sabato 29 giugno 2019

FESTIVAL DELLE MAGIE ANTICHE

l'Associazione Culturale Le Magie Antiche organizza, nei giorni 3 e 4 Agosto 2019 (inizio degli allestimenti Venerdì 2 Agosto dalle 17:00 alle 21:00), il

FESTIVAL DELLE MAGIE ANTICHE

Tutte le strade percorse dall'uomo alla ricerca del proprio benessere

...dai Segnatori all'Olistica...


mercoledì 26 giugno 2019

Katipunan Società Segreta delle Filippine

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/katipunan-societa-segreta-delle-filippine/


Katipunan il K.K.K. delle Filippine

Katipunan è stata una Società Segreta Filippina sorta nel 1892. Quattro anni dopo si rese responsabile della rivoluzione contro la dominazione spagnola.nelle Filippine. Questa società segreta ha alcuni punti in comune con quelle sorte nel così detto Risorgimento italiano, prima su tutte la Carboneria. Se clicchi qui troverai tutti gli articoli pubblicati sulle società segrete nel sito. Se invece vuoi sfogliare Guida alle Società Segrete puoi cliccare qui.

Katipunan aveva intenzione di pubblicare anche un suo proprio bollettino/giornale chiamato La libertà, in realtà vide la luce un solo numero, quello del 1896.

Il nome esteso di questa società segreta è Katastaasang Kagalanggalangang Katipuanan ng mga Anak ng Bayanche in italiano suona più o meno così: Suprema e Venerabile Associazione dei Figli del Popolo (Nazione).

All’origine e nella struttura rituale del Katipunan si possono identificare due Società Segrete “madri”: la Liga Filippinae la Massoneria, essendo molti dei fondatori del Katipunan massoni, mutuarono dalla latomistica istituzione rituali e organizzazione gerarchica interna.

Per il Katipunan abbiamo il giorno e il luogo della fondazione: Tondo di Manila, in via Azcarraga (ora Claro M. Recto) il 7 luglio 1892. Tra i leader di questa società segreta troviamo: Deodato Arellano, Ladislao Diwa, Teodora Plata, Valentine Diaz, Andres Bonifacio.

Gli scopi di questa società segreta erano principalmente tre:

Ottenere l’indipendenza delle Filippine con la rivoluzione o per mezzo di conflitti (anche armati), questo obiettivo è detto politico;
Riunire il popolo filippino in un’unica Nazione;
Insegnare ai Filippini le buone maniere, la pulizia, l’igiene, la buona morale e come proteggersi dal fanatismo religioso, questo obiettivo è detto morale;
Una volta raggiunta l’indipendenza creare una repubblica comunista;
incoraggiare i filippini ad aiutare sé stessi e difendere i poveri oppressi, questo obiettivo è detto


Il Katipunan gestiva tre gradi e la somiglianza con la Massoneria si può ad esempio intravedere con la fascia del terzo grado. Nella immagine qui sotto sono riportati i colori, le divise e le parole dei tre gradi.


I tre gradi del K.K.K. o Katipunan Società Segreta delle Filippine


A capo della organizzazione vi era un Consiglio Supremo (Kataastaasang Sanggunian) e poi vi erano Consigli Provinciali e Consigli Popolari in ogni città.

Le somiglianze, a volte la sovrapposizione rituale, con la Massoneria sono riscontrabili nella cerimonia di iniziazione e bell’equivalente del Gabinetto di Riflessione, ma a questo argomento dedicherò un prossimo post.

sabato 22 giugno 2019

«Pillola rossa o pillola blu?» Come il cinema ha resuscitato la gnosi

Tratto da Blog Il Giornale del 27 gennaio 2018: http://blog.ilgiornale.it/scarabelli/2018/01/27/pillola-rossa-o-pillola-blu-come-il-cinema-ha-resuscitato-la-gnosi/#

