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mercoledì 28 ottobre 2020

La serie tv sui complotti governativi. Fatti e misfatti di X-Files

 tratto da "Il Giornale" del 07/07/2020

Grande successo ad inizio degli anni '90, X-Files è disponibile da oggi, 7 luglio, sul catalogo di Amazon Prime Video. Scopriamo perché resta una pietra miliare dell'universo televisivo americano 

di Carlo Lanna

Nel corso degli ultimi 20 anni si sono avvicendate molte serie tv che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore dei fan e che, di conseguenza, hanno rivoluzionato i canoni di narrazione nel piccolo schermo. Oggi, ad esempio, si ricorda ancora il mito di X-Files. La serie tv che miscela l’indagine poliziesca a quella che viene chiamata la "scienza di confine", resta una tra le produzioni per il piccolo schermo più amate di sempre.

Ad oggi è la serie tv che ha avuto un impatto maggiore sulla pop culture. Trasmessa in America in un periodo di grande fermento sociale e culturale, X-Files è andato in onda su Fox dal settembre del 1993 al maggio del 2002, per ritornare in tv dal 2016 al 2018.

Un successo che non ha caratterizzato solo l’America, dato che le vicende al limite dell’assurdo dell’agente Fox Muder e Dana Scully hanno trovato un enorme bacino di telespettatori anche qui in Italia. La serie, dapprima, è stata trasmessa su Canale 5 nel 1994, per arrivare poi su Italia Uno dove è stato trasmessa fino al suo ultimissimo episodio. Ora, in questa lunga estate caldissima, le 10 stagioni prodotte sono disponibili dal 7 luglio per i clienti di Amazon Prime Video per una intensissima maratona. All’appello, però, mancano i tre film per il grande schermo e la stagione 11, l’ultima, di cui i diritti sono ancora in possesso di Fox Italia. Questa piccola mancanza, però, non impedisce ai fan di poter apprezzare al meglio le vicissitudini dei due celebri agenti dell’FBI.

Alieni, governi ombra e segreti sepolti nel tempo: questo è X-Files

David Duchovny ha interpretato l’agente Fox Mulder, relegato in un archivio dell’FBI a catalogare tutti i casi irrisolti e apparentemente inspiegabili. L’ossessione si è sviluppata da un trauma che ha segnato l’adolescenza. La sorella di Mulder, a suo dire, sarebbe stata rapita dagli alieni all’età di 12 anni. Questo ha spinto il futuro agente dell’FBI a scoprire la verità, una verità che per troppo tempo è "rimasta là fuori". Mulder non è da solo in questa battaglia contro i mulini al vento. Al suo fianco c’è Dana Scully, medico e scienziato che utilizza i suoi metodi e la sua conoscenza per smontare tutte le teorie più folli del collega. Più passa il tempo, però, e anche la fede di Scully vacilla di fronte a casi inspiegabili e fuori dalla sua portata.

Viaggiano in lungo e in largo per tutti gli Stati Uniti tra creature mostruose, esperimenti segreti e virus sconosciuti, fino a quando non comprendono dell’esistenza di un complotto in seno al governo che mira a tenere nascosta un’invasione alinea da parte dei Colonizzatori. Scoprire la verità però ha un caro prezzo e sia Mulder che Scully sono disposti a tutto pur di scoperchiare un pericolosissimo vaso di Pandora, tenuto segreto fin dal primo avvistamento degli Ufo durante lo schianto di Roswell. Ovviamente, cercare di compattare tutte le vicende principali che sono state snocciolate in quei 218 episodi è quasi impossibile. Basti sapere che X-Files ha trovato la forza proprio in una narrazione complessa e sfaccettata, tanto da tenere incollato lo spettatore alla tv per un’intera decade.

