramente il bambino non sa che quello che vede è un’aura. E sembra che un bambino che si sta allattando al seno di sua madre, quando la guarda, vede la sua testa tutta rosa e così impara che alcuni colori pastello, come il rosa e il celeste sono colori d’amore, di affetto. Mentre il colore nero, scuro, non lo è, e come il colore rosso lo turba.

Questo è il famoso sesto senso degli animali, che non hanno bisogno di parlare con noi per capire se siamo ben disposti verso di loro, perché lo vedono. Il fatto che gli animali vedono quello che noi non vediamo, dice l’autore è nella Bibbia, per esempio, nel libro dei Numeri. Qui si narra un episodio ben preciso, dove a salvare la vita del sacerdote Balaam che la cavalca, è la sua umile asina. Questa vede quello che Balaam non vede, cioè, l’angelo con la spada fiammeggiante inviato da Dio per fermarlo. E l’angelo dopo un po’ apre la bocca dell’asina che comincia a parlare così come successivamente apre gli occhi di Balaam che, finalmente, lo vede. Il testo biblico non dice, osserva Borino, “dona” la parola...e “dona” la vista. Ma appunto “apre”, come se l’angelo togliesse solo un diaframma. In questo verso dell’Antico Testamento, secondo l’autore, vacilla la centralità dell’uomo nella creazione e il suo presupposto ruolo di re.

“Inoltre ho scoperto questo: se io quando lavoro, visito, sono in pace con me stesso, sto bene, sono in pace con Dio, col mondo, con gli uomini, con chi mi viene accanto, posso fare di tutto, posso prendere un gatto pestifero e fargli una iniezione di penicillina che brucia molto e lui non si muoverà. Se invece sto male, sono arrabbiato, ho la testa altrove, quell’animale farà di tutto. Se un animale fa una vita giusta, alimentato correttamente, e aggiungerò di più, con amore, considerando che nel nutrire c’è già un prendersi cura, guarirà prima, come vale anche per le persone malate”, sottolinea l’autore. Ma sono le nostre cattive abitudini che trasferiamo nell’animale che sta con noi? Per Borino, assolutamente sì. Quello che traspare nel testo biblico è che gli animali sono delle note sul nostro pentagramma. La musica la creiamo noi, l’animale ne risente. Se in casa c’è una persona che soffre di epilessia o di altro, gli animali che sono con lui sentono tutto questo e allora si può scatenare il senso di colpa, perché uno pensa che sia colpa sua. In realtà, non è colpa sua, perché l’animale ti ama per quello che sei e non si scherma nei confronti di questo fenomeno, e se io ho vibrazioni e pensieri di paura, di rancore, l’animale li assorbe tutti.

Anche gli animali hanno le loro malattie. Ma non tutte le loro malattie dipendono da noi. Come si capisce, allora, che un animale ha una malattia perché è malato l’essere umano che vive con lui? Questo libro ci apre ad un mondo di cui non avevamo conoscenza, se non intuitivamente in percezioni saltuarie. I cani che rischiano la propria vita cercando esplosivi, o persone sotto le macerie, fanno tutto questo per amore gratuito nei confronti del loro allenatore, alla persona che si occupa di loro, e “credo che l’animale, per esempio, che fa pet therapy, capisca esattamente quello che sta facendo e questo tampona il fenomeno”, ha detto Borino.

Ogni animale può insegnare qualcosa all’uomo. Ha una qualità che può essere  per l’uomo. Un cammello o un dromedario per esempio, insegnano a risparmiare, a non dissipare le proprie energie.