di Andrea Scarabelli

«Pillola rossa o pillola blu?» è l’arcinota domanda posta da Morpheus a Neo in Matrix. Il film è del 1999: quell’anno esce anche eXistenZ di Cronenberg, affine al capolavoro dei fratelli Wachowski per tematiche e atmosfere, che ci parla sempre di una realtà vera e una simulata. Al di là delle sfumature, a risuonare è sempre la stessa domanda: come facciamo a sapere che il mondo in cui viviamo è quello vero? I film escono a un anno dalla fine del XX secolo, rappresentandone in qualche modo l’epilogo. Il martoriato “secolo breve” delle ideologie opta così per una via alternativa, proponendo all’uomo una fuoriuscita dalla Storia: «Pillola rossa o pillola blu?». Che in Matrix significa: continuare a vivere in un mondo irreale oppure svegliarsi alla vera vita? Mobilitato dalle teologie politiche e dai totalitarismi, è ora l’uomo a dover compiere una scelta, secondo un retaggio che affonda le proprie radici in un passato molto lontano e che ci costringe a guardare alla Storia in modo radicalmente diverso. E tutto questo avviene nei prodotti cosiddetti “di massa”. Un paradosso? Fino a un certo punto.

Lo storico delle religioni Mircea Eliade ci ha insegnato a trovare nelle produzioni contemporanee patterns di tipo spirituale, tracce di archetipi che si manifestano periodicamente, spesso riemergendo nei modi più disparati e imprevedibili. È lo stesso intento che anima Pillola rossa o Loggia Nera? di Paolo Riberi, appena uscito per Lindau, che sonda la Settima Arte in cerca di tematiche gnostiche, presenti in film e serie tv a volte secondo una precisa intenzione dei registi, altre un po’ meno, riflettendo tematiche ben presenti nell’Inconscio Collettivo. La chiave di volta è l’idea che le vecchie teorie della gnosi si affaccino oggi sul grande schermo: «Dopo un conflitto millenario con il cristianesimo, questo antico pensiero religioso trova spazio in molte opere cinematografiche». Una mitologia nascosta – e nemmeno troppo bene – che si riflette in trame e personaggi, «raccontata in maniera approfondita e sistematica, utilizzando i moderni linguaggi della fantascienza, del noir, del fantasy e persino dell’horror».

Non che ciò sia appannaggio del cinema. Solo concentrandoci sulla letteratura “di genere”, impossibile ignorare le tracce gnostiche presenti nei romanzi di Philip K. Dick e nella trilogia cosmica di C. S. Lewis (Lontano dal pianeta silenzioso, Perelandra e Quell’orribile forza), con il suo sistema di divinità planetarie, così come in V per Vendetta di Alan Moore, che ha dichiarato: «Nel fumetto originale può emergere qualche sfumatura di gnosticismo». L’anarchia di cui si parla nel fumetto – parola di Moore – ha anche «un aspetto spirituale: ritenevo contenesse una grande carica di romanticismo, ed ero molto interessato all’occulto e alle idee gnostiche».

Ma quali sono i principi fondamentali della gnosi, ereditati da film e serie tv? In primis, l’esistenza di una pluralità di mondi e l’idea che il nostro sia una prigione custodita da un Demiurgo e dai suoi subalterni, gli Arconti. Se l’umanità ne è generalmente all’oscuro, diversamente vanno le cose per il prescelto gnostico, il quale, a seguito di rivelazioni spesso ottenute grazie a esperienze sovrannaturali, si risveglia al mondo vero, compiendo un cammino di liberazione interiore. Ecco i filtri usati da Riberi per elaborare un atlante della “gnosi pop”, una geografia alternativa che include alcuni tra i film più visti degli ultimi vent’anni: da Jupiter dei fratelli Wachowski a Dark City, da Donnie Darko a Ghost in the Shell, fino al visionario Eraserhead di David Lynch, dal “risveglio” degli androidi di Westworld allo stato sonnambulico di Jim Carrey-Truman (True man), ispirato al romanzo di Philip K. Dick Tempo fuor di sesto.