Fatti e misfatti

Prima di diventare il successo che abbiamo imparato ad apprezzare, X-Files ha avuto una gestazione molto travagliata. Creata da Chris Carter, il primo episodio della serie è stato riscritto ben due volte prima che il network approvasse il progetto. Solo tre anni dopo il primo ingaggio da parte della Fox, infatti, lo sceneggiatore ha visto il suo progetto diventare una serie tv, presentando X-Files come un mix tra lo scandalo Watergate e The Night Stalker (serie tv degli anni ’70). Ma la fonte d’ispirazione sono stati anche Ai Confini della Realtà e Il Silenzio degli innocenti. Le riprese si sono svolte a Vancouver, che si adattava molto bene alle atmosfere dello show, poi dalla stagione sei, il set si è spostato definitivamente a Los Angeles.

David Duchovny all’inizio non era interessato a prendere parte a una serie così impegnativa. Era uscito da poco da una straziante interpretazione in Twin Peaks di David Lynch e voleva allontanarsi dalla tv per dedicarsi al grande schermo. La parte, infatti, fu offerta in principio a Kevin Sorbo (conosciuto per essere stato l’Hercules dell’omonima serie tv), ma è stato scartato perché era "troppo alto" per interpretare un agente dell’FBI. L’audizione di Duchovny fu impeccabile, e convinto dall’ottima sceneggiatura, l’attore ha poi firmato il contratto. Gillian Anderson, che ha interpretato l’amatissima Dana Scully, ha affermato che non riusciva a staccare gli occhi dallo script e voleva la parte a tutti i costi. All’inizio però si pensava a una donna più austera per il ruolo, ma la scelta è ricaduta sulla Anderson una volta che Chris Carter ha notato la forte alchimia che c’era tra i due attori protagonisti. Questo legame ha fatto sognare i fan, tanto è vero che ancora oggi in molti sperano che David e Gillian possano uscire allo scoperto come coppia anche nella realtà.

Sono stati più di 100 gli attori selezionati per un ruolo nella serie. Solo 10 sono stati contattati nel corso degli anni, come Robert Patrick che sostituì Duchovny dalla settima stagione in poi. La sua presenza però non ha generato il plauso da parte dei fan e il suo ruolo è stato ridimensionato, anticipando il ritorno dello "spettrale" Mulder. E durante le riprese, inoltre, lo stesso attore protagonista intentò una causa alla casa di produzione perché, a suo dire, avrebbe venduto i diritti alle proprie reti affilate, riducendo lo stipendio al cast.

Alla fine a David Duchovny è stato riconosciuto un indennizzo di 20 milioni di dollari. La stagione sette fu concepita per essere anche l’ultima ma, alla luce di un interesse sempre maggiore da parte del pubblico alle teorie cospirative, lo show è rinnovato per altri due anni. Sono stati più di 18 milioni di telespettatori che hanno consacrato il successo di X-Files, e sono stati 16 i riconoscimenti che ha ricevuto, tra cui ben 62 candidature agli Emmy Awards.

I film, gli spin-off e il ritorno in tv

Per approfondire alcuni dettagli che non sono stati raccontati in tv, tra la sesta e la settima stagione, è stato prodotto il primo film per cinema di X-Files. Con il titolo Battaglia per il futuro, la pellicola (molto intensa e accattivante) non ha raggiunto la fetta di pubblico sperato, dato i contenuti erano ancora legati ai meccanismi della serie tv. Nel 2008 i protagonisti sono tornati poi in Voglio Crederci, film sequel di X-Files, che è stato però aspramente criticato perché non racconta cosa è successo realmente dopo la fine della serie tv, ma bensì solo un’indagine inedita di Mulder e Scully. Due sono stati gli spin-off. Millennium condivideva il creatore e alcune atmosfere di X-Files e raccontava la storia del profiler Frank Black che aveva la capacità di entrare nella mente di un serial killer. Dopo un ottimo inizio, lo show è stato cancellato senza un finale dopo tre stagioni.

