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mercoledì 19 febbraio 2020

AL CASINÒ DI SANREMO CON MUSSOLINI

tratto da L'Opinione del 15 luglio 2012

di Cristiano Bosco

“Gioco d’azzardo, massoneria ed esoterismo intorno all’ombra di Matteotti”. È questo il sottotitolo di Al casinò con Mussolini, fresco di stampa per le edizioni Lindau, scritto da Riccardo Mandelli, docente di materie storico-filosofiche, autore di narrativa, soprattutto per ragazzi, e di saggistica. Una interessante inchiesta sull’industria dell’azzardo e sugli ambienti finanziari, politici e culturali da cui questa traeva linfa nei primi decenni del ‘900.

Come nasce il Suo libro? Come si sono svolte le Sue ricerche?

Al casinò con Mussolini rappresenta, in un certo senso, il seguito del mio precedente libro, L’ultimo sultano. Come l’Impero ottomano morì a Sanremo, che narrava la vicenda di Maometto VI Vahdeddin, ultimo sultano ottomano che venne in esilio a Sanremo nel 1923 e vi morì nel 1926. Quel volume lasciava parecchie questioni aperte ed irrisolte, molti argomenti ancora da trattare, tra cui il tema  del gioco d’azzardo. Agli inizi del ‘900, Sanremo era un centro di spionaggio di prim’ordine, dal punto di vista internazionale, ed era stata anche teatro di eventi di livello mondiale, come la conferenza del 1920 in cui nacque l’assetto attuale del Medioriente. Nella moltitudine di elementi da approfondire, ho iniziato indagando sullo strano suicidio del podestà di Sanremo Pietro Agosti, un episodio poco chiaro e che faceva sorgere molti dubbi. Partendo da quella morte, analizzando diverse fonti è emersa una lunga serie di misteri, connessioni, rapporti, relazioni con la politica, tutti legati alla realtà del casinò.

Un serie di misteri connessi, si scoprirà, con l’omicidio Matteotti.

Del celebre caso Matteotti conoscevo quanto un lettore di storia, ero a corrente di una pista affaristica, ma ignoravo che si legasse così strettamente al gioco d’azzardo, cosa che ho appreso solo strada facendo nelle mie ricerche. È stato un concatenarsi di sorprendenti scoperte, un lungo lavoro, durato alcuni anni, su fonti di archivio che, messe insieme, si richiamano tra loro: talvolta, mi è venuta incontro anche la fortuna, come ad esempio nel caso delle carte del sindacalista Angelo Oliviero Olivetti, amico di Mussolini dai tempi in cui erano entrambi rifugiati in Svizzera. I documenti sono visibili al pubblico solo da poco tempo, e dalla loro lettura emerge che Olivetti,  figura centrale del sindacalismo rivoluzionario, era collegata alle trattative tra Mussolini e chi teneva in mano le redini del gioco d’azzardo in Italia. Le prove più chiare del coinvolgimento dei vertici del fascismo in quel mondo torbido, infatti, provengono dall’archivio di Olivetti, che teneva una viva corrispondenza con il Duce.

Si può dire che Sanremo, città dal passato glorioso, sia il vero personaggio principale del libro?

Sanremo è sicuramente la protagonista. Non si tratta dell’unico luogo dove si trovava il gioco d’azzardo: tra il 1922 ed il 1924 le bische, più o meno legali come il casinò – che peraltro non era legalizzato, ma autorizzato di volta in volta – si trovavano in tutta la provincia. In Riviera, oltre a Sanremo, c’erano Bordighera, Ospedaletti, i Balzi Rossi. Nell’archivio di Stato vi sono faldoni pieni zeppi di segnalazioni relative al gioco d’azzardo: Sanremo ed il territorio circostante, storicamente, erano la punta di diamante, direttamente in contatto con la Costa Azzurra e con certi ambienti. Era una città straordinaria, fino alle due guerre mondiali fu uno dei centri dell’Europa cosmopolita, per poi diventare una periferia di Milano e Torino. Sanremo era un centro dove convergevano grandi capitali, dalle prospettive internazionali, che svolgeva un ruolo di rilievo negli ambienti del turismo, dei trasporti, dei grandi alberghi, ed ovviamente nella rete del gioco d’azzardo. Una città spettacolo, per nulla una città italiana, perché assolutamente fuori dalla sua collocazione geografica: Sanremo era quasi un transatlantico ancorato.

Quale il peso dei cosiddetti ‘poteri occulti’, anche in riferimento all’ascesa del Fascismo?

