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sabato 23 febbraio 2019

Una chiacchierata su Ananke

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/ananke-e-la-legge-del-cosmo/

Trascrizione infedele dell’intervento si Ananke tenuto ieri al Centro le Cicogne di Racconigi per l’associazione culturale umanistica “all’ombra del Monviso”.

Ananke prima ancora di “diventare” una divinità era una idea, un’idea astratta. La stessa parola Ananke potrebbe essere di origine semitica e trovare la sua essenza nelle tre lettere: hnk. Avremo nell’antico egizio: hnkper angusto; hngper gola e enekcon il senso di strangolare, abbracciare circondare; il siriaco hnk per catena soffocamento, l’accadico hanaquper stringere, avvolgere strettamente al collo, l’ebraico anãkper collana a forma di catena.[1]

Nei secoli che sono diventi millenni noi siamo stati abituati a percepire e “subire” la Necessità (Ananke) come qualcosa di negativo. Se proviamo a denudare la storia di Ananke, scopriamo che Ananke ha una famiglia sui generis. Si è parlato pocanzi delle Moire e non ritornerò sull’argomento avendo i minuti contati, se diamo uno sguardo alle cosmologie e cosmogonie orfiche, argomento accennato dai primi relatori, scopriamo che Ananke era prima degli dei, cosa che condivide ad esempio con Fanes, ma questa è un’altra storia. Scopriamo che imparentate ad Ananke vi sono altre due figure femminili: Astradea e Themis (purtroppo non sarà possibile parlarne), ma è impossibile non accennare al fatto che Themis è presente nel culto misterico di Mitra. Perché i culti misterici? Quale è l’importanza dei culti misterici? È uno snodo fondamentale il collegamento con i culti misteri. Ed è così importante che vi chiedo per un attimo di abbandonare la vostra razionalità. Muoviamoci utilizzando la Fantasiaed il Nous.[2]In questo torniamo ad essere dionisiaci, perché Dioniso guardandosi allo specchio vedeva in questo il mondo riflesso (Dioniso guardandosi nello specchio vede il mondo). Proviamo a fare lo stesso, dimentichiamo per un attimo di essere nel 2018 e.v., proviamo a diventare o tornare esseri “primigeni” e non primitivi, espandiamo la nostra coscienza e le nostre sensazioni ed anziché razionalizzare tutto quello che sentiamo, proviamo e pensiamo, “lavoriamo usando due parole che per noi sono inusuali: Fantasiae Nous”. Che possiamo definire per estrema esemplificazione e comodità come quel pensare “pre” razionale nel quale tutto è compreso. Un pensare unitario e non frammentato. L’uno ci rimanda a Pitagora, quindi inevitabilmente alle antiche iniziazioni e anche a quella musica prodotta dalle Sirene vicino alle Moire di cui si è parlato prima (vedi mito Er). Perché questo riferimento? Perché solo se siamo uno possiamo divederci, solo dall’unità viene la molteplicità, ma in quanto molteplicità spesso disordinata abbiamo la necessità di tornare all’unità. Ricomporre la nostra unità, tornare ad essere uniti ed armonici è uno degli scopi delle iniziazioni in generale e di quelle misteriche in particolare. Non dimentichiamo Dioniso allo specchio. Nella vita di tutti i giorni siamo frammentati, nei diversi momenti dell’esistenza o della giornata riverberano schegge di noi, siamo padri, mogli, lavoratoti, abbiamo una vita emozionale spesso scissa da altre parti noi, siamo, spesso, tanti piccoli frammenti di quella unità che è ogni singolo individuo. Per ricomporci, noi dobbiamo tornare a quella unità che eravamo in origine. Cosa c’entra Ananke in tutto questo? La Necessità, la sola parola necessità, basta ascoltarla per metterci uno stato d’ansia, la necessità di fare qualcosa, vissuta come obbligo e costrizione e con come un imperativo, direi categorico, della nostra coscienza, del nostro spirito delle nostre emozioni. Forse, abbiamo perso il nostro rapporto più intimo con Ananke molto tempo fa e l’abbiamo persa per quanto ci riguarda più da vicino, nella nostra storia, in due momenti topici. Il primo è quando è morto l’Occidente, la morte dell’Occidente inizia con la separazione della Poesia dalla Filosofia o con Euclide che tradisce la matematica sacra di Pitagora. L’uomo oggi si trova in una stanza buia e come tutti i bambini teme i mostri che ne possano uscire o, peggio, quelli che egli stesso creerà. Lo smarrimento dell’esserciè massimamente dovuto alla negazione più che cancellazione (in altra sede approfondirò gli effetti di questa negazione) di due elementi che lo rapportavano con la sua coscienza/pneuma e con il Mondo Universo. La negazione del principio erotico e del sacro, stanno portando l’essere umano a divenire una macchina di sangue e carne disumanizzandolo.