mercoledì 27 giugno 2018

Brevi note sul film Noah


Di Vito Foschi

Il film Noah racconta la storia di Noè in maniera originale rispetto al racconto biblico risentendo molto della cultura moderna ed in particolare delle pensiero ambientalista estremo. Ritroviamo anche alcune teorie moderne su angeli e alieni, anche se tutto sommato in maniera discreta e forse cercando di rendere in maniera visiva alcuni passi della Bibbia su giganti e angeli caduti, di indubbia difficoltà interpretativa.
I dati di un certo interesse del film sono due. Il primo riguarda i cosiddetti vigilanti, essere di pura luce che per amore dell’umanità tradiscono Dio e vengono puniti con il confinamento sulla terra e la trasformazione in esseri fatti di roccia proprio di quella terra per cui avevano tradito. Il loro essere di luce rimane intrappolato in un involucro di terra. Il simbolismo della scintilla divina intrappolato nel corpo umano che anela a ricongiungersi a Dio è piuttosto evidente. Verso la fine del film i vigilanti vengono perdonati per il loro impegno nel proteggere Noè e la sua famiglia, perdendo l’involucro di roccia e terra, tornano esseri di pura luce e volano in cielo tornando a Dio.
Nel film l’umanità corrotta ha devastato la terra rendendola un deserto e dove sorgeva il giardino dell’Eden non rimangono altro che rocce e sterpaglie. Quando Noè ha la visione del diluvio e inizia la costruzione dell’Arca immagina che il nuovo mondo che nascerà dopo che le acque si saranno ritirate dovrà essere senza uomini, perché intrinsecamente volti al male e così il creato sarà un nuovo giardino dell’Eden senza l’uomo che possa distruggerlo. Per questo all’inizio parlavamo di ecologismo estremo. Noè appare un invasato che pensa che l’uomo sia l’origine di ogni male e la natura buona e saggia come un moderno ecologista dimentico della lezione di Leopardi sulla natura matrigna.
Detto ciò, è interessante dal punto di vista simbolico l’Arca che contiene ogni coppia di animali dalle inoffensive colombe ai più pericolosi felini e rettili. L’Arca deve contenere in sé tutto ciò che è necessario per un nuovo inizio: è l’Uno da cui si devono dispiegare tutte le potenzialità. È una sorta di uovo primordiale da cui deve nascere un nuovo mondo.
Noè e la sua famiglia sono discendenti da Seth e rappresentano gli eletti destinati alla salvezza, mentre i discendenti di Caino sono guidato dal re malvagio Tubalcain. La tribù cainita è abile nella lavorazione dei metalli e nella preparazione delle armi e con una determinazione all’espansione e osano sfidare Dio. Quando arriva il diluvio assaltano l’Arca per poterci salire sopra e salvarsi, ma vengono fermati dai vigilanti e solo Tubalcain ferito riesce a salirci. Questo è interessante. L’Arca è l’Uno che deve dispiegare tutte le possibilità nel nuovo mondo: deve dispiegare tutte le coppie di opposti, il bene e il male, la luce e le tenebre, il maschile e il femminile e così via. Tubalcain che sale sull’Arca rappresenta il polo opposto a Noè ed insieme rappresentano la coppia di opposti bene e male che si completa. Ricordiamo che una coppia di opposti ad un certo livello, è un’unità a livello superiore. Tra l’altro, nel film Noè non sembra tanto buono, dato il suo intento di estinguere il genere umano. Anzi, Tubalcain con la sua voglia indomita di vivere e di crescere rappresenta quella forza vitale che spinge alla crescita e all’espansione. Sull’Arca Noè è il portatore di morte e Tubalcain di vita. I due opposti che si completano e si compenetrano.
Tubalcain ha con sé conoscenze legate alle lavorazione dei metalli, mentre Noè legate alla medicina. Simbolicamente i due uomini portano la propria parte di conoscenza sull’Arca in modo che nel nuovo mondo possano essere trasmesse di nuovi uomini. Essendo l’Arca il nuovo principio deve contenere in sé tutte le possibilità e perciò anche la parte di conoscenza della tribù di Caino che salgono a bordo con il suo re.


sabato 30 aprile 2016

La Bibbia? Del X secolo avanti Cristo

Tratto da Libero del 11 gennaio 2010


Scoperta un'iscrizione che porta a quell'epoca la stesura del Sacro testo

Un'iscrizione che parla del Signore ed è datata X secolo avanti Cristo. Questa l''eccezionale scoperta archeologica che getta nuova luce sulle origini della Bibbia, retrocedendo di molti secoli la stesura delle sacre scritture. Il professor Gershon Galil del Dipartimento di Studi biblici dell'università di Haifa, ha decifrato infatti un'iscrizione che risale al X secolo a.C., dimostrando che si tratta della più antica scritta in ebraico mai trovata. La scoperta, annunciata dal Jerusalem Post, «indicherebbe che almeno alcune delle scritture bibliche furono composte centinaia di anni prima delle date finora accreditate dalla ricerca scientifica, e che il Regno di Israele esisteva già a quell'epoca.

Il X secolo è l'epoca del Regno di Davide. L'iscrizione, vergata in inchiostro su un frammento di terracotta trapezoidale di 15 per 16,5 cm, è stata scoperta negli scavi condotti dal professor Yosef Garfinkel a Khirbet Qeiyafa, vicino alla valle di Elah, in Israele. Il deciframento a opera di Galil dell'antico scritto testimonia che l'iscrizione è effettivamente in ebraico sulla base dell'uso dei verbi specifici della lingua ebraica e di un contenuto specifico della cultura ebraica non adottato da altre culture della regione mediorientale.

Dice l'iscrizione: proteggi il povero e lo schiavo, sostieni lo straniero

«Questo testo - ha spiegato Galil - è una enunciazione sociale che si riferisce a schiavi, vedove ed orfani. L'iscrizione usa verbi che erano caratteristici dell'ebraico, come asa (fece) e avad (lavorò), raramente usati in altre lingue della regione. Alcune parole particolari che appaiono nel testo, come almanah (vedova), sono specifiche dell'ebraico e sono scritte in modo diverso dalle altre lingue della regione».

L'iscrizione decifrata approssimativamente recita in italiano: «Non lo farai ma adorerai il Signore; giudica lo schiavo e la vedova; giudica l'orfano e lo straniero; implora per il neonato, implora per il povero e la vedova; riabilita il povero nelle mani del re; proteggi il povero e lo schiavo sostieni lo straniero».

Una volta confermata la decifrazione, ha sottolineato Galil, diventerà la più antica iscrizione ebraica mai trovata, e attesterà le capacità di scrittura in ebraico già nel X secolo a.C. Un dato che contrasta con la datazione della composizione della Bibbia accreditata dallo stato attuale delle ricerche, che escluderebbe la possibilità che la Bibbia o parti di essa potessero essere state scritte già in quel periodo.

venerdì 10 maggio 2013

Un sito sui simboli biblici

Vi segnaliamo un utile sito sul simbolismo della Bibbia in senso teologico:

http://www.symbolon.net/Temi%20biblici/I%20Simboli%20nella%20Bibbia/


Sullo stesso sito potete trovare informazioni sugli angeli dal punto di vista cattolico:

http://www.symbolon.net/Temi%20biblici/Angeli/index.html


Sperando di aver fatto cosa gradito.