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venerdì 22 marzo 2024

“Il mistero delle origini umane: alla ricerca del perché” – di Ines Curzio

 “Create miti su voi stessi, anche gli dèi hanno cominciato così.” Stanislaw Jerzy Lec


Il concetto di vita extraterrestre ha affascinato l’umanità per secoli, alimentando la nostra immaginazione e le nostre speculazioni. Negli ultimi decenni, l'idea che l'uomo abbia avuto origine da qualche forma di vita extraterrestre è diventata sempre più diffusa e accettata. Ma mentre ci si concentra sul "se" di questa teoria, abbiamo forse perso di vista il "perché".

La domanda fondamentale e più intrigante, infatti, non dovrebbe essere “se” gli esseri umani abbiano origini aliene, ma piuttosto perché gli extraterrestri ci hanno creato. Se esistono razze aliene capaci di viaggiare attraverso le stelle, qual è stato il loro scopo nel plasmare la nostra esistenza? Che ruolo hanno avuto nell’evoluzione umana? Quali conseguenze ha avuto la loro presenza nello sviluppo delle civiltà sulla terra?

Tessere da tutto il mondo

Come in un caleidoscopio dalle mille sfaccettature, ricercatori di tutto il mondo hanno dedicato anni ad approfondire i singoli frammenti di un’immagine che nel suo insieme rappresenta una verità più ampia e complessa.

Chi di noi non conosce almeno uno di questi frammenti e non si è lasciato stimolare dal fascino di ipotesi tanto ardite. Prendiamo ad esempio tutte le speculazioni sul “se” gli dèi siano in realtà civiltà extraterrestri evolute che hanno visitato la terra in epoche remote. Oppure la vasta analisi linguistica sul termine Nephilim e l’esistenza dei Giganti. Questi ultimi sono figli degli Anunnaki? Gli Anunnaki sono gli Elohim?

Oppure pensiamo al Diluvio Universale descritto in tutte le narrazioni mitologiche della Terra, ma anche alla scomparsa di Atlantide, ai possibili continenti sommersi e ai reperti archeologici nascosti nelle profondità del mare. Al mistero che avvolge le rovine di Puma Punku in Bolivia così come Gobekli Tepe in Turchia.

E ancora, ai Vimana, le macchine volanti descritte nei testi vedici, possibili navicelle spaziali e mezzi di trasporto avanzati. Senza tralasciare le guerre fra gli dèi narrate nel Rāmāyaṇa, così come quelle fra dèi norreni narrate nella Vǫluspá che sembrano combattute con armi tecnologiche e forza sovrumana. Ma questi dèi di cui si parla, Asura e Deva indiani così come Aesir e Vanir di tradizione nordica, sono forze spirituali o sono due civiltà aliene ben distinte?

Queste sono solo alcune di quelle piccole tessere su cui si continua a fare ricerca per trovare prove e spiegazioni. Ma l’immagine intera che si genera dall’unione di tutti i frammenti riusciamo a vederla? Riusciamo ad immaginare un quadro politico e sociale in grado di contenere e dare un senso a tutti i frammenti?


Osservare il presente per capire il passato

Mentre continuiamo ad esaminare le nostre radici e a speculare sulle nostre origini, è di fondamentale importanza oggi non limitarsi più alla domanda "se" siamo di origine extraterrestre, ma esplorare il "perché" di questa possibilità. Forse, nel processo, potremmo scoprire non solo da dove veniamo, ma anche chi siamo e il nostro ruolo nell'universo.

Se gli extraterrestri ci hanno creato e hanno influenzato la nostra storia, le loro motivazioni sembrano rimanere avvolte nel mistero, ma proviamo ad osservare il presente per cercare un filo logico in quell’immagine caleidoscopica di cui parlavamo prima.

Guerre di religione, divisioni sociali, problemi razziali, problemi energetici, ricerca scientifica e relative problematiche etiche, studio sociologico delle masse, corsa allo spazio, espansionismo e affermazione del potere. E se fossero il frutto di un retaggio molto più antico di quanto immaginiamo? Se stessimo reiterando errori già commessi prima di noi dagli dèi? La comprensione di una simile eredità ci renderebbe forse più consapevoli del nostro essere umani e soprattutto della strada che stiamo scegliendo di percorrere.

Domandiamoci cosa potrebbe essere successo se in un passato lontanissimo una civiltà avanzata avesse incoraggiato lo sviluppo della vita sul nostro pianeta ancora disabitato. Avendone le risorse tecniche e logistiche, l’uomo oggi non tenterebbe forse esperimenti su un pianeta vergine? E se uno Stato riuscisse a

creare una vita senziente (tentativo non troppo lontano se teniamo in considerazione anche lo sviluppo odierno delle Intelligenze Artificiali) non otterrebbe maggiore potere, supremazia e affermazione economica sul piano mondiale rispetto ad altri? Una vita senziente quali problemi apporterebbe da un punto di vista etico? Ha diritto di evolversi liberamente o deve rimanere al “servizio” di chi l’ha creata? In uno scenario simile si scatenerebbero di sicuro nuove guerre per la difesa dei diritti e per il possesso di un simile traguardo. Equilibri precari e guerre esacerbate condotte con armi che potrebbero mettere a rischio la vivibilità stessa del pianeta.

Si arriva inevitabilmente al punto in cui bisogna fare delle scelte, per il bene di tutti. Scelte che nessuno può essere sicuro che siano le migliori per il futuro, anche se lo sembrano nell’immediato per evitare conseguenze ancora peggiori. Dopo qualche secolo o dopo qualche millennio, cosa potranno ricordare le nuove civiltà figlie di quei sopravvissuti? Avranno imparato dagli errori o saranno ancora in lotta per la supremazia fra di loro, in un corso e ricorso storico dettato dall’interesse del momento e non dall’apprendimento degli errori passati?

Adesso guardiamo quell’immagine nel caleidoscopio delle leggende e dei racconti mitologici a noi pervenuti.

Senza dimenticare l’enorme apporto di ricercatori come Sitchin, Von Däniken, Hancock, Kolosimo, Biglino e tantissimi altri, proviamo a rileggere, parallelamente e senza pregiudizi, i testi antichi e le tradizioni millenarie dei popoli nel mondo e ad immaginare quale scenario esponenzialmente più articolato si sia potuto scatenare fra gli “dèi”, fra civiltà avanzate di altri pianeti, in condizioni simili a quelle descritte pocanzi.


Il Marchio dei Waunir

Dalle riflessioni fin qui espresse e dall’esigenza di trovare un “perché” in quel mare di argomenti che suscitano dubbi sulle nostre origini, è nato il romanzo “Il Marchio dei Waunir”. Una storia che vuole essere in fondo una provocazione per accendere nel lettore un ragionevole dubbio.

Chiediamoci dunque: se i miti e le leggende nel mondo non fossero solo racconti? Se fossero parte di una verità più ampia, celata agli uomini? E perché è stata celata?

A questi e ad altri interrogativi cercherà di rispondere un Vigilante, che non risparmia polemiche sulle scelte operate dagli "dèi". Vi accompagnerà in un romanzo intricato, ambientato durante un'età del bronzo dalle sfumature esotiche, dove le leggende non sono leggende, la magia non è magia...e gli dèi non sono dèi.