Ma il piatto forte del libro è sicuramente il capitolo dedicato alla temibile Loggia Nera che si affaccia nella sinistra cittadina di Twin Peaks raccontata da David Lynch e Mark Frost. Una sorta di non-luogo in cui esseri immateriali si spostano da un piano della realtà all’altro, insinuandosi nella mente degli ignari abitanti e costringendoli alle peggiori nefandezze, spesso utilizzando come medium elettricità o animali («I gufi non sono quel che sembrano» rivelava il Gigante al leggendario Dale Cooper, alter ego di Lynch stesso). Sono gerarchie di spiriti che ricordano (come ha scritto Roberto Manzocco nel suo purtroppo introvabile Twin Peaks e la filosofia) gli Arconti della gnosi. Si annidano nell’oscurità delle foreste, ma possono essere visti da personaggi dotati di un certo occhio interiore – come la “Donna Ceppo”, che parla per conto di un pezzo di legno. In Io vedo me stesso, Lynch ha rivelato trattarsi di una medium, e quel pezzo di legno altro non è che il suo “spirito guida”.

Come sanno tutti i fan della serie, la cittadina di Twin Peaks è in balia di due luoghi onirici, la Loggia Bianca e la Loggia Nera (la “Dimora del Limite Estremo” ideata da Mark Frost, che s’ispirò agli studi di Dion Fortune), abitata da uno spettrale nano che danza e parla al contrario e dai doppi dei protagonisti. Sono luoghi nei quali si può entrare attraverso varchi spazio-temporali aperti nei boschi che circondano Twin Peaks, e da cui escono oggetti (come il terribile anello di Fuoco cammina con me, prequel della serie), oppure animali e spiriti, appunto.

SHERILYN FENN, KYLE MACLAUGHLINMa Loggia Bianca e Loggia Nera sono precedute da una Stanza Rossa: per chi abbia dimestichezza con l’Alchimia, inutile segnalare come questi siano i colori che simboleggiano i tre stadi dell’Arte Regia, nigredo, albedo e rubedo… Nella prima fase – l’Opera al Nero, la Notte dell’Anima che folgorò Carl Gustav Jung – avviene la dissoluzione dell’individualità, la disgregazione delle certezze. Ebbene, nella Loggia Nera ogni personaggio incontra la propria parte oscura – l’ombra, direbbe sempre Jung. Con la quale occorre riconciliarsi. Parola di David Lynch: «Raggiungere lo spirito divino attraverso la conoscenza della combinazione degli opposti. È questo il nostro viaggio». Interpretazioni azzardate? Basterebbe dare un’occhiata al curriculum dei due registi di Twin Peaks… David Lynch pratica la Meditazione Trascendentale, creata e portata in Occidente da Maharishi Mahesh Yogi (il guru dei Beatles, per capirci). Una pratica non priva di legami con le sue varie attività, come ha rivelato lui stesso:

«Il programma di Meditazione Trascendentale che pratico da anni ha svolto un ruolo fondamentale per il mio lavoro nell’ambito del cinema e della pittura e di ogni sfera della mia vita; è stato un modo per immergermi in acque sempre più profonde».

Quanto a Mark Frost, studioso di teosofia, è autore di due romanzi piuttosto bizzarri. Il protagonista di The List of Seven, uscito nel 1993, è nientemeno che Arthur Conan Doyle: nel libro incontra personaggi come Bram Stoker, legato alla Golden Dawn, ed Helena Petrovna Blavatsky, la discussa fondatrice del movimento teosofico. I personaggi s’imbattono in un complotto occulto volto a influenzare magicamente personalità politiche, al fine di operare stravolgimenti su scala mondiale. È sempre il detective di Baker Street il protagonista del secondo romanzo di Frost, The Six Messiahs (1996), solo che stavolta si reca in America alla ricerca di una misteriosa “Torre Nera”, i cui sinistri abitanti sognano di distruggere Dio e far resuscitare la “Bestia” che s’impadronirà del mondo.