L’annuncio di questa morte sulla fine del secolo XIX viene dato con questa semplice frase: Dio è morto.Annuncio che come tutti voi sapete è dato da Nietzsche in La gaia scienzae Così parlò Zarathustra. La morte di dio porta l’Occidente a qualcosa di ancora più drammatico: la perdita del sacro. La perdita del sacro è una perdita che riguarda eminentemente l’uomo, perché persa la via del sacro l’essere umano perde questa relazione con se stesso, con gli altri e il Mondo Universo. Questa perdita porta inevitabilmente alla cancellazione, all’oblio della sacralità della vita. Inutile soffermarsi ora su questo, la perdita della sacralità della vita è un fenomeno tanto reale quanto psichico e coscienziale al quale assistiamo, quasi anestetizzati, tutti i giorni. Si perde un altro elemento costitutivo dell’uomo, dell’esserci, perdita che avviene in contemporanea con l’annuncio della morte di dio e trova la sua massima realizzazione nella contemporaneità, parlo della perdita del principio Erotico.

Potrà sembrare strano parlare di perdita del principio erotico in una società definita di costumi liberi o immorale da finti perbenisti e afflitta dalla dipendenza pornografica manifestata dalla youporn generation, ma il principio erotico nulla ha a che vedere con la pornografia. Il principio erotico è il principio vitale sia esso fisico, artistico o metafisico, è in qualche maniera il principio dionisiaco della vita che reclama la sua manifestazione. L’esserci nella modernità ha in qualche modo rinunciato alla zoé e alla psyché pur cercandola bramosamente in luoghi diversi da quelli nella quale si trovano. Il rapporto erotico con la vita è quella pulsione imprescindibile che ci spinge ad andare avanti, è quella forza necessariamente disordinata che nella sua realizzazione ci porta all’ordine, meglio, all’armonia. Mi viene in mente come Ananke in alcuni testi magici sia presentata come la Dea dell’irrazionale. Molti dei motti dedicati ad Ananke sono con l’alfa privativa davanti alla parola logos, quindi con una traduzione imperfetta e semplificata: senza logica, senza razionalità. Non basta, noi dobbiamo recuperare tutto questo. Per recuperare tutto questo cosa possiamo fare? Dovremmo ricordarci di Ananke con le braccia aperte che accoglie in sé l’intero Cosmo, l’intero Mondo Universo e non voglio arrivare a parlare della Grande Madre, però è un dato di fatto…

…Potremmo leggere dei frammenti della letteratura orfica, ma non abbiamo tempo. Ananke, probabilmente, è la legge del cosmo, del Mondo Universo, non è la necessità intesa nel senso comune. È tanto la legge della fisica newtoniana moderna, tanto la legge occulta dei maghi, tanto la legge altrettanto occulta degli psicanalisti che occupandosi della coscienza si occupa di qualcosa di occulto nel senso di celato, non visibile. Noi guardiamo ad Ananke come colei che è nata con il serpente prima degli dei, che avvolge e accoglie l’intero universo in un continuo atto erotico di produzione e riproduzione, ed è colei che attraverso la sorella o la figlia, a seconda delle versioni di miti, che tra le altre cose avrebbe accudito Zeus (e questo la dice lunga) nella grotta. , e se l’uomo è microcosmo nel macrocosmo, è quindi governato in una qualche maniera dalle stesse identiche leggi, solo abbracciando Ananke avremo l’armonia, ricomporremo l’unità e potremo stare bene.