Per gli amanti del genere Epic-Fantasy, questo è un romanzo ricco di spunti basati sulla reinterpretazione dei miti riguardanti l'origine dell'uomo e il ruolo che hanno avuto gli "dèi" nella storia umana. Il tentativo è quello di tracciare un filo conduttore fra gli elementi ricorrenti nelle leggende di tutto il mondo, collocandoli in un preciso contesto socio-politico che ha caratterizzato la storia umana durante la nascita delle antiche civiltà.

L’augurio è quello di fare tesoro di un retaggio più complesso di quanto possiamo immaginare, consapevoli che il futuro dell’umanità dipende anche da questo.

Lasciando quindi il lettore alle sue riflessioni, concludiamo con un estratto dal Libro dei Vigilanti di Enoch:

“E rimasero incinta (dei Vigilanti) e misero al mondo Giganti, la cui altezza era di trecento cubiti. Loro consumarono tutte le scorte degli uomini. E quando gli uomini non poterono più sostenerli, i giganti si rivoltarono contro di loro e divorarono l'umanità. E cominciarono a peccare contro gli uccelli, le bestie, i rettili, i pesci, a divorare la carne e a bere sangue. Allora la Terra pose l'accusa contro quei senza legge.”





martedì 30 gennaio 2024

Mistero secondo René Guénon

Da "Gli stati molteplici dell'essere" di René Guénon riportiamo una nota con l'etimologia di "mistero":

il mistero è l'inesprimibile.




domenica 21 gennaio 2024

Il mito e il mistero del canto delle Sirene

tratto da "Il Giornale" del 24 Dicembre 2023

di Matteo Sacchi


Mistero e melodia. Insinuante e ammaliante, la loro voce è delizia e maledizione. Magia e natura. La loro natura è ambigua e le posiziona a metà tra mondi diversi: quello dei vivi e quello dei morti, quello umano e quello animale. Ragione e sentimento. La loro è una seduzione pericolosissima e irresistibile. Solo un eroe carico di furbizia può disinnescarne la malia con l'astuzia, ascoltare impunito il loro segreto richiamo.

Stiamo parlando ovviamente delle sirene. Per gli antichi greci donne con il corpo di uccello, per il Medioevo e per noi figli di un Medioevo hollywodiano (Splash) donne col corpo di pesce che, ondivaghe e seduttive hanno attraversato il mito e la letteratura.

Ecco che allora si può raccogliere il meglio di quello che alcuni dei più grandi autori della letteratura mondiale hanno scritto su queste misteriose creature e il risultato è Sirene. Il mistero del canto (pagg. 326, euro 20), a cura di Elisabetta Moro e pubblicato da Marsilio. Un libro che, oltre ad essere una strenna perfetta, è la silloge di alcuni dei pezzi migliori di Omero, Ovidio, La Motte Fouqué, Andersen, Nerval, Serao, Kafka, Joyce, Bachmann.

Il risultato è un viaggio di parole e versi che ci accompagna verso queste femmine assolute e magiche che, per dirla come Omero, conoscono tutto del presente, del passato e del futuro. E attendono impassibili il passaggio di ogni questuante di verità. Ma la verità ha sempre un prezzo e non è per tutti, ecco perché l'isola da cui parte il loro canto è circondata dalle ossa calcinate di migliaia di uomini. Ma anche la condizione della sirena stessa, depositaria del mistero è di per se stessa malinconica. E qui l'intuizione migliore è quella di Ovidio: «Ma voi, Sirene, dotte figlie di Acheloo,/ perché mai siete uccelli a metà/ e a metà fanciulle? Eravate forse ancelle di Proserpina/ quando coglievate i fiori di Primavera? E invano la cercaste percorrendo la terra intera e poi sul mare...».

Il mito poi assumerà coda di pesce fondendo le sirene con le ondine: creature leggendarie elencate fra gli elementali dell'acqua nelle opere sull'alchimia di Paracelso (1493 - 1541). Secondo le teorie avanzate dal medico e astrologo svizzero, un'ondina è una ninfa o uno spirito acquatico. Le ondine si trovano, di solito, in laghi, foreste e cascate. Hanno voci meravigliose, che, a volte, possono essere udite sovrapposte allo scrosciare dell'acqua. Secondo alcune leggende, le ondine non possono avere un'anima fino a che non sposano un uomo e non gli danno alla luce un figlio. Questa loro caratteristica le ha portate ad essere molto popolari nella letteratura romantica e tragica, come nell'Undine di Friedrich de la Motte Fouqué (1777 - 1843).

A quel punto sirene antiche, ondine e melusine erano fuse in un nuovo mito romantico e femminino. Del resto non c'è uomo che nel cuore non abbia una sua sirena e melusina, immaginaria o in carne ossa e metafora, da seguire e inseguire in cerca di un po' di amore e verità, di un canto misterioso da ascoltare. Anche se il rischio è sempre altissimo. Il rischio è che il cuore non torni più a casa, finisca ossificato sulle rive di un'isola che non c'è. E niente è più letterario e poetico di così.

lunedì 4 settembre 2023

La maledizione del "Dakota", la casa delle star che muoiono

tratto da "Il Giornale" del 9 Agosto 2022

L'esclusivo palazzo di New York davanti al quale fu ucciso Lennon è lo stesso che appare nel film satanista "Rosemary's Baby"...

di Seba Pezzani


Con i suoi dieci piani di pietra scura, il suo stile anseatico e gotico, i suoi truci gargouille e gli abbaini a cuspide, il Dakota domina austero, addirittura misterioso, i sereni vialetti di Central Park, nell'Upper West Side di Manhattan, dal 1884. Commissionato da Edward S. Clark, fondatore dell'impero Singer delle macchine da cucire, il palazzo è stato eretto su progetto di Henry J. Hardenbergh, creatore del primo Waldorf Astoria e poi del Plaza. Da allora, è uno dei caseggiati più esclusivi, oltre che costosi, di Manhattan. Talmente esclusivo che per poterci vivere bisogna ottenere il benestare di un apposito comitato di condomini le cui decisioni non dipendono solo dalla ricchezza (comunque necessaria) e dalla fama del richiedente. Parecchi personaggi illustri si sono visti negare tale privilegio. Qualche nome? Madonna, Cher, Melanie Griffith, Billy Joel, Antonio Banderas. Qualcuno sostiene che il processo di selezione si ispiri a criteri di aperta discriminazione razziale. In effetti, di residenti di colore se ne contano pochissimi: tra i più illustri, la cantante Roberta Flack.

Fin dai suoi primi vagiti, il rock'n'roll si nutre avidamente di simboli per lo più rappresentati da oggetti e luoghi. I mattoni intrisi di umidità del Cavern, il locale fumoso di Liverpool in cui i Beatles affinarono la loro arte prima di spiccare il volo. La Stratocaster bianca con cui Jimi Hendrix infiammò all'alba l'assonnato pubblico di Woodstock, stravolgendo l'inno nazionale americano. La camera del Chelsea Hotel di New York in cui Sid Vicious avrebbe accoltellato a morte la fidanzata Nancy, prima di morire lui stesso per un'overdose di eroina. E il Dakota ha un legame sinistro con l'universo rock: fu proprio di fronte al suo ingresso che, l'8 dicembre 1980, John Lennon venne ucciso a colpi di pistola da Mark Chapman, un suo fan svalvolato.