È stato criticato, inoltre, per l’eccessiva violenza. Destino avverso anche per The Lone Gunmen (i Pistoleri Solitari). I compagni e amici di Mulder amanti del complottismo non hanno avuto vita lunga. Dopo 13 episodi lo show è stato cancellato ed è ancora oggi inedito in Italia. E poi nel 2015 X-Files ritorna finalmente in tv per raccontare cosa è successo dopo l’ultimo episodio della nona stagione. Le puntate, 16 in tutto, hanno stravolto tutta la mitologia dello show. Ancora oggi i fan si interrogano su quel criptico finale.



mercoledì 1 luglio 2020

Breve recensione a "L'altra Europa" di Paolo Rumor

di Cavaliere Vermiglio

Il libro "L'altra Europa" di Paolo Rumor, Giorgio Galli e Loris Bagnara, è stata riedito dalla Panda Edizioni di cui possediamo una copia. L'edizione non è delle migliori. La carta è spessa quasi da sembrare un cartoncino: una grammatura eccessiva per il tipo di libro che non presenta ampie pagine o foto a colori. Invece di usare una carta così pesante si sarebbe potuto optare per una carta meno spessa, ma di colorazione avorio invece di un bianco lucido che dà fastidio agli occhi. Cosa più grave è che con una carta così spessa il libro ha un certo spessore e l'editore ha deciso una più economica rilegatura incollata e ciò determinerà prima o poi che le pagine si staccheranno. Intanto raggiunta la metà il libro si è aperto in due e devo fare attenzione affinché le pagine centrali non si stacchino dal dorso dove sono appiccicate con della semplice colla. Poteva essere fatto meglio.

Passiamo ai contenuti. Per chi ha letto "Le impronte degli dei" di Graham Hancock anche senza ulteriori approfondimenti ci si troverà di fronte a frequenti déjà vu intuendo nel corso della lettura dove si andrà a parare. Anche senza leggere le note degli altri autori al memoriale di Rumor il più delle volte si intuiscono i riferimenti. Ciò genera una frequente sensazione di perplessità su ciò che si legge. Non si riesce a capire se si tratta di un'opera costruita a tavolino disseminando indizi che rimandano alle teorie di Hancock e di altri autori dello stesso filone o di un racconto genuino. Paolo Rumor racconta di aver saputo quello che scrive dal padre che ha recuperato quelle informazioni negli anni cinquanta, ben prima che certi argomenti fossero noti al grande pubblico. Il problema è che l'archivio del padre è andato perduto e le uniche prove sarebbero i suoi appunti risalenti a quegli anni. Spero che gli altri due coautori abbiamo avuto modo di vedere gli appunti originari di Rumor per verificarne la reale vetustà. Immagino che non sia difficile antichizzare dei documenti, ma almeno un confronto visivo può permettere di verificare che gli appunti non siano stati scritti oggi. Poi se risultassero vecchi si porrebbe il problema dell'autenticità e se siano stati antichizzati. Mi chiedo perché Paolo Rumor avrebbe preso degli appunti sul lavoro del padre e copiato cartine ed elenchi di nomi. Appunti che sarebbero tornati utili decenni dopo per la stesura del libro.
Nella terza parte a cura di Loris Bagnara ci viene svelato ciò che si era già capito, ovvero che la misteriosa camera dei segreti di cui parlano i documenti di Rumor, non è altro che la famosa camera nascosta a Giza sotto la Sfinge di cui si favoleggia da un po'. Poi il resto è una sorta di compendio dove ai nomi della lista di Rumor si cerca di dare una collocazione storica e dei dati biografici.
La parte conclusiva scade nel più comune complottismo cercando di dimostrare che essendoci delle prove di un complotto, la tesi di Paolo Rumor è plausibile. Si recuperano i famigerati Protocolli dei Savi di Sion, affermando che nonostante siano falsi contengono delle intuizioni corrette. Alcune tesi economiche appaiono decisamente semplicistiche e per quanto riguarda l'idea sulla necessità di una riduzione della popolazione, non ci troviamo di fronte ad un complotto bensì a delle tesi pubblicamente esposte e risalente almeno a Malthus e riprese dagli odierni ecologisti, passando anche per il nazismo con il concetto del Lebensraum (spazio vitale). In Italia abbiamo avuto il Club di Roma che pubblicamente metteva in allarme per la fine delle risorse, che pronosticavano che sarebbero dovute finire già da un pezzo.
Il libro ci lascia decisamente perplessi. Si è tentati di pensare di trovarsi di fronte ad un'operazione commerciale per confezionare un libro che venda qualche copia, riprendendo i temi di un'antica civiltà scomparsa che ci ha lasciato un retaggio. L'ultima parte complottistica e decisamente semplicistica ci fa temere che gli autori abbiamo voluto imbastire un testo complottista partendo da lontano come può essere l'idea di un'antica civiltà evoluta distrutta dalla fine dell'ultima era glaciale. In breve, viene il dubbio di aver speso male tempo e soldi.