Sono tutte tracce che ci consentono di cercare nelle serie tv e nei prodotti di massa componenti altre, che non cessano di stregare l’immaginario contemporaneo, specie nello scenario virtuale-internettiano che imperversa nel XXI secolo. Partendo sempre dalla stessa domanda: «Pillola rossa o pillola blu?».


mercoledì 19 giugno 2019

“L’ERRORE DEGLI DEI”, INTERVISTA ALLA TASSELLI

tratto da "L'Opinione" del 28 novembre 2013

di Luca Bagatin



Patrizia Tasselli, toscana doc, un passato da operaia di fabbrica, appassionata di viaggi, esoterismo e di culture arcaiche, da diversi anni e collaboratrice della rivista di Studi Esoterici “Officinae”, organo ufficiale della Massoneria italiana della Gran Loggia d’Italia degli Alam. Patrizia ha dato alle stampe, alcuni anni fa, un romanzo che abbiamo recentemente recensito, ovvero “L’errore degli Dei”, edito da Giuseppe Laterza, con prefazione dell’ufologo Roberto Pinotti, che è la storia del viaggio di Cassandra, ricercatrice figlia del comandante Fonelli a guida del sottomarino Trieste, misteriosamente scomparso nelle acque del Mar Nero negli anni precedenti alla fine della Guerra Fredda. Un viaggio da Istanbul sino ai confini dell’Iraq, che condurrà la protagonista alla scoperta dell’esistenza di curiosi buchi neri che hanno la proprietà di far precipitare le persone a ritroso nel tempo. Ed ecco che Cassandra scoprirà che suo padre - e tutto l’equipaggio del Trieste - sono in realtà stati sbalzati indietro, nell’Era prediluviana, assieme ad un manipolo di alieni dediti a ricercare l’enzima Nue attraverso esperimenti sul cervello degli esseri umani, che si dice sia in grado di unificare i due emisferi del cervello e, dunque, essere in grado di creare una razza superiore, ove la razionalità dell'emisfero sinistro possa fondersi con l’emotività dell’emisfero destro del cervello. Un’avventura descritta sotto forma di spy-story che, in realtà, racchiude profondi significati simbolico-esoterici e mitologici, ove la scienza moderna si fonde con il mito mesopotamico di Gilgamesh, Re di Uruk, che è stato spesso oggetto di studio dell’autrice. Oggi abbiamo l’amichevole possibilità di intervistare Patrizia Tasselli, la quale ci racconterà, più in dettaglio, com’è nata l’idea di questo libro ed i suoi arcani e reconditi segreti.

Dunque Patrizia, perché non inizi parlandoci un po’ di te? Come è nato, fra l’altro, il tuo interesse per la mitologia e l’esoterismo?

Credo che l’interesse per la mitologia sia nato in me da bambina, leggendo i tanti libri di novelle che fortunatamente i miei genitori e gli zii mi regalavano. Finito Carosello chiudevo la porta della mia cameretta e lasciavo fuori il mondo di campi e fabbriche, piccoli laboratori artigiani ricavati negli scantinati, botteghe di ferramenta dove si vendeva di tutto, chiodi, segatura, ddt sfuso, saponette e profumi. Spaziavo tra “Piccole donne”, “L’uccello di fuoco”, “Il Barone di Münchhausen” e quello rampante di Calvino, fino all’arrivo degli Anni Sessanta, il boom economico, la borsa di studio e la scuola “in città”. La mattina l’Istituto Tecnico e il pomeriggio il corso di taglio e cucito, perché “non si sa mai”, diceva la mia mamma. All’inizio di quegli anni avvenne il mio folgorante incontro con “Civiltà Sepolte” di Ceram e nacque in me la passione per tutto ciò che è antico, primario, fonte, origine. E naturalmente nascosto, come la “mitica” Troia realmente esistita e alla fine scoperta. Quasi un decennio dopo Peter Kolosimo fece il resto con il suo “Non è terrestre”, suscitando definitivamente in me l’interesse verso la cosiddetta archeologia misteriosa, relegata immeritatamente dall’archeologia ufficiale nel ghetto delle pseudoscienze come fantarcheologia o pseudoarcheologia. Durante gli anni mi sono convinta che gli oggetti misteriosi trovati sparsi su tutta la terra - i cosiddetti OOPArt, Out Of Place ARTifacts, oggetti fuori posto - siano la testimonianza di civiltà perdute nell’abisso del tempo o dello spazio. Il passo successivo è stato la lettura delle leggende, o meglio dei miti, in chiave esoterica, ossia nella consapevolezza che contenessero verità nascoste, comprensibili solo a chi fosse disposto a cercare sotto la cenere il fuoco apparentemente spento.