Tutto questo e molto altro troverete ne La maledizione del Dakota (Arcana, pagg 439, euro 19,90) di Camilla Sernagiotto. Il suo libro è, fin dal titolo, un tentativo di mettere ordine in una serie di coincidenze inquietanti che legano tra loro molteplici episodi di violenza consumatisi nel patinato mondo dello spettacolo americano. Paradossalmente, è proprio la volontà quasi ossessiva di concatenare eventi e personaggi in una sorta di complotto globale ricostruito a partire dai loro esiti più tragici come gli assassinii di Sharon Tate e John Lennon a rappresentare l'unico punto debole di questo libro, per il resto ben scritto e suffragato da un ricchissimo corredo di dati storici e sociali. La scia di morti, per lo più violente, legate al Dakota è impressionante e pare tagliare trasversalmente la galassia hollywoodiana per un paio di decenni. Il filo rosso del sangue versato da attori, musicisti, uomini d'affari e frequentatori del bel mondo e quello nero della maledizione che parrebbe aver trascinato in un gorgo realmente infernale decine di altri personaggi si intrecciano, ammiccando a pericolose liaison sataniche e ad avvistamenti di fantasmi.

Chi ama il gossip del mondo dello spettacolo avrà pane per i suoi denti, come pure chi, invece, predilige un'analisi meno piccante dei fatti. La rievocazione stessa di un periodo irripetibile e la descrizione dell'ambiente in cui le vicende narrate hanno preso corpo sono di prim'ordine. Come detto, i due fatti attorno a cui ruota la narrazione sono l'assassinio di Sharon Tate e quello di John Lennon. Cosa leghi due personaggi tanto diversi è la materia stessa del libro. Non tutti sanno che gli esterni del film Rosemary's Baby di Roman Polanski, marito della Tate, sono stati girati di fronte al Dakota e che la storia è ambientata in un palazzo che si chiama Bramford, ma che in realtà richiama direttamente alla mente lo stesso Dakota, forse perché uno dei suoi più illustri inquilini per un certo periodo fu Aleister Crowley, riconosciuto campione dell'occultismo e definito da alcuni «la Bestia». Se non fosse stato un presagio infausto, farebbe sorridere scoprire che, nel 1968, all'uscita del film, diverse organizzazioni di stampo cristiano, compresa la Family, la famigerata setta di Charles Manson, abbiano protestato davanti al Dakota contro le tematiche sataniste del film. In fondo, Manson per i suoi adepti era «Man's Son», il Figlio dell'Uomo. Qualche mese dopo, la sua setta si sarebbe macchiata della «strage di Bel Air», uccidendo Sharon Tate (aderente in gioventù al movimento neopagano Wicca) e il bambino che portava in grembo, in nome del folle appello di Manson a «Helter Skelter», la guerra razziale tra bianchi e neri, a lui ispirata dall'omonima canzone dei Beatles. La fama dei personaggi che hanno gravitato intorno al Dakota rende la matassa intricata: Beach Boys, Led Zeppelin, Frank Sinatra, Mia Farrow, Boris Karloff, Lauren Bacall, Judy Garland, Liza Minelli, Rudolf Nureyev, Leonard Bernstein, la stessa Yoko Ono. La maledizione del Dakota sarà una lettura ricca di sorprese.


martedì 9 maggio 2023

Successo per UFOLOGY YES a VILLA RO nel week end del 6 e 7 maggio 2023


Grande successo per la prima Edizione di UFOLOGY YES 2023 a VILLA RO, storica villa di proprietà di Carla Jessica Fedele cara amica dell'organizzatrice Francesca Bittarello, dotata di ben 2000mq di parco con uno splendido prato all'inglese, alberi massicci, roseti e piante varie, dove gli espositori legati al mistero e alle scienze di frontiera si sono dati appuntamento sotto l'attenta e sempre perfetta organizzazione della nota ufologa e manager Francesca Bittarello titolare della LUX-CO EDIZIONI e Presidente del Centro Studi Ufology World, con centinaia di persone giunte da ogni dove.

Soddisfatti pubblico, espositori e relatori che si auspichino di proseguire questo meraviglioso percorso in questa Villa Ro con una atmosfera veramente incantata e di assoluto relax; il tempo soleggiato ha fatto da cornice ad una vera e propria atmosfera misterica tra massaggi alternativi e legati a discipline misteriche e di frontiera, unghie a tema ufologico e misterico, oggettistica, hobbistica, artigianato misterico, in bellissimi stand di 3 metri per 2 messi a disposizione dall'organizzatrice, ma non potevano mancare i Convegni scientifici anche qui tanto amati dalla Bittarello e quindi anche una full immersion ufologica nella dependance all'interno del parco con maxi schermo, e 2 concerti a tema misterico dei THE NIGHT TEMPAR di Tony Riggi e delle 2 saxofoniste Yuko Tamei e Ambra Sax.

E come spiega l'Organizzatrice: "Come ogni prima volta in una nuova Location entro sempre per testare se vi è lo spazio, la logistica, la struttura, i servizi annessi nonché l'atmosfera giusta affinché possa creare nel tempo uno dei miei eventi internazionali con la mia azienda LUX-CO EDIZIONI e devo essere sincera, qui c'è tutto quel mix che cerco in una location per farla diventare il teatro operativo di un evento internazionale e il successo di questa prima edizione ne è la prova e l'entusiasmo cresce e già sto pianificando la seconda data per questa Fiera del Mistero e Ufologia all'aperto a VILLA RO e per chi non c'era a breve uscirà il REPORT integrale dell'evento sul canale internazionale UFOLOGY WORLD CHANNEL  con dettagli curiosità e interviste".

Qui sotto alcune foto dell'evento.






























giovedì 13 aprile 2023

UFOLOGY YES: FIERA DEL MISTERO ALL’APERTO IN 2000 MQ A VILLA RO IL 6 E 7 MAGGIO 2023



Fra meno di un mese si terrà l’attesa prima Fiera all’aperto del Mistero in ben 2000 mq con tante  adesioni che aumenteranno sino all’evento UFOLOGY YES per il 6 e 7 maggio 2023 a Pomezia organizzato dall'ufologa Francesca Bittarello con la sua casa editrice LUX-CO EDIZIONI specializzata in libri riguardanti le tematiche delle scienze di frontiera ed enigmi storici.

La nuova location scelta VILLA RO situata in via dei Castelli Romani 50 a Pomezia con i suoi 2000 mq  videosorvegliati interni alla villa diverrà sede di successo per gli eventi estivi all’aperto. 

La  villa è privata di proprietà di Jessica Carla  Fedele, politica da sempre attenta allo sviluppo del territorio che ha aperto la sua proprietà all'evento grazie all’amicizia con Francesca Bittarello creando un connubio entusiasta sui futuri eventi estivi. La villa è un edificio storico creata negli anni trenta del novecento che con i suoi ampi spazi esterni si presta al meglio per il “Villaggio del Mistero” dove saranno  posizionati 40 gazebo di espositori legati al  mistero e alle scienze di frontiera, mentre nella bellissima Sala Interna si terranno le Conferenze.

Il sito web dell’ evento www.ufologyyes.com sarà aggiornato sino all’evento con breaking news e curiosità sui tanti partecipanti dai quali attingere le informazioni. Si prevedono nella due giorni dai mille spettatori in su che si sbizzarriranno nel Villaggio del Mistero creato dall’ufologa Francesca Bittarello per il tanto pubblico. Il costo dell’entrata è un semplice contributo all’organizzazione difatti con soli 5 € valido per le 2 giornate i visitatori potranno entrare nel Villaggio del Mistero dove “l’impossibile diventa possibile”. La Villa RO sarà aperta al pubblico esclusivamente nei giorni dell’evento rappresentano un'occasione per la visione di una edificio storico normalmente chiuso al pubblico.