Era impossibile raccontare quelle vicende senza affrontare, necessariamente, la presenza dei ‘poteri occulti’. Sono temi scivolosi, che ho dovuto trattare perché il casinò di Sanremo nacque con un’impronta massonica, espressione di un mondo molto presente e sviluppato in città: un po’ tutti i protagonisti di quegli anni del casinò erano legati o alla massoneria oppure a gruppi esoterici come la teosofia o l’antroposofia di Rudolf Steiner. Nel famoso saggio di “Dostoevskij e il parricidio”, Sigmund Freud tentava di sviscerare il tema della dipendenza dal gioco d’azzardo, essendo Dostoevskij un giocatore incallito: l’azzardo è un mistero e, di conseguenza, ciò che noi non possiamo sapere è rappresentazione del divino. Secondo questo ragionamento, chi gioca d’azzardo si mette in contatto con l’ignoto, quindi con la divinità, e dio è padre, ergo la sfida del gioco d’azzardo, come sostiene Freud, è la sfida al padre, da cui conseguono autopunizione e sconfitta. Ecco perché il tema del gioco d’azzardo collegato al divino non è prettamente massonico o esoterico, ma è invece ben chiaro nella cultura.

Il Suo libro ricostruisce in modo innovativo lo sfondo del delitto Matteotti. Il quale viene raccontato diversamente, rispetto a quanto presente sui libri di storia.

Prima di essere rapito e ucciso, Giacomo Matteotti stava indagando sugli ultimi decreti legge emanati da Mussolini, che riguardavano le concessioni petrolifere e la liberalizzazione del gioco d’azzardo. E intorno agli affari legati ai due decreti ruotarono le ipotesi subito avanzate dai giornali per spiegare la sua scomparsa; solo più tardi prese piede la versione che fosse stato assassinato a causa della coraggiosa denuncia di brogli e violenze elettorali fasciste. Già Mauro Canali, nel 1997, scrisse un libro molto importante che trattò la questione dell’affarismo dietro al delitto Matteotti, con particolare attenzione al petrolio. Per danneggiare un governo stabile, denunciare l’affarismo ed additare gli scandali era una via molto più efficace rispetto alla denuncia di brogli e violenze: uno degli affari fondamentali era senza dubbio quello del gioco d’azzardo, molto più vicino a Mussolini di quanto non fosse il petrolio. Non è un caso che gli uomini che rapirono e uccisero Matteotti erano tutti legati, in quanto tutti si aspettavano un premio per la fedeltà al Duce. Si stava delineando un trust, che comprendeva la Banca Commerciale Italiana, il finanziere e trafficante d’armi levantino Basil Zaharoff, tra le figure più agghiacciati della storia, un grande finanziere inglese nel business dei vagoni letto, Georges Marquet che era agente per conto del Re di Spagna: figure che stavano costruendo un’alleanza chiarissima, la stessa che si stava creando attorno all’azienda dei vagoni letto e dei trasporti di lusso. La concorrenza non piaceva, per questo vi fu un tentativo di instaurare un monopolio sul gioco, ed è estremamente probabile che per le mani di Matteotti passarono elementi in grado di mettere in seria crisi i rapporti del Fascismo con questo mondo di affari oscuri.

Ma la morte di Matteotti, si scopre nel suo volume, non è che la punta dell’iceberg.

La morte di Matteotti è solo la più tragicamente famosa tra quante costellano un lungo cammino in cui si affiancano progetti politici, finanziari ed esoterici. Vi fu una notevole catena di morti, anche soltanto quelle del dopoguerra: se si pensa a tutti i concessionari del casinò di Sanremo, dal ‘46 al ‘59-’60, almeno uno su due fa una strana fine. Era alquanto improbabile che morissero nel proprio letto. Ecco perché, scrivendo, alle volte ho avuto paura, provando la sensazione di essere capitato in mezzo a forze davvero oscure e potenti. Tuttavia, il mio libro non ha alcuno scopo se non quello di approfondire la storia: è un’opera che permette di leggere anche il presente, ovviamente, pur non avendo alcuna proiezione su di esso, fermando la narrazione agli anni ‘50. Si parla di “ombra di Matteotti”, perché non è un volume sul famigerato delitto, ma su tantissime vicende su cui aleggia, sempre, questa celebre morte, che ha segnato la storia del Paese.