Ho detto

Gioia – Salute – Prosperità



martedì 13 settembre 2016

Notarella sul Logos

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/noterella-sul-logos/

Il Logos delle scienze ermetiche

La <<questione>> del Logos mi attanaglia da diverse lune. Non è, questa nota, un tentativo di comprensione del Logos in senso filologico, non lo vuole essere neanche in senso filosofico ampio.

Il mio interrogarmi è sul senso e significato del Logos nelle Scienze Ermetiche; inquisire il Logos significa anche arrivare ad occuparsi di Massoneria e del Grande Architetto dell’Universo, di quanto è demiurgico e di quanto è legato alla parola Ergon ed al lavoro dell’artigiano. Affronterò questo argomento in altra sede.

Al Logos, nelle Scienze Ermetiche, non si può non assegnare la qualità di principio creazionale. Questo principio non dovrebbe essere letto come principio razionale, ma, come, principio ordinatore, come il principio portare di ordine. Il Logos è il disvelamento dell’Essere nel Mondo Universo. Questo disvelamento, che più avanti vedremo meglio, non da tutti è colto e per coglierlo bisogna essere nel silenzio. Attraverso il disvelamento è la manifestazione dell’Essere, nel disvelamento la possibilità dell’esserci di comprendere e quindi tornare all’Essere. Attributi del Logos sono: Il verbo come discorso che diviene Logos teleios (Discorso perfetto) quando Ermete parla per dell’Amore/Eros nel Libro Sacro dedicato ad Asclepio.  La Forza, intesa come principio vitale e indispensabile alla crescita. La forza che è insita nelle parole ed estinta nei termini.  Il Pensiero, che è sia quello razionale che quello pre o post razionale, la capacità dell’esserci di cogliere con la mente le idee astratte e le leggi della natura. L’Azione, senza azione non vi sarebbe né manifestazione né disvelamento, ma l’Essere resterebbe inconoscibile nella sua silenziosa immobilità. Il Mito per sua natura è così intimamente connesso al Verbo da potersi in alcuni casi identificare con questo. Mentre il Verbo, può essere suono non articolato in lettera e quindi in parola, il Mito è la narrazione del disvelamento dell’Essere.

Il disvelamento che è la creazione avviene per mezzo del Logos. L’agire del Logos, che chiama a sé Hermes mediatore, è quanto può essere compreso dall’esserci. In un gioco di specchi, perché siamo sempre nel labirinto, gli attributi del Logos sono strumenti dell’esserci. Il Simbolo ed il Legein sono le possibilità dell’esserci di lavorare (Ergon), di provare a ripercorrere il filo di Arianna ed uscire dal labirinto degli specchi e trovarsi innanzi alla Luce dell’Amore.

Dal Logos al Simbolo e viceversa, ma il ritorno al Logos per sua natura è complesso. Argo dai cento occhi è custode di Io, Hermes prima lo addormenta e poi lo uccide per liberare Io così come gli è stato chiesto da Zeus. Così l’esserci deve uccidere le sue proprie sovrastrutture, quelle parti che come Argo non hanno mai tutti gli occhi chiusi, per poter liberare il proprio Io che in realtà è il Sé della moderna psicanalisi.

Mi rendo conto della possibile poca chiarezza di questa nota, spero l’immagine renda meglio delle parole. Il Logos e quanto è ad esso connesso sarà un argomento sul quale tornerò a più riprese nei prossimi articoli. Vi saluto con l’incipit del III libro del Corpus hermeticum: <<Discorso Sacro>> di Ermete:

Gloria di tutte le cose è Dio e il divino, e la natura è divina. Principio degli esseri è Dio, e intelletto, e natura, e materia, essendo sapienza per la rivelazione di tutte le cose. Principio è il divino, e natura, energia, necessità, fine e rinnovamento.

Gioia – Salute – Prosperità