Organizzazione Dott.ssa Francesca Bittarello

Lux-Co Edizioni whatsapp +39 3294218323  

Credits: 

www.ufologyyes.com                

www.luxcoedizioni.com                

www.centrostudiufologyworld.com   

domenica 19 marzo 2023

Mistero Peter Kolosimo, il creatore di mondi

tratto da "Il Giornale" del 10 Dicembre 2022

Un romanzo, una raccolta di saggi e un convegno ricordano il padre della fantarcheologia italiana. Fra Ufo, miti, scienza

Luigi Mascheroni

Per coloro i quali «l'Uomo di Palenque» veniva davvero dallo spazio, Peter Kolosimo è un amico. Per tutti gli altri, un mistero.

Mistero Peter Kolosimo.

Pioniere dei viaggi stellari a bordo della navicella Fantasia, giornalista e divulgatore che osò andare Oltre il cielo che è il titolo della celebre rivista di astronautica e fantascienza dove debuttò come firma e sorta di Doctor Who che più velocemente di tanti altri seppe viaggiare nello spazio e nel tempo tra fascinazione, scienza, fantascienza e pseudoscienza, Peter Kolosimo, che poi era italianissimo, si chiamava Pier Domenico Colosimo (1922-84) anche se a un certo punto sostituì la «C» del cognome con una «K» arcana, è stato colui che tra gli anni Sessanta e Settanta, epoca d'oro di enigmi e segreti, diffuse a livello di massa la fantarcheologia (o, se preferite, la paleoastronautica o teoria del paleocontatto). Stiamo parlando, ma a bassa voce, perché la rivelazione non è per tutti, degli «antichi astronauti». La domanda, alla quale non si può opporre un Sì, ma neanche un No, è: esiste la possibilità che nei millenni passati entità extraterrestri abbiano raggiunto il nostro pianeta consegnando agli uomini conoscenze tecnologiche segrete, lasciando traccie nascoste del loro passaggio? Risposte: il mito di Atlantide, la Stele di Palenque, la Pila di Baghdad, i geroglifici dell'Altipiano di Nazca, la Carta di Piri Re'is, i manufatti Maya, le conoscenze astronomiche dei Dogon, gli Ufo, il triangolo delle Bermude, la Grande Piramide... E poi, come si spiega quel teschio di bisonte, conservato al Museo di Paleontologia di Mosca, risalente a un periodo compreso fra i 30 e i 70mila anni fa, con un foro rotondo come quello di un proiettile? Chi poteva a quel tempo sparare a un animale se non qualcuno proveniente da un altro mondo?

Ecco. Peter Kolosimo su quel mondo «altro» aprì una finestra, trent'anni prima di Stargate, quando, nell'anno 8000 a.C. un'astronave piramidale atterrò nelle vicinanze di accampamento di cavernicoli... Un raggio luminoso sull'alba dell'uomo. Storie di antichi astronauti, di continenti scomparsi e di futuri passati.

Peter Kolosimo, nato per sbaglio a Modena da un ufficiale dei carabinieri calabrese e una madre statunitense, una giovinezza passata a Bolzano, tre lingue (italiano, tedesco, inglese) e una laurea in Filologia germanica all'Università di Lipsia (di cui però non abbiamo alcuna documentazione...), si arruolò durante la Seconda guerra mondiale, in quanto altoatesino, nella Wehrmacht ma già qui la biografia stinge nella leggenda e nella re-interpretazione della Verità... - da cui però disertò divenendo partigiano in Boemia, per poi aderire al comunismo di stampo marxista-leninista... E poi il giornalismo, e poi la direzione della stazione di Radio Capodistria, e poi centinaia di articoli con decine di pseudonimi, e la seconda vita nella Torino magica ed esoterica degli anni Sessanta e Settanta, e poi libri di straordinario successo, la fondazione nel 1972 del mensile Pi Kappa, che sono le iniziali di Peter e Kolosimo... La vita come un fantaromanzo. Qualcuno ha fatto notare che la sua biografia non è meno misteriosa dei tanti ambiti di ricerca da lui indagati.

Dosando sapientemente dati veri, dubbi o falsi, tra saggio, affabulazione e letteratura fantastica, grazie a una scrittura ammaliante e una potente capacità di immaginare e di narrare, Peter Kolosimo tanto infastidito da note bibliografie quanto ipnotizzato da teorie eretiche ha saputo costruire, con la perfezione degli antichi architetti, un nuovo immaginario che collega le incisioni rupestri sul Monte Musinè al continente perduto di Mu, la parapsicologia all'esobiologia, le iscrizioni etrusche alle statue dell'Isola di Pasqua, le sfere di pietra della Costa Rica ai monili precolombiani, i misteriosi «jet d'oro» a forma di aerei a reazione, esempio perfetto di «oggetti fuori dal tempo», come il meccanismo di Antikythera, la prova (provata?) dell'esistenza degli antichi viaggiatori interspaziali. E se i carri di fuoco del mito e della Bibbia fossero state astronavi?

Del resto, quelli erano anni dell'immaginazione al potere... Erano gli anni in cui Peter Kolosimo scriveva libri dai titoli immaginifici soprattutto per la mai abbastanza ringraziata casa editrice Sugar come Terra senza tempo, Ombre sulle stelle, Astronavi sulla preistoria, Fratelli dell'infinito, Italia mistero cosmico... Erano gli anni in cui, accadde nel 1969, Kolosimo vinse addirittura il Premio Bancarella con il super bestseller Non è terrestre, anni in cui le sue opere erano tradotte in 60 Paesi (!), dalla Russia alla Cina, ed era uno degli scrittori italiani più conosciuti al mondo.

Poi tutto ciò tramontò. Morto nel 1984 a Milano, pur sopravvivendo, svenduto a poche lire, tra Remainders e bouquiniste, Peter Kolosino è scomparso dall'editoria, dai giornali, dalle trasmissioni tv. Polvere fra le stelle.

Ma a volte, e non solo gli antichi visitatori, ritornano. E così nel centenario della nascita, Pier Domenico in arte Kolosimo è di nuovo fra noi. I Wu Ming, affascinati da un marxista leninista con la passione per l'archeologia misteriosa e le civiltà extraterrestri, ne fanno uno dei personaggi del nuovo romanzo UFO 78 (Einaudi); Bolzano gli dedica un convegno di studi all'Eurac convention center proprio nel giorno della nascita, il 15 dicembre (partecipano anche la moglie, Caterina Kolosimo, giornalista e scrittrice, e la figlia Alessandra, studiosa e ricercatrice); mentre un gruppo di accademici, coordinati da Fabio Camilletti, lo omaggia con un Almanacco della fantarcheologia (Odoya) che prova a mettere ordine nella sua biografia, indaga l'originalità della sua saggistica confrontandola con quella dei suoi maestri ed epigoni, da Von Däniken a Jacques Bergier e riflette, senza nostalgia, sull'eterna fascinazione per le meraviglie del possibile e i mondi «altri» che Peter Kolosimo seppe raccontarci meglio di chiunque. Anche se forse, ma proprio per questo, non sono mai esistiti.


sabato 9 aprile 2022

Il paradiso terrestre? Compie 5781 anni

tratto da "Il Giornale" del 9 Dicembre 2020

di Redazione

Le cronologie ebraiche e cinesi. In Iran Capodanno come ai tempi di Zoroastro

Per l'Onu e le altre organizzazioni internazionali, per il commercio e gli affari, il calendario è uno solo: quello voluto da Papa Gregorio dopo il Concilio di Trento. Ma almeno un'altra decina di metodi di suddivisione del tempo continuano a giocare un ruolo importante in questa o in quella area geografica (senza contare costruzioni come il calendario Maya, ormai passate ai libri di storia).

