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domenica 9 giugno 2013

Donnolo l'ebreo La medicina rinacque da Oria

tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 6 gennaio 2005
 
di CESARE COLAFEMMINA
 
Posta sul confine tra la Puglia bizantina e quella longobarda, Oria acccoglieva nell'alto Medioevo tra le sue mura genti dell'una e dell'altra etnia, insieme con i discendenti di ceppo latino e degli ebrei venuti dalla terra d'Israele al tempo in cui Tito ne distrusse la capitale, Gerusalemme. L'espressione più feconda di questa convivenza fu lo scienziato e filosofo Shabbetai bar Abraham detto Donnolo, fiorito nel pieno X secolo. Donnolo era sopravissuto, dodicenne, all'eccidio di Oria compiuto il 4 luglio 925 dai berberi di Giaf'ar Ahmad ibn 'Ubayd a nome del suo signore 'Ubaidallah al-Madhi, l'iniziatore della dinastia fatimita in Africa settentrionale (909-975). Fatto schiavo con altri superstiti, fu riscattato a Taranto dai parenti, mentre il resto della famiglia veniva deportata a Palermo e in Africa. Donnolo crebbe nelle dotte comunità ebraiche di Puglia e Calabria, trovando nello studio e nell'arricchimento sapienziale il rimedio alle afflizioni e alla vanità della vita. Viaggiando per le terre bizantine, Donnolo ricercò e copiò libri di medicina e di scienza composti da antichi maestri ebrei, greci, arabi, babilonesi, indiani, opere tutte che egli dice di avere letto nella loro lingua originale. Nel suo desiderio di sapere, si fece discepolo di gentili - e quindi anche di cristiani- dotti in astronomia, e in particolare di un sapiente che veniva da Babilonia, di nome Bagdash. Alla luce delle conoscenze teologiche, filosofiche e scientifiche che aveva acquisito, Donnolo concepì l'uomo come un microcosmo che riassume in sé tutte le realtà dell'universo. L'originalità del suo pensiero si trova nel suo commento al versetto del "Genesi" (1, 26), in cui Dio, accingendosi a creare l'uomo, dice: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e nostra somiglianza". "A chi rivolge Dio queste parole? - si domanda Donnolo - Come è possibile che l'uomo possa essere immagine di Dio, che è spirito invisibile?". Ed ecco la sua risposta: Dio rivolse quelle parole all'universo, che aveva dapprima progettato e programmato e poi realizzato con la sua sapienza, associandolo quindi nella creazione dell'uomo. Questi, nella sua natura e nelle sue azioni, è perciò somigliante sia a Dio sia all'universo materiale. Somiglia a Dio, ma in scala ridottissima, per l'immortalità del suo spirito, per la sua capacità di governare, conoscere, prevedere e provvedere; somiglia all'universo materiale per la struttura del corpo e delle sue funzioni. Ma già somigliando all'universo egli assomiglia a Dio, perché Dio si rivela nella creazione. E l'uomo può risalire a Dio e comprenderlo studiando la natura. Come scrive J. Dan, la teologia è per Donnolo soprattutto una ricerca delle leggi scientifiche del cosmo. Donnolo espose nel suo Libro sapiente, una summa in cui confluirono Bibbia, mistica ebraica, scienza, filosofia (in particolare la neoplatonica) la sua visione unitaria del reale. Ed essendo primariamente medico, egli scrisse anche testi medici, che dice frutto non tanto di studi, quanto della sua personale esperienza. Il più noto è un prontuario di farmacologia, noto come Sefer Mirqahot, "Libro delle misture". Composto verso il 970, il libro descrive in venti brevi paragrafi oltre un centinaio di rimedi e il modo per prepararli. Il suo titolo per esteso e la premessa ne indicano chiaramente lo scopo: "Questo è il libro delle misture, pozioni, polveri, impiastri, unguenti e miscugli chiamati il corredo della medicina [o farmacopea] che Shabbetai il Medico, detto Donnolo figlio di Abramo, che fu deportato dalla città di Oria, ha composto per insegnare ai medici di Israele la preparazione dei farmaci secondo la scienza d'Israele e di Macedonia e sulla base della sua esperienza acquisita nell'arte della medicina, studiando e ricercando in profondità per quarant'anni, secondo la parola di Dio". Proprio per istruire con esattezza i medici, Donnolo si premura di indicare i nomi delle piante e delle erbe sia in ebraico (ma non abitualmente), sia nelle lingue parlate nelle contrade in cui operava, ossia in greco e in latino, talora in volgare. E questo ultimo aspetto fa sì che il libro di questo ebreo oritano rappresenti una delle testimonianze più antiche del volgare salentino-calabrese. A Donnolo è attribuito anche uno scritto medico intitolato Practica. Il libro, giuntoci incompleto, è un catalogo sistematico di malattie riguardanti le varie parti del corpo, e di ogni malattia viene indicato il trattamento appropriato. La lista inizia con l'emicrania e s'interrompe con l'emottìsi. Da notare che mentre l'ebraico è usato per indicare i nomi di alcune medicine e di altri mezzi di cura, tutti i nomi delle malattie e delle varie parti del corpo sono traslitterazioni dal greco e dal latino, ma per lo più dal greco. E sotto questo aspetto la Practica s'accomuna agli scritti che appartengono certamente a Donnolo, la dipendenza dei quali dal mondo culturale bizantino è evidente. Questa insigne e poliedrica personalità si è imposta di recente all'attenzione di studiosi di varie branche del sapere. Ultima espressione di tale attenzione è l'uscita nei giorni scorsi, presso l'Istituto Orientale di Napoli, di una raccolta di studi intitolata Shabbetay Donnolo. Scienza e cultura ebraica nell'Italia del secolo X. Il volume si apre con l'edizione critica del testo ebraico e la traduzione inglese del Libro delle misture a cura di L. Ferre. Seguono uno studio di S. Kotter sull'anatomia e la fisiologia in Donnolo medico e una ricerca di G. Lacerenza, che è anche il curatore del volume, sulla formazione di Donnolo e sull'originalità della sua sintesi. "Cresciuto nell'area più esposta, in quel momento - scrive Lacerenza - allo scontro fra la tradizione classica e l'affermarsi di ogni tipo di innovazioni linguistiche, culturali, religiose e scientifiche, con le sole sue forze sembra essersi portato su un piano molto più progredito rispetto agli intellettuali cristiani con cui è venuto in contatto: ambiente sì in grande fermento culturale, ma ancora troppo vincolato agli interessi religiosi". Altri studi raccolti nel volume riguardano i trattati di astrologia di Donnolo (G. B. Sarfatti), i rapporti di Donnolo con la mistica ebraica in Puglia (V. Putzu), la figura di Donnolo nello specchio della Vita del coetaneo e amico san Nilo di Rossano Calabro (F. Lazzati Laganà).