Per approfondire:

domenica 22 marzo 2020

Acqua Tofana: mille storie per un veleno

in collaborazione con l'autore Michele Leone: https://micheleleone.it/acqua-tofana-mille-storie-per-un-veleno/

L’acqua Tofana dalla storia alla letteratura senza scordare le teorie del Complotto

L’acqua Tofana non è un semplice veleno, è stata protagonista della storia e dell’immaginario per oltre due secoli. Conosciuta con diversi nomi, l’acqua tofana, si è mossa con discrezione tra le pagine di cronaca giudiziaria, quelle di grandi romanzieri e di amanti delle teorie del complotto.

Ouverture

“Nella prima metà del Seicento si scopre a Palermo una rete di streghe, fattucchiere e avvelenatrici, guidata da Teofania di Adamo, l’avvelenatrice più famosa della Sicilia secentesca”. (Maria Sofia Messana Virga, Inquisitori, negromanti e streghe nella Sicilia moderna: 1500-1782, Sellerio, Palermo 2007, p. 534)

Il veneficio ha sempre fatto paura ed è rientrato per molto tempo nella categoria del crimen occultum. Questa vicinanza con il mondo dell’occulto ha fatto sì che spesso si associassero preparatori di veleni, con ciarlatani, streghe, megere ed altri personaggi di una categoria che non è e non può essere solo dell’immaginario.

Tra veneficium e maleficium vi è una forte parentela. Nelle Leggi delle XII Tavole (V secolo avanti l’era volgare) dell’antica Roma questi crimini sono assimilati a quello che è considerato uno tra gli omicidi più odiosi: il parricidio. Se alcuno con infidia macchinata ucciderà un uomo libero, sia reo di delitto capitale: sia parimente soggetto della stessa pena chi userà contro di qualcuno magiche canzoni, o incantesimi, e chi comporrà a danno altrui veleni mortiferi. Così Giovanni Silvestri in Breve interpretazione delle Leggi delle dodici Tavole de’ Romani, Padova 1769.

Non stupisce che quella scoperta a Palermo al principiare del secolo XVII sia una consorteria di: streghe, fattucchiere e avvelenatrici.

Non solo di Madre in Figlia (tra storia e leggenda)

Il 1633 può essere considerato l’anno zero di questa storia. Abbiamo tre esecuzioni:

17 febbraio 1633 Francesca la Sarda viene decapitata. Probabilmente è la prima persona a fare commercio e produzione del veleno che verrà chiamato Acqua Tofana. Per alcuni è solo una “commerciante” del prodotto della d’Adamo;
Curiosità: Si dice che la sarda prima di morire abbia lanciato una maledizione sugli spettatori del supplizio affermando che di lì a poco l’avrebbero seguita. Per l’occasione le autorità avevano allestito dei palchi per permettere alle persone di assistere all’esecuzione della sentenza, i palchi erano gremiti. La tradizione popolare vuole che, non appena la Sarda abbia esalato l’ultimo respiro, i palchi abbiano ceduto sotto il peso della folla con la conseguenza di morti e feriti.