Com’è nata l’idea di scrivere “L’errore degli Dei”?

L’idea di scrivere “L’errore degli Dei” è nata dalla sintesi di tre diversi progetti: un racconto sui viaggi nel tempo, uno sulla vita dei primi “ominidi umanizzati” e, infine, il più intrigante: la mia personale lettura del Gilgamesh. La storia del sottomarino scomparso mi è stata suggerita in un sogno che ho avuto la prontezza di spirito di annotare appena sveglia. Non so perché.

Il tuo romanzo è frutto unicamente della tua fervida fantasia oppure...?

La trama del romanzo è frutto della mia fantasia e per la stesura mi sono avvalsa della mia esperienza di viaggiatrice. Non sono mai stata sul Mar Nero e la mia conoscenza diretta della Turchia è limitata a Istanbul e alla Cappadocia, ovviamente è nulla per quanto riguarda l’Iraq. So tuttavia per esperienza come funzionano certi viaggi improvvisati e come si comunica a gesti con la gente; a volte la mia ignoranza delle lingue straniere mi ha aiutata nell’arte dell’arrangiarsi e in questo senso alcuni passi del romanzo sono autenticamente autobiografici. Ho costruito il viaggio di Cassandra ed Emin tramite Google Earth, osservando attentamente le foto di Panoramio, caricate da utenti non professionisti e per questo più realistiche. Ho fatto mie le curve delle strade di montagna, le autostrade, gli alberghi, le case, i siti archeologici con le loro meraviglie e i villaggi con le loro miserie.

Credi davvero che entità extraterrestri esistano davvero e siano all’origine degli antichi miti e simboli che pervadono l’Umanità?

Qui il discorso si fa più complicato. Sono convinta che entità extraterrestri abbiano non solo visitato il nostro mondo, ma che siano intervenuti nella creazione dell’uomo. Non voglio entrare in argomenti che riguardano la fede che anima i creazionisti e difendo a spada tratta il buon Darwin fino a che, tornando indietro nel tempo, non si arriva alla separazione dell’uomo dalla scimmia, che non sappiamo quando sia avvenuta. Forse la separazione non c’è mai stata, le scimmie sono rimaste scimmie e gli ominidi si sono tutti estinti meno uno, l’Homo Sapiens, e non si capisce perché, visto che se Dio ha creato l’uomo dal nulla era perfettamente inutile. Una spiegazione logica, allo stato attuale della conoscenza, è quella di diversi interventi alieni sul Dna di alcuni individui di varie specie di scimmie. Esperimenti falliti meno uno riuscito, si fa per dire, quello da cui deriva la razza umana. Da qualche anno seguo con interesse gli studi di Mauro Biglino, esperto di lingua ebraica antica e collaboratore per anni con le Edizioni San Paolo per la traduzione della Bibbia, studi che sembrano confermare la mia teoria. Se così fosse è veramente possibile che gli antichissimi miti e i simboli indecifrabili che si riscontrano su tutto il globo terrestre siano la testimonianza non tanto di esseri alieni, ma di coloro che li hanno conosciuti e di cui sono stati forse allievi, forse vittime.

Cassandra, la protagonista del romanzo, possiamo dire che è un po’ il tuo alter-ego?

Certo, Cassandra un po’ mi somiglia, ma soprattutto credo sia la figlia che avrei voluto avere, una che si pone domande e cerca risposte, ma più determinata di me nelle sue scelte.

Come mai sei così affascinata dal poema che racconta la storia di Gilgamesh, Re di Uruk?