Uno dei più importanti, per le conseguenze anche pratiche che ha sulla vita di centinaia di milioni di persone, è il calendario islamico, detto anche Hijri: è basato sulle fasi lunari, ha una lunghezza di 354 o 355 giorni e parte da venerdì 16 luglio 622, giorno dell'Egira, il trasferimento di Maometto e dei suoi seguaci dalla Mecca a Medina (attualmente per gli islamici siamo nell'anno 1442, iniziato il 20 agosto scorso) e la creazione della prima comunità di fedeli.

Il calendario definisce il succedersi delle feste e dei rituali islamici. A partire naturalmente dal mese del Ramadan, il periodo di digiuno rituale (che viene anticipato ogni anno di circa 11 giorni rispetto al calendario solare). Da notare che anche nei Paesi islamici stipendi, affitti e altre scadenze civili vengono regolate secondo la scansione temporale in uso in Occidente. Iran e Afghanistan adottano, invece, a scopi civili, un calendario solare che inizia all'equinozio di primavera (Nowruz) e che affonda le sue radici nell'Iran preislamico e nella tradizione del culto zoroastriano. In Iran è una festa (non religiosa) del tutto paragonabile al capodanno occidentale

Inizia invece dalla creazione del mondo il calendario ebraico: i calcoli rabbinici la fissano esattamente a 5781 anni fa.

Il calendario è, come si dice, lunisolare: è basato cioè sulla lunghezza della fasi lunari. Aggiungendo, però, di tanto in tanto un mese (i tecnici parlano di intercalazione), secondo un ciclo stabilito di 19 anni, riesce a mantenersi più o meno in linea con quello solare. Più o meno, però, perché rimane 6 minuti e 40 secondi più lungo e dunque perde un giorno ogni 216 anni.

Lunisolare è anche il calendario cinese, già in uso ai tempi di Marco Polo e utilizzato fino alla caduta del governo imperiale nel 1912. Anche in questo caso la vita civile è governata dal calendario gregoriano, ma la tradizionale suddivisione del tempo definisce le date delle festività come il Capodanno o la Festa delle lanterne, importanti e celebrate non solo dai cinesi della madrepatria ma anche da quelli della diaspora. In più a ogni anno, secondo un ciclo di 12 anni, è associato un animale, a cui la tradizionale superstizione attribuisce significati di buono o cattivo augurio. Lo stesso accade per le date all'interno dell'anno a cui vengono attribuiti auspici di segno diverso.

La suddivisione del tempo è particolare anche nel senso che è tra le poche a non prevedere un conteggio infinito di anni, ma è basata su cicli di 60 anni che ai tempi dell'impero venivano fatti iniziare dall'ascesa al trono di un nuovo sovrano o dalla dichiarazione dell'imperatore che proclamava l'inizio di una nuova era. La prima, storicamente confermata, è quella della dinastia Jianyuan, nel 140 avanti Cristo.

sabato 12 marzo 2022

Dagli antichi altari al culto di Satana

a cura di Antonia Depalma e Vincenzo de Lisio

Collana Universo del Mistero diretta da Mario Contino

(I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)



Ecco una nuova singolare pubblicazione dal titolo significativo “Dagli antichi altari al culto di Satana” a cura di Antonia Depalma e Vincenzo de Lisio - Collana Universo del Mistero diretta da Mario Contino (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno). Antiche pratiche, talvolta basate sul bisogno di una conoscenza più autentica, sono state assoggettate ad un relativismo temporale che ha modificato, di generazione in generazione, l'agire, ed ha integrato un simbolismo sempre più ampio distaccandosi, talvolta, dagli usi più arcaici in favore di nuovi approcci. Questo volume si pone come manuale per la conoscenza storica e simbolica, a fini investigativi nell'ambito della criminogenesi e della criminodinamica, analizzando le correnti che caratterizzano il mondo dell’iniziatico e dell’occulto che, nella sua complessità, ha dato origine a forme devianti e che talvolta diventa il protagonista di scenari di cronaca nera.

“Il pluralismo religioso presente in Italia, di cui la Costituzione della Repubblica è garante, ricalca anche il Credo di antichissime religioni. Frutto di studio, ricerca ed analisi, “Dagli antichi altari al culto di Satana” si pone come fine quello di analizzare i culti più arcaici per giungere ad una spiegazione precisa ed esaustiva circa la diffusione del fenomeno nelle varie forme che lo connotano e nell'aspetto riguardante il suo relativismo geografico e temporale. Negli ultimi secoli, gli studi archeologici hanno portato alla luce informazioni che hanno permesso di confermare quanto già affermato da H.Spencer, sulla scia delle teorie evoluzionistiche di C. Darwin, il quale sostenne che la nuova società si origina dalle ceneri della “vecchia” società, portando con sé un patrimonio genetico di valori, credenze e tradizioni trasmesse dalle culture progenitrici più antiche.

Questo libro, a seguito di un'attenta e propedeutica analisi storica e simbologica di matrice esoterica e satanista, si sofferma sugli aspetti che riguardano le religioni legate al culto di Satana ben distinguendo quelle subculture che, non avendo alcuna correlazione con l'aspetto spirituale, si limitano a mettere in pratica quel comportamento sociologicamente e giuridicamente definito “deviante” che assume, così, valenza criminologica. La criminologia clinica - quale scienza eziologica - incontrerà la sociologia, l'antropologia e la giurisprudenza. Prendendo le distanze da ogni luogo comune, verrà spiegata con obiettività la fattispecie storico-culturale definita di matrice satanista ed il sound scandinavo del Black Metal Inner Circle, analizzandone gli aspetti riguardanti la correlazione tra musica e satanismo che verrà affrontata anche nell'analisi di altri casi criminologicamente rilevanti; particolare attenzione verrà dedicata ad alcuni colde cases rimasti negli archivi di cronaca nera internazionale. (Antonia Depalma)

Info link I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno:

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Giunti al Punto

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domenica 16 gennaio 2022

Il mistero irrisolto del faro di Flannan

tratto da Il Giornale del 7 Gennaio 2021

Un faro ai confini dell'oceano e tre uomini scomparsi nel nulla. Dopo oltre un secolo, non è mai stato trovata traccia o corpo dei guardiani che nel dicembre del 1900 hanno lasciato questo mondo, dando vita al mistero e alle leggende delle isole Flannan.

di Davide Bartoccini

15 dicembre 1900. Il piroscafo Archtor, impegnato sulla consueta tratta che collega Philadelphia a Leith, è prossimo a raggiungere la Scozia quando dal ponte di comando, le vedette notano che il faro dell’isola maggiore delle Flannan, che spicca circa venti miglia a ovest dalle Ebridi Esterne, è inspiegabilmente spento. Un fatto grave, date le condizioni atmosferiche avverse della stagione, e dato il compito che ricopre chi custodisce quell’importante luce di segnalazione.