Per chi volesse leggerlo:

venerdì 9 giugno 2017

Il destino del Papa russo. Papa Metodio è il perno del nuovo romanzo di Mauro Mazza. Il futuro della Chiesa di Roma.

tratta da il Giornale, il blog di "Carlo Franza" del 21 maggio 2017

di Carlo Franza

Papi italiani, poi un Papa polacco, poi un Papa tedesco , poi un Papa argentino.  Adesso toccherebbe a un Papa russo   reggere la Chiesa Cattolica Romana. E forse in pieno si svelerebbe quella parte del Segreto di Fatima che vuole la Russia consacrata al Cuore Immacolato di Maria.  Solo dopo questo passaggio  e dopo la resa dell’Islam  schiacciato in più parti del mondo  si potrebbe dare avvio a un periodo di  vera pace.

Sappiamo che a giorni il Papa argentino farà un  Concistorio per l’elezione di nuovi cinque cardinali. La cosa più avveniristica -e non troppo-  è la previsione di un conclave nel 2018; è quanto ipotizza  lo scrittore Mauro Mazza, immagina che questo conclave elegga l’arcivescovo di San Pietroburgo, che assume il nome di Metodio (Il destino del papa russo, Fazi, Roma 2017, p. 256). Mauro Mazza, ex direttore del Tg2, RaiUno e RaiSport, è nato a Roma nel 1955. Ha pubblicato numerosi saggi di letteratura, televisione e cultura politica. Questo è il suo secondo romanzo. Con il primo, L’albero del mondo (Fazi, 2012), ha vinto il premio Acqui Storia.  E torniamo al titolo del romanzo, al Papa russo che ha nome Metodio. Non va dimenticato che  il nome del Papa Metodio si rifà  San Metodio I, detto anche il Confessore o il Grande ( Siracusa 788/800 – Costantinopoli 14 giugno 847), è stato Patriarca di Costantinopoli dal 4 marzo dell’843 al 14 giugno dell’847.

 E badate bene che questo “nuovo”  Papa, a differenza del Papa Argentino  suo predecessore,  non piacerebbe  ai grandi potentati e alla massoneria.  Questo nuovo Papa russo  non piace perché parla concretamente di difesa della Fede,  anziché di  sociale, di migranti, di ecologia e non rincorre sia a  quel vuoto sentimentalismo scandito  dal “buonasera” ,  che a  quel populismo che «aveva annullato ogni specifica differenza tra papa e fedeli, tutto abbracci e scenette, buona domenica e buon pranzo…», quando anche lo stesso Wojtyla «era riuscito a conservare sempre, fino all’ultimo giorno, quel suo carisma che incuteva rispetto e ammirazione in tutti: cardinali, vescovi, preti e laici» (p. 40).

Dopo questo periodo bergogliano , quasi sede vacante con il Papa  Benedetto XVI  rinchiuso nel  monastero vaticano,  ecco che con le sue prediche quotidiane, finalmente Papa  Metodio combatte il modernismo, la deriva laicista e protestante, la dittatura del relativismo: «il Papa, ogni giorno, demoliva molti dei presupposti considerati intangibili del pensiero dominante. Lo faceva così, semplicemente. Conquistava consenso, ma andava accumulando su di sé anche un risentimento diffuso» (p. 145).

Ma fila  tutto liscio, perchè  com’è da aspettarsi l’alta massoneria gli scatena contro la stampa; un giornale tedesco – vicino a certi ambienti progressisti vaticani – lo accusa di essere un accentratore e di parlare troppo di fede: «Cerca di riproporre una sacralità d’altri tempi. Nelle sue prediche contesta i valori laici e i diritti civili conquistati. Come se non bastasse, accentua le tradizionali riserve sulla democrazia. Molto presto l’effetto del suo operato si rivelerà destabilizzante» (p. 147). Romanzo profondo, illuminante, storico, radicato nel nostro tempo,  e l’attacco al nuovo Papa per il suo operato  destabilizzazione  nasce dal fatto che combatte finalmente il mondialismo, la globalizzazione,  il gender, l’arretramento e la paura  di fronte  all’incalzare dell’islam e dell’islamismo, e perfino  l’imposizione dell’ecologia «come nuova religione, l’essere umano non più al vertice della piramide della creazione bensì abitante del pianeta con gli stessi diritti degli “altri” animali» (p. 108).