Il mio interesse per Gilgamesh ha un’origine davvero curiosa. Stavo in cima a una scala appoggiata alla libreria e spolveravo i libri quando me ne è caduto uno. Sono scesa per raccoglierlo e mi sono accorta che non l’avevo mai letto. Si trattava di una raccolta di racconti egiziani e mesopotamici, tra cui una sintesi del poema di Gilgamesh, che mi incuriosì. Lessi per primo l’episodio della prostituta sacra Shamkhat, che interpretai come il metodo più antico per tenere buoni gli uomini irrequieti, poi lessi la tavola del diluvio. Fui affascinata soprattutto dallo stile del racconto e corsi in libreria a comprare l’opera completa tradotta da Giovanni Pettinato. Mi resi conto che in quel poema antichissimo era contenuta la sostanza di opere scritte in epoche molto più recenti, come la Bibbia, e che Gilgamesh precedeva di gran lunga i poemi di Omero, di Virgilio e Dante, nonché la storia di Siddharta. Solo dopo un’attenta lettura compresi che dietro il racconto delle gesta eroiche del re di Uruk era nascosto non solo un insegnamento etico e sapienziale, ma un vero e proprio messaggio esoterico. Con questa chiave di lettura le avventure di Gilgamesh appaiono come una serie di passaggi iniziatici verso la scoperta del sé. La stupenda allegoria dell’amicizia tra Gilgamesh e Enkidu, l’uno alter ego dell’altro, complementari a se stessi, o meglio due personalità insite nello stesso individuo, rappresenta la complessità dell’animo umano perennemente in bilico tra il bene e il male. Il bene, simbolicamente incarnato da Enkidu, insegna a Gilgamesh l’Amore dopo di che, terminata la sua missione, non ha più motivo di esistere e muore. La morte di Enkidu, divenuto ormai parte integrante di Gilgamesh, non può che rappresentare la morte iniziatica di Gilgamesh stesso che a partire da quel momento comincerà il suo lungo viaggio alla ricerca del senso della vita. Mi sembra che ci siano validi motivi per restare affascinati da questo mito.

Stai già pensando ad un nuovo romanzo, oppure ad un saggio sull’argomento?

Ti dirò che per ora sto fantasticando su un nuovo romanzo che vorrei ambientare nella mitica Atlantide.

Se volete comprare il libro: L'errore degli Dei

La saga di Gilgamesh di Giovanni Pettinato: La saga di Gilgamesh

Mitologia sumerica di Giovanni Pettinato: Mitologia sumerica

sabato 15 giugno 2019

E dalle ceneri risorge la fenice gotica di Gomòria di Carlo Hakim De’ Medici

tratto da: http://www.cacciatoredilibri.com/e-dalle-ceneri-risorge-la-fenice-gotica-di-gomoria-di-carlo-hakim-de-medici/

Un’operazione editoriale benemerita

Eccezionale l’impresa di recupero della Cliquot di Roma che dalle tenebre gotiche del paradiso perduto dei capolavori dimenticati trae il gioiello Gomòria di Carlo Hakim De’ Medici. La prima (ed unica fino ad ora) edizione ormai è prossima a compiere il secolo di vita, anno 1921 per Facchi di Milano, rarissima ai limiti dell’introvabile e posseduta da una decina appena di biblioteche. L’opera originale faceva parte della collana I racconti magici, di cui fu il primo ed unico titolo effettivamente dato alle stampe. Ci fu anche un’edizione di lusso tirata in appena 11 esemplari, probabilmente numerati.

L’operazione di crowdfunding della casa editrice romana non ha reperito i fondi sufficienti al progetto, ma lo stesso è stato comunque portato a compimento, come da intenti. Già nel 2016 e 2017 l’editore si era segnalato per aver ri-dato alle stampe due capolavori come Alla conquista della Luna di Emilio Salgari e Gli esploratori dell’infinito di Yambo. Per  le operazioni di presa diretta del volume e di scansione del testo, l’editore romano si è avvalso della collezione di fantastico italiano di uno dei più grandi collezionisti del genere, anch’egli romano. Dell’opera Cliquot ha stampato 1200 esemplari non numerati e 150 in edizione Deluxe.

Chi fosse Carlo Hakim De’ Medici è materia per pochi. Di lui si ricordano altri romanzi e racconti ascrivibili oggi al genere fantastico, tra cui Nirvana d’amore (Trieste, Bottega d’Arte, 1925) e I topi del cimitero (Trieste, Bottega d’Arte, 1924); quest’ultima è una straordinaria raccolta di racconti.