Sull’isolotto di Eilean Mòr, uno scoglio di roccia vulcanica di un centinaio di metri quadrati che si staglia nel bel mezzo dell’Atlantico, sono solo stormi di pulcinelle di mare, buffi uccelli che ricordano dei pinguini volanti, e tre uomini a guardia del faro; che ha preso funzione da appena un anno. Essi rispondono al nome di James Ducat, Thomas Marshall, e Donald MacArthur. Tutti impiegati della Northern Lighthouse Board, tutti descritti come uomini pacifici e ligi al lavoro; abituati - come la loro professione prevede - a trascorrere lunghi periodi d’isolamento; in attesa che giungano rifornimenti dalla terraferma, attraverso piccole imbarcazioni che scaricano, di volta in volta, cibo, materiale necessario o carburante per alimentare la luce del faro che si estende per un raggio di diciassette miglia. Per incontrarli, dargli anche solo una lettera o un penny, bisogna inerpicarsi per centinaia e centinaia di scalini, scavati nella scogliera viva che nei punti più alti raggiunge anche i 45 metri.

Il rifornimento per il faro delle Flannan è previsto prima di natale. Ma allora nessuno poteva immaginare che quei tre uomini, tra il 15 dicembre e il 16 dicembre, svaniranno letteralmente nel nulla.

Non appena la Archtor fa rientro al porto di Leith infatti - tre giorni dopo aver avvistato il faro spento - viene comunicato alle autorità costiere il possibile malfunzionamento. A causa del mal tempo altalenante, l’isola verrà raggiunta soltanto il 26 dicembre: quando la nave Hesperus, adibita al rifornimento, approda con ritardo, senza trovare nessuno ad attenderla sulle impervie scalinate. E senza ricevere alcuna risposta a suoi segnali acustici nella fase di avvicinamento all’isola. È qui che ha inizio il mistero del faro delle Flannan.

Il capitano della Hesperus James Harvie, di fronte a quella mancata accoglienza, prima si affida alla forza dei suoi polmoni, esibendosi in stridenti fischi per attirare l’attenzione dei guardiani, che potevano trovarsi all’esterno e non avevano risposto alla sirena; poi, per evitarsi la scalata, sebbene fosse sempre più preoccupato e non avesse scorto alcun movimento dal suo binocolo durante l'avvicinamento, spara un bengala di segnalazione. Nessuna risposta. Nessun segno di vita da parte dei guardiani del faro. Doveva essere accaduto qualcosa di grave.

Inerpicatosi sull'isola, scoprirà che non v'è più alcuna traccia dei tre uomini. Sul tavolo del cucinino, sono presenti i resti di un pasto servito. Una delle sedie è rovesciata a terra. Non sono presenti due dei tre cappotti che nel mese di dicembre avrebbe senza dubbio indossato un guardiano del faro che dovesse avventurarsi al di fuori della struttura. Lo stesso vale per due paia di stivali. L’orologio è fermo; e sul diario affidato al guardiano in seconda Marshall, qualcosa non torna. Secondo quanto annotato in maniera stringata e singolare - data la libertà nell’uso del lessico - tra il 12 e il 14 di dicembre una tempesta di una furia "mai vista” si è abbattuta sull'isola. Terrorizzando i guardiani che hanno tutti pregato per la propria salvezza. Del giorno 14 non viene annotato nulla, mentre il 15, quando la Archtor è prossima all'avvistamento del faro spento, in condizioni meteo sereno che promettono di farsi sfavorevoli, viene scritto: "Tempesta finita. Mare calmo. Dio è sopra ogni cosa". Le testimonianze dei marinai che avevano solcato quei mari negli stessi giorni sembrano non coincidere completamente.

L’ispezione sommaria condotta da Harvie e dal suo equipaggio, ce setacciano l’isola per trovare degli indizi, oltre l'inquietante sparizione dei tre uomini, nota alcuni danni alla struttura del faro. Il soprintendente inviato dalla compagnia nei giorni a seguire, Robert Muirhead, noterà ingenti danni all'approdo ovest; avanzando la tesi che uno dei tre guardiani abbia cercato di assicurare una "cassa contenente delle cime per l'attracco", mentre i suoi compagni, forse legati come contrappeso, lo tenevano da una posizione rialzata. Ciò che non tornerebbe, tuttavia, è il motivo per il quale uno dei tre fosse in maniche di camicia, e senza stivali, nel bel mezzo di una tempesta furiosa che avrebbe se non altro giustificato, dato la rigidità del regolamento, l’allontanamento di tutti e tre guardiani dal faro in contemporanea.

"Dopo un attento esame del luogo, delle ringhiere, delle funi, e quant'altro, e soppesando tutte le prove che ho avuto modo di ottenere, ritengo che la spiegazione più probabile riguardo la scomparsa degli uomini sia che erano scesi tutti nel pomeriggio di sabato 15 dicembre, in prossimità dell'attracco a Ovest, per assicurare la cassa con le cime di ormeggio, quando un'onda inaspettatamente grande ha travolto l'isola, spazzandoli via con forza inarrestabile". Un'ipotesi plausibile, se non si tiene conto del dato, non inconfutabile ma nemmeno trascurabile, che l'onda anomala più alta mai rilevata (prodotta da uno tsunami nel 1958) ha raggiunto l'altezza di 30,5 metri. Tre metri in meno dall’altezza dal livello del mare della cima di quell'insenatura che proteggeva gli uomini - anche se non si può giudicare quanti dalla posizione che mantenevano per tenere la cima di sicurezza cui era legato l'uomo in una giornata di tempo “sereno”.

Nonostante il rapporto ufficiale stilato l'8 gennaio del 1901 da Muirhead si concentrasse solo ed esclusivamente sull'ipotesi dell'onda anomala, alla voce "causa della morte" venne scritto: “sconosciuta, in circostanze misteriose”. Una conclusione che nel frattempo aveva scatenato le più inquietanti ipotesi e credenze sulla terraferma: dall’omicidio-suicidio, alle piste più spettrali e soprannaturali. Ad alimentarle, negli anni, il fatto che non venne mai ritrovata alcuna traccia dei corpi, né alcun resto o oggetto personale riconducibile a James Ducat, Thomas Marshall, e Donald MacArthur sulle coste dove portano le correnti. Allora, e per quelli che oramai contiamo come 120 anni dai fatti.

Il destino dei tre guardiani delle isole Flannan, salpati alla volta del faro più tenebroso di Scozia all'inizio del XX secolo, rimane avvolto nel mistero. Di quei tre uomini e di quel giorno, rimane solo una poesia di Wilfrid Wilson Gibson - che in un verso recita: “Anche se abbiamo cacciato in alto e in basso/ E cacciato ovunque/ Del destino dei tre uomini non abbiamo trovato traccia / Di qualsiasi tipo in qualsiasi luogo / Ma solo una porta socchiusa e un pasto intatto / E una sedia rovesciata”. Sebbene altri invece raccontino, che durante i giorni trascorsi nel faro dell’Isola maggiore delle Flannan, alcune voci inquiete, nelle notti di tempesta, vengano ancora trasportate dal vento. Ma deve trattarsi di suggestioni. Fantasie, che un vecchio faro scozzese sa ben custodire.

sabato 6 giugno 2020

Loch Ness, svelato il mistero: "È veramente esistito, ecco cosa era"

tratto da Il Giornale del 5-9-2019

In una conferenza stampa che si è tenuta a Drumnadrochit, paese che si affaccia sul leggendario lago scozzese, un'equipe di scienziati neozelanesi ha rivelato una nuova scoperta

di Davide Bartoccini

Per l'equipe di scienziati non c'è dubbio: il mostro di Loch Ness è esisto, ma non si è mai trattato di un rettile marino preistorico gigante come la leggenda ha sempre voluto far credere.