21 giugno 1633 Placido di Marco viene strozzato ad un palo posto su di una barca e poi squartato;
12 luglio 1633 Thofania d’Adamo viene giustiziata dopo esser stata accusata di aver avvelenato il marito ed altre persone con acqua velenosa;
Se non ci fossero stati eredi probabilmente la storia dell’acqua tofana o toffana si fermerebbe qui, ma, c’è sempre un ma, e a questo punto che entra in scena Giulia Tofana.

Giulia a seconda delle testimonianze è figlia o nipote di Thofania d’Adamo, da questa avrebbe appreso i primi rudimenti dell’arte dei veleni o la prima ricetta della dell’Acqua Tofana. La natura aveva regalato a Giulia una viva intelligenza, la spregiudicatezza e una bellezza fuori dal comune. Queste tre qualità erano la sua dote; ragazza povera, in un quartiere popolare e malfamato della Palermo spagnola imparò presto ad usarle a suo vantaggio.

Non si sa se sia stata Giulia ad inventare l’Acqua Tofana o semplicemente si limitò perfezionare la ricetta della mamma/zia. In breve tempo creò una vera e propria rete commerciale per aiutare le mogli che volevan cambiare marito ed altre persone che avevano bisogno del suo preparato. Però fu costretta a lasciare Palermo e arrivò a Roma passando per Napoli. In questo viaggio non era sola, portava con sé la figlia Girolama. Furono costrette a lasciare Palermo per colpa di una cliente che non aveva ben usato il prodotto, gli occhi della santa inquisizione e della giustizia ordinaria erano su di lei. Lo stesso accadde a Roma, questa volta però non riuscì a scappare. Durante l’interrogatorio emerse che aveva venduto Acqua Tofana sufficiente per uccidere circa seicento uomini. Questo ha fatto di lei una paladina per molte donne vessate dell’epoca (non esisteva il divorzio). La sentenza non tardò ad arrivare. Nel pomeriggio del 5 luglio 1659 penzolavano dalle forche erette in Campo de’ Fiori a Roma cinque donne, per alcuni erano megere che intrattenevano commerci con il Diavolo in persona.

Della sua preparazione e composizione dell’Acqua Tofana

Salvatore Salomone Marino, nel 1882 pubblica alcune notizie su l’Acqua Tofana:

Ma che veleno era quest’ Acqua tofana? Storie, enciclopedie, trattati di chimica, poesie popolari, romanzi, si sono occupati di essa; ma fino a qui ogni indagine è tornata vana, non ha prodotto che supposizioni più o meno probabili, più o meno strane. Si ritenne fatta con “toschi maligni e succhi d’erbe”; si parlò di veleni minerali in genere, poi dell’arsenico mescolato a bava di porco; poi del risultato più complesso della miscela di vari ingredienti vegetali e animali; ma la verità restò ignota,
essendoché il Tribunale che processò le avvelenatrici conobbe “il cattivo veleno bestiale”, ma serbò fedele un assoluto silenzio. Questo ci dice il poemetto popolare più su ricordato, che degli avvelenamenti e del supplizio delle cinque donne ci dà preziosi ragguagli con verità storica; e però era da ricorrere al processo criminale per avere completa la luce. E questa difatti ci viene adesso, e completissima, grazie al bravo Alessandro Ademollo che ha messo fuori un importante volumetto sui misteri dell’ Acqua Tofana (Roma, fipogr. dell’Opinione, 1881), con la scorta appunto del famoso processo romano del 1659, che rinvenuto recentemente nell’Archivio di Stato in Roma, egli ha per primo ed egregiamente illustrato. E che ci dice il processo? Eccolo qui con le deposizioni genuine di due donne, di una, cioè, delle principali accusate e della sua serva: “Si fa l’acqua con arsenico e piombo, che si mettono a bollire in una pignatta nuova, otturata bene, che non rifiati, fino a che cali un dito; l’acqua che ne resta è chiara e pulita; presa in vino o in minestra provoca il vomito; poi viene la febbre, ed in quindici o venti giorni si muore: bastano cinque o sei gocce per volta in ogni giorno per far l’effetto, e non altera il sapore della minestra né del vino”. “Io dirò quello (dice a sua volta la serva) che mi ricordo che ho veduto che faceva la mia padrona quando voleva comporre la detta acqua, et era che pigliava un grosso di piombo limato, et un altro grosso di antimonio ed un pezzetto di arsenico cristallino; acciaccava l’antimonio e lo metteva dentro una pignatta piccola e ci metteva tant’acqua comune che arrivava sotto al collo della medesima pignatta, et poi la copriva col coperchio di ferro et acciaio che non sfiatasse; pigliava una pagnotta di pasta e stesa la metteva attorno alla bocca della pignatta, acciò chiudesse bene il coperchio et la bocca di essa che non sfiatasse; et poi la metteva a bollire per un’hora, pare a me, poi la levava dal fuoco, la lasciava raffreddare e raffreddata bene la cavava fuora e la metteva in un fiaschetto o boccia quadra; per ordinario era solita di pigliare un giulio d’antimonio e un giulio di piombo per volta; ma quando la faceva ce ne metteva la metà solamente che viene a essere un grosso per volta, et questo se lo comprava lei e tanto diceva averne comprato che io lo vedeva; ma l’arsenico poi come lei se l’aveva io non lo so; vedeva bene che lei l’aveva, et se ne serviva come ho detto”.