L’autore fu probabilmente friulano. Si ricordano infatti scritti come Leggende friulane (Trieste, Bottega d’Arte, 1924; stampata ad Udine). Secondo la ricostruzione biografica di Guido Andrea Pautasso nella postfazione al volume, dal titolo Il mistero iniziatico di Gomòria, si evince che Carlo Hakin De’ Medici sarebbe nato a Parigi nel 1887, interessandosi precocemente all’esoterismo iniziatico e sviluppando poi una letteratura erotica-esoterica, sia pur marginale, che comunque seguì il gusto raffinato dei tempi.

Fu fonte di ispirazione per Svevo?

Si ritiene che una copia del romanzo Gomòria possa essere appartenuta a Italo Svevo e comunque il libro andò in mano agli intellettuali dell’epoca, che la esibivano come una “squisitezza” esotica. Scrive Pautasso:

“[…] il lettore di Gomòria potrebbe individuare un parallelo tra il malessere psicologico che affligge Gaetano Trevi, bohèmien dedito all’etere, descritto come un megalomane inetto e incallito fumatore, e le ossessioni, le manie, la gestualità e i caratteri già presenti nei personaggi dei famosi romanzi dello scrittore triestino, Una vita e La coscienza di Zeno [uscito nel 1923], facendo emergere affinità che non sembrano essere dovute al caso.”

Il romanzo esoterico è per sua definizione un espediente dei maestri per poter tramandare segreti alchemici e iniziatici senza manifestarsi apertamente. Una elaborata matrioska a più piani di lettura e comprensione. Il lettore digiuno e il neofita in genere vedono solo un romanzo, più o meno accattivante, più o meno rispondente ai canoni del gusto in voga all’epoca. Ma l’adepto può cogliervi segni e segreti che a sua volta potrà tramandare.

La sua mente allora si sperdette in visioni aurate, le pupille del suo cervello si abbagliarono e i suoi avidi pensieri si arrestarono sopraffatti da una emozione nuova.


mercoledì 12 giugno 2019

Le saghe nordiche raccontate da Neil Gaiman

tratto da "Il Giornale" del 18-11-2018

di Matteo Sacchi

Un lungo viaggio nello spazio e nel tempo. Per visitare tutti i nove mondi: Asgard, la casa di Odino; Alfheim dove vivono gli elfi della luce; Nidavellir dove i nani creano oggetti magnifici; Midgard, la patria degli uomini; Jotunheim, la terra dei giganti del gelo; Vaheim dove vivono i Vanir dei diversi che hanno dovuto piegarsi a Odino; Niflheim, luogo di oscure foschie; Muspell, terra del fuoco; e infine Hel dove vanno i morti che non sono caduti valorosamente in battaglia.

Ecco cosa regala Neil Gaiman ai suoi lettori in Miti del nord (Mondadori). Gaiman non è uno studioso professionale di mitografia norrena. Al grande pubblico è noto per i romanzi, come American Gods e Coraline, o fumetti, come Sandman, o graphic novel, come Mr Punch. Ma a partire da American Gods, libro in cui gli dei nordici vengono raccontati come se vivessero negli Stati Uniti dei giorni nostri, e passando per la sceneggiatura di La leggenda di Beowulf, Gaiman ha mostrato di conoscere molto bene le saghe scandinave, di coglierne la potenza.

Come spiega nell'introduzione di Miti del nord, lo hanno colpito a partire dalla sua infanzia. All'inizio una infatuazione pop dovuta ad uno dei fumetti più belli del geniale Stan Lee (che ci ha lasciato questa settimana) ovvero Thor. Da lì, Gaiman ha continuato a studiare le avventure di Odino, Loki e tutti gli altri Aesir. In questo saggio-antologia, che però ha la scrittura agile di un romanzo, raccoglie i miti tramandati dall'Edda poetica e dell'Edda di Snorri. Con la bravura da divulgatore che gli è propria, accompagna il lettore attraverso le radici, il tronco e i rami di Yggdrasil, l'albero mondo che collega ogni cosa. Se le divinità dei vichinghi si spostano usando Bifrost, il ponte dell'arcobaleno, per i più giovani il ponte verso la dimora di Thor, gli inganni di Loki e il disastro cosmico del Ragnarök potrebbe essere proprio Gaiman. Racconta di come i nani ricostruirono in fili d'oro la chioma della divina e bellissima Sif, proprio come uno scaldo (l'aedo dei vichinghi) alla corte di Ragnar Lodbrok. Il tutto con - a chiusura - un glossario ben fatto.