Il team guidato dall’esperto di genetica Neil Gemmell, dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, ha rivelato oggi di aver trovato tracce di Dna di una specie di anguilla che può raggiungere considerevoli dimensioni e che abitualmente abita il Mare dei Sargassi vicino alle esotiche isole Bahamas. Lì l'animale è solito generarsi e deporre di anno in anno le uova, prima di intraprendere lunghissime migrazioni che posso portarlo anche a una distanza di 5mila chilometri.

Nessun Pleisosauro dunque, nessuno squalo gigante della Groenlandia o creatura mitologica sconosciuta e sopravvissuta per chissà quanto tempo nelle profondità del lago fino a diventare leggenda in tutto il mondo; ma delle grandi anguille che secondo gli scienziati, dal mare delle Bahamas sarebbe migrate e avrebbe risalito fiumi e "loch", e che passando per quello che oggi è il canale di Caledonia, avrebbero raggiunto il lago di Loch Ness, dove gli abitanti l'avrebbero "avvistate" nei secoli, credendo che si trattasse sempre del medesimo esemplare poi battezzato come il nome di Nessie.

Questa è la spiegazione "biologica” e "scientifica" presentata oggi da una squadra internazionale di esperti all'attenzione degli inviati della stampa che hanno partecipato alla conferenza che si è tenuta a Drumnadrochit, paesino che affaccia sul lago e che ha sempre vantato il maggior numero di avvistamenti del "mostro". "Non possiamo escludere la possibilità che a Loch Ness ci siano anguille giganti e che la gente le abbia viste e descritte come il mostro del lago" ha affermato il capo del team che ha condotto la ricerca nel tentativo di sfatare definitivamente un mito perdurato per secoli e secoli. "Abbiamo usato la scienza per aggiungere un altro capitolo alla storia di Loch Ness" ha proseguito il capo del team, spiegando come in questi anni gli scienziati abbiano raccolto e analizzato oltre 250 campioni dell'acqua del lago gelido che raggiunge una profondità di oltre 200 metri, per estrarre 500 milioni di sequenze del Dna e avvicinarsi alla risoluzione nel mistero. Questa minuziosa ricerca ha rivelato come l'esistenza di una grande creatura marina nel lago sia quindi da considerarsi "plausibile", precisando però al contempo che non è stata rinvenuta alcuna traccia di creature quali balene, pesci gatto, squali preistorici e tantomeno dinosauri.

Possiamo dunque apporre, forse, la parola fine ad una leggenda che perdura dal 565 dopo cristo; quando una missionaria irlandese avrebbe raccontato di essersi imbattuta - per la prima volta - in animale gigantesco che abitava il fiume Ness. Da allora oltre mille casi hanno reclamato l'avvistamento della creatura; otto solo nell'ultimo anno, quando i più accaniti sostenitori della leggenda - che ha fatto accorrere turisti dai quattro angoli del mondo - hanno spiegato che surriscaldamento globale era certamente un complice nel far rivelare più frequentemente il mostro, abituato a nascondersi e nutrirsi nelle profonde e gelide acque dove si specchia il diroccato e affascinate castello di Urquhart.

domenica 19 aprile 2020

IL VANGELO SEGRETO DEI TAROCCHI

tratto da L'Opinione del 18 marzo 2015

di Paolo Ricci

Si intitola “I Tarocchi. Il Vangelo segreto” il libro di Carlo Bozzelli (Edizioni Mediterranee, 22 euro). Un testo molto interessante e pieno di spunti di riflessione sui Tarot (questo è il nome corretto), che propone una lettura degli Arcani maggiori in relazione a codici e leggi che ne permettono una più chiara comprensione. La lettura che propone Bozzelli non è infatti un suggerimento per la divinazione o per interrogare i Tarocchi e riceverne risposte, bensì egli offre un accurato studio sulla loro aderenza alla religione cristiana, alla conoscenza antica, agli archetipi, ragionando sempre su concetti chiari e precisi, dimostrati con cura e dovizia nei minimi particolari.

Tanti i riferimenti storici sui simboli, sui loro significati, sulle interpretazioni possibili e probabili rispetto al contesto culturale di riferimento. Viene esposta una struttura cifrata che ne favorisce una comprensione rispetto al funzionamento, al significato esoterico e al corretto modo di utilizzare i Tarocchi. La storia di queste carte si perde nella notte dei tempi. È condivisa l’idea che discendano dai Libri di Thot e che abbiano attraversato la storia per arricchirsi di elementi da tutta l’umanità e da tutta la spiritualità. Proprio per questo i Tarocchi sono archetipi, ma non solo. Come suggerisce Bozzelli, “gli Arcani, difatti, possono essere impiegati come un raffinato apparato di decodifica e si trasformano in chiavi d’interpretazione straordinarie per decifrare antichi testi sacri, scritture rivelate e messaggi tradizionali tramandati in forma occulta”.

Quindi l’autore propone non solo un excursus storico sull’origine dei Tarocchi, ma ne descrive con attenzione la loro relazione con la tradizione cristiana dei primordi rispetto a precise figure a essa legate cercandone il senso nascosto, sempre riferendosi ai codici e alle leggi. Un approccio sicuramente originale, forse unico, quello proposto da Bozzelli, che partendo dai principi generali conduce il lettore verso un orizzonte di conoscenza molto vasto e sicuramente ricco di stimoli e di riflessioni inattese.


mercoledì 12 febbraio 2020

RIVOLUZIONE MARTE: STUDIO IPOTIZZA LIVELLI DI OSSIGENO IDONEI ALLA VITA

tratto da L'opinione del 23 ottobre 2018

di Redazione

La ricerca del California Institute of Technology (Caltech), portata avanti dal gruppo di Vlada Stamenković e pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, rivoluziona totalmente l’idea che avevamo del pianeta Rosso: l’acqua salata presente nel sottosuolo di Marte conterebbe ossigeno sufficiente per ospitare la vita.

I calcoli eseguiti indicano inoltre che l’ossigeno presente potrebbe supportare la vita non solo di microrganismi ma anche di animali più complessi.

Immagine presa da Wikipedia
“I nostri calcoli indicano - scrivono gli studiosi nell'articolo - che in un serbatoio d'acqua salata di questo tipo ci potrebbero essere elevate concentrazioni di ossigeno disciolto”. Concentrazioni che sarebbero particolarmente elevate nel sottosuolo delle regioni polari. “Non sappiamo se Marte abbia mai ospitato la vita”, continuano i ricercatori del Caltech, ma grazie ai loro risultati è stata ribaltata la convinzione che il Pianeta Rosso non potesse ospitare forme di vita basate sull’ossigeno.