Ora non è dunque più dubbio: l’Acqua tofana risultava dalla miscela dell’arsenico, dell’’antimonio e del piombo. Che poi le processate rivelassero pienamente la verità intorno al segreto dell’Acqua ci è attestato dal processo stesso, nel quale è notato da una parte l’esperimento sopra un grosso cane con il veleno sequestrato nella casa delle ree, e d’altra parte l’esperimento sopra altro cane con il veleno ricomposto dai periti giudiziari sopra le indicazioni qui su riferite. Non occorre dire che gli effetti sulle due povere bestie furono sicuri ed identici, e non dissimili a quelli che dettero ai mariti il passaporto per l’altra vita.

Altri nomi dell’Acqua Tofana

L’Acqua Tofana era venduta perlopiù come prodotto cosmetico. Era anche venduto in ampolle o boccette da un quarto di litro con la raffigurazione di San Nicola di Bari ed era detta manna di San Nicola. Essendo questo veleno inodore, insapore e trasparente ben si prestava ad essere scambiato con la manna raccolta a Bari dove ci sono le reliquie del santo di Mira. Se avete in casa una di queste antiche boccette tenetele lontano dalla portata dei bambini ;).

Curiosità: Tutti, o quasi, immaginano Babbo Natale con un abito rosso, la barba bianca ed il pancione mentre dal profondo nord parte per distribuire i regali la notte di Natale. In realtà Babbo Natale altri non è che San Nicola di Bari. Nei secoli e per vari motivi la sua leggenda si è trasformata sino alla versione commerciale di una nota barca di bibite d’oltre oceano.

Tra i vari e più famosi nomi di questa acqua mortifera troviamo:

Acquetta di Perugia;
Acqua Manna;
Acqua di Palermo;
Acqua di Napoli;
Acqua del Petesino Mantovano.
Al momento mi è impossibile dire se sia lo stesso veleno o fossero veleni simili. Sull’Acquetta di Perugia probabilmente farò un post ad hoc, per ora non aggiungo altro.

Un mondo occulto fatto di magie e veleni

Oggi come ieri non è improbabile entrare in “mondi paralleli” deviando da una strada principale di una grande città o accedendo tramite TOR al deep web con un paio di colpi di mouse. Senza spingerti così lontano basta guardare programmi televisivi di fattucchiere, indovini ecc. o andare su Facebook per trovare la sagra della ciarlataneria. Spesso la criminalità, e gli operatori di servizi particolari hanno condiviso la stessa ombra nelle periferie delle grandi città, di tutte le grandi città. Oggi come ieri, per chi si sa ben muove non è difficile trovare i più svariati servizi.