E  predisposto e consapevole della  consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria e alla riunificazione degli Ortodossi con la Chiesa di Roma,  Papa  Metodio incontra Putin, il quale lamenta. «Gli Inglesi fanno quello che ordinano gli Americani. Tedeschi e Italiani sono oscillanti e instabili» (p. 134).E gli Americani seguono,  in modo mirato e ossequioso , le decisioni della “Fratellanza”, un’organizzazione massonica votata al pensiero unico: «il governo mondiale, la moneta unica (il bancor) e un’unica religione che le riunisca tutte, superandole» (p. 120).

Libro catastrofico eppure illuminante, che dovrebbero leggere tutti i vescovi italiani. Nel romanzo si fa cenno che  tra tanti cardinali manovrabili da parte della “Fratellanza ”, come lo stesso predecessore di Metodio, ce ne sono addirittura tre arruolati tra le sue fila: ecco perché si diffonde anche nella Chiesa una nuova etica cosmica, «un miscuglio di gnosi e new age che basterebbe un minimo di approfondimento non per sconfiggere, ma per ridicolizzare», una visione che ha reso gli esseri umani simile a tutti gli altri animali, ma «con l’aggravante di poter praticare liberamente l’aborto e l’eutanasia» e, lamenta il nuovo Papa  russo Metodio, «perfino alcuni vescovi, per superficialità o perché incredibilmente convinti, pensano che il futuro possa vedere il cattolicesimo mescolato e parificato con altre religioni o con loro assurde parodie» (p. 108).

Il romanzo che pure ha una base di partenza interessante e nuova, carica di profezia e di fede e quindi anche ottimista nell’esemplare il  tragitto  del papato innovativo  che mira a una vera predicazione  del Vangelo,   si avvia  ben presto  ad incorniciare il realismo più crudo  lasciando leggere anche scenari forti, concreti e cupi.   Storia fantastica, romanzo surreale? Non proprio. Il panorama è certo di una storia affascinante, ma si legge dentro anche un mondo ecclesiastico, ovvero una Chiesa  di vescovi e cardinali lontani dalla fede e da Dio, anzi dediti a seguire le leggi e le regole non di Dio ma della “Fratellanza”.

mercoledì 29 marzo 2017

Il Velo di Maya


Un gruppo di studenti della Chicago State University per cause fortuite è costretto a passare una notte in uno sperduto villaggio dell’Ohio, Hillsafe. Al risveglio una di loro, Caroline Mc Norton, risulta scomparsa. I ragazzi decidono quindi di allertare John Chadwick, il professore universitario con il quale avevano compiuto un viaggio di studio tra la comunità Amish della Pennsylvania.
Non ci vuole molto a Chadwick a scoprire che in quel paese esiste una comunità di catari quasi certamente implicata nella scomparsa della ragazza. Il professore rivela ai ragazzi che i catari erano gli gnostici cristiani per combattere i quali la Chiesa di Roma aveva appositamente creato la Santa Inquisizione.
Da lì inizierà un viaggio che porterà Chadwick e i ragazzi alla scoperta dei più indicibili segreti della cristianità.

*COME LEONARDO VUOLE FARCI SAPERE DI ESSERE LUI L'AUTORE DEL TELO*

Per farla breve Leonardo ha realizzato la Sindone usando un primitivo metodo fotografico, dopo aver imbevuto il lino che vediamo oggi con una soluzione di sali di argento lo ha posto in una camera oscura, quindi ha focalizzato la luce con una lente puntandola verso una statua in gesso/marmo bianco che ha lasciato in esposizione per due giorni. Potrebbe anche avere usato degli specchi per consentire all'immagine di risaltare al meglio o anche per abbreviare i tempi di esposizione. Alla fine ha lavato il lino con una soluzione di sali di ammonio per rimuovere l'argento che non si era ossidato, il risultato finale è l'immagine che oggi vediamo e che fu scoperta essere un negativo fotografico da Secondo Pia quando, secondo la sua personale testimonianza, per poco la lastra del negativo non gli cadde dalle mani quando vide l'immagine. Solo negli anni 90 del secolo scorso alcuni studiosi, Allen, Picknett, Prince, hanno ipotizzato che la Sindone potesse essere per davvero un negativo fotografico, visto che ne aveva tutte le caratteristiche, ipotizzando anche che l'autore fosse Leonardo. Io però mi sono fatto un altra domanda, se Leonardo era per davvero l'autore non avrebbe voluto farcelo sapere? E quale mezzo avrebbe potuto usare se non inserendo riferimenti alla Sindone nelle sue opere? Dopo molto tempo che ci pensavo io credo di averli trovati e il più importante di questi riferimenti è il seguente, se prendete questa immagine...