sabato 8 giugno 2019

Droni e Ufo

Vi riporto un breve estratto di un articolo di qualche anno fa pubblicato sul giornale online "L'Opinione" dal titolo "Nell'anno 2014 la guerra dei droni"  in cui si afferma che gli avvistamenti di Ufo sono da addebitarsi agli esperimenti militari su droni:

"Il drone, per i non addetti ai lavori, è un piccolo aeromobile, controllato a distanza da un pilota. Inventato negli Stati Uniti negli anni Trenta, venne perfezionato durante il periodo della Guerra fredda. Gli archivi storici americani hanno svelato che il fenomeno degli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, i famosi Ufo, che avevano ispirato film, libri e alimentato teorie di invasioni di alieni dallo spazio negli anni Cinquanta e Sessanta, altro non erano che voli sperimentali di droni militari americani."

L' articolo è di Paolo Dionisi ed è stato pubblicato il 18 luglio 2014.

Per chi volesse leggere l'articolo nella sua interezza vi lascio il link:

http://www.opinione.it/esteri/2014/07/18/dionisi_esteri-18-07/

Buona lettura.




sabato 1 giugno 2019

“Cangrande, Dante e il ruolo delle stelle” di Maurizio Brunelli

tratto da http://www.cacciatoredilibri.com/cangrande-dante-e-il-ruolo-delle-stelle-di-maurizio-brunelli/

Esce Cangrande, Dante e il ruolo delle stelle, di Maurizio Brunelli (Verona, Gingko Edizioni, 2019).

Sullo stesso argomento, l’autore era già noto per Cangrande 1. della Scala : il sogno di un principe cortese (Foggia, Bastogi Editrice Italiana, 2013).

Dalla scheda editoriale:

“Nessuna persona colta al tempo di Dante dubitava dell’influenza degli “astri” sull’uomo e sulla materia in genere e per questo l’Astrologia era una scienza che veniva insegnata nelle Università. Avrebbe allora potuto un vaticinio astrologico influenzare una famiglia come i Della Scala di Verona, già potente localmente ed emergente nella Lombardia d’allora, a tal punto da pianificare per il figlio più giovane e promettente un progetto ambizioso di espansione territoriale? Un’espansione che avrebbe potuto in seguito assumere le proporzioni di un Regno?

O forse la profezia forniva ad Alberto della Scala, il padre di Cangrande, la conferma delle stelle di un’idea che già egli cullava e che avrebbe potuto realizzarsi solo se dalle stelle ne avesse avuto la consacrazione? Se cioè quel piano avesse avuto un uomo capace di realizzarlo?

Si spiegherebbe così l’insolita determinazione di Cangrande (“in non curar d’argento né d’affanni”) nel realizzare il suo grande progetto.

E potrebbe Dante Alighieri aver conosciuto il vaticinio ed il progetto in occasione del suo “primo rifugio e primo ostello”, ossia della sua prima venuta a Verona? E qualche anno più tardi, una volta constatato che questo progetto non era stato frutto solo di brama di potere ma aveva una natura etica, potrebbe averlo spinto a scegliere di nuovo Verona per seguire da vicino i passi di colui che come Enrico VII pareva essere “l’uomo della Provvidenza”?

L’autore prova a dimostrare tutto ciò. Propone, soprattutto, l’esistenza di questo vaticinio e la reale possibilità che esistesse un oroscopo oggi perduto. Avanza infine la suggestiva ipotesi che Cangrande si sentisse per questo davvero un predestinato dalle stelle e che proprio questa consapevolezza gli avrebbe dato l’energia necessaria al raggiungimento del suo fine.”