Qualche secolo fa la commissione di un omicidio per mezzo di un sicario, di un veleno o di un maleficio sovente la si poteva fare nello stesso luogo.

A Roma nel Seicento vi era una vera e propria comunità composta da prostitute, alchimisti, preti spretati, streghe, farmacisti oscuri, erboriste pronte ad aiutare per aborti, astrologi e venditori di pozioni per guarire dal mal di denti o dai mali d’amore.

Parigi nello stesso periodo a detta di Lynn Wood Mollenaeur ha un vero e proprio Criminal magical underworld. Di Parigi e di alcuni protagonisti del mondo magico e criminale del Seicento ti parlerò in un prossimo post.

L’Acqua Tofana tra letteratura e teoria del complotto

All’inizio di questo articolo di ho detto che l’Acqua Tofana ha acceso la fantasia di importanti autori, ora ne vedremo un paio di esempi, ma non poteva mancare tra gli scribacchini del secolo XIX desiderosi di notorietà o degli antiliberali che combattevano una battaglia accesa contro i liberali ed i Repubblicani o Democratici.

Sir Arthur Conan Doyle nel 4 capitolo del suo romanzo a Study in Scarlet ci parla di Acqua Tofana, Socialisti e Carbonari:

“The Daily Telegraph remarked that in the history of crime there had seldom been a tragedy which presented stranger features. The German name of the victim, the absence of all other motive, and the sinister inscription on the wall, all pointed to its perpetration by political refugees and revolutionists. The Socialists had many branches in America, and the deceased had, no doubt, infringed their unwritten laws, and been tracked down by them. After alluding airily to the Vehmgericht, aqua tofana, Carbonari, the Marchioness de Brinvilliers, the Darwinian theory, the principles of Malthus, and the Ratcliff Highway murders, the article concluded by admonishing the Government and advocating a closer watch over foreigners in England.

Sui segreti e sui nomi dei veleni possono essere illuminanti le parole del Conte di Montecristo:

“Ma allora” disse la signora Villefort, “hanno dunque trovato finalmente il segreto di quella famosa acqua tofàna, che in Perugia si diceva perduto.”

“Eh, signora, forse fra gli uomini si perde qualche cosa? Le arti si spostano e fanno il giro del mondo, le cose cambiano di nome, ecco tutto: l’uomo volgare s’inganna, ma è sempre lo stesso risultato, il veleno. Ciascun veleno opera particolarmente su un tale o tal altro organo, l’uno sullo stomaco, l’altro sul cervello, l’altro infine sugli intestini. Ebbene, il veleno determina una tosse, questa un’infiammazione di petto o qualunque altra malattia scritta nel libro della scienza, cosa che non le impedisce di essere del tutto mortale, e che quand’anche non lo fosse, lo diverrebbe grazie ai rimedi somministrati da ingenui medici, che in generale sono cattivi chimici.

Ecco un uomo ucciso con arte, e con tutte le regole, sul quale la giustizia non ha da ridire, come diceva un terribile chimico mio amico, l’eccellente Adelmonte di Taormina in Sicilia che aveva molto studiato i fenomeni nazionali.

Per chiudere questa mini carrellata di citazioni prese dalla letteratura è impossibile non citare le Passeggiate Romane di Stendhal:

Agostino Manni pensa che l’acqua tofana esistesse ancora quarant’anni fa, ai tempi della celebre principessa Giustiniani che rischiò di restarne vittima. L’acqua tofana era inodore e incolore; una goccia somministrata una volta alla settimana faceva morire nel giro di due anni. Se, nel frattempo, sopravveniva la benché minima malattia, risultava letale ed era ciò su cui contavano gli avvelenatori. L’acqua tofana poteva essere mescolata al caffè e alla cioccolata senza perdere vigore. Il vino in parte la neutralizzava.

