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mercoledì 13 aprile 2016

La Sibilla Alba Fucens L’Aquila

Alba Fucens antica città degli Equi, si ubica tra il monte Velino e il Lago del Fucino,fu fondata nel 303 a. C. Il nome Alba Fucens deriva da un antichissimo vocabolo alba che significa “altura”, e l’appellativo Fucens  indicava la vicinanza del Lago del Fucino. La città ebbe una grande importanza strategica per i Romani che, per rafforzare l’importante posizione, al termine della seconda guerra Sannitica, costruirono la cinta muraria in opera poligonale, della lunghezza di circa km. 3. Essa fu completamente distrutta tra il sec.IX e X, dai Saraceni.Si dice nelle alture vicino a questa antica città si ubicava l’antro della Sibilla dove gli abitanti del luogo si recavano per ascoltare il responso degli dei; essa era la custode di un favoloso tesoro, però… maledetto. Si narra che nelle gelide notti d’inverno quando il vento sferza i ruderi di Alba Fucens, si vede una figura di donna quasi evanescente sulla sommità di un colle protendere le braccia vero il cielo e… la strana apparizione dura il battito di ali di una farfalla. Altri sostengono che, chi a provato a prendere il tesoro della Sibilla e si sia inoltrato nelle viscere della terra, abbia incontrato una donna vestita di bianco che lo ghermisce con le sue mani ossute e fredde e lo guarda con le orbite vuote del suo teschio seguita da una risata quasi demoniaca che risuona nel silenzio della grotta!

(da “Guida Insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità dell’Abruzzo” di Ireneo Bellotta/ Emilino Giancristoforo Newton e Compton Editori 1999)

sabato 19 ottobre 2013

Archeologia, la città della Sibilla svela i resti della prima cucina greca d'Italia

tratto da Il Giornale del 10 ottobre 2013

A Cuma, la più antica colonia ellenica del Mediterraneo occidentale, rinvenuti alcuni focolari in ceramica dell'ottavo secolo avanti Cristo. La scoperta si deve a uno scavo realizzato dal cantiere scuola dell'Università Orientale di Napoli nel quale opera un centinaio di studenti italiani e stranieri

di  Vincenzo Pricolo

Sotto l'insediamento romano di Cuma sono emersi i resti di quella che fu la prima colonia greca d'Occidente, fondata quasi tremila anni fa. Tra i resti più rilevanti, scoperti grazie al lavoro di un gruppo di archeologi dell'Università Orientale di Napoli guidati da Matteo D'Acunto, un ambiente adoperato come cucina che conserva una sequenza di focolari, succedutisi nel corso del tempo. Il più antico dei quali presenta un piano refrattario realizzato con frammenti ceramici in stile geometrico dell'ultimo quarto dell'VIII secolo avanti Cristo. «Sotto una stratificazione di centinaia di anni di storia, ad appena tre metri e mezzo di profondità, al di sotto delle case romane - spiega D'Acunto in una nota - si conservano intatte le abitazioni di quel gruppo di greci che, avventurandosi in Italia meridionale alla metà dell'VIII secolo avanti Cristo, ha segnato la storia dell'Occidente, tra l'altro trasmettendo ai Latini l'alfabeto che sarebbe divenuto di gran lunga il più adoperato di tutto il continente. Proprio in questi giorni stiamo scavando un'abitazione risalente alla seconda metà dell'VIII-VII secolo avanti Cristo, con i focolari ben conservati e i vasi domestici un tempo adoperati per cucinare, mangiare e bere».
Sotto l'egida della Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei, lo scavo dell'Orientale si svolge nell'area del Parco archeologico di Cuma, nella città bassa, più in particolare, nel settore compreso tra il Foro e le mura settentrionali della città antica, settore interessato da una continuità abitativa nel tempo, dalla fondazione della colonia greca fino all'abbandono della città romana, avvenuto agli inizi del VI secolo dopo Cristo.
Secondo la leggenda, i fondatori di Cuma furono gli Eubei di Calcide, che sotto la guida di Ippocle di Cuma (è incerto se si trattasse di Cuma Euboica o di Cuma Eolica ma probabilmente si tratta della prima) e Megastene di Calcide, scelsero di approdare in quel punto della costa perché attratti dal volo di una colomba o secondo altri da un fragore di cembali.
Tali fondatori trovarono un terreno particolarmente fertile ai margini della pianura campana. Pur continuando le loro tradizioni marinare e commerciali, i coloni di Cuma rafforzarono il loro potere politico ed economico sull'agricoltura. Oltre che sul grande prestigio di cui godeva la Sibilla, la sacerdotessa veggente che lungo i secoli fu impersonata dalle vergini consacrate ad Apollo che svolgevano i loro culti presso il vicino Lago d'Averno.
Col passare del tempo, Cuma stabilì il suo predominio su quasi tutto il litorale campano fino a Punta Campanella, raggiungendo il massimo della sua potenza nel 524 avanti Cristo, quando gli Etruschi di Capua formarono una lega con altre popolazioni per conquistarla ma furono sconfitti grazie all'abilità strategica del tiranno Aristodemo detto Màlaco.
Lo scavo dell'Orientale sta mettendo in luce un vero e proprio palinsesto di tutta la storia della città antica, in particolare della sua quotidianità: un quartiere centrale della città con le sue strade e le abitazioni che restituiscono gli utensili e il vasellame domestico. Si tratta di uno spaccato delle trasformazioni nel modo di vivere e nella cultura materiale dalla città greca a quella romana. Lo scavo si svolge come cantiere-scuola che prevede la partecipazione di oltre 100 studenti dell'Orientale e di altre università italiane e straniere. «Stiamo lavorando - sottolinea D'Acunto - con il pieno coinvolgimento di una ventina di collaboratori, tra assegnisti, specialisti, laureati e laureandi al monumentale progetto di pubblicazione scientifica del complesso che, per primo nella storia della ricerca a Cuma, offrirà un panorama diacronico di tutta la sua vita».