L'astrobiologa Daniela Billi, dell'università di Roma Tor Vergata, commenta così la scoperta: “I requisiti per l'abitabilità delle brine su Marte si arricchiscono ora della possibile presenza di ossigeno, indispensabile però alle sole forme di vita che lo utilizzano per la respirazione. Questa possibilità amplia i possibili metabolismi presenti su Marte”.

Ed il risultato della ricerca si estende anche ad altri pianeti e lune che ospitino sacche di acqua salata o oceani sotterranei, come la lune di Saturno, Encelado, e quella di Giove, Europa.

venerdì 7 febbraio 2020

I GRANDI MITI, DA ORIENTE A OCCIDENTE — Viaggio tra le narrazioni sacre. - presentazione

Sabato 14 Marzo 2020 e.v. alle ore 21,15 presso i locali del Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 - Via Don Minzoni 39, Bellinzago Novarese (NO) - nell’ambito delle serate dedicate all’“Incontro con l’Autore”, la nostra Associazione ha il piacere di invitarvi alla presentazione di un volume straordinario e unico nel panorama editoriale italiano, pubblicato dalla LuxCo Editions:

I GRANDI MITI, DA ORIENTE A OCCIDENTE — Viaggio tra le narrazioni sacre.

L’opera raccoglie i contributi di quattro diversi autori, ROSSANA CARNE, STEFANIA TOSI, CORINNA ZAFFARANA e MARZIO FORGIONE i quali, individualmente esperti nel rispettivo ambito della tematica del mito, tracciano un itinerario ideale che attraverso alcuni miti selezionati del Giappone, dell’Egitto, della Grecia e del Mesoamerica indagano le modalità con cui gli uomini si sono relazionati con il sacro e il divino.
Si tratta perciò di un testo di grande interesse storico-antropologico che nell’ambito della divulgazione non accademica intende offrire al lettore una fonte di informazione e approfondimento chiara, ampia e autorevole.

La serata sarà condotta e moderata da un ospite d’eccezione, la Dott.ssa LUCIA RONGIOLETTI

Ancora una volta la nostra Associazione si pregia di offrirvi un evento di straordinario interesse al quale non mancare assolutamente!

La partecipazione a questa serata è soggetta a Tesseramento A.S.I. ed è obbligatoria la prenotazione da effettuarsi chiamando i numeri 379.1610521 - 346.9451451 - o scrivendo a: cta102@cta102.it
Si precisa inoltre che la sola adesione all’evento effettuata su Facebook non è considerata una prenotazione valida.


venerdì 27 dicembre 2019

Gli uomini di Neanderthal? Ecco svelata la causa della loro estinzione

Tratto da "il Giornale del 29 maggio 2019

Una ricerca potrebbe aver svelato la causa dell'estinzione dell'uomo di Neanderthal

di Carlo Lanna

 Dopo un’indagine accurata che è stata portata avanti dai geologi dell’Istituto di Scienze Marine del consiglio nazionale delle ricerche di Bologna e dell’università della Florida a Gainesville, è stata svelata la causa dell’estinzione dell’uomo di Neanderthal.

È noto a tutti che ben 40mila anni fa i Neanderthal si sono estinti ma nessuno aveva mai approfondito le cause, almeno fino a questo momento. La ricerca ha di fatto evidenziato una verità che, in un certo qual modo, potrebbe rivelare uno dei più grandi misteri del genere umano. I Neanderthal si sarebbero estinti a causa degli effetti provocati dall’Evento Laschamp. Un crollo del campo magnetico terrestre che perdurò per più di 2000 anni, ha provato un aumento delle radiazioni ultra-violette. L’evento è stato determinate, in quanto ha favorito la sopravvivenza dei Cro-Magnon a discapito dell’uomo di Neanderthal. A quanto sembra l’essenza di un recettore acrilico, ha svolto un ruolo importante nella loro estinzione.

La ricerca è stata portata avanti da un’analisi che ha confrontato dati e DNA genetici degli uomini presenti sulla Terra, prima e durante l’estinzione dei Neanderthal. Si è così dimostrato che l’Evento Laschamp è la causa scatenante dell’estinzione. L’evento ha portato all’estinzione anche di alcuni mammiferi.

venerdì 13 dicembre 2019

La Legge del ritmo: espansione e contrazione


di Vito Foschi

Chi si appresta a leggere o studiare testi esoterici o più generale spirituali si troverà a che fare con il concetto di ritmo o movimento che spesso fa il paio con quello di dualità, perché il ritmo è fatto di due movimenti, potremmo dire di andata e di ritorno o più precisamente di espansione e contrazione. È facile mostrare l’esistenza del ritmo nella vita di tutti i giorni, basti pensare al respiro composto dai due movimenti di inspirazione ed espirazione che coinvolge tutti gli esseri viventi, alle maree, al sole, ai cicli lunari, ecc. Ma oltre a queste evidenze, il ritmo lo ritroviamo nella vita di tutti i giorni. Quante volte è capitato che in poco tempo si sono accumulati avvenimenti positivi o negativi? Per esempio, nel giro di breve tempo si rompono lavatrice, auto e si prende un brutto malanno e poi per mesi o anni non succede niente e si procede con il tran tran quotidiano. In qualche modo il tempo si contrae e accadono più avvenimenti e poi si espande rallentando e non accade niente di eccezionale. Se riflettiamo sulla preparazione di un esame universitario vedremo una prima fase di contrazione in cui tutte le energie sono focalizzate sull’obiettivo, ci si chiude in casa, non si perde tempo in altro e poi tutta l’energia accumulata viene rilasciata al momento dell’esame: contrazione ed espansione.
Da un certo punto di vista queste considerazioni sono rassicuranti perché si può essere certi che dopo un periodo di contrazione in cui si concentrano più avvenimenti seguirà un periodo di distensione in cui la vita scorrerà più tranquilla. Conoscendo questa legge in qualche modo si possono governare i cicli di contrazione e di espansione. Per esempio una spesa voluttuaria si potrà fare in un periodo di espansione perché si è certi che non ci saranno spese improvvise, o in fase di espansione si possono accumulare risorse per affrontare con maggiore serenità i periodi di contrazione. Abbiamo fatto esempi sul piano materiale individuale, ma tale regola vale a tutti i livelli ritrovandosi a livello sovraindividuale, psichico e spirituale. La legge di contrazione ed espansione è legge universale e la ritroviamo anche a livello cosmico nella vita di stelle e pianeti.
A livello storico è facile individuare periodi di espansione e contrazione osservando la vita di una nazione o di una civiltà. A livello psichico abbiamo fatto l’esempio dell’esame universitario, ma a tutti sono capitati periodi che si è giù senza apparente motivo e altrettanti periodi di euforia inspiegabile. I cicli spirituali sono di più difficile individuazione, ma si possono notare gli effetti. Se siamo completamente immersi nella materialità di tutti i giorni senza che rimanga spazio per lo spirito potremmo essere in un ciclo di contrazione spirituale, notando effetti contrari potremmo trovarci in una fase di espansione spirituale.
I cicli sono di breve, medio e lungo termine e si possono intrecciare fra di loro. Nello stesso tempo si potrebbe essere in un ciclo di contrazione spirituale lungo e in uno di espansione materiale breve. Riuscire ad armonizzare i vari cicli orientando psiche e spirito risulta di gran giovamento.



Vi segnaliamo due libri dell'autore dell'articolo:

La simbologia occulta nella leggenda del Graal


Il papà racconta