Manni ha conosciuto un indovino il cui padre viveva negli agi pur senza alcuna attività apparente: suppone vendesse veleni. Quest’arte per fortuna è perduta.

Purtroppo l’arte di avvelenare non era perduta. Se, forse, nella realtà è quasi estinta, nella fervida immaginazione di alcuni è stata viva a lungo.

Massoneria e Società segrete il prezzemolo d’ogni minestra

I massoni ed i “settari” in generale nella mente di qualcuno sono il male da sconfiggere ad ogni costo o gli araldi di ogni male nella società umana.

Nel 1872 Valentino Guazzo pubblica le seguenti parole:

La Massoneria ha origine orientale, e lo attesta l’uso del Presidente delle riunioni di porsi sempre in Oriente, il nome di grande Oriente dato alla loggia principale, le molte parole ebraiche, e le cerimonie asiatiche.

Il giuramento dei Framassoni vuolsi sia stato il seguente: – « In nome del figliuolo crocifisso, giurate di spezzare i vincoli carnali che vi legano ancora a padre, madre, fratello, sorella, parenti, sposa, amici amanti, re, capi, benefattori, ed a qualunque essere abbiate promesso fede, obbedienza, gratitudine, e servigio. – Nominate il luogo che vi vide nascere per esistere in un altro ordine di cose dove non perverete se non dopo di aver abiurato questo globo pestifero, vile rifiuto dei cieli. – Da questo momento siete sciolto dal preteso giuramento fatto alla patria e alle leggi. Giurate di rivelare al nuovo capo che riconoscete quello che avete veduto o fatto, preso, letto, od udito, appreso o indovinato, ed anche d’investigare e di spiare quello che non si presentasse ai vostri occhi – Onorate e rispettate l’acqua tofana come un mezzo sicuro, pronto e necessario per purgare il globo mediante la morte o lo stato d’imbecillità di coloro che cercano di avvilire la verità e di strapparla dalle nostre mani. – Fuggite la Spagna, fuggite Napoli, fuggite ogni terra maledetta, fuggite finalmente la tentazione di rivelare quello che udirete, perché non è il fulmine più pronto del coltello che vi coglierà in qualunque luogo siate. –

Vivete in nome del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito santo.

Sarebbe stato difficile commettere più errori in così poche righe, presto commenterò questo pseudo giuramento, quello che è interessante per questo post è la presenza dell’Acqua Tofana: un mezzo sicuro, pronto e necessario per purgare il globo mediante la morte o lo stato d’imbecillità di coloro che cercano di avvilire la verità e di strapparla dalle nostre mani. Si vuole che Barruel nelle sue Memorie per servire alla storia del Giacobinismo, abbia parlato dell’Acqua Tofana come strumento di Massoni e illuminati.

La Civiltà Cattolica del 1876, nella sezione Contemporanea, riporta un articolo il cui titolo così finisce: Nuove prove dell’uso dei veleni e dei pugnali nelle sette massoniche. Non riporto l’articolo perché mi porterebbe più fuori tema di quanto non stia già andando e allungherebbe a dismisura questo post. Sarà mia cura pubblicarlo in un post ad hoc.

Conclusione

Spero che questo breve viaggio che ha avuto come protagonista l’Acqua Tofana sia stato di tuo gradimento. A me è piaciuto scoprire personaggi e luoghi insoliti, trovare connessioni, spesso appena accennate, tra storia e storie, tra realtà e fantasia.

Oggi probabilmente l’uso dell’Acqua Tofana e dei veleni è quasi scomparso nella pratica, ma altri veleni antichi come l’uomo sono ancora lontani dallo scomparire. I veleni della cattiveria, della maldicenza, del turpe pettegolezzo, del mettere alla berlina nella quotidianità o sui media, della malignità sono presenti e se li usiamo anche in “buona fede” fanno di noi i personaggi di quel circo che è hai margini della società. Diventiamo degli storpi avvelenatori senza possibilità di scampo.

      Gioia – Salute – Prosperità